Dopo il lungo inverno la vegetazione riprende il suo corso annuale. Occorre consumare tutto ciò che fa parte dell'annata agricola precedente per propiziare l'avvento del nuovo.
Nel mondo contadino l’origine della
tradizione “du callareun” e “d la vemb a neuv” è certamente legata alla
necessità di eliminare il vecchio per propiziare l’avvento del nuovo. La
ritualità è molto antica e la si deve far risalire al primissimo e ancestrale
periodo agricolo, nel quale la vita era strettamente legata alla natura, dalla
quale non poteva assolutamente prescindere. Nell’antica “Peucetia”, in Grecia e
Magna Grecia, si consideravano all’origine di tutte le cose i quattro elementi
“Acqua – Aria – Terra - Fuoco”. Perché si potesse attuare un mutamento in
natura o perché fosse possibile pensare a un prodotto della terra e alle sue
modificazioni era essenziale la privazione. Di qui la opportunità, attraverso i
“Callareun” e i “Vemba Neuv”, di consumare, privandosene, tutto ciò che era
vecchio e faceva parte dell’annata precedente. Il fine era che la privazione si
trasformasse in raccolto abbondante nella nuova stagione. E' interessante
spiegare il significato di "Vemba neuv", cioè fiamma nuova. Il
significante contiene l'augurio propiziatorio all'annata agricola successiva.
L'aggettivo "Nuova" non era rivolto al passato o al presente, al
momento cioè in cui la fiamma bruciava e consumava, ma al futuro e all'avvento.
Le scintille verso il cielo, le cosiddette "omeomerie greche",
ricomponevano il ciclo della natura, e a contatto con l'aria e con l'acqua
(pioggia) il fuoco sosteneva la sua parte, a chiudere l'eterna azione di
fecondare la Terra.
Si tratta di una vera e propria
esplosione di iniziative:
1) da quelle degli Artigiani con le
pagnotte di San Giuseppe e degli altarini sotto casa;
2) a quelle della Confraternita di San
Giuseppe e della Chiesa con le celebrazioni al Santo Patrono;
3) con i "callarèun" spontanei
del vicinato per aggregare e conversare intorno ai fuochi degustando vino
primitivo e ceci e "fauv cuciv'l";
4) con la "vèmba néuv"
dell'Arci a rinnovare con il fuoco l'anima contadina strettamente legata al
Clima e alla Terra. In un tripudio di festa paesana che ci connota e ci
entusiasma.
La premiazione "du mègghje
callarèun", valutato da una apposita Commissione presieduta dal Sindaco,
darà visibilità e merito alla spontaneità e creatività rituale di questi
stupendi momenti di aggregazione paesana.
"U callarèun
g'ghent" conclude i festeggiamenti in onore del Santo Protettore di
Sannicandro in anticipo della festa patronale.
MATERIALE VIDEO
Calderone di San Giuseppe - 22 e 23 Marzo 2014 - Comune di Sannicandro di bari
Calderone di San Giuseppe | 32a Edizione | Sannicandro di Bari 2016 - YouTube