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Luoghi di Culto

A

Cattedrale di Sant'Eustachio martire

La cattedrale di Sant'Eustachio martire, edificata nel XII secolo dal feudatario normanno Roberto Gurgulione, fu ricostruita ed ampliata intorno alla seconda metà del Cinquecento dal conte Alberto Acquaviva d'Aragona e conserva oggi lo stile rinascimentale.La facciata è divisa in tre ordini: in quello centrale è possibile ammirare il magnifico rosone a sedici bracci riccamente decorato. Sul portale centrale a cuspide interrotta eretto da colonne in stile corinzio poggianti su leoni stilofori, vi è rappresentato Dio Padre, sotto il quale trova posto la lunetta con il bassorilievio con la scena della conversione del generale romano Eustachio. All'interno, la basilica-cattedrale vede decorazioni policrome marmoree eseguite nell'Ottocento da Mons.Giandomenico Falconi. La cripta rivestita ancora da marmi policromi e stucchi sulle volte vede tre altari: uno in marmo dove sono conservate le reliquie di sant'Eustachio e dedicato a lui ed alla sua famiglia, quello centrale in argento dedicato al Santissimo Sacramento, l'ultimo in argento dedicato alla patrona Maria Ss. di Costantinopoli con l'antichissimo dipinto bizantino.

 

Piazza dei Martiri, ACQUAVIVA DELLE FONTI

Orari SS MESSA: Dal Lunedì al Sabato 9:00-18:00

Domenica 8:30-10:00-11:30-18:00-20:00

Telefono+39 080 769742

La chiesa è dedicata a sant’Eustachio.

La venerazione di sant’Eustachio martire in Acquaviva, viene datata al XVI secolo quando la Chiesa fu dedicata al culto del martire.

Visse a Roma ai tempi dell’imperatore Adriano. Prima di convertirsi al Cristianesimo era pagano ed il suo nome Placido: era solito dedicarsi alla beneficenza, ma anche alla persecuzione dei cristiani.

Secondo la Leggenda Aurea un giorno Placido stava inseguendo un cervo mentre andava a caccia, quando questo si fermò di fronte ad un burrone e si volse a lui mostrando tra le corna una croce luminosa sormontata dalla figura di Gesù che gli diceva: «Placido, perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere».

Dopo essersi ripreso dallo spavento, Placido rientrò a casa e narrò tutto alla moglie, la quale gli riferì di aver avuto quella notte una visione nella quale uno sconosciuto le preannunciava che l’indomani ella si sarebbe recata da lui con il marito. Placido, la moglie e i due figli si recarono l’indomani dal vescovo, si convertirono e si fecero battezzare.

Placido ricevette il nome di Eustachio (dal greco Eustáchios, cioè “che dà buone spighe”), la moglie quello di Teopista (dai termini greci théos e pístos, cioè “credente in Dio”), ed i figli, uno Teopisto e l’altro Agapio (dal greco Agápios, cioè “colui che vive di carità”).

Richiamato sotto le armi come generale dall’imperatore Traiano, riprese servizio e si comportò con valore combattendo contro i barbari. Invitato a Roma per ricevere i debiti onori, si seppe che era cristiano e l’imperatore Adriano lo fece arrestare e condannare a morte insieme alla moglie e ai figli. Fu con loro torturato e, salvatisi misteriosamente dalla fiere del Colosseo, morirono infine, tutti martiri, arroventati dentro un bue di bronzo.

Patrono della nostra Città, il Santo viene venerato il 20 maggio.

 

Parrocchia Santa Maggiore

Via Sannicandro, ACQUAVIVA DELLE FONTI

Telefono: +39 080761243

Cellulare: +39 3315260316

E-Mail: smariamaggiore@hotmail.it

Orario SS MESSA:

Ora Solare:

Da fine ottobre a fine Marzo

Nei giorni feriali: Lunedì-Mercoledì-Venerdì ore 8:30

Martedì-Giovedì-Sabato ore 18:30

Nei giorni festivi: ore 8:30-10:30-18:30

 

Ogni mercoledì sera e giovedì mattina

Sacerdoti disponibili per le confessioni e direzione spirituale.

Ogni giovedì ore 09.00 e venerdì ore 19.00 

Adorazione Eucaristica e Lectio Divina.

 

Ora legale:

Da fine Marzo a fine Ottobre (Escluso Luglio e Agosto)

Nei giorni feriali: Lunedì-Mercoledì-Venerdì ore 8:30

 Martedì-Giovedì-Sabato ore 19:00

Nei giorni festivi: ore 8:30-10:30-19:30

 

Ogni mercoledì sera e giovedì mattina

Sacerdoti disponibili per le confessioni e direzione spirituale.

Ogni giovedì ore 09.00 e venerdì ore 19.30 

Adorazione Eucaristica e Lectio Divina.

 

Orario Estivo:

Luglio-Agosto

Lunedì-Mercoledì-Venerdì ore 8:30

Martedì-Giovedì-Sabato ore 19:00

Nei giorni festivi: ore 10:00-19:30

 

Ogni Mercoledì sera Sacerdoti disponibili per le confessioni e direzione spirituale.

Ogni Venerdì Adorazione Eucaristica e Lectio Divina alle 19,30

Orfanotrofio di SS di Costantinopoli

 

Via Roma, ACQUAVIVA DELLE FONTI

Telefono: +39 080761126

Parrocchia San Francesco d’Assisi

 

Piazza San Francesco, 6 ACQUAVIVA DELLE FONTI

Telefono: +39 080762250

Parrocchia Sacro Cuore

Il 2 giugno 1967 Mons. D’Erchia dichiarava eretta la nuova parrocchia del Sacro Cuore.

Il 2 marzo 1975 Mons. Giacomo Palombella affida la cura della nuova parrocchia al sacerdote don Nicola Nardulli.

L’11 luglio 1979 viene posta la prima pietra nell’attuale Chiesa.

Il 24 gennaio 1982 la nuova chiesa viene inaugurata da Mons. Salvatore Isgrò.

 

Via Sacro Cuore, 25 ACQUAVIVA DELLE FONTI

Telefono: +39 080769453

Orario SS Messa:

Orario Solare:

Da Ottobre a Marzo

Dal Lunedì al Venerdì ore 18:00

Sabato 18:00 – Domenica  08:30 - 10:30 - 18:00

 

Ora Legale:

Da Aprile a Settembre

Dal Lunedì al Sabato ore 19:00

Sabato 19:00 - Domenica 08:30 - 10:30 - 19:00

Cappella S. Maria del Principio

La Cappella S. Maria del Principio e il più antico ed importante luogo di culto della comunità di Montrone. La sua origine si confonde con quella del paese.
Sotto l'attuale piazzale della cappella, stando alla tradizione, un prete greco, congiunto del fondatore di Montrone, Roni, dipinse verso il Mille la Vergine che fu chiamata «del Principio». L'attuale cappella fu costruita nel 1086 ed ingrandita verso il 1521 dal barone Giambattista Galeoti che fece aggiungere due altari laterali e vi fece trasportare il dipinto dalle grotte. Da allora si è festeggiata la Madonna nella prima
domenica di settembre di ogni anno. Ma da tempo imprecisato si festeggia la Madonna della Pietà.
Il quadro della Madonna del Principio dovette essere ritoccato da mano inesperta; anche tutta la cornice e la parte superiore dell'altare maggiore di pesante stile barocco sono State recentemente alleggerite.
Il popolo montronese ha perduto la grande venerazione che avevano i nostri padri verso quell'immagine ritenuta miracolosa.

ADELFIA

Secondo infatti quanto si legge in una memoria del domenicano Vincenzo Furietti, dei principi di Valenzano e signori di Montrone, scritta il 23 settembre 1668, la Madonna del Principio mostrò la sua particolare protezione con un miracolo nel 1656, anno in cui la peste devastò la nostra terra. La mattina del 16 agosto di quell'anno la Vergine apparve lacrimante ai fedeli che non seppero allora rendersi conto di quanto avveniva. Ma la sera un grave incendio stava per distruggere i cereali ammassati sull'aia, quando un improvvrso acquazzone a ciel sereno spense le fiamme.
La popolazione capì allora il motivo del pianto della Madonna e corse alla cappella per ringraziarla. Da allora i fedeli dei paesi vicini in gran numero vennero a venerare la Madonna miracolosa.
Anche questa pia memoria è stata dimenticata dal popolo.
Come già si è detto, la cappella dovette funzionare da chiesa madre finquando non fu costruita l'attuale. Sul soffitto della cappella era appeso un grande quadro (m.2.10 per 1.75) rappresentante la Natività, datato ll34 e restaurato nel 1979, forse di pittore locale, di educazione bitontina, della scuola di Salvator Rosa o di Nicola Gliri.

Chiesa San Nicola (Chiesa Madre Montrone)

Il culto di San TRIFONE ad ADELFIA-Montrone risale dalla peste che colpì nel 1656 oltre i due terzi delle nostre popolazioni.
La statua di San TRIFONE e' opera dello scultore andriese Riccardo Brudaglio (1783) riposta nella nicchia a sinistra dell'altare, nella chiesa Madre di ADELFIA-Montrone: la Chiesa di San Nicola, situata nella parte piu' vecchia di Montrone. Notizie storiche datano l'inizio dei lavori per la costruzione della Chiesa di San Nicola intorno all'anno 1711, come si legge nello stemma della facciata principale. I lavori sarebbero durati circa 15 anni, fu benedetta il 23 settembre 1726 dal Rev.mo Vicario Generale della Diocesi Can. D. Giovanni Battista Venovelli di Matera. La costruzione del campanile ha richiesto 3 anni, dal 1744 al 1747 ad opera di due costruttori: Francesco Stea e Giuseppe Buono.

 

Piazza Leone XIII, ADELFIA

Telefono: +39  0804591775

ORARIO SS MESSA:
Giorni Feriali: ore 19:00

Giorni Festivi: ore 7:30-9:30-11:00-19:00

La Chiesa, intitolata a San Nicola di Bari, dall'origine non ha subito modifiche notevoli fuorche' nelle decorazioni. 
Sono stati effettuati alcuni restauri nel tempo: dal 1831 al 1843 (nel 1839 fu dotata di due grandi campane) e nel 1851.
Nel 1914 fu sostituito il pavimento del presbiterio (a cura dell'Arciprete D. Rocco Roppo); in seguito (a cura dell'Arciprete D. Trifone Modugno) fu rifatto il pavimento della navata, i frontoni e creata l'antiporta, prima non esistente, ed arricchita di artistici arredi sacri ricamati in oro fino.
Nel 1926 fu decorata tutta la parte superiore della chiesa, prima imbianchita solo a calce.
La decorazione con oro zecchino, fu eseguita dal pittore barese Bernardo Caprioli.

La Cappella di "Santa Maria della Stella"

Fu voluta da Alfonso Balbanio, signore di Canneto, nel 1186, per la miracolosa guarigione della moglie, Stella Beatrice Galtieri, avvenuta nella Pasqua di quell’anno.

 Sull’altare maggiore domina il quadro della Madonna e sugli altari laterali ci sono due tele raffiguranti S. Antonio da Padova e un Santo Vescovo portato in gloria.

Nei locali annessi alla Cappella fu portata, nel 1877, la sede del Comune. Ora vi funziona il pensionato per anziani “Casa della Divina Provvidenza”.

 

ADELFIA

La Chiesa Madre di Canneto

Ricostruita su di una antica chiesetta preesistente nel 1761 ed ampliata nel 1763, ha una forma di croce latina ed è dedicata all’Immacolata, la cui immagine troneggia nell’abside.

Gli altari laterali sono sormontati da due grandi tele di autore ignoto, raffiguranti l’Annunciazione e la Crocifissione, e in quello destro si conservano le reliquie del Santo Protettore di Canneto, S. Vittoriano. La sua statua fu realizzata nel 1767 e restaurata nel 1907, quando fu effettuata la ricognizione del Sacro Corpo, giunto a Canneto durante la signoria dei marchesi De Nicolai, il 23 Luglio 1753, e accolto con grande gioia e fede dal popolo.

La cupola riporta le immagini dei quattro Evangelisti, i nomi delle virtù teologali e morali. In alto, sul presbiterio, è affrescata l’Ultima Cena.

Piazza Galtieri, 34 ADELFIA

Telefono: +39 0804594746

Santuario Madonna di Canneto

E’ attestata fin dall'inizio del sec. IX. Ha subito nel corso dei secoli rifacimenti ed ampliamenti vari, onde resta impossibile individuare il nucleo primitivo ed originale: forse il portico centrale.

Dal 1968 in poi si perseguì un unico obiettivo: portare a termine il restauro, cercando di riarmonizzare parte nuova e vecchia della Chiesa.

 

ADELFIA

ORARIO SS MESSA:

ORARIO GENNAIO-MARZO (solo festivo)
Ore  11.00 – 16.00  S. Messa

ORARIO APRILE (solo festivo)
Ore 11.00 –  17.00  S. Messa

ORARIO MAGGIO (solo festivo)
Ore 8.30 – 10.00 – 11.30 – 17.00  SS. Messe

ORARIO GIUGNO 
Sabato: Ore 17.00  S. Messe
Festivo: Ore 8.30 – 10.00  – 11.30 – 17.00  SS. Messe

ORARIO LUGLIO-SETTEMBRE (feriale) 
Ore 8.30 – 10.00 – 11.30 – 17.00  SS. Messe

ORARIO LUGLIO-SETTEMBRE (festivo) 
Ore 8.30 – 10.00 – 11.30 – 17.00  SS. Messe  
Ore 17.45  Processione eucaristica per la Valle
ORARIO OTTOBRE

Sabato: 17.00  SS. Messe
Festivo: Ore 8.30 – 10.00  – 11.30 – 17.00  SS. Messe
ORARIO NOVEMBRE - DICEMBRE (solo festivo)
Ore 11.00 – 16.00  SS. Messe

 

L'attuale edificio di culto conserva scarsissime testimonianze delle epoche precedenti. La facciata risale agli anni venti del secolo scorso, e tutto il resto del santuario è stato completamente rifatto negli anni settanta, con una linea architettonica che ha dato luogo a molte polemiche circa l'effetto devastante che l'insieme rappresenta per il paesaggio. Altri interventi (abside e trono marmoreo della Madonna) erano stati effettuati nel secondo dopoguerra. Nel piano sotterraneo del santuario sono conservati pochi elementi architettonici del secolo scorso, tra cui il vecchio portale di ingresso su cui un'iscrizione tramanda la memoria del rifacimento compiuto nel 1857 per la munificenza del re Ferdinando II di Borbone, e una discreta collezione di ex voto.

Molto più antica è la statua di legno di tiglio, rivestita più recentemente da un manto di seta ricamato in oro e incoronata con una corona d'oro, anch'essa recente. Il Bambino è tenuto a sinistra. Secondo gli studiosi la statua, che in origine aveva una postura seduta in trono e teneva il Bambino al centro, potrebbe risalire al XII o XIII secolo ed essere inquadrata nell'arte medievale abruzzese.

La proibizione di spostare la statua, sancita dalla leggenda del Capo della Madonna e dell'appesantimento, e quindi dell'espressa volontà della Vergine di non essere allontanata da Canneto, fu interrotta nel 1948, quando fu portata in pellegrinaggio nei paesi disastrati dagli eventi della guerra, quasi a confortare le popolazioni. Una seconda "peregrinatio" si è avuta nel 2000 in occasione del Giubileo del 2000 e la terza importante dal 27 settembre 2014 al 26 luglio 2015 quando la Vergine Bruna ha attraversato tutte le parrocchie della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvoe alcune parrocchie che partecipano al pellegrinaggio del 22 agosto della diocesi di Isernia-Venafro.

 

Parrocchia Immacolata

Piazza Galtieri, 34 ADELFIA

Telefono+39 0804594746

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: 18:30

Festivo: 8:00-09:30-11:00-18:30

Orario Rosario:

Feriale: 17:55

Festivo: 17:55

Cappella di San Rocco

Via Marchese di Montrone, 14 ADELFIA

Chiesa San’Antonio

Su decreto del Re, nel 1910, il Rione Monti fu dichiarato Monumento nazionale e si proibì la costruzione di edifici moderni che ne deturpassero l'originalità di zona a trulli. Per questo e per arginare il diffondersi del protestantesimo tra gli abitanti, il benemerito sacerdote alberobellese DON ANTONIO LIPPOLIS decise di edificarvi un tempio.

Si era all'indomani della Proclamazione di Cristo Re dell'Universo da parte del Papa (Dicembre 1925) e don Antonio volle che si trattasse di uno dei primi templi nel mondo consacrati al Re dell'Universo; sarebbe poi stata dedicata anche al Santo di Padova, a suo tempo detto "il martello degli eretici"per le battaglie portate avanti contro le eresie.

L'obiettivo era quello di utilizzare un gruppo di lavoro completamente alberobellese.

Costruita nell'arco di quattordici mesi, fu inaugurata il 13 Giugno 1927, 78 anni fa, giorno della Festa del Santo.

Via Monte Pertica, 16 ALBEROBELLO

Telefono+39 0804324416

ORARIO SS MESSA:

Orario Estivo (da giugno a settembre)
Feriali

08:30 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

19:00 Sant'Antonio

Festivi

08:00 Sant'Antonio

09:00 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

11:00 Sant'Antonio

19:00 Sant'Antonio

20:30 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

 

Orario Invernale (da ottobre a maggio)
Feriali

08:30 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

18:00 Sant'Antonio

Festivi

08:00 Sant'Antonio

09:00 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

10:00 Sant'Antonio

11:00 Sant'Antonio

18:00 Sant'Antonio

19:30 Santissimo Sacramento - Santa Lucia

 

Tre quinte, una centrale e due laterali, abbelliscono il fronte su cui si eleva, fino a m 2 1.50, un cono a trullo proiettato in su che, a sua volta, slancia per altri m 3.20, un lucernario a base quadrata.

L'edificio è a croce greca; i pilastri sostengono archi a tutto sesto e quattro volte, sollevate da terra fino a m 7,60.
Il campanile è alto m 18.90.

All'interno: pregevoli le opere di Adolfo Rollo: l'Albero della Vita murale, col maestoso Crocifisso, il dipinto di Cristo Re, i bassorilievi di don Guanella e l'altare di Sant'Antonio con le formelle descrittive della sua vita.

Nel 1945 il Vescovo di Conversano la trasformò in Chiesa Parrocchiale scorporandola dal territorio dei S.S. Medici e affidandola allo stesso don Antonio che ne fu amministratore parrocchiale fino all'arrivo, nel 1952, dei padri guanelliani.

Col Marzo 2001 la Parrocchia di Sant'Antonio cura anche una seconda Chiesa, la Rettoria del Santissimo Sacramento, detta popolarmente di Santa Lucia, come chiesa succursale.

Chiesa di Sant’Agostino

La chiesa di sant'Agostino è legata alla presenza, al di fuori dell'antica cinta muraria, degli agostiniani nella città di Altamura, un grosso borgo di grandi tradizioni storiche in provincia di Bari. Essa sorge sul luogo di antica cappella dedicata a san Bartolomeo, concessa nel corso del Cinquecento dalla città ai padri agostiniani.

Nel 1570, come ricorda la scritta sull'architrave d'ingresso, costruirono una nuova chiesa, dedicata dapprima a Santa Maria del Popolo con l'annesso monastero. La presenza agostiniana finì con le leggi soppressione napoleoniche.

 

 

Piazza Madonna Della Sanità, 1 ALTAMURA

Telefono: +39 0803143401

ORARI SS MESSA:

Feriali: 8:30-10:00-11:30 (11:00 Luglio e Agosto) -19:00 (20:00 Luglio e Agosto)

 

La facciata della chiesa non è stata completata, quantunque conservi l'antico portale cinquecentesco. La struttura complessiva esprime nel disegno architettonico stilemi barocchi, frutto dei rifacimenti settecenteschi. L'interno a croce grec, conserva diverse lapidi sepolcrali di famiglie nobili cittadine benefattrici dell'ordine agostiniano. La navata è arricchita da altari settecenteschi in marmo policromo di scuola napoletana, inquadrati da alzate in stucco che fanno da cornice ai dipinti settecenteschi che raffigurano, nel primo altare, san Nicola da Tolentino e la Madonna della Provvidenza. A seguire si trova la cappella di Santa Maria della Sanità eretta dalla famiglia Filo, i cui stemmi eseguiti da maestranze napoletane nel 1750, si ritrovano sul pavimento e ai lati dell'altare. Nella cappella di destra è collocato un dipinto seicentesco che raffigura la Vergine e sant'Anna che presentano Gesù Bambino a sant'Agostino. Sull'altare maggiore fa bella mostra la tela settecentesca con sant'Agostino che versa l'acqua della Sapienza a Santi e Padri della Chiesa. Nella nicchia a sinistra c'è una statua in pietra policroma di San Paolo eseguita da maestranze pugliesi nel 1633.

Anticamente la città era nota con il nome di Altilia, da Alter Ilium, ovvero l'altra Troia in relazione ad una leggenda legata alla figura di Enea. Si tramanda che nel suo viaggio verso il Lazio, un suo amico di nome Antello si sia fermato su un colle della Murgia fondandovi la città. Altri storici ritengono tuttavia che la fondazione della città sia da attribuire ad Althea, regina dei Mirmidoni. Nel Medioevo la città conobbe una certa importanza grazie all'imperatore Federico II che diede una nuova struttura alla città. Federico II cercò di ripopolarla e infine le diede il nome di Altamura, utilizzando un toponimo già noto fra la popolazione locale.

L'imperatore ordinò la costruzione della Cattedrale nel 1232, destinata ad avere un grande futuro come santuario mariano pugliese.

 

Chiesa di Sant'Antonio

Via Can. Annibale M. di Francia 25, ALTAMURA

Telefono: +39 0802041320

ORARIO SS MESSA: 8:15

Chiesa Santa Chiara

La chiesa di Santa Chiara posizionata nell'omonima via ed adiacente al monastero che ospita le suore di clausura dell’ordine delle Clarisse, fu costruita e consacrata nel 1682, grazie anche ad un precedente lascito testamentario di Jacobutio de Cobutiis.

 

 

 

 

Via Santa Chiara, 2 ALTAMURA

Telefono+39 0803141386

ORARIO SS MESSA: 18:30

 

La chiesa poggia sulle fondamenta di un’antica chiesa di rito greco di Santo Stefano e si presenta con un edificio circondato da una cortina muraria. La facciata ha tre nicchie con le statue di san Francesco, dell'Immacolata e di S. Chiara, mentre il campanile in stile barocco è situato sul lato destro della struttura. All’interno dell'edificio sono presenti opere pittoriche e sculture risalenti al XVII e al XVIII secolo. Restano ben mantenuti il refettorio, il chiostro, il cenacolo, il parlatorio e i corridoi su cui si aprono le celle delle monache. Viuzze del vecchio impianto circondano tutto il complesso, formando un’isola che non ha subito manomissioni di rilievo e perciò risulta un raro esempio di architettura cinquecentesca.

Chiesa di San Domenico

La chiesa di San Domenico è un esempio di Barocco pugliese e si distingue per un'importante cupola decorata con piastre in maiolica, per la pavimentazione, anch'essa in maiolica e cotto e per gli altari del Settecento attribuiti al Tronchese.

 

Piazza Zanardelli, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA: 19:30 (20:00 Luglio e Agosto)

 

La chiesa si erige in piazza Giuseppe Zanardelli e venne eretta tra il Cinquecento ed il Settecento dai monaci dell'Ordine dei domenicani intorno ad un nucleo già esistente costituito dalla chiesa di San Rocco di cui attualmente rista una statua, risalente al XVIII secolo. La facciata della chiesa ha subito nel corso della storia alcuni interventi ed ancora oggi è in parte incompiuta nella parte superiore. Il convento nel XIX secolo è stato, prima, seminario e, poi, convitto. Attualmente le sale del convento ospitano l'ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico).

Chiesa di San Francesco Da Paola

Il prospetto principale è, del tutto, disadorno e definita da quattro paraste con dei capitelli ionici; si sviluppa in altezza attraverso i due campanili della chiesa che sono paralleli a quelli della Cattedrale vicina. L'interno della chiesa è a pianta esagonale con una navata centrale e delle cappelle laterali. Si differenzia dalle tipologie architettoniche dell'Ordine francescano e sembra allinearsi con lo studio di iconografie centriche e che gli architetti napoletani stavano studiano o sin dalla dine del XVI secolo. Gli antichi matronei hanno delle finestre a graticci esagonali in legno. L'altare principale è intagliato in marmo e contiene il dipinto della Vestizione di Santa Chiara di Andrea Miglionico. Nella seconda metà del XIX  secolo la chiesa ha subito molti interventi che ne hanno cambiato l'aspetto: gli antichi altari delle cappelle laterali sono stati sostituiti da altari lignei con statue del santo titolare e Sant'Anna, dello scultore di Altamura Nicola Altieri, provenienti dalla distrutta chiesa di San Francesco dei Frati  Minori. Nei lavori di restauro dell'inizio del 2012 è stata rinvenuta una fontana-cisterna medioevale attualmente in fase di approfondimenti.

Corso Federico II di Svevia 127, ALTAMURA

 

La chiesa settecentesca di San Francesco da Paola si trova in Corso Federico II di Svevia ad Altamura ed è annessa all'antico monastero di Santa Maria del Soccorso, è stata realizzata agli inizi del XVIII secolo per volontà dell'arciprete Baldassare de Lerna. La chiesa non è altro che un ampliamento di un antico complesso religioso risalente al 1563, caratterizzato da una semplice facciata, la quale continua con il monastero contiguo. 

Chiesa di Santa Maria della Consolazione

Nel 2012, grazie alle offerte della comunità, sono cominciati i lavori di restauro. La nuova chiesa, ripulita e modernizzata, è stata consacrata il 2 gennaio 2013 da Angelo Comastri.

 

 

Piazza Zanardelli, ALTAMURA

Telefono: +39 0803111937

ORARIO SS MESSA:

9:30-11:00-18:30-20:00

9:30-20:30 Luglio Agosto e Settembre


Contiene diverse opere d'arte del patrimonio artistico altamurano: la statua di marmo di San Vito, al cui culto la chiesa era precedentemente dedicata, scolpita a Napoli nel 1620 da Michelangelo Naccherino; la Madonna con il Bambino tra i santi Antonio e Leonardo, dipinto a fine Cinquecento da Francesco Curia; San Matteo e l'Angelo del pittore veneziano Sebastiano Ricci che la dipinse ai primi del Settecento; Sant'Orsolae le compagne e la Madonna della Consolazione sull'altare maggiore, del 1634, opera del pittore Gian Donato Oppido da Matera.

Opere più recenti sono la statua di S. Agostino, della Madonna della Cintura e dei SS. Medici, la tela ottocentesca della Natività e il Crocifisso scolpito in legno della Val Gardena.

Sulla targa, apposta a destra dell'entrata centrale, c'è scritto:

« Nell'anno della fede indetto da S.S. Papa Benedetto XVI, nel centesimo anno di fondazione della Parrocchia di Santa Maria della Consolazione, il parroco D. Alessandro Amapani, il suo vicario D. Francesco Granieri, e il consiglio presbiterale parrocchiale, per dare splendore alla casa di Dio e dignità alle azioni liturgiche, hanno restaurato questo tempio che il 2 gennaio 2013 il Card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di S. Pietro, alla presenza del Vescovo diocesano Mario Paciello, di presbiteri e numerosa assemblea, con solenne rito ha dedicato alla SS. Trinità »

San Michele al Corso

Fu edificata dalla potente confraternita del Purgatorio nel XVII secolo, dedicata appunto alle anime del Purgatorio. Ha una semplice facciata su cui spicca un finestrone rettangolare. La torre campanaria contiene due campane ottocentesche, quella a destra (1892) più piccola, quella a sinistra (1839) più grande. L’interno conserva pregevoli tele settecentesche e ottocentesche, tra le quali la Madonna del Purgatorio di Francesco Guarini, il maggiore pittore gravinese del Seicento. L’altare maggiore e il presbiterio sono dei capolavori del rococò. Stupendo anche l’organo ottocentesco dell’altamurano Tommaso Capitelli.

Località Alta Murgia, ALTAMURA

 

 

 

San Nicola Dei Greci

Fu costruita nello stesso periodo della Cattedrale federiciana per soddisfare le esigenze di culto dell’antica comunità greco-ortodossa stanziatasi alla fondazione della città. A navata unica con una facciata lineare con tetto a capanna e un rosone (ricostruito in epoca recente). Il bel portale fu arricchito nel 1576 dalle sculture a bassorilievo di Nicola de Gessa che raffigurano scene dell’antico e nuovo Testamento.

Corso Federico II di Svevia, ALTAMURA

Telefono: +39 0803117032

ORARIO SS MESSA: 9:30

 

Di particolare interesse, all’interno, è la rappresentazione statuaria di San Nicola di Mira, in sembianze orientali: volto scuro, mano benedicente “alla greca”. Nell’altra nicchia si può ammirare la bella statua della Madonna della Salette. Di notevole rilevanza sono anche le tele seicentesche e il battistero d’età sveva. Spicca lo straordinario soffitto di legno dipinto, con al centro un grande quadro raffigurante San Nicola.

Chiesa di Santa Teresa

Edificata nella prima metà del XVII secolo e distinta dall’annesso monastero, oggi sede del Museo Etnografico, era legata al culto della Madonna del Carmelo. La facciata, realizzata in pietra naturale, fu completata negli ultimi anni del Seicento in stile tardo rinascimentale. Il campanile, a pianta quadrata, risale al Settecento, mentre la bella cupola, anch’essa settecentesca, è realizzata in tufo con elementi decorativi in mazzaro. L’interno della chiesa, a croce latina, presenta un’ampia navata centrale con due cappelle per lato. La prima cappella a destra (del Carmine), presenta una bella balaustra e un altare in marmo policromo. Rilevante, nel tabernacolo, la portella originale in bronzo dorato e sull’altare una tela raffigurante la Madonna del Carmine, risalente al XVIII secolo. Sul lato sinistro spicca la lastra tombale della contessa Geronima Viti (1742).

Via Vittorio Veneto, ALTAMURA

Telefono: +39 0803146160

ORARIO SS MESSA: 8:00-10:00-11:15-18:30

11:15-19:00 Luglio e Agosto

 

La seconda cappella a destra (del Sacro Cuore) presenta un altare in marmo simile a quello della cappella precedente. Degna di nota è la statua in legno raffigurante Sant’Antonio da Padova, opera di scuola napoletana della fine del Seicento. Di fronte è presente una statua ottocentesca in legno raffigurante l’Immacolata. Nella seconda cappella a sinistra (di Santa Teresa) è possibile ammirare una statua di San Francesco d’Assisi, probabile opera dell’artista locale Giuseppe Nicola Altieri, risalente al XVII secolo. La cappella di San Giovanni della Croce, la prima a sinistra, offre, sulla parete sopra all’altare, la tela raffigurante San Giovanni della Croce, risalente alla prima metà del XVIII secolo. Notevole è la lastra marmorea (1746) che riporta lo stemma coronato delle famiglie Filo e Colonna. Sulle pareti di fondo del transetto campeggiano due tele settecentesche, una raffigurante la Sacra Famiglia (metà del XVIII secolo) e l’altra l’Estasi di Santa Teresa (prima metà del XVIII secolo).

Chiesa SS Rosario di Pompei

Via Pompei, ALTAMURA

Telefono: +39 080311797

ORARIO SS MESSA: 10:00-11:30-19:00

11-00 (Luglio e Agosto)

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

È stata eretta il 2 ottobre 1961 e consacrata il 2 ottobre 1971 da mons. Enrico Nicodemo. Successivamente si sono realizzati la casa canonica e scuola dell'infanzia, il teatro, il campo sportivo.

Dal 1990 la parrocchia è proprietaria dell'Oasi "San Giovanni"; casa per campiscuola e ritiri.

Ebbe, inoltre, prima come viceparroco e poi come parroco, don Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.

 

Via Sacro C uore, ALTAMURA

Telefono: +39 3101090

ORARIO SS MESSA: 8.30-10:00-11:30-18:30

11:00-19:30 (Luglio e Agosto)

 

Nel 2013 grazie all'opera del parroco, Giovanni Giove, sono cominciati i lavori di restauro. La nuova chiesa, ripulita e modernizzata, è stata consacrata il 9 novembre 2013 da Mario Paciello.

SS Trinità Chiesa della Trasfigurazione

 

 

 

Via Copenaghen, ALTAMURA

Telefono: + 39 3473243250

ORARIO SS MESSA: 8:30-11:00-19:00

Chiesa di Santa Lucia

Via Santa Lucia, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA: 6:30-11:30

 

Chiesa SS Redentore

Largo Giovanni Paolo II, ALTAMURA

Telefono: +39 0803103880

ORARIO SS MESSA: 10:00-11:30-19:00

11:00-20:00 (Luglio e Agosto)

 

Chiesa della SS Trinità

Risale con molta probabilità al XV secolo. È sede di una antica e prestigiosa confraternita. La facciata, frutto di un recente rifacimento, conserva sul lato destro la cosiddetta “croce del pellegrino”, chiamata così perché era baciata da tutti i pellegrini di passaggio e che alloggiavano nell’Ospedale adiacente. Il bel campanile risale al XVIII secolo ed è sormontato da una cupoletta a cipolla. L’interno conserva l’impostazione cinquecentesca; di notevole interesse è una tela raffigurante la SS. Trinità (XVII secolo) di autore ignoto; sullo splendido altare maggiore (XVIII secolo), invece, campeggia una grande tela del Cinquecento che rappresenta la Trinità, opera di Pietro Antonio De Simone di Laterza.

 

Via Palestro, ALTAMURA

Telefono: +39 0803149937

ORARIO SS MESSA: 8:30-11:00-19:00

 

Chiesa del Santo Sepolcro

 

 

Via Montecalvario, ALTAMURA

Telefono: +39 0803115144

ORARIO SS MESSA: 8:30-10:30-12:00-19:00

11:00-19:30 (Luglio e Agosto)

Chiesa di Sant’Anna

Via Saluzzo, ALTAMURA

Telefono: +39 0803117781

ORARIO SS MESSA: 8:30-11:00-19:00

 

Chiesa di San Giovanni Bosco

Era precedentemente intitolata "San Pietro Apostolo in Rione Montecalvario", fatta costruire dal grande vescovo Salvatore Rotolo, assistente al Soglio Pontificio nel 1957.

 

Via Metastasio, 63 ALTAMURA

Telefono: +39 0803113489

ORARIO SS MESSA: 9:30-11:00-19:00

 

Istituita il 5 maggio 1957 da Mons. Salvatore Rotolo con il titolo di "S. Pietro Apostolo in Rione Montecalvario"; il 1 ottobre 1960 il titolo è stato modificato nell'attuale "S. Giovanni Bosco". Il 7 settembre 1969 la chiesa è stata consacrata e dedicata da Mons. Enrico Nicodemo.

Opere di interesse artistico-religioso sono: la Via Crucis, di Mellini di Firenze, l'immagine di Maria Ausiliatrice dei cristiani, i mosaici rappresentanti scene bibliche mariane, la cappella del Battistero, il gruppo bronzeo di San Giovanni Bosco e San Domenico Savio dello scultore Mario Colonna e collocato sulla facciata della chiesa, le immagini di Maria Ausiliatrice, opera di Hartur Aunggldier di Ortisei, le sculture lignee di Gesù Crocifisso e di Sant'Antonio di Padova e un quadro su tela di San Giovanni Bosco del 1880 di Rollini.

 

Chiesa San Sabino Fornello

 

Contrada Fornello, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA:

Da Settembre a Giugno: 11:00

Luglio e Agosto: 11:00-20:00

Chiesa San Maria del Carmelo

Via Copenaghen, ALTAMURA

Telefono: +39 3473243250

ORARIO SS MESSA: 9:30-11:00-18:30

19:00 (Luglio e Agosto)

 

Chiesa San Michele Arcangelo

 

Via F. Baracca, ALTAMURA

Telefono: +39 0803142282

ORARIO SS MESSA: 9:30-11:00-18:30

10:30 (Giugno, Luglio e Agosto)

 

Chiesa dell’Annunziata

 

 

Via XX Settembre, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA: 17:00

18:00 il Sabato

 

Santa Maria del Carmine

 

Via Carmine 48, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA: 18:30

 

Chiesa della Madonna della Croce

 

 

Via Madonna della Croce, ALTAMURA

ORARIO SS MESSA: 17:15

17:45 il Sabato

 

Santuario di Maria Santissima del Buoncammino

Nella prima metà del XVIII secolo già esisteva una piccola edicola dedicata alla Madonna, sulla via per La Mena, che portava verso Bari. L'altamurano che doveva recarsi nel capoluogo si fermava con il traino davanti all'edicola per pregare, affinché il cammino fosse sicuro.

Il 9 giugno 1747 il canonico Giambattista de Nicolai, dopo aver avuto un suolo in dono dalla signora Selvaggi Angiola, vicino l'edicola, vi fece costruire una cappellina a croce greca e fu dipinto un affresco con l'immagine della Madonna del Buoncammino.

Nel 1844 il canonico Tommaso Carlucci affiancò all'antica cappella una cappella più grande, con la volta a botte, dotata di organo e vari arredi sacri. Per soddisfare la devozione di tutti coloro che andavano verso Bari, venne aperta una porta laterale, con architrave e stipiti in pietra, e uno spioncino dal quale si poteva vedere l'immagine di Maria, invocandola. Nel 1950 il sacerdote Paolo Colonna diede alla cappella un'abside e costruì una grande sagrestia.

I padri Barnabiti, che negli anni sessanta avevano la cura pastorale del santuario, aggiunsero due cappelle laterali, la prima, più grande, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, e l'altra, più piccola, ma abbellita di marmi, che conservava l'affresco della Madonna. L'affresco, fu poi restaurato dai pittori Silvio e Pio Eroli di Roma nel 1969, collocandolo, poi, al centro dell'abside.

La cura del santuario fu affidata nel 1995 agli Oblati del Divino Amore di Roma, i quali lasciarono il santuario nel 2000. Da quell'anno la cura è affidata alla Compagnia di Maria. Nel 2006 la Compagnia di Maria, ricominciò i lavori, interrotti verso all'inizio del XXI secolo, per una nuova costruzione, ultimata nel 2010. Questa nuova ala liturgica polifunzionale fu inaugurata con l'apertura solenne del primo sinodo pastorale diocesano, il 7 settembre 2010.

 

ORARIO SS MESSA: 9:30-11:30-18:30

 

Il santuario ha una pianta a croce greca. Nella chiesa sono presenti due dipinti raffiguranti la Madonna del Buoncammino, uno a sinistra dell'entrata centrale e l'altro (storico) al centro dell'abside. Altre opere sono varie sculture come quella raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, nella prima cappella a sinistra, e la Madonna del Buoncammino, nella seconda; a destra, invece, in una nicchia c'è una statua in legno raffigurante san Giuseppe.

Non si hanno notizie certe sull'origine della statua portata in processione ad Agosto e a Settembre.

Essendo impossibile portare in processione l'affresco posto al centro dell'abside, venne commissionata una statua a Lecce. La statua possiede la testa, le mani e i piedi di cartapesta, con strutture portanti interne, il tutto rivestito di abiti molto ricchi e di un manto azzurro.

 

B

Basilica di SAN NICOLA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La basilica di S. Nicola costituisce l'edificio più importante del romanico pugliese. Costruita a partire dal 1087, data in cui le reliquie del santo vennero trafugate da parte di alcuni marinai baresi al santuario di Mira, costituì un modello obbligato per la costruzione di numerosi edifici della regione. Il trafugamento delle reliquie si oclloca in un momento in cui la città di Bari cercava di riprendere la supremazia nella regione dopo il periodo tormentato della salità al potere da parte dei Normanni. Le reliquie non vennero consegnate al vescovo della città ma al monaco benedettino Elia il quale riuscì ad ottenere da parte di Ruggero Borsa, figlio del Guiscardo, il permesso di costruire un nuovo santuario che sarebbe stato punto di riferimento del popolo barese contro il potere vescovile. La costruzione fu molto rapida se già nel 1089 il papa Urbano II consacrava l'altare della cripta in concomitanza con la traslazione delle reliquie. Avvenimenti luttuosi per Bari rallentarono la costruzione della chiesa almeno sino agli anni successivi il 1156 quando la città venne distrutta da Guglielmo I il Malo. La nuova campagna costruttiva portò alla definitiva consacrazione nel 1197.

La facciata costituisce l'ultima parte della chiesa ad essere termminata e pertanto quella che più si differenzia dal progetto originale.

Serrata tra due torri, la facciata è tripartita da lesene. In origine prevedeva un portico mai realizzato che doveva ricoprire un unico portale a profilo centinato. Il protiro venne aggiunto nella seconda fase costruttiva come anche i due portali laterali per dare maggiore risalto alla parte inferiore della facciata. Il fregio esterno dell'arco è ricoperto con un tralcio abitato, simbolo del tema eucaristico. Negli angoli due bassi rilievi bizantineggianti raffigurano due angeli che rivolgono no un'offerta a S. Nicola, raffigurato al centro della lunetta.

 

Molto interessanti i rilievi degli stipiti interni, più realistici ed ispirati a temi orientali.

 

A temi eucaristici si ispira anche la decorazione del protiro. Al Cristo vincitore (Sol Invictus) della sommità dell'arco si accostano i due buoi stilofori, probabile rimando alla figura di Cristo vittima sacrificale.

 

I portali minori hanno una struttura molto più semplice e sono ricoperti da rilievi raffiguranti tralci abitati, in alcuni casi interessanti per l'iconografia.

 

 

 

La torre settentrionale di facciata è probabilmente in parte preesistente alla chiesa (contrariamente all'altra, addossata alla facciata nella seconda fase costruttiva) e venne modificata nel XII secolo con l'aggiunta del secondo piano che ospita una cappella e della scala che permette l'accesso ai matronei interni.

 

Il fianco della chiesa è scandito da possenti arconi che ampliano in pianta la larghezza della navata per renderla pari a quella del transetto. Al di sopra si aprono cinque ariose logge esafore su capiteli a stampella. Gli arconi vennero chiusi nel XIV secolo per ricavare cappelle gentilizie all'interno della chiesa per poi essere ripristinati nei restauri del XX secolo.

 

I capitelli e le protomi sopra di essi sono esempi interessanti della scuola scultorea barese della metà del XII secolo che si caratterizza per la riscoperta della naturalezza e plasticità classici.

 

 

Sotto uno degli arconi si apre la Porta dei Leoni che costituisce l'insieme scultoreo ed architettonico più importante della chiesa.

Ad un portale completamente circondato da una cornice ricoperta con un tralcio abitato si sovrappone un archivolto ricoperto con figurazioni di cavalieri armati. Intorno una cornice aggettante ricade su due colonne sorrette da leoni stilofori.

Sugli stipiti e sull'architrave figure umane ed animali si dirigono verso un cantaro posto al centro.

 

 

 

 

Le vivaci scene di battaglia dell'archivolto

rimandano a quelle raffigurate sulla Porta della Pescheria del duomo di Modena.

 

 

 

Sui blocchi d'imposta della cornice due figure abbigliate classicamente sono raffigurate mentre falciano il grano e raccolgono l'uva, simboli delle specie eucaristiche.

 

Di grande bellezza anche se più rigide sono le figure scolpite sotto la cornice. Rimandano, come tutto il portale, ad influenze nord-italiane.



La cornice ricade su colonne sorrette da leoni che aggrediscono un caprone ed un serpente, simboli del Male.

 

Largo Abate Elia, 13 BARI

Telefono: +39 0805737111

E-mail: info@basilicasannicola.it 

 

Il prospetto orientale è quello visibile dal mare, direzione dalla quale arrivava la maggioranza dei pellegrini. Pur modificato, sono infatti sparite le torri che affiancavano la facciata Est, il blocco del transetto costituisce un'impressionante testimonianza di grandezza.

 


Il blocco orientale è un unico grande volume che racchiude la parte inferiore delle torri e le absidi, appena alleggerito da numerose bifore e da un grande finestrone. La parte inferiore è scandita da archi ciechi in lieve aggetto.

 

 

Il finestrone abosdale, il più antico di Puglia risalendo alla fine dell'XI secolo, è stato ripristinato dopo le modifiche seicentesche. Rimane parte della cornice, le mensole a forma di elefante, il rilievo con sfingi affrontate ai lati dell'albero della Vita.

 

 

 


Il fianco Sud riprende la stessa struttura del fianco settentrionale. Anche qui le esafore sono decorate con interessanti rilievi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche su questo fianco si aprono due portali di cui su quello occidentale troviamo elementi decorativi classici e orientali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APERTURA DELLA BASILICA
Da Lunedì a Sabato: 7:00 – 20:30

Domenica: 7:00 – 22:00 

 

ORARIO DELLE SANTE MESSE 
Giorni feriali:
7:30-9:30-18:30

 
Giorni festivi:
7:30-9:00-10:30-12:00-13:00-18:30-20:30  
La Messa delle ore 13.00 è soppressa nei mesi di luglio e agosto.




 

ORARIO DELLE CONFESSIONI
Giorni feriali: 
9:00 – 12.00; 17:30 – 19:00

 
Giorni festivi: 
7:30 – 13:30;
17:30 – 21:00




Cattedrale di San Sabino

La Cattedrale di San Sabino è la cattedrale di Bari, seconda per notorietà e prestigio alla basilica di San Nicola, con la quale condivide lo stile romanico pugliese.

Sorta tra il XII e il XIII secolo, probabilmente verso l'ultimo trentennio del 1100, su un più antico luogo di culto, ossia sulle rovine del Duomobizantino distrutto da Gugliemo I detto il Malo (1156); a destra del transetto è possibile osservare tracce del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale.

La presenza della Diocesi nella Cattedrale di Bari, infatti, risale al Vescovo Concordio, che fu presente al Concilio Romano del 465. L'antica chiesa episcopale è databile perlomeno al VI secolo. Sotto la navata centrale si trovano i resti di una antica chiesa, risalente ad un periodo precedente al primo millennio. Questa è strutturata in un ambiente a tre navate, con pilastri quadrati, volte a crociera costruite con blocchi di pietra posti a spina di pesce. Inoltre sono state trovate fondazioni che indicano la presenza di un edificio absidato il cui asse doveva essere dispostato leggermente obliquo rispetto a quello dell'attuale cattedrale. Su uno dei mosaici pavimentali un'iscrizione in cui compare il nome del Vescovo Andrea (758 - 761), fa pensare che si trattasse della prima cattedrale distrutta nell'IX - X secolo. Al posto di questa chiesa sorge la cripta della cattedrale attuale, l'episcopio di Santa Maria, che probabilmente è l'edificio in questione. Nella prima metà dell'XI secolol'arcivescovo di Bisanzio (1025 - 1035) fece costruire una nuova chiesa terminata poi da Nicola I (1035 - 1061) e Andrea II (1061 - 1068), suoi successori. Questa chiesa fu poi distrutta da Guglielmo il Malo, durante la distuzione dell'intera città (fu risparmiata solo la Basilica di San Nicola) che egli compì nel 1156. L'arcivescovo Rainaldo alla fine del XII secolo iniziò la ricostruzione dell'edificio. Nella cripta sono conservate le reliquie di San Sabino, vescovo di Canosa, nell'altare maggiore. Trasportato il busto argenteo di San Sabino nell'archivio capitolare, oggi è venerata l'icona della Madonna Odegitria secondo la tradizione giunta dall'Oriente nel VIII secolo, ma in realtà più tarda e dal culto molto antico.
Nelle absidi minori vi sono due sarcofagi: uno contiene le reliquie di Santa Colomba, di recente restaurate, e l'altro reliquiari vari. Nella sagrestia di destra è collocato un altare con un dipinto raffigurante, probabilmente, San Mauro, ritenuto primo vescovo d Bari. L'attuale Cattedrale è quindi il risultato di lavori iniziati subito dopo la distruzione operata da Guglielmo il Malo. Per l'opera furono usati materiali provenienti dalla chiesa precedente e da altri edifici distrutti. Consacrata il 4 ottobre 1292, la chiesa si rifà allo stile della Basilica di San Nicola. L'edificio ha poi subito una serie di rifacimenti, demolizioni ed aggiunte a partire dal XVIII secolo. Durante il XVIII secolo la facciata, l'interno delle navate, l'interno della Trulla (l'antico battistero del XII secolo, oggi sacrestia) e la cripta furono rifatte in forme barocche su progetto di Domenico Antonio Vaccaro. L'arredo interno fu invece riportato alle antiche fattezze romaniche negli anni cinquanta del XX secolo.

 

 

 

Piazza dell'Odegitria, 1 BARI

Telefono: +39 080 5210605 / +39 080 5210605

 E-mail:

cattedrale.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

 

Stilisticamente, si tratta di un importante esempio di stile romanico pugliese. La semplice facciata è tripartita da lesene e coronata da archietti: nella parte inferiore si aprono tre portali del XI secolo, rimaneggiati nel XVIII. La parte superiore è ornata da monofore, una bifora e un rosone, la cui ghiera è affollata di mostri ed esseri fantastici.

Sui fianchi si aprono profonde arcate sulle quali corrono gallerie esafore (rifatte); all'incrocio dei bracci sorge la cupola, poligonale all'esterno, dal mirabile fregio. Degne di nota sono le due testate del transetto, ornate di rosoni e bifore, come la parte absidale a parete continua, nella quale si apre un superbo finestrone. Sul fianco sinistro sorgono la grande costruzione cilindrica della trulla (antico battisterotrasformato in sacrestia nel XVII secolo) e appoggiato al transetto. Poco lontano si erge il campanile con finestre e un'alta cuspide, rifatto con pietre simili alle originali. Sotto un elaborato tiburio, la calotta della cupola presenta chiari motivi moreschi.



La cripta

Internamente la chiesa, che è stata spogliata di tutte le strutture barocche, si presenta nella sua nuda solennità. Le tre navate sono separate da due teorie di otto colonne ciascuna. I finti matronei e le ampie trifore scandiscono armonicamente lo spazio, che si chiude con il transettosopraelevato, l'alta cupola e tre absidi, di cui maestosa è quella centrale. Nella navata mediana il pulpito è ricomposto con frammenti originari del XI e XIII secolo, come lo sono pure il ciborio dell'altare e la cattedra episcopale nel presbiterio, cinto da plutei duecenteschi. Nell'abside sinistra esistono tracce di affreschi del Duecento.

Sotto il transetto si estende la cripta, trasformata nel Settecento. Vi si conserva la tavola bizantineggiante della Vergine Odegitria, patrona principale della città insieme a san Nicola. Oltre ad accogliere le spoglie di san Sabino,Titolare della Cattedrale, la chiesa dà ospitalità alle reliquie di santa Colomba, completamente restaurate nel 2005.

Nel palazzo della Curia, adiacente la cattedrale, ha sede il Museo Diocesano, dove si può ammirare l'Exultet, ossia una preziosa pergamenad'ispirazione bizantina, finemente miniata, anteriore al 1050. Le immagini sono capovolte rispetto al testo e quindi rispetto al sacerdote che lo leggeva. In questo modo i fedeli, quando il celebrante srotolava la preghiera pasquale, potevano guardare i sacri disegni. Tra l'altro anche chi non conosceva il latino poteva avere un'idea immediata del racconto.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno: Feriale ore 8:30 – 19:00

Festivo ore 8:00 (S. Chiara) – 10:00 – 11:00 – 19:00

 

Estate: Feriale ore 8:30 – 19:00

Festivo ore 8:00 (S. Chiara) – 11:00 – 19:00

Parrocchia Gesù di Nazareth

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via P. Romito, BARI

Telefono: +39 080 2031047

E-Mail: nazareth.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

 Ottobre-Maggio:

- Festivo: Sabato 19:00; Domenica 8:00, Cappella S. Antonio; 10:30, parrocchia

- Feriale: Lunedì – Martedì – Mercoledì – Venerdì 19:00; Giovedì 18:30

 

Giugno-Settembre:

-Festivo: Sabato 19:00; Domenica 8:00, Cappella S. Antonio; 19:00, parrocchia

-Feriale: ore 19:00 dal Lunedì al Venerdì

ALTRE INFORMAZIONI

Adorazione eucaristica: Giovedì 19:15-20:15;

Il 2° Giovedì del mese la comunità partecipa

all’Adorazione Eucaristica Vocazionale in Seminario.

Confessioni: Giovedì 16:30 – 18:00;

 

Ufficio Parrocchiale: Lunedì 16:30 – 18:00; Sabato 11:00 – 12:30.

 

Festa titolare: SS. Nome di Gesù 3 Gennaio

Patrono (festa estiva): S. Antonio da Padova 16 agosto.

 

Arciconfraternita di San Domenico sotto il patrocinio del SS Rosario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazza Garibaldi 77, BARI

Telefono: +39 0805235138

E-Mail: rosario.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale ore 07:30 - 09:00 - 19:00

Festivo ore 07:30 - 09:00 - 10:30 - 12:00 – 19:00

 

Luglio-Agosto

Feriale ore 07:30 - 09:00 - 19:00

Festivo ore 07:30 - 09:00 - 10:30 - 19:00

 

San Carlo Borromeo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via De Cristoforis, 7 BARI

Telefono: +39 0805277567

E-Mail: sancarlo.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale ore 08:00 - 09:30 - 19:00

Festivo ore 08:30 – 10:00 - 11:30 – 19:00

 

Estate

Feriale ore 08:00 - 19:00

Festivo ore 08:30 - 10:30 - 19:00

 

San Cataldo

 

 

 

 

 

Via Tripoli 21, BARI

Telefono: +39 0805344769

E-Mail: parrochiasancataldo@libero.it

 

 

 

Chiesa San Giovanni Crisostomo

 

In una delle quattro Cronache della Traslazione delle reliquie di San Nicola, precisamente nella Legenda russa di Kiev, la chiesa di San Giovanni “Prodromos”, vicina al mare, viene indicata come primo luogo di deposizione delle reliquie; probabilmente si tratta proprio della chiesa di San Giovanni Crisostomo. Anche questa chiesa, come molte altre nella città vecchia, è stata vittima di quei devastanti restauri neoromanici intorno agli anni Sessanta del secolo scorso che ne hanno cancellato le stratificazioni del tempo. La facciata infatti ha una veste “fredda” e artificiale che mal si addice al suo passato antichissimo: ha perso nei restauri il colore originario, risultato dell’impronta del tempo sui conci regolari e ben squadrati; il portale rinascimentale è oggi inglobato in un anonimo ingresso artificialmente ingrandito. I danni più gravi sono stati comunque prodotti all’interno: sono scomparsi il rivestimento settecentesco della navata, le arcate laterali, la volta a botte, gli altari in legno dorato di epoca barocca, i quadri del XVI-XVII secolo, nonché gran parte degli arredi liturgici. Da pochi anni sono state rilevate tracce di una fase romanica della chiesa (XI-XII secolo), cui apparterrebbe il pluteo marmoreo con raffigurazione dell’albero della vita fra un leone alato e un grifo che divorano un capro e un cinghiale.

 

 

Si fa risalire la fondazione della chiesa al 1032, anno in cui il catapano Poto Argiro la fece edificare in località “puteum Greci”, fuori dalle mura della città. Nel 1091 venne venduta insieme alle sue pertinenze da tale Passaro all’arcivescovo Elia (lo stesso che curò la costruzione della cripta della basilica di San Nicola). Il Beatillo scrive che la chiesa venne  donata da Ruggero II al monastero della SS.ma Trinità di Cava dei Tirreni; in realtà tra il XV e il XVI secolo essa risulta di proprietà della famiglia Alifio. Nel 1957 il vescovo Enrico Nicodemo la costituì parrocchia di rito bizantino, affidandola alla comunità greco-ortodossa locale (circa 200 cittadini baresi), che vi ha innalzato una iconostasi lignea policroma donando alla chiesa arredi propri della liturgia orientale. Le sei tele (Immacolata con scene di litanie di A. Bordone; Visione di Ignazio di Loyola; Ritrovamento del corpo di San Francesco Saverio; Morte della Vergine; Morte di San Giuseppe; Nascita di San Giovanni Battista) sono ora custodite presso l’Università degli Studi di Bari.

Str. S. Chiara, 13 BARI

Telefono: +39 0805432835

E-Mail: crisostomo.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Nella chiesa di San Giovanni Crisostomo (XI secolo), in Arco San Giovanni 1, a pochi passi dal castello normanno-svevo, ogni domenica alle 9.30 del mattino (negli altri giorni alle ore 8.00) la liturgia cattolica viene celebrata in rito bizantino, a testimoniare ancora una volta lo stretto legame che Bari ancora conserva con il suo passato. 

 

 

La Chiesa, originariamente dedicata a San Sebastiano, ha origini antiche e risale al XI secolo. La si incontra appena imboccata Strada Santa Chiara venendo dal castello. Quest'area era in origine a ridosso delle mura successivamente sostituite da una serie di monasteri che facevano da corona al lato ovest della città (Santa Chiara, San Francesco della Scarpa, Santa Teresa delle Donne, San Pietro e Santa Scolastica). La chiesa fu giuspatronato della famiglia Calò Carducci fino al 1957; a partire da questa data fu affidata ad una comunità cattolica di rito bizantino che ne cambiò la dedica in San Giovanni Crisostomo. La facciata è composta da conci squadrati in pietra calcarea e termina con una cuspide interrotta a destra dalla presenza di un campanile a vela. Il portale, collocato in posizione centrale, è incorniciato da un arco con motivi a punta di diamante quasi totalmente rifatto sulla base di frammenti originari. Prima dei restauri degli anni '50, il portale era in parte tamponato e l'accesso avveniva tramite un arco più basso di cui oggi non vi è più traccia. Una finestra rettangolare posta in alto in posizione centrale riprende, nella cornice, lo stesso motivo decorativo del portale, anch’esso riproposto partendo da pochi frammenti originari superstiti.

L’interno è a navata unica coperta da capriate lignee. Sulla destra sono visibili due grandi archi che poggiano su capitelli posti alla quota dell’attuale pavimento. Ciò fa ritenere che il livello originario dovesse trovarsi qualche metro al di sotto dell’odierno calpestio e che i due arconi sono quanto rimane dell’originario edificio a più navate. A sinistra della navata vi è un ambone sul cui fronte è collocata una lastra in pietra con due grifoni che si affrontano proveniente da un altare smembrato appartenuto alla famiglia Calò Carducci. Un grande arco ogivale, sotto il quale è collocata una moderna iconostasi in stile bizantino, divide l'aula ecclesiale dal presbiterio che ha forma quadrata ed è coperto da una volta a crociera costolonata.

 

La storia di questo monumento è legata alle vicende della famiglia Calò Carducci (già proprietaria dell’omonimo palazzo in piazza del Gesù) e Tresca Carducci (quest’ultima poi estinta), tra le più illustri e antiche della città.
Ne era testimonianza lo stemma con epigrafe, presente su una lastra tombale antistante l’altare, finita in frantumi dopo lo scoppio di una nave il 9 aprile del 1945.
Al centro della navata una botola di accesso porta ai locali sottostanti dove riposavano le spoglie di Cesare Calò Carducci del Sovrano Ordine di Malta (ultimo membro della famiglia sepolto all’interno della città). Sulla parete di sinistra una lapide teneramente rammenta la vicenda della giovane Cecilia Carducci, deceduta a 34 anni il 24 giugno del 1709 nel dare alla luce il figlio Giuseppe. Il patronato del monumento della famiglia Calò Carducci ha avuto termine nel 1955.

San Girolamo

Eretta nel 1958 dall'Arcivescovo Nicodemo, fu aperta al culto, in una sede provvisoria.
Il 24 luglio 1959, lo stesso arcivescovo inaguro' l'attuale salone - chiesa. 
Con la lettera del 4 agosto 2006 l'arcivescovo mons. Cacucci comunicava che la CEI e' stata accolta la domanda per la costruzione della nuova chiesa e del complesso parrocchiale ivi annesso.

 

Lungomare IX Maggio, BARI

Telefono: +39 0802031091

E-Mail: sangirolamo.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 8:00-10:00-11:30

 

Estate

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 8:00-19:00

 

 

 

Sant’Enrico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Pola 26/A, BARI

Telefono: +39 0805341361

E-Mail: santenrico.bari@acrcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 9:00-10:30

 

Estate

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 9:00-10:30

 

Santa Cecilia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Dante, 389 BARI

Telefono: +38 0805232883

E-Mail: santa cecilia.bari@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchia-s.cecilia@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno (1°Ottobre - 30 Aprile)

Feriale: ore 8:30 – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Estate (1°Maggio - 30 Settembre)

Feriale: 8:30 – 18:30

Festivo: 8:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00

Luglio e Agosto: ore 8:00 – 11:00 – 19:00

 

Santa Maria del Monte Carmelo

Nel dicembre del 1953, l’Arcivescovo di Bari Enrico Nicodemo confermò all’arch. Enrico Del Debbio di Roma l’incarico per la progettazione della nuova chiesa parrocchiale di S. Maria del Monte Carmelo e S. Teresa di Gesù Bambino, affidata alla cura dei Padri Carmelitani Scalzi. 

 L’intervento, cos’ come scrive lo stesso progettista, aveva come obiettivo quello di creare una composizione ambientale di impostazione tradizionale ove Chiesa, Battistero e Campanile fossero tra loro accordati in un unico spazio e determinassero un centro di maggior rilievo nel quartiere a carattere periferico.

 

Via Napoli 280, BARI

Telefono: +39 0805741573

E-Mail: montecarmelo.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 9:00 – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:30 – 19:00

 

Santissimo Redentore

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Martiri d’Otranto, 65 BARI

Telefono: +39 0805749223

E-Mail: redentore.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 7:30 – 8:30 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

 

 

 

 

Beata Vergine Immacolata

 

 

 

 

 

 

Via Abbrescia, 96 BARI

Telefono: +39 0805540677

E-Mail: immacolata.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno:

Feriale: ore 08:00 - 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:30 – 12:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 08:00 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 11:00 – 19:00

 

Preziosissimo Sangue San Rocco

Nel 1878, l’arcivescovo mons. Pedicini acquistò una bella casa in pietra, non ancora ultimata, in quanto di recente costruzione e, con essa l’attiguo terreno per la chiesa.

La casa comprendeva undici vani oltre il salotto, il refettorio, la cucina e numerosi vani “sottani”; la costruzione era situata sull’attuale via Sagarriga, dal lato dell’ odierna via Putignani.

Uno dei sottani, coincidente con l’attuale navata destra, rispetto a chi si colloca, dall’esterno, su via Sagarriga, di fronte al tempio, fu trasformato rapidamente in oratorio pubblico provvisorio e fu defmito dalla voce popolare dei primi fedeli “chiesiodd”.

 

§  24/09/1878 : prima pietra costruzione chiesa.

§  04/08/1879 : la comunità dei Missionari prende dimora nella casa.

§  Luglio 1884: mons. Pedicini consacra i sei altari, laterali, marmorei, siti, tre per parte, nelle arcate che attualmente separano la navata centrale dalle due laterali. Contemporaneamente, si colloca la balaustra intorno all’altare maggiore.

§  Maggio 1885: consacrazione dell’altare maggiore ad opera mons. Giuseppe Dwenger, vescovo e missionario.

 

Problemi economici impongono di bloccare parzialmente i lavori: il tempio, progettato e alzato a tre navate, è completato solo per quella centrale, si chiudono le comunicazioni fra le navate; quella di destra si adibisce a cappella, durante i lavori, mentre quella di sinistra si utilizza come magazzino.

  • 20/04/1931: si collocano in chiesa, nella navata di destra, le spoglie dell’ arcivescovo, mons. Pedicini.
  • 1931: avvio della sopra elevazione della casa, da uno a due piani.
  • Febbraio 1934 : consacrazione della chiesa a navate unificate.
  • 07/12/1986: inaugurazione dell’attuale struttura.

È costituita da tre navate, una centrale, due laterali. Le basi delle arcate, che separano le tre navate, sono rivestite di marmo rosso di Verona, cosi come anche i piedritti ornati con dei capitelli, quasi come fossero delle colonne.
Sull’altare maggiore domina un Crocifisso, all’interno di un riquadro, che accoglieva precedentemente un bassorilievo di San Rocco, mentre gli altari laterali, partendo dalla navata di sinistra, presentano delle immagini di San Gaspare, Madonna del Rosario, San Anna, invece sul lato destro vi sono Santa Rita, Santa Maria de Mattias, Sant’Antonio e San Rocco.
Nel corso degli ultimi decenni la chiesa ha subito due ristrutturazioni, necessarie per la presenza di infiltrazioni nella volta, così anche il campanile che ha visto rinnovato l’impianto sonoro per le campane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Sagarriga Visconti, 57 BARI

Telefono: +39 0805212135

E-Mail: preziosangue.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

La costruzione dell’edificio avvenne dal 1878 al 1883 (anno in cui venne consacrata).

All’interno le arcate, che separano le tre navate, sono rivestite di marmo rosso di Verona, così come anche i piedritti ornati con dei capitelli, quasi come fossero delle colonne. Sull’altare maggiore domina un crocifisso, all’interno di un riquadro, che accoglieva precedentemente la tela di san Rocco, mentre gli altari laterali, partendo dalla navata di sinistra, presentano delle immagini, di san Gaspare, fondatore dei missionari del Preziosissimo Sangue, della Madonna del Rosario e di sant’Anna.

Sul lato destro vi sono le immagini, in cartapesta, di santa Rita da Cascia, una tela di santa Maria De Mattias fondatrice delle suore adoratrici del Sangue di Cristo, l’immagine in cartapesta di sant’Antonio di Padova e la tela rappresentante san Rocco.

Nella navata centrale sono presenti le spoglie mortali di Francesco Pedicini, vescovo della arcidiocesi di Bari-Bitonto, che fece erigere, a sue spese, la chiesa e la affidò ai missionari del Preziosissimo Sangue.

Ai lati sinistro e destro del presbiterio posto nella navata centrale sono presenti le lapidi che raccontano della costruzione della stessa. A destra la lapide cita: “A Dio l’ottimo, il massimo in onore del san Rocco confessore, principe un tempo dei Pessulani, il tempio è stato voluto dall’arcivescovo barese Francesco Pedicini, perché il precedente era piccolo e povero. Don Federico Renzullo, superiore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, commissionò all’impresa di A. Contegiacomo e I. Pece una grande e rinnovata costruzione con volte decorate e rifatte. Egli curò la costruzione degli altari minori e con vani simili dedicati al Sacratissimo Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario. La stessa chiesa contiene l’altare maggiore eretto dalle fondamenta nell’anno del recuperato benessere 1931”

A sinistra: “A Dio, nell’anno di grazia, il 1º febbraio 1934, fu fatta questa stessa chiesa di San Rocco confessore, liberatore dalla peste, con solerte cura dei Missionari e con gran lavoro per la ricostruzione. Quando Antonio Velardi era Generale della Congregazione e Federico Renzullo era superiore, Alessio S.R.E. Cardinale Ascalesi, Arcivescovo di Napoli consacrò con rito solenne al santo e dedicò alla Pia e Santa Vergine Immacolata, nello stesso giorno della festa della dedicazione per la chiesa romana missionaria”.

Sulla cantoria posta sopra il portone centrale è situato l’antico organo a canne che, inizialmente funzionante a mantice, dopo i lavori di restauro avvenuti durante l’anno 2012 a cura della ditta Consoli, è stato modificato e ristrutturato a norma delle norme liturgiche con un sistema semielettronico. La console, posta tra il presbiterio e la navata destra, è stata sostituita anch’essa con un modernissimo sistema semielettronico.

Nel corso degli ultimi decenni la chiesa ha subito due ristrutturazioni rese necessarie per la presenza di infiltrazioni nella volta, così anche il campanile che ha visto rinnovato l’impianto sonoro per le campane.

L’erezione canonica da chiesa di San Rocco a parrocchia Preziosissimo Sangue in San Rocco avvenne il 4 luglio 1942. Attualmente la parrocchia è guidata dai Missionari del Preziosissimo Sangue fondati da san Gaspare del Bufalo nel 1815.

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00 - 17.30 (Cappellina Corpus Domini) – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 11:15 – 12:15 – 19:00

 

Estate (fino al 25 settembre)

Feriale: ore 08:00 – 17:30 (Cappellina Corpus Domini) – 19:00

Festivo ore 08:00 – 11:15 – 19:00

 

 

Sacro Cuore

 

La Parrocchia del “Sacro Cuore di Gesù” in Bari iniziò la sua attività pastorale, come Vicaria-curata capitolare, nel 1887 (infatti lo si evince dai registri di battesimi e matrimoni) nella chiesa di Sant’Antonio, nell’attuale piazza Luigi di Savoia nel rione Madonnella, attualmente convento dei frati Minori francescani e vi rimase qui sino al 1930.

Quando, però, i frati ritornarono in possesso della chiesa e del convento, dopo che quest’ultimo nel 1866 era stato occupato dalle truppe garibaldine, limitarono alla comunità religiosa del Sacro Cuore sia l’utilizzo di un solo altare laterale per le funzioni, che l’orario delle celebrazioni. Quindi, essendo risultata difficile la coabitazione, il parroco di quel periodo, Don Michele Lisco, aiutato finanziariamente da un gruppo di giovani di Azione Cattolica diretti dal giovane Sacerdote D. Michele Loiacono, decise di trasferire la comunità in alcuni locali commerciali ubicati di fronte alla chiesa dedicata al santo di Padova, ad angolo con via Zuppetta, in un palazzo d’epoca a due piani.

Qui la comunità dovette adeguarsi al nuovo ambiente, ma fortunatamente iniziò ad estendersi e a essere conosciuta nel quartiere. Nel frattempo, essendosi liberati i locali di una Chiesa di culto anglicano, in corso Cavour, acquistati a loro volta dal commendatore Atti, la moglie di quest’ultimo propose alla comunità di trasferirsi qui nel 1936. E infatti il 19 giugno di quest’anno avvenne l’inaugurazione. La Parrocchia sviluppò la propria attività ecclesiale in detta Cappella e negli adiacenti locali, adibiti a sagrestia ed a sala-riunioni, retta dal delegato-parroco del Capitolo Metropolitano primaziale di Bari e successivamente dal Parroco designato dal Vescovo diocesano; fu inoltre arricchita dalle sopravvenute donazioni di due appartamenti, siti rispettivamente al primo piano ed al piano attico dell’edificio, adibiti il primo a salone per le riunioni comunitarie ed assistenziali ed il secondo a canonica del parroco.

Nel presbiterio della graziosa Chiesa fu innalzata sull’altare la statua di Gesù offerente il Suo preziosissimo Cuore: con antistante balaustra in marmo. Ma nel 1950-51 il proprietario e commendatore Atti decise di vendere i locali e don M. Lisco in breve tempo cercò di racimolare un po’ di danaro, specialmente con le offerte dei fedeli, acquistandone i locali. Inoltre, nello stesso anno, essendo la Chiesa di Sant’Antonio divenuta parrocchia e affidata ai frati Minori, la Vicaria curata potè possedere il proprio nome di Sacro Cuore.

 

Via Cardassi, 15 BARI

Telefono: +39 0805244014


 

La vita della Parrocchia in detta Chiesetta si è sviluppata grandemente fino al giorno 7 Giugno 2013 – festività liturgica del Sacro Cuore di Gesù: giorno in cui la sua sede è stata trasferita, per volontà dell’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci, nella nuova ed ampia Chiesa avente accesso da via Cardassi n. 13 attraverso il portale della preesistente chiesa di S. Scolastica, in adiacenza alla quale la nuova Chiesa è stata edificata sull’area di risulta del vecchio Monastero delle Suore Benedettine: area oggetto di permuta, avvenuta fra la proprietà delle Monache benedettine e le rispettive proprietà della Parrocchia del Sacro Cuore e del Capitolo metropolitano di Bari. Questa grande opera è stata realizzata grazie alla grande forza di don Giovanni Paccione che fu nominato parroco nell’ottobre 1984 da Mons. Magrassi con l’intento di far costruire la nuova Chiesa date le sue doti di valido edificatore di chiese (non solo in senso spirituale ma anche in senso materiale, essendo egli stato capace di costruire il centro parrocchiale di Toritto). Oggi tale comunità è guidata da don Mimmo Falco.

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 9:00 – 19:00

Festivo: ore 7:30 – 9:00 – 10:30 – 12:00 – 19:00

 

Estate

Feriale ore 7:30 – 19:00

Sabato sera ore 19:00

Festivo ore 7:30 – 9:00 – 10:30 – 19:30

 

San Ferdinando

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Sparano, BARI

Telefono: +39 0805214264

E-Mail: sanferdinando.bari@arcidiocesibaribitonto.it

sac.pasquale@tiscali.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 8:30 – 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:30 – 12:15 – 19:00

 

Luglio-Agosto

Feriale ore 8:30 – 19:00

Festivo ore 8:30 - 10:30 – 19:00

San Giuseppe

Il complesso parrocchiale della chiesa di S. Giuseppe occupa un'area dì circa 10.000 mq., il tempio impegna mq. 1658,20; dall'entrata al fondo dell'abside è lunga m. 45; la navata centrale è larga m. 13; quelle laterali m. 5 ciascuna; la larghezza complessiva è di m. 23. L'altezza è di m. 24 per la centrale, mentre quella delle navate laterali è di m. 8. Su queste poggiano i matronei. Il transetto è lungo m. 23 e largo m. 10. Il piano della chiesa si eleva da quello stradale di m. 1,50 ed ha scalinata di 9 gradini.

La chiesa di S. Giuseppe è sorta, abbiamo già detto, su progettazione e direzione dell'ing. Mauro Amoruso-Manzari e con maestranze tutte baresi: l'impresa dei fratelli Nicola e ing. Matteo Ricco fu Nicola, la ditta Giovanni Laricchia, Menzione, Fiore, Fratelli Bollani, Michele Guglielmi, Minghietti-Ranieri, Moffoli, Pizzirani; il prof. Mario Prayer e Gaetano Stella. L'opera riproduce in linguaggio moderno il carattere architettonico del romanico-pugliese del XII secolo. La grande facciata è divisa in tre parti: quella centrale avanzata, due laterali arretrate. La centrale è racchiusa tra due grandi pilastri e suddivisa, a sua volta, da due pilastri centrali e due semipilastri laterali; poggiano su base attica a doppio toro, e sono sormontati da capitelli. Tali divisioni danno luogo alle tre porte su ciascuna delle quali vi è un piccolo timpano. Al di sopra, questi sono divisi, da una corda, dal grande timpano che riempie la seconda parte della facciata. Nei tre timpani inferiori sono affrescati, da sinistra verso destra: l'Annunciazione della Vergine, lo Sposalizio di S. Giuseppe con la vergine, la Natività di Gesù. Nel grande timpano vi è affrescato il ritrovamento di Gesù nel tempio che disputa con i dottori». Tutti gli affreschi sono opera del prof. Umberto Colonna. Al di sopra del grande timpano, vi è un rosone con archivolto che poggia su mensole. Il tutto è sormontato da cuspide terminale, con cornicione ornato da mensole e da archetti ciechi i cui pilastrini poggiano su mensole. Nei pennacchi formati dall'arco della porta centrale con quelli delle porte laterali sono raffigurati gli stemmi degli arcivescovi Giulio Vaccaro e Augusto Curi che furono i fondatori dei tempio. Le due facciate laterali, arretrate rispetto alla centrale, hanno un'alta zoccolatura di lastre di pietra e sono divise da corni in tre parti, Guardando quella di sinistra dal basso in alto, osserviamo: la prima parte ha nel centro una lunga finestra arcuata, con vetri istoriati che rappresentano la processione eucaristica di Lourdes sostante presso gli ammalati; la seconda ha una nicchia, appena accennata, con sovrarco che poggia su mensole; in essa è raffigurato S. Francesco d'Assisi; la terza ha l'aspetto di un contrafforte con tre finestre di altezza degradante dal centro verso il lato. In quella di destra si osserva,, dal basso verso l'alto: nella prima parte vi è una lunga finestra parallela a quella di sinistra e vi è raffigurato S.Giuseppe; nella seconda parte, nella nicchia vi è rappresentato S.Benedetto; nella terza parte, come detto già per quella di sinistra. Gli affreschi furono eseguiti dal prof. Colonna nel 1937. Le pareti laterali esterne hanno, come la facciata, zoccolatura di pietra ma elevazione in tufo, scandita da lesene con capitelli dorici e da finestre ad arco. Il campanile sorge come continuazione del lato destro della chiesa, addossato all'abside e al lato ovest dei transetto. E di forma quadrata. Fino al 1955 era formato da due piani con cuspide. Di fronte alla concorrenza in altezza dei nuovi palazzi che occultavano chiesa e campanile, fu costruito il terzo piano con cuspide; ma fu una concorrenza inutile. Il primo piano, per ogni lato, ha una bifora; gli altri due sono forniti di trifore.

 

Largo Monsignor Augusto Curi, 17 BARI

Telefono: +39 0805531201

E-Mail: sangiuseppe.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

LA PORTA CENTRALE

E' di noce massiccio. Fu costruita e donata dalla Reale Scuola Industriale «Umberto I», come «espressione del progresso artistico di quella scuola» . E' divisa in quattro parti e suddivisa, poi, in 36 pannelli uguali di forma convessa. Ogni pannello è racchiuso in cornice intagliata; finemente intagliato, richiama svariati motivi scultori dell'arte medioevale pugliese. La porta fu costruita su disegno dell'ing. Amoruso, direttore della R. Scuola e sotto la vigilanza dei maestro De Donno, capo officina falegnami della stessa Scuola.

LE PORTE LATERALI

Sono egualmente intagliate come la porta centrale, con 36 formelle rettangolari incavate per ciascuna porta, e riproducono veri motivi simbolici: uva, fiori, foglie, agnelli sormontati da croce, ippogrifi. Le borchie sono di bronzo.

L'INTERNO

E' a croce latina e a tre navate, divise da pilastri sulle cui facce sono addossate semicolonne che, nell'insieme, danno l'impressione di essere colonne a croce lobata.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:30 – 19:00 (il Lunedì solo alle ore 08:30)

Festivo: ore 8:30 – 10:00 – 12:00 – 19:00

 

Luglio-Agosto

Feriale ore 19:00 (il Lunedì alle 08:30)

Festivo ore 8:30 - 10:00 – 19:30

 

Santuario Sant’Antonio

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazzetta S.Antonio 5, BARI

Telefono: +39 0805541070

E-Mail: santantonio.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 09:30 (Solo il Martedì) – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 10:30 – 12:00 – 18:30 – 20:00

 

Estate

Feriale ore 07:30 – 09:30 (Solo il Martedì) – 18:30

Festivo ore 8:00 - 12:00 – 18:30 – 20:00

 

Santa Croce

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazzetta Frati Cappuccini, 2 BARI

Telefono: +39 0805235024

E-Mail: santacroce.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 09:00 – 18:30 – 12:15 – 19:00

Festivo: ore 07:00 – 09:00 – 10:30 - 12:00 – 19:00

 

Luglio e Agosto

Feriale ore 07:30 – 09:00 – 19:00

Festivo ore 07:30 - 09:00 – 10:30 – 19:00

 

Cappella S. Cristoforo (Stazione Ferroviaria Centrale)

Festivo: ore 17:00 (Inverno); ore 17:30 (Estate)

Chiesa S. Giuseppe (Carmelitane Scalze): ore 8:00 (Inverno ed Estate)

Cappella Universitaria Ateneo: ore 8:00 – 12:30 (dal Lunedì al Venerdì, tranne Luglio-Agosto).

 

San Michele Arcangelo

 

 

 

 

 

 

 

Piazza Don Demetrio Magrini, BARI-PALESE

Telefono: +39 0805303452

E-Mail: sanmichele.palese@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 9:00 – 18:30

Festivo: ore 7:30 – 10:00 – 11:30 – 18:30

Estate

Feriale: ore 9:00 – 19:00

Festivo: ore 7:30 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Sant’Alberto

 

 

 

 

 

 

Via Napoli, 408 BARI-PALESE

Telefono: +39 3314333317

E-Mail: santalberto.palese@arcidiocesibaribitonto.it

parroco@santalbertobari.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno (Metà Settembre-Fine Maggio)

Feriale: ore 19:00 (Giovedì-Venerdì)

Festivo: Sabato ore 19:00; Domenica ore 11:00

 

Estate (Inizio Giugno-Metà Settembre)

Feriale: ore 19:00 (Giovedì-Venerdì)

Festivo: Sabato ore 19:00; Domenica ore 19:00

 

Stella Maris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

II traversa Via Vittorio Veneto, BARI-PALESE

Telefono: +39 0805306846

E-Mail: stellamaris.palese@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 09:00 – 11:00 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 09:00 – 19:00

 

Spirito Santo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Napoli, 103  BARI-SANTO SPIRITO

Telefono: +39 0805336131

E-Mail: spirito santo.sspirito@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:00 – 18:00

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 18:00

 

Estate

Feriale: ore 8:00 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00 (Luglio-Agosto ore 20:00)

 

San Nicola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazza Mariano Magrassi, 1 (Zona Catino), BARI

Telefono: +39 0805335072

E-Mail: sannicola.sspirito@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 19:00

 

Natività di Nostro Signore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Catino, 48 BARI-SANTO SPIRITO

Telefono: +39 0805338036 / +393703558133

E-Mail: nativita.sspirito@arcidiocesibaribitonto.it

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 10:30

 

Estate

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 19:30

 

Annunciazione

 

 

 

 

 

 

 

Via Luccarelli, 130 BARI

Telefono: +39 0805042381

E-Mail: annunciazione.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 19:00 (Sabato e Domenica)

 

Estate

Festivo: ore 19:00 (Sabato) - ore 8:30 (Domenica)

 

Cuore Immacolato di Maria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazza Giulio Cesare 13/A, BARI

Telefono: +39 0805427580

E-Mail: cuoreimmacolato.bari@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchiabari@virgilio.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 19:00 (Sabato e Domenica)

 

Estate

Festivo: ore 19:00 (Sabato) - ore 8:30 (Domenica)

 

Maria Santissima Addolorata

 

 

 

 

 

 

Via Giulio Petroni, 125 BARI

Telefono: +39 0805648760

E-Mail: addolorata.bari@arcidiocesibaribitonto.it

donsantinsdc@virgilio.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 08:00-10:00-11:30-18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 08:00-10:00-11:30-19:30

Mater Ecclesiae

 

 

Piazzale Mater Ecclesiae, BARI

Telefono: +39 0805045450

E-Mail: materecclesiae.bari@arcidiocesibaribitonto.it

ORARIO SS MESSA:

Tutto l’anno

Feriale: ore 08:30 – 19:00

Festivo: ore 08:15 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

San Francesco Da Paola

 

Via Lecce, 35 BARI

Telefono: +39 0805569124

E-Mail: fdapaola.bari@arcidiocesibaribitonto.it

fratiminimibari@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: 08:00 – 18:30

Festivo: 08:30 – 10:30 – 12:00 – 18:30

Estate

Feriale: 08:00 – 19:00

San Giovanni Battista

 

 

 

 

 

 

 

Via Arcidiacono Giovanni, 53 BARI

Telefono: +39 0805613445

E-Mail: giobattista.bari@arcidiocesibaribitonto.it

sangiobattista@tiscali.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:45 – 18:30 (il Sabato, ore 19:00)

Festivo: ore 8:30 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Giugno-Luglio-Agosto

Feriale: ore 07:45 – 19:00

Festivo: ore 08:30 – 10:00 – 19:00

Santa Fara

Il 7 dicembre 1938, festa di S. Fara, Mons. Giovanni Anaclerio, delegato dell'Arcivescovo Mons. Marcello Mimmi, benedì e pose la prima petra per la costruzione della Casa e Chiesa di S. Fara. Assistevano alla funzione il prof. Simeone di Cagno Sessa, D. Giovanni Battista Ceci O.S.B., D. Antonio Carucci, l'ingegnere Franco Nonnis Marzano, il costruttore Giuseppe Garibaldi ed altre distinte persone.

 

 

Antico ingresso di Via Bitritto

 

 

Via Bitritto

 

 

 

 

Il suolo su cui stava per sorgere l'opera apparteneva al benemerito prof. Di Cagno Sessa, sulla via provinciale per Bitritto, ora via Gen. Nicola Bellomo, nelle vicinanze del Rione del Policlinico.

Ad un anno di distanza, il 7 dicembre 1939, a cura dello stesso prof. Di Cagno Sessa, era già costruita la futura sacrestia della chiesa con alcuni locali annessi. Detta sacrestia che ora funziona da cappella sin al compimento del tempio, fu arricchita di paramenti sacri e di una preziosa reliquia di S. Fara (parte di osso frontale), donata dal monastero di Faremoutiers. La pala dell'altare maggiore rappresenta S. Fara dell'immagine di Sciacca, opera pregevole del prof. Lanave di Bari.

 

Via Generale Bellomo, 94 BARI

Telefono: +39 0805618236

E-Mail: santafara.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Tutto l’anno

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Santa Maria Maddalena

 

 

 

Via Grimoaldo degli Alfaraniti, 1 BARI

Telefono: +39 0805041295

E-Mail: maddalena.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:30 – 19:00

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:30

 

Vicaria Perpetua San Vincenzo de' Paoli e Santa Luisa de' Marillac

 

 

 

 

 

 

Piazza G. Cesare, 11 BARI

Telefono: +39 0805592513

E-Mail: vincenzodepaoli.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 07:30

Festivo: ore 08:00 – 10:-00

Buon Pastore

 

 

 

 

Viale Enaudi 2/A, BARI

Telefono: +39 0805019628

E-Mail: buonpastore.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:30 – 19:00

Festivo: ore 09:00 – 11:00 – 19:00

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 09:00 – 11:00 – 19:00

In agosto la messa della 11:00 è soppressa

 

San Ciro

 

 

 

Piazza G.A. Pugliese (Mungivacca)

Telefono: +39 0805481234

E-Mail: sanciro.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno (1° Domenica di Ottobre - Ultima di Giugno)

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Estate (1° Domenica di Luglio - Ultima di Settembre)

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 09:00 – 11:00 – 19:00

 

San Marcello

 

 

 

 

 

 

Via Re David, 202 BARI

Telefono:  +39 080 5575519

+39 080 5561024

E-Mail: sanmarcello.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 09:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 19:30

San Pasquale

 

 

Via Pisacane, 56 BARI

Telefono:  +39 080 5424176

E-Mail: sanpasquale.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 8:30 – 19:00

Festivo: ore 7:00 – 8:30 – 10:00 – 12:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 7:30 – 8:30 – 19:00

Festivo: ore 7:00 – 8:30 – 11:00 – 19:00

 

Sant’Andrea

 

 

 

 

 

Via Bissolati, 1 BARI

Telefono:  +39 080 5019377

+39 0805021930

E-Mail: santandrea.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:15 – 18:30

Festivo: ore 7:30 – 9:00 – 10:30 – 12:00 – 18:30

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 7:30 – 9:00 – 19:00

 

Santa Maria delle Vittorie

 

Il 24 giugno 1956 l'arcivescovo Marcello Mininni,  per assicurare le cure pastorali agli abitanti del Rione Carrassi in forte sviluppo edilizio e demografico, eresse una nuova parrocchia che ebbe sede nella chiesa dei Carmelitani dell'Antica Osservanza da cui il titolo si Santa Maria delle vittorie.

Poiché, col tempo, la chiesa non era più sufficiente alle esigenze pastorali dei numerosi fedeli che la frequentavano, il 1marzo 1980 fu posta la prima pietra per un nuovo complesso parrocchiale. La nuova chiesa fu consacrata il 9 luglio 1982 dall'arcivescovo Mariano Magrassi. Il Complesso parrocchiale è dotato di aule catechistiche, di un'aula magna, di campetto sportivo.

