Sannicandro di Bari nel mondo Normanno
Estratto dal capitolo "I Nortmanni"
"Erano volontari si univano per voto... per "dedicatio", consacrati all'impresa. Protetti dal vento, comprato in Norvegia e in Lapponia, dove erano stati a consultarsi coi maghi. Un cordone con tre nodi li seguiva nel viaggio: sciogliendone il primo navigavano con un vento favorevole che gonfiava la vela; sciogliendo il secondo la forza dell'aria spingeva il drakkar in considerevole corsa sulle onde increspate; il terzo nodo scatenava tempesta ad ammonirli a non giocare con Dio, che può affondare i vascelli e castigare gli uomini scagliando la lancia e i suoi dardi ad attaccare le malattie.Anche i demoni familiari li accompagnavano per difenderli dalle insidie dei nemici. Ogni oggetto veniva guarnito con particolari motivi geometrici, dipinto a vivaci colori, con teste di mostri che allontanavano gli spiriti del male.
Odino e i suoi fratelli avevano fissato la loro residenza al centro del mondo e quella dei giganti alla periferia. Gli uomini che occupavano lo spazio intermedio, dovevano intervenire attivamente per conservare l'ordine così stabilito interagendo con gli dei. Al centro di questo universo cresce l'albero, un magnifico frassino detto Yggdrasil, al quale Odino si appese per raggiungere la conoscenza che nutre la Terra.
Dall'unione tra Odino e la Terra era nato Tor, che personificava la vitalità esuberante e generosa. A lui era affidato il compito di difendere dagli assalti dei giganti il mondo degli dei e degli uomini."
I Princìpi
Estratto dal Capitolo "Simbologia e Esoterismo"
"Molti popoli orientali nascondevano il mistero della loro teologia negli enigmi delle fi gure. I più sapienti di essi, avvolgendo la verità nel mistero e suggerendola alla pubblica c scienza per mezzo del simbolo, dimostrarono l'esistenza di realtà alle quali l'uomo può e deve aspirare ma che egli non è in grado di far discendere. Il mistero, non profanato dal fa co natismo, è la fisionomia della verità, esso è in natura e perciò l'uomo stesso è un mistero. La realtà fisica e quella metafisica e divina é immanente in tutte le cose e contempla incommensurabilmente di più di quello che è consentito afferrare con i sensi, si trasmette all'intuizione, al sentimento e alla ragione mediante l'uso di forme e di segni. Si verifica così che le masse popolari vanno dietro a tutto ciò che ha dell'arcano e dell'indeterminato, Questo istinto è da interpretarsi come un dialogo occulto con le verità universali che eccedono la comprensione ordinaria della mente umana.
Conseguenza del mistero è il simbolo, che è per sua caratteristica immaginoso e interpreta mirabilmente la natura. Vi sono due ordini di simboli: quello elementare della parola e quello organico. Il primo esprime semplicemente le idee e le leggi derivate e secondarie. Il secondo è la rappresentazione di un sistema ideale come il serpente che con le sue spirali e con il cerchio contempla la definizione dell'infinito che si cela ai più grandi sforzi della scienza; o Iside con la terra, la mezza luna e il serpente ai suoi piedi. coperta dal manto celeste e con il velo in testa a presentare dei fasci di raggi luminosi proiettanti dalle mani; o ancora Horus bambino con lo scettro in una mano e nell'altra il mondo e il Tau o la chiave del Nilo nella rappresentazione della prosperità. La superiorità del secondo linguaggio è evidente nel principio di manifestare insieme spirito e materia, idea e fenomeno, pensiero e segno, vita interiore e vita esteriore... L'universalità, insomma, della forma e della sostanza."
La Grangia della Madonna di Torre
Estratto dal Capitolo "Madonna di Torre parte prima"
"Il primo documento della presenza della Madonna di Torre nel sito è la carta di donazione di Guido da Venosa del 1134, in cui il Barone normanno di San Nicandro di Bari dona la chiesetta al monastero benedettino di Cava dei Tirreni. Le gesta dei Normanni confermano la totale distruzione di Bari nel 1156 ad opera di Guglielmo il Malo e suggeriscono il conseguente spopolamento e ovvio afflusso degli sfollati, a corona, presso il sito di Torre e in tutto il circondario del capoluogo pugliese: è il momento storico in cui sorgono nuovi centri abitati, uno per tutti Cellamare. Dunque nel decennio 1156/1166, dalla distruzione della città di San Nicola all'ascesa al trono dell'ultimo re normanno Guglielmo II, il sito della Madonna di Torre è da considerarsi a notevole concentrazione insediativa.
La presenza benedettina aiutava moltissimo gli sfollati a sopravvivere presse l'ormai casale di Torre, ed è indubbio che l'intera conduzione dell'insediamento era nelle mani dei monaci, i quali dettavano i tempi delle loro regole e della loro organizzazione. I motivi che portarono i normanni Altavilla alla committenza del manufatto sono da ricercare nel modello ideale di ispirazione che li sosteneva: la Terrasanta e Gerusalemme. In una contingenza storica nella quale le guerre crociate impedivano il pellegrinaggio nei luoghi reali della vita e passione di Gesù Cristo. diventava necessario ricreare in sito la via dei pellegrini con il ciclo biblico, il Sinai e la visita al Santo Sepolcro. Questa verità è suggerita dalla sopravvivenza di un pellegrinaggio minore attuato ancora oggi, con le pie donne che a piedi si portano alla Madonna di Torre partendo da Sannicandro di Bari, soffermandosi lungo il tragitto presso le diverse edicole, appositamente disposte, a recitare il Santo Rosario: il pellegrinaggio ha come meta la chiesetta di Santa Maria, dove è ancora celebrata la Messa. Al tempo dei Normanni i pellegrini partivano dal Castello."
Il castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari
"Il Castello di Sannicandro di Bari, come gli uomini cambia e si trasforma. Dal corno normanno alla campana monastica sublima tra le sue mura il passaggio dalla conduzione bellica a quella religioso-istituzionale degli Ordini cavallereschi e del Monachesimo nicolaiano. E' testimone di vita e di morte, di lotte e di feste, di quotidianità operativa e di lavoro, del chiasso gioioso dei bambini e delle grida strazianti dei Sannicandresi colpiti nel sonno la notte di San Guglielmo del '43, dei pettegolezzi di piazza nell'esercizio giornaliero della spesa, del suono armonico e coreografico dei concerti nella festa patronale. Quanta umanità ha visto nascere e morire, quante congetture ha prodotto sul suo passato: dall'origine aragonese a quella bizantina; dal sistema castellare normanno a quello svevo; dall'antico fortilizio longobardo a quello angioino. Sempre vivo e imponente il sistema castellare ha fatto scorrere fiumi di inchiostro per raccontarsi: Giuseppe Scalera; Bacile di Castiglione; Antonio Vinaccia; Artur Haseloff; Leo Bruhns; C. A. Willemsen; Antonio Donvito; Nicola Saliani; Nicola Racanelli. G. De Tommasi lo ha straordinariamente restituito alla struttura di funzione e al grande decoro che ha avuto nel suo più fulgido passato: il periodo normanno-svevo. A noi è toccato rileggerlo per la prima volta in chiave filmica, con la necessità di condensare in poche immagini il suo lungo secolare trascorrere nel tempo, con l'obiettivo di offrire proprio a tutti l'opportunità di coglierne nel profondo gli elementi specifici e identificativi. Il Castello di Sannicandro di Bari ha oggi indossato il vestito della festa e sonnacchioso e burbero sembra gongolarsi soddisfatto nella meravigliosa coreografia della piazza messa a nuovo per lui."