 

Corso Croce Benedetto, 180 BARI

Telefono: +39 0805425149

+39 0805424484

E-Mail: smvittore.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 07:30 – 09:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 09:30 – 11:30 – 19:00

 

Estate (17 Luglio - Metà Settembre)

Feriale: ore 19:00 (Compreso il Sabato)

Festivo: ore 08:00 – 20:00 (Solo Domenica)

 

Santissimo Sac ramento

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Pasubio, 85 BARI

Telefono: +39 0805425512

E-Mail: sacramento.bari@arcidiocesibaribitonto.it

ss.sacramento-bari@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 9:00 – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 09:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 19:00

 

Madre della Divina Provvidenza

 

 

 

 

 

Piazzetta Padre Giovanni Semeria, 2 BARI

Telefono: +39 0805376072

+39 0805270113

E-Mail: divinaprovvidenza.bari@arcidiocesibaribitonto.it  divinaprovvidenza@fastwebnet.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 10:00 – 18:00

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 11:30 – 18:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:00 – 11:00 – 19:00

 

San Gabriele dell’Addolorata

 

 

 

 

 

 

 

Via Carlo Massa 2/A, BARI

Telefono: +39 0805372711

E-Mail:  sangabriele.bari@arcidiocesibaribitonto.it

sangabrielebari@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 07:30 – 10:00 – 11:30 – 18:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 07:30 – 10:30 – 19:00

 

San Giovanni Bosco

 

 

 

 

 

Via Giulio Cozzoli, 2 BARI

Telefono: +39 0805371482

E-Mail:  giobosco.bari@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchia.donbosco@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 8:00 – 10:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:30

 

San Paolo Apostolo  

Piazza Romita, BARI

Telefono: +39 0805371063

E-Mail:  sanpaolo.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 08:00 – 10:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:00 – 19:00

 

San Pio X

 

 

 

 

 

Via B. Buozzi, 28/C BARI

Telefono: +39 0805740490

+39 0805759214

E-Mail:  sanpiox.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale ore 19.00

Festivo ore 8.00 - 10.00 - 19.00

 

Estate

Feriale ore 19.00

Festivo ore 8.00 - 19.00

 

Santa Famiglia

 

Via Martin Lutero, 13 BARI

Telefono: +39 0805621352

E-Mail:  sfamiglia.bari@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchiafamiglia@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 12:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00

Resurrezione

Via Caldarola, 30 BARI

Telefono: +39 080 5549759

E-Mail:  resurrezione.bari@arcidiocesibaribitonto.it

resurrezionebari@virgilio.it

           

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 19:00 (Tranne il Lunedì)

Festivo: ore 08:00 – 11:00 – 19:00

 

Estate (Luglio e Agosto)

Feriale: ore 19:00 (Tranne il Lunedì)

Festivo: ore 08:00 – 19:00

San Francesco d'Assisi

Piazza S. Francesco d'Assisi, 5 BARI

Telefono: +39 080 5534856

+39 080 5501444

E-Mail:  francescoassisi.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00 - 18:30

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 08:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 11:00 – 19:00

 

Inverno / Estate (Feriale/Festivo): ore 6:45 (Cappella Suore Beata C. Merloni)

San Luca

 

Via Guglielmo Appulo, 4 BARI

Telefono: +39 080 5546391

E-Mail:  
sanluca.bari@arcidiocesibaribitonto.it

sanlucabari@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 08:00 – 11:00 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:00 – 11:00 – 19:00

San Marco

 

 

Via Caldarola, 50 BARI

Telefono: +39 080 5545301

E-Mail:  sanmarco.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00 - 19:00

Festivo: ore 08:00 – 09:30 – 11:00 – 12:15 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 19:30

San Sabino

 

 

Viale Caduti del 28 luglio 1943, 5 BARI

Telefono: +39 080 5588183

E-Mail:  ansabino.bari@arcidiocesibaribitonto.it

info@parrocchiasansabino.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 10:30 – 11:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 19:00

San Benedetto

Via Madonna della Stella, 56  BARI-SAN GIORGIO

Telefono: +39 080 5493067

E-Mail:  sanbenedetto.bari@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 12:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 09:00 – 19:00

San Nicola

 

Via Monte Grappa, 19  BARI-TORRE A MARE

Telefono: +39 080 5430044

E-Mail:  sannicola.tor@arcidiocesibaribitonto.it

fabio.carbonara78@gmail.com

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 20:00

Chiesa Salvatore

 

Via R. Perrone, 2  BARI-LOSETO

Telefono: +39 080 5002244

E-Mail:  salvatore.loseto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 09:30 – 18:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 19:30

Chiesa  San Giorgio Martire

 

 

Piazza De Ruggiero  BARI-LOSETO

Telefono: +39 080 5001079

E-Mail: sgiorgio.loseto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00

Festivo: ore 11:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 08:00

Festivo: ore 10:00

Madonna di Pompei · X Vicaria

 

Via Vittorio Veneto, 124 BARI-CARBONARA

Telefono: +39 080 5035220

E-Mail: madonnapompei@arcidiocesibaribitonto.it

madonnadipompei.car@email.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 19:00 (Tranne il Lunedì)

Festivo: ore 08:00 – 11:00

 

Estate (Luglio e Agosto)

Feriale: ore 19:00 (Tranne il Lunedì)

Festivo: ore 08:00

 

Beata Vergine del Santissimo Rosario in San Nicola

Via Manzoni, 15 BARI-CARBONARA

Telefono: +39 080 5650576

+39 335 461283

E-Mail: rosariosnicola.carbonara@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 07:30 – 11:00

 

Estate

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 07:30

Sant'Antonio da Padova

 

Via Giulio Petroni  BARI-CARBONARA

Telefono: +39 080 5655007

E-Mail: santonio.carbonara@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:30 – 11:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 09:00 – 19:30

Santa Maria del Fonte

Piazza Santa Maria del Fonte  BARI-CARBONARA

Telefono: +39 080 5650198

E-Mail: mariafonte.carbonara@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 07:30 – 19:00

Festivo: ore 07:30 – 09:30 – 11:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 07:30 – 19:00

Festivo: ore 09:00 – 10:00 - 19:00

Santa Maria del Campo e della Pietà

 

Piazza Santa Maria del Campo  BARI-CEGLIE DEL CAMPO

Telefono: +39 080 5650419

+39 080 5650350

E-Mail: mariadelcampo.ceglie@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchiacampo@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale

S. Maria del Campo: ore 18.30

S. Maria della Pietà: ore 08.00 (Sabato ore 17.30)

Festivo

S. Maria del Campo: ore 10.00 - 18.30

S. Maria della Pietà: ore 08.00 - 11.00

 

Estate

Feriale

S. Maria del Campo: ore 19.00

S. Maria della Pietà: ore 8.00 (Sabato ore 18.00)

Festivo

S. Maria del Campo: ore 10.30 - 19.00

S. Maria della Pietà: ore 8.00

 

Ospedale Di Venere

Feriale

Sabato: ore 18.30 (Inverno ed Estate)

Festivo: ore 10.30 (Inverno ed Estate)

Santa Rita

 

Via dello Scoglio  BARI-CEGLIE DEL CAMPO

Telefono: +39 080 5038133

E-Mail: srita.ceglie@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 08:00– 10:00 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:30 - 19:00

Chiesa di San Nicola

Via Grumo, 15 BINETTO

Chiesa di Santa Maria Assunta

Edificata tra il 1198 e il 1203, presenta una spoglia facciata a capanna munita di tre portali con archi a tutto sesto e un semplice oculo, sormontato da una monofora in corrispondenza del portale centrale. Nelle nicchie lungo la fiancata sinistra sono collocate alcune statue in pietra.

L'interno, a tre navate absidate, è scandito da pilastri in conci di pietra che reggono la volta a crociera della navata centrale. L'originaria pianta rettangolare è stata alterata da manomissioni tarde, quali la costruzione di alcune cappelle laterali e la riedificazione del presbiterio nel Settecento. Vi sono custoditi un fonte battesimale cinquecentesco, un'acquasantiera e alcuni affreschi databili tra il XIV e il XVII secolo.

Largo Chiesa, 1 BINETTO

Telefono: (+39) 080 7839444

Cattedrale di San Michele Arcangelo

La Cattedrale di San Michele Arcangelo di Bitetto è il principale monumento del paese. Massimo esempio dello stile romanico pugliese, la Cattedrale è stata edificata tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII e notevoli sono le analogie con il Duomo della vicina Bitonto. Della facciata spicca il portale maggiore con ai lati due maestosi leoni ed una serie di decorazioni che raffigurano alcune scene essenziali della vita di Cristo. Nella parte sinistra della facciata troviamo il campanile in stile barocco. Al suo interno, invece, convivono un corpo centrale a croce latina d’epoca romanica e le cappelle laterali settecentesche che corrono lungo il perimetro dell’edificio.

Di particolare interesse artistico vi segnaliamo la pregevole statua in argento che raffigura l’Arcangelo Guerriero che trionfa sul drago demone; realizzata a Napoli nel 1719. Mente sull’altare maggiore in marmi policromi, posizionato nell’ampio coro è possibile ammirare la seicentesca tela dipinta dal pittore Carlo Rosa e che raffigura la Vergine Assunta e l’Arcangelo Gabriele. Una bellissima tela ottocentesca raffigurante l’ultima cena si trova invece nell’altare centrale della settecentesca cappella del Santissimo Sacramento.

Piazza del popolo, BITETTO

Telefono: +39 0809921028

E-Mail: info@parrocchiabitetto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Festivi:  08:00 – 09:30 – 11:00- 19:00

Feriali e Prefestivi: 09:00 – 18:00 (ora solare) 19:00 (ora legale);

 

Battesimi
Le celebrazioni dei battesimi si svolgono la 2° e 4° domenica del mese.
Per l’ iscrizione basta rivolgersi al Parroco 15 giorni prima della data scelta portando il certificato di nascita dell’ufficio anagrafe.

 

Chiesa di San Domenico

Situata in piazza Umberto I, la Chiesa di San Domenico risale al 1598, quando nella zona presbiteriale della nuova fabbrica fu inglobata l'antica cappella di Santa Maria e San Giovanni Battista dell'XI secolo. Ben poco è rimasto dell'edificio originale, la chiesa infatti ha subito, nel corso del tempo, notevoli rimaneggiamenti che hanno compromesso gravemente l'aspetto originario delle decorazioni e degli stessi arredi. Molto interessanti risultano alcune opere pittoriche conservate all'interno della chiesa.

Piazza Umberto I, BITETTO

Chiesa di Santa Maria la Veterana

Situata in Corso Garibaldi, la Chiesa di Santa Maria La Veterana è uno degli edifici di culto più antichi della città. Appartenuto con alterne vicende ai Padri Conventuali, oggi non c'è più traccia del monastero annesso. La chiesa presenta una facciata spoglia, ingentilita solamente sul lato destro dal campanile eretto sul portale principale e addossato ad edifici successivi. L’interno è diviso in tre navate da pesanti archi: a tutto sesto nella prima campata e a sesto acuto nelle altre due. Inoltre una cornice della modanatura corre lungo i muri sopra gli archi e si interrompe presso la prima campata. Tutto ciò a testimonianza del fatto che l'edificio ha attraversato almeno due fasi di costruzione. Di pregevole fattura sono gli affreschi presenti lungo le pareti interne della chiesa, riguardanti le Storie della Vergine, le Storie di Cristo e il Giudizio Universale. Nella nicchia dell'altare maggiore c'è una statua policroma di legno raffigurante la Vergine; vi è anche ospitato, dopo un recente restauro, un paliotto con pitture su cuoio presumibilmente di origine cipriota, un tabernacolo ligneo del XVIII° secolo ed una statua di pregevole fattura raffigurante Sant'Ignazio di Loyola.

 

Piazzetta Santa Maria, BITETTO

Telefono: (+39) 080 990609

Il Convento del Beato Giacomo

Il Convento fondato nel 1432, per circa due secoli è stato abitato dai frati minori osservanti e ceduto nel 1625 ai frati minori Riformati. Oggi si presenta come un notevole complesso architettonico costituito: dalla bellissima chiesa seicentesca, un piccolo scrigno d'arte con il suo stupendo altare in legno dorato opera del frate fr Giuseppe da Soleto; dal chiostro con i suoi affreschi; dal convento che ha subito notevoli rifacimenti dal 1400 al 1800; da un ampio parco verde all'interno del quale è presente la Via Crucis, la grotta della Madonna, la cappella dell'estasi e la cascata con la statua di san Francesco.

Il due alberi del Beato

La devozione popolare ha coinvolto, soprattutto nel passato, anche due alberi, che sarebbero stati piantati dal Beato. Il primo può essere osservato dal giardinetto accanto all’ingresso del santuario. Era un ginepro. Che sarebbe cresciuto dal bastone di fra Giacomo. Mentre coltivava il giardino. Le sue coccole, abbrustolite e polverizzate, erano somministrate come pozioni miracolose alle gestanti e ai malati gravi. Seccò il secolo scorso.

Il secondo albero si trova nel chiostro. Era un arancio selvatico che il Beato piantò il 1485, come si rivela dall’iscrizione latina che corre intorno sull’epistilio. Nel 1750, come si dice nella stessa iscrizione fu costruita l’elegante struttura ottagonale, scandita dai pilastrini con le basi scolpite a disegni diversi. L’albero fornì i suoi frutti, che venivano distribuiti ai devoti, fino al 1930 circa, quando seccò per colpa di una improvvida potatura.

 

SP1, BITETTO

Telefono: +39 0809921063

E-Mail: info@beatogiacomo.it

 

ORARIO SS MESSA:

Apertura santuario nei giorni feriali:

06:30 - 12:30; 16:00 - 21:30

 

Apertura santuario nei giorni festivi

07:30 - 13:00; 16:00 - 21:30

 

Celebrazioni Eucaristiche

Festivi: ore 8:00; 10:00; 11:30; 18:00; 20:00

Feriali: ore 7:00; 19:00

 

Dal lunedì al sabato

Ore 6:45 Invocazione dello Spirito Santo

Silenzio e Meditazione della Parola di Dio

Ore 7:00 Celebrazione eucaristica

Ore 7:30 Lodi mattutine

Ore 16:00 Ufficio delle Letture

Ore 19:45 Vespro e meditazione

 

Domenica

Ore 9:00 Lodi mattutine

 

Appuntamenti mensili

Ogni 11 del mese, ore 19:00 Fiaccolata mariana

Ogni 27 del mese, ore 19:00 Celebrazione eucaristica in onore del Beato Giacomo

Ogni 3° giovedì del mese, ore 20:00 Adorazione eucaristica comunitaria

Ogni 3° venerdì del mese, ore 19:00 Celebrazione eucaristica con l’associazione Figli in Paradiso.

 

Chiesa di San Marco, ormai distrutta

BITETTO

Chiesa di San Rocco

Via Beato Giacomo, 14 BITETTO

tel. 080 9921028

Chiesa di San Rocco vecchio, abbandonata nel XVIII secolo

BITETTO

Chiesa di Santa Maria Mater Domini

BITETTO

Chiesa e monastero di Santa Chiara, soppresso agli inizi del XIX secolo a causa dello scarso numero di monache.

BITETTO

Chiesa della Vergine Benedetta

BITETTO

Chiesa di Maria Maddalena

La fondazione della chiesa dovrebbe risalire alla seconda metà del XIII secolo, quando gli Angioini divulgarono anche in queste contrade il culto provenzale della Maddalena. L'edificio attuale fu costruito invece nel 1870. da aggiungere che la chiesetta è chiusa dal 1980, in seguito alle gravi lesioni provocate dal sisma del 23 novembre di quello stesso anno. Dopo lavori di consolidamento effettuati nel 1990 ancora oggi dopo 20 anni e ancora chiusa ed abbandonata.

Via Annunziata, 39 BITETTO

Telefono: +39 0809921028

Chiesa di San Giuseppe

La chiesa intitolata a San Giuseppe è un piccolo edificio ubicato lungo la vecchia via per Sannicandro, sviluppatosi intorno ad un'antica edicola. La fondazione della chiesetta è avvolta da un alone di leggenda, che vedrebbe protagonista il conte Giangirolamo d'Aragona, detto il Guercio di Puglia.In un suo viaggio ( 1646 circa), da Acquaviva a Bitonto, egli attraversò Bitetto percorrendo la via vecchia di Sannicandro, appena superato il convento dei Padri Domenicani, proprio di fronte al giardino del canonico don Filippo de Specie, fu disarcionato da cavallo correndo un grave rischio per la propria vita. 
Scampato alla disgrazia, il conte riferì d'essere stato miracolato dalla Madonna, la cui immagine era affrescata su un muro prospiciente il luogo in cui era caduto; si trattava di una piccola edicola, nella quale era dipinta l'effigie della Vergine con la figura del suo devoto: un canonico di nome Filippo. In atto di gratitudine il conte fece erigere la chiesetta che, nel 1818, fu dedicata a San Giuseppe. L'antico affresco della Vergine, risalente al XVII secolo e di cui parla la leggenda, è stato inglobato in una teca al centro dell'altare maggiore.

 

Via San Giuseppe, BITETTO

 

Cappella della Madonna delle Grazie

Via Madonna delle Grazie,  BITETTO

 

Chiesa del Monte di Pietà

 

Via Vescovado,  BITETTO

Telefono: +39 080 9921028

 

Chiesa San Michele Arcangelo

Piazza del Popolo, BITETTO

Telefono: +39 080 9921028

Cattedrale di Bitonto

La cattedrale di Bitonto dedicata a santa Maria Assunta, è stata innalzata nel centro della città tra l’XI e il XII secolo. La costruzione, in stile romanico pugliese su modello della basilica di San Nicola di Bari è considerata la più completa e matura espressione del romanico pugliese anche per il portale riccamente scolpito e per il rosone, il primo in Puglia con sovrarco sormontato da una sfinge e fiancheggiato da due leoni su colonnine pensili. La struttura doveva essere preceduta da un portico come attestano i resti di imposte d’archi sui piloni della facciata ma in realtà non fu mai costruito.
La facciata si presenta tripartita da lesene per tutta l’altezza ed è dotata di tre portali uno per ogni navata. Quello centrale, riccamente scolpito, presenta un doppio archivolto, ornato con figure animali e vegetali, su cui si erge un sovrarco, riccamente scolpito con foglie d’acanto e sormontato da un pellicano, uccello che, nella leggenda, offre il suo cuore ai figli affamati, e simboleggia pertanto la generosità della Chiesa . Il sovrarco è retto da una coppia di grifoni di pietra che tengono una preda fra gli artigli. Il tutto è a sua volta sostenuto da colonne, terminanti con capitello corinzio, poggianti su due leoni in pietra di dimensioni reali. Nell’architrave sono scolpiti a bassorilievo, Annunciazione, Visitazione, Epifania, Presentazione di Gesù al Tempio. Nella lunetta infine è rappresentata, sempre in bassorilievo, un’Anastasis. I restanti due portali sono più piccoli di quello centrale ma presentano entrambe stipiti ed architrave scolpiti e lunetta ad arco falcato. Il registro superiore della facciata è incorniciato da archetti pensili ed è arricchito con quattro bifore: una nelle sezioni laterali mentre le altre due sono affiancate nella sezione centrale. Queste due sono arricchite con due colonnine che sostengono il rispettivo sovrarco. 

I lati perimetrali
Il fianco meridionale che si affaccia sulla piazza, presenta un loggiato formato da sei esafore, con colonnine e capitelli scolpiti con protomi umane tutte differenti tra loro. Sotto ogni esafora si apre una profonda arcata, ognuna delle quali presenta un finestrella ogivale, tranne l’ultima, che presenta un portale detto Porta della scomunica: da qui papa Gregorio IX scomunicò infatti Federico II accusandolo di essere sceso a patti con il sultano Al Kamil durante la crociata del 1227. Sopra il portale si erge una monofora chiusa da transenna. Il tetto delle navate laterali segue il profilo dell’ala, cosicché la navata centrale è delimitata nella parte alta da due pareti esterne. La testata meridionale differisce dall’altra per la presenza di un rosone, anch’esso, come quello della facciata, con sovrarco sormontato da una sfinge e retto da due grifoni ma, rispetto a quest’ultima, meno scolpito e decorato. Affiancato alla testata settentrionale del transetto è il campanile, rifatto in tempi recenti dopo che quello originale è stato più volte rimaneggiato: nel 1486-88 e nel 1630.

L’interno, con pianta a croce latina è diviso in tre navate ciascuna terminante con un’abside semicircolare. Come molte chiese pugliesi, anche la cattedrale di Bitonto è stata rivestita nel XVIII secolo da stucchi e decori barocchi, ma l’aspetto originario venne ripristinato nel corso dei restauri ottocenteschi. Ai lati dell’abside centrale, più grande di quelle laterali, si notano due pilastri che avrebbero dovuto sostenere una cupola mai costruita. La navata centrale e il transetto sono coperti da un soffitto a capriate lignee con decorazione policroma, mentre le navate laterali, sormontate da matronei, sono coperte con volte a vela. La navata centrale è separata dalle altre con sei colonne a capitello corinzio su cui poggiano sei archi falcati. Sopra i sei archi sono presenti sei trifore che decorano i matronei. Sotto la seconda arcata destra si trova la monolitica vasca battesimale. Essa è ricamata con arcatine che presentano motivi vegetali ed è sostenuta da una colonna decorata con arcatine a motivi vegetali diversi dalla vasca. Di particolare pregio è il capitello nella fila di sinistra, raffigurante lascesa e la discesa di Alessandro Magno sul carro trainato da due grifoni. Il pulpito in marmo è la ricostruzione settecentesca di pezzi erratici dell’ambone e del ciborio di Gualtiero da Foggia (1240). Si presenta come una cassa rettangolare sostenuta da quattro colonne. La facciata anteriore è composto da frammenti scultorei di grande qualità e presenta motivi geometrici e vegetali e vetri colorati. Un pezzo importante è l’ambone scolpito e decorato con intagli e trafori di grande qualità.

Piazza Cattedrale, 19 BITONTO

  +39 080 3752100

 

L’ambone
Tra le opere d’arte contenute nella chiesa va evidenziato l’ambone L’ambone, oggi sistemato sul lato destro della navata centrale, ma in origine posto tra le ultime due colonne a sinistra della stessa navata è uno dei pezzi più importanti della cattedrale. Realizzato quasi interamente in marmo, possiede un lettorino riccamente scolpito con preziosi intagli e trafori, a cui si appoggia la scultura di un’aquila, sostenuta da una cariatide umana. Sull’ambone sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti e sul parapetto della scala gli imperatori svevi Federico I Barbarossa, Enrico VI, Federico II e suo figlio Corrado. L’iscrizione posta sotto il lettorino (HOC OPUS/FECIT NICOLAUS/SACERDOS ET MAGIS/TER ANNO MILLESIMO/DUCENTESIMO VICESIMO/NONO IDICTIONIS SECUNDE) attribuisce la realizzazione dell’ambone al prete Nicola, che partecipò anche alla costruzione del campanile della cattedrale di Trani, e lo data al 1229. Un altro fattore importante è la tecnica di lavorazione molto avanzata e non riscontrabile in altri pezzi di altre chiese pugliesi. Questo avvalora l’ipotesi della presenza di una scuola d’arte molto importante nel centro bitontino. 

La cripta
Al di sotto della chiesa maggiore si estende la cripta , coperta da volte a crociera, sostenute da 36 colonne di riuso con capitelli decorati con motivi zoomorfi e fitomorfi. Dalla cripta si accede alla chiesa paleocristiana che
conserva i resti di una chiesa precedente (V-VI secolo). Gli scavi hanno portato alla luce blocchi calcarei databili tra il IX e il X secolo ). I pavimenti della chiesa più antica, a causa della sua lunga frequentazione, subirono diversi restauri, uno dei quali comportò il rifacimento in grandi tasselli calcarei. È stato rimesso in luce un mosaico dell’XI secolo rappresentante un grifone, realizzato con la tecnica dell’opus sectile. e risalente all’XI secolo e in ottimo stato di conservazione, la cui doppia natura (corpo di leone e testa di aquila) simboleggia la natura umana e divina di Cristo Secondo gli storici inoltre è plausibile l’ipotesi che la cripta sia stata a sua volta costruita sui resti di un’altra chiesa. Negli scavi sono stati rimessi in luce anche reperti di epoca precristiana, quali alcune ceramiche protostoriche e delle monete di epoca romana.

 

 

ORARIO SS MESSA:

INVERNO

Lunedì – Sabato: ore 9:00 – 18:30
Domenica ore 8:00 -10:30 – 18:30

 

ESTATE

Lunedì - Domenica ore 9:00 - 19:00

 

Confessioni:

Martedì - Venerdì ore 10:30 – 12:00 – 17:00 – 18:30

 

Visite del Succorpo:

Lunedì – Sabato ore 10:00 – 12:30 – 15:30 – 18:00

Giovedì  CHIUSO (previa prenotazione)

Domenica  ore 12:00 – 13:00 – 15:30 – 18:00

 

Chiesa di San Francesco d’Assisi

Sorse nell’ambito di Piazza della Minerva ove esisteva una cappella romanica dedicata a S. Maria Mater Domini, la quale fu demolita nel 1306 per far posto alla nuova costruzione.

Secondo la tradizione, la chiesa è stata innalzata, come testimonianza della visita, nel 1222, di san Francesco d'Assisi con il suo confratello Luca da Bitonto, primo provinciale dei francescani in Terra Santa.. La chiesa fu costruita sull'acropoli di Bitonto sulle rovine del tempio romano di Minerva.

La costruzione ebbe inizio nel 1283 sotto la direzione di Sergio Bove e con il beneplacito di Carlo d'Angiò e venne consacrata nel1284 dal vescovo Leucio. A lui forse appartiene la lastra sepolcrale con l'effigie di vescovo che oggi funge da architrave della finestra absidale. Il tempio venne affidato ai frati francescani che vi costruirono subito un convento. Di questo è rimasto soltanto il chiostro del XV secoloche oggi si trova inglobato nel palazzo del seminario vescovile.

La chiesa venne originariamente costruita con una navata unica, e con il tetto costituito da capriate in legno. Nei secoli seguenti vennero poi costruite delle cappelle sui due lati della chiesa ed oggi esistono altari e tombe risalenti al XVI secolo e al rinascimento.

L'adiacente convento nel 1734 fu utilizzato come ospedale durante la battaglia di Bitonto e venne chiuso in seguito al decreto di Gioacchino Muratnel 1809. Nel 1842 la chiesa subì notevoli lavori di ristrutturazione e consolidamento e l'originaria copertura dell'abside venne sostituita da una cupola. Fu restaurata nel 1993, recuperando la pavimentazione, l'altare e alcuni dipinti. Oggi è sede di attività musicali ed a breve sarà dotata di un museo diocesano di grande interesse storico ed artistico.

Piazza Minerva, BITONTO

 

La facciata, in stile tardo romanico, è la parte più antica della chiesa ed è anche quella meglio conservata. Essa si trova al sommo di una scalinata che ne mette in rilievo la struttura imponente.

Ad essa sono affiancati due strutture innalzate in epoche differenti, ma facenti sempre parte dell'edificio religioso: sulla sinistra un grande cappellone cinquecentesco a forma cubica sulla quale spicca una cupola addossata alla facciata stessa. Sulla destra il campanile di epoca seicentesca.

Il portale, che termina con un arco a sesto acuto, presenta un doppio archivolto arricchito con sculture di foglie e pigne; mentre quello superiore poggia su lesene, l'altro è sostenuto due colonnine terminanti in capitelli. Sopra il portale sono collocati stemmi della famiglia Bove, che edificò la chiesa.

Sul registro superiore della facciata, in direzione del portale si trova una elegante trifora che conferisce un segno di levità al complesso massiccio della facciata. Essa è sorretta da colonnine ed è racchiusa in un grande arco a sesto acuto di chiara influenza francese (gotico tolosano). Più in alto ancora, sempre in direzione del portale è possibile notare una finestra del XV secolo che andò a sostituire l'antico occhio strombato.

Il campanile è diviso in tre sezioni e termina con una cupola piramidale a bulbo. All'ingresso della struttura è incisa la frase: SANCTUS IMMORTALIS, SANCTUS DEUS FORTIS, MISERERE NOBIS. Le tre sezioni sovrapposte del campanile sono di notevoli dimensioni e di pianta rettangolare. Il primo cappellone a destra è arricchito con alcuni affreschi che ritraggono la Vergine col bambino e San Francesco. Altri stanno tornando alla luce grazie ai restauri. Probabilmente fanno parte dell'antica chiesetta di Santa Maria Maddalena oggi tutt'uno con l'attuale.

La chiesa presenta alcuni altari del cinquecento nei quali erano inserite opere di Gaspar Hovich e Carlo Rosa, oggi esposte presso la pinacoteca vescovile.

Il presbiterio contiene alcune sculture risalenti al tardo medioevo e verosimilmente risalenti ai tempi di costruzione della chiesa. La sacrestia è costituita da due ambienti risalenti al XVIII secolo ed è arredata con mobilio dell'epoca.

 

Chiesa di San Gaetano

La chiesa di San Gaetano fu eretta nel 1609 a Bitonto sull'antico palazzo dell'Universitas, in piazza Cavour. L'opera, commissionata dai Teatini, originariamente denominata San Niccolò ai Teatini, e realizzata secondo il progetto architettonico di Dionisio Volpone di Parabita, si presenta in stile barocco. La struttura fu consacrata solo nel 1730 ad opera del vescovo Luca Antonio della Gatta.

La severa facciata in bugnato è preannunciata da un'ampia scalinata e divisa in due ordini da una cornice marcapiano e sormontata da un grande timpano. Il primo dei due, più ampio, presenta il portale, sormontato da un timpano spezzato da una piccola nicchia. Nel secondo piano si erge un grande finestrone centrale sormontato da un timpano e decorato con una lineare balaustra posta a livello della cornice marcapiano che non ne va ad alterare la funzione ma anzi la arricchisce. La facciata del primo piano è divisa da sei lesene, di cui le quattro centrali continuano nel second'ordine dell'edificio. Alcune nicchie prive di decorazione scultorea attestano l'incompiutezza dell'edificio. Più in alto si nota lo stemma dei Teatini.

Piazza Cavour, BITONTO

A fine Luglio 2017 dopo ben 10 anni di lunghi restauri, l’edificio è stato riportato al suo antico splendore.

 

La chiesa è composta da un'unica navata terminante in tre absidi tra cui quello centrale, più grande. L'aula interna è delineata da quattro arcate per lato in cui si aprono altrettante cappelle. Notevole è la prima cappella sulla destra, già di patronato della famiglia Sylos-Sersale, dove spicca un altare barocco riccamente decorato realizzato nel 1696 in pietra leccese.Al centro del prezioso altare vi è una tela raffigurante la nascita della Vergine di incerta attribuzione (Nicola Gliri oppure Andrea Miglionico).

Sulla controfacciata e sulle alte pareti della navata sono affrescati molti Santi fra cui san Patrizio e san Gregorio. Sul soffitto ligneo, dipinto dal pittore bitontino Carlo Rosa, sono illustrate alcune scene della vita di san Nicola di Bari, san Gaetano e sant'Andrea Avellino.

La navata è illuminata dal finestrone centrale della controfacciata e da otto finestre, quattro per lato. Sulle pareti del lato destro ove si affacciano le quattro finestre vi sono affreschi raffiguranti: san Giovanni Crisostomo, san Girolamo, san Martino, sant'Arsenio, san Cipriano, san Crescenzio, san Mariano, san Luca. Negli spazi tra l'arco trionfale, sopra lo stemma dei Teatini, e il soffitto sono affrescate le figure di san Paolo e san Pietro mentre sulle pareti sinistre sono affrescati alla stessa maniera delle pareti destre: san Giacomo apostolo, san Policarpo, sant'Ignazio, sant'Urbano, san Silvestro, san Basilio, sant'Ambrogio e sant'Agostino.

 

Chiesa del Crocifis

Fu costruita a partire dal 1664 a est del centro abitato su commissione del vescovo Alessandro Crescenzi. Il disegno architettonico è dell'artista bitontino Carlo Rosa, che insieme ai suoi allievi realizzò anche gli affreschi interni.

La chiesa fu edificata sul luogo dove vi era l'antica edicola con l'affresco della Crocifissione, opera del Rapestingo. L'affresco era ritenuto miracoloso, come testimoniano i numerosi ex voto che ancora oggi si vedono sull'antico muro che sporge nella Cappella della Vergine dei Sette dolori. Il luogo era stato donato con il testamento del 20 maggio 1529 da un certo Vincenzo de Riccis al Capitolo della cattedrale di Bitonto insieme all'annesso podere, a condizione che fosse incrementata la devozione dell'immagine sacra del santissimo Crocifisso. A seguito dell'aumento di devozione nei confronti dell'immagine sacra, l'edificio originario era divenuto insufficiente alle esigenze di culto.

Nel 2014 la parrocchia di San Silvestro, che da 40 anni ha come sede la Chiesa del Crocifisso mentre precedentemente era situata nel centro storico della città, ha festeggiato 9 secoli, 30 anni dall'inizio del sacerdozio dell'attuale parroco e il 350º anniversario dalla consacrazione della stessa Chiesa del Crocifisso, benedetta dal vescovo Tommaso Acquaviva, nel 1664. Inoltre, in occasione dell'evento, sono state presentate anche tre nuove opere pittoriche che il maestro Vito Cotugno ha donato alla comunità parrocchiale e che si aggiungono al numeroso patrimonio pittorico della seicentesca Chiesa.

 

Via Vecchia Cappuccini, BITONTO

 

La chiesa presenta un'originale pianta a croce greca con cupole in asse ricoperte di chianchette secondo modelli architettonici usuali nelle chiese rurali pugliesi. Delle tre porte previste dal progetto originario, quelle in corrispondenza del transetto sono state chiuse poco tempo dopo la consacrazione della chiesa (1671).

Il registro inferiore della facciata riecheggia i modelli classici, con lesene doriche e cornice a metope e triglifi che inquadrano un portale con timpano a volute. Il registro superiore presenta uno stile più vicino all'architettura barocca: su una cornice spezzata su si innestano colonne ioniche che reggono un timpano curvilineo; lo spazio è scandito dalla finestra centrale con timpano triangolare.

L'interno, interamente affrescato, presenta volte a botte che si intersecano in corrispondenza della cupola.

La decorazione pittorica è opera di Carlo Rosa e degli allievi Nicola Gliri, Giuseppe Luce e Vitantonio de Filippis, che dopo la sua morte ne completarono il progetto.

I ciclo di dipinti presenta immagini dell'Antico Testamento (il sacrificio di Abramo, Agar nel deserto, il martirio di Isaia, Giona rigettato sulla spiaggia di Ninive, la visione di Giacobbe, alcune scene della vita di Mosè) e dei Vangeli (la lavanda dei piedi, l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, il Getsemani, la Flagellazione) e i ritratti degli imperatori Elena e Costantino. Nei transetti vi sono due altari dedicati a san Martino e san Filippo Neri. Sull'altare principale è raffigurata infine la Deposizione dalla Croce.

Nel capocroce è situato il presbiterio e, oltre il muro di fondo, l'ampia sacrestia pure decorata.

 

Chiesa del Purgatorio

Purgatorio fu realizzata nel 1670 su di un'antica struttura medievale dall'architetto Michelangelo Costantino e consacrata nel1688 dal Vescovo Massarenghi. Il classico prospetto, ripartito in due ordini, è decorato da una lugubre decorazione con teschi incoronati, scheletri umani, angeli e anime purganti, con chiari riferimenti alla morte. Il teschio dello scheletro a sinistra poggia su di un orologio privo di lancette e mostra l'iscrizione 'NIL INCERTIUS', 'niente è più incerto'. Lo stesso scheletro regge un cartiglio che recita 'QUA ORA NON PUTATIS', 'in quale ora non sapete'. Lo scheletro posto sul lato destro reca un altro cartiglio che completa il concetto relativo alla morte con l'iscrizione 'VENIAM ET METAM','verrò e mieterò'. 

Via Domenica Cimarosa, BITONTO

 

La struttura interna è caratterizzata da un'unica aula ed altari inseriti in cappelle laterali. Queste ultime ospitano decorazioni e dipinti di Nicola Gliro, Gennaro Somma, Raffaele Armenise e Anna Rolli, oltre un'effige della Madonna di Francesco Antonio Altobelli e un Cuore di Gesù di Gaetano Spinelli. La chiesa durante il periodo pasquale diventa lo scenario di partenza della famosa processione del Venerdì Santo, che si snoda dal pomeriggio fino a tarda notte. Per le strade del centro antico sfilano le immagini ivi custodite: il Cristo deposto nella cosiddetta 'nache', ovvero l'artistica e pregevole culla in oro zecchino ad intaglio dell'800; la statua dell'Addolorata; una stauroteca (croce reliquiario) d'argento che custodisce due frammenti di legno che la tradizione riconosce quali parti della Croce di Cristo.

 

Chiesa di San Domenico

La costruzione della chiesa e del convento dei Domenicani ebbe una lunga durata. I preparativi iniziarono nel 1258 quando il vescovo Gerio Pancrazio, domenicano, volle che fosse fondato un convento del suo ordine religioso. Nel 1374 i lavori erano ancora in corso. 
Il portale è di stile romanico. Nella parte superiore della facciata sono visibili diversi stemmi: due angioini, di Carlo III di Durazzo e di Giovanna I, uno familiare, appartenente quasi certamente al frate fondatore del convento e, infine, quello civico di Bitonto. L'altare basilicale fu costruito nel 1388 a spese del nobile Vito Giannone. 
La Chiesa, col passare dei secoli, dopo i vari adattamenti, risulta completamente cambiata. In età barocca, infatti, è stata ornata di stucchi e abbellita con il prezioso pulpito. Si segnalano anche il monumento sepolcrale del 1485 di Petruccio Bove, le tele settecentesche e la cantoria. 
Nella Chiesa sono tuttora attive due confraternite, quella del Rosario e quella di Sant'Antonio da Padova. La cappella dedicata a San Domenico in Soriano si presenta con una ricca simbologia osannante: l'altare è un virtuosismo di colori, immagini, stucchi, decorazioni realizzati tutti da maestranze locali. 
Qui si possono ammirare le statue seicentesche dei Misteri, opera del maestro Frisardi, che vengono portate in processione nel periodo pasquale. Nel 1809 la Chiesa fu affidata dal municipio alla confraternita del Santissimo Rosario, mentre il convento fu adibito ad uso civile come sede municipale.

Via San Domenico BITONTO

 

 

Chiesa di Santa Maria del Popolo

 

La Chiesa di Santa Maria del Popolo di Bitonto, detta pure di Santa Teresa in quanto concessa nel 1702 ai teresiani che costruirono un convento oggi adibito a liceo, si trova a poche decine di metri dal luogo dove sorgeva un tempo porta Pendile. La costruzione ebbe inizio nel 1601 su progetto dell'architetto Bartolomeo Amendolara. Al 1612 risale la cisterna pubblica situata alla destra della chiesa, costruita per affrontare la siccità.

Piazzetta Santa Maria, BITONTO

La facciata è tipicamente medievale, povera di decori. Il portale mostra le sue linee classiche mentre la finestra, più in alto del portale, ha il timpano curvilineo. L'interno si distingue per la grande quantità di stucchi, marmi, cornici e festoni. Le tele originarie sono ora collocate nel museo diocesano. Ne rimangono però alcune che insieme ad un Cristo ligneo arricchiscono l’interno dell’edificio.

Il monastero adiacente si presenta severo nelle linee architettoniche ed è preceduto da una imponente scalinata. Il ricco portale d’ingresso del monastero costituisce, insieme al portale del vestibolo, un contrasto con la struttura molto severa nelle sue linee architettoniche.

 

Abbazia di San Leone

 

I primi documenti che affermano l'esistenza della fondazione benedettina risalgono al 1148, mentre al 1197 risale il primo documento che attesta la presenza di una fiera annuale: la fiera di San Leone che, nel corso del tempo, ha acquisito una certa fama, tanto da essere citata nel Decameron di Boccaccio. Con il passare del tempo l'abbazia acquisì sempre maggiore importanza e Ferdinando I nel 1494 la sopraelevò a Badia Regale, donandogli, tra l'altro il feudo di torre quadra, sulla murgia bitontina. Passò successivamente ai cistercensi e agli olivetani. Il chiostro di cui è dotata è del 1524 e risalta lo stile rinascimentale, con colonne di gusto Veneto-dalmata. Nel 1809 fu soppressa e nel 1810 fu danneggiata a seguito della costruzione di una arteria stradale. Restaurata nei primi anni del Novecento, conserva anche un coro affrescato. È sede dell'omonima Parrocchia.

 

Viale Giovanni XXIII, 121 BITONTO
Telefono:
+30 0803751136

E-Mail: sanleone.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 7:30 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 7:30 – 9:30 – 19:00

 

Basilica dei Santi Medici

 Fu edificato nella seconda metà del XX secolo.

La posa della prima pietra della basilica dei Santi Medici a Bitonto, avvenne il 5 maggio 1960 alla presenza del vescovo di Ruvo e Bitonto Aurelio Marena. La costruzione dell'edificio continuò per quindici anni, fino al 1973. Il 19 marzo di quello stesso anno, la nuova chiesa venne solennemente consacrata dallo stesso vescovo Marena.

Il 13 febbraio 1975 la chiesa venne elevata a basilica minore da papa Paolo VI.

Vi sono contenute le reliquie dei santi Medici Cosma e Damiano, attestate a Bitonto sin dal XVI secolo e in precedenza ospitate presso la chiesa di San Giorgio, nel centro storico, ormai insufficiente ad accogliere i numerosi fedeli che si riversavano nella città. Il culto bitontino dei santi Medici è infatti tra le più importanti realtà del turismo religioso dell'Italia Meridionale

La chiesa, con pianta a croce latina è costituita da un'unica navata lunga 60 metri, mentre il transetto misura 20 metri. Al centro dell'abside è presente una cattedra di granito rosso e una struttura in cristallo che accoglia le statue dei santi Medici. In una nicchia sull'altare sono invece situate le reliquie delle braccia e le mani dei santi.

Sulla parete sinistra, un mosaico di grandi dimensioni rappresenta l'apparizione dell'Immacolata Concezione al generale Montemar nel corso della battaglia di Bitonto (1734). La chiesa infatti è stata eretta su piazza XXVI Maggio 1734, dove è situato l'obelisco Carolino.

Durante la festa patronale dell'Immacolata, presso la chiesa termina la processione che parte dalla cattedrale.

Sulla cantoria in controfacciata, si trova il grande organo a canne, costruito nel 1971 dalla ditta organaria padovana Fratelli Ruffatti.

Lo strumento, a trasmissione elettrica con consolle a piano della navata, ha 60 registri su tre manuali e pedale.

 

Piazza 26 Maggio 1734, BITONTO

Telefono: +39 080 3751236

E-Mail: santi medici.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

basilica@santimedici.org

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: (Dal 1 Ottobre al 31 Maggio): ore 08:30 – 10:00 – 18:30

Festivo: (Dal 1 Ottobre al 30 Giugno): ore 07:00 – 08:30 – 10:00 – 11:30 – 17:00 – 19:00

 

Feriale: (Dal 1 Giugno al 30 Settembre): ore 08:30 – 10:00 – 19:00

Festivo: (Dal 1 Luglio al 30 Settembre): ore 07:00 – 09:00 – 11:00 – 18:00 – 19:30

 

 

 

Santa Caterina Vergine e Martire

 

 

 

 

 

Piazza Aldo Moro, BITONTO

Telefono: +39 080 3751359

E-Mail: santacaterina.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 09:00 (Tranne il Lunedì) – 18:30

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 09:00 (Tranne il Lunedì) – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 19:00

 

San Silvestro Papa

 

Via Vecchia Cappuccini, BITONTO

Telefono: +39 080 3715268

E-Mail: sansilvestro.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:00

Festivo: ore 8:00 – 10:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 8:00

Festivo: ore 8:00 – 9:45 – 11:00 – 19:00

 

San Leucio

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Raffaele Tauro, 37 BITONTO

Telefono: +39 080 3751197

E-Mail: sanleucio.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 10:30 – 19:00

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:30 – 19:00

San Giovanni Evangelista

 

 

Via F. Ambruosi, 16 BITONTO

Telefono: +39 080 3753417

E-Mail: sangiovanni.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno (ora solare)

Feriale: Martedì e Giovedì ore 7.30; ore 18:30 (Solo il Giovedì)

Festivo: ore 18.30 (Solo il Sabato)

 

Estate (Ora Legale)

Feriale: Martedì e Giovedì ore 7:30; ore 19:00 (Solo il Giovedì)

Festivo: ore 19:00 (Solo il Sabato)

 

Sant’Andrea Apostolo

 

 

 

 

 

 

Piazza Caduta del Terrorismo, BITONTO

Telefono: +39 080 3749750

E-Mail: santandrea.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:00 – 19:00

 

San Giorgio Martire

A poca distanza dalle mura, verso la parte occidentale del centro antico, sorge l’antica chiesa di S. Giorgio, già parrocchia fino al 1984 quando fu chiusa al culto per un riorganizzazione dei rioni parrocchiali del centro antico. Le statue dei SS. Medici, venerati da tempo in quella chiesa, erano state già trasferite fin dal 1963 nella nuova Basilica fatta erigere dal vescovo Aurelio Marena.

L’antica chiesa di S. Giorgio, le cui notizie risalgono al secolo XI, è citata nei libri dei censi pontifici del 1092. Essa era formata da tre navate poggianti su quattro pilastri, la nave centrale terminava a croce latina con abside centrale e due absidiole, in conformità alle altre chiese medioevali coeve e tutte risalenti alla stessa epoca. Dal 1386 al 1397 fu retta da Tommaso Labini che poi divenne arcivescovo di Acerenza.

Nel 1472 era rettore il presbitero Pietro Paolo Barone.
Intorno al 1680, il parroco Cesare Pisarellis, fondatore della Confraternita laicale sotto il titolo dei SS. Angeli Custodi, decise di demolire il vecchio tempio, perché incapace di accogliere il popolo anche dopo il trasferimento in quella sede del culto dei SS. Cosma e Damiano. 
Fu ricostruito a spese della Confraternita che volle lasciare traccia della sua munificenza collocando su una nicchia sovrastate il portale d’ingresso una grande statua lapidea attribuita a Nicola Vincenzo Rosa e dedicato all’Angelo Custode e un’iscrizione che ne ricorda l’evento (1682).

 

 BITONTO

La chiesa fu ampliata nella seconda metà dell’Ottocento dal parroco Domenico Damascelli ma, per dare spazio ai fedeli che affollavano il sacro edificio ormai trasformato in santuario, si intervenne di nuovo nel 1914 con il vescovo Pasquale Berardi.
La facciata rispecchia i moduli della costruzioni seicentesche. Non c’è barocco, ma le severe linee classiche sono ammorbidite da leggere volute. Molte le somiglianze con i frontali delle chiese di S. Gaetano e del Purgatorio.
La chiesa attuale, nelle sue trasformazioni, ha assunto all’interno la forma di croce latina. L’altare centrale marmoreo fu costruito nel 1917 a spese di Giovanna Donadio; il bel pergamo marmoreo con le immagini dei SS. Medici, fu costruito nel 1930 ad opera di Emanuele Saracino e figli. Era parroco Don Nicola Cucinella.

L’edificio sacro è scandito da quattro cappelle laterali, sia a destra che a sinistra, fornite di statue. Notevole l’altare dedicato a S. Giorgio. Titolare della ex parrocchia, quello di S. Lorenzo, della Madonna del Carmine, di S. Teresa, di S. Vito venerato da una società di devoti, che a piedi, fino a qualche anno addietro, si recavano a S. Vito di Polignano.
L’altare dei SS. Medici, l’ultimo a destra, ora conserva una statua del Cuore di Gesù. Il soffitto nella prima parte è a cassettoni e sono dipinte immagini di angeli, opera dei pittori Nicola Colonna e Saverio Raimondi. All’incrocio tra il transetto e la navata c’è una volta a cupola anch’essa affrescata.  

 

Monastero Santa Maria delle Vergini

 

Siamo monache benedettine che abitano  questa casa ininterrottamente fin dal 1525, quando quattro monache del monastero di S. Scolastica in Bari, portando con sé l’icona bizantina della madonna dell’Arco, iniziarono qui la vita monastica. 

 Le vicende storiche che accompagnarono il cammino di fede della Comunità  furono varie, complesse e spesso difficili.

La vita cristiana è incarnata nel vissuto anche se lo sublima con il suo sguardo rivolto al cielo. 

 Oggi siamo nove religioso che cercano di vivere la regola di S. Benedetto e di testimoniare così il vangelo nella semplicità di una vita nascosta e orante nel silenzio della fede, nella carità fraterna e nella speranza che si fa attesa vigilante del Signore Gesù.

 

 

Via Porta Robustina, 33 BITONTO

Telefono: +39 0803751245

E-Mail: benedettine.bitonto@libero.it

 

 LA LORO GIORNATA:

Giorni Feriali:

Ore 05:15            SVEGLIA

Ore 05:45            UFFICIO DI LETTURA

Ore 07:00            LODI

Ore 07:30            MEDITAZIONE E ORA TERZA

Ore 08:00            S. MESSA

Ore 09:00            LAVORO

Ore 11:45            LECTIO DIVINA E ORA SESTA

Ore 15:00            LECTIO DIVINA E ORA NONA

Ore 15:30            LAVORO

Ore 17:30            ROSARIO – VESPRI – ADORAZIONE EUCARISTICA

Ore 20:30            COMPIETA

 

Domenica e giorni Festivi come feriali tranne:

Ore 5:00             SVEGLIA

Ore 5:30             UFFICIO DI LETTURA

Ore 12:00           ORA SESTA

Ore 16:30           ORA NONA – ROSARIO – ADORAZIONE - VESPRI

 

Sant’Egidio Abate

 

 

 

Via Raffaele Pasculli, 46 BITONTO

Telefono: +39 0803751274

E-Mail: santedigio.bitonto@libero.it

s.edigio@tin.it

San Pietro de Castro

 

La chiesa parrocchiale di S. Pietro de Castro (anche detta S. Pietro in Vincoli o San Pietro del Castello) è ubicata ad Est della Piazza Minerva. Il suo orientamento si identifica con quello delle più antiche chiese cristiane, cioè: con l’abside esposta ad Oriente e il fronte ad Occidente.

Essa fu edificata sulle rovine del Tempio pagano dedicato alla Dea Minerva, per la quale i bitontini avevano una particolare predilezione di culto.

Il De Simone e il Vacca Torelli argomentano che questa chiesa dovette sorgere in seguito al passaggio dalla città del Principe degli Apostoli, il quale con la predicazione conquistò la popolazione alla nuova fede: il Tempio pagano fu abbattuto e su quelle rovine eretta la chiesa cristiana, che fu dedicata al nome dell’Apostolo.

Indubbiamente l’edificio esistente ha perduto il carattere originario per le varie manomissioni subite nei secoli della sua lunga storia.

 

Piazza Minerva, 15 BITONTO

Parrocchia Cristo Re Universale

 

La Chiesa, a due navate, una delle quali termina con l’abside poligonale, sorge in contrada Chinisa, sul luogo della preesistente chiesetta di Santa Maria de Stabilinis e della Cappella dei Santi Innocenti. La consuetudine feudale di commissionare chiese e conventi per testimoniare, oltre alla propria fede, la propria grandezza stimola il potente Giovanni Antonio Orsini del Balzo a commissionare l’opera, come documentano alcuni contratti, e nobilitare la propria casata: il suo stemma è ben visibile sulla facciata.

La costruzione della chiesa, iniziata nel 1353, si protrasse per tutto il Quattrocento, con l’opera dei maestri lapicidi Giovanni di maestro Antonio da Trani, Azzo Bartolomeo di Nicola Indello da Andria e Bartolomeo di Nardo di Bitonto. In corso d’opera costoro aggiunsero alla navata originaria absidata, già realizzata, una seconda navata. La facciata, che ripropone il modello degli edifici religiosi di stile romanico, ha forma a capanna con il portale architravato sul quale è ben visibile una statua in pietra raffigurante la “Madonna col Bambino”, due monofore centinate ed un piccolo rosone in asse in cui è inserito lo stemma francescano. A fianco del portale vi è un grande affresco di “S. Cristoforo”, protettore dei viandanti e dei pellegrini. La navata più antica, che si conclude con l’abside in cui si può vedere il venerato Crocifisso ligneo ha volta a crociera ed è composta da tre campate uguali scandite da archi ogivali sui quali poggiano le crociere costolonate.

 

Via Santono, 66 BITONTO

Telefono/Fax: +39 0803751531

E-Mail: info@cristoreuniversale.it

 

L’interno è impreziosito da pregevoli opere di valenti artisti come lo scultore Stefano da Putignano, autore dell’altare degli Innocenti, del Presepe in pietra da taglio, della statua lignea di “S. Francesco da Paola” (sec. XVI, terzo altare a destra), il pittore Pandus e la sua bottega che affrescarono mirabilmente le pareti. Cinquecenteschi sono gli altari con opere di intaglio ligneo decorate in oro zecchino e le pregevoli pale del pittore fiammingo Hovic. Il secondo altare a destra, autentico capolavoro del Rinascimento, oltre ad una ricca decorazione ha scolpito sul basamento delle colonne le immagini di “S. Francesco e S. Bonaventura”. Il convento era parte integrante della fabbrica ed ospitava circa 20 frati; ad esso fu aggregata l’infiermeria, costruita dalla famiglia Scaraggi, che funzionò anche come ospizio per viandanti e pellegrini. Nel 1717 fu istituita dai frati dell’antico convento la confraternita di S. Pasquale Baylon, la cui statua è collocata sul primo altare a sinistra.

Con il Decreto episcopale di erezione del 24 dicembre 1963 ebbe inizio la storia della Chiesa di Santa Maria della Chinina di Bitonto. L’inizio delle attività pastorali il 1 gennaio 1964. Il 12 gennaio 1964 ci fu l’immissione canonica del primo parroco don Antonio Mattia da parte del Vescovo Mons. Aurelio Marena. Fu l’inizio di una lunga storia spirituale e comunitaria che vive ancora oggi.

 

 

Chiesa del Santissimo Sacramento

La parrocchia Santissimo Sacramento di Bitonto, eretta il 19 luglio 1986 da Mons. Mariano Magrassi, ha iniziato le attività pastorali in un salone in via Larovere n. 15 in attesa che fosse costruita l’attuale chiesa che è stata aperta al culto il 26 marzo 1994 e consacrata da Mons. Francesco Cacucci il 2 dicembre 2001.

Il complesso parrocchiale è costruito su tre piani. Al piano rialzato c’è la chiesa e tre vani per le attività pastorali. Il piano seminterrato offre numerosi spazi per le varie attività pastorali. Al primo piano, è invece ubicata la canonica con alcuni altri locali. La struttura comprende anche un vasto spazio all’aperto.

Via Generale Francesco Planelli, BITONTO

Telefono/Fax: +39 0803748025

E-Mail: sacramento.bitonto@arcidiocesibaribitonto.it

 

Giorni Feriali: 18:30 (19:00 ora legale) 
Giorni Festivi: 8:30 - 10:30 - 18:30 (19:00 ora legale) 
Giorni Festivi Luglio e Agosto: 9:30 - 19:00

Cappella di San Matteo

 

La chiesa di S. Matteo, detta anche S. Maffeo, è una piccola e graziosa costruzione elevata nel 1270. Collocata quasi a ridosso delle mura cittadine, il manufatto era adiacente il fossato della cinta muraria di Nord-Est, vicino alla cosiddetta porticella, ora su Piazza Marconi, fu edificata da Sergio Bove, uno dei rampolli di quella prestigiosa famiglia di mercanti trasferitasi a Bitonto da Ravello agli inizi del XIII secolo. La chiesa fu adibita anche a sepolcreto per alcuni esponenti di quella famiglia.

Nel 1523 il beneficio era di un reddito molto consistente, ma Cornelio Musso nel 1549 la trova in condizione statiche precarie.

L'ambiente interno rispecchia la forma planimetrica dell’esagono irregolare, coperto con volta a botte. Sul fondo dell'abside è visibile una monofora strombata. Sul muro di fondo è l'altare alquanto manomesso negli elementi originali; mentre l'ambiente essenzialmente costruttivo della sala denota una severa nobiltà.

Tutta l'aula è percorsa da un bugnato liscio e ben allineato, il colore della pietra abbrunito dal corso dei secoli offre al visitatore una suggestione particolare. Numerosi sono i frammenti lapidei conservati con interessanti epigrafi, tra questi: la lapide di fondazione, murata a destra dell’altare in cui si legge:

“SERGIUS HOC TEMPLUM BOS - STRUXIT HONORE MATHEI -   SANCTI QUEM FACIAT UT SIT - IN EDE DEI - ANNO DOMINI MILLESIMO DUECENTESIMO SEPTUAGESIMO - REGNANTE DOMINO NOSTRO KAROLO SICILIE REGE - INCLITO XIII INDICTIONE.” Innanzi all'altare è la lastra tombale di Angelo Bove, nipote del fondatore, la cui figura a bassorilievo è supina con le mani giunte. La testa è coperta dal cappuccio della tunica il cui modellato disegna il corpo sino alle ginocchia. La cintura termina con la testa di bue, come nell'emblema di famiglia, ripetuta nei cantonali superiori della lastra; tra cui si legge: “HIC IACET ANGELUS DOMINI SERGII BOVIS DE BOTONTO”.

 

BITONTO

La singolare costruzione dette origine a un rito religioso che si perde nei secoli, il cui significato mistico era molto sentito dai partecipanti in gran numero con a capo il vescovo, mentre dal lettorino un sacerdote leggeva il Vangelo di S. Matteo.

Restaurata nel 1831 a cura di Marina D’Amely vedova Bovio, subì pesanti modifiche sulla facciata; l'attuale assetto esterno appartiene al restauro eseguito dai germani Eustachio e Luigi Bove nel 1882, come rilevasi da una lapide all'interno della chiesa, quando per la sistemazione della nuova estramurale, che evitava l'attraversamento del centro antico ai veicoli, la chiesa fu tagliata nella parte anteriore e fu ricostruita una facciata di gusto neogotico pur rispecchiando la fisionomia originaria: dal campanile a vela con fornice ogivale e loggetta con lettorino, al portale con le monofore laterali del prospetto.

 

BITONTO

  • Cappella di San Matteo Evangelista;
  • Cappella di San Gennaro;
  • Cappella di San Vito Martire;
  • Cappella di Maria SS. di Costantinopoli;
  • Cappella di San Rocco;
  • Cappella di San Michele Arcangelo;
  • Cappella del Crocifisso;
  • Cappella di Maria SS. del Carmine;
  • Sedile di Sant'Anna.
  • Convento dei Frati Minori Osservanti di San Leone Magno (attivo);
  • Ex Convento dei Frati Cappuccini;
  • Ex Convento dei Frati Conventuali di Santa Maria Maddalena;
  • Ex Convento degli Olivetani;
  • Ex Convento dei Paolotti;
  • Ex Convento dei Carmelitani Scalzi;
  • Ex Convento degli Agostiniani;
  • Ex Convento dei Teatini;
  • Ex Convento dei Domenicani;
  • Ex Convento delle Teresiane;
  • Ex Convento delle Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli;
  • Ex Monastero Benedettino di Santa Lucia;
  • Monastero Benedettino di Santa Maria delle Vergini (attivo);
  • Ex Ospitale degli Alcantarini;
  • Ex Seminario Vescovile;
  • Ex Palazzo Vescovile;
  • Convento e Istituto scolastico Sacro Cuore di Gesù delle Maestre pie Filippini (attivo).

Chiesa Madre di Santa Maria di Costantinopoli

La Chiesa Madre di Santa Maria di Costantinopoli è uno dei luoghi di interesse di Bitritto. L’edificio sorge dove un tempo si trovava una chiesa dedicata alla Madonna di Costantinopoli, ed è datata 1530 circa. Nel 1774, date le precarie condizioni in cui versava, fu ricostruita. La facciata è in stile tardo-barocco ed è realizzata in pietra rustica. Lo spazio interno è organizzato in una navata unica, con una copertura a botte ribassata, decorata con finti marmi e stucchi secondo lo stile barocco. La cupola, suddivisa in otto vele, è impreziosita da dipinti di angeli e si imposta su quattro pennacchi in cui sono raffigurati i quattro evangelisti. In due lunette ai lati del presbiterio sono dipinti San Pietro e San Paolo. Sull’altare maggiore si può ammirare una splendida pala di Michele Montrone, realizzata nel 1865 e raffigurante Maria Assunta. Gli altari laterali sono dedicati a San Michele Arcangelo, di cui è presente una scultura, ed alla Madonna di Costantinopoli, con una splendida immagine della Madonna col Bambino. Di interesse artistico, all’interno della chiesa, si menzionano la pala raffigurante San Sebastiano, ed un tondo in pietra policroma in cui sono rappresentati la Madonna, il Bambino ed angeli.

Via Notar Giuseppe Loconte, BITRITTO

Telefono: (+39) 080 631237

 

ORARIO SS MESSA:

Dal Lunedì al Venerdì ore 07:30 – ore 19:00
Sabato ore 08:30 – ore 19:30

Domenica ore 08:00 – ore 19:30


Giorni Festivi

Ore 08:00 – ore 10:00 – ore 11:00 – ore 19:00

Chiesa di Sant'Antonio da Padova nel centro storico ("la terr")

Bitritto

Chiesa di Santa Caterina nel rione "borgo"

Bitritto

Cappella della Madonna di Loreto

Bitritto

Cappella San Pietro in via Carlo Alberto già via Pagano che si collegava alla mulis vectabilis via per Peucetios citata da Strabone

Bitritto

Cappelle rurali del '600 sulla via di Sannicandro Madonna del Piano e del Deserto

Bitritto

Rettorie del '900 dedicate a San Luigi Gonzaga e San Rocco

Bitritto


C

Basilica Santa Maria del Pozzo

Santuario/Basilica
Quello che più colpisce l’occhio del visitatore, è la imponenza delle masse esterne e la coerente unità delle parti: la Basilica e il convento formano un meraviglioso complesso armonico che s’innalza, bianco di calce e ricco di motivi architettonici, in una vastissima piazza.

La facciata della chiesa, leggermente avanzata sul resto dell’edificio, si eleva poderosa su due enormi pilastri che si prolungano nella seconda campata, per reggere il composito cornicione, sul quale poggia un timpano di gusto barocco.

 

Sulla porta centrale, si apre un finestrone, che, crea un certo movimento di masse. Tra la porta e il grande finestrone, che dà luce all’interno trova posto un’elegante nicchia nella quale è stata collocata una statuina della Madonna, scolpita in pietra dal mastro cegliese Giuseppe Vitulli nel 1769.

Dietro le basse volute del timpano si affaccia, modesto e snello, il campanile sormontato da una cupoletta di richiamo moresco.

Pozzo

Un prete di Capurso, don Domenico Tanzella, versava in gravissime condizioni e sembrava ormai spacciato, avendo i medici diagnosticato un male inguaribile.

Una notte imprecisata di quell’anno, il Tanzella ebbe una visione.

Gli apparve la Madonna e gli disse:

«Domenico, tu camperesti da siffatto pericolo, e riavresti tosto vita e sanità primiera, se beveresti dell’acqua del Pozzo detto di S. Maria, e qualora prometteresti erigere a mio culto una Cappella; però interinamente, cioè fin a tanto che tu non erigeresti un Convento del rigido Istituto di S. Pietro d’Alcantara».

Pur spossato fisicamente, il moribondo promise di eseguire quanto gli era stato comandato.
Nelle vicinanze del paese, si estendeva un tratto di campagna, chiamato volgarmente il Piscino.

Il nome deriva dalle «molte piscine d’acque antiche», lì «v’era un Pozzo, il quale dicevasi di S. Maria; l’acqua del quale era così salutevole, che gli infermi spediti da medici, con un sol sorso di quella subito, subito miraculosamente si vedevano restituiti alla loro pristina bramata salute».

Secondo la tradizione popolare, nella difficoltà della discesa le candele, che gli improvvisati esploratori avevano tra le mani, caddero in una conca d’acqua laterale e continuarono tranquillamente ad ardere e a far luce. Spronati ed incuriositi maggiormente dalla novità del prodigio, camminando sulle pietre che ingombravano parte del fondo, i quattro cominciarono a perlustrare la parete e videro sull’intonaco, dalla parte di mezzogiorno, una bellissima immagine della Madonna, di stile bizantino, che li guardava sorridente.

L’immagine conservava, nonostante il luogo umido, i colori ancora vivaci e non mostrava crepe né lesioni. Il prete e i suoi compagni caddero in ginocchio, estasiati, a quella vista che era anche una visione, e contemplarono a lungo l’icona, rischiarata dalla tremolante ed incerta luce delle candele che continuavano ad ardere nell’acqua.

Quando il Tanzella ebbe finito di contemplarla e di pregare, intimamente riconoscente per la fortunata scoperta, decise di farla distaccare dal muro. per esporla alla venerazione dei fedeli.
La Madonna entra così in Capurso.

 

 

 

 

Via Madonna del Pozzo, 29 CAPURSO

Telefono: +39 0804554102

 

BASILICA/SANTUARIO

APERTURA
Mattino: 7,30 – 12.30 (13 festivo)
Pomeriggio: 16.30 – 21 (22 estate)

ORARIO S. MESSE CELEBRATE IN BASILICA
Feriali: 8,30* – 19 (*Ogni Sabato presso la Cappella del Pozzo)
Festivi: 8,30 – 10 – 11,30 – 17,30 - 19

ORARIO S. MESSE CELEBRATE IN BASILICA
da Giugno ad Agosto
Festivi: 8,30 – 11,30 – 19 – 20,30

LITURGIA DELLE ORE
h. 8,00 Lodi mattutine (escluso sabato e festivi)
h. 19,45 Vespri (escluso sabato e domenica)

 

CONFESSIONI E SALA ACCOGLIENZA

Feriali: 17,00/19,00
Festivi: prima di ogni celebrazione

 

SACRAMENTI

in BASILICA è possibile celebrare:
MATRIMONI - in mattinata alle ore 11.00, pomeriggio ore 17.00;

UNZIONE DEGLI INFERMI;

ESEQUIE (o funerale)

 

DA OTTOBRE A GIUGNO PREGHIERE

Adorazione eucaristica da ottobre a giugno, ogni secondo Giovedi del Mese: 16,00/20,00

 

OGNI 20 DEL MESE

Ogni 20 del mese, in ricordo dell’Incoronazione dell’Icona di Santa Maria del Pozzo, 
in Basilica si celebra la Giornata dedicata ai devoti della Madonna:
ore 18,30 Santo Rosario
ore 19,00 S. Messa per tutti i devoti (vivi o defunti) iscritti alle MESSE PERPETUE.
Al termine della Celebrazione, Supplica alla Madonna e benedizione dell’olio dei pellegrini

 

OGNI PRIMO VENERDI DEL MESE

Coroncina alla Divina Misericordia: 18,00 (da Ottobre a Giugno)

 

OGNI SABATO

Ore 20,00 PREGHIERA Mariana del Santo Rosario secondo le intenzioni dei devoti e dei pellegrini.

Da Maggio a Settembre, segue FIACCOLATA con la Statina della Madonna all’esterno della Basilica.

 

OGNI ULTIMA DOMENICA DEL MESE

Ore 11,30 e ore 19 a conclusione della Celebrazione Eucaristica,

BENEDIZIONE DEI BAMBINI e Atto di affidamento alla Madonna del Pozzo.

 

OGNI 30 DEL MESE* INCONTRO GRUPPO "FIGLI IN PARADISO"

Ore 19,00 Celebrazione Eucaristica per tutti i papà e le mamme che hanno perso prematuramente un figlio/a. Ricordo nella preghiera dei nomi dei loro Angeli.

* mese di febbraio, giorno 28 (stessa ora)

 

CHIESA DEL POZZO

APERTURA

Mattino: 8 – 12,30 (13 festivo)
Pomeriggio: 16 – 20 (21 estate)

 

SABATO SOLENNI IN ONORE DELLA MADONNA DEL POZZO

dal 1° sabato di MAGGIO alla festa del mese di AGOSTO

Pellegrinaggio comunitario dalla Basilica alla Cappella del Pozzo: 6,30
Celebrazione Eucaristica: 7,00

 

SANTA MESSA IN CAPPELLA

DAL 3° SABATO DI SETTEMBRE AD APRILE 

Preghiera del Santo Rosario: 8,00
Concelebrazione Eucaristica: 8,30

 

OFFERTE PER SANTE MESSE

Per una santa Messa: offerta libera
Per Mese Gregoriano (n. 30 Sante Messe) per fedeli defunti

o in onore della Madonna del Pozzo per grazia ricevuta, € 450

Santissimo Salvatore

Via Carone, 2 CAPURSO

Telefono: +39 0804551511

E-Mail: salvatore.capurso@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:00 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 9:30 – 11:00 – 19:00

 

Estate

Feriale ore 8:00 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 11:00 – 19:00

 

San Francesco da Paola

 

 

Largo San Francesco da Paola, CAPURSO

Telefono: +39 0804551438

E-Mail: francescadapaola.capurso@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Settembre-Giugno

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:30 – 10:00 – 11:30

 

Luglio-Agosto

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 10:00 – 19:30

 

CAPURSO

  • Chiesa della Madonna delle Grazie (detta di Santa Lucia, poiché all'interno è venerata la statua processionale della martire)
  • Chiesa di San Antonio Abate
  • Cappella della Madonna del Carmine (del Purgatorio)
  • Cappella di San Antonio da Padova
  • Cappella di San Gaetano, sulla collina di Pacifico (di proprietà privata)
  • Sacello votivo del Crocifisso: È collocato in prossimità del passaggio a livello in Via Triggiano. Il piccolo edificio ad ambiente unico, come riportato nelle targhe esterne, è stato restaurato nei primi anni '90. Protagonisti del restauro, un gruppo di devoti provenienti da Triggiano che settimanalmente, il giovedi, praticavano un pellegrinaggio a piedi verso il Santuario. Il sacello presenta al suo interno un altare a muro dove in sommità è incastonato un Crocifisso e ai suoi piedi sono esposte le immagini della Madonna del Pozzo e della Madonna di Crosia.

 

Chiesa del Purgatorio

Il monumento religioso più importante, insieme alla chiesa Matrice, del comune di Casamassima (BA) è la chiesa del Purgatorio, situata nella stessa piazza, la Aldo Moro, che ospita la Torre dell’Orologio e il monumento alla Vittoria. Questo edificio di culto fu costruito in un periodo compreso tra il 1722 e il 1758 ed è caratterizzato da uno stile tardo barocco. Esternamente la chiesa si presenta sopraelevata rispetto al piano stradale e possiede un ampio sagrato raggiungibile per mezzo di una scalinata semicircolare. Il campanile è un chiaro esempio di stile barocco, caratterizzato da un doppio ordine di monofore e da una copertura a forma piramidale esagonale. All’interno la chiesa si presenta ad unica navata con ai lati diverse cappelle.

 

Piazza Aldo Moro, CASAMASSIMA

 

ORARI SS MESSA:

Si celebra la Messa tutti i mercoledì, dalle ore 18:00 (Da Novembre a Giugno) e dalle ore 19:00 (Da Luglio a Ottobre), escluso periodo di Quaresima e Novena di Natale. Celebrazioni per le Quarantore (7 e 8 Marzo) e il Giovedì Santo (Sapolcri).

 

Chiesa del Rosario

 

 

Via Rosario, 8 CASAMASSIMA

 

ORARI SS MESSA:

Celebrazioni per le Quarantore, per la Processione dell'Addolorata, per la Festa dei SS. Medici (26 Settembre), e per la Festa della Madonna di Pompei (8 Maggio).

 

Chiesa di Santa Croce

Piazza Santa Croce, 3 CASAMASSIMA

Telefono: +39 080 675090

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La Parrocchia Santa Maria delle Grazie è Stata costituita il 02/02/1967, ed il suo primo parroco fu Don Pietro MONTORO.

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Casamassima è stata costruita dal Barone Antonio Acquaviva nel 1595 sulle rovine di una chiesetta di proprietà dello stesso. Da precisare che il complesso, comprendente il convento e la Chiesa, sorse “extra moenia” ossia fuori delle mura del paese, quando Casamassima aveva 580 famiglie o “fuochi”, come si diceva allora.

L’interno della Chiesa è a navata unica, con il pavimento ricoperto da lastre di pietra locale, bianca, liscia, resistente, levigata dal tempo. Queste lastre, comunemente chiamate “cianche”, danno l’idea dell’antichità e della povertà, giacchè si trovano in una Chiesa Francescana, che non deve conoscere il lusso e la magnificenza, ma la semplicità e l’ordinarietà.

Dalla Chiesa si scende per dodici gradini e si arriva nella Cripta. Questa non nacque con la Chiesa, ma molto tempo dopo, nel 1836. Allora fu prolungata la Chiesa, divenuta ormai insufficiente per accogliere i fedeli della zona che si era ormai popolata. In quell’occasione fu creato l’attuale presbiterio e, sotto, la Cripta.

La Chiesa è anche soprannominata il Pàntheon di Casamassima perchè in essa venivano seppelliti anche uomini illustri di Casamassima, ed infatti vi sono sepolti Caterina CARACCIOLO, figlia del Duca di Vietri, Didaco AMENDUNI, ricco nobile di Casamassima, Francesco MANZARI, pio e illustre Giurista casamassimese  ed inoltre vi è il cenotafio di Don Bonaventura PESCE, Sacerdote.

 

Corso Vittorio Emanuele, 85 CASAMASSIMA

Telefono e Fax: +39 080671752

E-Mail: santamariadellegrazie@hotmail.it

 

Nel presbiterio vi è l’Altare Maggiore, di marmi intagliati in stile rinascimentale.Ci sono tre gradini che portano all’altare che stanno a simboleggiare  le tre virtù Teologali. Fede, Speranza e Carità. Le vecchie un tempo, salendo per andare a ricevere la comunione da una scala laterale e scendendo dall’altra, a bassa voce, a fior di labbra, in dialetto dicevano:

 

Ie ‘nghiane chisse

tre gradine sànde:

iùne pe amòre,

 

nu uàlde pe delòre,

nu uàlde angore

pe recèvere nostro Signore.

 

Nella parete absidale è collocato il dipinto della Madonna delle Grazie, dal quale la Chiesa ha preso titolo, e che viene festeggiata il 2 Luglio.

 

ORARIO SS MESSA:

Estate

Dall’Ultima Domenica di Marzo alla Seconda Domenica di Giugno:

Domenicale e Festivo:

09:30 – 11:00 – 19:00;

Feriale:

19:00

Dalla Terza Domenica di Giugno all’ultima Domenica di Settembre:

Domenicale e Festivo:

10:30 – 19:00;

Feriale:

19:00

Dalla Prima domenica di Ottobre alla Penultima Domenica di Ottobre:

Domenicale e Festivo:

09:30 – 11:00 – 19:00;

Feriale:

19:00

 

Inverno

Dall’Ultima Domenica di Ottobre fino alla Penultima Domenica di Marzo

Domenicale e Festivo:

09:30 – 11:00 – 18:00;

Feriale:

18:00

 

Chiesa di Santo Stefano

 

Via Santo Stefano, CASAMASSIMA

 

ORARI SS MESSA:

Celebrazioni per la festa di Sant'Antonio Abate (17 gennaio),

le Quarantore (21 e 22 febbraio),

i Sepolcri (Giovedì Santo) e

Santo Stefano (26 dicembre).

 

Santuario Santa Maria degli Angeli

Nel 1250 circa, a seguito di triplice visione rivelatrice ad un pio sacerdote cassanese, avviene la scoperta dell'immagine della "Madonna degli Angeli", affrescata su una parete della grotta naturale posta sulla Murgia di Cassano. L'Immagine Sacra era stata nascosta nella grotta plurimillenaria a seguito delle persecuzioni (717-741) di Leone III detto l'Iconoclasta. La scoperta aveva sùbito fatto accorrere sul colle, non soltanto la popolazione cassanese ma anche una grande massa di pellegrini da ogni dove provenienti.

Fu eretta una Chiesetta e alcune cellette che ospitarono i primi assistenti del sacro luogo: i Francescani Minori dell'Osservanza. Nel 1598 furono sostituiti dagli "Alcantarini". La Grotta della Madonna degli Angeli Trascorsi oltre due secoli dal ritrovamento, fu costruito il nuovo Convento, autorizzato con Bolla di SS. Papa Paolo II in data 29 maggio 1469, grazie alle donazioni dei cassanesi Bartolomeo Cimbrone e Sac. Don Domenico De Consulibus e le elargizioni del feudatario di Cassano, Giulio Antonio Orsini-Acquaviva, Duca d'Atri. La festività della "Vergine degli Angeli" era stata stabilita il 2 agosto di ogni anno, e si solennizzava sul Convento, a cui si aggiunse una fiera di 8 giorni accordata da Carlo VIII, Re di Francia, con regolare Diploma del 25 Aprile 1495. Col tempo la grotta fu man mano abbandonata, fino a diventare cisterna d'acqua, dimenticandosi dell'esistenza dell'affresco ivi riprodotto, tanto da far credere ad una storia immaginaria e di favola. Il simulacro della "Madonna degli Angeli", che all'epoca si venerava, era costituito da una piccola statua di legno, oggi posta in cima all'Altare del Crocifisso. La nuova statua, tuttora venerata, fu realizzata nel 1829, scendendo dal colle per la prima processione in paese del 2 agosto 1830, dietro permesso di S.E. l'Arcivescovo Mons. Michele Basilio Clary e dell'allora Sindaco Avv. Domenico Angelo Miani. Successivamente, la processione in paese fu definitivamente autorizzata con Bolla Arcivescovile del 16 Ottobre 1830. Il secondo rinvenimento dell'Immagine Sacra, abbandonata nella grotta-cisterna, avvenne il 19 maggio 1855 dopo che la "Vergine degli Angeli" era apparsa in sogno, distintamente a due donne e ad un altro sacerdote, tutti cassanesi.  In ricordo della seconda Apparizione, ogni Terza Domenica di Maggio si festeggia la cosiddetta "Madonn' d' Basce".Nel 1866, a seguito dell'espropriazione dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, il complesso Conventuale divenne bene demaniale e, con successive leggi, patrimonio del Comune di Cassano Murge. Con tale soppressione, seguì naturalmente la partenza dei padri Religiosi Francescani rimasti. Così, il Santuario ed il Convento caddero in un profondo declino, anche se la devozione alla Madonna degli Angeli non è mai venuta meno. Il 2 Agosto del 1924, i festeggiamenti in onore della Santa Protettrice dei cassanesi si arricchirono del suggestivo Rito della simbolica "Consegna delle Chiavi d'Argento della Città" alla Vergine ss. da parte del Sindaco, previa benedizione impartita dal Parroco della Chiesa Matrice.

Il 21 Luglio 1935 i Padri Agostiniani, tra l'immensa gioia dei cassanesi, entrarono a condurre il Convento, ridando luce e vita all'antico Santuario.

Nel corso della memorabile suggestiva manifestazione, il Podestà Marchese Ernesto Carignani (nipote dello storico Armando Perotti), si compiacque di donare ai nuovi custodi del Convento, la preziosa Bolla originale di Papa Paolo II, datata 29 maggio 1469, di erezione del Santuario, tutt'ora gelosamente conservata negli archivi della Comunità Agostiniana. Viene, così, attuata subito la costruzione dell'Istituto che fiancheggia il Convento, che diventa un Centro Studi Teologici e, successivamente, un importante Centro di Spiritualità.

 

P.le De Consulibus, 1 CASSANO DELLE MURGE

Telefono: +39 080763221

 

Esterno del santuario

La facciata settecentesca, cuspidata, è aperta al centro da una finestra centinata. Il portale è sormontato da un arco a sesto acuto nella cui lunetta è collocato un bassorilievo della Vergine degli Angeli. Addossata alla fiancata sinistra si erge la costruzione del Cappellone del Crocifisso nella cui parete è incastonato un bassorilievo in pietra raffigurante l'Eterno benedicente, che regge con la sinistra il globo.

Sulla destra l'accesso al Convento, cui si giunge attraverso il caratteristico Chiostro quattro-cinquecentesco. Sempre sulla destra, affiancata al Convento, la grande mole del complesso costruito nel 1937 dai Religiosi Agostiniani, per opere sociali.

Interno

La navata centrale: è' come un corridoio (m. 23,20 x 5,25) con volta a botte e pareti nude. Sulla sinistra un quasi corridoio forma la navata laterale con in fondo il Presepe e poi il vano del Cappellone del Crocifisso. A fianco del Presbiterio le rampe di accesso alla Grotta cui si arriva attraverso un Sacrario di pregevoli marmi, in ricordo dei Caduti in guerra di Cassano.

Navata laterale: corridoio (m. 10,00 x 3,10) con volta bassa ed archi. Sullo sfondo: il Presepe; sul lato sinistro: altari di S. Rita e S. Agostino (di recente fattura marmorea) e ingresso al Cappellone del Crocifisso.

Cappellone del Crocifisso: è un vano quadrato (m. 9, 1 5 x 8,70), formato da 4 arconi con cornicione su cui è impostata la volta a padiglione.

La Chiesa e il Convento di Cassano, per la ricchezza delle opere d'arte di cui sono dotati, costituiscono veramente un piccolo scrigno. Si deve senz'altro allo zelo e alla operosità dei Figli di Francesco l'abbondanza di opere che man mano hanno arricchito il Santuario. Operosità che mentre ha arricchito il "sacro luogo", ha lasciato nella povertà dell'anonimato quasi tutti i rispettivi autori. Sono opere di pregevole fattura che da sole esprimono la bravura degli autori, anche se sui loro nomi si ripetono le espressioni "autore ignoto" o "è attribuito".

Crocifisso ligneo: del XIV - XV sec.

Sette piccole sculture in legno: raffiguranti rispettivamente la Madonna col Bambino, quattro busti di Santi Martiri e due Ostensori, tutte collocate nelle nicchie della "macchina lignea" del Crocifisso ed attribuite ad ignoto intagliatore del '500.

Artistico tabernacolo in legno: opera di Fra Giuseppe da Soleto, della prima metà del XVII sec.

Tela di "Sant'Antonio da Padova": opera di Fra Francesco da Martina Franca, dei primi decenni del '600.

Tela "dell'Immacolata: opera del detto Fra Francesco da Martina Franca, in collaborazione con Fra Giacomo da San Vito dei Normanni.

Pala di San Francesco: dipinto a tempera della seconda metà del XV sec.

Dipinto con 3 Santi: Zenone, Lorenzo e Nicola di Bari.

Madonna del Silenzio: opera del XVII sec., attribuita a Fra Giacomo da San Vito dei Normanni.

Polittico di sei scomparti: su tavola con Madonna delle Grazie ed altri cinque Santi (custodito presso la Pinacoteca Provinciale di Bari), fine '400 inizio '500, attribuito a Cristoforo da Lendinara o ad un pittore pugliese denominato ZT;

Presepe in fondo alla navata laterale. Opera realizzata tra la fine del '400 e l'inizio del '500, attribuita a Paolo da Cassano;

Dipinto della Vergine degli Angeli.

 

ORARIO SS MESSA:

Feriali: 18:00

Domenica e Festivi: 9:00 - 10:30  - 12:00 - 18:00  

 

Chiesa Santa Maria Assunta

Piazza Aldo Moro, CASSANO DELLE MURGE

Telefono: +39 080763469

E-Mail: smassunta.cassano@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriali: 18:00

Domenica e Festivi: 8:00 - 10:00  - 11:30 - 18:30

 

Santa Maria delle Grazie


Nella prima metà del XVII secolo, ai piedi della verde collina di S. Lucia, su un vasto appezzamento di terreno, sorse una   casetta di campagna con annessa una cappellina privata (tuttora esistente), dedicata alla Madonna delle Grazie. La proprietà apparteneva alla nota famiglia cassanese dei Fiorese. Nel 1716 un membro della famiglia, Romualdo Fiorese, donò al Monte dei Pellegrini (una istituzione di beneficenza del paese amministrata dal locale Capitolo) la cappellina e tutta la zona circostante. Fino al 1950 circa nella cappellina veniva celebrata la messa l’8 settembre di ogni anno. Nel 1962 tuttavia, l’assolata chiesetta venne chiusa al culto perché poco frequentata e lontana dal centro abitato. In breve la chiesetta, prima depredata della sua campana e del quadro della Madonna col Bambino, divenne un vero e proprio deposito quindi venne del tutto dimenticata.

L’idea di rivalutare la vecchia chiesa nacque nel 1979 al rev. Don Angelo Centrullo (Cassano 1916-1990) allorchè due coniugi si recarono da Mons. Magrassi e donarono una somma di denaro per adempiere un ex voto, da destinare alla realizzazione di una istituzione ecclesiastica. L’arcivescovo e il vicario Mons. F. Colucci approvarono la costruzione di un istituto da destinare ai sacerdoti della diocesi, da erigersi sul suolo del beneficio di S. Maria delle Grazie di Cassano, la casa di spiritualità sacerdotale Betania. L’istituto per la sua stessa natura, richiedeva la presenza di una chiesa. L’enorme espansione di Cassano, l’insediamento di un ospedale e gli stessi orientamenti futuri del Piano Regolatore indussero a progettare una chiesa capace di  porsi come entità parrocchiale.
La benedizione della prima pietra avvenne il primo gennaio del 1980. Il progetto del primo dicembre  1979 fu redatto dall’ing. Giuseppe Martino, in collaborazione con l’ing. Trentadue e con il geom. Michele Viapiano.
Il 7 Ottobre del 1984 la nuova chiesa di S. Maria delle Grazie venne inaugurata con una memorabile, solenne cerimonia dall’arcivescovo di Bari, Mons. Mariano Magrassi.
Venne riconosciuta parrocchia autonoma il 14 giugno 1985. Nell’aprile precedente, il restauro dell’antica chiesetta antistante, ne aveva riportato alla luce le originarie pareti in pietra, la vecchia chiesa della Madonna delle Grazie ritornò al suo primitivo splendore.

 

Via Madonna delle Grazie, CASSANO DELLE MURGE

Telefono: +39 080764841

Telefono Santuario: +39 080 763221

E-Mail: smgrazie.cassno@arcidiocesibaribitonto.it

smariagrazie@yahoo.it

 

Primo parroco venne nominato il sac. don Oronzo Valerio che già operava dal momento dell’inaugurazione e rimasto in carica fino all’ottobre 2002 quando con solenne cerimonia gli è succeduto il nuovo parroco attuale don Nicola Boccuzzi, coadiuvato prima dal vice-parroco don Valentino Campanella fino al 2007 e poi da don Mimmo Frappampina.
La nuova parrocchia iniziò ad essere attiva dall’8 settembre dello stesso 1985. Da allora ogni anno la parrocchia ha affondato sempre più le sue radici nella fede e nel tessuto socioculturale del fiorente comune di Cassano, dando vita a diverse iniziative e partecipando a importanti eventi che caratterizzano la storia di tutta la comunità interparrocchiale e cassanese. Dal 1986 la nuova chiesa di S. Maria delle Grazie si è potuta arricchire anche delle vetrate laterali e frontali artisticamente istoriate su disegni del cassanese Gaetano Valerio, nel 1987 dell’organo elettronico a canne mentre nel ’95 si sono aggiunti anche gli affreschi voluti già dal compianto benefattore Padre Angelo Centrullo, curati dal prof. Mario Colonna, uno dei quali raffigura gli storici incontri di preghiera fra cattolici e ortodossi  di cui la parrocchia fu testimone nel giugno 1986-87 presso l’oasi S. Maria, nell’ambito della Quarta Assemblea Plenaria della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo  Teologico.
Nel corso di questi anni il primo parroco don Oronzo Valerio ha avuto come collaboratori prima don Giacomo Simone, poi  don Franco Conte e don Mimmo Castellano. E' molto vivo nella nostra parrocchia il ricordo della significativa presenza di Mons. Francesco Di Maggio e don Francesco Berardi, ospiti di casa Betania.

 

ORARIO SS MESSA:

Feriali 18:00*: (Dal Lunedì al Venerdì) -  18:30* (Sabato)

Domenica e Festivi: 8:30* - 10:30  - 18:30* 

(* mezz'ora prima della Messa, il Santo Rosario)

 

Chiesa del Crocifisso

La Chiesa di Santa Maria delle Palme è anche conosciuta con il nome di SS. Crocifisso, perché edificata nel 1611 sui resti di una cripta con volta a crociera a sua volta costruita sui resti di un tempio di epoca romana, dedicato al dio bifronte Giano. Proprio da questo tempio sembra avere origine il toponimo Cassano, anticamente denominata Casa Jani. All'interno possiamo ammirare un affresco di Reticelli di Bari del 1930 che rappresenta l'apparizione della Croce a Costantino nella battaglia di Ponte Milvio. È costituita da una bellissima e suggestiva cripta in pietra che secondo un'antica diceria si collegava al convento attraverso un cunicolo. Nella cripta c'è una pittura su legno di autore ignoto, raffigurante Gesù crocifisso, la Madonna e San Giovanni Battista. 

 

Via del Crocifisso, CASSANO DELLE MURGE

 

 

Chiesa di San Giuseppe

La Chiesa di San Giuseppe, edificata verso la fine del 1600 dalla famiglia Rossani, si affaccia sul borgo medievale di Cassano delle Murge.

La facciata è arricchita da un portale in pietra affiancato da un bellissimo campanile. All’interno la Chiesa di San Giuseppe presenta un’ampia ed alta navata completata con degli archi a crociera, un altare maggiore centrale con una splendida tela raffigurante San Giuseppe che porge il Bambino Gesù alla Madre Celeste e due altari minori laterali, il destro dedicato al Martirio di San Pietro e il sinistro che ospita una copia della tela della Madonna degli Angeli del 1250. Recentemente la Chiesa di San Giuseppe è stata donata alla Chiesa Madre "Santa Maria Assunta".

Via Cassano Vecchia, 56 CASSANO DELLE MURGE

 

Chiesa di San Nicola

 

Piazza Aldo Moro, CASSANO DELLE MURGE

 

Chiesa di San Rocco

Edificata intorno alla prima metà del seicento, la Chiesa di San Rocco è una dei luoghi di culto più antichi presenti nel centro storico della città di Cassano delle Murge.

Sede della Confraternita di San Rocco dal 1867, si presenta con una facciata cuspidata. Il suo esterno è completato da un bel portale sormontato da una nicchia con annessa cornice curvilinea, che racchiudeva , prima della trafugazione, una statua in pietra di San Rocco. Presente nella parte superiore della facciata un cornicione affiancato da una finestra forata a forma di cuore e un campanile a vela.

L'interno della Chiesa di San Rocco si presenta a navata unica, con tre arcate sia sul lato sinistro che sul lato destro, dove sono posti dei medaglioni raffiguranti la vita di San Rocco. Considerevole l’altare di marmo, sulla cui parte superiore è deposta la statua lignea di San Rocco coperto da un manto rosso. Meravigliose le decorazioni presenti all’interno della chiesa, completate da un dipinto in cui sono raffigurati voli di angeli.

 

Via Chimienti, 76 CASSANO DELLE MURGE

Cattedrale San Leone Magno

Subiamo un effetto di mistero che rievoca antichi scenari e non possiamo che essere rapiti ed impressionati da quanto la storia abbia infuso in questi piccoli centri testimonianze importanti che crediamo erroneamente appartenere solamente alle grandi capitali.

Con questo occhio dobbiamo visitare la Chiesa Matrice, dedicata al grande pontefice San Leone, è la più antica della città.

Venne dedicata al Pontefice romano che fermò Attila, San Leone Magno.

La chiesa è risalente all’età angioina, come ci dice l'iscrizione incisa sull'architrave di una apertura ormai tamponata, sulla facciata principale. I lavori dunque cominciarono nel 1383.

Nella chiesa angioina fu inglobata una torre normanna di difesa che in seguito divenne torre campanaria.

In questa torre i curiosi possono trovare un pregevole affresco, di stile tardo gotico, raffigurante l'Annunciazione.

La facciata, un rettangolo senza uno stile preciso ha la statua di San Leone e un rosone.

E' però suggestivo il bugnato del grande muro che il  passare dei secoli ha reso di un colore neutro. Il San Leone della facciata potrebbe essere opera di Sannazzaro Panza di Alessandro.

L'interno è un ambiente sufficientemente vasto e funzionale, con una grandiosa volta a botte unghiata che sovrasta e quasi comprime poderose e tozze colonne sormontate da archi a tutto sesto, di chiaro stile neoclassico.

Largo San Leone Magno, 37 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0804965291

E-Mail: sanleonemagno@alice.it

ORARI SS MESSA:

Dal Lunedì alla Domenica: Ore 7:30 - 9:30 - 10:30 - 17:00 - 18:00

Santuario Maria SS della Vetrana

Alla fine del 1690 la chiesa era quasi diruta quando un avvenimento grave venne a turbare Castellana e tutta la zona circostante. Una grave pestilenza si diffuse, portando morte e lutto. Ma lasciamo la parola al citato Fra Casimiro, che scrive nel 1726. " Questo male che serpeggiava con gran strage nel popolo, in un tempo stesso si attacco' a tutti li sei figli di Adriano (Conte di Conversano), ed assieme ad Isabella Caracciolo sua moglie. Egli che amava teneramente la Sposa e i Figli, in vederli in tanto pericolo, ricorse all'intercessione della Vergine... Tutta la sua famiglia resto' libera dal male."
Ancora Fra Casimiro: nel 1690 "si attacco' il contagio nella città di Monopoli e di Conversano; si dilato' a Polignano, Mola, Fagiano, e s'introdusse anche a Castellana. Due buoni sacerdoti ricorsero all'intercessione di S.Maria della Vetrana, e replicando con fervore le loro preghiere alla Vergine, nel giorno 11 gennaio del 1691 parve ad uno di essi di udire una voce interna che comandasse alla peste in nome della Vergine a partire da quella Terra, e sarebbe cessato il flagello." La Madonna avrebbe anche manifestato il desiderio che fosse ampliata la chiesa.

Durante il periodo della chiusura del convento la presenza francescana viene assicurata dalla rinascita del francescanesimo con il Terz'Ordine Francescano (ora Ordine Francescano Secolare) intorno al 1870. Questa realta' ecclesiale ha tenuto viva la spiritualita' francescana unitamente alla devozione per la Madonna della Vetrana, nonostante la crudele legge dello Stato laico avesse allontanato fisicamente la presenza dei Frati in Castellana. Ora all'Ordine Francescano Secolare si affianca la Gifra (Gioventu' Francescana) e il Gruppo Araldini, come vivace presenza nella vita religiosa castellanese, gravitante intorno a tutte le manifestazioni e liturgie del santuario, ma anche come supporto alle opere parrocchiali della cittadina.
Durante il Primo conflitto mondiale furono "ospiti" nel convento i prigionieri di guerra ungheresi. Questi, per ringraziare la popolazione castellanese per la loro permanenza a Castellana (per essere trattatti non come prigionieri ma come fratelli) donarono una statua di S.Elisabetta d'Ungheria, Patrona del Terz'Ordine Francescano. La statua fu commissionata agli artigiani leccesi e tuttora si venera nella chiesa del Convento.

 

Strada Comunale Convento, 40 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0804965071

E-Mail: info@vetranaterrasanta.it

 

Il 21 marzo 1931 chiesa e convento vengono ceduti ai frati in enfiteusi perpetua. Subito sede di Chiericato prima e Collegio Serafico dopo.Continui e radicali restauri hanno reso piu' abitabile tutto il fabbricato (tutte le coperture, pavimenti, impianti elettrici), e più funzionale la chiesa. I restauri hanno reso possibile l'ospitalita' per gruppi di studio, Convegni, settimane di esercizi, ritiri spirituali.

Chiesa di San Francesco d’Assisi

La chiesa di san Francesco d'Assisi, annessa al convento dei Frati Conventuali, fu costruita nel 1651. Sulla sobria facciata a bugnato, un motivo curvilineo culmina esaltando con slancio il timpano, mentre all'interno si riscontrano tracce di una preesistente chiesa del XIV secolo (dedicata alla Santissima Annunziata) nella volta del transetto. Nell'unica navata a croce latina è evidente il contrasto fra un ambiente a pietra nuda e intonaco a calce che rimanda a un tardo rinascimento e i grandiosi ed elaborati altari barocchi realizzati da Fra' Luca Principino, artista di Castellaneta, e frate Conventuale a Castellana nella chiesa di san Francesco. La mole di lavoro fa supporre che insieme al frate lavorarono aiutanti, una sua bottega. Di certo fu un genio lapicida che esprime al massimo la sua vocazione soprattutto nei bassorilievi. Un senso di profondità nello spazio rende pienamente il bassorilievo policromo che raffigura Fra' Bernardino da Siena, mentre un capolavoro è quello che raffigura il diluvio universale. Policromo è l'altare della Madonna celebrata da angeli infesta con san Francesco e san Lorenzo in estasi, una composizione in cui, fra le figure, risalta più compostezza che tipico movimento barocco. Grandioso e popolato è l'altare della Madonna del Carmelo. Osservare attentamente tutte le trecento sculture nella chiesa è un ripasso per il visitatore di temi biblici e di storia francescana. Una sorta di libro in pietra pieno di iscrizioni e cartigli che gli angeli invitano a decifrare. Belle anche le statue allegoriche: l'umiltà, la penitenza e l'eresia, quest'ultima particolarmente teatrale. Il convento dei Frati Conventuali è oggi sede del Municipio e per questo rimaneggiato, conserva però parte del vecchio chiostro.

 

Via Guglielmo Marconi, 7 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0804965393

E-Mail: s.francesco.parr@libero.it

Chiesa Santa Maria del Caroseno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Via Conversano, 1 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0804966051

E-Mail: caroseno@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Dal Lunedì al Venerdi: 7:30 – 18:00

Domenica: 8:00 – 10:00 – 11:15 – 18:00

Chiesa del Purgatorio

Le vicende che interessano la storia della Chiesa confraternale del Purgatorio a Castellana, sono legate a quelle della medesima congregazione, di cui si ha notizia sin dal 1631. La costruzione dell'edificio, è documentata in un atto notarile del 1662 dove è registrato l'inizio dei lavori per la realizzazione di una nuova chiesa proprio accanto a quella di S. Leone Magno. Tale edificazione costituisce un evento eccezionale per la storia urbanistica di Castellana: la struttura è infatti inserita all'interno di un tessuto urbano già definito e la sua costruzione provoca l'abbattimento di casupole, un tempo presenti nell'area attigua. 
I lavori si prolungano fino al 1667 data incisa sull'iscrizione del portale.
Negli anni successivi la chiesa si riveste degli arredi che ancora oggi la impreziosiscono: gli altari, il pulpito e la cantoria; si tratta di opere lignee settecentesche realizzate da maestri locali nel corso del XVIII secolo. Allo stesso periodo appartangono le tele realizzate dall'artista castellanese Vincenzo Fato per adornare gli arredi liturgici.

 

 

Via Trento, 3 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0804965291

E-Mail: sanleonemagno@alice.it

 

La facciata della chiesa, in pietra locale lavorata a bugnato, è scandita da doppie lesene decorative poste ai lati del portale ed è tagliata da una cornice marcapiano nella quale è collocata, in posizione centrale, una finestra cieca. Al di sopra della trabeazione le volute raccordano la facciata a un timpano spezzato.
Il portale ligneo, preceduto da una sobria gradinata lapidea, è inserito all'interno di una importante cornice in pietra, caratterizzata da un'imponente trabeazione nella quale si notano elementi che alludono al culto cui la chiesa è dedicata : piccoli teschi e tibie, collocati alle estremità del fregio; una figurina di anima purgante situata a sinistra dell'iscrizione (quest'ultima in cattivo stato di conservazione informa circa la data di fine dei lavori di costruzione della chiesa); e nell'area del timpano altri due corpi di anime purganti, collocati in una cornice che inquadra la piccola scultura di San Michele Arcangelo in veste di trionfatore contro il demonio. Nella stessa cornice si trovano altri elementi decorativi quali piccole rosette e motivi floreali (quest'ultimi situati su blocchi monolitici indipendenti). L'edicola dell'Arcangelo è sormontata da un piccolo timpano coronato da una croce, anch'essa decorata con il motivo delle rosette presenti anche, con dimensione maggiore, nella zona inferiore del portale.
Il prospetto laterale, su largo San Leone Magno, è coronato da un'imponente cupola ottagonale munita di un alto tamburo sul quale sono disposte le otto finestre che danno luce all'ambiente interno; la cupola culmina con una lanterna cieca sormontata da una piccola croce.
La zona absidale, anch'essa di semplice fattura, è in parte inglobata all'interno del tessuto urbano preesistente.

Chiesa di San Nicola di Genna


Mentre  oggi Genna è una vasta contrada che si trova a pochi chilometri dal centro di Castellana, posta all’ incontro di ben sette strade, in epoca medioevale è stato un casale abitato e successivamente abbandonato per ragioni ancora poco chiare. Non è possibile descrivere con precisione la fondazione, l’evoluzione e l’abbandono dell’antico villaggio: le fonti sono poche e incerte. È certo però che il casale era ancora abitato nel 1325, che cominciò a spopolarsi nel 1341 e che a metà del XVI secolo era ancora visibile: rimanevano cioè in superficie tracce di edifici che un tempo lo costituivano. Oggi, visitando la contrada si nota che numerose tracce sono disseminate nel terreno intorno alla chiesa di S. Nicola di Genna rifacimento cinquecentesco di una chiesa ben più antica: alcuni storici credono possa trattarsi della chiesetta S. Maria di Genna, nominata dal Papa Alessandro III, nella bolla del 1180. La zona, infatti, è contraddistinta oltre che da antichi parieti (muretti a secco) di contenimento, anche dal cosiddetto muro di Genna, residuo architettonico di un antico mulino o di una preesistente torre medioevale che si trova a poche decine di metri a sud della chiesa. Importante anche la neviera di Genna, edificio di più recente costruzione (datato 1788) ma di grande valore storico-architettonico: qui vi si otteneva il ghiaccio dalla neve, in modo naturale per poi essere venduto nella calda stagione. La neve, infatti, si conservava fino all’estate nella cavità ipogea, ricavata sotto l’edificio. Purtroppo l’edificio necessità di un intervento di consolidamento.

 

Contrada Genna (3 km dal centro abitato), CASTELLANA GROTTE

 

Chiesa generalmente chiusa. Possibilità di visita l'ultima domenica di Agosto in occasione della processione e della  festa campestre di S. Nicola di Genna

Chiesa di Sant’Onofrio

Via S. Onofrio, 20 CASTELLANA GROTTE

Chiesa di San Leonardo

Via San Leonardo, 36 CASTELLANA GROTTE

Chiesa del Salvatore

E' una chiesa moderna, costruita nel 1984, opera del castellanese Prof. Gaetano Montanaro. La facciata, completamente rivestita in pietra, ben si adatta alla nostra zona che fa della pietra l'elemento fondamentale del paesaggio rurale e cittadino. Lo stile, pur nella libertà delle linee, è una rivisitazione del vecchio, severo romanico pugliese, volutamente sfrondato da ornamenti e dalla maestosità per farsi umile segno del divino tra le umili case degli uomini. L'interno è un vasto e solare ambiente di forma trapezoidale che indirizza l'assemblea attorno all'altare. Tra le opere degne di nota: un crocifisso ligneo del Seicento fiorentino e una tela di una Madonna con Bambino, proveniente dalla Chiesa di San Giuseppe. La tela composta sugli stilemi della tradizione pittorica bizantineggiante locale è di difficile datazione e sembra rifare un disegno teologico ben più antico. La Vergine, dal volto dolce e dai lineamenti marcati, reca nella mano destra lo scettro e indica il Bambino dal volto adulto che ha nelle mani il globo terrestre. Il nimbo è dorato e dà splendore al fondo ornato da motivi curvilineifloreali a guisa di tessuto da parato. Un'altra opera è la tela settecentesca firmata da un ignoto "W:s Longo pinxit 1730". Ha però tutto lo stile del Fato e rappresenta Il Salvatore con la Croce tra vari angeli, le altre due Persone della Trinità e ai piedi San Vincenzo Ferreri. Proviene dalla Chiesa di San Leone Magno.

Via della Resistenza, 77 CASTELLANA GROTTE

Telefono: +39 0801967691

E-Mail: chiesailsalvatore@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

  • Ogni Domenica: ore 9:30 – 11:30 – 18:30 (19:30).

 

Chiese Santa Maria Annunziata

L'attuale chiesa è costruita sul suolo di un'altra antica chiesa dedicata anch'essa all'Annunziata.

L'Ughelli dice che la chiesa fu edificata dalle fondamenta dall'arcivescovo Rainaldo (1171 - 1188). In epoche successive, probabilmente intorno al XV secolo, la chiesa composta di unica navata con asse di orientamento Nord - Sud, dava il suo ingresso verso la via di Capurso (attuale Corso Roma) in corrispondenza dell'arco di accesso alla Porta della Città, nelle nuove mura.

Dobbiamo attendere gli anni tra il '600 e il '700 per vedere rinnovata ed ingrandita la Chiesa Matrice, con la rotazione dell'asse di orientamento da Nord-Sud a Est-Ovest. La nuova chiesa fu costruita nel 1854 sotto l'arcivescovo di Bari Michele Basilio Clary e l'arciprete Raffaele Morena, come si rileva dall'epigrafe posta sotto l'architrave della porta maggiore. La pianta è ad una navata con tre cappelle per lato. La parrocchia possiede un pregevole dipinto su tavola raffigurante lo "Sposalizio di S. Caterina". Il dipinto è attribuito alla scuola fiorentina del secolo XII. Sulla parete di fondo del presbiterio, tra quattro colonne, vi è il dipinto dell'Annunziata, di epoca recente. Attribuita al pittore Michele Montrone, la tela è stata restaurata nel Marzo 1997 dal Maestro Giovanni Borraccesi.

Nella cappella dedicata al SS. Sacramento vi è un altare in pietra, opera pregiata del '700; esso è dotato di paliotto con scudo al centro, contornato da volute e fogliame in rilievo. In una piccola nicchia è, inoltre, conservata la custodia in cui è racchiusa la reliquia di S. Amatore, protettore del paese, sacerdote spagnolo martirizzato nella persecuzione musulmana.Sullo stesso piano della facciata della parrocchia si eleva la Torre Campanaria costituita da grossi conci di pietra e divisa in due ordini.
Quello inferiore ha una luce quadrilobata in cornice circolare; l'ordine superiore, che si sopraeleva dall'altezza della chiesa, è la cella campanaria con lesene angolari e bifore.

La bifora del lato nord è stata ridotta a monofora, con asportazione della colonnina, per collocare le due nuove campane, acquistate nel 1934 dall'arciprete Francesco Ingellis. Su base squadrata, con plinti nei quattro angoli, è posata la piramide mozzata, aperta da oculi e con terminale a cipolla.

Esistono in Cellamare due confraternite laicali: una per gli uomini, sotto il titolo del SS. Sacramento, e l'altra per le donne, sotto la protezione di Maria SS. Addolorata.

 

Piazza Don Bosco, CELLAMARE

Telefono: +39 0804656037

E-Mail: annunziata.cellamare@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchiecellamare@jumpy.it

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 19:00

 

 

 

Cattedrale di Conversano

La basilica cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Conversano, nella città metropolitana di Bari, cattedrale della diocesi di Conversano-Monopoli.

In stile romanico, l'edificio venne iniziato tra l'XI e il XII secolo, fu rinnovato nel 1358-1379 mantenendo le forme originali e poi restaurato pesantemente prima nel XVIII secolo e poi nel 1911, a seguito di un incendio.

Nel giugno del 1997 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore.

Le origini dell'edificio attuale sono databili presumibilmente alla fine dell'XI secolo, quando si avviò la riedificazione della cattedrale sullo stesso luogo dove sorgeva una chiesa precedente, probabile riadattamento di un edificio di culto precristiano.

Nel corso dei secoli, la cattedrale fu oggetto di ripetuti interventi di restauro. Nel 1359 il vescovo Antonio d'Itri promosse il completamento dell'arredo scultoreo, in particolare intervenendo sulla facciata. Nel periodo barocco, gli interni della chiesa furono radicalmente trasformati secondo il gusto dell'epoca: le pareti interne furono coperte di stucchi, il soffitto fu ribassato e dipinto con immagini sacre e motivi ad arabeschi, ulteriori altari alterarono la scansione degli spazi nelle navate laterali.

Nel 1877 l'architetto locale Sante Simone propose di restituire alla cattedrale la bellezza delle linee dell'originale tempio romanico. Tale progetto, che venne fortemente avversato dall'opinione pubblica locale, fu attuato accidentalmente qualche decennio dopo, a seguito delle ingenti distruzioni generate nel 1911 dall'incendio che distrusse completamente gli interni della chiesa. A parte pochi arredi salvati dalle fiamme, fu possibile recuperare solo la facciata e la parte absidale. La ricostruzione, promossa dai vescovi Antonio Lamberti e Domenico Lancellotti, fu completata nel 1926 quando la cattedrale venne riaperta al culto.

 

 

 

Via Porta Antica, Conversano

Telefono: (+39) 080 4951123

(+39) 080 4951123

E-Mail:basilicaconversano@libero.it

 

 

Dedicata a santa Maria Assunta, sorge sull'acropoli cittadina, ben all'interno delle antiche mura megalitiche, e presenta i suoi quattro lati completamente isolati dalle costruzioni circostanti.

Lo stile architettonico attuale segue i canoni del romanico pugliese, con una pianta a croce patibulata, ossia a T, e le absidi rivolte a oriente. La facciata a capanna, con un accenno a salienti e archetti pensili nella cornice, è tripartita da lesene e caratterizzata nella parte superiore da un rosone quattrocentesco a dodici raggi e doppia cornice, e ai lati di questo, da due oculi più piccoli. Lungo la facciata si aprono tre portali: quello centrale presenta una ricca decorazione scultorea con due leoni stilofori che reggono idealmente un protiro a timpano.

All'interno, le tre navate, munite di matronei, corrispondono alle tre absidi semicircolari del presbiterio. Un affresco quattrocentesco di scuola pisana ricopre l'intera abside sinistra. Ai lati delle navate si aprono degli archi ciechi dove hanno sede, tra gli altri decori, i due più importanti arredi scampati alle distruzioni dell'incendio del 1911: un crocifisso ligneo del XV secolo e l'icona della Maria Santissima della Fonte, protettrice della città.

Tra le tante stranezze presenti nell'urbanistica di Conversano e nella locazione dei suoi edifici, spicca la posizione dell'ingresso della cattedrale; esso infatti, contrariamente alla tradizione, non è posto sulla piazza principale ma in un largo a parte, di fronte a Corte Altavilla, antica sede dei conti di Conversano. Tale disposizione fu dettata dal fatto che la cattedrale dovesse essere rivolta a ovest, ma il castello attorno al quale è locata la piazza principale non aveva lo stesso orientamento. Sul lato della cattedrale che dà sulla piazza è presente un solco che serviva da unità di misura per il mercato locale. Altra particolarità è il campanile: quello originale fu bloccato a metà costruzione con un atto notarile da parte delle badesse del monastero di San Benedetto, quello che ora è considerato il campanile vero e proprio è di costruzione successiva; l'orologio ivi presente non era lì in origine e fu aggiunto successivamente, una volta ottenuto il consenso e le autorizzazioni necessarie.

Monastero di San Benedetto

Il monastero di San Benedetto, dedicato al santo di Norcia, è un complesso conventuale situato a Conversano, la cui costruzione iniziò a partire dal VI secolo. Secondo una tradizione non attestata da fonti, il primo insediamento di monaci benedettini a Conversano risalirebbe al VI secolo. Di sicuro esso nel X secolo godeva di un certo benessere, rafforzato nel 1098 dal primo conte di Conversano Goffredo che concesse al monastero i diritti fiscali sul vicino centro di Castellana. Nel 1110, papa Pasquale I dispose che il convento sarebbe stato direttamente soggetto alla Santa Sede e concesse ai monaci il diritto di eleggere autonomamente il proprio abate. Veniva così sciolto il vincolo tra il monastero e il vescovo locale. Una bolla di papa Alessandro IV del 1256 conferì all'abate conversanese anche la giurisdizione ordinaria sul clero di Castellana.

Solo pochi anni dopo i benedettini abbandonarono Conversano, forse per essersi opposti al re di Sicilia Manfredi. Nel 1266 papa Clemente IV affidò il monastero ad un gruppo di monache cistercensi esuli dalla Grecia guidate da Dameta Paleologa, probabilmente imparentata con la famiglia imperiale di Costantinopoli. Nonostante fosse ora occupato da un ordine religioso femminile, San Benedetto non perse le antiche prerogative e anzi papa Gregorio X permise alla badessa di poter indossare la mitra e impugnare il pastorale, che erano insegne vescovili, e le confermò la piena giurisdizione sul clero di Castellana. La straordinaria situazione, pressoché unica nella cristianità occidentale, fece coniare per il monastero di San Benedetto la dizione di Monstrum Apuliae ("stupore di Puglia"). La madre superiora aveva pure l'eccezionale privilegio (per una donna) del baciamano, seduta sul trono badessale, da parte del clero maschile. Il convento godette, inoltre, di notevole prosperità economica.

Contemporaneamente alla crescita del prestigio e del potere delle badesse - molte delle quali nei secoli successivi sarebbero appartenute alla famiglia comitale Acquaviva d'Aragona - crebbero però anche le occasioni di attrito con il vescovo della cittadina e il clero castellanese. Già nel 1274 si registrarono le prime controversie giurisdizionali. Particolarmente vivaci furono quelle tra il 1659 e il 1665. Gli attriti perdurarono sino ai primi anni dell'Ottocento, quando i decreti murattiani di abolizione dei diritti feudali e di scioglimento degli ordini religiosi posero fine alla storia del monastero.

Via S. Benedetto, Conversano

Il complesso monastico occupa una vasta porzione del centro storico all'interno delle mura megalitiche, delle quali ingloba ampi tratti, in parte visibili. La chiesa conserva una parte della cinta muraria dell'XI secolo. Il monumentale ingresso laterale, del 1658, presenta una coppia di leoni su cui si innestano due colonne corinzie e un protiro riccamente decorato. In corrispondenza dell'ingresso laterale si erge un campanile barocco la cui sommità è ricoperta di maioliche bicrome. Le stesse maioliche rivestono la cupola che si apre sulla navata centrale. L'interno a tre navate è rappresentato da un'aula di forma rettangolare impreziosita da decorazioni barocche: l'abside fu eliminata nel XVI secolo per favorire la costruzione di un grande altare centrale. Tra gli altari laterali, quelli di San Benedetto e San Biagio conservano due tele di Paolo Finoglio. Altre opere sono attribuite a Carlo Rosa e Nicola Gliri. Sotto la chiesa si apre una cripta dell'XI secolo, dedicata a san Mauro, con due navate e archi a sesto tondo.

Il chiostro medievale, risalente ai secoli XI-XIII, ha forma trapezoidale. Le colonne binate che reggono il portico hanno capitelli in pietra intagliata ed, in uno in particolare, si trova scolpito un rarissimo esempio di labirinto. Parte del complesso monastico ospita attualmente il museo civico archeologico. Nel monastero furono tumulati il conte Giulio Antonio I, il "Guercio delle Puglie" e la moglie Isabella Filomarino, a lungo reggente della contea.

 

Il campanile

Il campanile di San Benedetto è molto più alto di quello della cattedrale, proprio per volontà delle badesse. Volevano dimostrare alla comunità la loro superiorità e il loro potere. In Conversano da tempo si combatteva una vera e propria battaglia tra il vescovo e le badesse. Come di consueto all'epoca il campanile della cattedrale doveva svettare sopra la città, sia come monito della superiorità della chiesa, sia come simbolo del potere ecclesiastico e vescovile. Le badesse fermarono la costruzione del campanile del duomo mediante un atto notarile. Fatto ciò poterono proseguire la costruzione della loro torre campanaria senza impedimenti per affermare a Conversano la netta superiorità nei confronti del vescovo.

 

Chiesa del Carmine

Gioiello barocco risalente al XVII

 Via Michelangelo Buonarroti, 1 Conversano

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

In assenza di documenti che ne attestino la data di edificazione, la datazione del monumento è problematica e potrebbe essere fatta risalire ad un periodo compreso tra l'XI e il primo XIV secolo. L'adozione di una pianta così poco diffusa nell'ambito dell'architettura religiosa occidentale svelerebbe degli influssi bizantini. Essa è stata infatti messa in relazione con altri edifici religiosi realizzati nell'area tra Venosa e Canosa. Per tale ragione la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria è stata riconosciuta monumento nazionale.

Recentissime ricerche e studi dimostrano invece che è stato accertato che Santa Caterina d'Alessandria, era molto venerata dai Cavalieri Templari, tanto che fra i toponimi più ricorrenti, scelti dai Cavalieri del Tempio per le intitolazioni delle costruzioni ex novo da essi realizzate, vi è spesso Santa Caterina d'Alessandria. La Chiesa rappresenta la postazione in cui i templari ricevevano la benedizione prima di imbarcarsi per mare verso la Terra Santa. Questo lo si è potuto decifrare anche grazie alla simbologia (quadrato, l'ottagono, il cerchio) emersa grazie ai recenti restauri (2011) prima di imbarcarsi per mare verso la Terra Santa. Questa importante testimonianza oggi viene dimostrata dalle visite soprattutto di turisti del Nord Europa, dove numerosi sono i studiosi dei cavalieri templari e che vengono a visitarla.

Via Santa Rita Conversano

 

La costruzione risale forse al XII secolo La principale caratteristica della chiesa è la sua pianta quadrilobata con una cupola centrale internamente emisferica racchiusa in un tiburio ottagonale, sul quale insiste un lanternino. Gli interni, in passato affrescati, si presentano ora spogli da ogni decorazione e permettono di cogliere meglio l'armoniosità dei volumi.

 

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Negli anni trenta del Seicento il conte Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona (Il Guercio di Puglia) e la consorte Isabella Filomarino commissionarono il rinnovamento dell'antica chiesa romanica di San Matteo,  intitolando il nuovo complesso ai Santi Medici Cosma e Damiano, a cui i conti erano particolarmente devoti, avendone ricevuto una grazia.

L'edificio preesistente fu sottoposto ad un totale rifacimento secondo lo stile barocco, e l'incarico dell'integrale riprogettazione dell'apparato decorativo interno, fu affidato al pittore napoletano Paolo Finoglio. Egli, morto prematuramente nel 1645, non vide mai compiuta l'opera, proseguita dai suoi allievi; la chiesa fu poi consacrata nel 1660 dal vescovo Giuseppe Palermo.

L'esterno si presenta estremamente sobrio, con muratura compatta e uniforme in pietra calcarea (quasi ispirandosi all'antico stile romanico). La facciata presenta cordoli che la percorrono orizzontalmente e, in asse con il portale di ingresso, una grande finestra con lesena, il cui modello è ripreso dalle più piccole finestre sul prospetto laterale (all'intersezione con Corso Umberto). Il campanile è a due ordini, in mattoni.

 

Conversano

 

 

Notevole è il contrasto tra la semplicità delle facciate esterne e il fastoso spettacolo all'interno della chiesa, autentico trionfo del barocco napoletano; a partire dalla volta, infatti, un susseguirsi di stucchi e dorature fanno da cornice agli splendidi affreschi della volta e ai grandi dipinti degli altari, realizzati in gran parte dallo stesso Finoglio. Nei quattro angoli della volta campeggia lo stemma degli Acquaviva con al centro lo scudo Filomarino. La perfezione delle cornici e l'abile gioco di luce ideato per la volta, hanno fatto supporre l'intervento dell'architetto Cosimo Fanzago, creatore di opere simili a Napoli, tra tutte la chiesa di S. Chiara.

Gli affreschi della volta raffigurano in dieci scomparti alcune scene del martirio e alcuni miracoli dei Santi Medici e nell'undicesimo i santi taumaturghi che ascendono al cielo in compagnia di S. Francesco, S. Antonio e S. Chiara. Sarebbero stati eseguiti dal Finoglio e dopo il 1645, anno della sua morte, completati dai suoi allievi (tra questi, il pittore di Giovinazzo Carlo Rosa). I lavori si sarebbero poi conclusi nel 1650, come attesta un'iscrizione nel riquadro della volta posto in direzione del portale d'ingresso. Secondo il giudizio degli studiosi, i tre affreschi centrali, in asse tra loro, raffiguranti i Santi Medici dinanzi alla SS. Trinità, i Santi gettati dalla rupe e i Santi salvati dall'angelo, sarebbero, invece, opere complete del Finoglio. Interessante anche il riquadro che rappresenta La carità di S. Elisabetta d'Ungheria, la regina terziaria patrona delle Terziarie che abitarono il monastero per quasi due secoli.

Santa Maria dell’Isola

Poco fuori dall’abitato, a circa 1 chilometro da Conversano, inoltrandosi nella campagna seguendo la strada per Rutigliano, si ritrova l’elegante Convento di Santa Maria dell’Isola, di origine medievale.
 
Eretta nel ‘400 su una grotta naturale, si presenta al visitatore con una sobria facciata in muratura. Il complesso monastico è dotato di due chiostri e un pozzodecorato circondato da affreschi.
 
La semplicità dell’esterno cela la ricchezza di particolari degli ambienti interni: la struttura custodisce l’antica cappella funeraria degli Acquaviva d’Aragona, signori di Conversano, con il ricercato sepolcro tardo-quattrocentesco di Giulio Antonio Acquaviva.
 
Il convento ospita l’Oasi Sacro Cuore di Gesù gestita dall’ordine argentino delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà, lieto di accogliere e ospitare gruppi di preghiera e pellegrini nelle celle del convento, ideale per un ritiro spirituale.

Conversano, Via Bari 1 Conversano

Telefono: +39 080 4954924

Chiesa e convento dei Paolotti

L'antica chiesetta di S. Michele Arcangelo, fondata dalla famiglia Tarsia, fu donata nel 1619 ai frati Minimi Francescani, detti Paolotti perché seguaci di S. Francesco da Paola. Essa divenne la prima sede dei Paolotti, che intorno alla metà del secolo diciassettesimo costruirono una nuova chiesa ed un grande convento rispondente alle proprie esigenze
Interventi di ammodernamento furono operati nella chiesa e sugli altari delle cappelle laterali nel corso del diciottesimo secolo. Ma un più impegnativo progetto determinò tra il 1802-4 l'allungamento della chiesa e la sua nuova copertura con volta a botte lunettata, poi decorata a stucchi.
Dopo la soppressione del convento nel 1809, il complesso fu assegnato al vescovo di Conversano che vi trasferì il Seminario Vescovile.
Questa antica istituzione, poi ampliatasi in Seminario- Collegio e, quindi, in Liceo- ginnasio che accoglieva giovani di numerosi paesi della provincia e della regione, divenne un luogo di moderna e vivace cultura, retta da personaggi di grande valore, quali il Morea ed il Forlani.
Il convento, intanto, era stato ristrutturato dall'architetto conversanese Sante Simone, che intorno al 1860 creò in particolare il viale d'ingresso e la facciata di gusto neoclassico. 

Conversano

 

 

Chiesa San Rocco

In età medioevale numerose erano le chiesette di fondazione privata, esistenti subito al di fuori delle mura cittadine e collocate in prossimità di strade che dalla città partivano in direzioni diverse. Nel 1370 esistevano già alcuni "ricoveri" detti di S. Rocco, destinati ad accogliere persone colpite da morbi contagiosi (appestati). Non sappiamo se contemporaneamente fosse stata edificata anche la chiesetta di S. Rocco. 
Documenti successivi permettono di accertare l'esistenza di questa chiesa alla fine del 1400 e, durante la peste scoppiata in Conversano nel 1690, l'uso della stessa per deporvi le spoglie di numerosi deceduti, sepolti anche presso altre chiesette esistenti fuori dalle mura.

Largo San Rocco, 6 Conversano

Restauri e interventi di varia natura si sono susseguiti nei secoli, interessando sia l'edificio che l'arredo interno. Semplice è la struttura architettonica, ad aula unica rettangolare coperta de volta a botte che mostra all'esterno un tetto a doppio spiovente e campanile a vela.
La festa del Santo, il 16 agosto, si svolge anche con la partecipazione di una storica cavalcata.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

La Chiesa Matrice di Corato, risalente  al 1139, conserva poche tracce dell’originaria struttura a causa di interventi di restauro seguiti al sisma del 1627, ed una serie di rimaneggiamenti realizzati nel 1863.

La facciata conserva ancora elementi riconducibili al periodo medioevale, come il portale a sesto acuto, che presenta un ricco cornicione decorato nella cui lunetta vi è un altorilievo raffigurante il Cristo benedicente, la Vergine e un Santo. Il campanile, costruito su modello della Cattedrale di Trani, si eleva su tre livelli, aperti da una bifora nel secondo livello e una trifora nel terzo.  

Anche l’arredo interno ha subito notevoli modifiche verso la fine dell’Ottocento, tali da cancellare quasi completamente le tracce dell’aspetto medioevale della chiesa. E’ comunque possibile risalire all’aspetto che gli interni potevano avere nel XVI secolo, grazie a una copia dell’Inventarium majoris Ecclesiae Corati del 1559: secondo il documento, vi erano ben 14 cappelle, disposte lateralmente e decorate con affreschi. 

Solo nel 1957, venne scoperto uno di questi affreschi, che raffigura la Madonna di Costantinopoli con Bambino; ai lati, sono presenti due figure di Santi e nella lunetta superiore, vi è la scena della crocifissione con la colomba dello Spirito Santo. Di fianco alla croce, appaiono S. Pietro e S. Paolo. L’affresco è firmato semplicemente con le iniziali dell’artista, ZT, le cui opere sono presenti anche nelle chiese di Ruvo e nella Chiesa Matrice di Modugno.

 

Via Gentile, 1 CORATO

Telefono: +39 0808721701

Santa  Maria Greca

Il nome e l’origine di questa graziosa chiesa nel centro storico di Corato deriva da un’apparizione mariana, avvenuta durante la terribile pestilenza che afflisse la città nel 1656. La Vergine apparve nel luogo in cui si rifugiò la gente per sfuggire all’epidemia, il sotterraneo di una torre di cinta dei muraglioni detta “la Greca”.

La chiesa sorse nel 1664 per volere del sacerdote a cui apparve la Madonna, don Francesco Loiodice. Nel 1891, subì importanti lavori di rifacimento, assumendo la sua attuale struttura che si presenta con una facciata molto semplice, scandita da paraste con capitelli ionici che sostengono un timpano spezzato. Il portale segue le linee della facciata, definito anch’esso da paraste e coronato da fregio e timpano.

L’interno è sviluppato su pianta a croce greca suddivisa in tre navate. Di notevole valore artistico la cantoria lignea disposta nella controfacciata; nei pannelli, meravigliosamente incisi e dipinti, sono raffigurati S. Carlo Borromeo, S. Cristoforo, laMadonna Greca, S. Cataldo e don Francesco Loiodice. L’altare maggiore, in marmo bianco venato, è sormontato da un crocifisso ligneo del XVIII secolo. Scendendo nella cripta della chiesa, è possibile ammirare l’icona miracolosa della Madonna Greca.

 

Corso Garibaldi, 55 CORATO

Telefono: +39 0808721389

Chiesa Maria Santissima del Monte Carmelo

Su via Carmine prospetta la facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine, che attualmente ospita l'omonima confraternita. Nel paramento murario, a bugnato rustico, si apre un semplice portale architravato, mentre la parte alta della facciata, terminata in tempi più recenti, ha un coronamento a timpano. L'edificio, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo, ha subito rifacimenti negli anni Trenta del Novecento, come conferma la data del 1936 rilevabile sul portale secondario che si affaccia su via Filangieri.

L'interno, di non grandi dimensioni, ha conservato l'aspetto originario, anche se la coloritura degli intonaci è di fine '900. La chiesa, a navata unica, coperta a botte unghiata, è movimentata dalla presenza di tre cappelle per lato, sotto arconi poco profondi. Termina con un'ampia abside all'interno della quale si aprono due simmetrici portali. Grazie alla presenza di paraste e di un marcato cornicione soprastante che segnano tutto l'invaso della navata e dell'abside, la struttura presenta una notevole unità visiva dello spazio architettonico. La decorazione a stucco è semplice ma raffinata, comprende i capitelli d'acanto delle paraste. Nell'ancona del presbiterio è conservata una bella statua settecentesca raffigurante la Madonna del Carmine.

La Chiesa al suo interno ospita un pregevole organo realizzato nel 1760 dall'organaro barese Pietro De Simone. Esso è collocato sulla cantoria posta sulla controfacciata e sovrastante l'ingresso dell'edificio. L'organo è completamente racchiuso in una cassa lignea di risonanza finemente decorata. Pregevoli decorazioni, realizzate in legno intagliato e dorato, arricchiscono la zona superiore delle campate, seguendo l'andamento decrescente verso i lati dei vari gruppi di canne. Non è noto con certezza chi abbia commissionato l'opera ma si può supporre che venne richiesta dalla confraternita della "Madonna del Monte Carmelo", che aveva sede nell'omonima chiesa. 

 

Via Carmine, CORATO

Chiesa dei Cappuccini

La Chiesa dei Cappuccini è cara al popolo di Corato, per il culto a Santa Rita da Cascia e per quello alla Beata Vergine Maria, venerata sotto il titolo di Madonna del Pozzo e per la devozione a San Pio da Pietrelcina.

La chiesa custodisce una tela del pittore fiammingo Gaspar Hovic, della fine del XVI secolo, e una pala di altare, raffigurante la deposizione di Cristo dalla croce.

Stupenda, la volta affrescata di quella che, un tempo, era la sacrestia della Chiesa e che, da alcuni decenni, è stata destinata a studio rettoriale. Vi sono raffigurati, con affreschi del 1700, la Vergine Maria, con il capo coronato di dodici stelle, e i quattro evangelisti.

La statua, raffigurante la Madonna del Pozzo, che in origine rappresentava soltanto la Vergine con il Bambino tra le braccia, risale con molta probabilità al 1919. Si tratta di una pregiata statua in cartapesta, di sicura fattura leccese, attribuibile, in considerazione dello stile, dei tratti del volto di Maria e del Bambino, nonché del raffinato panneggio, al maestro Raffaele Caretta. Nel 2009 alla statua sono state poste due corone quattrocentesche (una sul capo del Bambino Gesù e l’altra su quello della Vergine), in argento e oro.

 

Piazza Venezuela, 11 CORATO

Telefono: +39 08052881111

Chiesa Santa Maria Maggiore

Edificata fuori dalle mura di Gioia del Colle da Riccardo Siniscalco nel XI secolo ed inizialmente dedicata a San Pietro, l’attuale Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore è un monumento di significativo interesse storico-artistico nella cittadina. Nel 1764 la struttura originaria venne abbattuta da una sommossa popolare contro il potere baronale capitanata da Giannantonio Monte, ed una nuova chiesa dedicata alla Beata Vergine fu ricostruita, con le splendide statue lapidee raffiguranti San Filippo Neri e la Madonna con Bambino che si possono apprezzare sulla facciata. Nel 1857 questo edificio fu a sua volta danneggiato da un sisma, a cui seguì un restauro datato 1893. Nella chiesa sono conservate opere quali la Madonna con Bambino di Stefano da Putignano, affreschi realizzati in diverse epoche, una cripta in cui si conservano le spoglie del principe Carlo III De’ Mari. Lo stipite del portone di ingresso, un sarcofago adibito a lavabo ubicato in sacrestia, due leoni a mezzo rilievo ai lati dell’ingresso ed un Ecce Homo scolpito da Giovanni De Rocha nel XV secolo, attualmente murato accanto ad un altare, rappresentano ciò che rimane della chiesa originaria.

Via Principe Amedeo, GIOIA DEL COLLE

Telefono: +39 0803430057

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore 07:15 – 18:00

Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore 10:30 – 18:00

 

Estate

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore *07:00 – 08:00 – 09:00
Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore 10:30 – 19:00

 

* la celebrazione avviene presso le rettorie

ore 7,00: S. Angelo.

ore 7,30 S. Rocco

ore 8,00: S. Domenico-

ore 9,00: S. Andrea.

 

- Il primo giovedi di ogni mese alle ore 19,30: Adorazione Eucaristica comunitaria.

- Ogni Giovedi alle ore 16,30: Adorazione Eucaristica a cura dell'Ass. Eucar. Riparatrice 

- Ogni giorno dalle ore 17,00 alle ore 19,00: Confessioni. 

 

Immacolata di Lourdes
Nell' interno si notano le tre navate. Le robuste arcate e le colonne che le sostengono conferiscono all'ambiente, pur essendo di proprzioni poco rilevanti, maestosità e grazia di un tempo.
Sul altare centrale si eleva un baldacchino, che ricorda con una scritta la Madonna alla quale la chiesa è dedicata.
Tutto è stato seguito alla perfezione, con onestà e con fedeltà al progetto.
La statua della Madonna è opera dello scultore barese Gaetano Stella.
La chiesa fu completata e consacrata nel 1946 e initolata all' Immacolata Concezione di Lourdes.

Nel giugno del 1954, la ditta Paolo Brescia inizia i lavori di sopraelevazione del campanile e della chiesetta che sarà ultimata a fine ottobre dell’anno successivo.Il campanile dello stesso stile romanico pugliese della chiesa, alto 41 metri , costruito in pietra e tufo carpano di Gioia, all’ultimo piano della cella campanaria, ospita tre campane in fusione di bronzo, costruite dalla fonderia Carmine Capezzuto di Napoli.Don giovanni ha fatto costruire un asilo materno che si trova nel giardino affianco la chiesa che fu acquistato dal prete nel 52. Dopo il pensionamento e la morte del compianto Don Giovanni la chiea è in mane del gioiese Don Carlo Lattarulo.

 

Via Giuseppe Mazzini, GIOIA DEL COLLE

Telefono: +39 0803430068

 

ORARI SS MESSA:

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore 08:00 – 18:00

Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore 08:00 – 09:30 – 11:00 – 18:00

* Solo in presenza di altri preti che prestano servizio

 

Sant’Antonio

Feriali: Dal Lunedì al Sabato /

Festivi: *08:00

*Alle ore 9.00 di ogni lunedi: Recita del Santo Rosario per tutti gli ammalati

 

Sacro Cuore

Completata nel 1912, la Chiesa parrocchiale “Sacro Cuore” apparteneva alla famiglia dei CASSANO; annessa all'istituto Padre Seteria, era utilizzata come Cappella per il Collegio.
Donata alla diocesi di Bari, fu adibita a Parrocchia nel 1937. Nell’ottobre 1983 venne affidata per la prima volta ai “PP. Discepoli”, con regolare convenzione tra la Diocesi di Bari-Bitonto e la Congregazione Religiosa "LA FAMIGLIA DEI DISCEPOLI".

Attualmente è parroco Don Mario Natalini, membro della sopracitata “FAMIGLIA DEI DISCEPOLI”.

Nell'anno in cui era Parroco Don Vito Zotti fu realizzato il Cinema Parrocchiale, mentre durante il mandato del Parroco Don Giovanni Paccione, la Chiesa fu restaurata e adeguata alle nuove esigenze liturgiche. 
Sotto la direzione di Don Savino D'Amelio sono state apportate modifiche consistenti alla struttura interna della Chiesa, rinnovandone anche gli arredi.
Attualmente la struttura parrocchiale è caratterizzata dalla Chiesa intitolata al “Sacro Cuore di Gesù”, dalla Casa Canonica, dal Cine-Teatro, dalla Chiesa della Purificazione o di San Vito Martire e dalla Casa di Riposo “Padre Semeria”.

 

Via Giuseppe di Vittore, 86 GIOIA DEL COLLE

Telefono: +39 0803481237

 

ORARI SS MESSA:

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore 18:30

Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore *09:30 – 11:00 – 19:00

* la celebrazione avviene nella Cappella dell'Istituto "P.Semeria"

 

San Vito Martire

La Parrocchia di San Vito Martire è stata eretta canonicamente il 29 novembre 1959 da S.E. Mons. Enrico Nicodemo e riconosciuta civilmente il 26 dicembre 1962. 
Il primo complesso comprendente la canonica, gli uffici parrocchiali, due aule per la catechesi e un salone adibito a cappella fu costruito su un suolo donato ala parrocchia dalla Chiesa Madre e fu inaugurato da Mons. Nicodemo il 25 maggio 1962. Lo stesso giorno fu celebrata la prima messa. 
La parrocchia fu affidata a Mons. Franco Di Maggio e a suo fratello don Gaetano che avevano curato la costruzione del primo complesso. 
Il 6 settembre 1964 la parrocchia di San Vito fu affidata a don Franco Ardito, primo parroco ufficiale. Nell’ottobre del 1973 don Franco diede inizio ai lavori di costruzione della chiesa parrocchiale. I lavori furono affidati all’impresa Luigi Basile di Gioia del Colle. 
La parrocchia fu dedicata e consacrata il 23 dicembre 1975 dall’Arcivescovo Mons. Ballestrero. 

 

Via Folgore, 43 GIOIA DEL COLLE

Telefono: +39 0803430642

 

ORARI SS MESSA:

Feriale: Dal Lunedì al Venerdì ore 18:00

Sabato: 18:00

Festivo: Dal Lunedì al Venerdì ore 08:00 – 10:00 – 18:00

 

 

 

Santa Lucia

La chiesa di Santa Lucia è situata nella centrale via Roma, a poca distanza da piazza Plebiscito e dalla stazione ferroviaria.

Nasce come Cappella di Santa Lucia de' Greci, costruita nel secolo XVI, la cui presenza è attestata nella zona, allora rurale, dalla visita dell'arcivescovo A. Puteo, il 24 ottobre 1578.

Nel 1885 fu distrutta dal terremoto e l'immagine della Santa fu portata nella cappella della famiglia Buttiglione, allora chiamata dell'Addolorata, all'inizio di via Bartolomeo Paoli.

L'attuale chiesa in stile neogotico fu iniziata nel 1903, su progetto dell'architetto Cristoforo Pinto, che ne diresse anche i lavori e terminata nel 1919. 
La chiesa venne edificata lungo la strada conducente alla stazione ferroviaria, in posizione più avanzata rispetto all'antica cappella (di cui oggi non restano che le fondamenta)  nella cui area, annessa alla chiesa, fu costruita la casa canonica, con altri locali adibiti a sacrestia e, in seguito, anche ad ufficio parrocchiale.
Il prospetto fu ultimato nel 1918, in stile gotico, abbellito da un prezioso rosone e da una statua della Santa in pietra, eseguita da uno scultore di Martina Franca.
La Chiesa fu elevata a parrocchia l'11 dicembre 1919 da monsignor Vaccaro, arcivescovo di Bari  che nominò parroco, in data 3 febbraio 1920, il sacerdote don Rocco Passiatore che ha guidato la parrocchia fino al 1963, anno della sua morte.
Danneggiata seriamente dal terremoto del 1980, la chiesa di Santa Lucia ha subito vari restauri, durante i quali è stata temporaneamente chiusa al culto: un primo intervento parziale subito dopo il terremoto e poi qualche anno dopo un restauro più radicale con consolidamento delle fondamenta. 

 

Via Roma, GIOIA DEL COLLE

Telefono: +39 0803433718

 

ORARI SS MESSA:

Inverno

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore 08:30 – 18:30

Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore 07:30 – 09:00 11:00 – 18:30

 

Estate

Feriale: Dal Lunedì al Sabato ore 08:30 – 19:00
Festivo: Dal Lunedì al Sabato ore 07:30 – 09:00 - *10:00 – 11:30 - 19:00

* La Messa delle ore 10.00 viene sospesa nei mesi di luglio e agosto
  * L'adozione dell'Orario Estivo coincide di solito con il periodo di Ora legale (ultima domenica di marzo - ultima domenica di ottobre) durante il quale la messa vespertina viene celebrata alle ore 19.00.

 

San Francesco

Domenica e Festivi: 08:30

 

Chiesa Evangelica Battista

 

Via U. Bassi, 27 GIOIA DEL COLLE

E-Mail: gioa.del.colle@chiesabattista.it

 

ATTIVITA’:

Scuola domenicale: domenica ore 9,30

Evangelizzazione: domenica ore 9,30

Culto: domenica ore 10,30

Nei mesi di Luglio e  Agosto il culto è di Sabato alle ore 18,30

 

Concattedrale di Santa Maria Assunta

 

La cattedrale di Giovinazzo, piantata su ciclopici scogli, si leva ritta e snella nella sagoma, a nord della città, in posizione leggermente sopraelevata e, in origine, totalmente isolata e distaccata da ogni altra costruzione”.
Arsone 1° nel 1125 diede inizio ai lavori della cripta Il popolo, alcuni sovrani, tra i quali Guglielmo il Buono e Tancredi e la generosità pontificia concorsero alla costruzione del tempio, che dovette iniziare verso il 1165 con l’elezione del vescovo Berto. Fra Giovanni, il 23 maggio 1283, consacrò la nuova cattedrale dedicata all’Assunta. Ignoto resta il nome del costruttore.
Le facciate di interesse artistico sono quelle di levante e di mezzogiorno. Presentano un bel rosone, un’ampia bifora ed un caratteristico portale ornato da un timpano poggiante su corte colonne tortili. Di notevole interesse è la parte absidale esterna, posta a levante.
La cattedrale evidenzia due campanili, il maggiore si erge per oltre 43 metri e conserva miracolosamente quasi integri gli elementi decorativi di stile romanico, mentre il minore risulta essere stato rifatto nel 1700, dopo l’abbattimento per una presunta pericolosità dello stesso. 
In origine, la pianta della cattedrale fu basilicale e tale dovette rimanere a tutto il XVI. 
L’esterno conserva l’originario stile romanico, mentre l’interno si presenta fortemente rimaneggiato per i continui restauri e rifacimenti di gusto barocco e rinascimentale. Le 12 colonne monolitiche di marmo e di granito, a sostegno delle tre navate furono dimesse nel 1737, durante l’episcopato di mons. Mercurio e sostituite da otto pilastri. I dodici altari lasciarono il posto ai sette attuali.
Entrando dalla porta principale, quella di ponente, incontriamo:

la cappella del ss. Sacramento, ricca di marmi policromi pregiati, edificata nel 1768. Esecutore della fona dell’altare e delle belle sculture fu Crescenzo Tronchese.
l’altare di s. Maria delle Grazie, abbellito da un dipinto di Madonna con Bambino, opera cinquecentesca del pugliese Luigi Palvisino inserita nella pala settecentesca dei De Musso.
l’altare del beato Nicola Pagla, la cui statua, a mezzo busto in legno dorato, fu donata dal vescovo Giudice Caracciolo. Dalla parte nord, quasi all’altezza del transetto e accanto alla porta che immette nella sagrestia, vi è:
l’altare del Crocifisso sul quale è fissato nella settecentesca pala un grande Cristo in croce, molto antico e miracoloso, dinanzi al quale ha sostato in preghiera s. Giuseppe da Copertino.
segue l’altare di s. Maria di Loreto.
infine l’altare di s. Francesco Saverio, la cui statua in marmo fu donata dalla famiglia ducale Giudice Caracciolo.
nella parte absidale, in fondo al presbiterio, è collocato l’altare maggiore di marmi pregiati, voluto dal vescovo Paolo de’ Mercurio nel 1740.
Il bellissimo e monumentale organo fu realizzato da Pietro de Simone nel 1779 mentre l’ingegner Gaetano Barba disegnò l’antiporta e l’orchestra. Nel 1627 mons. Giulio Masi, fece demolire l’altare maggiore basilicale.

Nella seconda metà del ‘600 il vescovo Agnello Alfieri rifece l’abside ricoprendola di tele del giovinazzese Carlo Rosa, raffiguranti Maria assunta ed altri santi venerati dal devoto popolo. Mons. Paolo de’ Mercurio completò l’opera di trasformazione in stile barocco dell’intera cattedrale, nella parte interna del tempio. Con grande emozione e sorpresa, rimuovendosi il pavimento ottocentesco nel coro, durante i lavori di restauro del 1990, sono venuti alla luce preziosi frammenti di mosaico, con raffigurazioni umane e bei motivi ornamentali di fattura locale, forse della seconda metà del XII secolo. Il vescovo Pasquale Corrado, sul finire del secolo scorso, sotto la direzione dell’architetto Ettore Bernich, promosse lavori di restauro, che comportarono il rifacimento delle bifore e del rosone del fianco meridionale, detti lavori furono portati a termine dall’ing. Giuseppe Lanari di Molfetta. Sugli altari si possono ammirare buoni dipinti settecenteschi dei giovinazzesi Giuseppe e Saverio de Musso.
Di notevole pregi è il Cristo Redentore del sec. XV, opera di incerta attribuzione. Di grane significato religioso e di bella fattura è la preziosa icona bizantina, venerata da secoli dal popolo sotto il titolo di Madonna di Corsignano, traslata definitivamente in cattedrale durante il vescovado di mons. Mercurio. Stupenda è anche la ricca edicola, che, a forma di tempietto corinzio, custodisce la detta sacra tavola dal 1897, fu progettata dall’architetto romano Ettore Bernich e fu realizzata in Roma da Costantino Calvi ed Eugenio Maccagnani.
Nel grande archivio diocesano annesso alla cattedrale si conservano le più importanti testimonianze storiche, religiose e civili di Giovinazzo. Ad iniziare dal sec. XII si hanno documenti in pergamena, oltre ad un rilevante patrimonio cartaceo dal sec XII in poi.

 

Piazza Duomo, 2 GIOVINAZZO

Telefono: +39 0803942623

+39 3450173741

 

Altare maggiore
Fatto realizzare in pregiati marmo policromi, nel 1740, dal vescovo mons. Paolo de Mercurio (1731-1752), oggi è l’unico superstite altare dei tanti esistenti ab antiquo nel presbiterio. Dal 1897, sovrasta l’artistica edicola nella quale è custodita la sacra Icona di Maria Santissima di Corsignano, protettrice principale della città. La preziosa edicola, voluta del devoto popolo giovinazzese, fu progettata dall’architetto Ettore Benich e materialmente prodotta in Roma dai valenti scultori Eugenio Maccagnani e Costantino Calvi.
Dietro l’altare maggiore sono ben visibili, sull’abside, notevoli dipinti raffiguranti diversi santi e protettori minori della città. Le opere pittoriche sono attribuite al maestro Carlo Rosa, nato a Giovinazzo il 1613. Durane gli ultimi lavori di restauro del tempio, conclusosi nel 1990, interessanti frammenti musivi, del sec. XII, sono stati individuati a decorazione del primitivo pavimento della fabbrica medievale.
Sulla parete, a mezzogiorno, sono emersi affreschi, di ispirazione popolare, rappresentanti: s. Agata, del 1552, e s. Erasmo, del 1485.
Nel presbiterio è custodito il dipinto del Cristo Redentore, del sec. XV, di incerta attribuzione e la prima copia dell’icona della Protettrice.
La cripta

L’accesso è situato all’esterno del tempio, in p.za Duomo, accanto alla rampa destra di accesso al tempio; l’altro, interno a tempio e poco praticabile, è situato all’estremità della navata di sinistra. Gli antichi la denominarono ‘il Purgatorio’.
È articolata in 15 crociere, poggianti su 10 colonne e 12 pilastrini sporgenti dai muri perimetrali. Le colonne derivano certamente da materiale di spoglio, di esse di esse sei sono in marmo cipollino, due in marmo greco del III-IV secolo, una, la più antica, è di marmo numidico, la decima risale agli anni ’50 e sostituì l’antica, ormai corrosa dalla salsedine.
I capitelli sono medioevali eccetto due più recenti. Le colonne ed i capitelli antichi risultano notevolmente danneggiati a causa di infelici restauri, di tentativi di rivestimenti di stucco e per l’azione erosiva della salsedine. Le chiavi di volta presenti al centro delle crociere coniugano motivi floreali. Solo due sono originali: il primo e il secondo a sinistra dell'altare, riproducono la testa di un uomo di un leone di evidente impronta bizantina. Nella parte absidale è collocato un altare di antica fattura. Sulla parete est della cripta è incastonata una lastra tombale del 1386 che racchiude le spoglie del nobile giovinazzese Antonio Sindolfi, figlio di Leone e dei suoi eredi. Altre lastre tombali sono presenti sul pavimento e sulle pareti.
Particolarmente toccante è la lapide posta dai genitori per il loro piccolo di pochi mesi posta presso l’ingresso dalla strada.

 

 

 

ORARIO SS MESSA:

Orario apertura Parrocchia e Centro di Ascolto

Lunedì, Mercoledì e Sabato dalle 10:00 alle 12:00

 

Orari Funzioni

Orario Estivo  (Luglio - Agosto*) ora legale

Dal Lunedì al Sabato ore 18:30 ROSARIO – ore 19:00 MESSA

Domenica ore 10:00 – 19:00 – 21:00 MESSA

* per il periodo di nomena fate riferimento alla voce "i nostri apputamenti"

 

Maggio

Dal Lunedì al Sabato ore 18:30 ROSARIO – ore 19:00 MESSA

Domenica: ore 10:00 – 11:30 – 18:00 MESSA

 

Orario Invernale (Settembre - Giugno) Ora Solare:

Dal Lunedì al Sabato ore 17:30 ROSARIO – ore 18:00 MESSA

Domenica: ore 10:00 – 11:30 – 18:00 MESSA

 

Chiesa del Carmine

La Chiesa Santa Maria del Carmine è uno dei tanti gioielli della città di Giovinazzo, situata nel centro storico a ridosso del mare.

Originariamente dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, era infatti intitolata a S. Angelo dei Greci fino al restauro del 1600, quando passò sotto l’amministrazione dei padri Somaschi e si decise di dedicarla alla Madonna del Carmine.

All’interno della chiesa sono custodite numerose opere d’arte, come la pala del de Musso posta sull’altare maggiore, sulla quale è sovrapposta una piccola tela della Vergine con Bambino del ‘500.

I lati dell’unica navata sono impreziositi da un dipinto sempre opera del de Musso, raffigurante S. Biagio, e un’opera di Alonso de Corduba che raffigura il martirio di San Lorenzo. L’organo dei primi del Settecento è purtroppo andato perduto, ma ne rimane in controfacciata la splendida orchestra lignea con decori dorati a motivi floreali.

 

GIOVINAZZO

Chiesa di San Francesco

La Chiesa di San Francesco e il relativo convento sorgevano anticamente in riva al mare in località “Tre colonne”.

Gli storici locali ricordano la chiesa poiché in questa si rifugiarono i nobili giovinazzesi per scampare alla rivolta popolare del 13 novembre 1395. Nello stesso luogo fu poi stipulato l’accordo tra le due parti. Distrutta nel 1529, risorse nel 1537, per il fervore religioso di fra’ Bonaventura, in via Piano in seguito a una permuta di suoli avvenuta tra i francescani e la famiglia Venturieri. Il 7 agosto 1809 la chiesa, che il popolo chiamava Sant’Antonio, unitamente al convento veniva soppressa da Gioacchino Murat e l’intero complesso passò in proprietà alla famiglia Sagarriga. Oggi della chiesa, una volta dotata di altare maggiore e di sette cappelle appartenenti a nobili famiglie, restano una sola campata e due epigrafi sepolcrali, mentre il convento è solo un rudere in completo abbandono.

 

GIOVINAZZO

Chiesa di San Lorenzo

Questa piccola e graziosa chiesa sorge ad angolo tra la omonima strada e via Gelso, un tempo detta “strada majore de la città”.

La sua costruzione ebbe inizio nel giugno del 1302 con posa della prima pietra da parte del vescovo Giovanni II da Venezia, e fu terminata nel 1305 dal presbitero Petracco di Pavone, ai tempi del nuovo vescovo Giovanni III da Trani. Nel 1715 il vescovo Chiurlia la restaurò e la arricchì, fra l’altro, di alcune reliquie del Santo martire. Nell’ 800 fu adibita a scuola serotina. Dopo essere stata abbandonata per un certo periodo, nel 1846 fu restaurata dall’arcidiacono Giuseppe Sagarriga, che in tal modo ne acquisì diritto di patronato. La chiesetta, ad aula unica, ha un solo altare barocco, con una pala raffigurante il martirio di San Lorenzo. Accanto è custodita l’effigie di Santa Maria delle Grazie, protettrice degli artigiani e dei marinai. All’esterno, una snella facciata, conclusa da un piccolo campanile a vela, racchiude un bassorilievo raffigurante il martirio del Santo e Petravio Pavone in paramenti sacerdotali.

 

Via Gelso, GIOVINAZZO

Chiesa dello Spirito Santo

Chiesa edificata nel 1394 dal prelato Pavone Griffi, che era stato legato di Bonifacio IX (Papa Tomacelli) in Ungheria e poi Vescovo di Tropea. Rientrato a Giovinazzo gli fu concesso dal Pontefice di costruirsi una chiesa prelatura nullius.

La facciata ha il portale contenuto in una cornice decorata protetta da un timpano a forma di protiro atrofizzato, due finestre oculari e una monofora. In alto a sinistra lo stemma di Bonifacio IX sostenuto da due grifi. Completano la facciata una cornice ad archetti trilobati impostata su mensole decorate  e un elegante campanile a vela a due fornici.

Interessante il sistema di copertura della chiesa, le tre calotte interne sono esternamente contenute dai tamburi coperti a loro volta da strutture piramidali realizzate a chiancarelle. Particolarmente preziosa all’interno l’icona della Madonna del Buon Soccorso.

 

Via Pavone Griffi, GIOVINAZZO

Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli si erge sulla piazza omonima nel cuore del centro storico di Giovinazzo, sul luogo in cui sorgeva l’antico Seggio dei Nobili ed un tempio pagano dedicato alla dea Minerva.

In un primo momento intitolata a San Rocco, a seguito del restauro avvenuto nel 1598 assunse l’attuale intitolazione. La facciata principale è caratterizzata da un bel portale che presenta nella lunetta una scultura in pietra, della prima metà del XVII secolo, raffigurante la Madonna con Bambino sormontata da una statua del Cristo Redentore. Al di sopra, un magnifico rosone a ricorsi concentrici e sull’edificio, svetta il bel campanile a bulbo. Sul lato sinistro dell’edificio, in una nicchia è custodita la statua settecentesca di San Cristoforo, opera dello scultore Antonio Altieri.

L’interno è impreziosito da magnifiche opere d’arte, come il dipinto del 1600 raffigurante S. Michele, realizzato dall’artista giovinazzese Carlo Rosa, dipinti settecenteschi dei fratelli de Musso e l’altare maggiore con il quadro della Vergine dell’Odegitria. Ad arricchire ulteriormente la chiesa, le splendide statue dei SS. Medici, opera di cartapestai leccesi del 1884.

 

Via Cattedrale, GIOVINAZZO

Chiesa Santa Maria degli Angeli

Questa chiesa, coeva della Cattedrale, fu costruita a ridosso delle mura normanne e, per questa vicinanza, fu detta “Santa Maria de lo muro “.

Agli inizi del sec. XVI prese la definitiva denominazione di Santa Maria degli Angeli. Danneggiata forse dal terremoto del 1657, fu riedificata alla fine dello stesso secolo per volere dei sacerdoti don Filippo De Simone e don Giuseppe Onofrio Cirillo e della confraternita di Santa Maria degli Angeli, operante nella Chiesa dal 1607.

 

Via S. Maria degli Angeli, GIOVINAZZO

Convento dei Padri Domenicani

Il primicerio don Giuseppe Buonomo alla sua morte, avvenuta il 22 marzo 1703, lasciò in eredità al maestro Provinciale dei Predicatori fra Tommaso Maria Montano il compito della costruzione del convento dei Domenicani a Giovinazzo, unitamente ad una considerevole somma di denaro da servire allo scopo.

La costruzione del complesso (oggi Istituto Vittorio Emanuele II), al cui interno sorgerà la Chiesa di San Domenico, prese il via nel 1704, sotto la guida del Vescovo Mons. Gaetano Giacinto Chiurlia, nella zona dirimpetto al porticciolo, oltre le mura della città medievale, sulla strada per Bari, alla biforcazione tra Bitonto e Terlizzi, dando il via allo sviluppo di una nuova parte della città, a forma di ventaglio, tra i due lungomari di Levante e di Ponente. I lavori, il cui progetto fu affidato all’architetto e artista fra Ludovico Vittorio Jacchini, converso domenicano, richiamarono la costruzione di un palazzo regio, al fine di magnificare l’Ordine Domenicano e il suo fondatore.

Il convento fu completato nel 1745, fatta eccezione per la facciata, in stile neoromanico, ultimata, su progetto dell’ingegner Chiaia, nel 1883, dopo l’esproprio di tutti i beni appartenenti agli ordini monastici soppressi nel 1809 con il relativo decreto borbonico, che decretò il passaggio del convento nelle proprietà statali.

La Chiesa di San Domenico, invece, fu ultimata a metà del XVIII secolo. Essa divenne Parrocchia il 9 luglio del 1813, dopo il trasferimento dalla Chiesa di San Felice. Lo scorso anno ne è, infatti, ricorso il bicentenario. Nello stesso anno il convento divenne Ospizio di beneficenza per gli orfani.

A seguito di un nuovo mutamento della destinazione del complesso (divenuto ricovero di beneficenza) la comunità parrocchiale emigrò nella Chiesa di San Felice. Ritornerà nella Chiesa di San Domenico nel 1878, a seguito degli ingenti danni che colpiranno l’antica Chiesa.

Per i lavori sulla facciata, la Parrocchia venne trasferita nuovamente nella Chiesa degli ex Padri Cappuccini e solo nel 1890 venne concesso l’uso temporaneo della Chiesa di San Domenico per l’esercizio dei riti religiosi. La Chiesa di San Domenico acquisì personalità giuridica, divenendo proprietà dell’Ente Parrocchia, con d.m. del Ministero degli Interni del 23 dicembre 1986.

Il 6 luglio 2014 è stata celebrata la messa di inaugurazione della Chiesa di san Domenico a seguito dell’ingente restauro architettonico e artistico che ha interessato la stessa Chiesa tra il 2012 e il 2014.

Esso ha riguardato gli interni e la facciata della Chiesa, il consolidamento del Campanile, il restauro delle maggiori opere artistiche ivi presenti e la collocazione del nuovo Altare.

 

 

GIOVINAZZO

 

ORARIO SS MESSA:

Orario Sante messe da ottobre a marzo

Dal Lunedì al Sabato: 18:30

Domenica: 08:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Orario Sante messe da aprile a settembre

Dal Lunedì al Sabato: *19:00

Domenica: 08:00 – *10:00 – 11:30 – *19:00

*(Soppressa nei Mesi di Luglio e Agosto)

*(Nei Mesi di Luglio e Agosto ore 19.30)

Chiesa di Sant’Agostino

I Padri Agostiniani sono stati protagonisti delle vicende di questa chiesa.
Lì dove oggi è Piazza Vittorio Emanuele edificarono il loro primo concento nel XII secolo, come attestano le bolle degli arcivescovi baresi Matteo, Angelo e Rainaldo.

Distrutto per ragioni difensive, nel 1460 gli agostiniani lo ricostruirono poco distante dal primo, i luogo detto "Pescara". Abbattuto nel 1529 dal principe di Melfi, i padri lo vollero nuovamente eretto, ma questa volta a mezzo miglio circa dalla città, accanto ai ruderi della chiesa di S. Tommaso.
Nell visita di Mons. Briziano, infatti, il convento viene citato "in loco Santo Toma". Nel 1737, poi, gli agostiniani decisero di rifarlo in forma più ampia e grandiosa e, grazie all'impegno dei concittadini Felice Leoni ed Agostino Gioia, Padri Generali dell'Ordine, nello stesso anno diedero inizio ai lavori per l'attuale chiesa, progettata dall'architetto Barbi e proseguita da Giovanni Mastropasqua.
Verso la fine del '700, per difficoltà tecniche, l'architetto Mastropasqua dovette sospendere i lavori della fabbrica. Rimasta incompleta e ceduta a Demanio, finì per essere indecorosamente adibita a bovile.
Restituita agli Agostiniani, questi affidarono il completamento e la costruzione della cupola all'architetto Giuseppe Mastropasqua, figlio del detto Giovanni.
I lavori iniziarono nel 1829 e durarono cinque anni. Nel 1866, a seguito della soppressione dei monasteri, la chiesa ed il convento di S. Agostino passarono al Demanio con legge 7 luglio. Nel 1867 l'ex convento, la chiesa e l'annesso giardino furono ceduti dall'amministrazione del Fondo pel Culto al Comune. Agli inizi del sec. XX, la stessa chiesa, dall'Amministrazione Comunale, fu concessa in uso perpetuo alla Parrocchia di S. Domenico. Nel 1937 il vescovo Achille Salvucci stabilì che due viceparroci i S. Domenico si alternassero ogni quindici giorni, nella cura della chiesa di S. Agostino. Finalmente nel 1949, il sacerdote don Nicola Melone divenne Parroco, anche se di una parrocchia soltanto canonicamente eretta.

 

Via Alcide de Gasperi, 3 GIOVINAZZO

Telefono: +39 0803942325

E-Mail: santagostino.70054@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Periodo Invernale (30-10 / 25-03)

Feriale: ore 07:30 – 18:00

Prefestivo: ore 07:30 – 18:00

Festivo: ore 08:30 – 10:00 – 11:15 – 18:30

 

Periodo Estivo (26-03 / 28-10)

Feriale: ore 07:30 – 19:00

Prefestivo: ore 07:30 – 19:00

Festivo: ore 08:30 – 10:00 – 19:30

Chiesa del SS Crocifisso

Dopo la soppressione del 1861, i frati non si allontanarono da Giovinazzo e presero in affitto un fabbricato attiguo alla chiesa del SS. Crocifisso, finché nel 1903 riuscirono ad acquistarlo. Nel 1931, per iniziativa di padre Salvatore da Barletta, fu ingrandito per ospitare il seminario serafico.
Di notevole interesse la chiesa dedicata al SS. Crocifisso. Essa risale al sec. XIV e fu probabilmente costruita per custodire e venerare un crocifisso ligneo trovato sulla spiaggia giovinazzese e ancora oggi venerato dai fedeli. La primitiva cappella “S. Croce” è costruita tra il 1344 e il 1350 in puro stile romanico. Nel 1587 il vescovo Luciano De Rossi fece ingrandire la chiesa in modo tale che l’antica cappella ne divenne la zona presbiterale. Dell’artista barese Adolfo Rollo (1898-1985) sono i basso rilievi degli altari dedicati uno a sant’Antonio di Padova e l’altro ai santi Francesco e Chiara d’Assisi. Tra i dipinti che adornano l’interno, si segnalano le Stazioni della Via Crucis e la Coronazione di spine, La Veronica e la crocifissione realizzate dal pittore giovinazzese Saverio De Musso nella seconda metà del sec. XVIII.

 

GIOVINAZZO

 

 

Funzione del convento: Casa di accoglienza vocazionale, Casa per ferie “Fra Camillo Campanella”, Segretariato Missioni Estere Cappuccine (da luglio 2012), Museo etnografico Africa – Mozambico (in allestimento).

 

Maria SS Immacolata

La nostra Comunità parrocchiale è intitolata alla Beata Vergine Maria Immacolata.

Nasce il 18 aprile 1971 in una sede provvisoria: una piccola e graziosa chiesa francescana del XV sec., intitolata a S. Francesco d’Assisi.

La strettezza del luogo sacro, lo sviluppo del piano edilizio e la carenza delle strutture, rendono urgente l’edificazione del nuovo tempio e del nuovo complesso parrocchiale.

Il 14 luglio 1984 fu Sua Ecc. Mons. Tonino Bello a posare e benedire la prima pietra, dando così la partenza alla prosecuzione dei lavori di costruzione.

L’8 dicembre del 1986, la Comunità si trasferisce nella nuova sede parrocchiale. La forma architettonica della nuova chiesa è quella semplice della tenda. Le linee dell’edificio, infatti, sono quelle essenziali e sobrie di una casa, quale ambiente ideale dell’incontro tra Dio e la sua gente.

L’abside, a forma triangolare, è illuminato dalla luce del sole attraverso un lucernario, collocato in alto nella parte più a punta, con lo scopo di favorire, in chi entra, una naturale tensione del cuore verso l’alto, verso Dio.

Il 29 giugno 1991 la comunità vive un avvenimento straordinario: l’ordinazione sacerdotale dei suoi primi sacerdoti, Don Gianni Fiorentino e Don Beppe de Ruvo. Don Gianni “figlio naturale” e Don Beppe “figlio adottato”.

Il 29 luglio 1993 a conclusione della edificazione della parrocchia viene inaugurato l’Auditorium “Don Tonino Bello”, una grande sala luminosa e accogliente, allestita anche per manifestazioni teatrali.

Il 18 aprile 1996, in onore del suo XXV anniversario della fondazione, la parrocchia riceve la benedizione da Sua Santità Giovanni Paolo II.

 

Viale Aldo Moro, GIOVINAZZO

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale:

Ora Solare: Dal Lunedì alla Domenica ore *08:30 – 18:30

Ora Legale: Dal Lunedì alla Domenica ore *08:30 - 19:00

Luglio e Agosto Dal Lunedì alla Domenica ore  19:30

*La messa del mattino è celebrata solo nei mesi di: novembre, dicembre, maggio e in quaresima.

 

Festivi:

Ora Solare: Dal Lunedì alla Domenica ore 08:30 – 10:30 – 18:30

Ora Legale: Dal Lunedì alla Domenica ore 08:30 - 10:30 – 19:00

Luglio e Agosto Dal Lunedì alla Domenica ore 08:30 - 10:30 – 19:30

 

 

Chiesa di San Felice

 

Nel centro storico di Giovinazzo si trova una chiesetta sconsacrata, divenuta oggi  centro di attività culturali, costruita su un tempio pagano dedicato alla dea Venere.

La Chiesa riedificata nel 938, fu la prima cattedrale di Giovinazzo fino al mille.

Nel XVII secolo un incendio la distrusse e andarono perduti tutti i documenti conservati nell’archivio della parrocchia e il trittico eseguito da Lorenzo Lotto, di cui si salvò solo il dipinto centrale raffigurante S. Felice, ora custodito nella chiesa di San Domenico.

Fu più volte ritoccata e ingrandita, finchè non fu venduta al Comune che la adibì, all’inizio del secolo scorso, a mercato ortofrutticolo.

 

GIOVINAZZO

Chiesa di San Carlo

L’antica chiesa di San Carlo, in origine dedicata a S. Andrea fu edificata a Giovinazzo prima dell’anno Mille su Via Cattedrale. Fino al 1571 fu una delle quattro parrocchie esistenti a Giovinazzo, oggi invece si nasconde bene tra le abitazioni della città e tra le tante chiese presenti. 

All’interno, sull’altare maggiore si trovano un dipinto con la Madonna della Purificazione e degli affreschi dei SS. Cosma e Damiano. 

Si possono ammirare anche le tele del de Musso con l’Annunciazione e S. Carlo,  le statue della Vergine Addolorata, S. Pietro e S. Antonio, uno stupendo affresco della lunetta del portale d’ingresso.

Il campanile che completa la Chiesa è racchiuso da fornici binati.

 

GIOVINAZZO

Chiesa del Carminiello

Accanto alla nuova parrocchia di San Giuseppe sorge la chiesetta di Santa Maria del Carmine, vulgo “Carminiello”. Fu costruita nel 1638 da mastro Giovanni Cola Raniero.

Un atto notarile conservato nell’archivio capitolare della Cattedrale dice testualmente: “Nella cocevola di Via Bari, nel luogo detto lo palmento di Poriello accanto ad una precedente cappella eretta nei mesi scorsi dallo stesso Giovanni Nicola Raniero e dedicata a Santa Maria del Carmine, fu stabilito di erigere una nuova cappella più ampia e più idonea ad accogliere i fedeli, da dedicarsi a Santa Maria del Carmine e ai SS. Giusto martire, Filippo Neri e Carlo Borromeo dotandola con 140 ducati e donandola al capitolo della Cattedrale con l’obbligo di celebrarvi una Messa ogni domenica”.

La Chiesa fu completata nel 1641 grazie alla religiosità di mastro Giovanni Cola Raniero morto il 1° ottobre del 1644 senza figli e dimenticato da tutti. Ancora oggi l’intera località prende il nome da questa Chiesetta detta dal popolo “La cappella” e tristemente nota nei secoli XVII e successivi, perché poco distante venivano eseguite le pene capitali mediante impiccagione. I condannati a morte ricevevano il Sacramento dell’estrema unzione nella stessa Chiesetta dove poi venivano sepolti.

 

Via Giovanni XXIII, GIOVINAZZO

 

Iscrizioni: Sull’intera fascia che interrompe il bugnato della facciata è incisa la seguente iscrizione: AEDEM HANC SACRAM IN BEATAE VIRGINIS MARIAE DE MONTE CARMELO AC SANCTI IUSTI MARTYRI SANCTI PHILIPPI NERI SANCTIQUE CAROLI BORROMEI GLORIAM  IOANNES NICOLAUS RAN(erius) IUVENACENSIS EIUSDEM BEATAE VIRGINIS OBLATUS CUI SE SUAQUE OMNIA PRAESENTIA ET FUTURA SOLEMNI RITI CUM LAURA ALCHERIO UXORE IN PERPETUUM OBTULIT EX SUIS A FUNDAMENTIS EXCITAVIT EXTRUXIT EREXIT ANNO DOMINI 1641.        

La suddetta iscrizione tradotta dal Rucci dice: Questa Chiesa a gloria della Beata Vergine Maria del monte Carmelo e di San Giusto martire, di San Filippo Neri e di San Carlo Borromeo, Giovanni Nicola Raniero, giovinazzese, devoto della medesima Beata Vergine, cui egli consacrò in perpetuo sé e tutti i suoi beni presenti e futuri con rito solenne, insieme con la moglie Laura Alcherio con i suoi mezzi innalzò dalle fondamenta, costruì ed eresse nell’anno del Signore 1641.

 

Chiesa di San Giovanni Battista

Anticamente la Chiesa di San Giovanni Battista si affacciava sul mare con il relativo monastero di suore Benedettine, a ridosso delle mura di Levante. Nel 1553, il Vescovo Briziano, visto che la chiesa era troppo esposta agli attacchi dei Turchi, la fece demolire e la incorporò idealmente nella chiesa parrocchiale dei SS. Giovanni e Paolo già Santa Maria. Non è nota l’epoca della sua costruzione forse avvenuta negli ultimi secoli del I millennio.

La si trova citata, però, in un testamento del 1110. Una bolla del 1184 del metropolita Rainaldo riporta invece il nome del fondatore del monastero, il nobile giovinazzese Maggiore Sasso.

Secondo il Lupis la chiesa di Santa Maria cambiò il suo nome in San Giovanni e Paolo perché un gentiluomo di nome Kutizzo le donò le reliquie dei suddetti Santi. Comunque, il primo documento che cita la “Ecclesia Sancti Joannis et Pauli” senza accennare alla sua primitiva denominazione è del 6 giugno 1203. Nel corso dei secoli la chiesa fu sottoposta a numerosi restauri che finirono col modificare il suo aspetto originario. Fu determinante quello operato nel 1553 da Monsignor Briziano che annesse  a questa tanto la chiesa di San Giovanni Battista quanto il convento delle Benedettine. Le ricche ornamentazioni di un tempo, i marmi pregiati, le colonne, il soffitto a cassettoni dorati restano solo nelle descrizioni del Paglia e del Marziani poiché nel restauro del 1849 furono eliminati. Attualmente la chiesa è dedicata a San Giovanni Battista, ma il popolo la chiama “San Francesco” per la Congrega in essa allogata.

 

GIOVINAZZO

 

La campana, attualmente la più antica di Giovinazzo, presenta due iscrizioni: quella sull’orlo inferiore “+XPS-REX-GLE-VEIT-IN-PACE+ DS-HO-FACTVS-E+ M-ANGLS-BARTLI-DE-ATRIA-ME-F+” (Cristo Re di gloria viene nella pace il Signore si è fatto uomo + mi ha costruita maestro Angelo figlio di Bartolo di Adria+) e quella sull’orlo superiore “+A-D-MCCCCCI METEM-SCAM-SPOTAEAM-H-D-7-P-L+” (nell’anno del Signore 1501+ (Agata ebbe) mente sana, spontanea (diede) onore a Dio e liberazione alla Patria).

 

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta

La Cattedrale di Gravina in Puglia sovrasta i due antichi rioni Piaggio e Fondovico. Si trova quasi a ridosso del burrone la Gravina, in Piazza Benedetto XIII, a fianco al Palazzo Vescovile e al Monastero di Santa Maria delle Suore Domenicane. Il piazzale adiacente al prospetto ovest della Cattedrale permette l’accesso a un balcone che si affaccia sui due rioni e sulla Gravina. In prospettiva, il ponte-acquedotto e il campanile della chiesa rupestre della Madonna della Stella delimitano il confine oltre il quale inizia Petra Magna. La Cattedrale di Santa Maria Assunta è stata costruita nel XI secolo d. C. dai Normanni a fianco al Castello – crollato durante il violento terremoto del 1456. È la quarta Cattedrale della Diocesi di Gravina in Puglia, le tre che l’hanno preceduta sono, in ordine cronologico, la chiesa grotta a cinque navate di San Michele, le chiese di San Marco e di San Giovanni Battista.

Gli incendi del 1447 e il terremoto del 5 dicembre 1456 lasciarono in piedi ben poco della primitiva chiesa madre normanna. Così, il Vescovo Monsignor Matteo D’Aquino – sostenuto dai cittadini e finanziato in parte dal Duca Francesco Orsini di Gravina in Puglia – ne commissionò la ricostruzione.

Nei secoli, vescovi e nobili hanno completato e impreziosito la Cattedrale con rifiniture e pregiati elementi d’arredo. Anche il Cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini, che divenne Papa Benedetto XIII nel 1724, contribuì alla ricostruzione della Cattedrale di Gravina in Puglia.

Non si sa chi sia stato l’architetto incaricato a progettare la ricostruzione della Cattedrale. In quel periodo era a Roma il celebre Bramante, e quasi tutti i paesi del Regno di Napoli colpiti dal terremoto lo chiamavano per ottenere da lui consigli o progetti per opere di rifacimento o restauro.

Bramante era a quell’epoca uno dei maggiori conoscitori dell’architettura antica, che cercò con successo, attraverso i suoi studi, di tramandarne il fascino e la bellezza alle future generazioni.

La nuova Cattedrale presenta molti tratti dello stile architettonico del Bramante: la dedizione nel preservare tutto ciò che era rimasto in piedi, il modello delle finestre interne che ricorda un’altra sua creazione, gli archi più slanciati e molti altri elementi hanno fatto avanzare l’ipotesi che il Bramante abbia partecipato alla costruzione della nuova Cattedrale con consigli o progetti di sua mano.

La nuova Cattedrale è stata edificata sulle fondazioni della prima, si è lasciato l’orientamento da est a ovest e la sua superficie è rimasta invariata: la lunghezza è quasi il doppio della larghezza e la pianta è divisa in tre navate longitudinali.

La primitiva Cattedrale normanna aveva molti elementi in comune con quasi tutte quelle costruite durante i secoli XI e XII negli altri paesi della Puglia, in particolare con la Cattedrale di San Nicola di Bari: i feudatari delle due città erano legati da rapporti di parentela, perciò si presume che le maestranze di Bari abbiano lavorato anche a Gravina.

Il portale ovest è affiancato da due porte più piccole incorniciate da due pilastri in stile ionico, realizzati con pietra di Bitonto e sormontati da archi decorati. Sui due architravi ci sono due statue: su quello sinistro Cristo Risorto, su quello destro Cristo legato alla colonna.

L’ingresso ovest è sovrastato da un rosone a trafori gotici e romanici; le due porte laterali, invece, da finestre circolari. La facciata è ricca di elementi decorativi dorici, ionici e corinzi.

L’ingresso a sud, annesso alla Piazza Benedetto XIII, è stato realizzato anche in pietra di Bitonto. È ornato da due colonne laterali intagliate e decorate in stile dorico.

 

 

All’interno del frontespizio triangolare è scolpita in rilievo un’immagine della Madonna con Bambino in braccio. Sul frontespizio ci sono tre statue: Cristo risorto al centro, San Paolo a sinistra, San Pietro a destra.

 

 

L’interno della chiesa di Santa Maria Assunta raccoglie stili diversi, fusi nei secoli da menti sapienti, in grado di comporre melodie di linee, di sviluppare un carattere autentico.

Due ordini di quattordici colonne (sette per lato) dividono le tre navate. Le colonne, dalla base fino quasi alla metà della loro altezza totale, sono della Cattedrale antica; le parti superiori sono state completate con del nuovo materiale e culminano in capitelli in stile dorico e ionico scolpiti nel mazzaro (una pietra dura locale).

La navata centrale, larga 29,20 metri e alta 17,30 metri, è sorretta da arcate a tutto sesto e circondata da un cornicione di tufo, al cui interno sono scolpiti in rilievo dei puttini. Il cornicione si collega a un tratto di quello antico, che è posto in direzione della porta centrale e circa un metro più in basso del nuovo: questo dislivello è dovuto allo slancio maggiore degli archi.

Il soffitto della navata centrale è in stile barocco. È ricoperto da un soffitto in legno intagliato e dorato e accoglie cinque dipinti realizzati negli ultimi anni del 1600: il primo rappresenta diciannove santi, il secondo l’apparizione del tetto della Chiesa della Vallicella di Roma a San Filippo Neri, il terzo l’Assunzione di Maria Vergine al Cielo, il quarto San Michele Arcangelo contro Lucifero e gli Angeli ribelli, il quinto un gruppo di Santi protettori del Regno di Napoli, di Bari e secondari di Gravina in Puglia.

 

Sotto l’arco di trionfo pende, sorretto dagli angeli, un ricco festone in stucco di colore azzurro. Intorno al soffitto sono collocati vari stemmi dei Duchi e Vescovi che hanno attraversato la storia di Gravina.

Finestre bifore, cieche, decorate in stile bramantesco, sovrastano gli archi a tutto sesto della navata centrale. Altre finestre arcate condividono l’asse delle bifore in posizione perpendicolare e sono sovrastate da un cornicione a ricco fregio intagliato.

Nella navata centrale la luce penetra dalle dodici finestre bislunghe, disposte sei per lato, che sovrastano le bifore. Ogni navata laterale è illuminata da dodici monofore, larghe 33 centimetri e alte 315 centimetri.

 

 Il presbiterio è separato dalla navata centrale da una balaustra e un cancelletto di ottone del 1700. Al centro è collocato l’altare maggiore, ricostruito nel XVIII secolo con marmi colorati e lavorati; sul fondo, sovrastato dall’organo, il coro cinquecentesco in legno di noce intarsiato e ripartito con due ordini di sedili.

Nelle navate laterali sono collocati altri altari di pregevole fattura.

 

 

L’Altare del Crocifisso, realizzato nel XVII secolo, fu rivestito con fini marmi policromi e decorato con un paliotto d’argento cesellato. La spesa fu sostenuta dalla Duchessa D. Giovanna Frangipane della Tolfa Orsini, madre di Benedetto XIII. La nicchia, al centro dell’altare, ospita un crocifisso ligneo; in alto c’è un dipinto che raffigura il battesimo di Cristo. Entrambe le opere sono da attribuirsi a ignoti artisti napoletani.

 

 

 L’altare della Presentazione di Maria Vergine al Tempio di Salomone in Gerusalemme è stato realizzato nel 1468 da Guido dei Guida. La pala dell’altare è scolpita in rilievo in pietra di Bitonto ed è composta da nove quadri ordinati in tre ripiani: in alto le tre profezie, con le bibliche del nuovo e vecchio testamento ai lati e la Sibilla al centro; nel ripiano centrale il Sommo Sacerdote accoglie Maria Vergine nel Tempio; nel ripiano inferiore l’ingresso di Maria bambina al Tempio di Gerusalemme è accolto da un vecchio pellegrino inginocchiato (al centro) e dai familiari e dalle amiche che l’hanno accompagnata (sui lati).


Piazza Benedetto XIII, GRAVINA IN PUGLIA

 

 

Gli altari dello Spirito Santo e di San Filippo Neri – compatrono della città – precedono quello di San Michele, sul quale è collocata una statua del Santo in mazzaro, scolpita e dipinta con perizia nel 1538.

L’altare della consolazione (o degli afflitti) è collocato nella Cappella secentesca, voluta da Monsignor Cennini. Sul paliotto è scolpito in rilievo Gesù Morto e deposto dalla Croce. Nella nicchia, in alto, c’è una statua in legno della Madonna della Consolazione.

 

L’altare della Vergine nel Cenacolo di Pentecoste è sovrastato da una tela del XVIII secolo realizzata da Francesco Santulli. Il dipinto ritrae nel piano inferiore la Madonna circondata dagli apostoli, in quello superiore lo Spirito Santo.

 

 

Il dipinto della Sacra Famiglia, posto sopra l’altare omonimo, è datato al 1779 e da attribuirsi al pittore napoletano Pietro Bardellino. Un secondo dipinto, settecentesco e di ignoto pittore, situato in cima all’altare, raffigura Santa Chiara e Santi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’altare di Santa Maria del Piede è dedicato a un’immagine del XII secolo ritrovata durante gli scavi per la costruzione delle fondazioni della prima Cattedrale. L’immagine raffigura una Madonna con Bambino affrescata su pietra. Nel momento in cui fu rinvenuta si stava per porre “il piede” del Duomo.

L’altare in marmo di SS. Maria di Costantinopoli (o dell’Odegitria) è stato realizzato nel 1700 da G. Cimafonte. Sull’altare si trova un rilievo policromo della Vergine con Bambino collocato in una tela del XVII secolo. Sopra il rilievo c’è un dipinto con Cristo in Croce e, ai suoi lati, San Francesco e San Domenico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’altare della Croce racchiude nella grande nicchia centrale un dipinto con al centro una Croce affiancata da Sant’Elena e Costantino. L’opera è di ignoto artista napoletano del XIV secolo.

L’altare di San Francesco di Paola è dedicato alla secolare devozione dei gravinesi al Santo fondatore dei Minimi, raffigurato nella tela secentesca collocata sull’altare.

 

Il Cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini (il futuro Papa Benedetto XIII), durante la sua visita apostolica a Gravina in Puglia nel 1714, e in ricordo del suo battesimo ricevuto nella Cattedrale, donò il Battistero, che si trova dopo l’altare di San Michele, e il dipinto posto sulla parete della navata laterale  retrostante, realizzato dal famoso pittore napoletano Francesco De Angelis nel 1726. Il dipinto raffigura il Nazzareno battezzato da San Giovanni Battista. Ai lati del battesimo di Gesù ci sono i dipinti di San Domenico e di San Vincenzo Ferreri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Cappella secentesca, adiacente alla navata laterale sinistra e voluta da Monsignor Arcasio Ricci, conserva il SS. Sacramento. Sull’altare in madreperla e lapislazzoli c’è un lanterino cadenzato da colonne e coronato da un fastigio.  Il lanterino è incorporato in una grande nicchia, che culmina in un arco popolato da putti. Nell’abside destra della Cappella, Monsignor Ricci fece predisporre, quando era ancora in vita, la sua tomba, nella quale riposa il suo corpo.

La sagrestia è stata costruita verso la fine del XVI secolo su parte delle fondazioni del castello normanno. La sua superficie è di circa duecento metri quadrati. La volta è in tufo, a lunette, e cadenzata da fasce e costoloni. Ingloba quattro stemmi: a partire dall’altare, il primo si riferisce all’Università di Gravina, il secondo agli Orsini, il terzo a Monsignor Manzolio, il quarto al Capitolo.

A sud della sagrestia si trova un bancone in noce intarsiato del XVI secolo, sovrastato da uno stemma realizzato da Angelo e Gennaro Ricciardelli. Sulla parete nord c’è un altare del XVIII secolo con una statua lignea policroma di San Michele. Sulle altre due pareti sono appese due tele che raffigurano Benedetto XIII e Monsignor Cennini. Sopra la porta di comunicazione tra la sagrestia e la Chiesa c’è un dipinto che raffigura il principe normanno Unfrido. Infine, due grandi armadi del 1714 ospitano i più preziosi paramenti e arredi sacri della Cattedrale.


Il campanile

L’antico campanile della Cattedrale di Gravina in Puglia ha subito tre crolli durante i secoli precedenti (1456, 1563, 1727), ma è sempre stato ricostruito. A causa del terremoto del 1563 crollarono le volte dell’episcopio e del presbiterio della chiesa, che danneggiarono il coro di noce massiccio intagliato, restaurato poi dai vescovi e feudatari ai quali si riferiscono gli stemmi posti in cima ai sedili.

Il campanile, a pianta quadrata, è scandito da quattro ordini distinti da cornicioni, e culmina in una cupola barocca a pera sulla quale è collocata una croce in ferro.

Si accede dalla cappella del coro per mezzo di 106 scalini: i primi sessanta sono in mazzaro, gli altri in tufo. I primi trenta scalini, dei sessanta in mazzaro, portano al piano dell’episcopio; i successivi tredici alla porta “segreta”, che dava accesso a un carcere; gli ultimi diciassette al primo ordine di campane.

La scalinata in tufo è divisa anche in tre tratti: i primi dodici scalini portano alla campana grande; il secondo tratto, di tredici scalini, termina alla loggia scoperta; gli ultimi sedici scalini raggiungono la loggia con le campane più piccole.

Il Succorpo


La Chiesa inferiore (o succorpo) è collocata sotto il pavimento della Cattedrale di Gravina in Puglia e ne occupa tutta la superficie. È anch’essa divisa in tre navate che terminano con tre altari, quello centrale è dedicato al Crocifisso.

Ai lati dell’altare maggiore ci sono quattro statue a tutto tondo che raffigurano Sant’Anna, San Gioacchino, San Domenico e Sant’Antonio Abate.

L’altare a destra, del primo settecento, è sovrastato da una tela de l’Assunta. A destra dell’ingresso c’è un monumento funerario del cinquecento.

Il succorpo è servito come luogo di sepoltura fino al 1875: sulle pareti delle navate laterali si trovano le lapidi di cittadini e prelati.

 

 

 

Chiesa Rupestre della Madonna della Stella

Ai piedi della collina di Botromagno e del sito archeologico “Padre Eterno“, la chiesa rupestre Madonna della Stella, cosi chiamata perché al suo interno fu ritrovato un affresco di Madonna con bambino con una stella sulla fronte. La chiesa è ad aula unica.

Un complesso probabilmente da sempre dedicato al culto pagano ancestrale della fertilità, a cui si sarebbe sovrapposto poi il culto mariano della Chiesa cristiana. Che il culto cristiano sia rimasto legato a quello pagano della fertilità lo dimostra la leggenda, sopravvissuta per secoli, secondo la quale a chi non dovesse riuscire a rimanere gravida, bastasse una visita al santuario di Santa Maria della Stella per ricevere il miracolo. Il fatto che, in realtà, alla buona riuscita del miracolo contribuissero i riti orgiastici ivi praticati, chiara riproposizione di quelli eleusini in onore di Demetra, lo conferma l’abolizione degli stessi da parte di Monsignor Cavalieri il quale, nel 1693, ingiunge che “tutte le chiese siano chiuse al calar della notte, e soprattutto quella che, detta della Stella, è consacrata a nostra Signora Vergine Madre di Dio, nel giorno proprio della sua festa, affinché l’accesso sia precluso agli abusi antichi ma non sufficientemente superati, poiché uomini e donne promiscuamente vi si recano in ore notturne in una baldoria di suoni e canti ritmati” (Archivio diocesano di Gravina, Sinodo, 1693)

Altra variante ai canti eleusini, e ulteriore legame al culto della fertilità, l’usanza, in voga fino alla metà del Novecento, di celebrare, nei così detti “bilanci”, il buon esito del raccolto, attraverso copiose libagioni svolte sul pianoro che sovrasta la chiesa. Traccia evidente di questi riti propiziatori, il ritrovamento di brocche da vino in ceramica dei sec. XVII-XX, nella cisterna all’interno della grotta.

 

Via Madonna della Stella, GRAVINA IN PUGLIA

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Cripta di Santa Maria degli Angeli o del Sepolcro


E' situata sotto la strada che porta al ponte viadotto della fontana la stella. Ha un accesso difficile, perché è ricavata nella parte scoscesa della "Gravina". E' una piccola, ma graziosa chiesa , abbastanza completa dal punto di vista architettonico. Ha tre navate, è divisa da tre pilastri terminanti in tre absidi. Il presbiterio è sopraelevato e delimitato da iconostasi, ha al centro il plinto dell'altare. L'abside centrale conserva tracce ancora visibili di un affresco che riproduce il Cristo Pantocratore benedicente. L'abside di destra conserva tre croci di tipo greco. Nei pilastri e nei muri laterali ci sono varie nicchie per le lucerne. A sinistra dell'ingresso vi è una piccola cisterna. Detta anche chiesa del sepolcreto per le diverse tombe ivi presenti. Lungo le pareti sono visibili tracce di sedili. E' unica chiesa rupestre ad aver conservato nell'abside centrale l'ara che veniva utilizzata per la distribuzione dell'Eucarestia ai fedeli. Nell'abside centrale sono appena visibili residui di affreschi. Probabilmente fu realizzata tra il VIII ed il IX secolo.

 

Via Fontana la Stella, GRAVINA IN PUGLIA

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Chiesa Rupestre di Sant’Andrea Apostolo

La chiesa-grotta di S. Andrea Apostolo si trova a ridosso della cinta muraria, prospiciente la vallata della "Gravina”. E' situata nell'omonimo cavato, facente parte dell'antico rione Casal Nuovo o dei Greci. Fu parte integrante del monastero benedettino abitato da monaci e monache. E' formata da 3 navate, scandite da 10 colonne. Sul lato sinistro aveva una fonte per acqua benedetta. L'altare maggiore aveva l'icona della SS.Vergine con Bambino in seno, dipinta sulla parete con a destra S. Pietro apostolo e a sinistra S. Andrea apostolo. C'erano altri 3 altari, nudi di ogni decoro e suppellettile. La fondazione della chiesa e monastero è stata attribuita a San Guglielmo da Vercelli (1085-1142), l'austero eremita, che fondò il monastero di S. Salvatore del Goleto nel 1133 e molti altri monasteri benedettini. Fin dal 1182 la chiesa di S. Andrea risultava dipendente dal monastero del Goleto (Bolla di papa Lucio III). Da un documento angioino del 1301 sappiamo che la badessa pro tempore denunciò al Giustiziere di Terra di Bari che Giovanni Monforte, conte di Gravina, aveva usurpato al monastero "seu grangia" di S. Andrea "cuiusdam lenimenti terrarum" in Gravina. Nel 1324 fra le decime riscosse dai pontefici sono annoverate anche quelle del "priorato" di Sant’Andrea di Gravina, dipendente dal monastero di S. Salvatore del Goleto. Il 1567 la chiesa, il beneficio e i beni di S. Andrea furono assegnati all'Ospedale dei Poveri dell'Annunziata di Napoli. Nel 1569 la struttura monastica non esisteva più. Il cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini, visitatore apostolico, nel 1714, constatando le sconcezze della chiesa, la sconsacrò e ordinò la costruzione di una nuova chiesa nell'area soprastante. Il 1723-24 finì la storia della chiesa di S. Andrea come luogo di culto e iniziò quella di una grotta da fittare a privati per uso di stalla e deposito. Le ultime vicende sono legate a possessi-proprietà di gravmesi, ultima quella del signor Nicola Loglisci. Quest'ultimo possessore l'ha concessa in comodato all'Associazione Amici della Fondazione "E. Pomarici Santomasi".

 

GRAVINA IN PUGLIA

 

San Michele delle Grotte

Scavata nel tufo, è la chiesa rupestre più interessante  del territorio e si affaccia direttamente sulla Gravina; anticipata da una serie di grotte, che nel corso dei secoli avranno sicuramente svolto più funzioni, la chiesa vera e propria ha pianta quadrangolare a cinque navate, sorretta da 14 pilastri in pietra naturale. La chiesa conserva parti residue di affreschi (uno con un grande Cristo Pantocratore tra i santi Paolo e Michele) e tre altari con le tre statue in pietra e gesso, seicentesche e settecentesche, dei tre arcangeli, oltre una tomba medievale ad arcosolio. Nella grotta attigua, una serie di teschi e ossa che la leggenda vuole attribuire ai martiri dell’attacco saraceno del 999, ma più probabilmente appartengono a cadaveri traslati qui nel corso del XVII- XVIII sec..

Situata nell’antico rione Fondovico o Fondovito, l’8 Maggio di ogni anno è luogo delle celebrazione della Festa di San Michele delle Grotte a ricordo della leggendaria apparizione di San Michele in una grotta di Monte Sant’Angelo. In questa occasione gli abitanti del quartiere addobbano le vie con i cosiddetti “balloni”.

 

Via Giacomo Leopardi, GRAVINA IN PUGLIA

 

Chiesa Santa Maria del Suffragio

La chiesa di Santa Maria del Suffragio, detta anche del “Purgatorio”, è stata costruita come cappella funeraria della famiglia Orsini tra il 1649 eil 1654, grazie ai duchi di Gravina, Ferdinando III Orsini e sua moglie Giovanna Francipane della Tolfa, genitori di Papa Benedetto XIII. Fu dedicata a Santa Maria del Suffragio per la celebrazione di messe in suffragio delle anime del Purgatorio. Caratteristico il portale d’ingresso con un timpano su cui si trovano due scheletri. La chiesa è a una navata con sette altari. Il pittore Francesco Guarini, realizzò per gli Orsini, tra gli altri quadri, la grande pala d’altare della Madonna del Suffragio, sull’altare maggiore. Attualmente la chiesa è sconsacrata. La cappella dell’Annunciazione ospita il monumento sepolcrale di Ferdinando III Orsini. Sempre nella chiesa, un pulpito ligneo del ‘700 e la cantoria con organo fu realizzato nel 1790 ad opera di Benedetto De Rosa.

 

Piazza Domenico Notar, 4 GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa, Convento e Chiostro di San Sebastiano

La Chiesa, Convento e Chiostro di San Sebastiano fu eretta nel 1474, col convento dei frati Minori Osservanti con l’aiuto del Duca Ferdinando II di Orsini, sui resti di una badia benedettina e di una vicina chiesa dedicata a S. Maria della Pace, dalla quale prese inizialmente il nome poi cambiato  col nome di San Sebastiano nel 1483, quando il popolo attribuì al santo la salvezza dalle peste appena occorsa. L’interno della chiesa è a tre navate.

Tra le opere più interessanti, la tela di San Sebastiano, firmata Fra Giuseppe da Gravina.

Il Chiostro è caratterizzato da archi e colonne su cui si regge il porticato del convento e le fabbriche del primo piano, con al centro l’antico pozzo. Pregevole il ciclo di affreschi seicenteschi di Fra Giuseppe da Gravina.

Celebre la cosiddetta “Fèst’ d’ Crist“,  seconda “festa” religiosa della città, celebrata nell’ultima domenica di maggio o nella prima domenica di giugno, con una processione che ricorda quelle antiche devote al raccolto e alla prossima mietitura. 

 

Via San Sebastiano, GRAVINA IN PUGLIA

 

Chiesa Santa Maria delle Domenicane

La chiesa di Santa Maria delle Domenicane,già conservatorio di santa Maria del Piede, del quale faceva parte un ospedaletto e una chiesuola dedicata a san Domenico dell’Assunta e agli Apostoli.
La trasformazione in convevnto di clausura (1677) e la costruzione dell’attuale chiesa, fu dovuta alla duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, che vi si rinchiuse e consacrata suora prese il nome di suor Battista dello Spirito Santo. Successivamente, per l’accresciuto numero delle monache professe, l’ospedale e il conservatorio furono trasferiti altrove. Fu in quell’occasione che la pia Signora, divenuta Madre badessa, chiese e ottenne un appezzamento di terreno, antistante la facciata della cattedrale,facendovi innalzare nuove fabbriche. Nel 1865, il maggiore comandante la locale stazione dei carabinieri, chiese l’uso del convento e ne occupò la nuova ala.
Oggi quell’ala del convento è adibita ad abitazione per civili e snaturata con aggiunte e sovrastrutture nello stesso chiostro a pianta quadrata e arcate a pieno centro, conservate ancora su un lato.
La chiesa, cui si accede da un’alta scalinata semicircolare, ha facciata a due piani scanditi da lesene e coronamento raccordato. Questo è aperto da tre grate, cui è sottoposta una finestra triloba. Due oculi e il barocco portale completano l’estroso prospetto. Interno a navata unica baroccheggiante elegantiorum formam perductam con gli altari dal vescovo Margarita Cassiodoro. Pregevoli il paliotto dell’altare privilegiato intitolato a san Domenico e quello dell’Assunta. Pavimento di mattonelle maiolicate di fabbricazione locale. Nel convento sono conservate due pianete, una di damasco verde, broccato d’oro e d’argento, e l’altra di raso violaceo, ricavate da due vestiti della duchessa.

 

Piazza Benedetto XIII, GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa Santa Teresa

Fondata nel 1474 sotto il titolo di San Matteo.

Nel 1602 il vescovo di Gravina Vincenzo Giustiniani volle al suo fianco un Conservatorio dove raccogliere in vita comune quelle donne che si erano decise di dedicarsi al servizio di Dio e condurre una vita in penitenza. Il loro abito fece si che il popolo di Gravina le appellasse le " Cappuccinelle", vivevano di elemosine.

Ebbero ampia libertà di professione fino a quando il vescovo Marcello Cavalieri, nel 1693, gli impose la Regola di Santa Teresa.

Da allora cambio anche la denominazione della Chiesa.

Succesivamente il Monastero subi un ampliamento a causa della crescente richiesta di vocazioni, subì varie peripezie fino a quando nel 1859 furono espropiati i beni e interdette nuove vocazioni. Nel 1900 fu tolto l'interdetto e ci fu una ripresa di vocazioni.

Nel 1908 il governo, a cui il monastero apparteneva dai tempi della soppressione chiese alla comunità di lasciare il monastero o di riscattarlo. Ma per problemi finanziari le suore furono nuovamente costrette ad abbandonare la struttura e quindi il Monastero da allora appartenne al Demanio. Le Suore occuparono il Palazzo Menninni nei pressi della chiesa del Purgatorio e succesivamente, per mancanza di uno spazio all'aria aperta, la comunità fu costratta nuovamente a spostarsi in un nuovo monastero fatto costruire da mons. Aldo Forzoni su di un terreno di proprietà della Mensa vescovile a ridosso del Santuario della Madonna della Grazia.

La chiesa di Santa Teresa è a navata unica. Non conserva niente della sua più antica struttura se non due mutili arconi decorati con cassettoni in rilievo e una monofora.

Fu riconsacrata dal vescovo Cavalieri nel 1701.

Soffitto a botte ripartito da cordoni in tufo e dieci lunette.

L'Altare maggiore in marmo del XVIII secolo è sovrastato da una tela raffigurante le "Nozze mistiche di Santa Teresa".

Altri due altari laterali contengono i dipinti della "Madonna del Carmelo, Santa Teresa D'Avila e San Giovanni della Croce" l'uno ; la "Sacra Famiglia" l'altro.

Attualmente è chiusa al culto.

Vico S.Matteo, 1 GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa, Convento e Chiostro di Santa Sofia

La Chiesa, Convento e Chiostro di Santa Sofia si trova a Gravina nel cosiddetto antico Rione dei Greci, appena dopo la Chiesa di San Francesco.
La chiesa è del XVI secolo e si presenta ad un’ unica navata con un soffitto in legno a rosette ornato al centro da una tela cinquecentesca di scuola romana raffigurante la Natività e circondato da un matroneo a grate in legno dorato.
Il capolavoro di questa chiesa è il Mausoleo funebre di inizio cinquecento della duchessa Angela Castriota Scanderbeg, moglie di Ferdinando Orsini d’Aragona, VI duca di Gravina.
Il monumento, in pregiato marmo bianco, di scuola napoletana, poggia su una base ornata da grifi alati. Due lesene laterali di fiori e foglie incorniciano l’urna su cui vegliano con delicata serenità due angeli. Il timpano è arricchito da una Madonna con Bambino.
Molto grande anche la parte del monastero arricchito dal bellissimo chiostro con doppio loggiato a colonne su cui poggiano capitelli di ordine corinzio, arricchito al centro da un antico pozzo.

 

Via Donato Cristiani, 43 GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa San Francesco d’Assisi

La leggenda ne assegna la fondazione a S. Francesco di passaggio a Gravina. Sorto probabilmente durante l’episcopato Cava. Di un Padre Guardiano del convento francescano di Gravina si parla in una bolla di Bonifacio VIII (1294-1303) del 9 novembre 1300. Fu nel 1447 che il Provinciale dei Minori Conventuali di Puglia, fra Madio da Otranto, concesse ai frati di Gravina il permesso di edificare un oratorio a S. Antonio da Padova. La chiesa fu rifatta più grande dopo il terremoto (1456) e intitolata a S. Francesco; altri rifacimenti si ebbero nel ‘600 e ‘700. Desiderandone gli stessi gravinesi uno più grande, il convento venne completamente ricostruito (1714-15) con due magnifici chiostri, a cui seguì la consacrazione della Chiesa (1793) ad opera del vescovo Mons. Michele de Angelis (1792-1806) su sollecitazione del guardiano del tempo, P. Salvatore La Vecchia.

 Chiuso con la Soppressione francese (1809) il convento fu adibito a caserma e poi a carcere (attualmente vi è il Municipio) con Decreto Reale di Gioacchino Napoleone (25-04-1813) e la Chiesa fu affidata al clero locale, fino al 1931, anno in cui ritornarono i Conventuali.

Fu Mons. Giovanni Sanna (1922-1956) che, dopo l’impossibilità manifestata dai Conventuali di Napoli, si rivolse ai marchigiani, i quali accettarono e dal 06-01-1931 officiarono nella Chiesa San Francesco. Vi arrivarono P. Luigi Gugliemi (Guardiano dei SS. Apostoli a Roma) e P. Francesco Tranfo (Rettore del Collegio di Faenza) accompagnati dal Ministro Provinciale delle Marche, P. Alfredo Cesari, i quali alloggeranno nell’Episcopio (la chiesa pericolante verrà riaperta il 05-04-1931 e il campanile, devastato da un fulmine il 05-12-1929, verrà completato il 13-06-1931).

La parrocchia, intitolata a S. Francesco (in sostituzione della precedente intitolata a S. Matteo, e trasferita presso la chiesa di S. Teresa) venne eretta con Rescritto della S. Congregazione del Concilio n. 7663 del 31 ottobre 1931, e il P. Luigi Guglielmi ne prendeva possesso il 6 gennaio 1932. Nel maggio del 1932 il Comune cederà due ali del convento più un locale a pian terreno. Dal 10-1932 al 11-1937, i marchigiani aprivano un Collegio per probandi (Rettore P. Giuseppe Menghi), ed essi rimasero a Gravina fino al 12 ottobre 1937 quando, per Decreto (12-10-1937) del Rev.mo Padre Beda Hess, Generale dell'Ordine, il convento passò alla giurisdizione della Provincia Napoletana, il cui Ministro Provinciale, P. Alfonso Palatucci, ne prendeva possesso il 5 novembre 1937. Primo Parroco fu P. Bonaventura Popolizio.

 

Lg. S. Francesco, 6 GRAVINA IN PUGLIA

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Chiesa e convento hanno subito trasformazioni e abbellimenti in questi ultimi tempi. Tra i principali: nel 10-1948 è riparato il tetto della chiesa; nel 07-1950 si scrostano le colonne della chiesa; dal 10-1951 al 01-1952 è restaurata la navata sinistra della chiesa; nel 1958 è costruita la nuova scalinata di accesso al convento e restaurato il salone; nel 05-1965 è restaurata l’abside, rifatto il pavimento e demoliti gli altari laterali.

 

Chiesa di San Nicola

La chiesa di San Nicola, è situata nell’omonima piazzetta, la sua fondazione risale al XII secoo, benchè di quest’epoca non restino tracce riconoscibili. Le succesivi costruzioni si estendono nel tempo dal XV secolo al 1704.  A tale periodo si riferiscono infatti glli elementi quattro-cinquecenteschi nei monumenti sepolcrali della navata di destra, o i pregevoli altari rinasciementali e barocchi sistemati nelle navate laterali. Interessanti sono alcune tele collocate sugli altari medesimi e l’originale tavola cinquecentesca raffigurante San Nicola.
La facciata e il campanile sono settecenteschi.

 

Via San Nicola, 1 GRAVINA IN PUGLIA

 

Chiesa Santa Lucia

La chiesa di Santa Lucia è situata nella parte più bassa del Piaggio. Chiesa piccola e antica, la sua sagrestia è cavata nel tufo. Le sue dimensioni sono rimaste sempre le stesse nel tempo, e senza subire ampliamento alcuno. La sua volta è a botte, ha un solo altare in tufo con nicchia racchiudente la statua di S. Lucia. Quella attuale, in legno, è stata realizzata nel 1976 dallo scultore Giuseppe Stuflesser di Ortisei, mentre la precedente, sempre in legno, è stata restaurata dal prof. Angelo Amodio e si trova nella Pinacoteca episcopale.
Fu eretta a parrocchia, dal cardinale fra V.M. Orsini nel 1714.
Oggi fa capo alla parrocchia di S.G. Evangelista.
Il 13 dicembre, si effettuano i festeggiamenti in onore della santa.

 

Via Santa Lucia, GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa di San Bartolomeo


Quasi difronte alla chiesa-cripta di San Michele, è situata la chiesa di S. Bartolomeo.
In origine fu una cripta basiliana ricavata da grotta naturale nel masso tufaceo, come testimoniano ancora oggi la sagrestia e il piccolo vano d’accesso. Fu restaurata dal vescovo de Cavaleriis nella forma attuale e nel 1714 il cardinale V. Maria Orsini, in visita apostolica, ne consacrò l’ultimo altare barocco, dotandolo probabilmente della grande tela raffigurante l’Adorazione di san Tommaso.
La chiesa è formata da una sola navata, scompartita in tre voltine a vela. Nel timpano è ricavata una nicchia, in cui è collocata una statua del Cristo di pesante mazzaro e da ritenersi opera di maestranze locali.
Oggi chiusa al culto, contiene le ossa dell’eccidio saraceno.


Via Fondovico, 71 GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa di San Felice

A Gravina in Puglia, la chiesa della Madonna della Consolazione, oggi denominata "San Felice” dei Padri Cappuccini: è il secondo convento dei Padri Cappuccini costruito nella Provincia di Bari il 28 dicembre 1570, mentre il primo, sempre nel territorio di Gravina, zona di Belvedere, nel 1535. Nel 1712, canonizzato il monaco cappuccino, amico di San Filippo Neri, Felice da Cantalice, nella chiesa della Madonna della Consolazione, gli fu dedicato un altare nel 1714, dal Cardinale fra Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento, nativo di Gravina e poi il 29 maggio 1724 fu eletto Papa col nome di Benedetto XIII. Col passar del tempo, il convento fu denominato: Convento di San Felice. Nel 1937, Mons. fra Giovanni Maria Sanna, Vescovo di Gravina e fondatore della Congregazione delle Suore Figlie di Gesù Crocifìsso, riavuto il Convento dal podestà dott. Vincenzo Tota, trasferì qui la Curia Generalzia della Sua Congregazione.
La Chiesa di San Felice, oggi è una Rettoria frequentata da numerosi cittadini.

 

Cripta di San Vito Vecchio

 

Gli affreschi della Cripta di San Vito Vecchio sono databili alla fine del XIII sec. e  decoravano le pareti dell’omonima chiesa rupestre a Gravina, nel rione Fornaci.

La cripta originale era stata dapprima abbandonata, poi ridotta a deposito di rifiuti ed infine usata come pozzo di acqua piovana. Gli affreschi erano da tempo conosciuti e nel 1956 furono acquistati dallo Stato Italiano che provvide a staccarli  dalle pareti umide per provvedere al restauro conservativo. Le operazioni di stacco dalle pareti furono effettuati, nel 1956, dai tecnici della Soprintendenza di Bari in collaborazione quelli dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma.
Dopo il restauro e dopo essere stati applicati su un nuovo supporto che riproduceva esattamente l’invaso della cripta,gli affreschi furono esposti nel padiglione dell’Italia, alla Esposizione Universale di Bruxelles, nel 1958 suscitando notevole successo ed ammirazione.
In seguito furono esposti ai Mercati Traianei a Roma (1959), alla Mostra dell’Arte Bizantina ad Atene (1964-1965) ed infine alla  Mostra dell’Arte in Puglia a Bari

Furono depositati in seguito nella Chiesa sconsacrata di San Francesco della Scarpa di Lecce sino al 1967 e poi ritornarono finalmente a Gravina nel 1967, presso la Fondazione Pomarici Santomasi, ed esposti dal 1968.

Gli Affreschi sono stati attribuiti sia da Michele D’Elia che da Clara Gelao a maestranze locali attive a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo, tra Puglia e Basilicata, maestranze che fecero proprie le tecniche dell’arte bizantina.

 

Via San Vito Vecchio, GRAVINA IN PUGLIA

 

Il complesso è nettamente dominato, nell’abside della cripta che appare come una grossa mandorla retta da quattro Angeli, dalla maestosa figura del Cristo Pantocratore seduto in trono. Il Cristo con la mano destra benedice alla maniera greca mentre con la mano sinistra regge un “Libro” aperto su cui si legge: EGO SU(M)/ LUX MUNDI/ Q(UI) SE/ QUITUR ME NON/ A(M)BULAT IN TE/ NEBRIS/ SE(D HABE)BIT/ (LUMEN) VIT(AE)/ D(OMI)N(U)S (Giovanni, VIII, 12). (Io sono la Luce del mondo chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la Luce della vita) Signore.
Sulla parete a destra del Cristo Pantocratore una teoria con le Tre Marie al Sepolcro e quattro Santi, Basilio, Giacomo, Lazzaro e Pietro; sull’altra parete, invece, Santa Caterina d’Alessandria, una Madonna con Bambino in trono, e poi i santi Bartolomeo, Nicola, Margherita, Cosma, Giovanni Crisostomo e un San Martino mentre taglia il mantello, un affresco molto probabilmente del XVI secolo, a dimostrazione sia stata sempre abitata fino al 1500.
Attigua alla Cripta, in un’altro piccolo ambiente, vi sono alcuni  affreschi provenienti dalla Cripta detta del ” Padreterno” il cui sito è  posto ai margini del costone della Gravina.

Chiesa del Padre Eterno o Deesis

 

La chiesa-grotta "Deesis o Padre Eterno" si trova a ridosso della vallata della "Gravina", ad ovest del ponte viadotto-acquedotto, nel bei mezzo della necropoli ai piedi di "Pietramagna". Essa non fu completata: prevedeva uno schema a due navate. Oggi risulta completa la parte esterna con bell'ingresso laterale. Sono visibili tre arcate con colonne spezzate, che immettevano nella navata incompleta di sinistra, priva di abside, con traccia di sedili.
L'unica abside fu profanata per creare altro ingresso, per cui la Deesis fu rovinata: oggi è visibile la testa del Cristo e alcuni tratti laterali di San Giovanni e della Vergine. Gli altri affreschi, raffiguranti San Nicola, San Pietro, un diacono, furono asportati e ricomposti in un ambiente della Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi, al lato degli affreschi della cripta San Vito Vecchio. Nel pavimento, dinanzi all'ingresso, ci sono due grandi cavità, utilizzate per sepoltura.

 

GRAVINA IN PUGLIA

Chiesa della SS Annunziata


La chiesa sconsacrata della SS. Annunziata si trova nella vecchia via Borgo, oggi via Angelo Raffaele Corrado, nel cuore del centro storico, nei pressi della Cattedrale. Svolse in passato una importante funzione spirituale. Fu il patronato della Famiglia Vernicato, che con il suo discendente Stefano Vernicato cedette il beneficio al reverendo Capitolo Cattedrale, come risulta dall'atto rogato dal notaio Urso D'Erario il 30 novembre 1941. La tradizione tramanda che in questa chiesa sia avvenuta l'uccisione di un vescovo scismatico, di nome Giacomo, forse gravinese, verso la metà del secolo XV. In origine la chiesa ebbe oltre all'altare centrale, in onore della SS. Annunziata, anche altri, disposti sui lati, adorni di immagini dipinti sui muri che già nella visita pastorale di Monsignor Giustiniani del 1599 erano rovinate. Essendo diventata chiesa capitolare, due cappellani erano tenuti a celebrare messe per l'anima dei benefattori. Il cardinale Orsini nel 1714 la trovò in pessime condizioni per l'eccessiva umidità tanto da far sospendere le celebrazioni della messa, trasferendone l'obbligo in cattedrale. L'antico altare maggiore fu rimosso e sostituito nel 1717 dal reverendo Capitolo, collocandovi, poi, l'immagine della Vergine proveniente dalla chiesa rupestre di Santa Maria La Nova su espressa volontà di monsignor Lucino. Oggi è chiusa al culto. 

 

Via Angelo Raffaele Corrado, GRAVINA IN PUGLIA

GRAVINA IN PUGLIA

·        Chiesa di S. Agostino  (XVI sec.);

·        Chiesa di S. Domenico (XVII sec.);

·        Chiesa dei Santi Nicola e Cecilia (XVI sec.);

·        Chiesa dell'Annunciazione (XVI sec.);

·        Chiesa Lamia dei Morti, soccorpo della Cattedrale (XV sec.);

·        Chiesa di San Giorgio (XIII sec.);

·        Chiesa Mater Gratiae;

·        Chiesa di S. Donato della Selva;

·        Chiesa del Gesù (XVI sec.);

·        Cripta di S. Marco;

·        Cripta Tota;

·        Cripta di Santa Maria della Neve;

·        Cripta di Santo Stefano.

Chiesa di Santa Maria Assunta

La Chiesa Matrice dedicata al culto di Santa Maria Assunta è uno degli esempi architettonici di romanico-pugliese edificata inizialmente nel XIII secolo, venne poi abbattuta nel corso del ‘500 per crearne una più ampia in grado di venire incontro all’aumento della popolazione di Grumo Appula. Dell’impianto originario resta solo il Campanile.   

L’interno originariamente a pianta a croce greca riprendendo quello che era lo stile classico delle chiese rinascimentali, purtroppo le successive modifiche hanno modificato tale struttura. Oggi al suo interno conserva un fonte battesimale del XIV secolo proveniente dalla vicina Chiesa di San Rocco e una cappella gentilizia del ‘700.

 

Piazza Pio X, 3 GRUMO APPULA

Telefono: +39 080622048

E-Mail: assunta.grumo@arcidiocesibaribitonto.it

Chiesa Madonna delle Grazie

È una cappella fondata prima del 1559 ampliando l´Icona di San Primiano (corruzione di san Cipriano Vescovo) sulla vecchia via di Toritto. Le fonti cartacee rivelano che il clero vi si recava in processione il lunedì seguente la
festività di Pentecoste per cantare una Messa, com’era richiesto da un antico legato beneficiale.

Nel testo di P. Michele Scippa (Notizie prese dal centro storico e statistico sul Comune di Grumo Appula, 1883) infatti si legge:

“Dal Reverendo P. Paolo Marino Scippa fu sborsato Ducati 50 al Rever. Capitolo di Grumo, al fine di mantenere dal frutto di essi la Cappella di S. Primiano – come da testamento in data 4 marzo 1701 ed aperto dal notare Leonardo Antonio De Chiara nel 1° settembre 1701”.

Una nota del solito registro parrocchiale accenna ad un Arco di San Primiano.
Nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni. Vedendola, rivela le diverse epoche in cui è stata restaurata. È costituita da due edifici addossati: l´uno è la chiesa mono – aulata, l´altro funge da sagrestia; ambedue sono monocuspidati.

In seguito, su questo complesso unificato e riquadrato, fu costruito un campanile a vela. Sulla facciata della sagrestia sono appese cinque croci. Il portale della Chiesa è sormontato da un arco a tutto sesto nel quale sono rappresentate il vescovo San Cipriano con la Vergine.

 

Via Madonna delle Grazie, GRUMO APPULA

Santuario Maria SS delle Grazie di Mellitto

 

Conosciuto anche con il nome di “Madonna di Mellitto” il santuario è ubicato in località Mellitto a nove chilometri da Grumo. Non si conosce la data esatta della sua edificazione non essendo citato nelle fonti documentarie del XVI secolo.

La chiesa ha aula unica con copertura a volta a botte, facciata a capanna ed è dotata di un piccolo campanile a vela nel lato sinistro. Oggetto del culto è il dipinto della Vergine col Bambino che tiene nella mano sinistra un uccello, databile al 1697. È presente nell’edificio anche la statua processionale della Madonna costituita da un manichino vestito.

L’Arcivescovo G. Vaccaro concesse nel 1908, cento giorni di Indulgenza a chi recita tre preghiere a Maria Santissima una volta al giorno.

La statua della Madonna viene portata in processione, in occasione della sua festa, da donne in età da marito che si alternavano quattro per volta, per propiziare il matrimonio entro l’anno.

 

GRUMO APPULA

Chiesa di San Rocco

La venerazione del culto di San Rocco, santo di origini francesi, diffusa presso gli Angioini allora sovrani delle Puglie, trovò immediata risposta negli abitanti di Grumo. La popolazione, infatti, sotto la protezione del feudo dei Tolomei, verso la fine del Quattrocento, gli dedicarono una cappella costruita in pietra locale, fuori le mura della città. Nel 1578 non vi erano raffigurazioni di San Rocco nella chiesa, ragione per cui l'arcivescovo Puteo incitò l'arciprete e l'Università ad accollarsi tale spesa.

In epoca medioevale la festa di San Rocco era legata ad una tradizione civile: per otto giorni, in coincidenza con la festa patronale, nel paese veniva sospesa ogni attività giuridica del feudatario o del governatore, e l’Università eleggeva un Mastromercato, in generale il Sindaco in carica, che in questi otto giorni amministrava la giustizia.

La facciata della chiesa appare a capanna monocuspidata: sul timpano del portale si vede una statua di pietra di San Rocco, forse anticamente collocata sulla Porta del Ringo e messa in salvo, con molte precauzioni, quando fu deciso di abbattere l'antica porta del Comune nel 1844. La statua, costruita nel medioevo a custodia della città, poiché eccessivamente ingombrante rischiava di essere demolita per ordine del Sindaco V. Lupis insieme al Decurionato.

 

GRUMO APPULA

 

La Chiesa di San Rocco è fra le più antiche del paese e offre alla piazza V. Veneto il suo scenografico prospetto laterale che, con le sue due torri campanarie gemelli dalla terminazione a cipolla e la cupola ad alto tamburo e rivestimento a maioliche, somiglia più ad un elegante facciata (1400). Pregevole poi la cona lignea dorata settecentesca dell'altare maggiore. Tra colonne e fogliame, tre nicchie ospitano San Vito a sinistra, San Rocco e San Donato a destra; notevole nel fastigio la tela della Madonna della Misericordia. L'altare è un ammodernamento ottocentesco in marmo, con tardi echi barocchi del paliottom, inoltre quella che alle origini era una cappella, fu provvista nel 1793 dalla Confraternita di un organo e in seguito di due antichi altari in pietra (più altri due in marmo più recenti e di modesta fattura).

Di notevole importanza è la statua del cosiddetto San Rocco Bruciato posta in una nicchia nella sacrestia. In questo caso i confini tra leggenda e realtà sono alquanto labili: la tradizione vuole che la scultura lignea, opera di un anonimo veneziano, fosse stata saccheggiata dai Saraceni che, giunti alle porte del paese, avrebbero deciso di abbandonarla a causa del peso eccessivo. E qui l'evento: la statua, nonostante le fiamme ardenti, si sarebbe soltanto annerita! 
Attualmente San Rocco è il Patrono di Grumo Appula e il suo culto si festeggia l’ultima domenica di Settembre.

 

Chiesa di San Nicolò

 

Una prima nota storica emerge subito quando si parla di questa chiesa, infatti essa non fu ultimata in tempo per la visita pastorale del 1578 da parte di Monsignor Puteo, a quel tempo vescovo della diocesi di Bari. Fu grazie al suo intervento che gli ultimi lavori alla parte superiore della struttura furono presto ultimati così da proteggere l'intera costruzione dalle insidie del tempo e degli agenti atmosferici.

A navata unica e con la cupola che illumina il presbiterio, la Chiesa di San Nicolò presenta una facciata molto semplice a coronamento lineare, delimitata lateralmente da due pilastri. Il portale con trabeazione decorata con festoni e volute è sovrastato dal timpano contenente la statua di San Francesco da Paola, collocata al centro dell'altare maggiore. Interessanti anche le immagini lignee di San Nicolò e di San Giacomo Minore, tutte settecentesche e conservate nella sagrestia.

Entrando in chiesa, sulla sinistra, si può ammirare un dipinto ottocentesco ritraente la Deposizione di Cristo adagiato sulle ginocchia della Vergine, circondato da molti santi domenicani afflitti dal dolore. Non solo, la cappella ospita la confraternita di San Francesco da Paola, anch'essa di antica costituzione ma che ricevette il regio assenso solo nel 1793.

In zona, precisamente percorrendo l'antica via che dal centro di Grumo porta ad Altamura, Matera e poi Gravina, si incontrano cappelle e antiche icone che si susseguono ad una distanza quasi regolare, a testimonianza di una fede antica tributata ai Santi e alla Madonna. A volte si tratta di immagini scolorite o icone trafugate di cui non rimane null'altro se non l'edificio di muratura e rappresentano solo una parte minore dell'insieme di cappelle e chiese che sorsero tra il Cinquecento e il Seicento, un lasso di tempo contraddistinto da calamità naturali ed epidemie di peste.

 

GRUMO APPULA

 

 

 

 

Chiesa del SS Rosario

La chiesa della Madonna del Rosario è una delle più belle chiese situate nel centro storico di Grumo Appula, (Ba) anticamente intitolata a Santa Maria Annunziata, e fu edificata sul finire del XV secolo. Nel 1584 presumibilmente fu istituita la confraternita da come si deduce da una annotazione storica di sepoltura di un confratello nella chiesa del "Rosario". La chiesa subì lavori di ammodernamento nel 1638 e, nel 1716, risulta dotata di cinque altari e due sepolcri confraternali sotterranei in sacrestia. Intorno al 1750 fu ristrutturata e dotata di tre nuovi altari (eseguiti da Giuseppe de Grecis di Bari), di cantoria (opera di Donato e Andrea Nicolò) e di organo (realizzato da Pietro De Simone) quest'ultimi ancora visibili in controfacciata. Fu oggetto di ulteriori lavori tra la fine dell'ottocento e gli inizi del secolo successivo in particolare le decorazioni a tempera che impreziosiscono l'interno della chiesa , questa presenta un prospetto ottocentesco, con tetto a due falde e rivestimento a fasce orizzontali intonacate. 

 

 

 

 

 

Via dei Gentili, GRUMO APPULA

 

 Il prospetto è decorato da due lesene laterali con capitelli ionici che inquadrano il portale di ingresso coronato da un timpano mistilineo, in asse un'ampia finestra ad arco ribassato e più su un oculo circolare sottolineato da un archetto pensile. L'interno, ad aula, è diviso in due spazi da un arcone poggiante su due pilastri incassati nelle pareti laterali, decorati da coppie di Isene con capitelli corinzi dorati. La zona prospicente la porta d'ingresso, riservata ai fedeli, è coperta da una cupola ribassata dipinta a grottesche e figure angeliche fine XIX secolo e ospita due degli altari realizzati dal de Grecis dedicati all'Annunciazione e all'Addolorata con pregevoli icone in stucco di gusto rococò, caratterizzate da volute sulle quali poggiano due pire o acroteri, elementi derivati dalla decorazione plastica partenopea del XVIII secolo. La zona presbiterale, è coperta da una volta a botte, al centro della quale è dipinta " la Cacciata dal paradiso terrestre" ed ospita l'altare maggiore dedicato alla Madonna del Rosario, la cui effige si trova sulla tela sulla parete di fondo, firmata da Domenico Carella XVIII secolo. Completano l'apparato decorativo del presbitero una grande corona in legno dorato posta sotto la finestra circolare che si apre sulla parte di fondo e quindici tele ovali raffiguranti i misteri del Rosario, attribuite a Gaetano Quercia, pittore attivo nel XVIII secolo.

 

Chiesa di Maria SS di Monteverde

Via Monteverde, 97 GRUMO APPULA

Telefono: +39 0807835055

+39 0807839435

E-Mail:

monteverde.grumo@arcidiocesibaribitonto.it

insalitagrumo@tiscali.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:00

Festivo: ore 7:30 – 9:30 – 11:15 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 7:30 – 10:00 – 19:00

 

Chiesa Sant’Antonio da Padova

 

Via Manzoni, 33 GRUMO APPULA

GRUMO APPULA

·        Chiesa di San Lorenzo (XV secolo)

·        Chiesa di Sant’Anna

·        Chiesa dell’Immacolata Concezione

·        Chiesa di San Giuseppe


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Chiesa Matrice di San Giorgio

 

La Chiesa Madre è dedicata a San Giorgio, patrono della città. L'attuale edificio fu iniziato nel 1790 e concluso nel 1825 sulla stessa area dove in passato erano state edificate altre due chiese intitolate allo stesso santo. La prima nel XII secolo, e ne dà conferma un documento del 1195 che fa riferimento ad un luogo rotondo con una chiesa di San Giorgio. La seconda ricostruzione risale alla seconda metà del XVI secolo, e anche in questo caso una lapide dice che la chiesa fu terminata nel 1579.
I progetti della chiesa e tutti i relativi lavori interni furono opera di Giuseppe Gimma e Nicola Fasano, ingegneri di Locorotondo.
La facciata è in stile neoclassico e sul timpano si può ammirare una raffigurazione in rilievo di San Giorgio con il drago al centro e ai due angoli in basso le statue di San Pietro e San Paolo. Il campanile, alto m. 47, ai quattro angoli del primo ordine presenta le tre Marie e la Veronica provenienti dallo smembramento del polittico della Pietà esistente nella vecchia Chiesa Madre.
L'interno è articolato su una pianta a croce greca, con una cupola centrale alta 35 metri. Sulla sinistra si apre la Cappella del SS. Sacramento, interessante per la Bibbia Pauperum che riproduce scene bibliche su 42 riquadri, patrimonio proveniente dalla precedente cappella cinquecentesca. Nell'abside della cappella spicca la grande tela raffigurante l'Ultima Cena (1841) del pittore napoletano Gennaro Maldarelli, al quale si deve anche la tela di S.Giorgio del 1841. Un'altra tela degna di menzione è l'opera della Madonna del Rosario (1769) incorniciata da 15 ovali raffiguranti i misteri, firmata dal pittore martinese Francesco De Mauro.
Ogni cappella è adornata da importanti altari barocchi di manifattura napoletana realizzati fra il XVIII e il XIX secolo.

 

Piazza Fra Giuseppe Andrea Rodio, LOCOROTONDO

Telefono: +39 0804311236

Chiesa della Madonna della Greca

 

È la chiesa più antica di Locorotondo edificata due volte. Il primo edificio risalirebbe al VII-VIII sec., mentre quello attuale è del XV secolo. Quest'ultimo fu fatto costruire nel 1480 su commissione di Pirro Orsini del Balzo, principe di Taranto, in visita a Locorotondo. Si decise di edificarlo sul sito dove già esisteva una grotta con un'immagine della Madonna e ancora oggi si intravede traccia della primitiva struttura inglobata in quella quattrocentesca.
Nonostante i diversi rifacimenti che la chiesa ha subito nel corso dei secoli, ancora conserva un impianto medievale in stile gotico all'interno e una sobria essenzialità medievale all'esterno.
Il prospetto è a campana con spioventi laterali che accennano la ripartizione interna delle tre navate. La facciata è traforata da un rosone in pietra realizzato nel XX secolo dal maestro locorotondese, Domenico Rosato, su disegno di Vito Giuseppe Curri. Il rosone è una riproduzione del precedente, medievale andato distrutto. Sugli angoli superiori della prima alzata della facciata sono collocate le statue dei Santi Pietro e Paolo, provenienti con ogni probabilità dall'antica Chiesa Madre.
In passato la chiesa doveva essere affrescata e ne dà testimonianza un frammento di affresco della Madonna con Bambino sulla parete della navata destra. In ottimo stato si conservano alcune opere scultoree, in pietra locale. Sull'altare maggiore sovrasta il polittico della Madonna delle Rose con s. Lucia, s. Pietro, s. Paolo e s. Oronzo, commissionata nel XVI secolo da Ottaviano Loffredo, signore di Locorotondo. Altre due opere pregevoli: il bassorilievo di S. Giorgio (1559) in fondo alla navata di sinistra e la statua di un guerriero inginocchiato con le mani giunte, dall'identità misteriosa. Per alcuni si tratta di Pirro Orsini del Balzo, per altri, di Ottaviano Loffredo.

 

Largo Madonna della Greca, LOCOROTONDO

Chiesa di San Rocco

 

Nel corso dei secoli Locorotondo ha avuto due chiese dedicate al Santo di Montpellier; la prima databile nel XVI secolo e la seconda, quella attuale, risalente al XIX secolo. La presenza storica di questa chiesa dimostra la forte devozione degli abitanti nei confronti di San Rocco meritevole di aver salvato di abitanti della città dal flagello della peste che imperterrito si abbatte sulla vicina Fasano fra il 1690 e il 1691. Da allora San Rocco fu eletto protettore della città, distinguendolo dal santo patrono (san Giorgio) e tributandogli ugualmente grandi onori e festeggiamenti.
Nel 1804 fu abbattuto l’edificio sacro persistente per edificare sullo stesso luogo un nuovo edificio più grande a pianta centrale. La progettazione fu opera di Michelle Campanella, architetto oriundo di Locorotondo, che si ispirò per il nuovo edificio alle forme classiche del Pantheon di Roma. Successivamente nel 1872 fu ampliata di alcuni metri la parte anteriore che all'interno coincide con la cantoria.
L’attuale facciata si presenta molto semplice, infatti, è scandita da cornici e da lesene che nel secondo ordine si impreziosiscono di volute. Gli unici elementi che si distaccano dalla linearità della facciata sono le due lesene rotondeggianti che demarcano l’ingresso, serrato da un portale in bronzo con scene della vita del santo. Il timpano, contornato da una cornice dentellata, ospita al centro la statua del santo titolare dell’edificio. L’interno della chiesa è rifinito da vivaci tocchi cromatici e da decori in stucco, oltre che da un interessante patrimonio scultoreo e pittorico di grande effetto. In realtà del patrimonio della precedente chiesa non si è conservato nulla, fatta eccezione solo per la statua di san Rocco in pietra che si trovava sull’altare della precedente chiesa e che ora è collocata sulla cima della lanterna all’esterno.

 

Largo San Rocco, LOCOROTONDO

Chiesa di Maria Addolorata


La chiesa nasce a ridosso della cinta muraria che un tempo circondava tutto il borgo antico, anzi secondo gli storici, il sito, attualmente occupato dalla chiesa, nell'Ottocento era occupato dall'antico castello, che veniva usato più che altro come prigione e luogo di tortura. Nel 1855 l'antica dimora fu fatta abbattere da un sacerdote che per dimenticare le atrocità che vi erano state perpetrate, impose di costruire la Chiesa dell'Addolorata per cancellare il triste passato.
La facciata rispetta pienamente la sobrietà dello stile neoclassico. È ritmicamente divisa da lesene e da un marcapiano che divide i due ordini. Il portale molto semplice riporta sulla trabeazione la dedica dell'edificio alla Madonna dei Sette dolori, antica denominazione dell'Addolorata, e l'anno di fondazione 1855. Il timpano con cornice dentellata reca al centro lo stemma dell'Addolorata (il cuore trafitto da uno stiletto). Sui due angoli laterali della facciata sono poste due statue di significato profano: la sibilla Deifica e la sibilla Eritrea. Secondo alcuni storici queste due statue facevano parte del corredo scultoreo dell'antica Chiesa Madre. Dalla linearità della facciata si discosta il campanile la cui guglia a bulbo dà un tocco di vivacità.
Nell'interno della chiesa sono conservate diverse statue lignee raffiguranti l'Addolorata, la Madonna della Croce e Cristo risorto provenienti dalla chiesa dell'Addolorata vecchia che si trovava alle spalle della Chiesa Madre. Infatti lì ancora esiste la strada dell'Addolorata vecchia; non è da escludere che la vecchia chiesa sia stata abbattuta per dare spazio agli ampliamenti ottocenteschi della Chiesa Madre. Il soffitto è dipinto a tempera e al centro di ogni campata presenta simboli allegorici del martirio di Cristo.

 

Corso XX Settembre, LOCOROTONDO

 

La chiesa è sempre aperta, per entrare occorre varcare pochi gradini.

Chiesa di Santa Maria Annunziata

La piccola chiesetta si trova a ridosso della chiesa Madre dedicata a san Giorgio. La sua costruzione è coeva alla chiesa del santo Patrono di Locorotondo, quindi viene datata nel XIX secolo. Fu eretta sul sito dove in precedenza esisteva un omonimo oratorio risalente al 1633. La struttura attuale aggrega nella parte retrostante il presbiterio un ambiente basso voltato a botte che un tempo faceva parte dell'antico Ospedale edificato nella seconda metà del XVI secolo. Oltretutto limitrofa a questo edificio un tempo vi era la vecchia chiesa dell' Addolorata, prima che fosse rifatta ex-novo in Corso XX Settembre. Infatti, non è un caso che la stradine che costeggia alle spalle l’attuale chiesa dell’Annunziata si chiama chiesa vecchia dell’Addolorata. La chiesa ha dimensioni alquanto modeste. La facciata non presenta nessun tratto evidente, è semplicemente marcata da cornici verticali e orizzontali e leggermente traforata da finestre monofore molto lunghe. Oltremodo il colore bianco della facciata si discosta di molto dal colore caldo della pietra della chiesa di san Giorgio, ma si integra di molto con il biancore del latte di calce delle abitazioni limitrofe.
L’interno è ad una sola aula rettangolare. La calotta della zona absidale è rivestita da lacunari con stucchi dorati. Tutto il soffitto, voltato a botte, presenta decorazioni dello stesso genere. La parte laterale all’ingresso ospita un elegante balcone-matroneo. Sulla parete convessa si colloca una tela raffigurante l’Annunciazione, soggetto che è riproposto anche a livello scultoreo e conservato in una teca sulla parete di sinistra. Qui, su questa parete, all’interno di diverse teche si conservano alcune statue in legno e in cartapesta, tra le più antiche; come quella dell’Addolorata avvolta nel suo mantello funereo e trafitta da uno stiletto.

 

LOCOROTONDO

Chiesa dello Spirito Santo

Quasi strozzata dagli edifici che si affacciano lungo il Corso XX Settembre si nota la chiesetta dello Spirito Santo. E’ una chiesetta dalle discrete dimensioni. Fu fatta costruire nel 1683 dall’arciprete don Giuseppe Antonio Nardelli il quale reputò opportuno fornire anche alcuni beni. La facciata molto semplice è coronata in alto da un campanile a vela con un solo fornice. Sulla facciata si evidenzia un piccolo rosone e una edicola lunetata sulla trabeazione del portale di ingresso. L’intestazione della chiesa e il suo anno di fondazione è inciso proprio sulla trabeazione. Infatti l’iscrizione epigrafica recita così <ECCLESIA SPIRITUS SANCTI. 1683>. La copertura è quella tipica di Locorotondo, realizzata con le chiancarelle disposte in maniera spiovente. La struttura ha subito un leggero ampliamento nella parte retrostante, arretrando, anche se di poco, l’altare maggiore. L’interno quindi si presenta in maniera rettangolare con un altare maggiore in pietra locale addossato al muro. Sopra si può ammirare un’antica tela, forse si tratta del ritaglio di una tela più grande, riproducente la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. L’opera è attribuita ad uno sconosciuto pittore di ambito locale del periodo tardo-secentesco di nome Bruno. Sulla sinistra della parete dell’altare, nelle nicchie incassate nel muro, trovano collocazione la statua vestita di nero dell’Addolorata e quella in cartapesta della Madonna con Bambino.
Nella nicchia più grande, alla destra dell'ingresso, vi è la statua lignea, tardo-settecentesca, di Sant'Antonio da Padova, forse, proveniente secondo alcuni storici, da un altare dedicato al santo, esistente un tempo nella Chiesa della Greca. La nicchia di fronte di solito accoglie il gruppo scultoreo della Pietà, che in occasione della settimana di Pasqua è collocata sull’altare maggiore.

 

LOCOROTONDO

 

La chiesa quasi sempre è chiusa.

Chiesa di San Nicola

In Via dottor Oliva, non distante dalla chiesa Madre di San Giorgio, nella città vecchia di Locorotondo si può visitare la  chiesa di San Nicola, un piccolo splendore artistico restituito alla fruizione pubblica dopo i recenti restauri. Per secoli trascurata, la chiesa in degrado si confondeva con le abitazioni, solo un  piccolo rosone nel timpano dava l’indizio di un luogo sacro.  Il tempietto risale alla seconda metà del ‘600 e fu  edificato, intra moenia,  sul luogo di preesistenti cappelle dedicate al Santo di Myra il cui culto è antico a Locorotondo. Nel Basso Medioevo, infatti,  esisteva un’altra chiesa dedicata a San Nicola, extra moenia, con annesso monastero nella zona urbana dell’attuale Corso XX Settembre, poi demolita.

La struttura ripete il modello architettonico delle chiese rurali diffuse sulla Murgia dei Trulli dal Basso Medioevo all’Ottocento presenti nelle masserie e nelle Contrade ad uso del contado. Un semplice portale, il timpano con un piccolo rosone e un campanile a vela (ricostruito) adornano la facciata. Un tetto a cummersa copre l’unica navata, rivestito da chiancarelle. L’interno ad aula unica voltata a botte termina con un presbiterio sopraelevato da due gradini, definito da quattro pilastri su cui poggiano la cupoletta emisferica, il tamburo e i pennacchi; si tratta di un un modesto rimando a stilemi classici che all’esterno si risolve con una più popolare copertura a cono di trullo. Un transetto asimettrico si apre a destra dell’altare in due locali comunicanti, uno dei quali affaccia sulla navata, forse un tempo fu una cantoria o un pulpito. Interessante è l’accostamento nello stesso edificio sacro dei due modelli architettonici più diffusi sulla Murgia, e in Valle d’Itria in particolare, il trullo e la cummersa.  Cummersa deriva dal latino cum vertice, a punta. Aguzzi sono infatti i tetti di queste costruzioni, chiese o abitazioni.  Nei paesi limitrofi gli stessi tetti sono denominati pignon (pinolo, pigna).

L’interno della chiesa  è un colpo d’occhio per il visitatore per i cicli di dipinti murali conservati, dai colori vivaci perché freschi di restauro. Sui sotto volta della navata sono raffigurate storie della vita di San Nicola e alcuni suoi miracoli. La Colonna miracolosa, una colonna che miracolosamente giunse da Mira a Bari galleggiando in mare seguendo le spoglie del Santo; la storia dei tre myresi liberati , che ricorda la liberazione di tre condannati a Mira grazie all’intervento del Vescovo Nicola; san Nicola e il miracolo di Nola, un miracolo operato dal santo su due asinelli suoi compagni di viaggio, barbaramente decapitati e da lui resuscitati; San Nicola e Basilio, che racconta l’episodio di Adeodato un giovane rapito ai suoi cari dai Saraceni, ma da san Nicola riportato a casa nel giorno della sua  celebrazione; l’episodio delle tre figlie , l’episodio che racconta l’intervento notturno di san Nicola nella casa di un nobile decaduto, dove fece cadere sacchi di monete per lasciare una dote alle fanciulli, in modo da potersi sposare e salvandole dalla prostituzione a cui il padre le aveva destinate; la Carestia a Mira , che rievoca un periodo di carestia in cui san Nicola riuscì a procurare grano al suo popolo convincendo mercanti passeggeri che lo trasportavano a donarlo; paxis de stratelatis , riferito alla liberazione da parte di san Nicola di tre ufficiali  condannati a morte; nel punto estremo della morte , è l’episodio del miracolo del santo su un povero cocchiere travolto dal suo cocchio e dai cavalli, rimasto illeso dopo aver invocato Nicola; i tre fanciulli salvati, la storia di tre studenti che erano stati uccisi, fatti a pezzi e messi sotto sale da un oste, come fosse carne da servire ai clienti; san Nicola di passaggio dalla osteria scoprì l’inganno e salvò i fanciulli; Thauma de Artemide, la distruzione operata dal Santo del tempio pagano di Artemide, quello più bello e più grande di Myra.


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Santuario di Santa Maria della Grotta


Il Santuario rupestre della Madonna della Grotta è sito a circa tre chilometri da Modugno sulla strada provinciale per Carbonara su una sponda della lama Lamasinata. Realizzato all’interno di una cavità naturale, ha origini antiche anche se non è possibile datare con precisione il primo insediamento a carattere religioso.
In un documento del 1189 è citato come Sancta Maria de Cripta Maiore. Fu edificato in momenti diversi su una laura basiliana, creata nella roccia dalle acque della Murgia barese. Nella zona sono stati trovati altri insediamenti ipogei, fatto frequente sui costoni delle lame pugliesi.
Nel periodo medievale fu costruito un monastero benedettino la cui presenza è testimoniata sin dal 1071. Elementi architettonici furono aggiunti nel Seicento. Nei secoli l’insediamento ha subito numerose manomissioni. Accurati lavori di scavo e di restauro eseguiti nel 1974 hanno restituito l’originaria bellezza e semplicità di preziose opere e hanno confermato le tesi secondo cui il luogo, in origine, sarebbe stato l’insediamento di una comunità di monaci basiliani giunti in Puglia dopo l’editto iconoclasta di Leone Isaurico, nel 726.
Un’altra antica tradizione vuole che nella grotta San Corrado di Baviera (1105-1155) nel 1139, sulla via della Terra Santa, si ammalò e trovò rifugio presso la comunità benedettina di S. Maria ad Cryptam. Corrado visse qui l’ultimo periodo della sua vita in una grotta adiacente alla cappella, nel digiuno e nella preghiera, dormendo sulla roccia nuda e suscitando ammirazione e fama nei dintorni. Visse da eremita fino alla sua morte avvenuta il 17 marzo 1155 e la sua tomba, nella cappella di S. Maria ad Cryptam, divenne meta di pellegrinaggi. Il 9 febbraio di un anno non precisato, i molfettesi, si impossessarono del corpo inumandolo nella Cattedrale e riconoscendolo come santo patrono della città. A San Corrado nel santuario è dedicato lo speco - un cunicolo di otto metri - ove soggiornò.

 

St. Madonna della Grotta, 3 MODUGNO

 

Il santuario ha anche una serie di interessanti testimonianze storiche tra le quali va innanzitutto ricordata l’icona della Vergine della Deposizione, affresco di tipico stilema basiliano ma risalente al periodo benedettino e, quindi, databile tra il 1260 e il 1310. Di data anteriore, invece, e quasi certamente di epoca basiliana, sono i resti di un volto di rara bellezza, un palinsesto raffigurante forse il volto di Cristo.
Di notevole fattura sono i frammenti di uno splendido mosaico pavimentale (XII sec.) in bianco e rosso che è costituito da tasselli di pietra calcarea di forma quadrata, rettangolare o romboidale disposti, secondo lo schema dell’opus reticolatus, all’interno di riquadri di forma rettangolare realizzati con listelli dello stesso materiale. Da notare, a ridosso della cripta di San Corrado, alcuni motivi decorativi e due graffiti nella malta del pavimento con riferimenti cristologici.
Presso il santuario ha sede il Centro Giovanile Rogazionista che, offre incontri formativi a carattere vocazionale per un cammino di formazione e spiritualità per giovani. La Casa è sede giuridica dell’Associazione Laici Animatori Vocazionali Rogazionisti - Lavr e del Gruppo Famiglie Rog.

Chiesa di Maria Santissima Annunziata

La chiesa di Maria Santissima Annunziata (chiesa Matrice) è il principale luogo di culto di Modugno. 

E’ situata in piazza del Popolo. L'attuale struttura risale al XVII secolo ed è un ampliamento dell'originale costruzione medioevale, Infatti sia all'esterno che all'interno della chiesa possiamo notare la coesistenza di diversi stili architettonici.

Fra le diverse opere d'arte che la chiesa custodisce è da ricordare in modo particolare l'Annunciazione di Bartolomeo Vivarini.

Sia all'esterno che all'interno della chiesa si nota la coesistenza di diversi stili architettonici, dal romanico fino al barocco.

La facciata, preceduta da un vasto sagrato, è suddivisa da cornicioni e lesene. L'ingresso, di forma rettangolare, è contornato da modanature.

Al fianco delle lesene centrali ci sono due alti basamenti sormontati da colonne corinzie. Sulle colonne poggia un doppio architrave riccamente decorato da fregi a motivi vegetali e con due grifi affrontati che coronano lo stemma comunale del cardo selvatico.

Notiamo infine la presenza di due statue a tutto tondo, una rappresentante l'Annunziata e l'altra raffigurante l'Arcangelo Gabriele, nell'atto dell'annunciazione.

Sotto l'architrave appare un cartiglio riportante la scritta "AVE MARIA GRATIA PLENA". Il portale è sormontato da un bassorilievo che rappresenta lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Il vasto timpano triangolare, fiancheggiato da due acroteri e in cui si apre un oculo ovale, conclude il prospetto. 1.17)

 

La navata è divisa da grandi colonne in pietra con capitelli di varie forme.

Sulla vetrata a fuoco della finestra centrale della cupola è rappresentata la figura del Cristo benedicente che domina dall'alto l'interno della chiesa.

Nell'abside è presente una finestra la cui vetrata riproduce l'Annunciazione di Bartolomeo Vivarini.

L'altare maggiore, in stile barocco, risale al 1666, ed è realizzato con marmi giallo e verdi.

Nel soffitto, dipinto alla fine del Seicento dal sacerdote modugnese Domenico Scura, possiamo ammirare tre scene, circondate da decorazioni con finte architetture, ghirlande e putti: la prima, quella più vicina all'ingresso, rappresenta il Trionfo della Croce; la seconda raffigura l'Annunciazione; infine, nel quadro più vicino al presbiterio, è rappresentata l'Adorazione del Santissimo Sacramento.

Piazza del Popolo, MODUGNO

Telefono: +39 0805328403

E-Mail: annunziata.modugno@arcidiocesibaribitonto.it

 

 

La struttura quadrangolare del cappellone è poggiata su archi che reggono la grande cupola ottagonale.

E’ presente un luminoso dipinto, di scuola napoletana, che mostra la Chiesa trionfante con la Vergine tra una gloria di santi ed Angeli.

Le tele dei tre lunettoni sono attribuite a Carlo Rosa. In quello di sinistra è rappresentato Lazzaro e il ricco Epulone, nel centrale il Passaggio del Mar Rosso, a destra, possiamo ammirare due personaggi biblici: La Regina Ester e il re Assuero.

 

 

 

 

 

 

 

La parete destra è occupata da una cantoria in legno scolpito e dorato, mentre su quella di sinistra si trovano la statua lignea del Cristo morto e una tela raffigurante l'Ultima cena.

L'altare comprende un ciborio d'argento sbalzato con scene dell'Ultima Cena e un tronetto di marmo.

Ai lati, sono presenti due statue di legno, con i santi Basileo e Castore.

Alle spalle fa mostra di sé un grande reliquiario seicentesco dorato, in stile barocco, a forma di croce latina, costituito da 28 caselle numerate che custodiscono 57 reliquie di santi e martiri

 

Nel IX secolo il borgo che sorgeva intorno a tale chiesa venne distrutto durante le frequenti incursioni che i Saraceni compivano in Terra di Bari.

La popolazione, per sfuggire ai saccheggi, si rifugiò nella Motta, un piccolo castello, presidiato dalle truppe bizantine, che sorgeva su di un'altura.

Nel frattempo le esigenze della popolazione erano divenute tali per cui non era più sufficiente la chiesa di Santa Maria di Modugno. Perciò, venne edificata una nuova chiesa, e venne dedicata all'Annunziata.

Nel 1347, Bartolomeo Carafa, arcivescovo di Bari e feudatario di Modugno, temendo la discesa in Italia dell'esercito ungherese, fece fortificare la città di Modugno. Nello stesso anno fece restaurare la chiesa dedicata all'Annunziata, che era in stato di semi abbandono. Per i lavori venne chiamato come architetto Bartolomeo Amendola il quale si occupò di fondere l’antecedente costruzione con la nuova e di realizzare il campanile.

La consacrazione della nuova chiesa, dedicata anch'essa come la precedente alla santissima Annunziata, avvenne il 15 novembre 1626.


ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:00 – 9:00 – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 8:00 – 9:00 – 19:00 (Luglio-Agosto ore 19:30)

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 19:00

Luglio-Agosto: ore 8:00 – 10:30 – 19:30

 

Chiesa di Sant’Agostino

Nel Cinquecento era una cappella gentilizia fuori le mura cittadine appartenente alla famiglia Faenza. In seguito venne donata agli Agostiniani che eressero un convento accanto ad essa. A metà dell'Ottocento avvenne la soppressione del convento e la struttura del convento venne trasformata in ospedale. Negli anni cinquanta del XX secolo, la chiesa venne ristrutturata e trasformata in parrocchia.

La chiesa di Sant'Agostino è prodotto del restauro di una cappella gentilizia del XVI secolo, dedicata a Santa Maria delle Grazie e appartenuta alla famiglia Faenza. Questa cappella era situata fuori dalle mura cittadine, nella zona detta della "porta staccata".

Il 17 marzo 1591 il terreno vicino alla cappella venne donato da Maria Faenza ai Padri Agostiniani, che si trasferirono a Modugno il 14 ottobre del 1593. L'arrivo degli Agostiniani a Modugno fu voluto dalle famiglie nobili che si trasferirono dalla Lombardia al seguito di Isabella d'Aragona e di Bona Sforza. Infatti, l'ordine religioso legato alla regola di Sant'Agostino era particolarmente diffuso in Nord Italia, ma meno al Sud. Gli Agostiniani sostituirono nella vita religiosa modugnese i Domenicani e il segno più evidente di questo cambiamento fu la sostituzione del Santo patrono di Modugno da San Pietro Martire che visse come frate domenicano al frate agostiniano San Nicola da Tolentino.

Il 18 marzo 1618 venne consacrata dal vescovo di Mileto Pietro Pitar la nuova chiesa, sempre dedicata a Santa Maria delle Grazie, che inglobava la vecchia cappella gentilizia ed era annessa al convento agostiniano.

Dal 13 febbraio 1807, come conseguenza della legge eversiva emanata dal re di Napoli Giuseppe Bonaparte, la cappella e il convento passarono al demanio regio e poi al Comune di Modugno il quale, nel 1820 li affidò all'opera pia Sacro Monte di Pietà con lo scopo di realizzare un ospedale. La chiesa venne lasciata progressivamente al degrado.

Nella metà del XX secolo, l'Arcivescovo Marcello Mimmi volle creare una nuova parrocchia a Modugno, la seconda dopo quella della Chiesa Matrice. A questo scopo, un primo tentativo di chiedere la concessione della chiesa all'opera pia Sacro Monte di Pietà venne effettuato nel 1941 dall'Arciprete di Modugno Alvigini, ma senza risultati. Nel 1950 il complesso, in stato di abbandono, venne ceduto al Capitolo Arcivescovile che provvide a restaurarlo e a creare la Parrocchia di Sant'Agostino. La parrocchia di Sant'Agostino venne creata il 2 dicembre 1950: il primo parroco fu Don Biagio Trentadue. I lavori che proseguirono fino al 1967 modificarono sia la facciata che l'interno della struttura con sostituzione degli arredi interni e la trasformazione della cappella della Madonna delle Grazie in sagrestia.

Fino alla ristrutturazione degli anni cinquanta, all'interno di questa chiesa, e specialmente nella seconda cappella, erano presenti una serie di nicchie che custodivano le statue che sfilavano per le vie del paese in occasione della processione dei misteri del venerdì santo. La processione partiva proprio da questa chiesa, dove aveva sede la Confraternita del Sacro Monte di Pietà. Dal nome di questa confraternita, trae origine il nome che i cittadini modugnesi tradizionalmente danno alla processione del venerdì santo: "du monde" (processione del monte) .

 

Via Monte Pertica, 2 MODUGNO

Telefono: +39 0805328380

E-Mail:

santagostino.modugno@arcidiocesibaribitonto.it

info@parrocchiasantagostino.org

 

Nel prospetto, il portale rettangolare è in legno e riporta la data del 1858. Questo portale è sormontato da un timpano triangolare che comprende un bassorilievo della Madonna delle Grazie con Bambino e la data 1609. Nell'architrave sono riportati gli stemmi del Comune di Modugno e della famiglia Faenza, un bassorilievo di Sant'Agostino e l'iscrizione in latino: “AUGUSTINUS LUX DOCTORUM – FIRMAMENTUM ECCLESIE” (Traduzione italiana: Agostino luce dei Dottori – colonna della chiesa). Sormonta tutta questa architettura, il busto rappresentante l'Ecce Homo in una piccola nicchia con volta a conchiglia.

Completa la facciata una vasta finestra rettangolare con cornice riccamente decorata con fasce di fogliame sia all'esterno che nel lato interno. I fregi che ornano la facciata della chiesa sono opera degli artigiani modugnesi Giovanni Colella e Tonno de Attolico e degli altamurani Stefano de Piscioia e Scipione Cagnazzi.

Sul lato sinistro dell'edificio di erge un campanile a vela con doppio fornice. A sinistra dell'ingresso della chiesa, è possibile vedere il chiostro dell'ex-convento.

L'interno della chiesa è a navata unica con volta a botte lunettata. Presenta, sul lato destro, quattro cappelle gentilizie e, sul lato sinistro, quattro grandi archi. Tutto l'interno è riccamente decorato da stucchi, che riportano diversi motivi vegetali e angelici, realizzati nel 1721 dall'artista napoletano Maurizio D'Alesio. Sempre risalente al XVIII secolo e la struttura della cantoria e l'organo.

La prima cappella era di patronato della famiglia Stella. Questa cappella è dedicata a San Nicola da Tolentino e custodisce una statua lignea realizzata nel 1785 dallo scultore andriese Arcangelo Spirdicchio, spostata dal 1963 per un periodo nella chiesa di Santa Lucia. L'altare di questa cappella è in stile barocco leccese è stato fatto realizzare nel 1716 da Giuseppe Stella (fratello di Rocco e Gian Battista) dall'artista leccese Pasquale Simone. Esso è riccamente decorato con colonne tortili e putti.

La seconda cappella apparteneva alla famiglia Scarli ed era dedicata alla Natività di Gesù. Dalla ristrutturazione della chiesa degli anni cinquanta, questa cappella è dedicata alla Madonna di Lourdes ed ospita una grotta con piccola statua della Madonna di Lourdes, creata da Fedele Marrano di Giovinazzo nel 1954.

La terza cappella era di patronato della famiglia Scura ed era dedicata alla Pietà. Le pareti sono affrescate con dipinti rappresentanti San Francesco da Paola, realizzati nel 1707 per iniziativa della famiglia Risotti.

La quarta cappella era dedicata alla Madonna delle Grazie e costituiva la prima cappella del Cinquecento appartenente alla famiglia Faenza. Nel rifacimento degli anni cinquanta, questa cappella venne trasformata in sagrestia.

Nel lato sinistro, quattro arconi conservano, in ordine: il primo, un crocifisso ligneo; il secondo, lo stemma della famiglia Grandi e un dipinto su tela del XVIII secolo con stile bizantineggiante e rappresentante la Madonna del Carmine; il terzo, lo stemma della famiglia Scura, un altare in legno dorato dedicato al Sacro Cuore, un dipinto del XVI secolo rappresentante Sant'Agostino, dipinto del Sacro Cuore; il quarto, un dipinto su tela del XVII secolo di San Carlo Borromeo.

Il presbiterio è incorniciato da un grande arco riccamente decorato ad opera dello stuccatore napoletano Maurizio D'Alesio. Nella parte superiore del presbiterio, è custodita la molto pregevole cantoria in legno dipinto in verde e dorato, caratterizzata da teste di putti ed angeli e una balaustra con colonnine su cui è apposto il grande stemma di un'aquila bicipite con i simboli dell'Ordine di Sant'Agostino: il cuore trafitto da una freccia e un libro.

La chiesa custodiva la statua della Madonna Addolorata, successivamente spostata nella chiesa di Santa Lucia.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 9:45 – 11:00 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 7:30 – 19:00

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 19:30

 

Cappella di Sant’Anna

La Cappella di Sant'Anna è una cappella gentilizia incorporata nel palazzo della famiglia Stella che è un palazzo storico di Modugno (BA).

Si ricorda il nome del rettore di questa cappella nel 1774: don Luigi de Rossi.

Il suo portale è squadrato ed è contornato da stipiti scanalati e ornati da bassorilievi di fiori. Esso è sormontato da un timpano triangolare spezzato con al centro uno stemma, il cui disegno però non ci è pervenuto integro. Forse è stato cancellato. L'interno della cappella presenta una volta a crociera adornata da bassorilievi. Conserva l'altare di Sant'Anna con un pregevole dipinto secentesco che raffigura la Santa e Maria e una statua in cartapesta di Cristo deposto.

 

Via Conte Rocco Stella, MODUGNO

Chiesa di Sant’Antonio

La piccola chiesa è stata costruita nel 1376 da un'iniziativa di Pietro Giovanni De Chirico che la dedicò a Sant'Antonio di Vienne, protettore degli ammalati del cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio". Dal 1464 la chiesa passò ad altre famiglie fino al 1911 quando fu donata al capitolo arcivescovile di Bari. Da quel momento è sede della Pia Associazione del Sacro Cuore di Sant'Antonio, dedicata a Sant'Antonio da Padova. Questa confraternita è stata creata nel 1911 dal canonico Lorenzo Binetti come una Pia Associazione di donne. Nelle processioni e nelle cerimonie, i componenti della Confraternita di Sant'Antonio indossano un saio marrone con codone e un nastro marrone e azzurro con l'immagine del Santo.

La chiesa presenta la classica struttura della chiesa bizantina, con ingresso orientato ad est. La costruzione è posizionata in maniera simmetrica rispetto alla chiesetta di San Giovanni Battista. Forse era al di fuori delle mura trecentesche. La chiesa è contraddistinta da un piccolo campanile a vela del Seicento. L'interno è un'unica stanza con volta a botte e conserva poco dell'aspetto originario.

 

Via Corsica, MODUGNO

Chiesa dell’Assunta


Originariamente era una piccola cappella dedicata a san Sebastiano, situata al di fuori delle mura cittadine, di proprietà del Capitolo Arcivescovile di Bari. Nel 1505 venne ceduta al Capitolo di Modugno, in cambio di 50 libbre di cera lavorata da pagare annualmente in occasione della festa dell'Assunta (altre fonti datano questo passaggio al 1507, con lettera dell'arcivescovo Giovanni Giacomo Castiglione).

In questa chiesa, l'arciprete Gian Battista Stella aveva l'abitudine di incontrare gli altri sacerdoti modugnesi due volte alla settimana, il mercoledì e il sabato, per dedicarsia alle letture sacre, alla preghiera e alla discussione di casi di coscienza.

Nel 1707 grazie all'interessamento dell'arciprete Stella vennero aggiunte due cappelle dedicate a San Filippo Neri e alla Sacra Famiglia. Una pietra posta sul lato esterno della chiesa, in corrispondenza della cappella di San Filippo Neri, riporta la data 1706. La devozione per san Filippo Neri era molto sentita a Modugno e questa chiesa venne chiama col nome del santo fino al 1797, quando venne definitivamente dedicata all'Assunta ospitando l'omonima confraternita.

La Confraternita dell'Assunta venne istituita dal gestuita padre Domenico Bruno nel 1721, il quale promosse fortemente il culto mariano facendosi artefice dell'istituzione di molte confraternite e congregazioni nel Sud Italia. Le norme di questa confraternita ebbero l'approvazione regia da Ferdinando IV di Borbone, il 24 luglio 1797. La chiesa dell'Assunta aveva sempre svolto una funzione di sostegno ai poveri e agli ammalati, la confraternita ereditò questo compito. La divisa della Confraternita è costituita da camice bianco con mantella celeste bordata in oro, scarpe bianche, cintura celeste, scapolare nero con medaglione dell'Assunta.

La facciata della chiesa risale al Seicento. Al portale rettangolare si accede tramite tre gradini, su uno dei quali si legge l'iscrizione: TEMP(ORE) E PESTIS A.D. 1535 Questa iscrizione probabilmente fa riferimento al fatto che sotto il sagrato sono state sepolte le vittime della pestilenza che ha colpito Modugno in quell'anno. La trabeazione che sormonta il portale è molto riccamente decorata con bassorilievi di pitti e conchiglie; riporta il monogramma di Maria Assunta (MA). È poi possibile leggere la scritta “Indulgenza Plenaria” con riferimento alla concessione di Papa Pio VII al cardinale prefetto della Congregazione dell'Assunta (nel 1807).

La facciata, nella sua sommità è impreziosita da un campanile a vela risalente al Settecento. Questo campanile in stile Barocco spagnolo si erge su due livelli entrambi riccamente decorati: il primo presenta due fornici con ringhiera in ferro battuto; il secondo con un fornice più piccolo circondato da una balaustra. Questa struttura presenta in apice un acroterio sorretto da angeli.

 

Via Cairoli, MODUGNO

 

L'interno della chiesa è composto da tre navate: quella centrale corrisponde alla struttura originaria della chiesa; le due navate laterali risalgono all'ampliamento settecentesco voluto da Gian Battista Stella. La navata centrale è formata da due campate con volte a crociera; mentre le due cappelle laterali hanno volta a vela. Quattro finestre ovali illuminano la chiesa, ne sono presenti due in ogni navata laterale. Complessivamente, la chiesa misura 12,60 metri di lunghezza e 10,70 nel suo punto più largo.

Su lato dell'ingresso è presente una cantoria in legno con balaustra ed un organo del 1815.

Al di sopra dell'altare principale è presente una nicchia dal contorno dorato che custodisce una statua lignea della Madonna Assunta. Questa statua risale al 1797 e fu commissionata ad artigiani di Venezia dalla Confraternita dell'Assunta, in seguito al rincoscimento ottenuto da Ferdinando IV di Borbone. Una leggenda locale narra che la nave che trasportava la statua da Venezia, naufragò nei pressi di Molfetta in seguito ad una tempesta. La cassa che custodiva il manufatto arrivò nel tratto di costa denominato Cala di San Iacobo vicino alla Basilica della Madonna dei Martiri, che era di proprietà di Efrem Filioli. La Madonna le sarebbe apparsa in sogno per due notti per avvisarla dell'accaduto. La signora Efrem Filioli, recandosi sulla spiaggia, trovo la cassa contenente la statua dell'Assunta galleggiare fra gli scogli. La notizia del ritrovamento viaggiò rapidamente fra i paesi vicini fino a Modugno da dove la Confraternita partì per prendere possesso dell'opera d'arte, dopo averne dimostrato la proprietà. La statua entrò a Modugno, dopo un lungo e avventuroso viaggio, il 10 agosto 1797.

Nella cappella di sinistra, in origine dedicata alla Sacra Famiglia, sono presenti una statua di San Sebastiano e un dipinto dell'Assunta. La cappella di destra conserva una statua e un quadro rappresentanti San Filippo Neri.

Alla sinistra dell'ingresso si erge un altare circondato da ringhiera in ferro, dedicato alla Madonna Addolorata. All'interno della chiesa è presente inoltre una statua rappresentante la Madonna Addolorata, testimonianza della presenza in questa chiesa del Terz'Ordine dell'Addolorata istituita nel 1888 da Fra' Pietro Maria Testa.

Nel 1851 venne istituita, all'interno della chiesa, la Via crucis. ciò è testimoniato dalla presenza di diversi quadri rappresentanti le diverse stazioni.

 

Chiesa della Vergine Maria del Carmine

La costruzione risale ai primi del Settecento, dalla ristrutturazione di una costruzione civile. La facciata rettangolare presenta, nella parte bassa, un bugnato. Il portale, di fattura molte semplice, è circondato da una cornice notevolmente aggettante ed è sormontato dallo stemma dell'Ordine carmelitano. Sopra il portale è presente un finestrone. Sormonta la facciata un campanile a vela del 1770 dalle forme vagamente spagnoleggianti. L'interno è costituito da una sala rettangolare con volta a botte. Il pavimento è stato restaurato nel 1958. Sono presenti due nicchie: una ospita una statua della Madonna del Carmine, nell'altra ci sono le statue dei santi medici qui trasportati nel 1953 dalla cappella sconsacrata della famiglia Cesena (nel centro srorico dove era situata La Motta).

In questa chiesa opera la Confraternita del Carmine, in origine formata da medi e piccoli proprietari terrieri, con lo scopo di venerare la Madonna del Carmelo. La confraternita è stata creata il 24 maggio 1791 con decreto di Ferdinando IV di Borbone e il 14 febbraio 1860 divenne arciconfraternita. Nel 1866 divenne opera pia utilizzando le proprie rendite per aprire un ospizio di mendicità che rimase operante fino al 1941, nei locali dell'ex convento dei frati cappuccini.

 

Via Carmine, MODUGNO

Ex Convento dei Domenicani

Nel 1451 Antonio de Risotto cede all'allora arcivescovo di Bari Francesco d'Ajello un terreno dove sorgeva la chiesetta di S. Pietro martire. In questo terreno che si trovava al di fuori delle mura cittadine sorse il monastero domenicano, intorno alla chiesetta che, secondo diverse fonti, aveva un elevato valore artistico e ospitava sculture marmoree create da Ludovico Fiorentino. Nel 1807 il monastero fu soppresso per ordine di Giuseppe Bonaparte. Il terreno, di proprietà demaniale, venne ceduto nel 1830 al francese Pietro Ravanas che vi creò un frantoio che adoperava un innovativo sistema idraulico di molitura. La chiesetta, già in condizioni fatiscenti, andò in rovina. L'iniziativa del francese non ebbe molto successo e il terreno, espropriato dal demanio, venne venduto a Giovanni Romita, poi a Traversa e infine a Salvatore Pellicciari di Gravina nel 1880. Quest'ultimo istituì un orfanotrofio femminile affidato alla gestione delle Suore Stimmatine. Sulle fondamenta della precedente, venne costruita una nuova chiesa. Nel 1903 la struttura dell'ex convento passò a Cav. Oronzo Lenti di Noci marito della Baronessa Giustina Bacile di Castiglione di Spongano, cugino di Salvatore Pellicciari, che diede il proprio nome all'orfanotrofio. Nel 1936 le figlie del Cav. Oronzo Lenti donarono il complesso dell'orfanotrofio alle Suore Stimmatine che realizzarono un asilo e nel 1968 edificarono un nuovo stabile accanto al precedente. La vecchia costruzione, restaurata, è oggi adibita a Casa di Riposo delle Suore Stimatine. La nobildonna Laura Lenti, una delle figlie del Cav. Oronzo, fu anche fondatrice e benefattrice del famoso" Monastero Benedettino" Madonna della Scala di Noci (Ba)".

L'ordine dei Domenicani fu il primo a insediarsi a Modugno agli inizi del XV secolo. I Domenicani introdussero e diffusero il culto di San Pietro Martire nella comunità modugnese divenendone il primo Santo Patrono. Si ha notizia di un altro convento, presente nel centro modugnese, dedicato a San Pietro apostolo, che probabilmente sorgeva nei pressi della Chiesa di S. Michele. La loro presenza diede un forte impulso alla crescita culturale della popolazione ma, nel XVIII secolo si trovavano in crisi per la gestione dissoluta dei terreni annessi al convento e il Decurionato modugnese rifiutò loro un prestito.

 

Via Roma, MODUGNO

 

All'interno si trova la chiesa di San Domenico.

Chiesa di San Giovanni Battista

Essa comprende i locali di un antico ospedale cittadino e si trova nel centro di Modugno, nei pressi della Motta. In origine era posizionala al di fuori delle antiche mura trecentesche. La sua pianta e la sua struttura hanno indotto alcuni studiosi a ritenerla di origine bizantina, ma recenti studi di documenti inediti e la presenza di elementi architettonici non propriamente bizantini mostrano che la Chiesa ha origine trecentesca, sorta su un preesistente ospizio per i pellegrini, e apparteneva alla famiglia greca degli Johannaci. Il portale rettangolare è sormontato da un grande arco a tutto sesto: si possono vedere i bassorilievi dei simboli dei pellegrini (la conchiglia di San Giacomo e la zucca che fungeva da borraccia per l'acqua).

La struttura è sormontata da un piccolo campanile a vela. Nel 1756 la chiesa, ormai in rovina, veniva restaurata a proprie spese dal Rettore dell'ospedale Domenico Del Zotti. Accanto alla chiesetta, sorge il locale originariamente destinato a ospedale. La funzione di ospedale che aveva la chiesa sembra essere confermata anche dalla presenza, all'interno della struttura, di un affresco rappresentante San Giovanni Battista.

 

Via Guarino Cazzano, 47 MODUGNO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di San Giuseppe delle Monacelle

È sorta dall'ampliamento dalla preesistente Chiesa di Sant'Eligio costruita nel 1518, quando Modugno era ducato retto dalla regina Bona Sforza, su terreno donato da Bisanzio Pilolli (vedi Palazzo Pilolli (Modugno)).

Nel 1519 viene costruito, accanto alla chiesa di Sant'Eligio un ospedale per i poveri, successivamente trasformato in educandato per le fanciulle: il Conservatorio di Sant'Eligio. Nel 1640, le educande si trasferirono nel Monastero di S. Croce e nel 1673, grazie al notabile modugnese Giampietro Maranta (vedi Palazzo Maranta (Modugno)) si trasformò nel Convento delle Clarisse, con il nome di Santa Maria della Purità. Nel 1681 vi presero i voti le 24 novizie e venne stabilita la clausura. Mentre il Monastero di S. Maria della Croce era detto delle “Monache Grandi” perché vi prendevano il velo le figlie delle famiglie più importanti, qui prendevano il velo le figlie delle famiglie meno abbienti; pertanto venne definito popolarmente Convento delle Monacelle.

La chiesa di Sant'Eligio venne ampliata nel 1689 e dedicata a San Giuseppe; la consacrazione avvenne il 7 giugno 1765 in presenza del vescovo di Ruvo, Pietro Ruggero. Il Convento venne soppresso nel 1866, ma venne concesso ad uso delle monache sino al 1909 quando morì l'ultima di esse: Francesca Grillo. Da quel momento, di proprietà demaniale, venne lasciato al degrado. Tra il 1913 e il 1918 ospitò la Confraternita di San Francesco Saverio, che nel 1918 prese il nome di Confraternita del Preziosissimo Sangue. Durante la Prima guerra mondiale, ospitò delle truppe. Dopo di che, per le sue condizioni di fatiscenza che minacciavano la salubrità del quartiere circostante, la struttura del monastero venne abbattuta nel 1941, su disposizione del podestà Nicola Vernola datata 28 dicembre 1940. Nel 1964 vennero rimosse tutte le strutture superstiti del monastero per lasciare spazio a un mercato ittico. Al contrario dell'annesso monastero, la Chiesa di San Giuseppe non venne abbattuta ma la sua struttura venne molto danneggiata, nel corso del tempo, dall'abbandono e dalle infiltrazioni d'acqua.

 

Piazza Romita Vescovo, MODUGNO

 

La facciata si innalza su tre livelli e il portone ligneo intagliato risale al 1703. Il portone e sormontato da una trabeazione e da un timpano triangolare spezzato che comprende una nicchia con la statuetta di S. Giuseppe che regge in una mano Gesù e nell'altra dei gigli; la nicchia è sormontata da un altro piccolo timpano. Nella trabeazione vi è l'iscrizione: VIRGINIS HIC SP_SUS C_ IESUS VIRGU RETEX_T – VIRGINEIS SERTS LILIA FRAGA R_SAS – 1689 (traduzione italiana: Qui il casto sposo della vergine reintrecciò con Gesù, in virginei serti, gigli, fragole e rose – 1689). Diverse finestre si aprono nella facciata e nelle pareti laterali. Sul lato sinistro si innalza l'elegante campanile barocco a due ordini.

L'interno, a navata unica, misura 12,20 metri di lunghezza e 9,410 di larghezza. è molto riccamente decorata con inserti marmorei e con affreschi. Ha volta a botte con lunette. Molto bello è il pavimento maiolicato. Le preziose tele che erano custodite nella chiesa e nel monastero, in parte sono andate disperse, in parte sono state trasferite nella Chiesa Maria Santissima Annunziata; queste tele appartengono alla scuola barocca di Corrado Giaquinto.

L'altare maggiore marmoreo risale alla seconda metà dell'Ottocento, ad opera dell'ingegner Carella, ed è in stile rinascimentale. Esso venne consacrato dall'arcivescovo Clary ed ha sostituito il precedente altare ligneo, in stile barocco, che venne portato nella Chiesa di Santa Maria di Modugno e, quando questa subì un crollo, venne depositato nella Chiesa Matrice.

 

Chiesa di Santa Maria Immacolata

È stata costruita, insieme al convento dei Frati Cappuccini (Padri Zoccolanti dell'ordine Serafico di San Francesco d'Assisi, detti comunemente Cappuccini), tra il 1589 e il 1591 quando Nicola de Russis, espresse, come volontà testamentaria, il desiderio di lasciare i propri averi per la realizzazione di questo convento. L'ultima erede, Atonia Miletto, adempì a questo desiderio contribuendo, con l'Università di Modugno, alla sua costruzione.

Nel 1591, il monastero ospitava una decina di frati. La struttura subì un ampliamento nel 1629 e un restauro nel 1765.

Il convento fu abolito durante il periodo di governo di Gioacchino Murat e nel 1866 venne occupate dalle truppe italo-prussiane in guerra contro l'Austria. I frati vennero ospitati da Michele Loiacono in Santa Maria della Grotta.

Nel 1869 la struttura venne ceduta al comune di Modugno che la divise in favore delle opere pie del Carmine e del Purgatorio. Nel 1875, l'utilizzo della chiesa venne chiesto al Comune di Modugno, sia dal Padre Cappuccino Vito Maria da Rutigliano che voleva proseguire la tradizione francescana, sia da un gruppo di 12 modugnesi che avevano intenzione di fondare una confraternita dedicata all'Immacolata; entrambe queste richieste non vennero accettate. Nel 1878 fu sede della Confraternita della Natività; nel 1894 tornò all'opera pia del Purgatorio che vi creò un orfanotrofio gestito dalle Suore Stimmatine.

Nel 1907 la chiesa dell'Immacolata venne restaurata per l'interessamento del sacerdote Don Alberto Romita. Dal 26 aprile 1969 venne ceduta dal Comune di Modugno alla curia arcivescovile di Bari che nel 1974 vi istituì una Parrocchia, per iniziativa dell'Arcivescovo Anastasio Alberto Ballestrero. Il 20 ottobre 1974 prese possesso della nuova parrocchia il suo primo parroco, Don Rocco Di Ciaula. Nel luglio dell'anno successivo, le Suore Stimatine lasciarono i locali dell'ex convento dei Cappuccini, i quali furono adibiti ad uso scolastico.

La chiesa dell'Immacolata e il convento dei Cappuccini sorgevano in un rione fuori delle mura cittadine detto "la fontana", dove c'era un pozzo pubblico, costruito dopo la peste del 1522. Il pozzo di via de' Cappuccini era scavato nella roccia per una profondità di 250 palmi (circa 66 metri). Almeno fino a metà del XVIII secolo, era l'unica fonte di acqua sorgiva esistente nel territorio comunale. Essa si trovava distante dal centro abitato e al di fuori delle mura cittadine, ma fungeva da preziosa riserva idrica nei periodi di siccità (in quanto attingeva direttamente da una falda acquifera), allorquando le cisterne cittadine che raccoglievano le acque piovane non erano sufficienti. Il pozzo venne chiuso nel 1960 durante i lavori di allargamento della strada.

Le acque di questo pozzo contenevano cloruro di sodio, cloruro di magnesio, carbonato di calcio, solfato di magnesio e forse anche solfato di soda. Ad esse erano attribuite virtù diuretiche e leggermente lassative; pertanto erano utilizzate per terapie in soggetti afflitti da calcolosi.

 

 

 

 

 

 

Via X Marzo, MODUGNO

 

La chiesa si trova in un piazzale dove son presenti diversi pini. Tutta la facciata della chiesa è coperta da un bugnato poco aggettante in pietra calcarea. Il portale è rettangolare sormontato da lunetta che comprende dei bassorilievi che raffigurano calice, ostia e angeli. Al di sopra del portale c'è lo stemma dei Cappuccini e da un ampio ed elegante finestrone di stile barocco.

Nella parte sinistra della struttura si innalza un piccolo campanile a vela rettangolare. In questa parte, corrispondente alla navata laterale dove ci sono le cappelle, è possibile intravedere la precedente esistenza di un altro ingresso. Di questo ingresso rimane solo una finestra che riporta in architrave la seguente iscrizione: "In anno 1589 - P. Totum 91"; questa data conferma la data di costruzione della chiesa. Al di sopra di questa iscrizione è presente il simbolo di San Bernardino da Siena: il monogramma JHS nel sole raggiante.

L'ex convento si erge a destra della chiesa ed è di forma quadrangolare. L'ingresso, nascosto da un cortile esterno, conduce in un ambiente che funge da anticamera per il chiostro porticato, lastricato di pietra, con sei archi a tutto sesto che conserva un antico pozzo. Dal chiostro si accede ad un corridoio che comunica con gli ambienti prima destinati a cucina e refettorio. Nel piano superiore ci sono le 26 piccole celle dei frati, voltate a botte. Ci sono anche altre stanze che si affacciano all'esterno e nel cortile interno, l'unica delle quali ha un balcone era la biblioteca dei Cappuccini. Il giardino del cotile interno dell'ex convento dei cappuccini ospita, in occasione del periodo natalizio, un allestimento del presepe vivente.

La pianta della chiesa dedicata all'Immacolata Concezione è quella caratteristica dell'Ordine francescano: navata unica affiancata ad un lato da una serie di cappelle intercomunicanti.

L'interno della chiesa presenta una navata principale (misurante 13,50 metri di lunghezza e 6 di larghezza) ed un'annessa a sinistra (larga 4,90 metri), costituita da tre cappelle comunicanti tramite archi. Sulla parte destra, sono presenti quattro grandi archi a tutto sesto che in origine ospitavano degli altari laterali, ma ora accolgono dei quadri. Questi archi sono sormontati da teste angeliche.

La volta a botte della navata principale è ornata da dipinti, il principale dei quali rappresenta Francesco d'Assisi inginocchiato davanti al Crocifisso. Le pareti e le volte sono affrescate con decorazioni floreali e di finti marmi policromi, frutto del restauro del 1909 commissionato dall'arciprete Romita. Anche il pavimento risale all'inizio del secolo.

Le tre cappelle laterali sono dedicate rispettivamente a San Pasquale Baylon, al Sacro Cuore e Sant'Antonio.

L'altare maggiore (modificato nel 1858) è in marmo bianco. Presenta 4 colonne tortili in cemento che nel 1964 hanno sostituito quelle preesistenti in legno che si erano rovinate. Questo altare custodisce la statua dell'Immacolata in legno dipinto, probabilmente opera dell'artista napoletano Francesco Verzella e quattro nicchie di Santi francescani, attribuite a Francesco Picano. A sinistra dell'altare maggiore si trovava l'antico coro, che ora è adibito a sagrestia; un tempo, questo ambiente era separato da una grata in modo da consentire ai fedeli l'ascolto dell'Ufficio dei monaci. Da questa stanza si accede all'antica sagrestia, di forma ottagonale, ora utilizzata come ufficio parrocchiale.

 

Parrocchia dell’Immacolata

 

 

 

 

 

 

Viale della Repubblica, MODUGNO

Telefono: +39 0805329350

E-Mail: segreteria@parrocchiaimmacolatamodugno.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: 08:15 – 19:00

Domenica: 08:00 (Chiesa dei Cappuccini) 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Chiesa di Santa Lucia


La chiesa è anche nota col nome di "Santa Maria Troiano" perché appartenuta alla famiglia Troiano. Nel 1838 passò a Giambattista Russo (per notizie sulla famiglia Russo vedi: Palazzo Russo (Modugno)) e in seguito alla famiglia Curci.

Nella chiesa furono seppellite alcune delle vittime della pestilenza che colpì Modugno nel 1656.

Il nome originario della chiesa era di Santa Filomena. In origine la chiesa custodiva una statua raffigurante Santa Filomena, ma con la diffusione nella contrada del culto di Santa Lucia, la chiesa cambiò nome. La venerazione di santa Lucia, a Modugno, era in origine legata all'immagine sacra dipinta nella cappella sinistra di questa chiesa, ma con la realizzazione nel 1935 di una statua in cartapesta, venne creata una festa esterna alla chiesa con processione. La chiesa di Santa Lucia, essendo di proprietà privata, col tempo perse di importanza ed ora viene aperta solo in occasione della festa della Santa.

 

Nel trivio, tra via Santa Lucia, via Le Lamie e via Tagliamento, MODUGNO

 

La chiesa è composta da due cappelle affiancate, una delle quali risale al XV secolo. Ci sono due ingressi di dimensioni diverse che conducono nelle due cappelle. L'ingresso più grande è sormontato da una piccola finestra e da un campanile a vela che richiama gli stilemi dell'architettura barocca; il secondo ingresso ha sul suo architrave una lunetta ed è sormontato da una finestra rettangolare. All'interno, le due cappelle con volta a botte sono comunicanti tramite grandi archi a tutto sesto, poggianti su di un pilastro centrale.

Nella cappella di sinistra, nella grande lunetta posteriore all'altare, è presente un dipinto che rappresenta Santa Lucia con tunica nera e manto bordeaux, con nella mano un vassoio con due occhi e nella mano destra la palma del martirio. La santa è affiancata da due figure di Santi.

Nella cappella di destra, l'altare è sormontato da una nicchia: un tempo custodiva la statua di Santa Filomena, che dava il nome alla chiesa, mentre ora vi si conserva una statua della Madonna Addolorata, ivi condotta dalla chiesa di Sant'Agostino. Dalla stessa chiesa proveniva anche un'altra statua lignea (qui spostata nel 1963 per un certo periodo), raffigurante San Nicola da Tolentino, realizzata nel 1785 dallo scultore andriese Arcangelo Sprdicchio.

Chiesa di San Michele

Dell'antico edificio oggi rimangono visibili solo lo fondazioni. Fu costruita e ricostruita varie volte da diverse famiglie modugnesi e dedicata di volta in volta a San Giacomo, a San Filippo, ai SS.mi Angeli e a San Michele. La prima edificazione risale al Basso Medioevo, ad opera della famiglia della Rizza. La chiesa era coperta da una volta a botte e misurava 11 metri per 4,50. L'altare in pietra custodiva un quadro antico raffigurante San Michele e San Giacomo. Fu demolita negli anni cinquanta perché pericolante. Nel 2001, durante dei lavori lungo via Carmine sono state ritrovate alcune tombe e le fondazioni della costruzione, ora visibili.

Via Carmine, MODUGNO

Chiesa di Santa Maria

È stata la prima chiesa di Modugno e, secondo la tradizione, intorno ad essa sarebbe sorto il primo nucleo della cittadina modugnese, poi spostatosi, intorno all'anno Mille vicino al castello della Motta. Si trovava lungo la via Minucia Traiana. Questa chiesa fu dedicata alla Madonna Assunta, ma nel XVI secolo questo nome fu conferito all'attuale chiesa matrice.

Il complesso della chiesa, per molto tempo in stato di incuria ed abbandono, conserva i muri perimetrali e resti di affreschi sulle pareti. Diverse campagne di scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un esteso sepolcreto medioevale e di antiche cappelle sulle quali è stata fondata la chiesa.

Accanto alla struttura della chiesa è visibile una casa colonica fatta costruire nel 1748 dall'arciprete Flora.

Sino ai primi decenni del Novecento era meta di processioni che si svolgevano il 25 aprile e il 15 agosto e si concludevano con messa solenne in onore dell'Assunta. Nel 1938 la volta della navata centrale crollò e la chiesa venne abbandonata. La casa colonica settecentesca venne utilizzata come fabbrica di scale fino agli anni settanta, in quanto disponeva di un pozzo esterno.Dal 1990 è sede dell'Archeoclub di Modugno.

 

Via Paradiso, MODUGNO

 

 

 

 

Chiesa di Santa Maria della Croce

La chiesa è stata costruita, nel 1574, dal sacerdote Giovanni Maria Pascale, a proprie spese. Nel 1618 venne costruito un monastero delle benedettine Olivetane, collegato alla chiesa.. La chiesa venne consacrata nel 1766 dal vescovo di Molfetta Orlandi. Nel 1924 fu dedicata a san Nicola da Tolentino.

Nella chiesa opera la Confraternita del Terzo ordine agostiniano sotto il titolo di san Nicola da Tolentino. Essa è stata fondata nel 1866 nella chiesa Maria SS.ma Annunziata, ma si trasferì nella chiesa di S. Maria della Croce allo scioglimento dell'ordine benedettino delle Olivetane, su concessione dell'Amministrazione del Comune. La divisa utilizzata nelle manifestazioni pubbliche dalla confraternita consiste in un saio nero con cinta nera e da un medaglione d'argento con stella a sei punte, caratteristica dell'ordine agostiniano.

 

 

 

 

Via , MODUGNO

 

La facciata mostra un gusto per il barocco, maggiormente evidente nell'interno. Il portale ligneo riccamente decorato del 1639 è sormontato da una trabeazione, sottostante un timpano triangolare spezzato. Nel timpano è ricavata una nicchia con abside a conchiglia che accoglie una statua di San Benedetto. Questa struttura è completata da un piccolo timpano triangolare con bassorilievo di una testa alata. La facciata di tufo presenta, sino all'altezza del portale un bugnato e prosegue con un prospetto liscio dove si inseriscono due finestre. La facciata è sormontata da un timpano triangolare con apertura rettangolare al centro che serviva a dare luce alla tettoia a spioventi presente fino al 1954. Nell'angolo destro della facciata c'è uno stemma del cardo selvatico risalente all'epoca borbonica (1639). Sul lato destro della chiesa c'è un ingresso secondario e quattro monofore.

All'interno, la chiesa presenta un'unica navata di dimensioni 18 metri di lunghezza e 9 di larghezza. Il pavimento è formato da mattonelle maiolicate.

Sui lati sono presenti quattro arcate a tutto sesto, separati da lesene con capitelli di ordine dorico e sormontate da cori con grata rigonfia. La parte interna dell'ingresso è sormontata dalla cantoria con grata simile a quella dei cori laterali. Abbondano le decorazioni a stucco presenti sulla volta a vele incrociate e sulle pareti; l'altare maggiore, in marmo dipinto, è dedicato a S. Maria della croce. Nella chiesa sono conservate diverse tele e statue realizzate nel Seicento da artisti locali.

 

Chiesa di Santa Maria del Suffragio

Venne costruita a partire dal 1639 e consacrata nel 1766. Il sagrato è sopraelevo costituisce la cima di una cisterna per la raccolta delle acque piovane sistemata nel 1860 a cura della Confraternita del Purgatorio.

La chiesa viene comunemente detta del Purgatorio dalla confraternita che ne è proprietaria e che vi opera. Fondata nel 1632 dall'arcivescovo Ascanio Gesualdo e insediata nella chiesa dal 1651. La Pia Associazione sotto il titolo di Purgatorio di Modugno fu munita di Regio assenso di Ferdinando IV di Borbone il 7 aprile 1761. Il 3 marzo 1879 venne rifondata, col regio assenso di Re Umberto I di Savoia, trasformandosi in Opera Pia dedita al sostentamento e all'educazione delle ragazze orfane. La Pia Associazione Purgatorio di Modugno, è tuttora in piena attività ed è formata dai componenti delle famiglie Pieschi, Capitaneo,Alberotanza,Ventura,Majone,Longo de Bellis, Longo Crispo, Zaccaro ecc. Il numero dei componenti è stabilito in 24 secondo l'antica consuetudine secentesca. La Confraternita Pia Associazione Purgatorio di Modugno è stata riformata nel 2012 con nuovo statuto e ha avuto l'assenso da parte della Regione Puglia.

La facciata in tufo è preceduta da un pronao in pietra levigata di stile neoclassico.

La parte destra della chiesa è collegata alle abitazioni vicine tramite archi, sulla parte sinistra sono presenti cinque monofore e un ingresso secondario, sormontato da un bassorilievo, rappresentanti le anime del purgatorio e un teschio, e dall'iscrizione in latino: “QUOD SIM VIDE” (Traduzione italiana: Guarda ciò che sono).

Nella parete posteriore ci sono due monofore tra le quali è situato un bassorilievo di Madonna col Bambino e anime del Purgatorio. Esso sovrasta l'epigrafe che ricorda un restauro eseguito nel 1745 ad opera della Confraternita del Purgatorio.

In origine era presente un tetto spiovente che fu abbattuto nel 1948 in quanto pericolante: rimane il timpano triangolare con una finestrella rettangolare. È presente un piccolo campanile a vela.

L'interno, a navata unica di dimensioni di 23 metri di lunghezza e 9 di larghezza, conserva il pavimento del presbiterio maiolicato, del 1720. La struttura interna è data da cinque grandi archi sormontati da matronei comunicanti tra loro e parapetto in pietra tufacea. Il soffitto è composto da volte a botte con lunettoni in corrispondenza dei matronei. Il presbiterio è diviso da una balaustra di marmo dipinto e intarsiato. Si contano 46 dipinti appartenenti alla scuola napoletana seicentesca, una trentina dei quali sono attribuiti al bitontino Carlo Rosa.

Altra opera di pregio è una cantoria seicentesca in legno dorato e intarsiato, impreziosita dalla tela della Madonna del Suffragio e da due piccoli organi simmetrici del Settecento. Ci sono sue altari laterali con statue lignee e un pulpito di legno dorato e intarsiato.

 

Via Trento, 13 MODUGNO

Telefono: +39 0804965014

Il pronao in stile neoclassico risale al 1846. Questo portico è delimitato da un grande cancello in ferro battuto reca effigi di teschi, simbolo controriformistico del Purgatorio. Venne costruito in sostituzione del precedente portico andato distrutto il 12 agosto 1842 a causa dell'imperizia di un funambolo che collegò con una fune il timpano della chiesa ad una vicina costruzione. L'utilizzo di una fune non adeguata, causò il crollo del timpano e del portico sottostante e la morte di alcuni ragazzi presenti nel pubblico accorso per vedere lo spettacolo. Questo episodio e la ricostruzione del pronao sono ricordati in una lapide:

 

Latino

« PORTICUM HANC - MURO AEDIUM CONTIGNATIONI IUCTO RUENTE OB ALICUIUS INSCITIAM - QUI ILLI NEQUAQUAM AD VIM TANTAM SATIS - FUNEM IN SCHOENBATICIS ALLIGARI IUSSIT - PRIDIE IDUS SEXT. 1842 COLLAPSAM - ALIQUOT PUERULIS PONDERE OPPRESSIS - QUUM POPULUS AD LUDOS SPECTANDOS FREQUENS CONVENIRET - HUIUS PATRICIORUM SODALITATIS DEIPARAE CULTUS INSIGNIS - GABRIEL MAFFEI PRO TEMPORE RECTOR - SACRAE EIUSDEM AEDIS EERE - IN NOVAM MELIOREMQUE FORMAM R.C. - EBOC. »

 

Italiano

« Per il crollo del muro congiunto alla travatura della chiesa causato dall'imperizia di chi nei giuochi acrobatici non dispose che ad esso fosse legata una fune proporzionata alla forza vibrativa, questo portico, mentre il popolo era accorso allo spettacolo, andò in rovina rimanendo per il peso schiacciati alcuni ragazzi, il 12 agosto 1842. Maffei Gabriele, rettore del tempo di questo sodalizio di nobili dedicato alla Vergine (la Confraternita del Purgatorio n.d.t.), a spese della chiesa ricostruì in nuova più artistica forma nel 1846. »

 

Il portale ligneo a due battenti è realizzato con 28 pannelli decorativi sbalzati che rappresentano anime purganti, mascheroni, rosoni e cherubini; è opera di un artista modugnese del Seicento. Sulla trabeazione è presente la scritta in latino: “QUI PIUS EST CULTOR PIETATIS GERMINA METET – SEMINA ET QUIS NAM SIC SUA MESSIS ERIT 1641” (Traduzione italiana: Chi coltiva la pietà ne raccoglierà i frutti – infatti, come uno semina, così sarà la sua messe). È presente uno stemma in pietra, sorretto da due sculture di angeli, che comprende il bassorilievo della Madonna del Suffragio.Ai lati del portale nel pronao sono presenti alcuni reperti lapidei. Uno stemma seicentesco recante la scritta"MEMENTO MORI" e una chiave di volta recante un teschio con la data A.D.1653 e altra croce greca con la data 1639. I primi due reperti sicuramente appartenevano all'antico portico crollato.

Chiesa di Santa Maria dello Spasimo (Chiesa dei Martiri)

Questa chiesa venne edificata grazie al contributo della popolazione come ringraziamento per lo scampato pericolo in occasione della epidemia di peste che colpì la città di Modugno nel 1656; infatti, durante i restauri del 1868 venne ritrovata dietro all'altare una lapide con la scritta in latino: “TEMP.(ORE) PESTIS HOC SACELLUM VIRGINI DE SPASIMO DICATUM – A.D. 1656”

Italiano

Questo edificio sacro è stato intitolato alla Vergine dello Spasimo nel periodo della peste. Anno del Signore 1656).

In questa chiesa ha sede la Confraternita della Natività di Maria, creata nel 1721 dal gesuita Padre Domenico Bruno, originariamente formata da rappresentanti dei braccianti agricoli. Il 7 luglio 1800 ebbe la regia approvazione da Ferdinando IV.

 

Via Fiume, MODUGNO

 

La facciata è in pietra liscia e presenta un portale rettangolare introdotto da scalini. La trabeazione è molto decorata ed è sormontata da un timpano triangolare che ospita una statua della Vergine con Bambino. Al centro della facciata è presente una piccola finestra circolare. La facciata culmina con una doppia cornice sormontata da un campanile a vela.

L'interno della chiesa è formato da una unica navata che misura 9,52 metri di lunghezza e 6,53 di larghezza. L'interno è illuminate da due finestre ad arco poste sulle pareti laterali ed ha una volta a crociera dalla cui chiave ornata da rosetta parte un lampadario di bronzo. L'interno della chiesa era affrescato con finte architetture, ma un restauro del 1998 ha fatto riaffiorire le pareti di pietra. Sul lato destro si trova l'altare dedicato alla Madonna di Loreto, mentre al di sopra della porta si trova la cantoria che conserva un piccolo organo settecentesco. In diverse nicchie sono custodite rappresentazioni di Santi.

L'altare principale è in marmo e poggia su una parete affrescata con finte architetture marmoree.

 

Cappella Valerio-Longo

L'Abate Giovanni Battista Valerio e il germano Francesco Paolo Valerio essendosi costruita una chiesetta nel 1705 ad un angolo del palazzo, con atto notarile dell'anno 1710 costituì una Fondazione della Cappella Gentilizia della sua famiglia dotandola di trenta ettari di fondi rustici con l'obbligo di celebrare 100 messe l'anno e nominò a godimento in primo luogo se stesso e in secondo luogo il figlio prete di suo fratello e tutti i figli preti in discendenza maschile, tutto ciò a devozione di San Francesco da Paola nella cui chiesetta si venerava una immagine.

Estintasi la famiglia Valerio, la chiesa passò alla famiglia Longo che ne venne in possesso nel 1787, con l'acquisto del Palazzo annesso alla cappella.

La chiesa, di proprietà privata, attualmente appartiene alla famiglia Longo de Bellis di Rutigliano.

 

L’immagine della Madonna Addolorata e l’apparizione del X Marzo

In questa Chiesa era custodita una immagine della Madonna Addolorata. Questa immagine non è più presente in chiesa in quanto, durante gli accadimenti del 10 marzo 1799, il Padre gesuita Paolo Piccirillo da Putignano istitutore ed educatore di Nicola Longo e dimorante in casa Longo, nel vedere la famiglia costernata e affranta per una prevedibile sciagura per il popolo modugnese, raccolse i Longo a pregare intorno quella immagine. In seguito l'immagine fu portata dal Piccirillo nel vicino Convento delle Monacelle, le cui suore pregarono anch'esse intorno quell'immagine. Infine una di loro, Suor Colomba Maria Centola da Bitonto montò sul campanile e affidando al vento quell'immagine esclamò: "A te Maria affido questo popolo, tu sei la madre di tutti noi". L'invocato patrocinio non venne meno ed entro sera il nemico sanfedista fu sconfitto. Rimpianto da tutto il popolo modugnese, nel seguente anno il giorno 4 marzo 1800, Padre Piccirillo spirava improvvisamente in casa Longo e veniva sepolto nella in questa cappella.

 

Via Conte Rocco Stella, MODUGNO

 

La piccola porta della cappella è sormontata da un timpano triangolare spezzato che riporta l'iscrizione in latino: 1705 – AD VIRGINIS LAUDEM EREXIT DE MONTE SACELLUM – VALERIIS QUORUM PROSPERET OMNE DEUS

Italiano

«In lode della Vergine la famiglia de Monte eresse questa cappella nel 1705 per uso della Famiglia Valerio».

Sotto l'iscrizione, sull'architrave del portale sostituito alla fine del Settecento, è riportato lo stemma gentilizio dei Longo, mentre all'interno della chiesa si trova quello dei Valerio. In mezzo al timpano spezzato è presente una nicchia dove fino ai primi anni del Novecento figurava una statuetta di San Francesco da Paola di inizio Settecento, ora conservata dalla famiglia Longo.

La chiesa conserva l'altare in marmo policromo dei primi del Settecento e il monumento funebre marmoreo del 1877 dedicato al medico Nicola Longo. Nella cripta, oltre il suddetto Nicola sono sepolti diversi membri delle Famiglie Longo, Cesena di Varese Ligure, del Giudice di Vinchiaturo, Risotti e Fortunato Di Giffoni.

 

Chiesa di San Vito

Fu edificata a metà del XVII secolo. Dal 1670 al 1813 divenne cappella dell'annesso ospedale, che in origine era gestito da ecclesiastici e poi passò alla Confraternita della Pietà, ereditando la funzione del Conservatorio di Sant'Eligio. Dal XVIII secolo ospitò le statue della processione del Venerdì Santo e all'inizio del XX secolo è ricordata come una delle chiese più fastose di Modugno. L'edificio cadde in rovina con la II Guerra Mondiale; fino al 2004 era riaperta solo il 15 giugno, in occasione della festa di San Vito, poi venne definitivamente chiusa.

Nonostante l'avanzato stato di degrado si possono ancora osservare alcuni elementi della facciata originale in stile barocco. Sul lato inferiore, fino all'altezza del portale, sono presenti elementi di bugnato e la parte superiore è liscia ed ospita una finestra rettangolare ornata da una cornice tortile. I lati della facciata sono ornati da lesene decorate.

L'interno, formato da un ambiente unico, presenta alcune decorazioni in stucco. Ha volta a botte con lunettoni. La chiesa conserva un altare in legno del Seicento e una tela seicentesca di Giovanni De Candia, rappresentante la Deposizione con Vergine e Santi.

 

Piazza Romito Vescovo, MODUGNO


Ora chiuso al culto per le sue condizioni precarie.

 

 

 

Chiesa Matrice San Nicola

 

L'abitato unico di Mola di Bari, nonostante la sua particolare ubicazione sul promontorio, il suo impianto viario, i reperti archeologici, le citazioni in documenti, mostra chiaramente di essere posteriore al mille. Nei registri Angioìni, del resto, esiste una lettera, datata 23 Novembre 1278, di Carlo d'Angiò il quale da Venosa scriveva al Giustiziere di Bari per informarlo che Mola era stata ricostruita a spese della Corona nel medesimo luogo ove esisteva l'antica città:"constrùctam jam ibi de novo cum sùmptibus Curiae".
Pertanto, anche se ancora esistevano in quell'epoca precedenti costruzioni, esse vennero probabilmente distrutte negli anni 1277 e 1278 quando Mola venne ricostruita e cinta di mura onde ricevere quali nuovi abitanti i componenti le 150 famiglie scelte dal Giustiziere di Bari e di Terra d'Otranto.
Sempre dai Registri Angioìni risulta inoltre che Carlo d'Angiò ordinò, con diploma del 22 Settembre 1279, la costruzione in Mola di una chiesa fuori delle mura e dalla parte di Rutigliano, purchè non fosse nè addossata nè troppo vicina alle mura stesse. Da ciò storici locali dedùcono che il primo impianto della Chiesa Matrice di Mola sia appunto quello relativo a tale diploma e che pertanto esso sia da far risalire a tale data, se non addirittura, come sostiene il Garruba, al IV secolo.

I lavori di ricostruzione della Chiesa furono diretti dal dàlmata Francesco da Sebenìco, ed eseguiti da suo figlio Giovanni e dal Maestro Giovanni da Corfù. Dai documenti dell'Archivio Capitolare risulta anche che il maestro Francesco da Sebenìco assolse con tanta esattezza il suo lavoro che il Capitolo, considerato che egli aveva lavorato in ore straordinarie per ben sei anni, il 13 Febbraio 1564 deliberò di offrirgli spese di viaggio, ferri da lavoro ed altro a titolo di gratifica.
Poco tempo dopo furono costruite le quattro cappelle della navata destra ed i tre altari in legno in quella sinistra; le prime furono dedicate rispettivamente a Maria Santissima della Neve, a Maria Santissima della Pietà e della Croce, a Maria Santissima del Rosario ed a San Sebastiano (cappella questa che trovasi dove ora si apre il Cappellone del Santissimo); e gli altari rispettivamente a Maria Santissima di Costantinòpoli, ai Santi Martiri ed a San Rocco. Questi due ultimi altari furono rimossi quando nel 1774 si costruì la scala di accesso alla cripta.

Le notizie certe che si hanno della Chiesa, derivate da documenti autentici o copie coève tuttora conservate nell'Archivio Capitolare, risalgono alla metà del secolo XVI quando essa fu sostanzialmente ricostruita.
E' questo un periodo particolarmente importante per Mola: l'Università pur impegnata in gravose spese per la ricostruzione delle mura della città (distrutte durante la guerra tra Spagna e Francia conclusasi con la pace di Barcellona), continua a contribuire alla riedificazione della Chiesa; il feudo, retto fino al 1563 da Brianna Carafa in nome del figlio Gaspare II, la cui ospitalità fece confluire nel Castello personalità del mondo dell'arte e della cultura, passava a Giulio Carafa e quindi, dopo ultieriori passaggi di proprietà, nel 1584 al Demanio, con notevoli sacrifici economici della popolazione (sacrifici resi inutili dal successivo annullamento della demanialità).

Nel 1599, probabilmente, venne trasformata la Cappella di San Sebastiano nell'attuale Cappellone del Santissimo, con cùpola centrale, mentre nel 1625 furono eseguiti ulteriori lavori di restauro in quanto, afferma il De Santis: "su una colonna a sinistra della navata mediana si legge al di sopra di quella data il nome di Magister Susanna".
Nel 1599, probabilmente, venne trasformata la Cappella di San Sebastiano nell'attuale Cappellone del Santissimo, con cùpola centrale, mentre nel 1625 furono eseguiti ulteriori lavori di restauro in quanto, afferma il De Santis: "su una colonna a sinistra della navata mediana si legge al di sopra di quella data il nome di Magister Susanna".
Il 18 Febbraio 1618, così sistemata, la Chiesa ed il nuovo altare maggiore vennero consacrati da Mons. Pietro Pitarca, Vescovo di Fermo. Nel 1664 con il contributo dfi 300 scudi da parte dell'università furono riparate le coperture, e probabilmente in tale epoca fu costruita la parte bassa del campanile e la Cappella dell'Immacolata.

 

 

Via Duomo, MOLA DI BARI

Telefono: +39 0804741023

+39 0804744992

E-Mail: sannicola.mola@arcidiocesibaribitonto.it

info@sannicolamola.it

 

Nel 1715 venne costruito sulla parte interna del muro di prospetto un grande organo che determinò la chiusura delle originali finestrelle rettangolari. Nel 1732 venne restaurata ancora una volta la copertura della Chiesa, probabilmente realizzato il plafòne (poi rimosso durante i lavori di restauro del 1952) e sopraelevato il campanile.
Nel 1734, con la somma ricavata dalla vendita di quattro colonne complete di basi e capitelli, e con la contrazione di un debito di 150 ducati da parte dei Procuratori della Fabbrica della Chiesa, furono restaurate le coperture delle navate laterali e probabilmente chiuso verso l'interno il matroneo (riaperto durante i lavori di restauro del 1952).
Nel 1742 fu costruito l'esistente coro in legno.
Nel 1774, infine, fu restaurata la cripta che fino a quel momento era stata soltanto un ipogeo destinato alla sepoltura ed a cui si accedeva da una scaletta posta nella parte posteriore della Chiesa. In tale occasione venne costruita la scala di accesso dalla navata sinistra e, cosa di notevole importanza, fu rinvenuta la lapide scolpita con caratteri irregolari, ora murata nel Cappellone del Santissimo, il cui testo secondo il Mancini è: "Agasmondo già prèsule di Nura per 14 anni passò lietamente la vita in Chiusi quì sepolto il giorno 3 settembre dell'anno del Signore 1150".

Per quanto costruita dal 1545 al 1564 da tre maestri di origine levantina, la Chiesa Matrice di Mola non si differenzia molto, all'esterno e come concezione generale, da altre simili dell'epoca. Ciò è dovuto a quello stesso carattere dominante della "contaminatio di un romanico ritardatario, di un eccletismo stilistico spontaneo, che è caratterizzazione assoluta del Rinascimento pugliese, non dimentico di quella intensa vitalità di forme e di pensiero vissuta trecento anni prima fra i secoli XI e XIII".
In tale senso e da considerare la citata affermazione del Petrucci, perchè nella Chiesa matrice di Mola più che nei Duomi di Acquaviva, di Polignano, di Modugno, di Gravina, si riscontra una documentazione esemplificativa di quale fosse la cultura locale nei secoli XV e XVI: una cultura indubbiamente alquanto involuta nel gusto ritardatario che esigeva la continuità del romanico, vedi il prospetto laterale della Chiesa, ma nel contempo aperta ad accogliere importazioni sia diretta come quella dell'opposta sponda dell'Adriatico (gli architetti e le maestranze che ricostruirono la Chiesa) sia indirette come l'evidente derivazione dalla scuola toscana della struttura architettonica e del repertorio di ornati dell'interno della Chiesa.
E' però nel nostro caso importante rilevare come ciò che di romanico permane è evocato con spirito e sensibilità nuova: i portali, la copertura a tetto con capriate in vista, la iconografia basilicale, e lo stesso rosone goticheggiante, vengono posti con ben dosata perizia a contatto (senza che l'accostamento stesso diventi contrasto e la soluzione finale perda di unitarietà) con le colonne e capitelli corinzi, con le arcate a tutto sesto con archivolti a modanature classiche con i lunghi cornicioni ornati con elegantissimi bassorilievi con l'elegante loggia del matroneo retta da pilastri decorati a sticciato sulle tre facce visibili.

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 8:00 (chiesa di S. Antonio) – 9:00 (chiesa della Maddalena) – 10:00 – 11:30 – 17:30 – 19:00

 

Estate

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 8:00 (chiesa di S. Antonio) – 9:00 (chiesa della Maddalena) – 10:00 – 11:30 – 18:30 – 20:00

 

Chiesa di Santa Maria del Passo in Sant’Antonio di Padova

Fu edificata nel 1503 col titolo di Santa Maria del Passo alle porte della città lungo la via che conduceva a Bari, in luogo di un'antica cappella preesistente. Dalle origini sino al XIX secolo fu parte integrante di un convento di Frati Minori Osservanti. La natura mendicante dell'ordine fece sì che la chiesa divenisse patronato di diverse famiglie notabili del luogo (i baroni Noya e i Roberti) che contribuirono alla costituzione di un ricco arredo scultoreo e iconografico. Oggi spiccano l'antico gruppo scultoreo della Pietà (XV secolo), il pulpito ligneo del 1712 e l'organo settecentesco di Pietro de' Simone.

 

Via Mariani d’Italia, MOLA DI BARI

Chiesa del Santissimo Rosario in San Domenico

La grande costruzione a navata unica, edificata insieme all'annesso convento dall'ordine dei domenicani nella prima metà del XVI secolo, fu originariamente intitolata alla Madonna del Carmine, sebbene il primo superiore della comunità chiese e ottenne da papa Gregorio XIII che la confraternita del Santissimo Rosario vi si trasferisse dalla chiesa Matrice, dove officiava da più di un secolo. All'interno della chiesa, che conserva una buona produzione iconografica di scuola pugliese risalente per lo più al Seicento e Settecento, si segnala il dipinto della Madonna del Rosario, olio su tavola del napoletano Fabrizio Santafede successivo al 1571, che venne traslato dalla chiesa Matrice nel 1577 con il trasferimento dell'omonima confraternita. Rilevante è anche l'altare in marmo policromo dedicato a san Vincenzo Ferreri (1744). Il grande affresco centrale anch'esso dedicato alla Madonna del Rosario, opera di Umberto Colonna, risale al 1980.

 

Piazza degli Eroi, 3 MOLA DI BARI

Telefono: +39 0804741108

E-Mail: rosariodomenico.mola@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:00 – 18:30

Festivo: ore 8:00 – 9:30 – 11:00 – 18:30

 

Estate

Feriale: ore 19:30

Festivo: ore 8:00 – 11:00 – 19:30

 

 

Santa Maria di Loreto

Fu edificata a partire dal 1587 alla periferia sud dell'abitato, al posto della cappella omonima, patronato della famiglia Sabinelli, nella quale si venerava un'icona mariana ritrovata in quel luogo. La costruzione, prospiciente il mare, presenta un semplice prospetto a capanna, caratterizzato da un pregevole rosone in pietra calcarea. Un alto campanile in carparo svetta allo spigolo sinistro della facciata. L'interno è dominato dal seicentesco altare maggiore in legno dorato intagliato su fondo verde, recante l'immagine della Madonna con Bambino benedicente, dipinta ad olio su tela. L'altare della Natività, in fondo alla navata destra, presenta un presepe in pietra di scuola pugliese. Nel 1652 la chiesa è sede della confraternita del Sacro Monte del Purgatorio.

 

Corso Giuseppe di Vagno, 201 MOLA DI BARI

Telefono: +39 08047411113

+39 0804734041

E-Mail: mariadiloreto.mola@arcidiocesibaribitonto.it

 

 

 

 


 

Chiesa della Maddalena

 

Nei primi anni del 1600 questa chiesa altro non era che una piccola cappella fuori del centro abitato. Nel 1617 iniziarono i lavori di ampliamento, conclusisi nel gennaio del 1630 con la solenne benedizione e consacrazione della nuova chiesa. Restaurata già nel '700 e poi ancora ai primi dell'800, si presenta a noi oggi con la facciata realizzata ex novo nel 1906 e un aggiornamento della decorazione interna.

Entrando, sulla destra incontriamo la prima delle sei cappelle laterali, tutte voltate a botte, dedicata a San Francesco da Paola. L'altare è costituito da una parte inferiore in marmo policromo e da una parte superiore in legno decorato a motivi vegetali e floreali in foglia d'oro. Al centro si apre la nicchia che ospita la statua del santo calabrese, rappresentato mentre eleva al cielo la sua preghiera ed identificato iconograficamente dall'ostia sul saio. Lateralmente due tele raffigurano Sant'Agata e San Lorenzo diacono, entrambi martiri dei primi secoli del cristianesimo. Ai piedi della statua di San Francesco troviamo un tabernacolo sulla cui portella è raffigurato Cristo risorto con la croce, simbolo della vittoria sulla morte.

Proseguendo incontriamo la cappella dedicata a San Gaetano, fondatore dei chierici regolari detti Teatini. L'altare è in marmo policromo e datato 1756. Superiormente nella nicchia la statua del santo è in legno dipinto; è rappresentato con in mano una croce e il libro della regola da lui istituita. La terza cappella è dedicata a Sant'Anna e l'altare è del 1747, sempre in marmo con intarsi policromi di pregevole fattura. La decorazione della parte superiore incornicia una pala raffigurante Sant'Anna e la Vergine illuminate dalla luce dello Spirito Santo sottoforma di colomba.

Sul presbiterio ci sono due altari: uno rispondeva ai canoni del Concilio di Trento, quando la celebrazione eucaristica avveniva dando le spalle ai fedeli; l'altro rispetta i dettami del Concilio Vaticano II che inverte il rapporto con l'assemblea liturgica rendendola partecipe del rito. Guardando l'altare più antico notiamo subito al centro, in una nicchia aperta nel corso dei restauri del 1823, la statua della Madonna Addolorata, patrona di Mola di Bari, sotto la scritta 'Stabat Mater Dolorosa'. Sulla parete superiore del presbiterio, sopra la nicchia dell'Addolorata, vi è una tela ad olio del XVII secolo raffigurante una giovane donna, Maria Maddalena, titolare della chiesa, riconoscibile dal segno iconografico dell'ampolla, contenitore di profumi e unguenti, con cui viene generalmente rappresentata.

La duplice dedicazione della chiesa trova spiegazione nel fatto che nel 1725 la chiesa fu ceduta dal Capitolo alla Confraternita di Maria S.S. Addolorata che ancor oggi vi mantiene il culto. Sulle pareti laterali dell'altare ci sono due tele del 1930, eseguite ad olio dal pittore fasanese E. Schiavone su commissione della Confraternita: La crocifissione e La visita di Cristo alla Madonna. Lo stesso artista nell'occasione ritoccò i decori a bassorilievo che ornano la chiesa. Nei pennacchi dell'altare rilievi scultorei raffigurano i simboli dei quattro evangelisti: il toro per S.Luca, l'angelo per S.Matteo, l'aquila per S.Giovanni e il leone per S.Marco.

Alzando la sguardo troviamo la cupola sulla cui superficie nel corso dei restauri del 1965 fu affrescata L'incoronazione della Vergine fra angeli e santi, locali e della chiesa universale, opera del prof. Umberto Colonna di Bari. Il tema svolto è compreso nel quinto mistero glorioso del S.S. Rosario, in cui si contempla come Maria Vergine fu incoronata dal suo figlio divino Regina del cielo e della terra; l'opera è molto articolata e ricca di personaggi: nel vertice della cupola è dipinta la colomba, simbolo dello Spirito Santo, con le ali spiegate e circondata da una moltitudine di angeli e di putti danzanti; al centro domina l'immagine della Beata Vergine che, sostenuta da angeli e rapita in estasi volge in alto lo sguardo verso Dio, che leva la destra benedicente, mentre Gesù Cristo le pone sul capo la corona.

 

 

 

 

 

Piazza XX Settembre, 34 MOLA DI BARI

 

Vicino a Maria si distinguono, in atto di profonda venerazione, S. Giuseppe, il suo casto sposo, S. Giovanni Battista, precursore del Messia, l'Angelo del Getsemani, che presenta a Gesù agonizzante il calice dei dolori, i flagelli, la corona di spine, la croce, il sacro volto impresso sul lino della Veronica, i chiodi, la lancia e altri simboli della passione; angeli e santi cantano la gloria del Redentore. Ai piedi della Vergine troviamo il protettore di Mola, S. Michele Arcangelo, che sguaina la spada per cacciare all'inferno Lucifero e gli altri angeli ribelli; ai fianchi di S. Michele si distinguono due Padri della Chiesa primitiva, cioè S. Agostino e S. Girolamo, seguito da Maria Maddalena penitente. Sommi pontefici e santi completano la composizione. Anche il soffitto è affrescato per tutta la sua lunghezza: al centro di un motivo a cassettoni spicca L'assunzione della Vergine sostenuta da angeli con ghirlande di fiori, opera del prof. A. Lizzi di Bari, risalente ai lavori di ristutturazione del 1905, che interessarono tutta la decorazione interna. Una lapide murata nel presbiterio ricorda l'evento.

Proseguendo nella nostra visita incontriamo, alla sinistra del presbiterio, la cappella dedicata al S.S. Crocifisso dove si venera un crocifisso ligneo del XVIII secolo. Dal 1825 la famiglia Spinelli esercita il diritto di patronato su questa cappella, segno di riconoscenza che la Confraternità rivolse alla benefattrice Margherita Spinelli, prodiga nella fase di restauro del 1823. Accanto si trova la cappella della Madonna dell'Assunta: questa cappella, fra le più antiche, risale al 1634 per volere della Confraternita dell'Assunta. Sopra l'altare marmoreo, in una nicchia, è collocata la statua dell'Assunta che regge tra le mani un giglio e uno scapolare. Risultando questa cappella insufficiente per le necessità della Confraternita, venne costruito, accanto alla chiesa, l'oratorio dell'Assunta, consacrato nel 1662.

L'ultima cappella è dedicata alla Madonna del Carmelo: sull'altare troviamo una tela seicentesca, La Madonna col bambino consegna lo scapolare a S. Simone Stok, in cui la Vergine viene rappresentata nel momento in cui ufficializza l'investitura al fondatore dell'ordine dei carmelitani; ai loro piedi una visione del purgatorio con le anime che aspettano la redenzione. Originariamente esistevano altre due cappelle, ai lati dell'ingresso, dedicate a S. Egidio e a S. Lorenzo: furono soppresse in seguito alla costruzione della cantoria. L'avvenuta consacrazione della chiesa è testimoniata dalle dodici croci in marmo poste sui pilastri, a rappresentare i dodici Apostoli di Cristo.

La chiesa è a pianta longitudinale ad una sola navata con cappelle laterali lungo tutto il perimetro. In corrispondenza dell'altare maggiore è impostata una cupola di medie dimensioni. Al visitatore la chiesa si presenta in una duplice veste: alla sobrietà della facciata, di stile composito ma fondamentalmente classica, si contrappone lo sfarzo dell'interno, di gusto spiccatamente barocco, ricco di stucchi, marmi e oro. La facciata odierna è in pietra di Carovigno, eseguita durante la campagna di restauri del 1905 da maestri ostunesi, su progetto dell'ing. Pietro Clemente in sostituzione della decorazione a stucco precedente, troppo delicata e deteriorabile.

Il volume pieno e massiccio della facciata è ingentilito dal delicato rosone che si apre in alto per dar luce all'interno; sul timpano classico di coronamento è collocato un moderno orologio; la classicità viene preservata dalle quattro lesene che scandiscono verticalmente la facciata, interrotte orizzontalmente a mezza altezza da un marcapiano che ne differenzia gli ordini architettonici: corinzio in basso, dorico in alto. Il portale è incorniciato da due lesene composite e sormontato da un arco spezzato con al centro uno stemma raffigurante un cuore fiammeggiante. Nel 1935, in ricordo della consacrazione della città al Sacro Cuore di Gesù, fu murata sulla facciata una lapide commemorativa:

 A N.S. GESU' CRISTO

RE DEI SECOLI E DELLE GENTI

MOLA DEVOTAMENTE SI CONSACRA

IL 12 MAGGIO 1935

CORONANDO LE MISSIONI PAOLINE

 

Chiesa di San Giovanni De Fore


A sud del centro abitato di Mola di Bari, si erge nella campagna, sul lato di una lama, la chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel Seicento, sulle rovine dell’antico ipogeo di San Giovanni de Fora, di cui si conservava solo un antichissimo affresco.
A pianta rettangolare, la cripta è interamente scavata nel banco roccioso e si estende per uno spessore di circa 10 metri nello strato calcareo sottostante. Accessibile da due ingressi, l’ipogeo conserva poco dell’antico apparato decorativo: le absidi sono poco leggibili mentre le pareti hanno solo poche tracce degli affreschi che dovevano decorarle interamente.
Nelle vicinanze dell’ingresso, si intuisce la presenza di una Deesis duecentesca, di cui resta il volto della Vergine sulla parete, e permane la suggestiva atmosfera degli antichi luoghi di culto, avvolti dalla natura incontaminata. 

 

Via Mantovana, MOLA DI BARI

Telefono: +39 0805242244

 

 

 

Chiesa rupestre di San Giovanni Battista

cappella fortificata nei pressi di una lama, costituita da una chiesa superiore ed una ipogea, probabile sede di romitaggio nel XII secolo, nella quale si intravvedono lacerti di decorazioni pittoriche.

MOLA DI BARI

Duomo di San Corrado

La chiesa venne costruita fra il 1150 e la fine del Duecento e dedicata a Santa Maria Assunta; fino al 1671 fu sede dell'unica parrocchia di Molfetta. Antica cattedrale della diocesi di Molfetta, nel 1785 la cattedra venne spostata nella chiesa del collegio dei Gesuiti insieme alla dedica. La ex cattedrale assunse quindi il nome di san Corrado, patrono di Molfetta.

La chiesa di San Corrado costituisce un singolare esempio dell'architettura romanico-pugliese. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico) impostate su tamburo a pianta esagonale, rispetto alle altre (comprese le quattro Basiliche Palatine) aventi la copertura del tipo a capriate e tegole sovrapposte.

La costruzione, a pianta basilicale asimmetrica, è divisa in tre navate da pilastri cruciformi con colonne addossate e la navata centrale presenta una copertura a tre cupole in asse, come già riportato, di altezza variabile (quella centrale è considerevolmente più alta delle due di estremità), mentre le navate laterali sono coperte con tetti spioventi, a una falda ciascuna, con tegole costituite da chiancarelle della stessa tipologia della copertura dei famosi trulli della valle d'Itria. Stesso tipo di chiancarelle, assemblate a punta di diamante con sei falde convergenti al centro verso l'alto per ciascuna cupola (allo scopo di assecondare la pianta esagonale dei tamburi di base), ricopre le tre cupole centrali.

La facciata rivolta a occidente, che oggi appare quella principale, è spoglia, a differenza di quella di mezzogiorno, che presenta tre finestre tardo rinascimentali, stemmi di alti prelati, un'immagine di papa Innocenzo VIII e le statue di san Corrado e san Nicola. Ciò si spiega col fatto che all'epoca della costruzione e fino al 1882 quella facciata, così come tutto il prospetto occidentale della città vecchia erano a picco sul mare, così come testimoniato dalle rare fotografie antecedenti alla costruzione della banchina Seminario, in coincidenza con la costituzione della prima tranche del nuovo porto, cioè quello attuale (2007), conclusasi intorno al 1882, appunto.

 

Via Chiesa Vecchia, MOLFETTA

Telefono: +39 0803971971

 

Il complesso strutturale è serrato tra due torri campanarie. Queste (quella di mezzogiorno detta campanaria perché sede fisica del campanile, l'altra, più prossima al lato mare, di vedetta perché utilizzata a tale scopo per il preventivo avvistamento di eventuali incursioni saracene) sono gemelle, di base quadrata, a tre ripiani, alte 39 metri, aperte sui quattro lati da finestre bifore e monofore.

Nell'interno il corredo artistico è scarno ma essenziale; un fonte battesimale del 1518, un prezioso paliotto con bassorilievo del XIV secolo, un pluteo in pietra del XII secolo che rappresenta una cerimonia pontificale e il Redentore del XIII secolo. Caratteristica è l'acquasantiera del XII secolo, la quale raffigurante un uomo, probabilmente saraceno, che regge un bacile in cui nuota un pesce, simbolo ricorrente nell'iconografia religiosa. L'altare maggiore è in stile barocco ed è collocato nell'abside semicircolare.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Dal Lunedì al Sabato ore 18:30

Domenica ore 11:00 – 18:30

 

 

 

 

 

Cattedrale di SS Maria Assunta

La chiesa Cattedrale sorse originariamente a Molfetta come chiesa annessa al collegio della Compagnia di Gesù (padri gesuiti), fondato e fatto costruire a proprie spese nel 1609 dall’arciprete Giovanni Silvestro Maiora. Un anno dopo (1610) il vescovo di Molfetta, Giovanni Antonio Bovio, pose la prima pietra del complesso.  Già nel 1615 erano costruiti e funzionanti l’angolo nord-est del collegio, costituito da un primo piano e dal pianterreno, parte del quale sarà poi utilizzato come chiesa. Nel 1699 la chiesa risultava essere priva di facciata, realizzata in seguito e terminata nel 1744 (tale data risulta incisa sul portale di ingresso).
La chiesa venne retta dai padri gesuiti fino al 1767, fin quando cioè furono soppressi gli ordini religiosi. Partiti i gesuiti da Molfetta, la chiesa rimase vuota per qualche tempo, finché il vescovo mons. Gennaro Antonucci, ottenuto dal governo borbonico il regio assenso a trasformare la chiesa gesuitica in nuova cattedrale, dette il via dal 1776 ai lavori di riammodernamento settecentesco che proseguirono fino 1785. Tali lavori consistettero essenzialmente nell’ampliamento della zona presbiterale, nell’adattamento delle cappelle alle differenziate esigenze di culto, la decorazione a stucchi, gli affreschi delle volte e l’innalzamento del campanile; i lavori, avviati dal progettista napoletano Pietro Lionti, furono poi seguiti dall’arch. barese Giuseppe Gimma, che curò i disegni degli stucchi, eseguiti da maestranze lombarde (i fratelli Tabacco) e pugliesi (Michele Cattedra di Monopoli). La scelta di trasferire la Cattedrale dal vecchio Duomo di gusto gotico, umido e di limitata capacità ad una sede con maggior magnificenza, capacità e salubrità richiese uno sforzo finanziario notevole, cui si fece fronte con vendite e prestiti ad interesse. Sotto l’episcopato di mons. Gennaro Antonucci, il 10 luglio 1785 la chiesa fu innalzata a nuova Cattedrale di Molfetta con il trasferimento del titolo “Santa Maria Assunta” e delle reliquie del Patrono S. Corrado, dall’antica Cattedrale (Duomo Vecchio). Il trasferimento del Capitolo nella nuova sede fu solennemente festeggiato per tre giorni (dal 9 all’11 luglio 1785) tra fuochi pirotecnici, luminarie e musiche.

Per circa un secolo la chiesa non conobbe interventi di tipo cantieristico. Nel 1845 il presbiterio fu dotato dell’attuale pavimento (restaurato nel 1942) in marmi policromi a fasce e tasselli dal rigoroso geometrismo, che, su toni grigi e gialli, inglobano al centro del vano lo stemma del capitolo.
Solo nel 1887 il Capitolo, sotto la supervisione tecnica dell’arch. Corrado de Judicibus, provvide al ripristino delle malconce coperture e alla nuova decorazione a tempera degli interni e della volta curata dal pittore molfettese Michele Romano.
Sul finire dell’ottocento (1899) fu realizzata la cantoria lignea, in sostituzione della precedente, lavorata a stucco.

 

 

 

 

 

Corso Dante Alighieri, MOLFETTA

 

Oltre all’ingresso principale in via dante ed a quello in piazzetta giovene, un terzo ingresso timpanato è a ponente, lungo la stradina che collega il borgo a largo s. Angelo. All’inizio la stradina non sboccava sul borgo, ma collegava il collegio dei gesuiti coi giardini di loro pertinenza e con largo s. Angelo. In un secondo momento fu abbattuta la rimessa di legnami (“l’entica”), di tale vito minervino, sia per ampliare l’erigenda cappella del sacramento, sia per fornire la strada un accesso al borgo. All’entrata ed all’uscita di tale raccordo si vedono gli stemmi episcopali del vescovo antonucci, come segno tangibile della proprietà del luogo attribuibile al capitolo della cattedrale. Nella stessa strada c’è il campanile, innalzato nel 1790, quando furono tompagnate le due sottostanti aperture ad arco per motivi di stabilità statica richiesta dal sovraccarico murario. A metà ottocento (1847), la cella campanaria fu dotata di nuove campane, a rimpiazzare le precedenti, divenute ormai sorde.

L’ingresso su piazzetta giovene è essenziale, con una muratura a bugne. Il portale, a triglifi, piatte metope e timpano spezzato, mostra l’immagine dell’eucaristia, emblema dei gesuiti.
Il prospetto principale ha una grandiosa facciata barocca aperta in alto da una grande arcata, nella quale si staglia la figura, scolpita a tutto tondo ed in  parte mutila, di s. Ignazio di lojola, protettore dei gesuiti. Si può subito notare l’enfasi barocca della statua, soprattutto nello svolazzo della pianeta damascata. Il progettista della facciata è tuttora ignoto. La facciata, in pietra locale, è fatta di conci levigati e squadrati. Il prospetto appare suddiviso in due ordini. Quello inferiore è scandito da doppie paraste con iperbolici capitelli corinzi e da due specchiature corrispondenti ai due corridoi delle cappelle laterali. Un pronunciato architrave si inarca al centro come la sottostante cornice che limita la finestra e, in basso, il portale, al centro del quale è riportata la data di chiusura dei lavori.
Anche nell’ordine superiore, troviamo paraste motivate da cartigli che si alternano a piccole specchiature. Al centro si apre si apre la nicchia senza fondo in cui è posta la figura di s. Ignazio.
Un fastigio in sintonia col parasto inferiore si erge al culmine della facciata e i livelli della fabbrica sono raccordati sulle cornici marcapiano da acroteri a forma di vasi baccellati.
Certamente questo impianto architettonico della facciata si affermò, non solo in terra di bari. Si possono infatti ad es. Notare le affinità con la facciata della chiesa di s. Terese di trani (1754-68), o quella della chiesa di s. Domenico di ruvo, o la facciata di s. Francesco a matera (1751).

 

ORARIO SS MESSA:

Orario Invernale (dal 1° Ottobre al 31 Marzo)

Dal Lunedì al Venerdì ore 09:00 – 18:00

Sabato e Prefestivi ore 09:00 – 19:00

Domenica e Festivi ore 08:00 – 10:00 – 12:00 – 19:00

 

Orario Estivo (dal 1° Aprile al 31 Maggio)

Dal Lunedì al Sabato e Prefestivi ore 09:00 – 19:00

Domenica e Festivi ore 08:00 – 10:00 – 12:00 – 19:00

 

Orario Mese di Giugno

 Dal Lunedì al Sabato e Prefestivi ore 09:00 – 19:00

Domenica e Festivi ore 08:00 – 10:00 – 12:00 – 20:00

 

Orario Mese di Luglio e Agosto

Dal Lunedì al Sabato e Prefestivi ore 19:00

Domenica e Festivi ore 08:00 – 10:00 – 20:00

 

Basilica Madonna dei Martiri

Il primitivo tempio sorse per volere di GUGLIELMO I re di Sicilia nell'ampio cortile antistante l'Ospedaletto, in sostituzione della primitiva cappella. La posa della prima pietra del nuovo tempio, su una sola navata sormontata da 2 cupole identiche, fu benedetta dal Vescovo di Ruvo URSO. Una di queste due cupole è tuttora sovrastante l'abside dell'attuale chiesa. L'arrivo dei Frati Minori portò alla costruzione del convento e della nuova chiesa neoclassica, interrotta dalla soppressione degli ordini religiosi nel 1866. Nel 1700 fu aggiunta una nuova cupola dietro l'altare maggiore, ove attualmente è posto l'ottocentesco coro in masso di noce. 

Il periodo Paleocristiano
La meravigliosa storia del Santuario di S. Maria dei Martiri di Molfetta, che abbraccia quasi un millennio e mezzo, rispecchia notizie vere o presunte pervenuteci da coloro che nei secoli hanno portato il loro contributo ed è una pagina complessa di indagini archeologiche, paleografiche, storiche ed artistiche. 
Infatti la Chiesa, prima di essere il più antico sacrario cristiano della nostra città, vide intorno a sé gli elementi di una cultura che aveva rapporti vitali con la civiltà neolitica del Pulo e con la civiltà romana. Nel medioevo, poi, si sviluppò la vita benedettina attorno a complessi tardo antichi preesistenti. Una serie di ritrovamenti ha portato subito a dimostrare l'esistenza e l'importanza di un primo sacello che ben si connette con gli esemplari del periodo paleocristiano. Una chiesa rupestre del VII-VIII secolo era qui presente, e nell'XI secolo su questa si costrui' la chiesa pre-romanica accanto all'ospedale che ancor oggi si è soliti impropriamente chiamare "dei Crociati". 
Nell'ottica della ricerca storica, la prima analisi del monumento è affidata all'interpretazione della produzione architettonica che permette di individuare un periodo che va probabilmente dal VII al XII secolo. Intorno al VII secolo in questo territorio deve essere stata costruita una piccola chiesa (paleocristiana) di cui si vedono con chiarezza le immorsature inglobate in una Chiesetta posteriore del periodo pre- romanico. Si può constatare che la Chiesetta paleocristiana fu "immorsata" nel suo lato fra ponente e settentrione da un altro edificio posteriore. Indagini accurate e attente considerazioni riescono a stabilire che l'edificio posteriore era a pianta rettangolare, mentre il precedente sembra piuttosto di pianta circolare, vero e proprio organismo di tradizione e ascendenza romana e tardo-antica forse destinata ad accogliere sarcofagi (ciò ha numerosi precedenti in Oriente e in Occidente). La denominazione liturgica del primo organismo sarà stata probabilmente quella di un generico complesso devozionale dedicato a S.Maria; mentre la denominazione del secondo avrà avuto relazioni con festività cristiane volute da Bonifacio IV (608-615), e che poi sarà ripreso nella dedicazione della Chiesa dell' XI secolo ed infine ricordato esplicitamente nella pergamena del 1286. 

Il periodo romanico
L'unica denominazione che possa indicare la sacralità di questo luogo è la "ecclesia Sancte Marie "di una pergamena del 1143 che potrebbe indicare la prima dedicazione di una Chiesetta a S.Maria e la cui esistenza è comprovata da un altro documento citato dal Samarelli. 
Allo stato attuale degli studi, non possiamo stabilire con precisione la fisionomia distributiva ed architettonica della Chiesa, e poco significativi si sono dimostrati gli scavi del 1987 su tutta l'area di ponente, a riguardo di fondazioni precedenti. Una tradizione locale vuole che l'impianto compositivo sia della seconda metà del XII secolo (1162), quando cioè il Vescovo di Ruvo Ursone (1162-1163) avrebbe consacrato la prima pietra della Chiesa romanica di S.Maria per volere di Guglielmo I, re di Sicilia. L'aspetto planimetrico-strutturale della Chiesa della fine XI secolo ed inizio del XII, l'area della costruzione, il campanile, l'orientamento e le dimensioni, le cappelle che vi erano inserite oltre gli spazi funzionali, sono rintracciabili seguendo un manoscritto della Visita parrocchiale di Mons. Pompeo Sarnelli oggi proprietà dell'Archivio di S.Maria.
Il primitivo tempio era formato da una sola navata sormontata da due cupole gemelle. Oggi di queste due cupole rimane solo una, cioè dove si trova l'abside dell'attuale chiesa. Il manoscritto ci permette di studiare l'aspetto planimetrico strutturale della Chiesa inopinatamente distrutta nel XIX secolo per costruire quella che oggi vediamo. Esso permette di localizzare una torre forse preesistente alla Chiesa romanica, che ebbe probabilmente funzione di difesa oltre che esplorativa e che fu adibita anche ad uso liturgico. E' narrata anche l'esistenza di un piccolo giardino con una fontana che oggi è stata ricoperta, senza che si possa più localizzarla, dalle piastrelle della Pineta. Le funzioni del complesso dovettero essere fin dall'inizio molteplici: dimora degli ecclesiastici inservienti, residenza vescovile estiva o alternativa, foresteria per personaggi di rango, ricetto per i devoti della Vergine e xenodochio per forestieri e pellegrini.

 

Piazza Basilica, 1 MOLFETTA

Telefono: +39 0803381369

E-Mail: info@madonnadeimartiri.it

 

Salvo aggiunte di scarso rilievo, di poco cambiò la fisionomia e la destinazione della Chiesa fino al secolo XIII, anche se la presenza del quadro bizantino della Vergine favorisse il pellegrinaggio specie per la presenza di Crociati diretti in Terra Santa. Dai manoscritti si vede che l'altare della Vergine era in mezzo alla Chiesa, e ciò dimostra la preesistenza della Cappella della Vergine al muro perimetrale della Chiesa del XII secolo. Nel periodo rinascimentale, ad opera del Vescovo Nicola Maiorano, fu fondata la Confraternita della Vergine del Rosario e si provvide alla costruzione dell'Altare del Rosario e relativo arredo sacro. Di fronte all'altare del Rosario c'era l'Altare dell'Annunziata con relativa Cappella ornata dalla famiglia dei Maiorano, che fu distrutto nel XIX secolo. Alla Chiesa romanica appartiene la piccola acquasantiera, l'Altare della Risurrezione e l'Altare del Soccorso. 

Il periodo Neoclassico
Con il Vescovo Filippo del Giudice Caracciolo prima, e con la venuta dei Padri Riformati dopo, si desiderò costruire un nuovo edificio, un grandioso tempio, con la prospettata demolizione dell'antico, demolizione giustificata dalle aspirazioni dell'accresciuta popolazione molfettese e dell'aumentata devozione verso la Regina dei Martiri. L'ingegnere della Chiesa nonché del Convento fu l'economo del vescovo Can. Vitantonio Mezzina. Successivamente l'ing. Matteo De Candia esegui' un progetto di ampliamento della Chiesa stessa. La chiesa neoclassica ha tre navate, l'Altare Maggiore col quadro della Vergine , il Coro, due cappelle laterali, quella del Rosario e del Santo Sepolcro e cinque altari secondari. 

Il Novecento 
1951 - Con Bolla pontificia del papa Pio XII del 3 giugno la Madonna dei Martiri viene dichiarata compatrona della città e della diocesi di Molfetta. Per l'occasione, il 1° luglio l'Icona Bizantina della Madonna venne solennemente incoronata in cattedrale dal cardinale Federico Tedeschini. 
1955 - Adiacente all'atrio dei pellegrini, il Guardiano P. Costantino Nacci, fa edificare una grande sala (sala San Francesco) per accogliere i giovani della città di Molfetta che fanno riferimento al Santuario.
1959 - Il 1° giugno S.E. Mons. Achille Salvucci firma la Bolla di erezione della nuova parrocchia di Maria SS. dei Martiri, sita nella chiesa omonima. 1985 - L'Altare e la chiesa vengono solennemente consacrati da Mons. Bello il 23 giugno.
1987 - Con bolla del 7 aprile il Santuario viene elevato al grado di BASILICA PONTIFICIA MINORE, la cerimonia di elevazione si svolge il 7 giugno, vigilia di Pentecoste, alla presenza del Card. Agostino Mayer e del Vescovo Mons. Tonino Bello.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Feriali: 08:00 Messa - 16:00 Rosario - 18:30 Rosario - 19:00 Messa - 19:30 Vespro

Domeniche e Festivi: 08:00 Messa - 10:00 Messa - 11:30 Messa - 16:00 Rosario - 18:30 Rosario - 19:00 Messa

 

Feriali Museo: Su richiesta

Domeniche e Festivi Museo: 10:00 – 12:00

 

Feriali Basilica: 07:00 - 12:00 - 15:30 - 21:00 - (22:00 estivo)

Domeniche e Festivi Basilica: 07:00 - 12:15
- 15:30 - 21:00 - (22:00 estivo)

 

Ultimo Sabato: ore 18:00 Liturgia penitenziale a cui segue S.Messa e fiaccolata Eucaristica

3° Giovedì:

ore 20:00 Adorazione Eucaristica (da novembre a giugno)

Ogni giorno 8: 16:30 Celebrazione eucaristica per tutti i devoti alla Madonna dei Martiri

 

INFO

Il Santuario dispone di una sala per conferenze e ritiri (circa 180 posti), di un ampio chiostro. 
Per prenotare una giornata di ritiro o di spiritualità rivolgersi al Rettore del Santuario Telefono: +39 080.3381369 

 

Coloro che vogliono inviare offerte al Santuario possono servirsi del ccp n. 16972705 intestato a Santuario Madonna dei Martiri - 70056 Molfetta (BA)

 

Chiesa del Purgatorio

Il terreno, posto fuori le mura del castello (ormai distrutto), su cui sorge la Chiesa del Purgatorio fu originariamente un terreno comunale acquistato da Julio de Luca nel 1613 (per il prezzo di 600 ducati) e successivamente ceduto, nel 1642, dai figli dello stesso, Francesco Antonio de Luca e Alfonso de Luca a Vespasiano Vulpicella, il quale aveva manifestato la volontà di edificarvi una chiesa denominata Santa Maria Consolatricis Afflittorum, alla presenza del Vescovo Fra Giacinto Petronio. Il 6 dicembre 1667 la chiesa fu consacrata dal Vescovo Francesco De Marinis.
La chiesa del Purgatorio, dedicata a Santa Maria Consolatrice degli Afflitti, fu edificata a partire dal 15 agosto 1643, giorno della Assunzione della Beata Vergine Maria, per volontà del sacerdote Vespasiano Vulpicella, su un terreno denominato "delli Torrionj", acquistato l'anno prima (22 agosto 1642). Nei pressi dello stesso terreno, adiacente alla Chiesa, furono costruiti degli stabili ad uso bottegha e una abitazione. La Chiesa fu costruita in pietra locale e i lavori durarono almeno fino al 1655 e consacrata il 6 dicembre del 1667, presenta una magnifica facciata in stile tardo-rinascimentale, su cui si apre un unico portale di ingresso, fiancheggiato da quattro statue collocate in nicchie dei Santi: Pietro, Stefano, Paolo e Lorenzo. Sulla sommità della facciata, ai due lati, vi sono le statue di San Gioacchino e Sant’Anna. Ricordiamo che la facciata della chiesa fu costruita coi resti dell'ormai distrutto castello dei Gonzaga (Molfetta).

 

Via Dante Alighieri, MOLFETTA

 

L’interno era originariamente impostato su pianta greca, la quale è stata poi trasformata in latina. Originariamente la chiesa impostata su pianta a Croce greca, possedeva 3 altari, di cui il centrale dedicato a Santa Maria consolatrice degli Afflitti, l'altare sinistro dedicato a San Giuseppe e l'altare destro dedicato agli Angeli Custodi. All'interno del tempio sono custodite tele di Bernardo Cavallino (XVII secolo) e di Corrado Giaquinto oltre che la statua dell'Addolorata (che viene recata in processione il venerdì di Passione) e le sei statue in cartapesta, tutte opere dello scultore cittadino Giulio Cozzoli, culminanti nello struggente gruppo della cosiddetta Pietà, che vanno in processione il Sabato Santo.

Il fascino di questa Chiesa è dovuto sicuramente al culto particolarmente partecipato che ispira la presenza delle statue dell'Addolorata e soprattutto della Pietà (ispirata da quella più famosa del Michelangelo) che è il fulcro della processione in cui culminano, il Sabato Santo, le celebrazioni della Settimana Santa, prima della Veglia Pasquale.

Il 20/2/1763 viene riconosciuta l'Arciconfraternita di S. Maria del Pianto detta della Morte, dal Sacco Nero. Sorta il 26 aprile 1613 opera presso la chiesa del Purgatorio in Molfetta, corso Dante, Chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti vulgo "Purgatorio".

 

Chiesa della Santissima Trinità

La Chiesa extra moenia della SS. Trinità è situata in Corso Dante Alighieri al civico 67, di fronte alla porta di ingresso della Città Vecchia (Arco della Terra) e confina a destra con la Chiesa di S. Stefano e a sinistra con un locale che anticamente era la Chiesa di S. Marco. La Chiesa della SS. Trinità è più comunemente conosciuta in Molfetta come Chiesa di S. Anna, a motivo del culto alla Santa Madre di Maria SS. che in essa attrae numerose gestanti per tutto il tempo della gravidanza.

Pur non conoscendosi la data esatta di fondazione, dai documenti si desume che la Chiesa della SS. Trinità esisteva già nel 1154; infatti in un documento risalente a quell'anno, si legge della donazione di un palazzo posto a Molfetta e "confinante con la cocibolina Ecclesiae Sanctae Trinitatis Venusini cenovii". Quindi già nel 1154 questa chiesa esisteva ed apparteneva ai Padri Benedettini del Monastero della Trinità di Venosa. Nel 1297 la chiesa diventò proprietà degli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme; infatti il Papa Bonifacio VIII emanò una bolla nella quale esprimeva un giudizio molto severo sulla amministrazione della Abbazia Venosina e concedeva al predetto Ordine Ospedaliero il monastero della SS. Trinità di Venosa con tutti i possedimenti e privilegi. La chiesetta è citata nel testamento del 1402 del nobile Angelo Vito de Aron. Dal 1446 la chiesa fu alle dipendenze dei Padri Celestini, Ordine Benedettino soppresso tra il 1768 e il 1776. Come si apprende dalla visita pastorale di Mons. Sarnelli e dall'atto notarile del Notaio Giulio De Leone del 1612, i Padri celestini, costretti ad abbandonare la chiesa, la cedettero alla Confraternita di S. Carlo per un "moggio di oliveto", ricevuto dal confratello Nicola De Gioia. A causa della estinzione di detta confraternita la Chiesa della SS. Trinità è attualmente di proprietà della Diocesi.

La facciata della chiesa, con parametro in pietra a corsi regolari, contiene un portale con timpano, un sovrastante rosone un tempo murato e due finestre semplici. Sulla sinistra della facciata, in aderenza ad un altro fabbricato confinante, si erge un piccolo portale in pietra da taglio per l'alloggio della campana. Fino alla fine degli anni sessanta, sulla destra della facciata, nell'angolo tra la Chiesa della SS. Trinità e la Chiesa di S. Stefano, vi era una edicola votiva.

 

Via Dante Alighieri, 67 MOLFETTA

 

Alla Chiesa della SS. Trinità si accede scendendo due gradini.

L'interno  della chiesa è costituito da un'unica navata a forma rettangolare, lunga metri 17,00 e larga mediamente metri 6,50; è diviso in tre campate coperte da altrettante volte a crociera che si scaricano su pilastri in vista lungo le pareti della navata.

Sulla parete di fondo vi è l'unico altare, in pietra locale e di modesta fattura. A destra dell'altare vi è una porticina attraverso la quale si accede alla sagrestia.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Il sig. Domenico Gagliardi, morendo, stabiliva che un appezzamento di m 33,60 x m 37,60 e circoscritto dalle strade Corso Umberto I, via De Luca, via G. Salepico, via Q. Sella e sito di fronte alla sua casa-villino, fosse devoluto per la costruzione di una chiesa da intitolarsi al Sacro Cuore.

4 gennaio 1916

Mons. Pasquale Picone decretò la costruzione di  una parrocchia ecclesiastica da intitolarsi  al Sacro Cuore di Gesù.
Il sacerdote Giambattista Bartoli fu incaricato di aprire una cappella lì dove sarebbe poi sorto l'attuale tempio.

20 maggio 1916

La grande tettoia, adibita a scuderia e che era stata fittata per sei anni a cinque vetturini dall'Opera Pia, venne, per opera del rev. Giambattista Bartoli, liberata dal vincolo contrattuale, consegnando 418 Lire ai suddetti affittuari, per destinarla ad uso chiesa.

1 giugno 1916, Solennità dell'Ascensione

S.E. Mons. Pasquale Picone alle ore 8:00 benediceva la piccola chiesa in via Q. Sella e celebrava la Prima Messa.

31 dicembre 1916

Con Decreto Vescovile mons. Picone approva la Costituzione Canonica della nuova parrocchia intitolata al Sacro Cuore di Gesù.
Il sac. Giambattista Bartoli diviene il primo economo spirituale dal 31 dicembre 1916 al 7 agosto 1920, giorno in cui veniva eletto Canonico Primicerio della Cattedrale.
Il sac. Francesco Spadavecchia è chiamato a succedere al canonico Bartoli. E' il secondo economo spirituale dal 7 agosto 1920 al dicembre 1933, coadiuvato dal sac. Crescenzo del Rosso.

21 luglio 1925

L'opera pia "Monte di Pietà" cedeva il suolo per la costruzione della chiesa. Molteplici le difficoltà che si interponevano per la erigenda chiesa.
Mons. Pasquale Gioia si pose all'opera con ardore.

8 settembre 1925, Solennità della Madonna dei Martiri

Durante le celebrazioni della Compatrona di Molfetta, mons. Gioia annuncia al popolo la prima volontà di far sorgere un tempio votivo al Sacro Cuore.
L'angusto locale era inadatto e incapace per il nuovo ed esteso territorio.
Di quel tempo non abbiamo numero del bollettino diocesano di "Luce e Vita" che non abbia la sua nota per la erigenda chiesa.

13 aprile 1926

A seguito della stipula del passaggio legale dell'area, l'antica cappella che funzionava da parrocchia sospende il suo esercizio pastorale per essere demolita. Da quel giorno e per tutto l'anno in corso, la vita parrocchiale si svolge presso la chiesa di Santa Teresa.
Mons. Gioia non lesinò fatiche pur di raggiungere la somma occorrente per la costruzione. In 3 mesi furono raccolte 200.000 Lire. Ma anche se lontani dalla cifra preventiva di 800.000 Lire il progetto del nuovo tempio fu affidato all'ingegnere pontificio Giuseppe Momo e poi approvato dalla Commissione di Arte Sacra in Roma.
Incaricata dei lavori di costruzione la ditta Castelli di Milano.

 

Corso Umberto I, MOLFETTA

Telefono: +39 0803345410

E-Mail: info@sacrocuoremolfetta.it

 

11 giugno 1926, giorno di posa della prima pietra

Mons. Gioia così scrisse:

"Il voto si compie.
Esultate con me, o figlioli carissimi
e prepariamoci alla grande solennità
davvero quel giorno sarà memorando"

La pergamena gettata nelle fondamenta con la prima pietra, scritta dal can. Donato Carabellese, tradotta da latino così diceva:

"Perché nell'area lasciata da Domenico Gagliardi
segua un tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù,
Pasquale Gioia, vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi
getta nelle fondamenta questa prima pietra
e con il suo popolo prega Cristo che è Pietra Angolare,
perché faccia sorgere al più presto la Chiesa Parrocchiale
e ci ottenga, compia e faccia duratura la pace,
per la quale la Chiesa viene eretta"


Mons. Gioia con l'esempio, con la parola, con la penna, esortava, spronava, organizzava.
Tutti ringrazierà in svariati modi.
Sorgeranno critiche, lamentele: Mons Gioia sarà sempre pronto a rispondere, servendosi anche del bollettino diocesano "Luce e Vita".

19 marzo 1927

Egli potrà dire in quell'occasione:

"Il voto più ardente del nostro cuore si è compiuto
il miracolo della Divina Provvidenza si è manifestato.
Venga presto, o Signore, il giorno in cui tutti i cittadini
stretti dal vincolo della Fede,
potranno consacrare a Te le fortune, la gloria e l'avvenire di questa città."

30 giugno 1931

Posa della prima pietra del campanile.

Giugno 1932, Giorno della Benedizione e Consacrazione della nuova Chiesa 

Primo concerto delle campane.

Nel 1942 la Parrocchia riceve il riconoscimento civile.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: 08:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 19:00

La Santa messa delle ore 12:00 sarà celebrata nelle solennità
(1° gennaio - 6 gennaio - S. Pasqua - 25 dicembre)

 

Chiesa di San Domenico

La chiesa di S. Domenico, ora ubicata sull'omonima via facente angolo con Via S. Rocco, fu edificata, tra le chiese di S. Giovanni e S. Rocco, per volere del vescovo di Molfetta Giacinto Petronio dell'ordine dei Padri Predicatori (1622-1647) in area detta "Terra Cavata", di proprietà della Badia di Banzi.

La "Platea" del convento (Archivio Diocesano di Molfetta) attesta che la data della posa della prima pietra deve essere fatta risalire al 25 agosto dell'anno 1636. In pari data l'Università eleggeva S. Domenico Protettore della città. Altri saggi datano la la posa della prima pietra al 1637.

Una lapide posta sotto la nicchia del Sacro Cuore di Gesù, all'interno della chiesa, conferma la data di fondazione nell'anno 1636 e di consacrazione della chiesa nel 1699. Altri studi riportano invece la data di consacrazione al 1679.

La comunità domenicale ebbe inizio grazie ad una donazione fatta da monsignor Petronio (registrata in data 5 luglio 1638) ai padri del suo ordine invitandoli a reggere la chiesa. La prima pietra fu posata il 15 luglio dello stesso anno ed i lavori terminarono nel 1647 anno in cui fu accettato nel Capitolo generale dell'ordine. Il complesso ebbe sviluppo tra le vie S. Domenico e S. Rocco ad est della chiesa; esso unitamente al suo chiostro si pose come polo di attrazione a soccorso degli abitanti di zona.

Il progetto originario lo si deve al reverendo D. Giovanni Battista Russi che progettò la porta ed il cornicione interno ed esterno alla chiesa. La realizzazione delle basi, dei pilastri delle cappelle e dell'altare maggiore fu affidata ai maestri Giovanni Angelo Romano, Paolo Natale di maestro Andrea Parisio di Pariso; si alternarono successivamente i mastri Paolo e Andrea di Corato, Giovanni Angelo Romano, giovanni Cervone e Angelo Santo di Bitonto.

L'esterno della chiesa è fabbricato con pietra calcarea locale a filari di conci rettangolari. Nella parte nord si colloca l'ingresso principale preceduto dal sagrato e da un vestibolo porticato a tre archi sorretti da pilastri. Il portico è scandito in cinque campate da altrettante volte a crociera di cui quella centrale decorata da serti floreali a mò di costoloni al cui incrocio è scolpita l'immagine del volto di S. Domenico; le due campate laterali sono oggi isolate dal resto del portico da due muri simmetrici in cui si aprono due porticine. Ai lati delle tre arcate sono presenti due nicchie rettangolari che, sormontate da cornici triangolari, ospitano le statue di Santa Maria Maddalena (a sinistra) e Santa Caterina d'Alessandria (a destra). Le statue in legno di queste due Sante sono poste all'interno sull'altare maggiore, in quanto, le loro immagini sono spesso oggetto di culto nelle chiese domenicane.

L'intera facciata si completa con uno spazio superiore scandito da cinque finestre rettangolari sormontate da timpani curvi e triangolari alternati. Tra una finestra e l'altra, sopra volute nastriformi, coppie di putti affrontati, ciascuna delle quali regge un cartiglio. Superiormente ad esse, una seconda teoria di finestre, più piccole e semplici, sormontate da un fregio conclude il secondo piano della facciata. Essa viene completata da un timpano triangolare raccordato al resto della struttura da sottili volute.

L'interno della chiesa si compone di un'unica aula rettangolare di mtr. 25,50 x 10,50 divisa in navata e zona presbiterale da una balaustra in marmo di Carrara realizzata in stile settecentesco con inserti marmorei di vario colore. La navata è affiancata da quattro ampi archi, due per parte, che formano altrettante cappelle realizzare nel 1645 dai maestri Raffaele del Russo, Leonardo Damiano di Bitonto, Parisio di Pariso.

Nel decennio di governo francese, a causa di una legge sulla soppressione dei conventi, la chiesa passò ad essere di proprietà comunale. Il 24 aprile 1914 l'allora vescovo mons. Pasquale Picone rivolse al Commissario prefettizio al Comune di Molfetta un'istanza per la concessione in perpetuo della chiesa. Con delibera del 5 aprile del 1914 il commissario concesse la chiesa ad uso economico spirituale dei rioni San Benedetto e Madonna dei Martiri. Il 4 dicembre dello stesso anno il nuovo Consiglio comunale ritenne nulla la precedente delibera ed inoltrò la richiesta di annullamento al re d'Italia Vittorio Emanuele III. Il vescovo, ritenendo invece valida la cessione, con bolla vescovile del' 8 dicembre 1914 istituì dal 1° gennaio 1915 la nuova parrocchia.

Il 22 dicembre 1914 il sindaco Graziano Poli inviò il delegato di pubblica sicurezza a vietare l'inaugurazione dell'insediamento dell'economo spirituale. Seguirono parecchi tentativi per tentare un accordo definitivo sulla questione ed intanto la parrocchia continuò a svolgere il suo compito pastorale.

Il 27 aprile del 1915 don Ilarione Giovine fu nominato economo e curato. Egli si adoperò per poter ottenere l'ufficialità civile della parrocchia che giunse con il Regio Decreto del 20 dicembre 1923 ed a seguito del quale l'11 febbraio del 1923 potè essere nominato 1° parroco della parrocchia. 

 

Via San Domenico, MOLFETTA

Telefono: +39 0803355000

 

L'apparato decorativo interno doveva essere probabilmente già completo sin dai primi anni di vita della chiesa. E' quasi certo che solo una delle quattro tele delle cappelle laterali, quella situata nella prima cappella entrando a sinistra, raffigurante "L'apparizione della Vergine a San Giacinto" risale all'epoca della fondazione. L'opera è da attribuire ad Andrea Vaccaro (Napoli 1604-1670). L'artista lavorò principalmente su commissione ecclesiastica: il suo modo di dipingere santi e martiri in atteggiamenti di particolare devozione e particolare espressività lo rese uno degli artisti più celebri e più richiesti dalla Chiesa durante il periodo della controriforma. La tela, nel soggetto, rievoca sia il nome del vescovo fondatore che quello di uno dei primi seguaci di San Domenico.

Due grandi tele, la Caduta della manna nel deserto e il Serpente di Bronzo, furono eseguite da Nicola Porta (Molfetta 1710-1784) probabilmente tra il 1745-52, nel presbiterio della Chiesa di S. Domenico in Molfetta. Il Salvemini ci assicura che il Pittore "a causa di esse acquistò non poca rinomanza", perchè ritenute "opere pregevolissime".

I due temi biblici si richiamano al Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia e al Serpente di bronzo che nel 1742-43 furono affrescati da Corrado Giaquinto nella Chiesa di S. Croce in Gerusalemme in Roma. L'opera che qui studiamo è il Serpente di bronzo. La tela del Porta, più monumentale dell'affresco del Giaquinto (basti pensare al numero delle figure che affollano la scena), si dispiega su un piano orizzontale che permette, per i convenzionalismi di profondità, di cogliere tutta la massa degli Ebrei. Su una croce s'inalbera il serpente che, situato al centro della composizione, attira su di sè gli sguardi degli appestati. Nell'opera giaquintesca, invece, tutto si svolge sulla destra del dipinto, mentre il serpente si aggroviglia su un albero.

Figure giacenti In primo piano e sullo sfondo si muovono dolorosamente, con grande varietà di atteggiamenti, promuovendo contrasti di contenuto con le serene figure di gentildonne. I protagonisti sono tutti giaquinteschi, lo sfondo è arioso per quell'ampio paesaggio di colline racchiuso tra le tende, le nubi e frondosi alberi di sinistra. Anche per il colore Porta tenta di accostarsi al Giaquinto con quei toni misurati e soffusi di rosato, celestino, ocra, avorio e giallo paglia.

Pregevolissima opera è la tela raffigurante la "Madonna del Rosario"eseguita da Corrado Giaquinto (Molfetta 1710 - Napoli 1765).

Di meritoria attenzione si presta il pulpito realizzato nel XVII secolo in legno intagliato e decorato. In quest'opera si fondono in perfetta armonia barocco e rinascimento. Sul fronte è ben visibile lo stemma del suo benefattore attorniato, sui pannelli della cassa, da immagini policrome di San Giovanni Battista, San Domenico, La Madonna del Rosario, San Tommaso e Santa Maria Maddalena, tutte scolpite entro nicchie dorate delimitate da colonne. All'interno del pulpito è posta la tela, di autore ignoto, raffigurante San Tommaso.

Subito sopra il portale d'ingresso è situata la cantoria con annesso organo risalenti entrambi al XVII secolo. La cantoria, tutta in legno è fregiata, come l'organo, di cornici dorate. Entrambe le opere sono state restaurante nel 2005. L'organo originale, anch'esso risalente al XVII secolo, fu trasferito nel 1816 nella nuova cattedrale in cambio dell'attuale appartenuto ai Gesuiti e costruito da Petrus de Simone.

A queste opere datate se ne sono aggiunte, nel tempo, altre non meno importanti che mettono in risalto la perfetta fusione tra teologia ed arte. Queste ultime si sono potute realizzare grazie all'instancabile operosità ed al totale coinvolgimento che i parroci succeduti a don Ilarione, don Alfredo Balducci e don Franco Sancilio, hanno saputo dare all'intera comunità parrocchiale, alle autorità ecclesiastiche e potitiche.

 

 

Chiesa dell’Immacolata

Alla metà del 1800 Molfetta era tra le venti città più popolose del Mezzogiorno con una popolazione che si aggirava intorno ai 26 mila abitanti e, mentre il territorio abitato si espandeva sempre più oltre le due porte urbane di piscina Comune e di piscina Nuova, in città vi erano tre parrocchie: S. Corrado, Cattedrale, S. Gennaro. Quest’ultima contava già una popolazione di oltre 10 mila anime per cui il vescovo della diocesi, mons. Giovanni Costantini, nel 1845, inviò una petizione al Ministero degli Affari Ecclesiastici del Regno borbonico con la richiesta dell’autorizzazione a poter costruire una nuova chiesa, onde alleggerire il carico di lavoro pastorale della parrocchia di S. Gennaro. Intanto già dal 1700 la città, rispetto al centro antico, si era sviluppata verso ponente con uno schema viario irregolare composto da viuzze strette ed abitazioni piccole e malsane, spesso causa di epidemie come il colera, il vaiolo, ecc. Il Comune allora, nel 1870, diede l’incarico all’architetto molfettese Corrado de Judicibus del primo Piano Regolatore della città con nuove costruzioni edilizie, nel quartiere denominato Sedelle o Casale dell’Annunziata, ispirate a criteri di soleggiamento, di luminosità, di larghezza stradale e con la costruzione di marciapiedi. Il nuovo contesto urbano andava delineandosi con schema a scacchiera nella nuova periferia tutta a vocazione agricola ed infatti si progettò di far sorgere una chiesa, detta appunto Nuova, sul fondo del sig. Cappelluti Mauro Sergio, a sinistra di uno slargo (piazza Immacolata), la cui forma triangolare costituiva proprio l’elemento di raccordo tra lo schema irregolare delle preesistenti aree urbane settecentesche e il nuovo tessuto a scacchiera. Fin qui il lavoro di progettazione della Chiesa Nuova.

Piazza Immacolata, MOLFETTA

Telefono: +39 0803348256

E-Mail: immacolatamolfetta@gmail.com

 

Purtroppo la costruzione di essa subì diverse battute d’arresto a causa di vicende politiche ed economiche sia nazionali che locali: i moti rivoluzionari del 1848, gli eventi che portarono alla fine del Regno di Napoli e all’Unità d’Italia, la mancanza di fondi e non ultima la morte dei vescovi della diocesi. Si dovette giungere quindi all’agosto del 1874 per l’apertura delle tracce e l’8 dicembre dello stesso anno avvenne la posa della prima pietra alla presenza del vescovo mons. Gaetano Rossini, succeduto frattanto a mons. Nicola Maria Guida che a sua volta era succeduto a mons. Giovanni Costantini. La direzione dei lavori fu affidata allo stesso ing. de Judicibus con la facoltà di scegliere i maestri costruttori: Benedetto Pansini fu Nicola e Vincenzo Cappelluti di Francesco i quali, tenuto conto della precarietà finanziaria, non stipularono alcun contratto ma si impegnarono ad eseguire i lavori in base alle disponibilità economiche. Naturalmente, finiti i soldi, i lavori si arrestarono nel 1886 e della chiesa non se ne parlò per lungo tempo anche a causa degli eventi della politica italiana che nel 1887 fece precipitare la situazione: i 2/3 degli stabilimenti industriali chiusero, ci fu una rovina generale e la crisi coinvolse la totalità delle famiglie molfettesi. Finalmente dopo 21 anni dalla posa della prima pietra, la nuova chiesa potè essere aperta al culto il 29 settembre 1892 ad opera del vescovo Pasquale Corrado (succeduto a Gaetano Rossini) il quale però moriva nel 1894 e fu il nuovo vescovo Pasquale Picone a consacrarla il 29 settembre del 1896. In quell’occasione nell’altare maggiore si deposero le reliquie dei santi Fruttuoso e Gaudenzio, di S. Paolo, S. Teresa e S. Corrado. C’erano voluti ben cinquant’anni e 5 vescovi per vedere finalmente eretta la Chiesa Nuova.

 

Chiesa di San Gennaro

La costruzione della chiesa, iniziata nel 1788, fu ultimata nel 1820 e la sua consacrazione avvenne il 17 giugno del successivo anno (1821). Fu la prima chiesa eretta extra moenia, cioè fuori della cinta muraria della città vecchia. Essa porta il nome del suo fondatore, Monsignor Gennaro Antonucci, che nel 1785 la elevò a parrocchia. Presenta una pianta a croce latina ed è comunemente denominata "la Parrocchia".

Via S. Pasini, 32 MOLFETTA

Telefono: +39 0803971771

 

ORARIO SS MESSA:

Da Ottobre a Marzo:

Dal Lunedì al Sabato ore 18:30

Domenica ore 08:15 – 10:30 – 18:30

 

Da Aprile a Settembre:

Dal Lunedì al Sabato ore 19:00

Domenica ore 08:15 – 10:30 – 19:00

 

Chiesa di Santo Stefano

Lasciandosi alle spalle la Chiesa del Purgatorio e percorrendo Corso Dante, che costeggia il porto, si arriva in uno slargo dove troviamo una statua di Giuseppe Mazzini, proprio di fronte ad essa, incastonata tra i palazzi, sorge la Chiesa di Santo Stefano, sede del’omonima Confraternita.
La sua costruzione, sulle fondamenta di una precedente chiesa, risale al 1286 e continuò fino al 1586. La facciata è in stile rinascimentale. Il campanile è l’elemento di rilievo che completa la facciata, riequilibrandola nell’aspetto visivo. La chiesa custodisce i “Misteri”, statue di legno della Passione di Cristo che percorrono la città in processione il Venerdì Santo.

Inoltre al suo interno sono conservati un quadro della Madonna dei Martiri del pittore molfettese Nicola Porta, la statua dell’ex patrono di Molfetta S. Liborio, una statua di S. Michele Arcangelo, del XVI secolo, e una statua di S. Stefano in cartapesta.

 

Corso Dante Alighieri, 71 MOLFETTA

 

Chiesa di San Bernardino da Siena

È molto probabile che i Frati Minori Osservanti, diffusisi in Puglia dopo il 1389, abbiano iniziato la loro predicazione a Molfetta nella prima metà del secolo XV, suscitando nella popolazione un notevole fervore religioso e una profonda devozione per S. Bernardino da Siena. Si distinsero per la loro esemplare condotta di vita e per l’azione di carità a vantaggio delle classi sociali più povere, svolgendo anche un’azione educativa, occupandosi dell’istruzione e della formazione dei giovani.
È, quindi, molto più credibile l’ipotesi secondo la quale, dopo la morte e la canonizzazione di padre Bernardino da Siena, i Molfettesi, grati per l’azione svolta dai frati nella città, nel 1451 iniziassero la costruzione del convento dei Frati Minori Osservanti, o Zoccolanti, e della chiesa attigua, dedicata nel 1699 a S. Bernardino da Siena.
A proposito della costruzione del convento, il Wadding, riportando un documento precedente, scrive: «Hoc anno (1451) in Apulia, urbe Melphicto, ex publicis facultatibus aedificatum conventum S. Bemardini sacrum, scribit Gonzaga» («Annales minorum sive trium ordinum a S. Francisco institutorum»). Quindi il convento fu costruito a spese dell’Università, ma anche con le oblazioni di alcuni fedeli per devozione al Santo e ai Frati Osservanti, durante il pontificato di Nicolò V e l’episcopato di Andrea De Rocca.

La data di inizio della costruzione della chiesa è documentata da una lapide apposta sul terzo pilastro a sinistra della navata centrale in occasione della sua consacrazione, avvenuta il 25 ottobre 1699 sotto il pontificato di Innocenzo XII, mentre era vescovo di Molfetta mons. Belisario de Bellis da Casamassima, vicegerente di Roma, e suo vicario visitatore mons. Pompeo Samelli, vescovo di Bisceglie. Inciso sulla lapide (collocata dopo due secoli e mezzo), si legge:

“D.O.M.
INNOCENTIO XII SUMMO PONTEFICE REGNANTE
DOMINICO BELISARIO DE BELLIS
CASAMAXIMEM
EPISCOPO MELPHICTEN – ROMAE VICES GERENTE
POMPEIUS SARNELLIUS EPISCOPUS VIGILIEN
AB EODEM VISITATOR DELEGATUS
AD PRAECES FR. BONAVENTURAE A VIGILIIS
EX PROVINCIALIS TEMPLUM HOC DEO
DIVOQUE BERNARDI[N]O AN[NO] MCCCCLI ERECTU[M]
SOLEMNI RITU DICAVIT DIIE XXV OCTOB[RIS]
ANNO MDCLXXXXIX
ANNIVERSARIU[M] TRA[N]STULIT IN DIE[M] X FEB[RUARII]
QUO SINGULIS CHRISTIFIDELIB[US] IPSU[M]
VISITANTIB[US] XL INDULGENTIAE DIES CONCESSIT”

Via Tattoli, 7 MOLFETTA

Telefono: +39 0803974047

 

La chiesa e il convento degli Osservanti sorsero fuori delle antiche mura della città, a sud-est del largo Porticella. Sulla facciata della chiesa, orientata verso ponente, sopra il portale è scolpita l’immagine di S. Bemardino che regge sulle mani il monogramma IHS.
L’ interno della chiesa è diviso in tre navate delimitate da ampi pilastri intermedi. Nella navata centrale, più ampia e più alta, sotto il pavimento vi è una fossa sepolcrale comune, mentre nelle navate laterali vi sono dei sepolcreti con diritto di patronato. Ciò è dimostrato dalle numerose lapidi presenti nella chiesa, la più antica delle quali, nella cappella del Crocifisso, è del 1495.

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno (29 Ottobre – 30 Giugno)

Dal Lunedì al Venerdì ore 08:00 – 18:30

Sabato ore 08:00 – 19:00

Domenica ore 09:00 – 10:15 – 11:30 – 19:00

Adorazione Eucaristica: Primo Venerdì del mese ore 19:00

 

Estate (1 Luglio – 29 Ottobre)

Dal Lunedì al Venerdì ore 08:00 – 19:00

Sabato ore 08:00 – 19:30

Domenica ore 09:00 – 10:15 – 19:30

Adorazione Eucaristica: Primo Venerdì del mese ore 18:00

 

Chiesa di Sant’Andrea Apostolo

La Chiesetta di Sant'Andrea - Vulgo Sant'Antonio, collocata in Via Piazza, nell'antico borgo, esisteva già nel 1126, ed è tra le prime della città di Molfetta ad essere documentata. Rifatta nel XVI secolo, come si deduce dalle iscrizioni poste sul cornicione esterno della facciata, nella chiesa si venera anche il Sant'Antonio di Padova. Nella chiesa di S. Andrea, si custodisce la statua in legno di Sant'Antonio, di autore ignoto. L'attuale statua di Sant'Antonio non è in realtà quella originale. L'antica statua, commissionata dal Priore G. Alfonso Calò nel 1709,  fu portata in processione fino al 1825.
Nella chiesa di Sant'Andrea è presente anche un organo 8' a 19 canne costruito da Giuseppe Rubino nel 1771, collocato in cantoria sulla porta principale e racchiuso in cassa lignea intagliata e dorata. 

Via Piazza, MOLFETTA

Chiesa di San Pietro

L'antichissima Chiesa di San Pietro Apostolo risale a epoca anteriore al 1174. Situata nella città vecchia, nel 1571 fu riedificata e ampliata con l'edificazione dell'annesso monastero di monache, "Re mene'ce'ddere".

Subì un primo restauro nel 1731, per riparare i danni subiti dal terremoto del 20 marzo del medesimo anno. Nel periodo 1750-56 fu ricostruita dalle fondamenta con una facciata barocca. Nell'interno della chiesa si custodisce la statua lignea di Maria SS. del Carmelo, opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella. 24/4/1667 Mons. De Marinis consacra la chiesa di S. Pietro.

Via San Pietro - La corte. Ricordiamo in via San Pietro anche il palazzo Michielli del XVII secolo.

Nella Chiesa di San Pietro Apostolo è venerata anche la Beata Vergine Regina della Palestina (Patrona di Terra Santa.

 

Via San Pietro, MOLFETTA

Chiesa del SS Crocifisso o dei Padri Cappuccini

La chiesa, situata nell'attuale Piazza Margherita di Savoia, (Contrada Petrullo) è attigua al monastero eretto a opera dei Padri Cappuccini. Il convento fu edificato nel periodo che va dal 1571 al 1575, seppur i lavori proseguirono sino al 1617. La chiesa alla data del 27 dicembre 1586(85) non era ancora stata completata. Nel 1536 padre Giacomo (Giacomo Paniscotti, figlio di Biancolino) fece sorgere, a ridosso del Pulo, il primo convento molfettese dei Cappuccini, tutt'ora esistente, abbandonato dai Cappuccini nel 1560 (durante la Seconda guerra mondiale tale convento fu utilizzato dalle forze alleate come stazione radio militare).

La chiesa, situata nell'attuale Piazza Margherita di Savoia, ha al suo interno, sull'altare maggiore, un crocifisso in legno di scuola veneziana donato nel 1682 dal sacerdote don Francesco Antonio Cucumazzo (o Cucomazzo). Il Crocefisso ha per sfondo una pala d'altare rappresentante il Calvario. Alla base della tela, realizzata nel medesimo anno 1682 dal chierico-pittore bitontino Nicola Gliri (1634-1687), si trovano due stemmi gentilizi.

 

Piazza Margherita di Savoia, MOLFETTA

 

Nella chiesa si conserva una statua lignea di S. Francesco, in origine appartenuta al convento dei Conventuali, poi donata ai Padri Cappuccini nel 1816. 

Oltre agli Osservanti e ai Cappuccini, a Molfetta fino al 1809 furono presenti, a Molfetta, anche i Conventuali. Nel secolo XVI una corrente degli Osservanti guidata da fra Matteo da Bascio costituì la famiglia dei Cappuccini. Essi ottennero il riconoscimento ufficiale nel 1528 da Papa Clemente VII. 

Ricordiamo anche la realizzazione del Cristo Morto per l’Altare maggiore della chiesa  S. Margherita, Molfetta ad opera del Prof. Mauro Antonio Mezzina di Molfetta. 

Ricordiamo nelle vicinanze anche il rione Effrem - Orto Cappuccini.

 

Basilica Concatterale di Maria Santissima della Madia

Nell'ottobre del 1921 papa Benedetto XV la elevò al rango di basilica minore.

Il luogo su cui sorge la basilica cattedrale della Madonna della Madia in Monopoli si è rivelato, grazie agli scavi archeologici avviati in loco nel 1986, zona di antiche e complesse stratificazioni temporali che, partendo dal 4500 a.C. circa giungono fino ai nostri giorni.

Prima Fase: Età del Bronzo

Il luogo su cui sorge la basilica cattedrale della Madonna della Madia in Monopoli presenta tracce di frequentazione umana fin dall'età del Bronzo, come testimoniano i fori di palificazione scavati nella roccia sottostante il pavimento dell'antica cripta della cattedrale romanica, edificata a partire dal 1107 probabilmente sui resti di un antico tempio pagano dedicato al culto delle divinità mediterranee Maia e Mercurio. Sotto la suddetta cripta sono state del resto ritrovate testimonianze di frequentazione messapica della zona come una sepoltura di cui è visibile la controfossa, all'interno della quale - esemplare unico nel suo genere - è stata ritrovata una trozzella in materiale bronzeo e non di terracotta, come invece per gli altri ritrovamenti dello stesso genere. Ancora, sono stati rintracciate numerose tombe a camera di età messapica e corridoi sotterranei utilizzati forse come vie per giungere al tempio di Mercurio/Ermes.

Seconda e terza Fase: Epoca Ellenistica e secoli VII – XI

La seconda stratificazione temporale visibile al di sotto della cripta è determinata dalla presenza di alcune fosse votive, di Epoca ellenistica, di cui particolare è risultata la presenza di uno scheletro completo di infante con orecchini circolari in filo d'argento e una sepoltura d'adulto con corredo in vasellame. La successiva stratificazione rivela un sepolcreto di età alto medioevale e dunque sepolture cristiane: le fosse, scavate nella roccia e orientate in direzione ovest - est (con il capo rivolto verso il sole nascente, simbolo di rinascita - Risurrezione), presentano una parte inferiore slargata e un rialzo nella parte superiore, dove probabilmente appoggiava il capo il defunto, a mo' di cuscino di roccia.

 

Cattedrale Romanica

La cattedrale romanica di Monopoli fu costruita abbattendo un precedente edificio di culto dedicato a san Mercurio di età paleocristiana o altomedievale, sorto intorno al 256 d.C. È tradizione che questo antico tempietto fosse stato innalzato sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla divinità omonima Mercurio e a Maia, come leggibile in una epigrafe in greco oggi visibile nella sagrestia della Cattedrale settecentesca. La cattedrale sorse nel XII secolo in stile romanico, su iniziativa del vescovo Romualdo (1077 - 1118) e con il contributo del duca Roberto d'Altavilla, ma ben presto i lavori furono interrotti per la mancanza del materiale adatto alla costruzione del tetto. Secondo la leggenda locale, nella notte del 16 dicembre 1117 una zattera approdò nel porto della città all'ingresso del porto canale fatto insabbiare dal normanno Ugo Tutabovi primo conte di Monopoli (1042-1049), trasportando l'icona della Madonna della Madia, e con le travi della zattera, trentuno secondo la testimonianza del Glianes, fu ultimata la chiesa. Essa fu consacrata solo il 1º ottobre 1442: l'impianto basilicale era a tre navata, con transetto e abside. Le dimensioni erano in lunghezza di 31,90 m e in larghezza di 17 m. A partire dal Cinquecento furono apportate significative modifiche alla cattedrale. Infatti nel 1501 tra l'altare maggiore e l'abside fu edificato un retablo a 16 nicchie con altrettante statue, e sopra di questo fu ricavata una piccola cappella sopraelevata per la custodia dell'icona venerata. Per la prima volta veniva adottata questa disposizione di una cappella sopraelevata al posto dell'abside. Tra il Cinquecento ed il Seicento furono aggiunte otto cappelle laterali, quattro per parte. Nell'ordine, partendo dalla navata destra in prossimità del portale:

Cappella di San Michele, della famiglia Galderisi

Cappella di San Giacomo, della famiglia Borrassa

Cappella del Santissimo Sacramento, della Confraternita del S.s Sacramento: presentava una cupola alta 13 m. e una Pietà in pietra.

Cappella della Concezione

Cappella di Maria Santissima della Madia (al centro, dietro l'altare di pietra)

Cappella di Sant'Anna

Cappella della Circoncisione con monumento funebre del vescovo Antonio Pignatelli

Cappella di San Giacomo

Cappella di San Lorenzo.

In seguito, poiché la cappella sopraelevata della Madonna della Madia era giudicata di dimensioni ridotte in quanto limitata dall'abside romanica, tra il 1642 ed il 1643 fu abbattuta l'intera zona dietro l'altare maggiore per costruire una nuova struttura che consentiva nella parte superiore la realizzazione di una più ampia cappella e nella zona sottostante la sacrestia. A questa struttura, della quale ad oggi si possono notare solo le imponenti fondazioni a livello della cripta romanica, nel 1693 fu addossato un nuovo campanile, in stile barocco in sostituzione di quello romanico crollato in seguito a un fulmine.

 

Cattedrale Barocca

Nel Settecento l'intero edificio romanico e le strutture successive, eccetto il campanile, da poco ultimato, furono demolite per costruire la nuova cattedrale in stile barocco, opera iniziata nel 1742e portata a termine nel 1772. Le motivazioni che portarono i canonici del capitolo a volere una nuova chiesa furono molteplici: in primo luogo l'esigenza di un tempio sacro che rispondesse alle esigenze di una popolazione in costante aumento; in secondo luogo la volontà di seguire la moda barocca del tempo e di eliminare una cattedrale ormai fatiscente e che comunque avrebbe richiesto l'impiego di ingentissime risorse per un lavoro di rattoppamento di cui i canonici non vollero prendersi carico. Si decise così a favore della distruzione totale dell'antico tempio romanico: per l'erigenda cattedrale barocca furono chiamati due maestri muratori e ingegneri, Michele Colangiuli di Acquaviva delle Fonti e Pietro Magarelli di Molfetta che costruirono una chiesa perfettamente aderente ai dettami del Capitolo: ampia, spaziosa, in cui troneggiasse l'Icona della Beata Vergine della Madia. Nel 1786, tredici anni dopo la consacrazione, per proteggere il sagrato dal forte vento proveniente dal mare, fu edificato sul lato destro della facciata un muro alto trentatré metri, comunemente definito muraglione, ad opera di Giuseppe Palmieri, dove trovarono posto 10 delle 12 statue dell'antico retablo cinquecentesco (come San Francesco, San Domenico, Isaia, Geremia, Ezechiele) probabilmente opera di Ludovico Fiorentino, attivo nel XVI secolo. Alcune statue presentano deformazioni causate da un fulmine che cadde il giorno di Natale del 1519 sull'altare maggiore. Agli inizi del 1800 fu edificata la Cappella dei Martiri e nel 1850 venne completata la cappella superiore; alla fine del XIX secolo l'abate Domenico Capitanio realizzò a sue spese il pavimento marmoreo del presbiterio. Agli inizi del '900 venne realizzato il pavimento in marmo delle navate, venne dipinto il soffitto della navata centrale e della cupola, furono decorati i pilastri con marmo e fu inserito il nuovo organo che sostituì quello settecentesco. Nel 1959 fu realizzato il sottopassaggio che unisce piazza Manzoni al sagrato della cattedrale.

 

 

Largo Cattedrale, MONOPOLI

Telefono: +39 080742253

E-Mail: cattedralemonopoli@libero.it

 

Esterno

La facciata, sopraelevata rispetto al piano stradale di sette gradini, ricca di elementi barocchi, è divisa orizzontalmente in due parti: nella parte inferiore vi sono i tre portali d'entrata: al di sopra di quello centrale vi è un timpano, sorretto da colonne ad ordine composito, che rappresenta un elemento di divisione dalla parte superiore, dove si apre una grande finestra al posto del rosone e un frontone semicircolare in cui è inserito un cartiglio con il monogramma della Madonna. Ai lati del portale principale vi sono una serie di paraste ioniche ornate da ghirlande che lo separano dagli ingressi laterali, anch'essi sovrastati da timpani ornanti di anfore. Tipicamente barocche le volute a ghirlanda, i pinnacoli, gli ovali a decorazione delle finestre laterali. Al fianco sinistro della zona absidale si trova il campanile a sei ordini, costruito tra il 1688 ed il 1693: l'antica cattedrale romanica aveva tre campanili, che andarono distrutti uno dopo l'altro.

 

Interno

L'impianto interno è a croce latina a tre navate suddivise da pilastri, con doppio transetto, volta lunettata in quella centrale ed otto cappelle laterali, quattro per navata. Altre quattro cappelle sono collocate agli estremi dei due transetti, il secondo sopraelevato di tre gradini rispetto al piano basilicale. La navata centrale e quelle laterali sono separate da una serie di pilastri cruciformi a tarsia marmorea. All'intersezione tra la navata centrale il primo "braccio" della croce latina, detto transetto, sorretta da quattro grandi pilastri, si erge una cupola alta 31 m con un diametro di circa 9 m Ai margini della cupola vi sono gli affreschi raffiguranti i quattro Evangelisti.

 

Le Cappelle

Partendo dalla navata destra, dal portale, si incontrano:

Cappella delle Travi: in un grande armadio a muro, sono visibili ed esposte le travi della Madia, secondo la tradizione zattera su cui giunse l'icona mariana nel 1117.

Cappella di San Michele Arcangelo: sull'altare è visibile la tela di Iacopo Palma il Giovane, del 1675, dal titolo S. Michele e il demonio.

Cappella dell'Immacolata: nella nicchia, sull'altare, è visibile una statua di marmo dell'Immacolata, un tempo posta nell'omonima cappella della cattedrale romanica.

Cappella di San Giacomo di Compostela: Sull'altare si erge l'opera di Carlo Rosa, La battaglia di Clavijo, datata 1650 - 1678. San Giacomo vi è raffigurato, chiome al vento, annientatore feroce delle schiere musulmane: raffigurazione evidentemente suggerita dal clima controriformistico.

Cappella del Santissimo Sacramento: la cappella, ricostruita nel XVIII secolo, presenta al centro, sulla parete di fondo, una grande tela di Francesco de Mura (1696 - 1782) con una bellissima rappresentazione della Cena di Emmaus e e due tele di minor dimensioni raffiguranti a sinistra il Sacrificio di Isacco e a destra il parallelo tra il sacrificio dell'Antico Testamento e quello, rinnovato, del Nuovo Testamento.

Cappella dei Martiri: ultima per costruzione, presenta ai lati dell'altare una grandissima quantità di reliquie incassate e visibili nelle urne sul muro. Presente la tela di Palma il Giovane Madonna in gloria con San Rocco e Sebastiano. Più in alto presente una tela raffigurante la Circoncisione di Cristo, opera del 1570 circa di Marco Pino.

Cappella di Sant'Anna: nei due ovali che sormontano l'altare sono raffigurati S.Elisabetta e S.Zaccaria. Di scuola napoletana S.Anna sull'altare.

Cappella della Madonna del Rosario: sulla pala d'altare sono raffigurati la Vergine con i santi Domenico e San Francesco da Paola, Vincenzo Ferrer e Santa Caterina. Intorno è presenta una cornice di ovali con i quindici misteri del Rosario.

Cappella del Redentore: presente una tela raffigurante l'episodio del Vangelo di Matteo Gesù e i Figli di Zebedeo di Giovanni Bernardo Lama e Silvestro Buono.

Cappella del Crocifisso: la cappella contiene un Crocifisso attribuito a un artista locale del XVI secolo: il materiale utilizzato è una misteriosa mistura di gesso e legno.

Cappella di S. Francesco da Paola: vi è la sostituzione della pala d'altare con un grande tabernacolo in legno dorato su cui è raffigurato il santo protettore della città, curvo come un vecchio contadino.

Cappella del Fonte Battesimale: presente un dipinto raffigurante Giovanni Battista in preghiera. Sullo sfondo il battesimo di Cristo in ambiente boschivo che fa pensare a una impronta manieristica pugliese.

Tramite due rampe di scale simmetriche, si accede alla cappella della Madonna della Madia, sopraelevata di metri 6,5 rispetto al piano di calpestio del presbiterio: essa affaccia direttamente sull'altare maggiore.

 

Cappella della Madonna della Madia

La costruzione della nuova cappella a metà del Settecento determinò la distruzione del retablo cinquecentesco. Essa fu evidenziata con due archi all'inizio e alla fine del presbiterio. La sua decorazione richiese quasi un secolo di tempo per essere portata a termine, a causa soprattutto dei costi del ricco materiale utilizzato: essa fu ultimata con la messa in opera della pavimentazione in marmo nel 1856. La cappella, che tipicamente rappresenta il Trionfo della Vergine, presenta un pregevole altare con alternanza di marmi policromi, alzato da quattro colonne di marmo verde, su piedistalli di discreta altezza, sormontate da fregi. L'icona della Vergine, dalle fattezze simili alle tante Madonne bizantineggianti in Puglia, domina l'intera cappella: ai lati dell'Icona, su piccole mensole, si ergono le statue di san Michele e san Giuseppe di Giuseppe Sanmartino, autore del famoso Cristo Velato. Del 1720 è la cornice d'argento dell'immagine della Madonna della Madia. La cappella è arricchita da diverse tele settecentesche con Storie della Vergine Maria di Michele del Pezzo e da due quadri di Pietro Bardellino raffiguranti la Lotta iconoclasta, quasi motivo eziologico dell'arrivo dell'icona sulle rive monopolitane, ed il Miracolo della zattera, che presenta l'ambientazione inusuale dell'approdo in una mattina d'estate, forse per contrasto con l'oscurità barbarica del primo dipinto. Un ciclo pittorico dal titolo Miracolosa Venuta della Madonna della Madia, un tempo posto nella sagrestia della cappella, è ora visibile di fronte alla cappella dei Martiri.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Dal 30 Ottobre al 25 Marzo

Feriale: ore 08:30 – 18:30

Domenica e Giorni Festivi: 07:30 – 10:00 – 11:30 – 18:00

 

Dal 26 Marzo al 27 Ottobre

Feriale: ore 08:30 – 19:00

Domenica e Giorni Festivi: 07:30 – 10:00 – 11:30 – 19:00

 

 

Chiesa e Convento di San Martino

Attigua all’omonimo palazzo religioso, ex convento di suore benedettine e oggi gestito dalla Curia, la chiesa di San Martino fu benedetta nel 1606, mentre l’autorizzazione del Papa Paolo V giunse nel 1618. La facciata presenta uno sgretolamento della calcarenite, dovuto all’azione degli agenti atmosferici. All’interno è conservato un organo risalente alla prima metà dell’ottocento: si tratta di un interessante esemplare di Scuola meridionale del primo Ottocento, caratterizzato dall’atipica presenza di due campate maggiori di canne ai lati e di una minore al centro per dare particolare risalto all’ornamento ligneo di facciata (notizie sull’organo fornite dal prof. Domenico Morgante). Il campanile a vela risale, invece, al XVIII sec. L’annesso convento, ex Monastero delle Benedettine, pare fosse stato costruito per ospitare novizie provenienti dai ceti meno abbienti, che non potevano permettersi di accedere al più prestigioso e ricco Convento delle benedettine nere di San Leonardo, riservato alle nobili facoltose. In ogni caso non è escluso che, anche presso il Convento di San Martino, avessero fatto il loro ingresso elementi della nobiltà cittadina, anche in considerazione del fatto che il convento delle “monacelle”, vale a dire quelle “più povere”, era quello adiacente alla chiesa di San Giuseppe e Anna. Il Monastero di San Martino fu inaugurato nel 1620: il primo gruppo di quindici giovani e di due educande fu guidato dalla badessa Donna Felice Indelli, proveniente dal monastero di S. Leonardo. Esternamente sono da notare le caditoie poste all’altezza della terrazza che consentivano alle suore di clausura di guardare in basso senza correre il rischio di essere riconosciute. Dalla chiesa di San Martino proviene la tela, oggi custodita nel Museo Diocesano, raffigurante la Vergine col bambino tra San Martino e il povero e San Benedetto (ritroviamo la figura di San Benedetto anche nella chiesa di San Leonardo).

 

MONOPOLI

Chiesa di San Francesco d’Assisi

La costruzione della prima chiesa e convento di San Francesco, situati appena fuori della cinta urbana, risale al 1275. Nella primavera del 1529, nel corso dei preparativi di difesa per l'incombente arrivo delle armate spagnole, convento e chiesa, giudicati dal doge veneziano Andrea Gritti pericolosi per la loro vicinanza alle mura, vennero abbattuti. L'imperatore spagnolo Carlo V, verso la fine del XVI secolo, li fece ricostruire all'interno delle mura della città nella loro posizione attuale. Nel 1740 la chiesa subì un totale rifacimento e Michele Colangiuli di Acquaviva ne fu l'architetto. La chiesa si presenta con una grande navata e sei cappelle laterali e custodisce un organo del Settecento, proveniente dalla locale chiesa di Cristo delle zolle e alcune opere di notevole valore artistico, fra cui alcuni dipinti di Domenico Carella, di Vincenzo Fato, ed un crocifisso ligneo con le statue della Vergine e di San Giovanni, opera di Antonio Brudaglio. Nel XIX secolo la chiesa è stata privata della parte conventuale, divenuta sede del Comune di Monopoli.

 

Largo Plebiscito, 15 MONOPOLI

Telefono: +39 0809303059

Chiesa e Convento San Francesco da Paola

La fondazione della chiesa e del convento di San Francesco da Paola avviene il 2 marzo 1530, grazie alla donazione della nobildonna locale Laura Palmieri. Oltre ad una chiesetta, dal titolo di Gesù e Maria, furono donati anche un podere e alcuni altri edifici: da questo primo nucleo venne ricavato il convento vero e proprio e nel 1543 iniziarono i lavori per la nuova chiesa, completata nel 1623. Molte famiglie monopolitane concorsero all'abbellimento della chiesa, costruendo le proprie cappelle nell'edificio e facendo da committenza per importanti opere d'arte come il quadro raffigurante i santi Rocco e Sebastiano in gloria di Jacopo Palma il Giovane, oggi conservato in cattedrale. Viene anche commissionato un ciclo di affreschi nel chiostro del convento, concluso già nel 1603 ma probabilmente totalmente rifatto, dopo i danni per la caduta di un fulmine, agli inizi del Settecento, come rivela lo stile pittorico: ogni affresco, che rappresenta un episodio della vita o un miracolo di san Francesco da Paola, è caricato dello stemma nobiliare della famiglia che l'ha finanziato. Nel 1648 san Francesco di Paola viene acclamato come patrono: a tutt'oggi è il patrono secondario della città di Monopoli, a cui il sindaco offre le chiavi della città. Il convento fu utilizzato come lazzaretto, come caserma dei carabinieri e come sede di noviziato per alcuni religiosi croati.

 

 

Piazza S. Francesco da Paola, 11/B MONOPOLI

Telefono: +39 080777012

 

Delle nicchie che si aprono sull'ampia facciata, soltanto due conservano ancora le statue provenienti dal trionfo della cattedrale romanica: le altre furono invece collocate sul muraglione della stessa chiesa. All'interno dell'unica navata è custodita la statua del Santo, insieme ad altre opere recentemente restituite alla loro chiesa di destinazione, dopo aver peregrinato per altre parrocchie monopolitane. Nel chiostro del convento si trovano gli affreschi di cui sopra, rimaneggiati da Bernardino Greco.

Sicuramente più interessante è il chiostro, in pianta quadrata che si sviluppa in dodici arcate a tutto sesto, con volte a crociera. Le lunette in cui sono rappresentati gli affreschi sono venti, cinque per ogni ala del chiostro: sono tutte leggibili tranne due, caratterizzate da ampie e gravi lacune. Ogni riquadro, di chiara impronta barocca e ricco di scene naturalistiche, è caratterizzato tuttavia da senso di semplicità, chiarezza, attenzione all'umile sguardo del fedele che doveva capire, al primo sguardo, l'atto misericordioso o miracoloso del santo di Paola. Ogni riquadro è accompagnato da alcuni versi, dipinti al di sotto, probabilmente di Fulvio Frugoni. L'autore dei riquadri potrebbe essere Bernardino Greco, di Copertino, autore di un ciclo di dipinti sulla vita del santo nel convento di Grottaglie, o un suo omonimo, visto che comunque sotto le lunette vi è scritto: Bernardinus Graecus Cupertiniense pingebat.

 

Chiesa e Convento di San Felice, detta dei Cappuccini

La chiesa di San Felice, detta dei Cappuccini, annessa all'ex convento, fu edificata nel 1577 con il contributo dell'Università di Monopoli e di alcuni benefattori; ristrutturata nel XVIII secolo, ricca di decorazioni a stucco e pittoriche, conserva numerose opere d'arte. Attualmente l'ex convento, caratterizzato da un bel cortile e da graziose celle ben conservate, ospita la Casa di Riposo Vitantonio Romanelli ed è gestita dall'Associazione per i Servizi alla Persona (ASP) Romanelli Palmieri di Monopoli. Dal gennaio 2015 entra a far parte del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'interno insieme alla chiesa di San Domenico e a quella di San Martino.

 

 

MONOPOLI

Chiesa e Convento di San Domenico

La presenza dei frati domenicani nella città di Monopoli si fa risalire al 1270 e risulta tra le prime in Puglia. Essi fondarono fuori dalle mura, nell'area di Cala Fontanelle, la chiesa di Santa Maria Nova, che anche nel nome ricorda la chiesa, dello stesso ordine, sorta a Firenze.
L'antica chiesa di Monopoli fu distrutta durante l'assedio spagnolo del 1528-1529. Intorno alla fine del Cinquecento la chiesa e il convento furono ricostruiti all'interno delle mura; il convento ospitava circa 30 frati tra cui alcuni novizi e oggi, sede della caserma dei carabinieri, conserva tracce della sua nobiltà antica: il chiostro luminoso, la cornice d'ingresso e le logge rinascimentali sulla piazza XX Settembre.
La facciata della chiesa è caratterizzata dal rosone riccamente decorato con i suoi ventuno archi, i motivi floreali interni, la rosa centrale. Un portale, altrettanto decorato, consente l'ingresso in tre spaziose navate, che conducono alla cupola rinascimentale e a un'abside di influenza gotica.
Notiamo la presenza, appena entrati, di un organo decorato di bianco e azzurro del Settecento e, in fondo alla chiesa, di un elegante coro ligneo della seconda metà dello stesso secolo.
Gli otto altari presenti sono alcuni in tufo altri in marmo: i primi espressione delle scuola leccese, i secondi della scuola napoletana. La volta celeste raffigura una balaustra dalla quale si affacciano piccoli angeli curiosi mentre al centro riconosciamo san Domenico con la Madonna e santa Caterina da Siena, opera di Gerolamo Cenatiempo.
Sull'altare maggiore troviamo il Crocifisso attribuito a Michele De Palma. Dal 1881 la chiesa è curata e custodita dai confratelli di san Cataldo ed è dedicata al culto dei SS. Medici Cosma e Damiano.

 

Via San Domenico, 49 MONOPOLI

Chiesa e convento di Santa Teresa o Conservatorio della Casa Santa

 

Nel 1585 alcuni fedeli acquistarono varie case nel vecchio abitato e trasformarono il tutto in un'istituzione religiosa denominata "Conservatorio della Casa Santa". Successivamente, sotto il vescovado di Antonio Porzio, nel secolo XVII, si costruì l'attuale edificio destinato a convento di clausura, con concessione dell'uso dell'abito regolare della Beata Vergine della Presentazione a tutte le povere fanciulle orfane che avessero manifestato la volontà di farsi religiose. Nel 1715, su disegno dell'ingegnere Vito Valentino, si pose la prima pietra della chiesa attuale, sotto il provincialato di Padre Ilarione di San Giuseppe, napoletano. L'edificazione fu iniziata effettivamente nel 1716 dai Padri Carmelitani Scalzi, sotto il Regno di Carlo VI d'Austria e il Papato di Clemente XI. La sua costruzione si protrasse fino al 1735, sotto il Regno di Carlo, Infante di Spagna, figlio di Filippo, e il Papato di Clemente XII; finalmente, l'8 novembre 1735 la Chiesa fu consacrata dal Vescovo di Monopoli Giulio Antonio Sacchi col titolo di San Giovanni Battista ed Anna. I padri Carmelitani Scalzi abitarono in Santa Teresa per circa un secolo, poi succedettero loro i Signori della Missione e infine le Suore di Clausura Vescovile di Casa Santa col "conservatorio". Il convento attualmente appartiene all'A.S.P. (già I.P.R.A.B) Romanelli Palmieri di Monopoli mentre la chiesa è rimasta di proprietà della curia di Conversano Monopoli ed è sede della Parrocchia di San Pietro.

 

Via Santa Teresa, MONOPOLI

Telefono: +39 080742682

Chiesa e Convento di San Giuseppe e Anna

Dopo aver varcato idealmente la “Porta Nuova” di Monopoli (siamo all’altezza della Farmacia Gentile) e subito dopo aver superato la chiesa di San Francesco d’Assisi, giriamo sulla destra e, proprio all’ingresso di via San Domenico, ci troviamo di fronte ad una chiesa con una vetusta porta d’ingresso. La chiesa, quasi sistematicamente chiusa al pubblico, salvo qualche sporadico evento riservato a pochi, rappresenta un vero e proprio gioiello storico artistico per la nostra città, anche per lo straordinario pavimento in maiolica napoletana custodito al suo interno (nel presbiterio per la precisione) nel quale spicca la figura del pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi figli, simbologia del Cristo che si sacrifica sulla croce per salvare gli uomini. La struttura, oltre alla chiesa, comprende anche il convento: correva l’anno 1665 quando il vescovo Giuseppe Cavalieri firmò il decreto con il quale veniva riconosciuto il monastero di San Giuseppe e Anna. Il monastero accettò la regola di Santa Chiara e di San Benedetto e, sebbene le monache siano passate alla storia come le “monacelle”, perché più “povere” rispetto alle consorelle di altri monasteri monopolitani, doveva poter contare su una buona posizione economica legata alle donazioni di masserie e uliveti, case, botteghe, magazzini e vigne. Le risorse economiche consentirono alle “monacelle” di promuovere anche lavori di ampliamento del monastero, entrando in competizione anche con il vicino convento di San Domenico.Tra le maestranze che operarono in San Giuseppe e Anna tra il 1732 e il 1752 ricordiamo il leccese Pasquale Simone e Piero Magarelli, uno dei costruttori dell’attuale cattedrale. I documenti narrano anche di una diatriba legale tra le clarisse di San Giuseppe e Anna e le consorelle benedettine del vicino convento di San Martino, disputa che si concentrò soprattutto sull’edificazione dell’attuale campanile sul quale spicca la statua di San Giuseppe con il bambino fra le braccia, restaurato nel 1791. Chiesa e convento hanno seguito destini diversi: il convento è stato utilizzato in più occasioni con finalità scolastiche sopravvivendo all’incuria, la chiesa, invece, dopo aver seriamente rischiato il crollo, è stata oggetto di ristrutturazione e tuttavia resta inspiegabilmente chiusa al pubblico nonostante le sue indubbie potenzialità turisti stico-culturali.

 

Via San Domenico, MONOPOLI

Chiesa e Convento di San Leonardo

Il complesso benedettino di S. Leonardo è situato nel cuore del borgo di Monopoli. Nel complesso fu inglobata una chiesa ipogea dedicata a S. Michele Arcangelo detta de captolicis in base a una leggenda che voleva il passaggio di S. Pietro nel 43 d.C. proprio in questa chiesa che divenne il punto di raduno dei primi cattolici (da cui il nome). In seguito fu adibita a sepolcreto e sicuramente poi chiusa, infatti oggi non è possibile individuarne alcun accesso. Nel complesso fu annessa anche un'altra struttura: la chiesa di S. Benedetto de Grecis, una cripta isolata ma facente parte, probabilmente, di un antico agglomerato rupestre. Nel 1555 fu costruita la prima cellula dell'odierno complesso dedicato alle monache benedettine, mentre la prima chiesa del cenobio venne eretta solo nel 1590. La comunità nel corso degli anni arricchì l'originaria chiesa e allargò gli spazi del monastero con continui lavori al fabbricato esistente. Nel 1722 invece fu eretto il campanile a cui seguì la costruzione della nuova chiesa. L'architetto che seguì i lavori fu Mauro Manieri: il maggiore architetto salentino della prima metà del ‘700, che diede un' impronta tipicamente barocca a tutto l'edificio. I lavori per la costruzione della chiesa proseguirono fino al 19 febbraio 1745: l'iscrizione nel timpano della chiesa reca, infatti, la data del 1745. Nell'assetto attuale il convento e la chiesa di S. Leonardo si presentano come un organismo complesso. Se la chiesa rivela ancora inalterata l'omogeneità delle strutture e della decorazione originaria, il convento,mostra chiaramente i segni delle trasformazioni subìte: il pian terreno conserva l'aspetto di una fabbrica cinquecentesca, mentre nel primo piano sono riconoscibili i risultati di quella serie di interventi settecenteschi. Il convento fu abbandonato dalle ultime monache nel 1899.

 

MONOPOLI

 

Confiscato dallo Stato dopo l'Unità d'Italia, è stato sede di alcune scuole ed attualmente non ha destinazioni d'uso.

Chiesa e Convento di Sant’Antonio da Padova

A causa di una prodigiosa fuga della statuetta del Santo di Padova, la chiesa della Madonna delle Grazie, la cui primitiva e iniziale costruzione risale alla fine del ‘400, fu ribattezzata col nome di S. Antonio.Con lo scopo di distribuire in maniera piu’ equa le chiese concentrate già nel numero di cinque nel vecchio abitato, in una Monopoli in continua espansione, Mons. Nicola Monterisi, Vescovo della Diocesi, nel 1919, su concessione di un decreto reale dello stesso anno, trasferì il titolo della Parocchia del SS. Salvatore nella chiesa di S. Antonio. Si tratta dell’ex chiesa conventuale dei minori Osservanti che, dopo la cacciata dei frati, nel 1853, fu consegnata dal Demanio al Comune con il largo del Convento, in passato utilizzato come piazza d’armi per le esercitazioni militari; oggi è stato trasformato in giardino pubblico,  dove si trova un cippo in ricordo del celebre musicista monopolitano Orazio Fiume (1908-1976).

 

 

Piazza S. Antonio, 32 MONOPOLI

 

L’interno della chiesa è ad unica navata con cappelle laterali al cui corredo concorsero le più facoltose famiglie monopolitane che costruirono altari, commissionarono dipinti, eressero sepolcri marmorei. La prima a destra è conosciuta come Cappella Piccigalli; segue la Cappella Cortes, famiglia d’origini spagnole, in successione la Cappella Palmieri. In essa è conservata la tela di “S. Antonio”, opera di Costantino da Monopoli ed una statua processionale. La quarta Cappella è dedicata a S. Pasquale Baylon , ricordato da una statua lignea di Nicola Antonio Brudaglio. L’ ultima è denominata Cappella Sforza. Sull’altro lato vi sono le Cappelle Ghezzi, la Cappella della Passione che accoglie una scultura di legno del 500, la Cappella Taveri, la Cappella Isplues, altra famiglia originaria della Spagna. Nel presbiterio si trova un dipinto cinquecentesco di scuola veneziana raffigurante la “ Madonna delle Grazie” alla quale la chiesa era dedicata in origine e due tele raffiguranti l’Adorazione dei Magi e la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta.

Nella chiesa, di notevole importanza è certamente la tela, raffigurante S. Antonio, di Costantino da Monopoli. Durante la prima guerra mondiale, in seguito ad un bombardamento da parte di una nave austriaca, il campanile fu in parte distrutto, ma ancora oggi fa bella mostra di sé grazie all’ opera di riedificazione voluta dal parroco dell’epoca, Don Vito Bini.

 

Chiesa di San Pietro

Da piazza Palmieri, costeggiando la chiesa di S. Teresa, si giunge alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo. Originariamente denominata SS. Pietro e Bartolomeo, fu poi dedicata, nell’ anno 1000, ai SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Nel 1573 il vescovo Alfonso Alvarez la nominò parrocchia e il titolo le restò fino al primo novecento insieme alla fama di chiesa più aristocratica del paese, considerata la frequentazione di nobili famiglie. Indagini archeologiche hanno portato alla luce altre tracce del già menzionato villaggio protostorico, su cui fu edificata una prima chiesa absidata, altomedievale, e, a breve distanza di tempo, una seconda dalle stesse caratteristiche architettoniche.
L’edificio attuale dovrebbe risalire al XVIII, anche se la facciata è cinquecentesca. L’interno presenta tre navate con cinque arcate e cinque colonne per navata. Un prezioso organo barocco, realizzato da Felice Scala nel 1737, in seguito ai danni subiti dalla chiesa durante il terremoto del 1980 fu smontato e trasferito altrove. Il suo campanile conserva il piedistallo romanico.
Dopo varie riedificazioni, fu chiusa definitivamente al culto nel 1955. Delle sue opere ci restano ancora una tela di S. Pietro crocifisso, oggi conservata nella chiesa di S. Teresa; una piccola icona della Madonna della Madia ed una raccolta di manoscritti di Leonardo Cirulli detta “Selva d’Oro”, custodito nell’Archivio Unico Diocesano.

 

Via S. Teresa, MONOPOLI

Chiesa di Santa Maria Amalfitana

Gli storici locali, sulla scorta di notizie fornite dalla Cronaca di Bante Brigantino, ricordano un voto soddisfatto da marinai di Amalfi: narrano cioè che nel 1059 una barca di Amalfi stava per naufragare; i marinai si rivolsero alla Vergine, perché li salvasse dal pericolo. Scampati dal naufragio, vollero dedicare alla Madonna quella cripta su cui fu edificata la Chiesa di S. Maria degli Amalfitani.
La chiesa superiore fu costruita dagli Amalfitani nella prima metà del XII secolo, cioè nel periodo della fioritura ed espansione della potenza economica di Amalfi che possedeva conventi e fondazioni religiose non solo a Monopoli.
La chiesa, tutta in muratura, è divisa in tre navate, la centrale più larga delle laterali che terminano in tre absidi semicircolari; le due absidiole laterali furono sconquassate da fabbricati addossati e furono rielaborate negli interventi del 1932. L’esterno dell’abside centrale, salvo qualche deterioramento, mostra originalmente l’impronta architettonica e decorativa del XII secolo.
Con i lavori iniziati nel 1932 vennero tolte alla chiesa tutte le strutture barocche riportandola,così, al suo aspetto antico. La struttura originaria della chiesa era di tipo basilicale di derivazione paleocristiana. 

 

Vico Amalfitana, MONOPOLI

Telefono: +39  0809303059

 

 

La chiesa ha tre navate. Dalla navata destra si scende nella grotta basiliana, forse la stessa che fu il santuario primitivo degli Amalfitani, ridotto poi a sepolcreto e fossa comune in tempi di pestilenze e di mortalità diffusa. Dalla navata sinistra , in fondo si esce nel cortile delle absidi . 
Una serie di archi slanciati lega le colonne una all'altra.Tutti i capitelli rispecchiano la forma tradizionale propria del romanico. Dell’altare non rimane più nulla, perché fu demolito nel 1500.L’Altare che oggi si vede  è recente del celebre mastro marmoraro Nicolò Lamberti.
Attualmente, oltre alle attività d culto, nella chiesa sono spesso allestite mostre di pittura o fotografia, e concerti di musica classica.

Chiesa di San Salvatore

Il luogo in cui sorge la chiesa di San Salvatore in Pittaggio Pinnae, avrebbe una storia che va dal periodo paleocristiano (secoli III-IV) fino al 1921, epoca in cui fu quasi abbandonata per il trasferimento della sede parrocchiale nella summenzionata chiesa di Sant'Antonio da Padova. Secondo il Nardelli la chiesa sarebbe stata addirittura costruita con l'aiuto dell'imperatore Costantino il Grande nel 313, e adduce come prova il ritrovamento, nel 1711, di alcune monete con la sua effigie nelle fondamenta dell'edificio. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito vari e sostanziali ritocchi, ma nel 1707, per opera del parroco Francesco Pittore, furono iniziati i lavori più importanti di ampliamento e restauro tanto che fu ricostruita buona parte della chiesa e del campanile. L'opera di ristrutturazione fu affidata all'ingegnere Pietro Magarelli di Molfetta (che lavorò in seguito anche alla costruzione della Cattedrale di Monopoli); fu consacrata dal Vescovo Antonio Sacchi i primi di maggio del 1729, come ricorda una lapide posta al di sopra di una porta interna della navata sinistra.

 

Largo S. Salvatore, MONOPOLI

Chiesa di Santa Maria del Suffragio o Della Natività di Maria

In via Argento sorge la chiesa di Santa Maria del Suffragio, più comunemente nota come il Purgatorio, dei primi anni del Settecento, con una porta a scomparti lignei e una rappresentazione geometrica, concettuale, del Trionfo della Morte. I pannelli della porta individuano e oggettualizzano, nella zona superiore, gli emblemi del potere e, nel basso, gli strumenti del lavoro. A spianare e a far diventare orizzontale la piramide sociale è la morte, effigiata nei due scheletri centrali, che sono l’uno lo specchio dell’altro, e invitano perciò ad indovinare, data l’importanza che il mondo gli conferisce, chi ebbe di loro due la sorte, in vita, di reggere la corona di re o il cappello di cardinale, e chi di sopportare, con il peso della zappa, quello, ancora più grave, della povertà.

 

Via Argento, MONOPOLI

 

La chiesa ha forma di croce latina con cinque altari di cui quello maggiore in stile barocco classico, in pietra leccese. Nel giardinetto della sacrestia una scalinata conduce ad una cripta, un sepolcreto sotterraneo, pertinenza della chiese ed in cui erano seppelliti i confratelli ed i loro parenti più stretti. All’ interno, in alcune teche, sono conservati scheletri di confratelli deceduti nel XVIII e XIX secolo. Sull’altare maggiore è conservata la tela del napoletano Paolo De Matteis, raffigurante la Madonna del Carmine.

Chiesa e Convento di San Nicola in Pinna

La Chiesa di S. Nicola de Pinna, o in Pinna si trova nei sotterranei del Castello Carlo V e fu probabilmente fondata nel IX - X secolo circa dal monopolitano Sàssone (figlio di Caloleone). Questi, già sposato e poi, probabilmente rimasto vedovo, decise di tosarsi la chioma per diventare monaco ed  andare in monastero.
In un documento (Syllabus graec. membranarum etc., Napoli, 1865; Docum. XLII del 1054), il Monastero è intitolato “al Santo nostro Padre ed Arcivescovo Nicola”, - ed è situato dentro la città di Monopoli nel luogo chiamato il Promontorio”.
San Nicola in Pinna o de Pinna era allora appellativo comune della punta o promontorio terminale della penisola, su cui sorgeva Monopoli antica, e diede il nome di “pittagio” (quartiere) della Penna al rione che lo circondava. Sassone rese libero il Monastero da ogni eventuale diritto ereditario di proprietà che potevano rivendicare i suoi figli e per questo, egli redasse e depositò nel Monastero “un instrumento di libertà”.
Una volta morto Sassone, però, i suoi figli iniziarono a rivendicare il diritto di proprietà, non tenendo in alcun conto la volontà e il mandato del padre. Gli eredi successivi decisero a loro volta, attraverso un atto pubblico e - “orribili giuramenti, imprecazioni ed usuali multe”, - a non rivendicare più il Monastero e i suoi beni, che - “dovevano rimanere propriamente dei loro genitori.”  

 

MONOPOLI

 

La Chiesa quindi, era sicuramente parte di un cenobio basiliano: consta di un’unica navata con abside e cupola centrale. Si può notare, inoltre, l’ambiente cisterna, ricavato dalle mura preesistenti e la porta ad arco. La facciata esterna sinistra, parzialmente visibile dalla zona di arrivo della scala centrale del castello, conserva la traccia dei beccatelli romanici originali. La tipologia sembra appartenere a quella delle chiese rurali del XI - XII secolo.
Nel 1054 il monastero, già ricco e famoso, riceve da Argiro, figlio di Melo di Bari, la conferma dei propri privilegi e l’autorizzazione ad estendersi su tutto il resto del promontorio. Nel 1086  e nel 1119 il conte di Conversano, Goffredo, cede alcune terre nelle mani del venerabilisi Larentis,abate del convento.
La chiesa e il convento sono citati infine, nella Bolla di Papa Bonifacio IX del 1393 ma ancor prima, nella Bolla di Papa Alessandro III del 1180, dove chiesa e convento risultano dipendenti dal vescovo di Monopoli Stefano.

Chiesa di Sant’Angelo in Francisto o Frangesto

E’ quanto resta di un monastero benedettino fondato dalla badessa Agnese e del circostante abitato.

Le rovine dell'antico casale di Francisto, che si estendeva tutto intorno alla chiesa, ha restituito molto materiale archeologico tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Da scavi archeologici sistematici, effettuati nell'estate del 2007 dall'Università di Bari (prof.ssa Gioia Bertelli) è emerso come la chiesa facesse parte di un complesso monastico posto al centro dell'antichissimo villaggio (casale), abitato senza interruzioni sin dal neolitico, per tutta l'epoca romana ed il medioevo, fino ai primi dell'anno Mille, quando fu spopolato e completamente distrutto, nel giugno del 1042 dal generale bizantino Giorgio Maniace. Le rovine del casale furono in gran parte riutilizzate negli anni 50 del secolo scorso per la realizzazione della massicciata della strada "Francisto Mare". Dell'antico abitato attualmente non rimangono che i resti murari di un edificio a nord della chiesa e una torre altomedievale a sud-ovest della stessa, di proprietà del Regio Demanio borbonico fino all'unità d'Italia.

Gli scavi hanno individuato in aderenza all'attuale chiesa, nella zona nord-est una piccola necropoli, le fondazioni di un ambiente altomedievale con resti di raffinata pavimentazione e di un'abside trilobata, nella zona sud-ovest fondazioni della parte abitativa dell'antico monastero, in corrispondenza della facciata è stata scoperta l'imboccatura ottagonale di un ambiente sotterraneo pieno di detriti lapidei.

           

 

 

 

 

 

 

Contrada Impalata, MONOPOLI

Telefono: +39 0809309038

 

La struttura, gli spazi interni e la decorazione avvicinano questa chiesa a quelle dell'Ordine Benedettinodell'XI secolo. La chiesa risale all'XI secolo, è a tre navate, tre absidi e tre cupole in asse, gravemente danneggiata con il saccheggio del 1042, fu parzialmente riedificata nella prima metà del XII secolo, con la ricostruzione della cupola di ingresso, con la realizzazione di due tombe ad arcosolio sulla facciata interna, la ricostruzione della volta della navata laterale destra e la realizzazione di affreschi.  Nel XVIII secolo fu affrescata l'abside centrale con la rappresentazione della Madonna della Madia tra S.Nicola e S.Vito. Alla fine del XVIII secolo, tra il 1777-1779, la Chiesa esisteva ancora, come attestato dalla "Cronaca Indelliana" capo VI, capitolo 18: "la Chiesa di S.Angelo di Francesto, e propriamente deve dirsi Frangestro, come si è testé notato, esiste già...". Alla fine del XIX secolo il sacro edificio era però abbandonato e in cattive condizioni; il Cap. Pietro Capitanio, proprietario della Chiesa e dei terreni circostanti, eseguì alcuni restauri e riaprì la Chiesa al culto. In quell'occasione furono modificate le pendenze delle coperture, aggiunto un piccolo campanile a vela e sostituito il portale d'ingresso.

La ricostruzione romanica della chiesa risale alla metà del XII secolo. La chiesa di Sant'Angelo in Frangesto è citata, insieme ad altre chiese di Monopoli, nella Bolla pontificia del 1180 di Papa Alessandro III al Vescovo di Monopoli Stefano. Il monastero e la chiesa furono riedificati, sulle rovine del precedente edificio a spese e sul terreno di proprietà della famiglia della Badessa Agnese, con l'autorizzazione del Vescovo di Monopoli Michele in cattedra tra il 1144 e il 1176. Nel 1181 La Badessa Agnese rivolge una supplica al Vescovo di Monopoli Stefano, successore di Michele, per la riconferma del titolo di Badessa del monastero e Chiesa di S.Angelo di Frangestro e per la riconsegna alla Diocesi della Chiesa di S.Ilario ormai in rovina. La trascrizione del documento è interamente riportata nella Cronaca Indelliana: Archivio Unico Diocesano di Monopoli. La supplica fu accolta e la Badessa Agnese fu confermata "vita sua durante" Badessa del Monastero di S.Angelo di Frangestro-

 

Chiesa di Cristo delle Zolle

Secondo la settecentesca Istoria di Monopoli di Giuseppe Indelli, la chiesa esisteva, come chiesa rupestre già nel Cinquecento, con il titolo Sant'Angelo "del Pagliarolo" o "de Pagliarolis". Il luogo sacro era inserito in una grotta e si trovava in stato di abbandono. Nel 1651 avvenne il ritrovamento ritenuto miracoloso di un Crocifisso, a seguito del quale venne eretta a partire dal 1652 una chiesa dedicata al Crocefisso del Pagliarolo o del Pagliarulo. Venne inoltre istituito un mercato che si teneva nei giorni dal 2 al 4 di maggio.

Nel 1727 i documenti della visita pastorale di Mons. Della Gatta ne riportano l'aspetto: la chiesa presentava una cupola, sorretta da quattro archi e altari sulle pareti. Il giorno festivo era il 3 maggio.

Fino alla metà del secolo scorso, la chiesa era ancora utilizzata settimanalmente per la Messa e qualche modesta funzione religiosa. Successivamente fu completamente abbandonata, invasa dalle piante anche sul tetto e divenuta tana per serpenti, ramarri e persino un gufo reale. La cripta e la chiesa, poi, venivano periodicamente allagate da un vicino torrente, la cupola cominciava a cedere e l'intera chiesa era a rischio crollo.

 

 

 

MONOPOLI

Di forme monumentali, sorge in aperta campagna, a circa due chilometri dal centro cittadino. Abbandonata per anni, oggi è usata per lo più per spettacoli teatrali.

 

 

Tra il 2004 e il 2005 Francesco Pertosa, proprietario del complesso monumentale, realizzò a proprie spese la messa in sicurezza e un restauro di massima della chiesa.

Nell'agosto del 2009 il Comune di Monopoli, con finanziamenti della Regione Puglia, progetto e Direzione Lavori dell'Arch. Domenico Capitanio, completò il restauro e realizzò il riuso del complesso monumentale, come spazio teatrale a "geometria variabile". L'interno è servito da un palcoscenico idraulico incassato nel pavimento, al centro sotto la cupola, che nel sollevarsi trascina una piattaforma di raccordo, incernierata alla retrostante e sopraelevata zona absidale. Questa soluzione permette l'utilizzo dello spazio interno, sia come teatro ottocentesco (attori nella zona absidale più alta con pubblico di fronte) che come teatro d'avanguardia (attori sulla piattaforma centrale collegata all'abside, con la possibilità di altezze variabili, col pubblico tutto intorno). La zona esterna è concepita come un teatro romano classico con gli attori che escono dalla porta della chiesa, la cui facciata costituisce la "scena" del teatro e il pubblico è posto di fronte a semicerchio.

 

Cripta di Romualdo (cripta urbana), ultimo resto della Cattedrale romanica del 1117, situata sotto l'attuale Cattedrale barocca del 1742.

 

MONOPOLI

Chiesa Rupestre di San Matteo all’Arena

La chiesa rupestre di san Matteo all’Arena si trova all’estremità meridionale del centro abitato, nel fossato della muraglia e si chiama così in quanto bagnata dal mare. Essa fa parte del gruppo delle cripte costiere, scavate non molto distanti dal mare, presso la calata “Porta Vecchia”.
Nella Bolla Pontificia del 1180, la cripta, designata con il nome di “Ecclesiam Santi Mathei de Porta Nova”, viene ricordata tra le chiese fuori mura del borgo antico.
Secondo alcuni studiosi locali, essa fu in passato un tempio dedicato a Nettuno. Lavori di restauro e di pulizia hanno di recente permesso lo studio del suo interno, anche se non sono stati individuati i tre varchi di ingresso dal lato mare. La pianta è un quadrilatero irregolare, monoabsidato.

 

 

 

Via Luigi Cadorna, MONOPOLI

Telefono: +39 0804140264

 

L’interno è a due navate, di cui la più larga si trova in corrispondenza dell’abside, spartite da pilastri. Due gradini sollevano il bema – la parte dedicata al clero – rispetto alle navate. L’altare è collocato nell’abside ed era costituito da un parallelepipedo in pietra. Il soffitto è piano e reca incisa una croce.
Non ci sono tracce purtroppo dell’ingresso originario. Anche la decorazione parietale è visibile sono in alcuni frammenti di affreschi. Tra essi, è riconoscibile un “Cristo in Croce”, dipinto nella maniera tipica cimabuesca e risalente probabilmente al XIV sec. Sull’altare principale, poi, si trova una affresco raffigurante una “Madonna con Bambino”. Interessante anche l’affresco che ritrae l’Assunzione di Maria Vergine. Infine, molto bella è la Deesis che raffigura Cristo in trono tra la Vergine e San Giovanni Battista. Ricordiamo a questo proposito che la “Deesis” – dal greco, la preghiera che la Vergine e il Battista rivolgono al Cristo per la salvezza dell’umanità – è una rappresentazione molto frequente nelle absidi delle chiese bizantine e in quelle di influenza bizantina, come le chiese rupestri basiliane. A Bisanzio, in particolare, essa è solitamente collegata ad edifici a carattere funerario.

 

Chiesa Rupestre Santa Maria della Stella

In periferia di Monopoli lungo la strada che porta ad Alberobello, in una proprietà privata e in un contesto rurale ricco di coltivazioni, sorge la chiesa rupestre di Santa Maria della Stella, una chiesa scavata nella roccia a unico vano rettangolare, divisa a metà da un pilastro e provvista di un’abside. La chiesa nel tempo ha subito rimaneggiamenti, pertanto sono presenti altari, oltre a quello centrale, non coevi ma più recenti rispetto al periodo di frequentazione medievale della chiesa.
Del medioevo non si conservano affreschi, mentre un affresco con l’immagine di una Madonna con bambino protetta in una teca con vetro si trova sull’altare centrale. Lo stile dell’affresco, infatti, fa sicuramente dedurre che si tratti di una composizione tarda rispetto ad altre pitture rupestri medievali sparse sul territorio.
Si accede in chiesa dal fianco sinistro dove c’è un piccolo portale sormontato da una lunetta; uno spazio antistante all’ entrata accoglie i fedeli durante le feste mariane, periodo in cui il tempio è molto frequentato.
A distanza, prima di giungere, è visibile il bel campanile a vela che termina con una raffinata croce litica.

 

MONOPOLI

 

 

La chiesa è aperta tutti i sabato dell'anno, e nel mese di maggio anche i giovedì.

Chiesa Anonima della Masseria Iacovella

Una caratteristica curiosa è la sua costruzione: una parete scavata in rupe, è preceduta da un’altra in muratura di tufo locale.
A nave unica, è delimitata da un arco, con funzione absidale e due nicchie laterali, il soffitto è stato rifatto a volta semicilindrica.
Purtroppo la data di escavazione ci è sconosciuta, ma la chiesetta contiene affreschi risalenti ai secoli XIII-XIV e XVI-XVII.

 

MONOPOLI

Torre San Giorgio e Chiesa Rupestre


Numerose sono le carreggiate che s’incrociano all’altezza della diurna Torre San Giorgio, in parte cancellate dalla strada moderna, tagliata nel banco di roccia. 
Alcune di esse puntano in direzione della linea di costa, dove bruscamente s’interrompono, a causa della caduta del banco roccioso. 
Sui resti viari si affaccia una chiesa rupestre medievale di intitolazione incerta, caratterizzata dalla presenza accanto alla porta di ingresso di una piccola apertura circolare impreziosita da una serie di scanalature concentriche che descrivono un rosone. Priva di affreschi, è stata rimaneggiata per uso agricolo. 
Durante il medioevo la Via Traiana mantenne la sua rilevanza militare e commerciale grazie allo sviluppo di alcuni centri abitati e alla nascita di nuovi insediamenti, anche rupestri.
La sua viabilità crebbe con le crociate e con i flussi di pellegrini che l’attraversarono nei due sensi per dirigersi verso Roma o Gerusalemme. Divenne così l’asse viario più importante per i collegamenti tra Occidente e Oriente.
Infine, in prossimità della Torre Diroccata, di cui oggi non è rimasto quasi nulla, è visibile la via Reale Borbonica, che si affianca al tracciato della Via Traiana. 

 

 

 

 

 

MONOPOLI

Chiesa e Casale rupestre dei SS Andrea e Procopio

Situato all’interno della lama dell’Assunta, l’insediamento si compone di un notevole gruppo di grotte, una delle quali adibita a luogo di culto. 
La grotta chiesa, "isolata" rispetto al resto dell’insediamento, presente un’entrata a triforium, con lapide dedicatoria scritta in latino sull’ingresso principale, e un notevole corredo di affreschi al suo interno: San Giorgio, resti di S. Antonio Abate, SS. Cosma e Damiano, S. Eligio, Deesis, S. Leonardo, Vergine in Trono, SS. Pietro e Paolo, resti di una santa regina, e una scena dell’Annunciazione.
Strutturalmente la cripta presenta la classica divisione in naos e sacro bema, separati da un transetto litoide, e un doppio abside.

 

Contrada S. Procopio, MONOPOLI

Telefono: +39 0804140264

 

 

Chiesa Rupestre dello Spirito Santo

La cripta dello Spirito Santo, una vera e propria chiesa ipogeica, è situata a Sud-Ovest della città, nei pressi del Cimitero.
All’interno è divisa in tre navate, scandite da colonne e archi a tutto sesto e chiuse da altrettante absidi.

I suoi pilastri, dotati ciascuno di un capitello differente, a motivi vegetali ed umani, articolano uno pseudo soffitto a crociera e conferiscono alla cripta un aspetto "a Basilica".
Purtroppo, anche a causa della scomparsa delle decorazioni parietali, oggi è difficile individuare la sua origine (forse risalente al secolo XII o XIII) e la sua funzione.
Tuttora, una settimana dopo Pasqua, ogni giovedì, per 7 settimane, un gruppo di fedeli percorre a piedi il tratto che va dal Cimitero alla cripta, recitando rosari e preghiere in segno di voto.

 

Contrada Santo Spirito, MONOPOLI

Chiesa della Sacra Famiglia

Nel territorio dove ora sorge la chiesa, era presente nei primi decenni del Novecento una piccola cappella utilizzata solo d'estate dalla famiglia Masulli: in seguito, dopo il trasferimento definitivo della detta famiglia nella zona, si pensò di elevare una Parrocchia: essa venne effettivamente realizzata nel 1943, grazie all'interessamento dell'allora vescovo Gustavo Bianchi. Dopo la defezione di don Ottaviano Masulli, la guida della chiesa fu affidata ai Padri Guanelliani che la tennero fino al 1953: ad essi successe il nuovo parroco, Don Gesumino Caprera, già viceparroco della Cattedrale di Monopoli che riedificò completamente la chiesa, che allora corrispondeva gli attuali locali della casa canonica.

 

Contrada Sicarico, MONOPOLI

Telefono: +39 080803351

 

Caso unico in quel di Monopoli, la chiesa ha anche un Battistero ottagonale, ispirato alle forme delle strutture simili nella città di Parma. All'interno notevole la collezione di reliquie, un tempo visibili sotto l'altare e oggi, dopo i recenti restauri e ristrutturazioni, chiuse da una pietra marmorea sempre nello stesso luogo. Presente un quadro della Sacra Famiglia, ispirato direttamente al quadro Due Trinità di Bartolomé Esteban Murillo. L'attuale parroco è il sacerdote Don Pasquale Vasta.

Chiesa di Cristo Re

La chiesa di Cristo Re fu costruita nel 1934 grazie alle donazioni e all’impegno degli abitanti dell’omonima contrada. 
Il nome della contrada Cristo Re ha subìto variazioni nel corso del tempo. Originariamente, prendeva il nome dalla masseria “Lama di Corvo”; in seguito fu denominata “Tagliamento” e solo dopo la costruzione della Statua del Cristo, avvenuta nel 1939, divenne definitivamente Cristo Re. La festa della contrada si svolge la seconda domenica di luglio.

 

Contrada Cristo Re, MONOPOLI

Telefono: +39 080803351

 

ORARIO SS MESSA:

Domenica ore 18:00

Chiesa di Maria S. Addolorata

Dedicata al culto di Maria SS. Addolorata, la chiesetta dell’Impalata prende il nome dall’omonima contrada che si estende sulle colline dell’agro monopolitano, non lontano dalla strada provinciale Castellana Grotte- Selva di Fasano. La chiesetta è stata sempre associata al nome della famiglia Buscicchio, proprietaria dell’edificio in cui è incastonata e che si occupa della sua manutenzione.

La chiesa datata 1869 costituiva parte integrante della “Masseria Argento”, che aveva origine dal nome del religioso cui apparteneva e che celebrava le funzioni religiose, l’Abate Argento. Fu proprio da quest’ultimo che la chiesa passò nelle mani dei fratelli Nicola e Michele Buscicchio che erano partiti in America in cerca di fortuna.

 

Contrada Impalata, MONOPOLI

 

Tornati nella terra natìa acquistarono masseria Argento che era in vendita insieme ai terreni circostanti. Purtroppo, però, i loro risparmi non furono sufficienti e così ripartirono per il continente americano. Grazie all’iniziativa del signor Modesto Caleprico, che propose di vendere la chiesa a tutta la popolazione della contrada, ebbe inizio una raccolta di fondi, al termine della quale per la modesta somma di 1200£ la chiesetta divenne proprietà di tutta la popolazione.

 

Chiesa Maria SS Assunta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La chiesa Maria SS. Assunta, situata nell’omonima contrada, è stata edificata nel 1970. Negli anni precedenti le celebrazioni si tenevano nella chiesetta situata all’interno della vicina masseria Colavitti. A seguito dell’ampliamento della strada statale 16, i fratelli Annese donarono il terreno per la costruzione della chiesa attuale avvenuta grazie ai lavori e alle donazioni da parte  dei fedeli. Tra queste, fondamentale è stata la donazione di un gruppo di abitanti della contrada emigrati in America, che scamparono ad un crollo all'interno di una miniera a New York nel 1913.
All’interno della chiesa si trova l’affresco della Vergine Maria realizzato dall’artista locale Stefano Candela. Attualmente, il Comitato è in attesa di ulteriori ampliamenti della chiesa.
L’ultima domenica di agosto ricorre la festa di Maria SS. Assunta.

 

Contrada l’Assunta, MONOPOLI

Telefono: +39 080742253

Chiesa di Santa Maria Immacolata

 

 

 

 

 

 

 

 Dedicata a Maria SS. Immacolata, la chiesa di Gorgofreddo fu costruita nei primi anni venti, grazie all’iniziativa e all’impegno degli abitanti del posto.
La festa della contrada che solitamente si svolgeva  nella terza domenica di settembre, è stata ora spostata nella seconda domenica di agosto.

 

Contrada Gorgofreddo, MONOPOLI

Chiesa di San Gerardo

La chiesetta di S. Gerardo sorge nell’omonima contrada. La sua costruzione risale al 1909. 
Nella metà del mese di settembre, in onore del santo, protettore delle donne in gravidanza e dei bambini, si tiene la festa della contrada. In questa settimana si tengono numerose celebrazioni che si concludono poi con la sagra del panzerotto.

 

Contrada San Gerardo, MONOPOLI

Telefono: +39 080803598

 

ORARIO SS MESSA:

Domenica ore 11:00

Chiesa di San Marco

In contrada Zingarello, la meno popolata di Monopoli e situata al confine con il territorio di Castellana, si trova la chiesetta di S. Marco Evangelista, edificata a fine 1800. A causa dello scarso numero di sacerdoti, ha perso il titolo di Parrocchia acquisito nel 1944. Nel 1949, la chiesa ha subìto un allargamento, con l’aggiunta del transetto e della zona adibita ad altare centrale. La chiesa è stata ristrutturata e viene curata grazie all’impegno della gente della contrada, che negli ultimi anni è stata rivitalizzata e rivalutata grazie all’Associazione “ In-Contrada”, che ogni anno organizza rassegne culturali, artistiche e musicali volte alla promozione di artisti locali e di fama nazionale.

La festa della contrada viene organizzata nel fine settimana successivo al Ferragosto con cerimonie religiose e con la Sagra della frittella e della zampina.

 

Contrada Zingarello, MONOPOLI

 

ORARIO SS MESSA:

Domenica ore 08:30

Chiesa di San Michele in Frangesto

La chiesa di S. Michele in Frangesto si trova nella vecchia strada “panoramica” che da Monopoli conduce alla Selva di Fasano, in località Loggia di Pilato. Per alcuni storici, la struttura era un antico casale ma stando alla Bolla di Papa Alessandro III era parte di un monastero femminile, costruito sui terreni di una badessa intorno alla metà del XII secolo. Il suo nome proviene dall’ arcangelo e dal vescovo Michele che la benedì in un anno del suo lungo episcopato tra il 1144 e il 1176.
La chiesa è in stile romanico pugliese. L’interno è diviso in tre navate; le due laterali terminano con una volte a botte; quella centrale con una volte a botte e due cupole ellittiche. Mentre le absidi sono molto evidenti sia all’ interno che all’esterno, le cupole, invece, sono contenute nelle due falde della copertura. Oltre all’ingresso, due monofore sulle absidi delle navate laterali ed un oculo sulla ghiera dell’abside centrale costituiscono le uniche fonti di illuminazione, che garantiscono un’equilibrata distribuzione luminosa. Un portale arco lunato, oggi murato, si apriva sulla parete settentrionale. Tracce di intonaco dipinto dimostrano che le pareti erano affrescate. Esternamente la chiesetta rupestre colpisce per un piccolo campanile a vela e per la luminosità dell’intonaco bianco, immersa in un agro incontaminato.

 

Contrada Impalata, MONOPOLI

Telefono: +39 0809309038

Chiesa di Santa Lucia

Esigue fonti non ci offrono la possibilità di ricostruire un profilo più ampio di questa chiesa. La nascita sembra legata al fatto che a Santa Lucia era già dedicata in loco un’antica cripta con casale, sulla quale nel 1895 fu innalzata l’ attuale chiesa di Santa Lucia nell’ abitato nuovo.
Di questa nuova edificazione ci parla anche Olivieri in un paragrafo firmato dall’ allora presidente della confraternita Stefano Aversa. Qui si fa esplicita menzione di alcuni signori che nel 1895, di comune accordo, con l’ aiuto economico e materiale di devoti cittadini, edificarono dalle fondamenta la nuova chiesa sulla predetta antica grotta dedicata alla Vergine e Martire. La chiesa a forma rettangolare, possiede 5 altari e un discreto quadro della Santa, di autore ignoto, sul secondo altare sulla destra.
Questa chiesa è dedicata alla giovane Lucia che venne martirizzata a Siracusa durante le persecuzioni di Diocleziano. Come chiarisce lo studioso di tradizioni popolari Alfredo Cattabiani ( Calendario , Le Feste, i Miti, le Leggende e i riti dell’ anno), la data del 13 Dicembre, giorno della sua morte, “che nella prima metà del XIV secolo coincideva con il solstizio d’ inverno a causa dello sfasamento tra anno solare e calendario giuliano, contribuì a fissare definitivamente le funzioni della santa nella tradizione popolare”. In effetti, il solstizio d’ inverno, prima della riforma del calendario(1582), era assai più vicino al 13 dicembre di quanto non lo sia oggi.

 

Contrada Santa Lucia, MONOPOLI

Telefono: +39 080742858

Santuario di Maria Santissima Regina del Mondo

 La prima chiesa, costruita nel 1911 con mezzi di fortuna, era piuttosto insicura.
Il 9 gennaio 1929 nacque la parrocchia, dedicata a S. Raffaele Arcangelo; una comunità di circa duemila fedeli sparsi nelle contrade circostanti.
Purtroppo, la notte del 4 febbraio 1942, la pericolante chiesa crollò e il seguente 11 ottobre, il Parroco pro tempore, Mons. Cosimo Tartarelli, pose la prima pietra della nuova chiesa, edificata su un suolo donato dalla famiglia Nistrio Francesco, dedicata a Maria Vergine come voto per l’incolumità di Monopoli durante la guerra.
Per accelerare i tempi del completamento del tempio, il Parroco si recò più volte negli Stati Uniti d’America per sensibilizzare i concittadini emigrati, tornando sempre molto ottimista.
Ai lavori parteciparono circa 50 monopolitani ed il 9 giugno del 1950 fu solennemente consacrata la nuova chiesa.
Nel settembre del '52, Mons. Carlo Ferrari benedisse 5 statue in pietra, a grandezza naturale, che ornano il prospetto.
Si tratta delle raffigurazioni dell’Assunta, dell’Arcangelo Michele, di S. Nicola di Bari e dei SS. Medici Cosma e Damiano.
Il 19 agosto del 1979 venne benedetta l’immagine di Maria Vergine.
Attualmente la chiesa, a 400 metri di altitudine sulla ridente collina, è meta di pellegrinaggi poiché, grazie ad un decreto vescovile del 1983, è stata elevata a titolo di Santuario diocesano.
Da segnalare, per il giorno dell’Epifania (6 gennaio), la Sacra rappresentazione dell’adorazione dei Magi, impersonati da gente del luogo.

 

Contrada Antonelli, MONOPOLI

Telefono: +39 080690122

Altre chiese dell'agro non risultano aperte al culto in quanto cappelle private, di solito dedicate alla Madonna della Madia. Altre chiese rurali sono parte di masserie: alcune risultano distrutte, altre dismesse. MONOPOLI

N

Chiesa di Santa Maria di Barsento

La costruzione si erge in posizione dominante su un promontorio affacciato su un canale detto "di Pirro" (440 m s.l.m.), un'ampia vallata che precede la selva di Fasano.

È una importante testimonianza dell'architettura romanica rupestre (secoli XI-XII). La chiesa attesta l’applicazione originale della pratica tradizionale delle costruzioni in pietra a secco alle forme dell'architettura religiosa.

La chiesa sorge in un territorio le cui testimonianze risalgono all'età del bronzo. L'abbazia fu edificata in posizione strategica, sulla sommità di una collina che domina un'ampia vallata, segnata dalle vie di comunicazione che ponevano in collegamento l’area adriatica con quella ionica, lungo quelle "vie istmiche" che congiungono lo Ionio con l'Adriatico, dalle terre di Taranto a quelle di Bari e Monopoli.

Qui vi si era sviluppato in origine un abitato capannicolo preistorico, dal quale a seguito di indagini archeologiche è emersa ceramica di imapasto. Sono stati riscontrati inoltre frammenti di intonaco di capanna, frammenti di anfore, terra sigillata e ceramica invetriata.

Il luogo è stato quindi abitato da popolazioni messapiche, come suggerisce l'origine linguistica del toponimo (derivato del composto tra "barza", alto, ed "entum", che è, letteralmente "luogo che si trova in alto").

In una dolina nei dintorni sono stati rinvenuti resti di una fattoria romana (III secolo a.C.-I secolo), mentre nella Grotta della Madonna sono state rivenute, stando a fonti orali, monete romane.

Nel medioevo la chiesa ha ospitato una comunità monastica (clerici barsentani in un documento medievale) attorno alla quale si è sviluppata una consistente comunità rurale sin dall'XI secolo riunita nell'omonimo casale. Un vasto sepolcreto medievale è venuto alla luce alle spalle della chiesa, dal quale sono emersi i resti di maschi adulti e bambini, ma anche donne, sui quali sono stati riscontrati segni di interventi chirurgici (probabile indizio della pratica della farmacopea presso la comunità monastica). Varie sepolture sono state ritrovate anche all'interno della chiesa. La vita della comunità si snodava lungo i collegamenti precedentemente accennati costituiti da una via tarantina, che partendo da Taranto giungeva a Monopoli passando per Barsento, e da una via barsentana, che da Bari giungeva a Taranto passando per Norba e Barsento, di cui si ha attestazione in un documento del 1115.

 

NOCI

 

La chiesa abbaziale di Barsento fu fatta costruire secondo la storiografia locale da un ordine di sant'Equizio abate su volere della madre di papa Gregorio Magno, Santa Silvia, nel 591.

La presenza di un elemento autoctono pre-romanico, ossia l'architettura dei trulli e la copertura a chiancarelle, ha fatto supporre allo studioso Franscesco D'Andria che l'origine della chiesa fosse da far risalire alla dominazione longobarda (fine VIII-inizi IX secolo). Altri studiosi confermano questa tesi, mentre Gioia Bertelli, la cui tesi è la comunemente più accettata, rinvenendo nella chiesa elementi del periodo romanico, ha dilatato l'epoca di edificazione ai secoli XI-XII (sottolineando che il monumento non presenta alcuna caratteristica architettonica tale da farlo ritenere una costruzione realizzata nell'alto Medioevo). La chiesa non sarebbe stata costruita in epoca longobarda e l’ampliamento a tre navate dovrebbe essere avvenuto nell'XI-XII secolo.

La chiesa ha un impianto irregolare, a tre navate concluse da absidi di diversa ampiezza e con volte a botte sostenute da pilastri di dimensioni differenti. In origine l'assetto della chiesa doveva essere ad aula unica o binavato (la terza navata si sarebbe aggiunta in seguito), con tetto a falde e con un unico abside. Il protiro sarebbe stato realizzato successivamente (XV secolo), così come il campanile a vela posto sulla cuspide della chiesa. La pavimentazione era realizzata a lastrine, poi coperta da un pavimento a chiache. Al di sotto dello strato del pavimento è stato ritrovato un elemento datante, ovvero un follis bizantino dell’XI secolo, nonché resti di lastre con sopra incise due tabulae lusorie.

Gli affreschi alle spalle dell'altare, databili anch'essi attorno all'XI-XII secolo (con aggiunte anche successive), confermano la datazione suggerita da Bertelli e le testimonianze archeologiche. Nell'abside centrale si trova una raffigurazione di una Deesis, mentre in quella di destra vi è rappresentato un Cristo pantocratore. I tre absidi del lato nord-est presentano esternamente una copertura semiconica realizzata anch'essa a chiancarelle.

L'attuale conformazione, derivata da un innalzamento delle volte e dalla sostituzione dell'originale tetto a capriate lignee in coperture a spioventi, risale ai lavori di consolidamento settecenteschi.

 

Convento dei Cappuccini

Il Convento dei Cappuccini sorse una decina d’anni dopo quello domenicano, nella parte opposta del paese. La chiesa e il convento furono edificati nel 1588 grazie all’impegno del cappuccino Padre Cherubino.

Per la sua costruzione si impiegarono reperti archeologici e materiale calcareo provenienti dall’antico casale di Casaboli. Il convento fu soppresso nel 1866 e il suo fabbricato insieme alla chiesa, il giardino e gli arredi sacri, furono concessi e consegnati al Comune di Noci.

La chiesa, ora dedicata al Santissimo Nome di Gesù, nonostante i numerosi rifacimenti (in particolare quello degli anni ‘50), ha conservato la sua struttura originaria di una navata centrale con una laterale destra molto bassa e comunicante con la principale attraverso un ordine di tre archi. Nel catino dell'abside è collocato un mosaico, realizzato su disegno del pittore Enrico Gaudenti, raffigurante il Bambino Gesù con due angeli ai lati. In fondo alla piccola navata laterale è collocata la singolare cappella “grotta” dedicata alla Madonna di Lourdes, ricavata dai locali della vecchia sacrestia e costruita nel 1946 con pietra locale e autentiche stalattiti provenienti dalle grotte di Gemmabella e impreziosita dai graffiti murali del pittore Ciotti.

 

 

Via Cappuccini, 2 NOCI

Telefono: +39 0804977069

E-Mail: santissimonome.noci@gmail.com

 

A partire dal 2007, i locali dell'ex convento ospitano la Biblioteca Comunale intitolata a Monsignor Anastasio Amatulli, già parroco della chiesa del Santissimo Nome di Gesù.

 

Chiesa S. Maria della Natività

Ubicata nella piazza più importante dell’antico borgo di Noci, la Chiesa Madre Santa Maria della Natività, edificata prima del 1180, rappresenta, di fatto, il primo luogo di culto presente sul territorio comunale. La tradizione locale vuole che la chiesa fu costruita sotto un noce, nel luogo esatto dove la Madonna della Natività apparve a Filippo I D’Angiò, principe di Taranto, proteggendolo da un temporale.

Dell’antica chiesa, realizzata in stile gotico, resta solo un frammento nella Cappella della Trinità; quella che oggi appare ai visitatori è una chiesa madre completamente diversa. Nel corso dei secoli, infatti, l’edificio è stato sottoposto a una serie di interventi promossi dalle nobili famiglie che gradualmente hanno esercitato il loro potere sul feudo.

Sulla facciata, rifatta nel XIX secolo, quello che emerge è sicuramente il portale che rimanda a esempi abruzzesi: sull’architrave si legge ancora la data 1470 e i nomi dei due illustri committenti, il Conte Acquaviva D’Aragona e sua moglie Caterina del Balzo Orsini. Il rosone fu presumibilmente realizzato dallo stesso artista, mentre l’attuale campanile risale al 1758.

L’interno della chiesa è a tre navate. Di particolare interesse artistico è la Cappella della Trinità, dove è stato riportato alla luce un ciclo pittorico, e una pala d’altare del XVI secolo, attribuita allo scultore pugliese Nuzzo Barba, che presenta la Madonna in trono che adora il Bambino nel riquadro centrale e nelle nicchie laterali gli otto Santi, tra cui San Rocco, protettore di Noci. La Cappella della Vergine di Loreto, conserva la Madonna in trono col Bambino del 1505, opera di Stefano da Putignano. 

 

Piazza Plebiscito, 16 NOCI

Telefono: +39 0804977441

 

 

Abbazia Madonna della Scala

L’abbazia, che appartiene alla congregazione sublacense, è l’unico monastero benedettino maschile in Puglia. Fu fondata nel 1930 dall’abate Emanuele Caronti il quale poté edificare l’intero complesso sui terreni donati dalla contessa Laura Lenti, una benefattrice che aveva ereditato dal papà Oronzo l’intera proprietà, compresa una grande villa con annesso giardino.

Quella amena collina a 500 metri di altitudine, distante quasi 5 chilometri da Noci, risulta indicata già dall’antica cartografia con la denominazione “Madonna della Scala”. Lì, infatti, da secoli sorgeva una chiesina romanica, oggi inglobata nella nuova grande abbazia, i cui lavori cominciarono nel 1952 e terminarono due anni dopo. Per quella chiesina il pittore fiorentino Ernesto Bellandi, su commissione di Oronzo Lenti, dipinse nel 1900 una tela su cui riprodusse l’effigie della Madonna, collocata ai piedi di una scala che sale verso il cielo, con in braccio Gesù Bambino nell’atto di farle una carezza. Un’opera d’arte che ora si trova nella cappella interna del monastero, mentre nella chiesa abbaziale esiste un mosaico che riproduce la tela con alcune varianti. L’immagine indica il ruolo che ha Maria nel farsi “scala” verso il Paradiso per chi si affida a lei.

 

Via Zona B, 58 NOCI

La portineria è aperta secondo i seguenti orari

Dal lunedì al Venerdì: 8:15 - 12:00; 16:45 - 18:15; 19:15 - 19:45

Sabato: 8:15 - 11:45; 16:45 - 19:30

Domenica: 8:15 - 10:45; 18:00 - 19:30

 

E risponde ai seguenti numeri telefonici

0804975839 (anche fax); 0804975838; 3460235123; 3460223452

 

 

La chiesa è aperta dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 20. Messe: domenica e festivi alle 9, 11 e 18.30. Feriali: 18.30. Il monastero non è visitabile dai turisti. Si può accedere all’interno solo per fruire della biblioteca.

Santuario della Madonna della Croce


La chiesa-santuario,  fu fondata nel 1483 dai coniugi Pasquale Giannotta e Cecca De Nigris. L’origine è strettamente legata al culto della Madonna della Croce, effigiata nell’affresco che, secondo la tradizione, i due coniugi rinvengono sul fondo di una grotta esistente in un boschetto adiacente alla chiesa. Il culto si diffonde ben presto oltre i confini di Noci, per le molteplici grazie concesse dalla Madonna, e il piccolo santuario diviene ben presto meta di pellegrinaggio tanto che nella prima metà del XVII secolo, l’affresco miracoloso è considerato una delle sette icone maggiormente venerate della Puglia. La struttura originaria dell’edificio ha subito molteplici ampliamenti: al 1785, come ricorda la lapide posta sull’arco trionfale risalgono i lavori inerenti alla cupola, oggi in chiancarelle (formata da pietre piatte, inclinate e sovrapposte l’una all’altra, secondo la tecnica della costruzione dei trulli). Nel 1887, il Marchese De Luca Resta, finanzia l’ampliamento dell’edificio e l’erezione di due altari dedicati rispettivamente a San Nicola e San Vincenzo. L’effige miracolosa, che oggi impreziosisce l’altare maggiore ha subito vari ritocchi fino a essere completamente trasformata nei lineamenti e nel panneggio. Il primo intervento risale al XIX secolo; seguono un rifacimento nel 1959 e un ultimo recente restauro che ha riconsegnato l’affresco originale. I nocesi, continuano a mostrare, ancora oggi, grande devozione verso la Madonna della Croce, patrona di Noci, solennemente festeggiata il tre maggio, quando una copia dell’effige, viene portata in processione, dal santuario alla chiesa madre, dove rimane esposta per tutto il mese mariano, fino all’ultimo giorno di maggio, quando il quadro viene riconsegnato al santuario.  Al culto della Madonna si ricollega il rito terapeutico dei bambini affetti da ernia. In passato, infatti, l’ernia infantile era denominata “il guaio della Madonna” e la mattina del tre maggio si svolgeva nel bosco adiacente alla chiesa il rito o terapia della guarigione: si faceva passare per tre volte il bambino malato all’interno di un giovane ramo di quercia precedentemente tagliato in senso longitudinale ma non staccato dall’albero. Se l’anno successivo, il ramo non fosse seccato, il bambino era considerato guarito.

 

Strada Provinciale 116 per Castellaneta, NOCI

 

Aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 20:00. Accessibile anche per i diversamente abili. Il 3 maggio grande festa campestre con processione devozionale.

 

 

Chiesa di Santa Maria della Pace

La Chiesa Madre dedicata a Santa Maria della Pace. Tra gli elementi esterni della struttura, in stile romanico-pugliese, degni di nota sono i due splendidi portali centinati, racchiusi da cornici scolpite, che arricchiscono la facciata, e l’imponente torre campanaria sul lato sinistro di ben 33 metri di altezza. Nel bellissimo interno a tre navate invece sono contenute molte opere d’arte sacra di grande valore, tra  cui si ricordano: l’altare maggiore in marmo, impreziosito dall’immagine della Madonna della Pace, realizzata dall’artista Umberto Colonna; il pregevole Crocifisso in legno policromo, opera risalente al Quattrocento; l’affresco in stile bizantino di San Giovanni Evangelista; la cappella del SS. Rosario, edificata a celebrazione della battaglia di Lepanto, introdotta da due pilastri in cui sono scolpite le immagini di due soldati dell’epoca; un antico ciborio realizzato in pietra leccese; e il sontuoso coro in massello di noce datato 1544.

Via Madre Chiesa NOICATTARO

Telefono: (+39) 080 4782196

E-Mail: santamariadellapace@libero.it

smpace.noicattaro@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale ore 07:00

Festivo ore 07:30 – 09:30 – 11:00 – 18:00

 

Estate

Feriale ore 07:00
Festivo ore 07:30 – 09:30 – 11:00 – 19:00

 

 

Chiesa di Santa Maria del Carmine

Ubicata in fondo alla strada omonima, all'esterno delle mura che delimitavano il borgo antico, fu edificata in stile barocco fra il 1587 e il 1636 insieme all'annesso ex convento dei Carmelitani.

La costruzione fu voluta dalla prima duchessa di Noja, Isabella Pappacoda, moglie di Pompeo I Carafa, che donò la preesistente Cappella di San Rocco con i circostanti terreni, sui quali i Carmelitani edificarono la Chiesa, il Convento e l'aia recintata in pietra.

Il porticato si apre con la facciata costituita da quattro paratie. Ai lati del finestrone centrale ci sono due nicchie che accolgono due santi carmelitani. Il portale d'ingresso è sovrastato da una lunetta su cui è affrescata la Madonna del Carmine. Entrando si ammira subito l'architettura sfarzosa del barocco. Sull'altare centrale settecentesco vi è il quadro della Madonna del Carmine attribuito all'artista fiammingo Dirck Hendricksz Centen, noto come Teodoro d'Errico. Esso è sovrastato da un'altra tela raffigurante la Sacra Famiglia su cui i pareri critici oscillano tra una restituzione a Fabrizio Santafede e una a Decio Tramontano. Da apprezzare anche gli affreschi e le tele delle cappelle laterali, e i due dipinti a fresco rinvenuti nel 2005 in due grandi nicchie sulla parete di fondo della sagrestia, raffiguranti San Donato vescovo e San Pietro apostolo.

Via Carmine 99, NOICATTARO

Telefono: (+39) 080 4782240

E-Mail:
smcarmine.noicattaro@arcidiocesibaribitonto.it

 

Il campanile, uno dei più alti della provincia, fu aggiunto alla chiesa nel 1668. Esso si divideva in tre ordini: sul secondo troncone, in corrispondenza della cella campanaria, era situata la statua in pietra di Sant'Irene, invocata dai nojani contro i violenti temporali  ("Sand'Irain, livn' da ogni pain" - "Sant'Irene liberaci da ogni pena"), il terzo ed ultimo ordine culminava con un tetto a cipolla.

La sera del 5 giugno 1910 venne danneggiato da un potente fulmine e successivamente i due tronconi superiori non furono mai più restaurati e vennero abbattuti; sino ad allora fu "a ceim' d' Nào" (la cima di Noicàttaro), cioè la più alta costruzione del paese. Oggi resta solo il primo troncone della costruzione originaria.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale ore 07:30 – 18:30

Festivo ore 08:00 – 09:30 – 11:00 – 18:30

 

Estate

Feriale ore 07:30 – 19:00
Festivo ore 08:00 – 09:30 – 11:00 – 19:00

 

Chiesa della Madonna della Lama

La chiesa fu costruita nel 1611 fuori dell'abitato, all'estrema periferia del paese, sul ciglio del letto torrentizio della Lama San Giorgio. Nel 1845 alla chiesa fu affiancato il cimitero comunale utilizzato sino ai primi del Novecento e poi abbattuto nel 1940 per far posto ai Padri Agostiniani che vi hanno costruito accanto un loro convento. La struttura contiene attualmente un Istituto Psico- medico-pedagogico, intitolato alla memoria di Marisa e Franco Divella. La facciata e' divisa in tre scomparti da lesene, su quella laterale destra e' incisa la data -1611- della costruzione, sulla base di una molto piu' antica cappella rurale.

La chiesa è nota non solo per essere sede del convento Agostiniano ma è anche fulcro dei riti della Settimana Santa; qui infatti sono custoditi i 10 simulacri in cartapesta leccese di fine Ottocento raffiguranti i vari momenti della Passione di Gesù Cristo.

NOICATTARO

 

Ha tre navate con pilastri congiunti da archi a tutto sesto, ornati da ricche decorazioni in gesso. La volta a botte e' solcata da vele che formano lunette nelle quali si aprono finestre sagomate in stile barocco. Nelle due navate laterali, li' dove sorgono gli altari, sono conservati i dipinti su tela del pittore nojano Giuseppe De Mattia che opero' nell'ambiente tra gli anni 1829 ed il 186

Questa chiesa che ospita la Congrega della "Morte e Passione di Cristo" e' custode e continuatrice dei riti che da tempo, non storicamente accertato, ma sicuramente molto lontano, vengono celebrati con profonda devozione dal popolo nojano in occasione della Settimana Santa. Di qui, attraversando il ponte, che sovrasta la lama e separa dal centro abitato, partono le peregrinazioni dei "crociferi".

Sono gli incappucciati flagellanti, che in atto penitenziale, col volto coperto, scalzi e trascinando alla caviglia il flagello di una catena di ferro, portano il peso di una croce durante la visita "ai santi sepolcri" e le meste processioni. Il loro anonimo sacrificio crea profonde suggestioni, specialmente di notte ed attesta una religiosita' popolare, forse un po' primordiale, ma di sicuro sentita nel rispetto di ataviche tradizioni.

Chiesa dei Cappuccini

La Chiesa dei Cappuccini sorse intorno al 1589, insieme all’attiguo ex convento, su una collinetta a circa 200 metri dal paese, in piena campagna.

Il luogo eretto dai frati Cappuccini, la cui Protettrice è la Madonna della Consolazione, viene dedicato inizialmente a S. Francesco e strutturato secondo la costumanza francescana. La Chiesa, quindi, venne costruita con materiale povero e nella sua essenzialità era costituita da un piccolo portico, un chiostro col pozzo, un refettorio, un minuscolo giardino e un campanile.

Successivamente venne dedicata all’Immacolata. Ma da lì a poco a poco, come la strada, anche la stessa Chiesa venne chiamata “dei Cappuccini”, anche per distinguerla dalla chiesa dell’Immacolata, che intanto era sorta nei pressi della porta delle mura sulla piazza. Sull’architrave del portale d’ingresso si legge l’iscrizione latina “Vere loco iste Sanctus est 1589”, che attesta la presenza dei frati Cappuccini a Noicattaro sin dal 1589.

La chiesa si divide in tre cappelle e nelle nicchie di ognuna adesso ci sono le statue di San Francesco, Sant’Antonio ed il Cuore di Gesù.

L’altare maggiore in stile barocco, rifatto secondo le esigenze delle celebrazioni dopo il Concilio Vaticano II, è di legno. È caratterizzato da quattro colonne con capitelli e cornici, e su di esso vi è un grande quadro raffigurante l’immagine della Madonna della Consolazione dipinta su tela.

Nel 1661 i Carafa, duchi di Noja, nel sottosuolo della navata centrale impiantarono e realizzarono il sepolcro privilegiato della loro famiglia; nel transetto destro si trova invece il sepolcro della famiglia Positano.

NOICATTARO

 

Molta gente, in particolare i più poveri, si recavano ai Cappuccini per avere conforto spirituale e materiale. Infatti, la presenza dei frati Cappuccini fu di fondamentale importanza per tutto il popolo nojano. Essi furono determinanti nell’assistere in povertà e carità tutti i bisognosi, trasformarono il loro convento divenne un luogo di isolamento per tutti i malati di peste e non risparmiarono le loro stesse vite per assistere agli infermi.

Nel 1866 i Cappuccini furono costretti ad abbandonare il convento che divenne patrimonio comunale. Successivamente, susseguirono una serie di ampliamenti, di demolizioni, apportando profonde trasformazioni strutturali alla fabbrica originale, come ad esempio l’Asilo e l’Ospedale Civile.

Nel 1905 arrivarono le Apostole del Sacro Cuore di Madre Clelia Merloni, una benedizione ormai più che secolare per Noicattaro. Vivendo nel convento cappuccino, le suore si dedicarono ai laboratori di ricamo ed all’ospizio.

In questi anni si contraddistinse per la sua ineffabile carità e bontà suor Cecilia Penasa. Lei si occupò lungamente dei vecchi poveri del paese. Le Apostole lavorarono anche come infermiere nell’Ospedale Civile, sfruttando i locali del primo piano dell’edificio come camerate di degenza e sale operatorie.

 

Chiesa di Maria Santissima Immacolata

La chiesa dell’Immacolata è anche detta di San Rocco.

La facciata è in stile barocco e l’interno, riccamente decorato da stucchi e marmi policromi, presenta un notevole altare maggiore, anch’esso in stile barocco, con la nicchia della Vergine Immacolata.

Piazza Umberto I, NOICATTARO

 

L’interno e a un’unica navata con la volta a botte impreziosita dagli affreschi raffiguranti scene di vita di San Rocco (bisognosi di restauri). Destano particolare ammirazione le cappelle laterali rispettivamente di San Rocco, della Madonna di Pompei, di San Nicola. La chiesa conserva anche i simulacri dei Santi Medici e di San Lorenzo.

La chiesa di Maria SS.ma Annunziata è sita sulla strada che porta al Convento dei Cappuccini e tutt’oggi non si hanno notizie sul suo possibile anno di erezione. Inizialmente era dedicata a Sant’Antonio Abate, divenne poi dell’Annunziata.

La facciata è di modesta fattura, ma ciò che stupisce è l’interno, decorato con stucchi e marmi. L’altare maggiore è impreziosito dal dipinto dell’Annunciazione del pittore nojano Giuseppe Demattia. Sulla parete di destra è possibile ammirare un dipinto raffigurante Sant’Elena e il simulacro di Santa Filomena. Invece, sulla parete di sinistra si può ammirare un dipinto di San Nicola e il simulacro di San Giuseppe.

A sinistra dell’altare maggiore è presente una nicchia dove è deposto il gruppo statuario in legno dell’Annunciazione, datato 1803; sempre a sinistra si trova il coro ligneo, mentre a destra c’è il simulacro in cartapesta di San Francesco da Paola.

In un angolo nascosto del cappellone di destra è riposto un vecchio organo a canne in disuso, smantellato qualche decennio fa, risalente al XVII secolo.

La chiesa, a causa del degrado temporale, negli anni 1973-74 fu sottoposta a demolizione e rifacimento delle volte, e ad una pulitura e ristrutturazione interna generale.

Un tempo la Confraternita dell’Annunziata era detta degli artigiani, in quanto gestiva, con una incredibile affluenza di forestieri, la festa del “U passa pass”, ovvero la benedizione dei fanciulli, nella terza domenica di Maggio.

NOICATTARO


“U passa pass”

Il rito del “passa passa”, detto anche “passata”, tempo fa era considerato, per la sua peculiarità, la festa più importante del paese dopo quella del Carmine. Il rito assumeva particolare significato per i piccoli erniosi.

Quello del “passa pass” è un tipo di rituale molto diffuso in Europa ed in Italia meridionale, legato ad una più ampia categoria di cerimoniali fondati sulla magia del “passaggio stretto”, cioè la consuetudine di far passare il malato attraverso una strettoia, costituita tanto da una fenditura o un arco arboreo quanto dalla fessura naturale di una roccia.

In molti centri della Puglia e della Basilicata, il rito della “passata”, per la cura dell’ernia, coincideva proprio con il culto dell’Annunziata.

A Noicattaro, invece bimbi ed adolescenti venivano presentati all’altare su richiesta della loro famiglia da uno sconosciuto che invocava la protezione della Vergine, diventando così “compare del passa passa”.

Negli anni questa festa ha assunto molteplici significati. Fino agli anni '60 era denominata “festa dei fiocchi”, in quanto il segno visibile del rito avvenuto era costituito da una vistosa coccarda legata sull’avambraccio di entrambi i due contraenti il nuovo legame. Col tempo il significato diventò anche quello dell’amicizia, un’amicizia fino alla morte. Due coetanei per benedire il sentimento che li legava, si presentavano all’altare, disponendovi una sorta di giuramento di rispetto e devozione.

Successivamente ebbe il significato di richiesta e di accettazione ufficiale tra figlioccio e padrino della futura Cresima.

 

Chiesa di Santa Lucia

Ubicata su via San Tommaso ed originariamente intitolata a San Tommaso da Villanova, fu edificata nel 1640.

Di modesta fattura, presenta una piccola aula sormontata da una volta a botte.

Sull'unico altare vi è la statua della Santa in legno policromo.

NOICATTARO

Via S.Tommaso,146 Noicattaro

Chiesa - Santuario Santa Maria di Loreto

Sorge a 3 chilometri da Noicattaro sull’antica contrada Torre Pelosa e nota anche con l’appellativo di Santa Maria di Loreto. Del 1600 è l’edificio più vecchio, come è riportato da un’iscrizione sopra il portale della chiesa, composto da una piccola chiesa a pianta quadrata con annessi ambienti di una casa colonica.

 

NOICATTARO

Non molto distante, nel 1920, venne costruita una chiesa più grande a navata unica con facciata neo-romanica. Oggetto del culto e devozione popolare è l’affresco del XVI-XVII secolo, raffigurante la Vergine a mezzo busto col Bambino. È inoltre presente la statua processionale in cartapesta eseguita nel 1918 da maestri leccesi.

I festeggiamenti della Madonna del Rito si svolgono l’ultima domenica di settembre, con il trasferimento della statua della Vergine dal santuario alla chiesa di Noicattaro.

 

Chiesa di Santa Maria Del Soccorso


Questa chiesa è l'ultima in termini di costruzione, infatti è stata inaugurata l'11 dicembre del 2000. La si intravede subito giungendo a Noicàttaro dalla provinciale per Torre a Mare. Lo stile architettonico è di concezione globalista, ma richiama la struttura a trullo grazie alle due semicupole.

Viale Luigi Einaudi, 7 NOICATTARO

Telefono: (+39) 080 4781125

E-Mail: smsoccorso.noicattaro@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Invernale

Feriale ore 07:30

Festivo ore 08:00 – 09:30 – 11:15 – 18:30

 

Estivo

Feriale ore 07:30

Festivo ore 08:00 – 09:30 – 19:30

Chiesa Santa Maria di Lourdes

A causa della grande espansione edilizia nei diversi complessi residenziali (Città Giardino, Parchitello, ecc.) sorti a circa 5 km dall'abitato a partire dagli anni 1970, l'arcivescovo di Bari monsignor Andrea Mariano Magrassi istituisce la vicaria curata di Nostra Signora di Lourdes, elevata a parrocchia nel 1986.

 

Viale Madonna di Lourdes - Zona Parchitello NOICATTARO

Telefono: (+39) 080 5431999

E-Mail: mlourdes.noicattaro@arcidiocesibaribitonto.it

p.madonnalourdes@libero.it

 

ORARIO SS MESSA:

Invernale

Feriale ore 19:00

Festivo ore 10:00 – 11:30 – 19:00

 

Estivo (Luglio – Agosto – Metà Settembre)

Feriale ore 19:30

Festivo ore 09:00 – 19:30

Chiesa Santa Maria Incoronata

Sulla contrada omonima spicca subito alla vista con il suo candore la chiesa dell'Incoronata, a croce latina. L'altare è in marmi policromi con l'effigie della Madonna col Bambino. Sulla sinistra dell'altare è riposta una teca contenente la Vergine in trono con Bambino benedicente in legno policromo. È antica tradizione recarsi alla caratteristica chiesetta rurale il martedì di Pasqua per la consueta "pasquetta nojana".

NOICATTARO

Cappella di Sant'Angelo

Dista dall'abitato circa 4 km in contrada san Vincenzo a pochi passi da Lama Giotta. Risulta essere già eretta intorno all'anno mille e subisce un intervento nel XVII secolo. La sua struttura architettonica riprende la tipologia della cosiddetta "cummersa" (con tetto a spioventi costruito con pietre a secco, dette chiancarelle). Alle spalle dell'edificio vi è l'eremo costruito interamente "a secco".

NOICATTARO

P

Chiesa di Santa Maria della Porta

Non si conosce di preciso la data della edificazione della chiesa. Il Vinaccia la ritiene del secolo XII poiché di quell'epoca è l'architettura soprattutto della facciata principale e del transetto. Dovette essere restaurata nel 1531, data incisa sulla lesena del lato sinistro della facciata sotto lo stemma del Comune. 1 lavori dovettero proseguire anche negli anni successivi, come farebbe arguire la data "1588" incisa anche questa sullo stemma del Comune posto sul pilastro sinistro presso il presbiterio. Testimonianza dei lavori di questo periodo sarebbero i portali di stile rinascimentale.

La presenza degli stemmi del comune (paladino con lancia nella destra e fodero nella sinistra su tre piccoli colli) in vari siti della chiesa farebbe pensare che questa sia stata costruita o per lo meno restaurata dall'Università, che ne ha sempre rivendicato il patronato.

La prima menzione esplicita della chiesa si trova in una bolla di Gregorio XIII del 27 maggio 1583, che dichiarava privilegiato l'altare della Madonna della Libera per i sacerdoti di Palo, bolla riportata su una lapide collocata nel transetto.

La chiesa era certamente consacrata poiché sulle pareti vi erano le croci che si appongono nel relativo rito, croci che andarono distrutte negli ultimi lavori di restauro.

La costruzione è di stile romanico-pugliese, ma ha subìto nel passato notevoli deturpamenti per il falso gusto del tempo, specialmente nel lavori di ampliamento eseguiti dal 1874 al 1892: il sagrato della chiesa fu prolungato di circa cinque metri, contornandolo di una cancellata di ferro, sostenuta da un colonnato; le bifore laterali della facciata furono murate; alle fiancate furono aggiunte delle cappelle aprendo ampi archi nel muri delle navate laterali, onde la chiesa divenne di cinque navate; al prospetto del transetto nel 1878 fu addossata la torre dell'orologio pubblico e tutta la base del campanile venne occultata da una costruzione civile a più piani.

Scempio maggiore fu compiuto nell'interno facendo scomparire completamente lo stile architettonico romanico: il soffitto di travi della navata centrale fu occultato da volta a botte fatta di canne e stucco, che, abbassata all'altezza dell'esaforato, occultò così le belle monofore superiori; anche nelle navate laterali furono create delle volte simulate e abbassate per dare luce alle finestre rettangolari in cui furono trasformate le trifore del matroneo, che così scomparve completamente con rovina degli archetti e dei capitelli delle colonnine; le colonne della navata e i capitelli furono impiastricciati con intonachi ed imbianchimento di calcina.

Il PRESBITERIO perdette ancor più la sua fisionomia romanica: abbattuta la volta a capriate di tutto il transetto, venne elevata una cupola, furono murate le bifore del ballatoio che si affacciavano sul transetto ed intonacate le pareti, decorandole con pitture e dipinti vari eseguiti da Nicola Colonna nel 1920.

La chiesa venne in buona parte riportata allo stile primitivo con lavori di restauro eseguiti dalla Sovrintendenza ai Monumenti di Bari dal 1955 al 1967 per vivo interessamento all'arciprete Giuseppe Cutrone

All'esterno, rimossa la cancellata di ferro, il sagrato fu ridato alle primitive proporzioni; furono abbattute le cappelle laterali e ripristinati i muri delle fiancate; venne demolita la torre dell'orologio insieme all'edificio occultante la base del campanile.

Nell'interno furono abbattute le volte simulate in cannucciate e riportate in vista le capriate, portando così alla luce le belle monofore della navata centrale e quelle delle navate laterali. Fu ripristinato il ballatoio pensile riscoprendo le trifore e aprendo anche le due bifore in fondo alle navate laterali; le colonne vennero scrostate degli strati d'intonaco e ripuliti i capitelli. Anche il pavimento fu rifatto con nuove basole ben levigate. Solo il presbiterio è rimasto nelle condizioni preesistenti, soprattutto per la difficoltà della presenza della cupola.

Così il tempio è tornato quasi completamente al suo originario stile romanico‑pugliese.

Interno

La pianta è a tre navate con absidi (mt. 35,70x15,50).

Le navate sono divise da colonne e da due pilastri centrali, eretti su basi con tori recanti agli angoli foglie o facce d'angeli o zampe, e coronati da capitelli corinzi, sui cui abachi sono impostati gli archi a tutto sesto. Su questi è profilata una trabeazione modiglionata e ornata da dentelli nella parte frontale e da rosette nell'intradosso.

Sulla trabeazione ricorre il matroneo con sei bifore su entrambi i lati, i cui archi sono sostenuti da colonnine con capitelli a stampella. Sugli esaforati si aprono belle monofore a strombatura con stipiti cordonati.

Le coperture sono a capriate a vista.

Le pareti delle navate laterali sono scandite da lesene e da monofore aperte in arcate cieche.

Pregevoli le stazioni della Via Crucis, dipinte nel 1785 da loakim Quercia.

L'arco trionfale ‑ del presbiterio è impostato su due pilastri con lesene interne addossate, sui cui capitelli sono incisi gli stemmi del Comune con la data 1588. Simmetrici all'arco trionfale gli altri archi su cui è impostata la base circolare con ringhiera, che sorregge , il tamburo ottagonale con sovrastante calotta.

 

Piazza Minerva,14 PALO DEL COLLE

Telefono: +39 080 625050

 

Esterno

Tutta la costruzione ha paramento di bozze di pietra a corsi regolari.

La FACCIATA, tripartita da lesene, è cuspidata al centro e a spioventi ai lati. I portali sono di stile rinascimentale, fiancheggiati da colonne scanalate con capitelli corinzi, posate su alti plinti con base attica. I due laterali sono architravati, sormontati da trabeazione il cui fregio è scandito da triglifi e metope a rosette con coronamento di timpano cuspidato Il centrale è archivoltato, con due figure umane affiancanti le colonne e sormontato da trabeazione con fregio ornato a motivo di fogliame e timpano triangolare spezzato, racchiudente tra le branche la statua in pietra della Madonna della Porta tra due angeli.

Il PROSPETTO è aperto da quattro bifore, su due piani, ad arco trilobato, le cui colonnine e le mostre degli stipiti posano sul davanzale.

Al centro del prospetto, su mascherone, una cariatide regge un leone sul capo. Sovrasta la grande ruota di S. Caterina, affiancata da due telamoni che sorreggono l'archivolto del rosone, sormontato a sua volta dalla statua di Giuditta con la spada nella mano sinistra e la testa di Oloferne nella destra.

Il timpano terminale è coronato da cornice aggettante con i risvolti alle imposte posati sulle lesene; il campo tra i due spioventi è illeggiadrito da un oculo transennato.

Le FIANCATE in pietra levigata sono scandite da lesene e da monofore a sguancio e terminate da cornice a duplice profilo. Arretrata si eleva la parete della navata centrale, scandita anch'essa da leggiadre lesene e da belle monofore arcate.

La testata nord del TRANSETTO è monocuspidata con rosone centrale a raggiera tra due bifore e sormontato da archivolto al sommo del quale si affaccia un'aquila.

Annesso al transetto si eleva lo snello CAMPANILE, alto mt. 49, tra i più imponenti e maestosi di Puglia, in puro stile romanico‑pugliese, molto simile a quello anteriore di Bari e a quello posteriore di Modugno,. E’ di bellezza singolare per la fine ed elegante decorazione delle finestre e dei cornicioni. Ha forma quadrilatera, partito in quattro piani in cui le finestre si allargano man mano che si sale a quelli superiori, con arcate sostenute da colonnine ornate da eleganti capitelli che sostengono archetti lunati, costituenti bifore, trifore e quadrifore. Caratteristico il fregio a denti di sega. Della fila di mensole, le quattro degli angoli esprimono facce umane. E’ indicato dai Palesi con il nomignolo u Spiàune ("lo Spione").

La cornice di coronamento è architravata. Dal­l'attico, con parapetto traforato, si erge il torrino con bifora, coronata da guglia piramidale. Di grande ef­fetto il motivo degli archetti su mensolette, proprio dello stile romanico‑pugliese, soprattutto sotto il cornicione principale. Intorno alla base piramidale è in­cisa sui quattro lati l'iscrizione "Deus et homo ‑ factus est - Christus rex ‑ venit in pace".

La parete absidale esterna ed il prospetto sud del transetto sono purtroppo completamente occultati da costruzioni civili che nel passato sono state addossate al sacro edificio.

La Cripta

Per due scale al lato del presbiterio si scende nella cripta la cui volta è sorretta da colonne con capitelli.

Pregevole l'altare maggiore dedicato al SS.mo Sacramento, ricoperto di lamine d'argento cesellato. "Il paliotto è diviso in tre riquadri da pilastrini sbalzati a bassorilievo con motivo di pampini e di grappoli d'uva. Nel riquadro centrale è raffigurato a sbalzo il trasporto dell'Arca. Precede il corteo dei musici tra cui è Davide coronato che suona la lira; seguono quattro sacerdoti con mitra lunata che portano sulle spalle l'Arca su cui siedono due angeli, mentre due figure in ginocchio alzano le braccia imploranti. Dall'alto l'Eterno benedicente. In alto tendaggio cesellato ravvolto ai lati intorno a voluta.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 8:30

Festivo: ore 9:30 – 11:00 – 18:30

 

Chiesa del Purgatorio ore 17:00 (Sabato)

Chiesa S. Domenico: ore 8:00 (Domenica)

Chiesa Ss. Crocifisso di Auricarro: ore 11:30 (Domenica)

 

Luglio-Agosto

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:30 - 20:00

 

Chiesa del Purgatorio: ore 18:00 (Sabato)

Chiesa Ss.Crocifisso di Auricarro: ore 11:30 (Domenica)

 

Chiesa della Madonna della Stella

Da fonti storiche, si attesta che nel 1613, in quel luogo, esisteva una chiesa dedicata a santa Maria dei Votani, eretta grazie all'elemosina di preti. I votani erano grosse cisterne naturali, nelle quali si raccoglieva acqua piovana e sulle quali il comune, nel 1700, fece costruire una grossa cisterna pubblica per i bisogni della popolazione, denominata successivamente "pescara della Madonna della Stella ". La chiesa in stato di degrado, tra il 1820 e il 1822, fu ricostruita, utilizzando il materiale lapideo della vecchia chiesa e di porta Madonna (una delle porte d'ingresso di Palo), abbattuta in quegli anni. Fu intitolata alla Madonna della Stella, in quanto durante la ricostruzione, fu trovato un quadro della Vergine che sul petto, portava un pendente d'argento a forma di Stella.

 

Via Madonna della Stella, PALO DEL COLLE

 

Chiesa della Madonna delle Grazie

 

Via Madonna delle Grazie, PALO DEL COLLE

Chiesa della Madonna di Juso

La chiesa, ubicata nei pressi della strada provinciale che conduce a Binetto, venne edificata nel XIV secolo. La facciata semplice, con unica porta d'ingresso è sormontata da un piccolo campanile a vela. L'edificio di pianta rettangolare è diviso in due ambienti, comunicanti tra loro tramite due archi a tutto sesto. Nella chiesa si conservano dipinti, raffiguranti schiere di santi e immagini della Vergine Maria. Alcuni dipinti di pregevole fattura sono attribuibili al pittore quattrocentesco Giovanni di Francia. La chiesa è cinta da alte mura a secco, con unico cancello d'accesso, sormontato da un campanile a vela, che originariamente era ubicato presso la chiesa di S. Giovanni, nella terra vecchia di Palo, demolita negli anni cinquanta del Novecento.

 

Via Binetto, PALO DEL COLLE

Chiesa del Purgatorio

La Chiesa del Purgatorio, eretta nel Diciassettesimo secolo, si affaccia su Piazza Santa Croce ed è espressione dello stile Barocco. La facciata si divide orizzontalmente in due: nella parte inferiore troviamo il portale centrale e le due porte laterali, mentre nella parte superiore sono collocate, nelle rispettive nicchie, la statua dell’Immacolata, in posizione centrale e, su entrambi i lati, quella di San Rocco e quella di San Pellegrino, tutte e tre realizzate nel 1772dall’artista Carlo Altieri di Giovinazzo.

L’interno è a tre navate con l’altare principale, diviso da colonne binate di marmo, al cui centro si eleva il Tamburo. Nella parte centrale del soffitto si può ammirare un dipinto di olio su tela risalente al 1700 che rappresenta la Gloria di Cristo. Il dipinto dell’Immacolata è collocato nell’abside, mentre nelle due navate laterali e nella sacrestia si trovano diversi dipinti a olio su tela sempre del diciottesimo secolo, opera di Giuseppe Porta.

 

 

Piazza Santa Croce, PALO DEL COLLE

Chiesa dello Spirito Santo

 

 

 

 

 

Viale Europa, 1 PALO DEL COLLE

Telefono: +39 080628263

E-Mail: spirito santo.palo@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:45

Festivo: ore 09:30 – 11:00 – 18:30

 

Luglio-Agosto

Feriale: ore 08:45 (Escluso il Sabato)

Festivo: ore 09:30 – 19:00

 

Chiesa di San Domenico

La Chiesa di San Domenico di Palo del Colle, eretta nel diciottesimo secolo, sorge su Via Umberto I, nello stesso complesso che ospita gli uffici comunali. La facciata si divide in due parti, in quella inferiore si apre il portale al quale si accede attraverso alcuni gradini. Nella parte superiore si apre, invece, una finestra. L’edificio è stato oggetto di un recente restauro. 

 

Via Umberto I, PALO DEL COLLE

Chiesa della Madonna del Carmine e San Francesco da Paola

Dal catasto onciario di Palo del 1633, si apprende dell'esistenza di una cappella dedicata alla Madonna del Carmine, che venne demolita nel 1883, perché pericolante. Era ubicata nell'attuale via Ruggiero, anticamente chiamata Giro del Carmine. La nuova chiesa venne edificata nel 1893, alle spalle della chiesa madre e nelle vicinanze della vecchia cappella. Dedicata a Maria Santissima del Monte Carmelo e San Francesco da Paola, è sede dell'omonima confraternita e custodisce i simulacri dei due santi.

 

PALO DEL COLLE

Chiesa di San Giuseppe

Nel 1836 l'assemblea degli affiliati alla pia associazione Congrega di San Giuseppe e di San Vincenzo de' Paoli (istituita a Palo il 14 giugno 1789 nella preesistente cappella di San Nicola), deliberò di edificare una nuova chiesa dedicata al culto di San Giuseppe. Su proposta del Comune fu deciso, con deliberazione decurionale del 20 marzo 1836, di costruire l'edificio su un terreno demaniale situato a valle del centro abitato, nell'odierna Piazza Diaz, denominata Lago (in realtà uno stagno, creatosi per la particolare conformazione urbanistica della cittadina: era una zona dove confluivano, ristagnando pericolosamente, le acque meteoriche provenienti dalla cima del colle. L'accumularsi di detriti, immondizie e crisiale – residui delle saponerie esistenti all'epoca -, rendevano questo luogo particolarmente malsano. In questo contesto, dunque, si giustifica la proposta dell'amministrazione comunale: la costruzione del tempio avrebbe comportato lavori di bonifica risolvendo, prevenendoli, gravi problemi di natura sanitaria e di igiene pubblica). A tal proposito il Comune cedette un'area, pari a ordini tre e passi 13 dell'antica misura napoletana, alla Congrega con l'esplicita dichiarazione che il suolo doveva servire «per erigere il nuovo tempio, con due sottanini adiacenti per uso di sagrestia e di deposito» e «il prospetto della chiesa doveva fronteggiare la strada detta del lago» (l'odierno Corso Garibaldi). Su progetto dell'architetto Domenico Fallacara di Bari, assistito dal figlio Vincenzo, i lavori, eseguiti dall'imprenditore edile Giuseppe Conte e dal figlio Gaetano, iniziarono il 25 luglio 1837 con la posa solenne della prima pietra da parte del direttore spirituale della Congrega – don Domenico Andriola – e ultimati nel 1841. Il 5 settembre dello stesso anno fu benedetta e inaugurata dal medesimo sacerdote.

 

Piazza Armando Diaz, 14 PALO DEL COLLE

Telefono: +39 080626069

E-Mail: sangiuseppe.palo@arcidiocesibaribitonto.it

 

I costi sostenuti risultarono tuttavia maggiori rispetto ai fondi raccolti e disponibili attraverso oblazioni e donazioni varie dei fedeli e il disavanzo fu ripianato da don Giuseppe Frasca Santeramo prima e alla morte di questi dalla di lui vedova donna Domenica Valentini, la quale si dimostrò, nel tempo, vera benefattrice nei riguardi sia della Congrega, sia della fabbrica della chiesa. Infatti il 19 febbraio 1851, donò un capitale censo di 120 ducati all'associazione e nel 1853 fece costruire, a sue spese, il campanile (direttore tecnico dei lavori l'ingegnere don Vincenzo Danisi), dotandolo di campana (realizzata a Palo dal Ripandelli). Nel 1855, sempre a proprio carico, fu pavimentata la chiesa e nel 1857 realizzato l'altare maggiore in marmo. Dotò inoltre il nuovo tempio di innumerevoli arredi sacri risultando, alla fine, notevole il pio apporto della nobildonna, tanto da indurre la Congrega, in segno di ringraziamento e riconoscenza perpetue, a dichiarare, con delibera del 26 luglio 1857, la chiesa di San Giuseppe di patronato della suddetta benefattrice. Sull'architrave del timpano del prospetto principale, è incisa un'iscrizione in latino che tramanda e testimonia ai posteri la volontà espressa nella delibera suindicata. Tra le opere d'arte che arricchiscono la chiesa di San Giuseppe, si segnalano il quadro del Crocifisso (collocato sull'omonimo altare) donato da Giovanni Nardi e la tela della Fuga in Egitto, opera della pittrice Anna Rolli (1816-1851).


ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00 (Da Lunedì a Mercoledì) – 18:30 (Da Giovedì a Sabato)

Festivo: ore 09:30 – 11:00 – 18:30

 

Chiesa Madonna delle Grazie: ore 17:00 (il Mercoledì)

 

Chiesa Madonna di Juso: ore 17:00 (Ultimo Mercoledì del Mese)

 

Estate: (III Domenica di Giugno - Ultima Domenica di Agosto)

Feriale: ore 08:00 (Da Lunedì a Mercoledì) – 19:00 (Da Giovedì a Sabato)

Festivo: ore 08:00 – 19:00

 

Chiesa di San Rocco

Costruita intorno alla metà del Cinquecento, la Chiesa di San Rocco ha mantenuto di originale solo la facciata di levante a causa dei numerosi rifacimenti nel corso degli anni che le hanno conferito l’immagine attuale.

Il suo interno custodisce numerose opere d’arte, tra cui la statua in legno raffigurante San Rocco, realizzata nel 1797; le statue di San Michele Arcangelo e di San Luigi, dello stesso periodo; gli affreschi di San Rocco pellegrino e la Madonna di La Salette; una statua settecentesca raffigurante la medesima Madonna. Di notevole interesse anche il dipinto del 1937 di Santa Teresa del Bambino Gesù del Colonna e le due tele dell’Ottocento, collocate nella sagrestia: la prima raffigura l’apparizione dell’Arcangelo Gabriele a Tobia e la seconda il Sacro Presepio.

 

PALO DEL COLLE

Via A.Volta,1

Chiesa di San Vito Martire

La chiesa è stata edificata, grazie al generoso contributo di Francesco Muscatiello, che per grazia ricevuta, volle fortemente la costruzione di un edificio sacro in onore del Santo. La chiesa fu consacrata nel 1921 e divenne parrocchia nel 1931. L'edificio a forma rettangolare è diviso in tre navate ed ha un catino absidale che reca un bel mosaico del Cristo Redentore. La facciata della chiesa, ha una zona centrale cuspidata, rifinita con un susseguirsi di colonnine con al culmine, una nicchia contenente l'immagine della Vergine. Due ali spioventi più basse, concludono la facciata. Sulla medesima ci sono ben tre rosoni, di cui quello più grande è posto al centro della facciata. Si accede alla chiesa tramite un portone centrale, dove due colonne con capitelli, sorreggono un timpano triangolare. La facciata è impreziosita da un mosaico di San Vito martire che riporta la seguente iscrizione: «IN. HONOREM. S. VITY MARTYRIS. FRANCISCO. MUSCATIELLO. D. A.D. MCMXXI». Sul lato destro della chiesa si erge un campanile a tre piani e nel mezzo, orologi scandiscono il tempo dell'omonimo quartiere. A Palo del Colle, il 15 giugno di ogni anno, si festeggia San Vito martire, portando in processione il simulacro del Santo.

 

Via Caracciolo, 10 PALO DEL COLLE

Telefono: +39 080626019

E-Mail: sanvito.palo@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 08:00 – 18:30

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 18:30

 

Estate (Ora Legale)

Feriale: ore 08:00 (Soppressa a Luglio) – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:00 – 19:00

 

Chiesa di Santa Maria Assunta in San Sebastiano

In principio fu edificata una cappella in onore di Santa Maria Assunta, molto probabilmente nel 1350, in seguito allo scampato eccidio, durante l'assedio del feudo, da parte delle truppe di re Luigi d'Ungheria (15-17 luglio 1349), che rasero al suolo l'antica Auricarro, fatta eccezione dell'antica chiesa di Santa Maria della Croce. Nel 1667 la confraternita di Santa Maria Assunta, acquista un immobile attiguo la vecchia cappella, dove verrà costruita la nuova chiesa. Nel 1764, la medesima confraternita, acquista un altro immobile attiguo la chiesa, per costruirvi la sacrestia. Nel 1950, dopo restauri, viene eretta a parrocchia. La chiesa presenta una semplice facciata, conclusa da un frontone cuspidato, con unico portale d'ingresso e da una finestra arcuata. Un campanile a due piani ne completa la facciata principale. La pianta della chiesa è costituita da un'unica navata e con volta a botte. Nella chiesa si conservano tele ottocentesche, raffiguranti la nascita di Maria, l'Assunzione, l'Annunciazione e la visita di Maria a Elisabetta. Si conservano statue in cartapesta raffiguranti la via Crucis, portate in processione dai devoti il Venerdì Santo. Di pregevole fattura artistica la statua in cartapesta leccese, di S. Antonio da Padova, realizzata dal cav. G. Manzo nel 1927. La chiesa ha custodito tra il 1829 e il 1842, il corpo di Santa Damaride (oggi custodito nella cripta della chiesa madre), proveniente dalle catacombe di San Ippolito in Roma.

 

Via XX Settembre, PALO DEL COLLE

Telefono: +39 080627621

E-Mail: assunta.palo@arcidiocesibaribitonto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno (Ora Solare)

Feriale: ore 18:30

Festivo: ore 10:00 – 11:30

 

Estate (Ora Legale)

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 10:00 – 11:30

 

Luglio-Agosto

Feriale: ore 19:00

Festivo: ore 20:00 (Sabato e Domenica)

 

Chiesa di Maria Madre Addolorata

La Chiesa "Maria SS. Addolorata" fu costruita subito dopo il terremoto e consacrata nel 1988. All’interno si conserva un pulpito ligneo realizzato da Vito Tritto di Acquaviva. Nella navata di sinistra è collocata la pregevole Deposizione settecentesca di Leonardo Antonio Olivieri.

Piazza Addolorata, POGGIORSINI

Chiesa di Maria Santissima Addolorata

Fu costruita subito dopo il terremoto e consacrata nel 1988. All’interno si conserva un pulpito ligneo realizzato da Vito Tritto di Acquaviva. Nella navata di sinistra è collocata la pregevole Deposizione settecentesca di Leonardo Antonio Olivieri.

Via Montegrappa, 2 POGGIORSINI

Chiesa Matrice Santa Maria Assunta

In piazza V. Emanuele sorge la chiesa matrice di Polignano, ex cattedrale, dedicata alla Vergine Santissima Assunta. La sobria facciata romanica è impreziosita sul portale da decorazioni del 1628. Nelle due nicchie laterali le statute di S. Antonio da Padova e S. Marco. Sull'architrave, un'edicola contiene un bassorilievo che rappresenta la Vergine nella mandorla assunta in cielo, sopra il timpano con l'Eterno Padre benedicente. Anche il campanile è stato costruito in più fasi, dal 1503 al 1664, su tre ordini, ognuno con aperture differenti, dalle feritoie alle monofore fino alle finestre della cella campanaria. L'interno è a sviluppo longitudinale, trinavato. Risalta il blocco centrale del presbiterio rialzato e delimitato da balaustra marmorea su cui domina l'altare maggiore costruito nel '700. Dietro, l'imponente coro ligneo realizzato fra il 1611 e il 1773 con effetti dorati e figure di santi. Sull'altare maggiore sopraelevato è scenografico il Cappellone del martire San Vito, patrono della città, con le reliquie del santo. Ai lati del presbiterio sono le cappelle del SS. Sacramento e del Rosario. Merita attenzione la Cappella del Presepe al cui interno si ammira il gruppo scultoreo cinquecentesco del Presepe, eseguito da Stefano da Putignano e dichiarato monumento nazionale. Dello stesso scultore le altre opere di rilievo nella chiesa sono: la Pietà, la Madonna con Bambino e la statua di San Vito martire. Tra i numerosi dipinti presenti nel complesso sacro il più importante è il polittico di Bartolomeo Vivarini, datato 1445, prima collocato sull'altare maggiore, oggi in sacrestia. Alcuni dipinti sono inglobati nel soffitto ligneo decorato con la tecnica della quadratura e realizzato nel 1720.


Piazza Vittorio Emanuele II, 21 POLIGNANO A MARE

Telefono: +39 0804240124

Chiesa di Sant'Antonio

La Chiesa di Sant’Antonio a Polignano a Mare è uno dei luoghi da vedere nella splendida cittadina sulla costa Adriatica. L’edificio religioso risale alla fine del XVI secolo e inizialmente fu dedicata a Santa Maria di Costantinopoli. Per un lungo periodo fece parte di un complesso monastico dei frati minori, di cui oggi possiamo ammirare il chiostro. La facciata è semplice e lineare, con caratteristiche dello stile romanico. Di interesse artistico è la vetrata, la cui forma rimanda allo stile gotico, che rappresenta Sant’Antonio con il Giglio. L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate da grossi pilastri. Degno di menzione è il coro ligneo che adorna l’abside, datato 1768.

Via San Antonio, 1 POLIGNANO A MARE

Telefono: +39 0804240360

Chiesa di San Cosma e Damiano

La chiesa dei SS. Martiri Cosma e Damiano è stata edificata alla fine del XIX secolo dai Rodolovich, sulle spoglie di una precedente chiesetta risalente al XVII secolo.
Nel 1938 sono stati effettuati degli interventi volti ad ampliare il corpo della chiesa, lavori svolti nell'arco di un ventennio.
La chiesa conserva al suo interno le statue dei santi Medici portate in processione nel borgo all'inizio del mese di agosto.
Nelle due navate laterali sono presenti due importanti sculture realizzate da Stefano da Putignano: San Rocco e San Sebastiano. Le due opere, come anche l' Altare barocco in marmo, provengono dal monastero di San Benedetto, fondato dall'abate Pietro prima dell'anno 1000 e abbattuto agli inizi del XX secolo.


Via Martiri di Dogali, POLIGNANO A MARE

Telefono: +39 0804240143

Abbazia di San Vito

Il monumento è la principale attrazione artistica della località, assieme alla spiaggia naturale di "Cala Paura". La chiesa, di fondazione benedettina, è stata progettata nel X secolo. Dal XVI secolo l'abbazia fu la dimora dei frati minori conventuali dei SS. Apostoli e nel 1785 diventò del Regio Demanio. Nel 1866 lo Stato ha venduto l'abbazia ai marchesi La Greca, tutt'oggi ancora interamente proprietari, mentre la chiesa è di proprietà del Fondo di Edifici di Culto del Ministero degli Interni è data in concessione alla Chiesa Matrice Santa Maria Assunta dove la domenica effettua la messa.

Ha pianta quadrangolare irregolare, con un enorme portico sulla facciata principale, scandita a logge con arcate a tutto sesto. Il transetto è sormontato da una piccola cupola circolare. Il campanile è una torre finemente lavorata in barocco leccese. Il portico della facciata all'interno si affaccia in un piccolo chiostro con il pozzo.

 

POLIGNANO A MARE

Località San Vito

 

Telefono: 080 4252336

 

Chiesa della Natività

Costruita al posto di un torrione circolare, la chiesa e' conosciuta anche come Madonna di Grottole perchè nel mese di maggio viene portata in processione la statua della Vergine fino alla localita' di Grottole. All'interno, da ammirare, la statua della Madonna del Carmine che a luglio viene esposta su un altare in via Roma.

 

Piazza Garibaldi, POLIGNANO A MARE

Telefono: +39 0804240124

Chiesa della Trinità


La Chiesa Trinità, è stata costruita accanto a un oratorio risalente al XVII secolo.

 

Piazza Trinità, POLIGNANO A MARE

Chiesa del Purgatorio

Risale al XVIII secolo e fu edificata a ridosso della cappella di San Martino, l'attuale sagrestia. In passato nella chiesa venivano seppelliti i bambini ed i poveri del paese; una botola nella sagrestia infatti da accesso all'antico cimitero sotterraneo.

La facciata è concavo/ convessa suddivisa in due ordini con un portale, sul cui architrave, si notano in bassorilievo:  teschi, ossa e clessidra.

 

Via Mulini, 4 POLIGNANO A MARE

Chiesa di San Pietro Apostolo

La Chiesa Madre di Putignano dedicata a San Pietro Apostolo, è uno splendido e maestoso edificio religioso in stile romanico pugliese, che si erge in Piazza Plebiscito, nel centro storico della città.

Il portale è decorato da una doppia ghiera di ornamenti vegetali risalente al 1085, mentre sull’archivolto è collocato un imponente rosone risalente al XV secolo. Sul portale è presente lo stemma pontificio, testimonianza del fatto che la città di Putignano è stata per settecento anni “ecclesia nullius”, cioè non soggetta a nessuna diocesi, ma solo all’Autorità Pontificia. Un’iscrizione sulla facciata indica l’anno di progettazione della chiesa,  il 1474, costruita su disegno dell’architetto Onnini e realizzata anche grazie alla collaborazione dei cittadini putignanesi. Il campanile, costruito nel 1615, unisce la chiesa all’adiacente Palazzo del Balì.

L’interno è costituito da una navata unica, che presenta una sontuosa decorazione barocca con stucchi, dipinti e arredi sacri in legno dorato. Pregevoli il pulpito e l’acquasantiera del XVIII Secolo, così come maestosi appaiono l’organo e la cantoria posta sulla controfacciata, incorniciati perfettamente dalle ricche decorazioni in tardo barocco. I due imponenti altari principali sono sovrapposti e collegati fra loro da due scalinate laterali in pietra. L’altare di San Pietro Apostolo è ornato dalla statua del santo, risalente al 1502 opera di Stefano da Putignano.

 

Piazza Plebiscito, PUTIGNANO
Telefono:
+39 0804911007

Chiesa di San Filippo

 

 

Viale della Repubblica, 29 PUTIGNANO

Telefono: +39  0804911644

 

ORARIO SS MESSA:

Festivi:

Da ottobre ad aprile 07:30 - 9:45 - 11:00 - 18:30

Da maggio a giugno 7:30 - 9:45 - 11:00 - 19:00

Da luglio a settembre 7:30 - 10:00 - 19:00

 

Feriali:

Da ottobre ad aprile 7:30 - 18:30

Da maggio a settembre 7:30 - 19:00

 

Confessioni:

Tutti i giorni dalle 08:00 alle 12:00 dalle 16:00 alle 20:00

 

Adorazione Eucaristica:

Da ottobre a giugno ogni Venerdì, dalle 8:00 alle 21:00 interrottamente, con colloqui e confessioni

 

Struttura settimanale delle celebrazioni:

Lunedi ore 18:00 preghiera, testimonianze e S. Messa alle Anime del Purgatorio

Giovedi ore 18:00 rosario e S. Messa per le vocazioni

Venerdi ore 18:00 S. Rosario, S. Messa e Coroncina del Preziosissimo Sangue con intenzioni per ammalati e viventi con situazioni particolari.
Per chiedere preghiere contattare la sig.ra Graziana Dalena al numero +39 3283373447

 

Chiesa di Santa Maria La Greca e di San Stefano

Secondo alcune testimonianze la Chiesa di Santa Maria la Greca è presente in loco fin dal 1365. il monumento venne realizzato dai Greci che dimoravano fuori alle mura di Putignano (la Chiesa era un tempo sita fuori dalle mura cittadine). Molto bella è l’effigie bizantina della Vergine, trasportata a Putignano durante un periodo di razzie effettuate dai turchi. Assieme all’icona bizantina pervenne alla chiesa un reliquario contenente parti del cranio di Santo Stefano. Importanti rimaneggiamenti alla Chiesa di Santa Maria la Greca furono effettuati nel1473. Nel XVI secolo fu realizzato il coro. La consacrazione in seguito ai lavori avvenne nel 1522. Qualche decennio più tardi il monumento assunse il caratteristico aspetto a croce greca. Molto bella è la facciata, tripartita. Le ricche decorazioni sono in linea con lo stile barocco seicentesco. Il portale è fiancheggiato da colonne corinzie. I due portali d’ingresso minori sono sormontati da finestre ovali. Il campanile è stato realizzato nel 1699. L’interno del monumento si sviluppa in tre navate. l’altare maggiore è decisamente elegante.

 

Via Santa Maria, PUTIGNANO

Chiesa e Convento delle Carmelitane Scalze

La Chiesa e il Convento delle Carmelitane Scalze di Putignano è uno degli edifici sacri di maggiore interesse in città. Il convento è stato edificato nel 1568, per accogliere la vocazione delle donne di Putignano. A finanziare l’edificio che poteva ospitare più di 80 monache fu Nicola Fanelli. Oggi i locali del piano superiore del convento sono adibiti a Biblioteca. Molto bello è il pozzo con arco in pietra. La chiesa è molto elegante, a testimonianza del fatto che fu un luogo molto vissuto dalla nobiltà locale. Si accede all’edificio attraverso un nartece. Una scalinata conduce alla navata. la volta di copertura è suddivisa in tre navate, mentre il soffitto è in tasselli di legno finemente decorato. Il matroneo dal quale le monache assistevano alle funzioni religiose si sviluppa lungo la navata. Sull’altare centrale è presente una tela del XVIII secolo, nella quale Vincenzo Fato aveva raffigurato la Madonna del Carmine mentre consegna lo scapolare a San Simone stock. Ai lati dell’altare sono le statue delle Sante Carmelitane. Molto belle sono le tele raffiguranti l’Annunciazione e la Natività, presenti ai lati della navata.

 

PUTIGNANO

Chiesa di San Lorenzo


Un tempo attigua alle mura. Ora a ridosso dell’estramurale sorge la chiesetta di san Lorenzo, nel centro storico di Putignano. L’esterno conserva, seppur rimaneggiato nei secoli, la semplice struttura di chiesa medievale interrotta solo, sul fianco sinistro, dal semplice portale d’accesso che riecheggia un sobrio stile rinascimentale, mentre l’antico portale è stato in passato murato. La chiesa al suo interno  è decorata su tutte le pareti da elementi tardo-barocchi. I graziosi altari sono stati di recente ripuliti dagli stucchi che coprivano i decori in pietra, ora visibili e da ammirare.  L’ambiente è a navata unica con volta a vela. Spicca l’altare maggiore, avanzato rispetto all’abside, dove si accede da ambo i lati dell’altare. Sull’altare è esposta una fra le tante opere pittoriche di Vincenzo Fato, l’artista castellanese che nel XVIII secolo produsse notevoli opere pittoriche in Puglia e Campania. Il dipinto raffigura la Visitazione di Maria, la cui fattura stilistica rimanda allo stile del Solimena.  Graziose anche le pitture settecentesche inserite in sei quadretti che ornano le pareti, opera di un pittore locale. Sull’altare laterale destro è esposta una tela che raffigura san Lorenzomartire, mentre su quello sinistro una tela che raffigura una bella Madonna del Pozzo fra Santi. La chiesa è la sede dell’Oratorio della Confraternita della Visitazione che raggruppa lavoratori e artigiani che operano nell’edilizia.  Il sito è aperta al culto il 31 maggio perché si festeggia la Visitazione mentre il 10 agosto l’apertura è dedicata ai festeggiamenti in onore del Santo titolare della chiesa, san Lorenzo.

 

Via San Lorenzo, 53 PUTIGNANO

 

Cappella del Purgatorio

La Cappella del Purgatorio, sulla strada che conduce a Gioia, è il vecchio cimitero della città. La chiesetta fu fatta edificare nel 1753, nel luogo sul quale venivano sotterrati i defunti dopo essere stati esumati dalle chiese. Un anno dopo la Cappella era già terminata. La consacrazione avvenne nel 1756. La dedica a Santa Maria dei Suffragi è posteriore. L’ultima volta che vi furono sepolti dei defunti fui nel 2005, quando dalla Parrocchia di San Domenico si decise di esumare gli ultimi resti umani presenti nella cripta. Solo negli ultimi anni sono state svolte operazioni atte a preservare l’integrità del monumento.

 

PUTIGNANO

Chiesa del Carmine

 

 

 

 

 

Corso Umberto I, PUTIGNANO

Telefono: +39 0804911143

E-Mail: parrocchia@chiesacarmine.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 08:30 – 19:00

Pre-Festivi: ore 08:30 – 19:00

Festivi: ore 07:30 – 08:30 – 10:30 – 19:00


SANTO ROSARIO: Ogni sera, alle 18:30.
Ogni primo giovedì e venerdì del mese si tiene l'ADORAZIONE EUCARISTICA.
Il MERCOLEDÌ è possibile confessarsi fino alle ore 11:45.
Il SABATO è possibile confessarsi dalle ore 17:00.

 

Chiesa di San Domenico

 

Piazza San Domenico, 17 PUTIGNANO

Telefono: +39 0804913519

E-Mail: info@parrocchiasandomenicoputignano.it

 

ORARIO SS MESSA:

Feriali: ore 19:00

Prefestivi: ore 19:00

Festivi: ore 08:30 - 11:00 - 19:00

 

Rosario: Giorni Feriali / prefestivi / festivi ore 18:00

Ufficio Parrocchiale

Parroco dalle ore 17:30 alle ore 18:45 

 

Segreteria parrocchiale
Lunedì dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Mercoledì dalle ore 09:00 alle ore 11:30
Sabato dalle ore 17:00 alle ore 18:45

 

Grotta di San Michele in Monte Laureto

Nel Cammino dell’Angelo, un viaggio a piedi di 2859 km tra l’Italia e la Francia, che congiunge la Puglia alla Normandia nei siti europei dedicati al culto di San Michele Arcangelo, tra le mete più importanti e suggestive vi è senza dubbio il Santuario rupestre di San Michele in Monte Laureto a Putignano.

Sorge su una collina distante circa tre chilometri dall’abitato e dal 912 al 1045, ha ospitato inizialmente monaci culniacensi, a cui successero i frati Benedettini. In seguito, i Cavalieri di Malta nel 1506 affidarono il feudo di Putignano ai frati Carmelitani che provvidero a impreziosire di decorazioni il sito.

Si accede al luogo sacro percorrendo una scenografica scalinata che conduce nella grotta, ai lati della quale sono collocate due acquasantiere in pietra, di produzione locale, risalenti al XVII secolo. Discendendo i gradini, è possibile ammirare una statua della Vergine con Bambino collocata in una nicchia, opera attribuibile alla bottega di Stefano da Putignano. La chiesa rupestre si presenta come un ambiente scavato nella roccia dall’acqua, che ancora trasuda e continua la sua opera di erosione attraverso lo stillicidio che riecheggia in sottofondo. Sempre allo scultore Stefano da Putignano sono attribuite le due edicole ai lati dell’altare, che custodiscono una statua policroma di Michele Arcangelonell’una, nell’altra un affresco cinquecentesco che raffigura la Madonna con Bambino. L’altare centrale è decorato con un affresco del XV secolo che rappresenta scene della Crocifissione.

 

 

Strada Comunale Larussa, 2 PUTIGNANO

Telefono: +39 3389987334

Chiesa di Santo Stefano Piccolo

Costruita nel 1402, la chiesa presenta una facciata in pietra, sulla quale si apre una piccola finestra, e un portone d'ingresso sormontato da una lunetta ad arco acuto, all'interno della quale è affrescata l'immagine di Santo Stefano. L'interno è, invece, a croce greca, con tre altari. Degno di nota il tetto con copertura in "chiancarelle", tipica dei trulli.

 

Via Forno Santo Stefano, PUTIGNANO

Chiesa Rupestre della Madonna delle Grazie

La piccola chiesa rupestre intitolata alla Madonna delle Grazie si trova al di fuori del centro di Putignano, in contrada Mastricale. È uno dei migliori esempi di santuario rupestre della murgia barese: immerso nel verde della campagna locale, il santuario sembra quasi emergere dai boschi ed essere un tutt’uno con la natura circostante.

Quello che colpisce a primo impatto, infatti, è proprio la sua posizione: scavato nella roccia, il santuario è un vero e proprio sito sotterraneo che raccoglie, nonostante le dimensioni ridotte, un gran numero di fedeli.

Essi aumentano soprattutto nel corso di una celebrazione sacra che, come da tradizione secolare, si tiene a maggio: la festa campestre dedicata proprio alla Madonna delle Grazie.

 

Strada Comunale Mastricale, 39 PUTIGNANO

Monastero e Chiesa di Santa Chiara

Il Convento e la Chiesa di Santa Chiara sono siti in centro cittadino,a Putignano. Il complesso è stato realizzato a pochi passi da San Pietro. Secondo alcune testimonianze scritte la dedica originaria della struttura era a Sant’Antonio Abate. Nel 1719 il Monastero venne utilizzato come Convento di clausura, fino al 1988. La Chiesetta ha impianto architettonico prettamente ottocentesco. La navata unica è suddivisa in tre campate. La prima campata è leggermente ribassata rispetto alle altre due, ad indicare le diverse destinazioni d’uso. Nel vano della prima campata è sito l’organo e il coro delle suore. Di interesse sono gli affreschi sulle campate più alte, realizzati da Benedetto Romita. Gli affreschi rievocano la simbologia alla quale sono molto legate le Suore Crocifisse Adoratrici, che hanno gestito la struttura per vario tempo. Molto bella è la tela sull’altare maggiore, di artista ignoto. Nella tela sono rappresentati la Madonna col bambino circondata da Angeli. Ai piedi della Vergine San Francesco e Santa Chiara.


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Chiesa collegiata di Santa Maria della Colonna e San Nicola

Nel 1059 il papa Niccolò II, emise dal concilio di Melfi una bolla di privilegio per la chiesa, allora intitolata ai Santi Pietro e Paolo, dichiarandola libera da ogni giurisdizione vescovile. Lo status di Diocesi Nullius verrà confermata nel 1108 ed, nel 1473 con poteri più ampi, ad opera del papa Sisto IV. Questo privilegio sarà però fortemente contrastato fin dal XVII sec., tanto che agli inizi dell'Ottocento, il vescovo di Conversano, vinse la causa di appello in Napoli e riuscì a trasformare tale prerogativa in un più semplice patronato della casa regrante. In questo clima di indipendenza, unito alla presenza della basilica di S.Nicola di Bari quale feudatario della città (1304-1806), la chiesa matrice ha potuto prosperare ed esprimere la propria cultura; il tutto ben rappresentato dalla sua fabbrica e dalle opere in essa conservate.

La florida economia legata alla produzione ed ai commerci di stoffe per tutto il Regno, il clima salubre e l'elevato livello culturale, attirarono qui figure di rilievo della federazione italiana pre-unitaria, come ad esempio la famiglia bolognese di mons. Celestino Guidotti o ilCard. Lorenzo Brancati. La chiesa, in periodo rinascimentale, vede mutare la sua intitolazione in Santa Maria della Colonna, nome che probabilmente la lega alla persenza di una comunità di origine spagnola, uomini d'arme  soprattutto, radicata fino alla prima metà del Seicento. Nell'Ottocento si accompagnò la dedica a S. Nicola, già patrono della città, come ringraziamento per una scampata epidemia. L'edificio, che oggi si presenta in forma basilicale a tre navate, evidenzia sulla facciata principale la volontà di edificare, come consueto in epoca normanna, una doppia torre campanaria; solo una, quella di destra, risulta compiuta ed è coronata da una cipolla barocca in calcarenite progettata nel 1765. L'elemento artistico più interessante e studiato, è il portale dell'ingresso principale; questo risulta essere realizzato attorno all'architrave sulla quale è presente l'Annunciazione.

 

 

Piazza Umberto I, RUTIGLIANO

Telefono: +39 0804761088

 

E' definito dagli stipiti e dalla ghiera ogivale con rosoni ed esaltato da un fastigio scultoreo databile alla metà del XIII sec. L'architrave è un elemento essenziale per la statica della porta e nel contempo si fa arte, vi è scolpito il Cristo contornato dai suoi Apostoli con ai lati i titolari della chiesa i santi Pietro e Paolo, che guarda chi entra e benedice l'ingresso. L'insieme persegue l'obiettivo di coronare la gloria del Cristo e della Madonna con l'omaggio di tutto il creato. La coppia di fiere, i leoni che proteggono l'ingresso reggendo l'intero creato tramite due colonne, invitano il fedele a sostare e comprendere il messaggio scolpito indelebilmente nella pietra. Sulla facciata laterale, un tempo dominata dalla figura affrescata di S. Cristoforo, vi è la presenza di un secondo portale detto "dei morti", perchè utilizzata per il transito dei feretri; nell'angolo spicca il bassorilievo circolare di S. Nicola benedicente, originariamente posto a tompagno della porta anzidetta. Il portale  laterale è frutto di una stratificazione storica, questo è testimoniato dalla presenza all'interno del profilo ogivale oltre che del dipinto della Vergine attorniata da angeli benedicenti, di stipiti i cui intrecci di tralci scolpiti richiamano legami stilistici con gli ordini monastici. Finestre di forma barocca davano luce all'interno, mentre quelle medievali risultano chiuse e utilizzate come nicchie esterne in cui alloggiare statue di santi. L'edificio fu pensato sul modello delle chiese a cupole in asse, ma in seguito completato con capriate lignee, nascoste nel 1780 da volte in tufo; l'unica cupola realizzata fu per motivi statici ricostruita ed abbassata nel 1776. Ora una semplice lanterna la illumina, nel punto più alto, mentre in precedenza vi erano quattro finestre gotiche, murate ma visibili dall'esterno al centro dei quattro lati dell'incrocio navata-transetto. Molteplici sono i tesori conservati nella fabbrica, tra questi si possono annoverare le sculture di Santa Lucia, S. Nicola, S. Francesco di Paola risalenti al XV sec. e le tele del pittore francavillese Domenico Carella. Elemento di rilievo che da solo val bene la visita della chiesa, è il polittico della Madonna con i Santi attribuita ad Antonio Vivarini.

 

Chiesa di Sant'Andrea (o di Santa Chiara)

Edificata agli inizi dell’Ottocento in parallelo alla antica Chiesa dedicata a sant’Andrea, dalla quale sono ancora visibili le facciata rivolta a levante , le mura perimetrali (i due chioschi conventuali) e la torre campanaria, munita ancora di campana originaria della fondazione dell’annesso convento (fu fatta dal barese Petrus nel 1522) la nuoca chiesa ospita oltre alla tela del lama, un austero coro ligneo con organo seicentesco posto sul transetto. Il convento fu fondato nel 1519, il 15 settembre con bolla del pontefice leone x in seguito alla donazione da parte della congrega di sant’Andrea dell’omonima chiesa e delle fabbriche annesse su consiglio di padre Sebastiano de Jacomino, la cui sorella Nicoletta fu poi nominata prima abbadessa del nascente convento benedettino dell’ annunciazione di maria di gesù. Nel 1910 alle suore benedettine subentrarono le suore Crocifisse adoratrici.

 

 

 

 

 

 

RUTIGLIANO

 

Manierista è l‘ artista che dipinge in santa Chiara il quadro rappresentate l incontro dei due Ordini. A metà figura è la Madonna col Bambino tra due angeli reggi-corona. In primo piano San Francesco e San Domenico si abbracciano fraternamente, fautori entrambi dei rispettivi ordini: il francescano e il domenicano. Accanto le fondatrici dei due ordini femminili  monastici S. Chiara, con la croce e l’ostensorio e S. Caterina col giglio e il libro nella mano. L’opera fu commissionata da una nobile famiglia così come da insegna araldico ivi disegnato a destra. Giovan Battista ,Lama: 1673 napoli quella di Rutigliano è la prima tela che giunge in Puglia del Lama la cui produzione maggiore è napoletana

Immacolati e santi1708. Firmata al centro da lui e datata. In alto è raffigurato il Padre Eterno disteso sulle nuvole. Al centro l’Immacolata a mani giunte e capo rivolto verso l’alto. Inginocchiati e oranti sono: a destra S. Nicola di Bari con la destra posata sul petto e la sinistra reggente il pastorale. A sinistra Sant’Andrea con il libro tra le mani. La rappresentazione di quest’ultimo Santo non è a casa, considerata che la precedente chiesa era a lui dedicata.

 

Chiesa di San Vincenzo

Meglio nota come Sant’Anna, incastonata nel borgo antico di Rutigliano. La chiesa di Sant’Anna è stata inserita in una struttura conventuale anticamente dedicata ai Santi Medici e probabilmente con finalità ospedaliera, con chiesa di maggiori dimensioni rispetto ad oggi. L’attuale Largo S. Vincenzo sarebbe la pianta dell’antico chiostro conventuale.

 

Vico I S. Vincenzo, 6 RUTIGLIANO

Chiesa di San Gregorio Magno (o del Purgatorio Vecchio)

Edificata nel XVII secolo, entro il nucleo più antico del borgo fortificato. Ospita l'archivio-biblioteca capitolare della Collegiata di Santa Maria della Colonna.

 

RUTIGLIANO

Chiesa dell'Immacolata (o del Purgatorio Nuovo)

Edificata nel XVIII secolo, annessa al castello medievale, all'epoca della costruzioni facente funzioni di palazzo baronale. La presenza di una finestra interna consentiva l'affaccio diretto del castellano dalle sale baronali del complesso castellare.

 

Via Sotto il Castello, RUTIGLIANO

Chiesa di San Giovanni Battista (o San Domenico)

 Accanto al Palazzo San Domenico sorge la Chiesa di San Giovanni Battista, consacrata nel 1609. Successivamente dedicata alla Vergine del Rosario, è conosciuta come Chiesa di San Domenico, in ricordo della presenza in loco della comunità monastica domenicana. All’interno si conservano pregevoli altari barocchi con notevoli tele del ‘600 e del ‘700, mentre sulla bianca facciata si erge una preziosa porta di bronzo del 1982 dello scultore giovinazzese Adolfo Rocco.

 

RUTIGLIANO

Chiesa di Maria Ss. Addolorata

Edificata nel 1843 inglobando la preesistente cappella di San Rocco (fondata nel 1509), al crocevia fra le due antiche strade per Conversano e Turi. È sede della Parrocchia dell'Addolorata.

 

 

Via Turi, 1 RUTIGLIANO

Telefono: +39 0804761187

E-Mail: chiesa.addolorata@libero.it

 

 

 

 

Chiesa del Cuore Immacolato di Maria

Dopo aver percorso le strette vie Le Rose e Purgatorio, con l'antica Chiesa di San Gregorio incastonata tra umili abitazioni tipiche della civiltà contadina,si giunge in Via Sotto il Castello, che segue il perimetro esterno del maniero normanno fino a giungere in Piazza Cesare Battisti, dove , all'ingresso del corridoio arcato che immette nel cortile  interno della  Torre, si trova la Chiesa dell'Immacolata, già sede dal 1719 della Congrega dei Nobili. All'interno due tele d'altare del XVIII secolo: la prima raffigura l'Immacolata tra San Francesco da Paola e San Gaetano da Thiene; la seconda la Vergine tra Sant'Onofrio e San Nicola.

 

Via Giuseppe Persia, RUTIGLIANO

Telefono: +39 0804767491

E-Mail: parr.cuoreimmmaria@libero.it

 

Chiesa di Maria SS del Carmine

A metà circa di Corso Garibaldi, si trova la Chiesa di Santa Maria del Carmine, già esistente nel ‘500 come “cappella di san Rocco”. Il culto per la Vergine, già presente, crebbe nel 1764, quando la città, uscita indenne da una lunga e violente scossa di terremoto, proclamò la Madonna del Carmine sua “speciale Patrona”. La chiesa è stata rimaneggiata nel XIX secolo e nella seconda metà del secolo scorso. All’interno si conservano due tele settecentesche provenienti dalla Chiesa rurale dell’Annunziata, l’Annunciazione, di ignoto artista della scuola di Paolo De Matteis, e lo Sposalizio di Maria, del rutiglianese Michelangelo Capotorto. Qui dai primi del ‘900 si venera anche il Gesù Bambino di Praga, raffigurato in una splendida statua in cartapesta dell’artigiano leccese Giuseppe Manzo. La chiesa rutiglianese è il terzo santuario per importanza in Italia (dopo Arenzano in Liguria e Acireale in Sicilia) tra quelli dove è vivo tale culto, diffuso in tutta Europa ad iniziare da Praga nel 1628.

 

Via Vitale, RUTIGLIANO

 

RUTIGLIANO

Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini

Sorti nel XVII secolo in luogo della più antica chiesa di San Michele, sulla via per Montrone. Ospita un'esigua fraternità francescana preposta alla reggenza del culto sorto intorno al Santissimo Crocifisso, scultura lignea del XVII secolo ivi conservata. Nel 1989 la chiesa conventuale fu eretta canonicamente a Santuario del Ss. Crocifisso, manufatto ligneo raffigurante il Cristo in croce, attribuito all'artista gallipolino Vespasiano Genuino e datato al 1630. Al pregevole crocifisso secentesco è associata un'antica leggenda (riportata dal cronista ottocentesco Lorenzo Cardassi) che narra del suo approdo miracoloso a Rutigliano, oltre a svariati miracoli legati alla cessazione di periodi di terribile siccità occorsi fra XVIII e XIX secolo. Al miracoloso Crocifisso venerato presso il convento dei Cappuccini, la cittadinanza rutiglianese dedica solenni festeggiamenti nei giorni 13,14 e 15 settembre. A partire dalla prima metà del secolo scorso la festa del Crocifisso ha assunto sempre più lo spessore di "maggiore festa", superando per importanza e fervore devozionale il culto e i festeggiamenti tributati al principale patrono San Nicola (II domenica di maggio) ed alla compatrona Ss. Maria del Carmine (16 luglio).

 

Via S. Francesco D’Assisi, 196 RUTIGLIANO

 

Chiesa di San Nicola de Criptis

Ricostruita nel 1903 in luogo di un più antico edificio di culto dedicato al santo di Myra e menzionato a partire dal XIV secolo, posto poco fuori il borgo medievale, sull'antica via per Gioia e Casamassima. Le strutture della chiesa subdiale insistono tuttora su di un complesso di grotte di epoca medievale (donde deriva il toponimo de criptis), in origine direttamente affacciate sull'alveo della depressione carsica che attraversa l'abitato, nota come Lama della Corte (canale di deflusso tributario della Lama San Giorgio). Attualmente è di proprietà privata e vi si officia il culto soltanto il 6 dicembre di ogni anno, giorno della memoria liturgica di San Nicola di Bari.

 

 

Via Montevergine, 9 RUTIGLIANO

Chiesa di Maria SS Annunziata

Si affaccia su una lama, è stata restaurata da poco e ha una storia legata a riti superstiziosi di origine ignota. È l'identikit della chiesa dell'Annunziata, un piccolo edificio di culto che sorge nell'agro di Rutigliano su lama San Giorgio, il letto di un antichissimo fiume che partendo da Gioia del Colle solcava chilometri di territorio prima di sfociare a sud di Bari, a San Giorgio appunto.

Arrivarci non è semplice se non si è del posto. Dalla strada provinciale 240, si imbocca l'angusta strada comunale  Annunziata. Dopo averla percorsa per circa un chilometro e mezzo si incontra un bivio, dove un apposito cartello indica di svoltare a sinistra a coloro che desiderano ammirare la chiesetta rurale. Da qui è necessario percorrere un altro paio di chilometri per giungere a destinazione: l'arteria diventa pian piano sterrata e sulla sinistra si dirama l'ultima salitella da affrontare a piedi prima di approdare alla meta. 

L'edificio sacro domina una porzione di Lama San Giorgio abitata sin dalla preistoria, puntellata oggi da campi coltivati e muretti a secco. La mano dell'uomo però non ha intaccato alcune zone dove cresce la vegetazione spontanea e caratterizzate per la serie di grotte scavate millenni fa sul dirupo occidentale della lama.

La struttura fu costruita tra il XIII e il XIV secolo per volere del monastero di San Tommaso e venne intitolata inizialmente a Santa Maria del Castello. Concepita per offrire un riparo ai pellegrini che passavano per Rutigliano, dopo alterne fortune diventò proprietà privata e nel 1961 fu venduta alla chiesa del Carmine. Dopo decenni di incuria un comitato di cittadini ha promosso il suo restauro: l'inaugurazione, a lavori in realtà non ancora conclusi, è avvenuta nel maggio del 2015.

Il complesso è composto da due ambienti: la chiesa vera e propria e la sagrestia, che però non è stata interessata dalle opere di recupero. L'esterno della chiesa è completamente intonacato, eccetto la facciata che lo è per metà. Su di essa spicca infatti la parte inferiore rivestita in pietra, con l'ingresso principale sormontato da un timpano spezzato.

 

Strada Comunale Annunziata, RUTIGLIANO

 


L'interno presenta uno spazio rettangolare lungo 14 metri e largo 11, a navata unica.  Quest'ultima è suddivisa in tre campate, due coperte con volte a botte e una, quella centrale, sovrastata da una volta a vela. L'altare è stato purtroppo rubato negli anni che hanno preceduto il restyling. Si tratta solo uno degli atti vandalici che ha interessato la cappella, sfigurata in passato da scritte sui muri e piccoli furti come quello dello stemma dei Caracciolo, il casato che nel 700 si occupò di abbellirla e proteggerla dall'abbandono.

 Ma la storia della chiesetta non è fatta solo di sottrazioni e trascuratezza, anzi è legata a un singolare rito, quello del "passa pass", diffuso fino all'800 in diversi paesi dell'Italia meridionale. Qui i malati di ernia venivano fatti passare tra i rami di un lentisco, una pianta che secondo antiche credenze popolari rutiglianesi era in grado di curare questa patologia. Ciò avveniva il 25 marzo, festa dell'Annunziata, ritenuta protettrice dall'ernia. Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
Nel XIX secolo però la curia locale cominciò a osteggiare fortemente tale pratica, ritenuta contraria alla dottrina della Chiesa. Del resto già nel 1791 Giuseppe Maria Galanti, funzionario del Regno di Napoli, aveva bollato questa usanza definendola "un'abominevole superstizione". Secondo il burocrate infatti "Uomini e donne di ogni età, che hanno bisogno di tal protettrice, nel giorno della festa, tutte denudate, sono passate e ripassate per lentisco fresco".
Il rito così perse gradualmente il suo significato originario per trasformarsi nel 900 in un evento dedicato all'amicizia. Nel secondo dopoguerra la festa dell'Annunziata venne fatta coincidere ogni anno con la Pasquetta, divenendo l'occasione per una scampagnata nella natura della lama. Oggi con il “passa pass” coppie di amici "ufficializzano" simbolicamente il loro legame legandosi a vicenda al braccio sinistro un nastro colorato, il tutto con la benedizione del sacerdote.

Chiesa della Madonna delle Grazie

La rinascimentale chiesa della Madonna delle Grazie è ubicata invece sulla vecchia via per Mola. Edificata nella seconda metà del XVI secolo, conserva uno splendido altare ligneo del ‘600, contraddistinto da elaborate colonne a tortiglione.

 

Via Vecchia per Mola o Via Madonna delle Grazie, RUTIGLIANO

Chiesa di San Michele Arcangelo

Sulla principale Via per Noicattaro, si trova la chiesa di San Michele, di antichissima ed ancora incerta origine. bella la statua in pietra qui custodita, datata 1681, raffigurante appunto S. Michele nell’atto di decapitare il demone posto sotto i suoi piedi.

 

Via Noicattero, RUTIGLIANO

Chiesa di Sant'Antonio Abate

Edificata nel XV secolo, sulla via per Bari e Noicattaro.

 

RUTIGLIANO

Chiesa della Madonna della Stella

Al centro di un importante crocevia della viabilità che collega i centri abitati di Rutigliano, Mola di Bari e Conversano, edificata nel 1735 e restaurata nel 1979 la chiesa della Madonna della Stella presenta un solo vano con un unico altare (Boraccesi – De Filippis). Tra gli elementi architettonici che la rendono unica, grande attenzione meritano le due acquasantiere a cui i fedeli possono attingere sia dall’interno che dall’esterno della chiesa: un tempo i contadini che percorrevano quella strada per raggiungere i propri campi e i pellegrini diretti all’Abbazia di San Vito di Polignano a Mare, avevano la possibilità di utilizzarle anche negli orari di chiusura della chiesa.

Al centro dell’altare affrescato tra San Pietro, San Paolo, Santa Lucia e Sant’Apollonia un tempo trovava posto una tela raffigurante la Madonna della Stella nostro malgrado derubata negli anni '80. Ma la forte devozione mai decaduta per questa espressione di Maria ha voluto che quell’altare non rimanesse sguarnito. Nello scorso anno alcuni devoti hanno commissionato un quadro raffigurante il volto della Madonna della Stella che ben si  incunea in quelli che sono gli antichi affreschi presenti sulla navata centrale.  Il quadro  è stato realizzato dalla pittrice rutiglianese Grazia Dibattista che sapientemente dopo accurate ricerche  ha saputo ricreare con armonia ciò che in passato è stato derubato.

 

RUTIGLIANO

 

Domenica 4 agosto 2013 la chiesa rurale dedicata alla Madonna della Stella ha riaperto i battenti. Come impone la tradizione nella prima domenica di agosto la comunità rurale di C. da Madonna della Stella si  raccoglie in preghiera assistendo alle celebrazioni eucaristiche, una mattutina l’altra serale, officiate all’interno della suddetta chiesa.

Chiesa di Maria SS Materdomini


Lungo il vecchio tracciato stradale per Casamassima, subito dopo aver oltrepassato la Lama San Giorgio, la chiesa rurale della Mater Domini sorge isolata in mezzo alla campagna ad appena quattro chilometri dal centro di Rutigliano. Dopo la sua edificazione nella metà del XVII secolo sono stati costruiti successivamente alcuni altari e parte delle decorazioni interne. La parte più antica è la tempera murale dell'altare maggiore realizzata da un anonimo pittore locale, esso rappresenta la Madonna col bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo, protettore quest'ultimo dei carcerati e delle partorienti. Nel 1751, su committenza privata del nobile Nicola Santo Arborea De Bonis, al dipinto fu anteposta una monumentale alzata d'altare in legno. Accanto a quest'altare, tre altorilievi in stucco policromo raffiguranti San Giuseppe e San Nicola di Bari e, sulla parete destra, San Michele Arcangelo; molto probabilmente tutti realizzati dopo il 1812. Sul medesimo lato dell'altare che custodiva il quadro, poi trafugato, della Madonna dell'Arco eseguito nel 1778 dal pittore Domenico Carella. Sempre vivo è stato il culto popolare per la Mater Domini, infatti, la chiesa è stata più volte rimaneggiata e abbellita grazie alla devozione di tantissimi fedeli.

 

SP179, RUTIGLIANO

Chiesa di San Lorenzo


A poca distanza, su una strada che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la chiesa di San Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. da diversi decenni abbandonata e completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta.

 

RUTIGLIANO

Chiesa della Madonna del Palazzo ed annesso ex Convento dei Frati Minori Conventuali


Lungo la provinciale per Turi si trova l’ex complesso conventuale dei Minori Osservanti, eretto nel XVII secolo accanto alla chiesa che va sotto il titolo di Madonna del Palazzo. Dopo la soppressione del convento, a seguito del decreto murattiano del 1809, l’edificio ha subito sino agli anni ’90 del secolo scorso diverse traversie. Verso la fine della seconda guerra mondiale la struttura è stata anche “occupata” da un distaccamento dell’esercito alleato; ancora oggi si possono leggere varie scritte in inglese che testimoniano l’organizzazione interna della base militare qui allocata. Nel chiostro si conservano una serie di dipinti  murali , l’Arbor Vitae dell’ordine francescano e alcuni episodi della vita di San Francesco d’Assisi. Un altro dipinto si conserva nel refettorio che rappresenta  “L’ultima Cena” o, per alcuni, “Le nozze di Cana”.

 

RUTIGLIANO

Ruderi della Chiesa di Sant'Apollinare

Secondo gli storici dell’arte sarebbe la più antica chiesa rurale presente in Puglia, testimonianza di un culto paleocristiano databile intorno al VI-VII secolo. Eppure nonostante la sua importanza, la chiesetta di Sant'Apollinare appare oggi come un rudere pericolante, abbandonato nelle campagne di Rutigliano tra sterpaglie e sporcizia.

Per i pellegrini che nel Medioevo percorrevano la Via Francigena verso la Terra Santa, Sant'Apollinare doveva rappresentare una delle tante ben visibili e agognate tappe di ristoro fisico e spirituale sul cammino della vecchia via Appia Traiana. A noi moderni invece la chiesa appare alquanto occultata e più difficilmente raggiungibile. Dobbiamo infatti percorrere la Strada provinciale 122 che da Rutigliano porta a Turi per circa 5 km e prendere a sinistra una stradina che si snoda tra alcuni poderi per scorgerla dopo 700 metri, desolata in un campo non coltivato.

Siamo in contrada "Purgatorio - Bigetti", in passato chiamata Purgatorio da praetorium, nome che rivela la presenza di un antico insediamento romano. Questa infatti è un’area di altissima rilevanza archeologica, le cui stratificazioni storiche risalirebbero addirittura al VI-V secolo a.C. Gli scavi effettuati negli anni 70 portarono alla luce la pianta di una preesistente villa rustica romana di epoca imperiale (III sec. d.C.) e una ricchissima necropoli di epoca arcaico classica con oltre 400 tombe e preziosi corredi funerari. Resti ancora visibili sul terreno circostante, esposti a cielo aperto, in un degrado totale e in balia dello sciacallaggio.

 La chiesetta è a pianta quadrata con una struttura muraria che viene datata al X-XI secolo, anche se si tratta del consolidamento ricostruttivo dell’originario edificio altomedievale. Quel che possiamo ammirare oggi è però solo il suo scheletro, vista l’assenza del portale e delle originarie cupole ad asse, costruite cioè con conci posati a secco come i tipici trulli pugliesi. Inoltre una grossa breccia sull'abside “permette” che lo sguardo del visitatore l'attraversi da parte a parte. Infine il muro a sud, a causa di una profonda e minacciosa lesione, si mostra ancora puntellato in seguito all'ultimo intervento di messa in sicurezza che risale al 2014.

 

Contrada Bigetti, RUTIGLIANO

 

Eppure gli interni permettono ancora di  percepire quell'atmosfera mistica di silenzio e di preghiera che vi doveva regnare durante i suoi tempi d'oro. Una bellezza sobria e unica, tipica delle chiese rurali pugliesi, con l’immancabile abside semicircolare orientato a est e la singolare navata sormontata da una cupola a botte rifatta in epoca successiva.

 Purtroppo però queste poche ma ancora significative e antiche pietre rischiano di crollare definitivamente. I puntellamenti potranno infatti servire a ben poco, ci sarebbe invece bisogno di un importante e costoso restauro, di cui nessuno sembra volersi fare carico. Abbiamo provato a contattare Paolo Piccinno, “portavoce” della famiglia Didonna, proprietaria del terreno su cui sorge l’edificio, ma l’imprenditore impegnato spesso all'estero per lavoro ha rimandato l'incontro a lungo e non ci ha più risposto.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
D’altronde ben due cicli di raccolte firme del Fai (Fondo ambiente italiano) condotte nel 2012 e 2014 per segnalare Sant’Apollinare tra “I luoghi del cuore”, non sono riusciti nell’intento di portare il sito all’attenzione di sponsor e Soprintendenze. Sul sito della  fondazione si trova ancora la pagina con la petizione che chiuderà il prossimo 30 novembre. Di firme se ne contano solo 10, quando ne
servirebbero migliaia per salvare una chiesa sopravvissuta a 1500 anni di storia.

 

 

Convento Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucarestia

Fu edificato agli inizi dell’Ottocento in parallelo alla antica Chiesa dedicata a sant’Andrea, di cui sono ancora visibili le facciate, le mura perimetrali e la torre campanaria, munita ancora di campana originaria. La nuova chiesa ospita un austero coro ligneo con organo seicentesco posto sul transetto. Il convento fu fondato nel 1519 per volere del pontefice Leone X in seguito alla donazione da parte della congrega di sant’Andrea dell’omonima chiesa e su consiglio di padre Sebastiano de Jacomino, la cui sorella Nicoletta fu poi nominata prima abbadessa del nascente convento benedettino dell’ annunciazione di Maria di Gesù.

Fu riscattato, nel 1909, dall’arciprete di Rutigliano, mons. Nicola Antonelli che, con la benedizione del vescovo di Conversano, mons. Antonio Lamberti, lo donò alla Superiora delle Suore Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato, suor Maria Pia Notari della Croce, affinché vi aprisse  una scuola.

Nell’ottobre 1909, Maria Pia  andò personalmente a vedere la casa e a trattare le condizioni della donazione che fu ben contenta di accettare, anche per l’impegno di mons. Antonelli di contribuire alle spese dei restauri necessari per la nuova destinazione dell’immobile.

Il 17 gennaio 1910, dodici suore si stanziarono a Rutigliano, accolte solennemente da autorità e cittadini, e ad esse si unirono le poche clarisse ancora in vita.

Via Porta Di Bari, 10 Rutigliano

Telefono(+39) 080 4761198

 

Il card. Casimiro Gennari, protettore dell’Istituto delle suore crocifisse, espresse a Maria Pia il vivo compiacimento per l’apertura della nuova casa, con l’esortazione di aver cura della chiesa che era stata da lui consacrata.

Nonostante l’aiuto economico di mons. Antonelli, la madre fondatrice dovette investire un’ingente somma per permettere l’apertura di quella casa che volle fortemente e che per la prima volta consentì alle suore crocifisse di associare ad una vita contemplativa un apostolato esterno che si esplicò con l’insegnamento alla fanciulle del popolo.

Con l’apertura delle scuole elementari, e l’inserimento di lezioni particolari di musica e di lingua francese, le suore conquistarono la stima e l’affetto dei rutiglianesi, al punto che la madre generale non poteva trasferire una sola insegnante senza suscitare le proteste della popolazione. La stessa superiora del tempo, inizialmente assegnata alla nuova casa come superiora provvisoria, vi rimase a lungo, trattenuta a furor di popolo: era suor M. Veronica del S. Volto Peschechera, che nel 1919, alla morte della fondatrice, divenne la seconda madre generale dell’Istituto.

Dal 6 marzo 1911 la casa di Rutigliano fu per alcuni anni anche casa di noviziato.

Attualmente le suore crocifisse presenti a Rutigliano svolgono la loro attività nella scuola materna, collaborano nelle parrocchie e si dedicano alla preparazione e confezione delle ostie.

Concattedrale Santa Maria Assunta

La Cattedrale, dedicata all’Assunta, nella sua forma attuale, è il frutto di lunghe e travagliate sessioni costruttive iniziate nel XII  e conclusesi verso la metà del XIII secolo.

In mancanza di documenti cartacei che fissino nel tempo la nascita e la paternità dell’edificio, è possibile risalire all’epoca della sua costruzione, leggendo tutto il palinsesto che è di fronte a noi. Seguendo un’antica tradizione e ricordando quanto scrive l’Ughelli nella sua Italia Sacra e interpretando una lapide conservata in cattedrale nella cappella del Santissimo (un tempo coro di notte), è stata formulata un’ipotesi abbastanza plausibile. In seguito alla distruzione completa della città ruvese e della sua prima cattedrale a causa di eventi bellici della metà del XII secolo, il Conte di Loretello e Conversano, nonché Signore di Ruvo, Roberto II di Bassaville insieme al vescovo Daniele, si impegnarono nella edificazione della nuova Cattedrale: quella che è giunta sino a noi.

La conclusione di lavori si ebbe all’inizio del XIII secolo, come dimostra il fatto che alla morte del vescovo Daniele, dopo il 1183, la sua salma venne deposta nella chiesa della SS. Trinità, sita vicino la Cattedrale, non essendo stata questa ancora ultimata.

La Cattedrale subisce importanti trasformazioni e cambiamenti anche in Età Moderna.

Le indagini e gli studi condotti sul monumento si basano sul confronto tra fabbrica e fonti documentarie: fra queste assumono un ruolo importante le relationes ad Limina Apostolorum. In particolar modo dalle prime quattro relazioni delle visite ad Limina compilate dal Vescovo minorita Fra Gaspare Pasquali, si deduce che nel 1589 la Cattedrale  contava oltre all’altare maggiore, ben dodici altari laterali che successivamente vennero aumentati a quattordici. I dodici altari potevano essere collocati contro i muri d’ambito delle navatelle, in corrispondenza dei cinque fornici delle rispettive campate e delle due absidiole; a questi si aggiunsero altri due altari, forse collocati simmetricamente sulle due pareti del transetto a nord e a sud. Come si può evincere, la chiesa segue l’andamento di una pianta basilicale a croce latina a cui si aggiungeva la sagrestia, attestata lungo la parete settentrionale del transetto.

Pur esistendo la sagrestia e l’adiacente episcopio, di cui si ha notizia sin dal 1452, alla fine del XVI secolo alla Cattedrale non era stata aggregata alcuna cappella; tuttavia sin dal 1593, si ha notizia di una confraternita del Santissimo Sacramento che assiste gli infermi associati a tale sodalizio; della edificazione di una cappella dedicata al Santissimo Sacramento si avrà notizia solo nel 1640 durante l’episcopato di Cristoforo Memmolo, nominato vescovo nel 1621. Da quanto ricostruibile dai segni lasciati sulla fabbrica e confrontati con le scarne informazioni delle fonti, è probabile che sino al 1640 la Cattedrale di Ruvo fosse affiancata sul lato della navatella sinistra, dalla sagrestia e dalle cappelle di S. Biagio e del SS. Sacramento, mentre alla navatella destra non era ancora stato aggiunto alcun corpo. La facciata della cattedrale doveva presentarsi più stretta dell’attuale, rimanendo definita dagli allineamenti originari dei muri perimetrali delle navate laterali.  

I successori di Cristoforo Memmolo si trovarono a fronteggiare un periodo difficile, minato dalle frequenti tensioni con il potere laico: in Cattedrale fu demolito l’altare maggiore e sostituito con il trono di Ettore Carafa, duca di Andria e signore di Ruvo. Fortunatamente nel 1697 si dotò la Cattedrale di un nuovo e sfarzoso altare. Nel 1725 il vescovo Bartolomeo Gambadoro fece demolire l’antico Episcopio che fu ricostruito dalle fondamenta, ampliato e dotato di maggiori possibilità di alloggio. Tale edificio fu poi sostituito dall’attuale palazzo vescovile, realizzato nel 1925 su progetto dell’ing.  L. Sylos.

In facciata, in corrispondenza degli archetti pensili del saliente di destra vi è una lapide che ricorda la realizzazione dei lavori per l’ampliamento della fabbrica, voluto dal vescovo Giulio de Turris nel 1749. Egli nella sua “visita ad limina” del 1744 poté ben dire che “la Chiesa Cattedrale dedicata alla Vergine Assunta, una volta di mediocre struttura, sotto il mio presulato è ormai splendente in forme più eleganti”, riferendosi naturalmente alla costruzione di nuove cappelle e al restauro di quelle già esistenti, tra cui quella di S. Biagio e del SS. Sacramento, collocate lungo la navata sinistra. L’edificazione di nuove cappelle comportò non solo uno sforzo finanziario da parte del vescovo, ma anche la soluzione di un problema di immagine. Le nuove cappelle, infatti, non avrebbero potuto che collocarsi lungo il fianco destro della fabbrica, rimasto privo di aggregazioni. La realizzazione delle nuove cappelle richiedeva una soluzione anche per le aggiunte sul lato sinistro.  Lo spazio disordinato, occupato fino allora dalla Cattedrale e dalle sue aggiunte doveva diventare una piazza conclusa dall’edificio più significativo per la collettività, nel 1744 la facciata fu quindi allungata di 2,40 metri per lato.

I lavori di ampliamento della chiesa, conclusi poco prima della morte di Mons. De Turris (1759), consegnarono al popolo ruvestino una Cattedrale caratterizzata da numerose aggregazioni: lungo la navata sinistra vi erano il coro di notte, la Cappella del Crocifisso, di S. Biagio, del SS. Sacramento (detto “Cappellone”) e di S. Lorenzo; lungo la navata destra a partire dall’ingresso vi erano le cappelle dedicate all’Addolorata, ai SS. Medici,  alla Madonna di Costantinopoli, a S. Michele e alla Madonna di Pompei. Attualmente, nell’intercapedine da cui si accede all’ipogeo, si leggono ancora le tracce superstiti della decorazione delle cinque cappelle del fianco destro.

Inoltre al 1749 risalgono il controsoffitto ligneo decorato e tre tele di Luca Alvese. I lavori condotti durante il presulato di Mons. De Turris diedero alla Cattedrale una nuova facies in linea con quella corrente tardo barocca che nella seconda metà del XVIII secolo informò di sé l’interno di molti edifici medievali pugliesi.

Tra i vari interventi succedutisi nel tempo, quello eseguito nel 1935, durante il quale si ebbe la demolizione della Cappella del SS. Sacramento, comportò l’abbassamento della quota di calpestio del transetto e delle navate. Questi ultimi furono pavimentati con “quadrelle di pietra di 0,35 cm per lato”, per le navatelle si reimpiegarono le lastre preesistenti che vennero quindi disposte perpendicolarmente all’asse longitudinale delle singole navate laterali.

Nonostante la rinnovata pavimentazione, il piano di calpestio risultava molto umido e quasi bagnato; comparivano ampie chiazze umide discontinue che, per la posizione in cui erano dislocate e per l’intensità, non potevano che essere determinate da una differente densità della massa sottostante.

Le varie indagini preliminari condotte sulla topografia e la stratigrafia della città tra il dicembre 1974 e il giugno 1975 davano adito a delle ipotesi suggestive sull’impianto della Cattedrale. Era necessario riesaminare la successione degli strati e dei relativi livelli, proponendo dei saggi per documentare l’esistenza di una eventuale cripta - di cui erano venute alla luce due monofore dopo i lavori di sistemazione  del 1925 - o di altre preesistenze.

Malgrado l’immediata rispondenza tra previsioni e primi rinvenimenti, l’andamento dei lavori fu condizionato dalle lente erogazioni dei finanziamenti, dalle sospensioni, dai rinvenimenti e dalla loro successiva sistemazione. Il progetto prevedeva due zone per l’inizio delle indagini: una nella navatella destra in corrispondenza del dislivello tra il calpestio del transetto ed il piano delle navate, l’altro in corrispondenza della zona centrale  della seconda campata della navata sinistra. 

L’intervento nel sottosuolo ha rivelato che la Cattedrale venne costruita sulle macerie di un’area frequentata sin dalla protostoria e che, nascoste dal pavimento moderno, giacevano numerose testimonianze del periodo peuceta, della città romana e medievale, intercettate e rese spesso illeggibili dai grandi contenitori di pietra che servirono per la sepoltura degli affiliati alle Confraternite a partire dall’età della Controriforma e fino al XX secolo.

L’indagine è partita proprio dall’esplorazione di queste tombe che avevano invaso l’area della chiesa secondo criteri di funzionalità. Tali  sepolture, coperte con volta a botte, erano raggiungibili attraverso scale e botole, coperte a loro volta da lastre talora di reimpiego. Le camere tombali hanno restituito un campionario di crocifissi, monete, medaglie, anelli, braccialetti, vaghi di collana, spilloni, chiavi, fibule. La costruzione di queste fosse distrusse quindi il tessuto antico laddove impediva la realizzazione degli invasi, utilizzando o soltanto conservando alcune delle murature preesistenti.

 

RUVO DI PUGLIA


Esterno

Isolata rispetto al contesto urbano, la chiesa presenta un visibile ribassamento del sagrato rispetto all’impianto viario della città. I vari rimaneggiamenti e le modifiche apportate all’edificio religioso tra XVI e XVIII secolo non sono stati tali da cancellarne l’originaria veste romanico – gotica. Tipicamente romanica è la facciata, caratterizzata nella parte inferiore da tre portali, opera di maestranze locali, di cui quelli laterali sono sicuramente di rempiego.

Di grande pregio è il portale centrale, fiancheggiato da due colonnine sormontate da grifi e rette da leoni stilofori, a loro volta sostenuti da telamoni, la cui plasticità si riscontra anche nei personaggi religiosi che affollano l’arco più esterno del portale centrale. In particolar modo al centro dell’arco troviamo Gesù affiancato prima da due pellegrini, provvisti di ramoscelli d’ulivo e poi dalla Madonna e da S. Giovanni Battista, verso di loro convergono sia le creature angeliche, sia i dodici apostoli collocati nel sottarco. Nel secondo arco del portale troneggia l’effige dell’agnello dell’Apocalisse, fiancheggiata dai simboli dei quattro Evangelisti: a sinistra troviamo prima l’Angelo (S. Matteo), poi il Leone (S. Marco), mentre a destra troviamo prima l’Aquila (S. Giovanni), poi il Toro Alato (S. Luca). Al centro del terzo arco interno, in corrispondenza dell’Agnello, due pavoni affrontati , sono rappresentati nell’atto di beccare un grappolo d’uva. Tale tema iconografico simboleggia l’Eucarestia.

Prima di giungere nella parte superiore della facciata, la nostra attenzione viene attratta prima dal piccolo rosone centrale, finemente traforato e circondato da creature demoniache e angeliche, poi dalla bifora, la cui lunetta viene ravvivata da un S. Michele Arcangelo, colto nell’atto di calpestare il serpente.

I numerosi archetti pensili sostenuti da minuscole mensole aventi sembianze umane, zoomorfe e fitomorfe fanno da pendant tra la parte inferiore e quella superiore della facciata. Usando gli archetti come degli immaginari scalini, si giunge nei pressi del gigantesco rosone - terminato in epoca cinquecentesca - sormontato da una nicchia dov’è collocato un misterioso personaggio seduto, difficile da identificare.

L’enigmatica figura del "sedente" rappresenta il finanziatore della chiesa. Il sedente ha un elmetto tondo che gli copre a guscio la testa e indossa una tunica ampia, stretta in vita con una cintura; è seduto su di un seggio e regge sulle ginocchia un elemento orizzontale, ormai frammentario, una sorta di supporto sul quale doveva essere fissato un ipotetico modellino del duomo, nell’atto di essere offerto alla comunità ruvese. Il sedente potrebbe essere una autorità civile o militare: varie circostanze fanno pensare che si tratti di Roberto II di Bassavilla, Conte di Conversano e Loretello e Signore di Ruvo, figlio di Roberto I di Bassavilla e cugino del re normanno Guglielmo I il Malo.

La facciata culmina con la statua di Gesù Risorto che regge una bandiera segna vento.

Interno

La chiesa, impostata su pianta a croce latina, presenta un corpo longitudinale articolato in tre navate, terminanti con tre absidi collocate nella zona del transetto. Mentre la navata centrale e il transetto sono caratterizzati da una copertura a capriate, costituita cioè da travi lignee, le due navatelle hanno una copertura con volta a crociera. La navata centrale risulta separata dalle navate laterali da un sistema di pilastri cruciformi. Si può notare come i pilastri della navata destra, sebbene cruciformi, risultino più rotondeggianti e quindi di maggiore livello artistico rispetto ai pilastri di sinistra, aventi forme più squadrate. Ciò indica che la chiesa è stata edificata in due fasi.

La qualità artistica dei pilastri di destra è accentuata da capitelli di ottima fattura, caratterizzati dalla rappresentazione di scene tratte non solo dall’iconografia o dalla simbologia cristiana, ma anche dalla mitologia medievale. Pietra e scalpello si fanno così narratori di strane storie, i cui protagonisti sono animali, creature mostruose, ma anche figure umane. In particolar modo il capitello del penultimo pilastro presenta due personaggi che stanno festeggiando simbolicamente la fondazione della cattedrale. I capitelli della parte sinistra, invece, vedono il dispiegarsi e l’intrecciarsi di motivi floreali e astratti.

I pilastri che circoscrivono lo spazio della navata centrale sono sormontati da una sorta di cornicione, denominato ballatoio, sostenuto da una infinita varietà di minuscole mensole aventi sembianze umane, zoomorfe e fitomorfe.

La luce esterna, filtrando attraverso le bifore e le trifore valorizza la plasticità scultorea dei capitelli e delle mensole del ballatoio.

La semplicità e l’austerità della struttura e degli arredi sacri mettono in evidenza l’impianto romanico–gotico della chiesa.

Addossate alle pareti, vi sono inoltre delle lastre in pietra raffiguranti alcuni personaggi del vescovado ruvese. Tali lastre costituivano le coperture tombali di alcune camere sepolcrali presenti nel vano sotterraneo della chiesa.

 

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 09:00 – 19:00

Festivo: ore 08:00 – 10:30 – 12:00 – 19:00

 

Chiesa del Carmine

Martedì – Giovedì – Sabato ore 18:00

Festivo: 09:15

 

Chiesa del Purgatorio

Lunedì – Mercoledì – Venerdì ore 18:00

Festivo: ore 18:00

 

INFO

ORARI PER LE VISITE TURISTICHE

08:00 – 12:00 – 16:00 – 20:00

Eccetto durante le celebrazioni liturgiche

 

Su richiesta è possibile visitare l’ipogeo

Per informazioni telefonare al numero:

+39 0803611160 oppure +39 346755318

Chiesa di san Domenico

Chiesa e Convento furono costruiti intorno al 1560 con il titolo di SS. Regina del Rosario. Il luogo su cui venne edificato il complesso conventuale dei domenicani risulta essere proprio quello in cui vi erano i ruderi del Convento di S. Caterina. Nel 1809 la chiesa e il convento furono chiusi al culto. La chiesa restò abbandonata e il convento fu destinato dal comune a caserma e teatro. Su richiesta di una parte eletta di cittadini tra cui il giureconsulto Giovanni Jatta, il vescovo di Ruvo Materozzi riconsacrava la chiesa nel 1819. Con Regio Decreto di Ferdinando I, nel 1820 si stabilì la venuta dei Padri Scolopi che cominciarono la loro missione nel 1821 presso la chiesa e l’ex convento dei Domenicani. Nel 1854 sotto il rettorato di P. Giuseppe De Laurentis iniziarono i lavori di completamento, restauro e abbellimento della chiesa. Con il 1866, anno della soppressione degli ordini religiosi e dell’avocazione dello Stato dei loro beni, il convento ebbe una nuova destinazione d’uso: sede del Ginnasio. Ancora nel 1885, anno di una grave epidemia di colera che colpì la città, il vescovo Luigi Bruno ottenne parte del convento, da utilizzare come lazzaretto per la cura di quanti erano stati colpiti dall’epidemia. Tra l’ultimo decennio del 1800 e i primi anni del 1900 il convento fu oggetto di non pochi rifacimenti, necessari per divenire sede di scuola pubblica. Attualmente il convento è adibito a museo civico e accoglie una sezione del museo diocesano, una pinacoteca dedicata al pittore ruvese Domenico Cantatore, vissuto nel secolo scorso.

L’impianto della Chiesa si presenta  a navata unica, con cappella e cupola nella campata antistante l’altare maggiore, così come i canoni architettonici controriformistici prevedevano. L’interno è organizzato secondo un linguaggio architettonico di impronta tardo-barocca e neoclassica, con ampie cappelle laterali (due per lato) e due “cappelloni” nell’area del transetto.

 

Piazza Giovanni Bovio, RUVO DI PUGLIA

Telefono: +39 0803613730

E-Mail: sandomenico.ruvo@gmail.com

 

ORARIO SS MESSA:

Dal Lunedì al Sabato ore 08:00 – 19:00

Domenica ore 08:00 – 10:00 – 11:00 – 19:00

 

 

Chiesa di San Michele Arcangelo

 Il tempio è collegato al convento dell'Ordine dei frati minori osservanti sorto, assieme all'originaria chiesa crollata nella prima metà del XVIII secolo, per volere di san Francesco d'Assisi di passaggio da Ruvo. Attualmente il convento ospita una casa di riposo.

Secondo la tradizione san Francesco d'Assisi, di ritorno dal Gargano, sostò a Ruvo esortando il popolo a fondare una nuova chiesa sui resti di un tempio abbandonato di rito greco cristiano, appartenuto ai monaci basiliani. La nuova chiesa fu così costruita e intitolata a san Michele Arcangeloe vi si insediò l'Ordine dei frati minori osservanti nel convento adiacente. Tuttavia le prime notizie dell'esistenza di questo luogo di culto risalgono soltanto al XV secolo quando il feudatario di Ruvo, Gabriele Del Balzo-Orsini, inviò la richiesta di autorizzazione al papa Niccolò V di ristrutturare e riedificare la chiesa ed il convento a spese dei cittadini. A distanza di poco tempo però la chiesa crollò e tra il 1744 e il 1775 fu riedificata l'intera struttura.

Corso Piave, RUVO DI PUGLIA

Telefono: +39 0803611465

E-Mail: parrsmichelearcangelo@gmail.com

 

La facciata appere in stile tardo barocco, il portale è sormontato da un architrave che fa da base ad una nicchia in cui è collocata la statua di san Michele scolpita in pietra locale. La facciata è divisa in due ordini e nel superiore spicca il finestrone racchiuso tra le lesene. Il prospetto termina con le volute, culmine delle ali laterali, che terminano con un acroterio per parte.

L'interno in stile barocco è costituito da un'unica navata e da una lunga serie di cappelle private, espressione della potenza delle antiche famiglie nobili ruvestine. Nella chiesa è di notevole interesse il crocifisso ligneo della cappella Cotugno, una pregevole statua dell'Immacolata, il sontuoso altare barocco e i dipinti del coro. Innanzi all'altare è inoltre sepolto il frate minorita beato Bernardino da Ruvo, morto nel 1522 in concetto di santità. Ma i pezzi più notevoli dell'arredo di questo edificio sacro sono i capolavori del pittore fiammingo Gaspar Hovich, L'adorazione dei magi del 1613 e La Madonna degli Angeli fra i santi Francesco e Giovanni Battista del 1598. Altre opere d'arte di rilievo sono la tela del Gliri raffigurante il santo Salvatore da Horta e il quadro di san Michele Arcangelo di Leonardo Antonio Olivieri.

Il convento invece presenta nel chiostro un ciclo di affreschi relativi alla vita di san Francesco ed è attualmente adibito a casa di riposo e sala conferenze.

 

Chiesa del Santissimo Redentore

 

Nonostante la chiesa sia stata consacrata già nel 1902 i lavori di completamento della facciata e del campanile sono terminati soltanto nel 1955. Il tempio è attualmente sede di un esteso territorio parrocchiale tanto da godere di quattro rettorie, quali la chiesa dell'Annunziata, la chiesa di San Rocco, la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria e la chiesa di San Giacomo al Corso. La chiesa è intitolata al Santissimo Redentore ed è vicaria della parrocchia Cattedrale.

Nel 1886 il popolo ruvestino, profondamente scosso dal terremoto e dalla pestilenza che in quell'anno l'avevano colpito, decise far innalzare una chiesa dedicata a Gesù Cristo Redentore. La prima pietra per l'edificazione della nuova casa di Dio fu posta soltanto il 1º aprile 1900 con la benedizione del vescovo di Ruvo, Pasquale Berardi. Il compito di pensare e disegnare la nuova chiesa fu affidato all'ingegnere Egidio Boccuzzi, tuttavia il progettista ruvese ebbe molte difficoltà in quanto il luogo scelto per erigere l'edificio fu lo stallone, ovviamente da abbattere, dell'adiacente castello e palazzo Melodia, un luogo stretto, incastrato tra due palazzi, ma soprattutto buio. Boccuzzi pensò dunque ad una chiesa costituita da un'unica navata, il cui prospetto si sarebbe stagliato nella centralissima piazza Regina Margherita (ora piazza Matteotti) e sarebbe stata visibile fin da corso Carafa. L'ingegnere ideò una facciata che rispecchiasse davvero l'aspetto di un tempio, dotato di porticato e sovrastato da un secondo ordine composto da nicchie e da un finestrone, il tutto coronato da un timpano che avrebbe dovuto ospitare un orologio pubblico. La costruzione tuttavia, vista anche la complessità del progetto e la modesta disponibilità economica, ha impiegato vari decenni per consegnare il tempio completo e finito. Nonostante tutto entro il 1902 la cittadinanza poté ammirare il primo ordine finito e dunque il 10 agosto la chiesa, sebbene incompleta (il catino absidale e la volta furono realizzati solo tra il 1906 e il 1913), fu aperta al pubblico. Con il prospetto ancora orfano del secondo ordine, nel 1921 fu edificata la sacrestia da don Salvatore Ciliberti a spese proprie. In questo periodo fu inoltre impiantato un campanile a vela dotato di una sola campana e in seguito sostituito da un campanile a cuspide, entrambi provvisori. Nel 1940 furono benedette le tre campane. Sebbene fosse stata aperta al pubblico nel 1902, la chiesa fu consacrata al Santissimo Redentore solo nel 1950. Nel 1953 sotto il vescovo Aurelio Marena si cominciò la costruzione del secondo ordine e del timpano (fu abbandonata però l'idea di inserirvi l'orologio pubblico) ed anche del campanile, sempre cuspidato, diviso in tre ordini. Nello stesso anno sul timpano fu impiantata la grande statua lapidea del Cristo Redentore realizzata dalla Plinio Frigo di Vicenza. Il tutto fu ultimato nel 1955. Ultimato da poco il tempio, la parrocchia si rese protagonista per anni della realizzazione di grandi e artistici presepi. Nel 1957, il papa Pio XII donò alla parrocchia un televisore, all'epoca costituiva un lusso per molti, mentre nel 1960 la chiesa fu dotata di un organo composto da 1100 canne. Tra il 1995 e il 1996 il catino absidale fu totalmente rivoluzionato e decorato con un enorme mosaico che raffigura la Chiesa in cammino verso il Redentore.

 

Vicolo Giovanni Iatta, 8 RUVO DI PUGLIA

 

 

Esterno

Il prospetto è diviso in due ordini; l'ordine inferiore è costituito da un sagrato ripartito in tre arcate con i pennacchi intervallati da dei medaglioni. Le arcate poggiano su delle colonne binate di ordine ionico che danno vita ad un porticato precedente all'ingresso. L'ordine superiore è composto da un finestrone architravato inserito tra due nicchie imperniate in sistema architettonico che richiama l'arco di trionfo. Chiude la facciata il semplice timpano sovrastato dalla statua del Cristo Redentore.

Interno

Le paraste disposte sui muri laterali interni delineano quattro cappelle per parte in cui sono rispettivamente contenute delle nicchie. Sul lato destro è inoltre presente un piccolo pulpito scolpito. La trabeazione, che poggia sulle paraste di ordine corinzio, fa da base alla volta a botte della chiesa. La decorazione delle bianche pareti è scarna e il compito di suggestionare e colpire il fedele e il visitatore è affidato al catino absidale ampiamente decorato dal grande mosaico e alle nicchie ricche di statue raffiguranti santi quali Giovanna d'Arco, Santa Rita, San Francesco di Paola, la Madonna del Rosario, San Pio da Pietrelcina, San Giuseppe, San Giovanni Bosco, Sant'Anna, San Ciro, Santa Filomena, Santa Maria Goretti, Santa Barbara e la statua del Sacro Cuore di Gesù.


1°e 3° venerdì del mese dalle ore 17 alle 19
2° e 4° giovedì del mese dalle ore 10 alle 11
presso la nostra Parrocchia.
Se sei solo, se ti trovi in difficoltà, se hai bisogno di una parola di speranza, di un consiglio, di aiuto, troverai presso il Centro di Ascolto le Volontarie Vicenziane desiderose di venirti incontro.

Chiesa del Carmine

Nasce come Chiesa  di S. Vito, divenne la Chiesa della Madonna del Carmelo nel 1613.

Si trova all’interno del centro storico, sulla via della Cattedrale; si apre un piccolo slargo che funge da quinta alla facciata più nuova della chiesa; le facciate laterali non sono più visibili grazie al fatto che hanno addossato due case alla chiesa; mentre il lato meridionale è interamente coperto, il lato settentrionale presenta un piccolo arco di passaggio.

Non si conosce il progettista di S. Vito, ma ci sono progetti di ampliamento dell’ingegnere Pomodoro.

La chiesa fu commissionata dall’ Arciconfraternita del Carmine e realizzata tra il 1500 – 1570 circa ( rimaneggiata in seguito nel 1880 )

Ha murature in conci di pietra e volte in mattoni.

Nell’ex chiesa si S. Vito la chiesa presentava tre navate; oggi  la pianta appare contratta e con un’unica navata; il campanile fu progettato dall’ing. Pomodoro e costruito tra il 1881 e il 1885

Le volte sono a botte di mattoni parzialmente affrescate, con semicupola sull’abside.

 

 

 

 

Via Cattedrale, RUVO DI PUGLIA

Telefono: +39 0803611169

 

Esterno

Esternamente la chiesa non presenta particolari decorazioni: troviamo uno stemma all’interno di un timpano curvilineo, il portale d’ingresso modanato con lesene, sul lato Nord è presente un bassorilievo raffigurante una Madonna del 1700 ( in gesso ).

Interno

Sulla destra dell’ingresso principale si trova una lapide del 18° secolo del notaio Barese, una tela con “S. Vito tra S. Modesto e S. Crescenza” ( 1621 ) del veronese Alessandro Fracanzano; la tela rappresentante “la Madonna del Carmine” del romano Andrea Bordone; il dipinto del “compianto su Cristo morto” (anteriore al 1624 ) di un anonimo pittore napoletano; sempre del 1624 la tela della “Natività” di un certo Abate Claudio; statue lignee del XVIII secolo raffiguranti vari momenti della passione di Cristo attribuiti allo scultore altamurano Filippo Altieri; la volta è parzialmente affrescata con le immagini della “Esaltazione della Croce” e della “Madonna del Carmelo”.

Strutture sotterranee

Le strutture che si possono vedere nei progetti per l’ampliamento della chiesa, potrebbero appartenere alle fondamenta della chiesa di S. Vito; purtroppo non sono visitabili perché l’unico ingresso, sul retro della chiesa, è murato

 

Santuario dei Santi Medici

Il santuario dedicato ai santi Medici, Cosma e Damiano, trova posto in quella che è sempre stata la chiesa di Santa Maria di San Luca, originariamente di proprietà della famiglia Mazzacane, poi dei Caputi e fino al 1923 dei Testini quando la chiesa fu donata al capitolo Cattedrale. Tuttavia nel 1952 il vescovo Aurelio Marena, in virtù del sempre più fervente culto nei confronti dei santi Cosma e Damiano, fece restaurare la chiesa e insediare il gruppo in cartapesta raffigurante i Santi Medici dai quali il tempio da allora prese il nome.

Via Monache, 8 RUVO DI PUGLIA

Telefono:  +39 0803629379

 

Il prospetto presenta un portale d'ingresso architravato e sovrastato da un timpano su cui poggia una finestra delimitata dalle paraste. La facciata rettangolare culmina con un timpano più grande.

All'interno della chiesa è conservato, oltre al gruppo scultoreo già citato dei Santi Medici, un busto di Fabrizio Caputi e un mausoleo lapideo delle famiglie Mazzacane e Caputi. Nell'unica navata sono inoltre affisse due tele raffiguranti la Madonna del Rosario, il Sacro Cuore di Gesù, sant'Antonio da Padova e san Giuseppe dell'artista Giuseppina Pansini. In due teche sono invece custodite tre piccole statue in cartapesta raffiguranti santa Rita da Cascia, Gesù al Calvario e il Santissimo Salvatore, ispirato all'immagine miracolosa di Andria.

 

Chiesa di san Rocco

 

Il tempietto fu edificato nel 1503 all'indomani della liberazione di Ruvo dalla peste da parte di san Rocco di Montpellier.

La chiesetta di San Rocco, sita in piazza Matteotti accanto al palazzo di città, fu edificata nel 1503 come segno di ringraziamento e devozione da parte del popolo ruvese per aver liberato la città della peste nel 1502. Nel 1576 vi fu fondata la Confraternita di San Rocco, sciolta e rifondata nel 1781 e tuttora operante. In questa chiesa i tredici francesi, prima della partenza per la disfida di Barletta, parteciparono alla Santa Messa. Nel 1645 il tempietto fu riedificato.

Piazza Giacomo Matteotti, RUVO DI PUGLIA

 

L'edificio religioso è caratterizzato da un bugnato liscio ed ha pianta rettangolare. La facciata presenta un ingresso architravato sul quale è incisa una iscrizione che testimonia l'esistenza della confraternita. Sull'architrave poggia una nicchia contenente la statua in tufo di San Rocco. Sulla destra è presente un oblò semicircolare. In cima alla struttura è posto il campanile a forma di tempio, culminante con una statuetta lapidea di San Rocco.

L'interno della chiesa, stuccato, esalta la grande nicchia rettangolare nella quale è conservato il gruppo scultoreo in cartapesta degli Otto Santi, portato in processione la notte tra il Mercoledì e il Giovedì Santo. È inoltre conservato in una teca il dipinto ad olio raffigurante la Madonna del Buon Consiglio mentre l'altare in pietra è sovrastato dalla statua in legno policromo di San Rocco. Sono inoltre conservate le statue dell'Addolorata e del Sacro Cuore di Gesù.

 

Chiesa del Purgatorio

La chiesa del Purgatorio, sede della Confraternita del Purgatorio, non sempre ha avuto l’aspetto e le strutture architettoniche attuali. Fino alla metà del 600 era chiamata chiesa di San Cleto ed era costituita da una sola navata eretta sulla cisterna romana comunemente chiamata “grotta di San Cleto”.

Nel 1643 la nobildonna Elisabetta Zazzarino, vedova ed erede di Giovanni Pietro Caputi, donò alla Diocesi alcune abitazioni attigue alla chiesa di San Cleto affinché su di esse si erigesse una chiesa dedicata alle Anime del Purgatorio. La Platea della Confraternita, datata 1696, attesta che vennero donate

“tre camere… bassi, cellari, pozzi e altri membri [...] confinanti con la chiesa del nostro glorioso protettore San Cleto [...] sita avanti la Porta Nuova per andare a Molfetta, acciò destrutte quel sito si convertisse in una chiesa ò oratorio a suffragio dei pij defunti”.

Nello stesso anno 1643, il Vescovo di Ruvo mons. Cristoforo Memmoli affidò ai sacerdoti don Sante di Gioia, don Giovanni Rubini e don Pantaleo Di Terlizzi l’iniziativa per la costruzione della chiesa. Questi aggregarono altre due case pericolanti confinanti con quelle donate dalla nobildonna e fecero costruire a ridosso della più piccola chiesa di San Cleto una seconda navata di forma asimmetrica.

Secondo quanto riportato da Antonio Marinelli e Giuseppe Villani nel volume “La Confraternita del Purgatorio” (Terlizzi, Centro Stampa, 2008), interpretando la platea del 1696 e il manoscritto d’inventario del 1729 si potrebbe dedurre che la chiesa di San Cleto non venne dotata di una nuova navata ma, invece, venne “demolita fino al suolo” affinché si potesse “poi edificare una chiesa da dedicarsi alle alme del Purgatorio”.

La nuova chiesa a due navate fu benedetta dall’Arciprete don Marco Mode

 

Via Cattedrale, 103 RUVO DI PUGLIA

Telefono: +39 0803611442

E-Mail: info@confraternitapurgatorio.it 

 

 

La facciata della chiesa è divisa in due ordini da un cornicione, l'ordine inferiore presenta i due portoni d'ingresso mentre sull'ordine superiore sono disposti due finestroni. La muratura della facciata inoltre presenta la tecnica del bugnato rustico. Sul tetto della navata settentrionale è installato il campanile a forma di parallelepipedo rettangolo i cui lati terminano in volute. Il campanile è sormontato da un grande acroterio a forma di vaso circolare e risale al 1753.

L'interno presenta le due navate con volta a botte e sul soffitto della navata meridionale sono presenti quattro affreschi relativi alla vita di San Cleto, mentre nell'altra navata il soffitto è ugualmente ma gli affreschi raffigurano alcuni temi sacri, quali il Santissimo Sacramento, San Giovanni Bosco, l'Ultima cena e Santa Cecilia. Nel tempio è venerata la statua in cartapesta di fine Ottocento rappresentante la Pietà, opera del leccese Giuseppe Manzo, la tela della Madonna del Suffragio e preziosi lavori di argenteria e oreficeria del XVIII secolo. È inoltre presente un altare per navata, in quella meridionale l'altare è in pietra, risale al Settecento e proviene dalla macchina barocca dell'altare maggiore della Concattedrale, mentre sul lato settentrionale è presente un altare marmoreo del XIX secolo.

 

ORARIO SS MESSA:

Lunedì – Mercoledì – Venerdì ore 18:00

Festivo: ore 18:00

Mese di Novembre: ogni sera, Santo Rosario e Celebrazione liturgica

 

 

 

Chiesa dei Cappuccini

La chiesa dei Cappuccini, detta anche di Santa Lucia vecchia, è un edificio sacro di Ruvo di Puglia sito in via Don Minzoni. Il tempio viene aperto al culto raramente in quanto dal 2002 è sorta la nuova parrocchia di Santa Lucia.

L'edificazione della chiesa, ribattezzata volgarmente "dei Cappuccini" per via del convento adiacente costruito nel 1583 in cui vi trovarono posto, risale al 1607 ma fu consacrata soltanto settant'anni dopo quando il vescovo Domenico Galesio la intitolò a Maria Maddalena. Nel 1809 l'Ordine dei frati minori cappuccini fu espulso e il convento chiuso nel 1811 per poi essere riaperto nel 1816 e definitivamente abbandonato nel 1861. Nel 1925 la chiesa fu trasformata in parrocchia e dedicata a santa Filomena e a santa Lucia. Tuttavia poiché negli anni sessanta il papa Giovanni XIII decise di revisionare la vita di alcuni santi, tra cui Santa Filomena, e di cancellarne la ricorrenza dal calendario romano per mancanza di notizie riguardo ai miracoli effettuati, la parrocchia fu intitolata soltanto alla santa siracusana. Dal 1999 la chiesa viene aperta solo la domenica mattina per la santa Messa e in occasioni particolari, poiché nello stesso anno fu consacrata la nuova chiesa di Santa Lucia, di cui la chiesa dei Cappuccini costituisce una rettoria.

Via Don Minzoni, RUVO DI PUGLIA

 

L'ampia facciata rettangolare appare umilmente decorata, bianca per l'intonaco e dotata di un ingresso architravato al quale si giunge tramite uno scalone.

L'interno è dotato di due navate e delle due quella dotata di ingresso è la più spaziosa. Sulla controfacciata è installato una tela ad olio raffigurante Mosé e il serpente di bronzo del 1790. Ai lati dell'ingresso laterale sono invece affissi due dipinti ad olio del XVIII secolo rappresentanti San Cleto e San Biagio, santi patroni di Ruvo. Varie sono le cappelle e le statue conservate tra cui quella dell'Addolorata, del Cristo Risorto e di Santa Lucia, opera dello scultore Nicola Antonio Brudaglio del XVIII secolo e ora conservata nella nuova chiesa. Sull'altare troneggia il gigantesco crocifisso ligneo.

 

Chiesa di San Giacomo al Corso

Il tempio ha fatto parte dei possedimenti della commenda gerosolomitana ruvese.

La chiesa di San Giacomo fu eretta nel Medioevo nei pressi della porta del Buccettolo. Tuttavia questo edificio sacro, probabile domus templare appartenente ad una commenda gerosolomitana, crollò nel 1762 a causa della negligenza dell'episcopato locale.

La chiesa fu riedificata e consacrata il 24 ottobre 1869 e venne intitolata a san Giacomo e all'Immacolata Concezione. L'edificio fu rinominato in chiesa di San Giacomo al Corso nei primi anni del 2000 quando fu costruita nei pressi della zona industriale la nuova chiesa e parrocchia di San Giacomo apostolo. La chiesa è una rettoria della parrocchia dell'Immacolata.

 

Corso Ettore Carafa, RUVO DI PUGLIA

 

La facciata a cuspide, neoclassica, richiama la struttura vera e propria di un tempio greco.

L'interno ospita numerosi affreschi del pittore Mario Prayer, tra cui una tela di San Giacomo del 1938; sul catino absidale si trova l'affresco del Cristo Redentore seduto su un monticello in ambiente bucolico sul cui sfondo si staglia la sagoma della concattedrale di Ruvo di Puglia; nel transetto, sempre di Prayer, sono raffigurate due scene riguardanti l'istituzione della festa dell'Ottavario da parte del conte Carafa; la volta a botte è inoltre affrescata dallo stesso pittore e sono rappresentati san Giacomo e l'Assunzione di Maria. È inoltre conservata una statua di san Francesco d'Assisi del cartapestaio leccese De Pascalis del 1888.

Santuario di Santa Maria di Calendano

Il tempio è una delle più antiche chiese dell'intero agro rubastino in quanto fondata nel Medioevo e in seguito utilizzata dai Templari come domus o rifugio.

La chiesa dedicata a Santa Maria sorse presso la contrada Calentano, oggi frazione di Ruvo a 8 km di distanza, in cui numerosi erano i casali e gli abitanti, in pieno Medioevo. La prima attestazione della chiesa risale al 1174: in un atto di compravendita è citata una «terra cum olivis ecclesie sancte Marie Calentani». Il tempio fu restaurato nel 1433 e completamente ricostruito nel XVIII secolo. La sacrestia, così come per il santuario della Madonna delle Grazie, probabilmente costituiva il luogo di culto originario. All'interno della chiesa si custodiscono varie lapidi gotiche ed è particolarmente venerato l'affresco quattrocentesco, parzialmente visibile della Madonna col Bambino tra san Leonardo, gli angeli e sant'Antonio Abate. È inoltre conservato un gruppo in cartapesta rappresentante l'Annunciazione del Signore a Maria, portato in processione il Lunedì di Pasqua.

 

RUVO DI PUGLIA

 

Per via di alcune croci patenti rinvenute all'interno e all'esterno del santuario e di un particolare affresco, il luogo è considerato dallo studioso di storia templare Fulvio Bramato e dallo storico locale Vincenzo Pellegrini una domus templare. Tuttavia gli studi presentati nel settembre 2010 durante il Convegno di Ricerche Templari ad Anghiari da Vito Ricci ed Elisabetta Serafino hanno portato a ritenere infondato il legame tra la chiesa di Calentano e i Templari presenti a Ruvo dal 1204 al 1308.

Santuario della Madonna delle Grazie

La chiesa della Madonna delle Grazie fu costruita, con fondi provenienti dalla nobildonna Isabella Griffi e da alcuni fedeli, nel XVII secolo per volere del vescovo Cristoforo Memmolo accanto ad una chiesetta collocata sulla via Traiana ed ora diventata sacrestia dello stesso santuario. Il tempio sull'antica via romana divenne luogo di pellegrinaggio per via dell'affresco della Madonna col Bambino, risalente XVI secolo poi rinominata dai fedeli come Madonna delle Grazie.

 

 

 

RUVO DI PUGLIA

 

La facciata a capanna è divisa in due ordini e delimitata dalle paraste: l'ordine superiore presenta una finestra a timpano spezzato mentre nell'ordine inferiore è inserito il portale d'ingresso con trabeazione su mensole a volute, sovrastato da un rilievo lapideo raffigurante la tela della Madonna ivi venerata.

L'interno presenta un'unica navata con volta a botte dotata di vari archi in cui sono venerate alcune tele quali la flagellazione di Gesù del XVI secolo e l'assunzione di Maria del XVIII secolo. Emerge la luminosità dell'altare centrale sul cui sfondo del presbiterio è posto il quadro della Vergine delle Grazie, nell'atto di porgere il seno al figlio, all'interno di una cappella barocca realizzata con la tecnica del trompe-l'oeil.

 

Chiesa dell'Annunziata

Fu costruita sul finire del XIV secolo quando gli abitanti del casale di Calentano si ritirarono a Ruvo.

La chiesa dedicata all'Annunciazione di Maria fu eretta nel 1377 come testimonia la lapide gotica presente sulla fiancata destra del tempio dove c'era l'antico ingresso ora murato. La chiesetta fu costruita per volere degli abitanti del casale di Calentano, che era stato abbandonato dagli stessi dopo i feroci attacchi di Roberto Sanseverino, in quanto nella stessa contrada esiste tuttora un santuario dedicato proprio all'Annunciazione del Signore. L'iscrizione gotica indica come edificatori della chiesa i maestri Giobbe da Giovinazzo e Andrea da Ruvo sotto l'episcopato del frate Stefano. Secondo quanto riporta il documento lapideo, il piccolo edificio sacro fu realizzato a devozione della signora Romata, moglie di Nicola Giuda sepolto all'interno.

Sulla controfacciata della chiesa è presente una seconda iscrizione che ricorda il restauro del 1758, durante il quale fu costruito il nuovo e odierno ingresso, decorato con motivi floreali. Nel sottano della struttura dal canonico don Giacomo Ursi, furono ritrovati nel 1793 un alluce in bronzo e la lapide di Gordiano III ora collocata sulla torre dell'Orologio in piazza Menotti Garibaldi: la chiesa infatti sarebbe sorta sul luogo che un tempo ospitava il foro romano dell'antica Rubi.

Il tempio passò prima sotto il patronato della nobile famiglia dei Mondelli e nel '900 sotto la giurisdizione della chiesa del Redentore. Negli anni cinquanta fu ricostruito il campanile a vela mentre negli anni settanta si dette inizio ai lavori di restauro. Dopo un periodo di abbandono negli anni ottanta fu sede dell'archivio diocesano sotto l'episcopato di don Tonino Bello per poi diventare sede di mostre e incontri negli ultimi decenni.

 

Largo Annunziata, RUVO DI PUGLIA

 

La chiesa presenta una facciata a capanna con un portale barocco sovrastato da una finestra circolare inserita tra due nicchie vuote.

L'interno, costituito da un'unica navata, è scarno di decorazioni tuttavia sull'altare del XVIII secolo, realizzato in pietra locale, troneggia la tela del XVII secolo dell'Annunciazione, opera di un anonimo pittore pugliese. Fino a qualche decennio fa, nel transetto erano collocate due statue in pietra di Santa Lucia e San Leonardo. Oggi, nei pressi dell'ingresso è visibile una recente statua in cartapesta di Sant'Antonio di Padova.

 

Grotta di San Cleto

La fonte più antica che ne attesta la presenza risale al 1729 ma è possibile identificare questa cripta con una cisterna di età romana, guardando alle tecniche di realizzazione ed ai materiali usati (gli stessi che connotano cisterne romane ben più famose). Questa cisterna fu costruita nella parte più alta della collina della Ruvo romana e probabilmente era utilizzata o per l'approvvigionamento idrico della città o per rifornire un vicino impianto termale.

Ben presto però questo luogo divenne rifugio per perseguitati e per i primi cristiani ruvestini, come dimostrato dall'esistenza di numerosissimi cunicoli utili per la fuga. La tradizione infatti vuole che san Pietro, avendo la necessità di costituire un nucleo cristiano stabile a Ruvo, creò vescovo san Cleto, futuro terzo papa. Il primo vescovo di Ruvo dunque avrebbe riunito i suoi fedeli all'interno di questa grotta per svolgere le varie celebrazioni sacre. Tuttavia non è certo che san Cleto sia stato il primo vescovo di Ruvo, poiché è storicamente accertato che la diocesi di Ruvo sia stata fondata nell'XI secolo ed il primo vescovo sia stato Gioacchino de Zonicis, eletto nel 1090. La diffusione della leggenda di un san Cleto fondatore della diocesi ruvestina deriverebbe dalla volontà del papato in età normanna di ricondurre all'ortodossia le chiese greche del sud, stabilendo un diretto e antico legame con la chiesa romana.

In seguito nel XVI secolo fu costruita la chiesa della Madonna del Suffragio al di sopra della cisterna e nello stesso periodo sorse la confraternita di san Cleto con sede nel suddetto tempio. Nel Seicento fu poi costruita anche la chiesa di san Michele Arcangelo (ma dedicata al culto delle anime del Purgatorio) accanto a quella dedicata alla Madonna del Suffragio. Le due chiese furono poi unite in due sole navate, dando vita alla chiesa del Purgatorio.

 

Situata nell'ipogeo della chiesa del Purgatorio, RUVO DI PUGLIA

 

La cisterna è stata scavata nella pietra e nel tufo e si giunge ad essa scendendo ventinove gradini, ai quali si accede da una porta presente sulla facciata posteriore della chiesa del Purgatorio. La cripta è lunga 20.50 m, larga 4.40 m ed alta 3.30 m e presenta una pianta rettangolare e longitudinale, scandita da cinque pilastri in pietra e tufo dei quali l'ultimo è stato demolito in epoca remota anche se sono ancora evidenti i solchi lasciati nel soffitto. L'area di culto si identifica con l'ultimo ambiente della cisterna nel quale sono presenti due fonti battesimali e una statua di san Cleto, seduto e vestito da pontefice, scolpita direttamente nella pietra del secondo pilastro. Su una parete della grotta è possibile leggere il graffito a carattere gotico: “Non temete cittadini di Ruvo/sono Cleto primo vescovo/e terzo dopo san Pietro/che prega per voi.”

 

In seguito al terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002, la navata dedicata a san Cleto della chiesa del Purgatorio riportò danni rilevanti, conseguendo lo stato di inagibilità. I lavori di restauro della chiesa furono iniziati nel 2003 e durante le operazioni di ripristino furono scoperti alcuni ambienti sotterranei comunicanti con la grotta di san Cleto. Conclusi nel 2006 i lavori di restauro della chiesa, le opere continuarono nel sottosuolo riportando alla luce tre camere funerarie appartenenti alla confraternita del Purgatorio e chiuse in seguito all'editto di Saint Cloud del 1804. Nelle operazioni di scavo furono scoperte altre stanze di epoca romana che componevano l'impianto termale che si serviva della suddetta cisterna, poi divenuta luogo di culto. L'ipogeo e la grotta di san Cleto sono stati riaperti al pubblico il 26 aprile 2011, a conclusione dei lavori di restauro.

S

Chiesa parrocchiale Matrice di Sant'Erasmo Vescovo e Martire

 

Dedicata a Sant’Erasmo, fu costruita nel 1729 su una antica cappella preesistente dedicata a Santa Maria della Lama. È a tre navate con grandi pilastri in finto marmo (1860). L’interno conserva diverse opere di rilevante valore artistico: una “croce processionale” in argento (XV secolo), un bassorilievo della Madonna Odegitria, attribuita a Francesco Laurana (1471-1474), alcuni bassorilievi utilizzati come pilastrini presso l’altare maggiore provenienti da un monumento funebre del XV secolo, una tela di autore napoletano (1849) raffigurante “L’ultima cena” nella cappella laterale destra del Santissimo. L’altare maggiore ospita una tela ottocentesca raffigurante Sant’Erasmo e sulle pareti laterali tre tele raffiguranti rispettivamente Sant’Efrem, Il Diluvio universale e Mosè, del pittore Hero Paradiso (1912-1994). Nella nicchia della facciata è collocata una statua in pietra di Sant’Erasmo (1865) attribuita a Vito Calabrese. L’alto campanile è stato terminato nel 1923 su progetto dell’ingegner Carano. Nel ricco archivio parrocchiale sono conservate pergamene e registri di interesse storico che vanno dal 1200 ad oggi.

 

Piazza Garibaldi, SANTERAMO IN COLLE

 

La chiesa ha tre navate con grandi pilastri trattati a stucco lucido imitazione marmo (1860). Nelle navate laterali vi sono altari ricchi di marmi policromi. Il campanile è di epoca più recente (1923). La chiesa, di stile prevalentemente barocco, conserva al suo interno il bassorilievo del Laurana della Madonna col bambino.

Chiesa del Sacro Cuore

Fu costruita nel 1891 da Vito Calabrese con il titolo dell'Addolorata e donata il 1º settembre 1893, insieme al suolo e ai locali annessi, ai missionari del Preziosissimo Sangue. Il 24 giugno 1940 l'Arcivescovo Marcello Mimmi vi eresse la parrocchia sotto il titolo del Sacro Cuore. I primi lavori di restauro furono eseguiti nel 1949. Altri lavori di rinnovamento furono eseguiti dai parroci successivi.

 

Via Bengasi, SANTERAMO IN COLLE
Telefono:
+39 0803036073

Chiesa parrocchiale del Santissimo Crocifisso con annesso Monastero Francescano

 

Complesso architettonico composto dalla chiesa del SS Crocifisso e da diversi locali che costituivano il convento dei Frati Riformati Francescani, era finalizzato all’accoglienza dei pellegrini. Costruito nel XVII secolo per volontà del marchese Gian Battista Caracciolo, era dotato di trenta cellette per i monaci, un refettorio con affresco dell’Ultima Cena, un chiostro con relativo pozzo. Dopo la soppressione degli ordini monastici del 1866, i locali del monastero furono utilizzati come caserma dei Carabinieri e, successivamente, come carcere, mattatoio comunale e canonica. Attigua all’ex convento dei Padri Riformati, è la chiesa dedicata al SS Crocifisso. Costruita nel XVII secolo su una cappella dedicata a San Rocco, è stata rimaneggiata, soprattutto all’esterno, nel XIX secolo. L’interno, in stile barocco, possiede una navata centrale e una laterale destra. Di interesse, un crocifisso ligneo (1698) posto sull’altare maggiore, attribuito al monaco francescano fra Angelo da Pietrafitta (Cosenza), una statua di San Rocco in pietra (XVI secolo), una di San Michele Arcangelo, una di San Nicola di Bari e un’ultima di San Pasquale. All’interno della sacrestia è stato restaurato di recente un coro ligneo (fine XVII secolo) composto da 18 stalli sulla cui spalliera sono dipinti a olio immagini di santi (San Rocco, San Giovanni da Capestrano, San Bonaventura, San Bernardino, San Pietro D’Alcantara, la Madonna, San Ludovico, Cristo re, Sant’Antonio, San Francesco, Sant’Agnese, San Pasquale, Santa Rosa da Vilantis e San Diego).

 

Via Matera, 1 SANTERAMO IN COLLE

Telefono: +39 0803036061

 

La facciata della chiesa è in stile neoclassico con l'emblema francescano, sul portale centrale. La chiesa è composta da una navata principale con volte a botte e cinque cappelle monastiche sul lato destro. Sul lato sinistro sono presenti quattro altari in pietra. Sopra l'altare maggiore, costruito nel 1748, c'è il Crocifisso, opera in legno intagliato, di frate Angelo da Pietrafitta (CS) del 1698.

Chiesa di Maria Santissima del Carmine con annesso Monastero Benedettino

Situata nel borgo antico del paese, fino al 1741 era intitolata al protettore sant’Erasmo e pertanto costituiva la chiesa madre, mentre ora è dedicata alla Madonna del Carmelo. Nel corso dei secoli è stata oggetto di vari rifacimenti (1614 – 1954) che hanno interessato i portali di ingresso, l’orientamento dell’edificio, l’altare maggiore e il campanile. Un rifacimento è attestato da una data (1587) incisa sul portale. All’interno, degni di nota sono, oltre a una volta della cappella originaria affrescata con immagini dei quattro Evangelisti, una statua in pietra policroma raffigurante la Madonna di Costantinopoli.

 

SANTERAMO IN COLLE

Chiesa di sant'Eligio Vescovo

Risalente al XIII secolo, in stile romanico, era originariamente dedicata ai santi Efrem ed Erasmo. Conserva, al suo interno, interessanti affreschi del XVI secolo e due del XIII e XIV secolo, raffiguranti Sant’Eligio e i santi Erasmo ed Efrem.

 

 

SANTERAMO IN COLLE

Chiesa di san Giuseppe

Eretta nel 1779, è legata alla omonima Confraternita. È possibile ammirare al suo interno una statua di Sant’Anna e una statua lignea di San Giuseppe risalente al Settecento. L’altare maggiore, invece, risale al 1880.

 

 

Via Roma, 77 SANTERAMO IN COLLE

 

 

 

 

 

 

 

SANTERAMO IN COLLE

Chiesa di Maria Santissima Annunziata

Chiesa di santa Lucia Vergine e Martire

Chiesa di san Domenico di Guzmàn

Chiesa di Maria Santissima della Pietà (Addolorata)

Chiesa di Maria Santissima del Rosario di Pompei (Monfortani)

Chiesa di Maria Santissima di Fatima in località Jazzitiello

 

Chiesa della Maddalena

Costruita tra il 1615 ed il 1632 sul sito di un'antica cappella medioevale ha una pianta a tre navate, divise in tre campate di cui le laterali con volte a vela e la centrale con volta a botte. Al primo pilastro viene a risalto l'acquasantiera scolpita in pietra; sempre davanti a quest'ultimo è collocato un antico battistero arrecante la data "1620 SM". Partendo dalla navata sinistra si ergono due altari, uno contenente la statua lignea di San Michele Arcangelo risalente al XVII secolo, mentre il secondo contenente la statua dell'Addolorata ed ai lati sono collocate due statue in pietra dipinta rappresentanti la Madonna e San Giuseppe. L'altare maggiore è in pietra con ricco paliotto; dietro di esso si eleva un vasto postergale di legno dipinto, mentre nello spazio centrale è raffigurata su tela la Madonna con Bambino tra le bracci. A sinistra del presbiterio è rappresentata una natività del Gesù; a destra vi è un grande affresco raffigurante la natività di Maria con Sant'Anna nel letto e le levatrici che accudiscono la Santa Bambina: queste ed altre opere tutte risalenti al 1600 sono di autore ignoto.

 

Via della Maddalena, SAMMICHELE DI BARI

Chiesa Matrice di Santa Maria del Carmine

Di stile neoclassico, viene costruita tra il 1844 ed il 1871. La facciata con paramento di conci in pietra levigati a corsi regolari è divisa orizzontalmente in due ordini da una trabeazione. Il portale è sormontato da un timpano curvilineo contenente nella lunetta un affresco della Madonna del Carmine. Su entrambi i lati posteriori incorporati per metà nel corpo di fabbrica della chiesa, si ergono due campanili: quello di sinistra fu completato nel 1888 e si eleva isolato dall'altezza della chiesa di un piano; quello di destra invece risulta incompleto e avrebbe contenuto l'orologio pubblico. L'interno della chiesa è a croce romana con copertura in volta a botte e abbellite da decorazioni in stucco dorato. Le 3 navate sono suddivise da 2 ordini di colonne con capitelli ionici.

 

Piazza Vittorio Veneto, 2 SAMMICHELE DI BARI

Telefono: +39 0808917207

Chiesa del Purgatorio

La chiesa risalente al XIX secolo, conosciuta sotto il nome di "Chiesa di S.Francesco", nome riferito a S.Francesco da Paola, è a cupola con un solo altare, ai cui lati sono posti la sagrestia e l'obitorio. Alle spalle della chiesa ci sono le bocche di 15 sepolcri con intorno i gentilizi, di cui due utilizzati per l'epidemia di colera del 1865-66.Il cimitero è stato usato fino al 1910, quando venne costruito il nuovo cimitero, per inumazione.


T

Chiesa di S. Maria delle Grazie

Periferica rispetto al centro della città, conserva con i suoi quattro altari i tratti discreti del fascino francescano, offrendo un clima di grande serenità. L'interno presenta un colpo d'occhio che svela un panorama artistico di grande attrazione. Da notare sull'altare maggiore un elegante tabernacolo finemente lavorato in noce.

Terlizzi

Concattedrale di S. Michele Arcangelo

Costruita a cavallo del XVIII e XIX secolo secondo canoni neoclassici sulle fondamenta dell'antico duomo romanico (XIII sec). Conserva preziose tele e una buona raccolta di statue lignee. Il culto dell'Arcangelo è stato inaugurato a Terlizzi dai Normanni (XI sec.), che vollero anche l'edificazione della prima chiesa entro le mura della città, il cui nome si è conservato nel corso dei secoli. 

Via Don Tonino Bello Terlizzi

Telefono: (+39) 080 3516164

Chiesa del Purgatorio
E' presente una "Natività" di Corrado Giaquinto.

Terlizzi

Chiesa di S. Maria la Nova

Di notevole interesse artistico. La storia di questa chiesa, costruita ai primi del '500, si intreccia da un lato con quella dei Frati Minori Osservanti, dall'altro con il locale patriziato che la elevo' a proprio panteon, erigendovi lussuose cappelle gentilizie quasi a consacrare un dichiarato bisogno di eternità. Ha pianta basilicale a tre navate. Restaurata nel 1619 conserva iscrizioni lapidarie, stemmi e pregevole pulpito ligneo del 1714 e due altari settecenteschi dedicati all'Immacolata e al SS. Rosario.

Terlizzi

Chiesa di S. Maria di Cesano
A 1 km da Terlizzi. Eretta nel 1055 al posto di un'antichissima e fatiscente cappella. Nel corso di alcuni lavori di restauro è stato rinvenuto nello spazio absidale un pregevole affresco di sicura matrice bizantina raffigurante al centro il Cristo nel tradizionale atteggiamento delPantocrator. Ai lati la Madre e San Giovanni Battista.

Terlizzi

Chiesa Matrice di San Nicola


La Chiesa Matrice di Toritto è dedicata al culto di San Nicola da Bari. L’edificio originario venne eretto prima dell’anno Mille e si ipotizza che la decisione di dedicarlo a San Nicola avvenne intorno al 1087 proprio in coincidenza con l’arrivo delle sue spoglie a Bari. Quella che si presenta oggi agli occhi di fedeli e turisti risale al 1400 anche se nel corso degli anni ha subito diversi interventi di restauro ed ampliamento.

I documenti narrano che la chiesa fu ampliata nel 1662: la costruzione di una nuova navata fu dettata dall’esigenza di poter contenere tutta la popolazione del paese, che allora contava 420 abitanti. Ma negli anni successivi altri lavori furono necessari, soprattutto a seguito di un grave incendio che interessò la chiesa nel 1808. Il campanile, invece, è stato rifatto nel 1662 con l'ampliamento della chiesa stessa.

Di particolare rilievo artistico sono i due quadri posti ai lati dell’abside che contiene, tra l’altro, un quadro raffigurante appunto San Nicola da Bari, santo patrono di Toritto.

Quello raffigurante l’ultima cena risale alla fine del ‘500 e venne parzialmente distrutto nell’incendio del 1808. L’opera è dell’autore fiammingo Kasparovich. L’altro, invece, risale all’800 e rappresenta San Nicola in gloria. L'autore è sconosciuto, ma si racconta che il parroco abbia voluto far realizzare una copia perfetta del quadro presente nel Museo di Capodimonte a Napoli.

Dal 1986 la chiesa ospita anche il centro parrocchiale-oratorio San Nicola. Mentre nel 2006 è stata nuovamente restaurata.

 

Piazza Giovanni Paolo II, TORITTO

Telefono: +39 080602780

E-Mail: snicola.toritto@arcidiocesibaribitonto.it

parrocchia@sannicolatoritto.it

 

ORARIO SS MESSA:

Inverno

Feriale: ore 7:30 (nelle Rettorie a turno) – 18:30 (Chiesa Madre)

Festivo

Chiesa Madre: ore 8:00 – 9:30 – 11:00 – 18:30

Chiesa S. Vincenzo: ore 9:00

Quasano: ore 10:30

 

Estate

Feriale: ore 9:00 (Quasano) – 19:00 (Chiesa Madre)

Festivo

Chiesa Madre: ore 8:00 – 10:30 – 19:00

Chiesa S. Vincenzo: ore 9:00

Quasano: ore 9:00 – 19.30

 

 

 

Chiesa della Madonna delle Grazie
Appena fuori la porta del paese c'era una chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie che fu distrutta da un terremoto nel 1731. Per questo motivo il facoltoso don Ettore D'Urso decise di edificare a sue spese una chiesa omonima nella sua 'cocevola'. La costruzione iniziò nel 1746 e terminò nel 1756. 

 

Piazza Aldo Moro, TORITTO

 

 

 

 

 

Chiesa della Madonna della Stella
Questa chiesa è stata eretta nel 1619 da don Orazio Della Tolfa, barone di Toritto e duca di Grumo, sulle fondamenta della chiesa di S. Maria che probabilmente risaliva al V secolo e dedicata alla B. Vergine Maria della Stella. Nel 1777 la confraternita di san Rocco chiese il permesso al duca di insediarsi in questa chiesa ed ebbe una concessione temporanea. Nel 1861 il sindaco De Nora, visto l'aspetto decadente, pensò di trasformarla in un asilo, ma la confraternita si oppose fermamente al progetto. Contemporaneamente il duca Giuseppe Caravita dimostrò di essere il legittimo proprietario della chiesa e perciò la restaurò a sue spese e con il contributo della confraternita (1871).

 

Largo Stella, TORITTO

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di San Giuseppe

Quando nel 1921 fu demolita la chiesa del Purgatorio, la congrega di S. Giuseppe deliberò la costruzione di una nuova chiesa sulla così chiamata 'via Nuova', attuale via G. A. Pugliese. Il progettista fu l'ingegnere Vincenzo Rizzi di Bari che disegnò la chiesa in stile neogotico. La chiesa fu costruita in cinque anni con il contributo dei fedeli di Toritto e dei concittadini residenti in America. 
La costruzione costò 350.000 £ e fu conclusa nel 1927.

 

Via G. A. Pugliese, TORITTO

Chiesa della Madonna del Carmine
La costruzione di questa chiesa risale ai primi anni del '900 ed è stata terminata nel 1908. Il frontale in pietra è di stile neoclassico. Sul portale campeggiano due angeli che sorreggono l'emblema del Carmelo, più in alto vi è un rosone con dodici raggi. Nell'interno, l'altare maggiore in marmo è stato costruito nel 1910.
Recentemente ha subito un'opera di restauro che ha compreso anche l'organo.
La gestione della chiesa è affidata alla confraternita omonima.

 

Via Alcide de Gasperi, TORITTO

TORITTO

Chiesa della Resurrezione, presso il cimitero comunale.

Chiesa di San Vincenzo, all'interno della casa della carità San Vincenzo de Paoli.

 

Chiesa Santa Maria Veterana

Santa Maria Veterana ha origini medievali e fu fondata, ipoteticamente, intorno al 1080 da un sacerdote e maestro di dialettica barese, un tale Leone. Sorse nei pressi del fossato che abbracciava il cosiddetto castrum triviani e si andò ad aggiungere alla chiesa di San Martino, la prima chiesa pievana del paese, databile al 983, e a Santa Croce. Due chiese queste sorte in "gripta": espressione della civiltà rupestre. Santa Maria Veterana è invece il segno del cambiamento: sorse in superficie, fu costruita in muratura e fu sicuramente opera di un ricco committente. E' un opus sorprendente per la realtà del paese in quel periodo, un'opera imponente ad impianto basilicale, su tre navate e di dimensioni pari alla chiesa di Ognissanti a Valenzano e di San Benedetto a Conversano. La chiesa di Santa Maria Veterana diventa il centro aggregante della "nuova" Triggiano. A metà del XVI secolo, la chiesa adibita anche a funzioni laiche e sede di due confraternite cominciò ad apparire ai triggianesi piccola, per cui si procedette ad abbattere completamente il complesso medievale ed a costruire in loco una nuova chiesa. pianta chiesa superiore.

La costruzione del nuovo sacro edificio è avvenuta grazie alla creazione di una sorta di consorzio
· l'Universitas si occupò delle navate e delle parti in comune dell' edificio;

· il Capitolo provvide alle cappelle di Maria SS. Di Costantinopoli e del Carmine;

· le confraternite facenti capo alla chiesa ebbero finalmente le loro due cappelle;

· don Pascarello D'Alojso costruì la cappella di Santa Maria de la Gratia.

 

Via Caracciolo, 70 TRIGGIANO

Telefono: +39 0804686543

+39 0804624679

E-Mail: veterana.triggiano@arcidiocesibaribitonto.it

santamariaveterana@inwind.it

 

 

Fu costruita, inoltre, una cappella sotterranea, scavata sotto l'abside della chiesa medievale. Quasi certamente questa cappella con volte a crociera fu consacrata a Santa Maria Veterana, per mantenere il culto della chiesa antica. Dopo il 1600, la chiesa di Santa Maria Veterana fu inglobata all'interno della nuova cinta muraria, unitamente a quello che fu definito pomarium, ma che invece era la zona sepolcrale della chiesa medievale.

Danneggiata gravemente da un nubifragio del 1681, fu restaurata sotto la direzione di fra Filino da Molfetta. Nel 1746 fu affidato a Nicolò De Filippis il compito di arricchire iconograficamente la chiesa. Nicolò De Filippis fu allievo del maestro napoletano Paolo De Matteis. Il ciclo triggianese è da considerarsi sicuramente l'opera più completa del De Filippis, il quale mostra nell'interpretazione dei soggetti e nelle scelte coloristiche tutta la sua reminiscenza napoletana. Il ciclo iconograficamente spazia da temi biblici ad altri più peculiarmente agiografici. Particolare attenzione viene posta a soggetti riguardanti la vita della Vergine: ad esempio sulla volta della navata centrale possiamo notare la "Presentazione al tempio", la "Natività della Vergine", l' "Incoronazione" e lo "Sposalizio della Vergine con San Giuseppe".

Un primo ampliamento della struttura fu realizzato nel 1832, con la costruzione di una grande cappella. Altre opere furono effettuate tra il 1907 e il 1913 durante il periodo di arcipretura di mons. Di Zonno. Tale opera di restauro comportò il totale disfacimento dell'originaria facciata cinquecentesca, della quale fu recuperato unicamente il rosone, poi giustapposto. Gli interni furono decorati in stile Liberty.

Nel 1982, si intrapresero i lavori di sondaggio e scavo del piano di calpestio della chiesa: sorprendente è stato il ritrovamento dell'antica chiesa medievale.

 

ORARIO SS MESSA:

Feriale: ore 7:30 – 18:30 (Il Sabato ore 8.00 - 18.30)

Festivo: ore 8:00 – 10:00 – 11:30 – 18:30

 

Luglio-Agosto

Feriale: ore 7:30 – 19:30 (Il Sabato ore 8:00 – 19:30)

Festivo: ore 8:00 – 10:30 – 19:30

 

Chiesa di Santa Maria della Croce

La Chiesa di Santa Maria della Croce sorge su un'antica edicola posta sul crocivio fuori dalle antiche mura di Triggiano, nei pressi dell'odierna piazza. L'immagine conservata nell'edicola raffigura una Madonna con Bambino, la cui iconografia rimanda alla tradizione bizantina. La Madonna della Croce è stata elevata a patronale avvocata del Comune per via di una leggenda che narra la storia di un forestiero leccese malato, diretto verso Napoli per un consulto medico. Ma giunto all'altezza di Triggiano perse l'orientamento a causa di una burrascosa tempesta, fu salvato dalla luce proveniente dall'edicola della Vergine del Crocivio. Il viandante così passò la notte all'ombra dell'edicola , pregando. La mattina dopo, al risveglio si ritrovò guarito dal suo male. Non appena la notizia fu giunta al paese si gridò al miracolo, e per particolare devozione, oltre a dichiarare la Madonna della Croce Patrona e Protettrice del Comune di Triggiano, fu costruita una chiesa laddove c'era l'edicola.

Nel XVII sec. tanto erano cresciuti il culto e la venerazione che fu necessario l'ampliamento della Chiesa.

Via Carroccio, 70 TRIGGIANO

 

La costruzione è in stile barocco, ad impianto longitudinale con un' unica navata, presenta cinque altari di cui quello maggiore è completamente in marmo. Nel 1909, D. Vito Giannelli fece restaurare la chiesa. Nel 1923, poi, fu innalzato il campanile a quattro archi, coperto da una cupoletta e contenente due grosse campane.

Chiesa della Madonna degli Angeli e Convento dei Cappuccini

Il Convento e la chiesa annessa, dedicata alla Madonna degli Angeli, furono costruiti nel 1616, come rivelato da un'iscrizione sull'architrave della parte maggiore della Chiesa. La Chiesa fino al 1744 fu benedetta ma non consacrata. La volta è completamente affrescata; di maggior pregio artistico sono le tele, come quella posta sull'altare maggiore e raffigurante la "Vergine degli angeli". Le tele sono di Padre Tommaso da Triggiano, e databili al XVII secolo. Oggetto di culto è l'antica statua dell'Addolorata , simulacro principe della processione del giovedì e del venerdì santo. 
Nel 1949, grazie alla forte volontà del popolo e alla collaborazione provinciale e statale si ebbe l'ampliamento dei locali del Convento.

 

 

Via San Francesco, 12 TRIGGIANO

 

Chiesa Santa Maria Assunta

Risale quasi certamente al XII secolo. Alcuni documenti attestano che nel 1407 era collegiata. Ha facciata neoclassica, in cui quattro paraste doriche sostengono una trabeazione. La Chiesa, a tre navate con presbiterio rialzato e maestoso altare maggiore, subì una profonda trasformazione nei primi decenni del Settecento, con l'aggiunta delle cappelle laterali. Tuttavia, una cappella ha mantenuto un prospetto tardo rinascimentale e conserva al suo interno un altare dedicato alla Madonna, nelle cui nicchie sono posizionate le figure plastiche della Vergine con il Bambino, al centro, dell'Eterno Padre, in alto, e dei SS. Cosma e Damiano, ai lati, tutte in pietra policromata. La semplicità dell'esterno contrasta con la ricchezza di decorazioni dell'interno, che conserva manufatti lignei come il pulpito e la cantoria con l'organo, e opere di rilevante importanza artistica, quali le sculture dedicate alla Madonna di Terra Rossa ed alla Trinità dell'artista rinascimentale Stefano da Putignano (XVI secolo), e le pregevoli tele della Cena di Emmaus di Giuseppe Demattia e della tela dell'Assunta sull'altare maggiore, opera di Paolo Finoglio, oltre a tele di Vitantonio De Filippis, Nicola Gliri, D'Elia. Il fonte battesimale, di epoca rinascimentale, è costituito da una vasca circolare collocata su di un toro stiloforo di età basso medievale da riferire verosimilmente alla chiesa più antica. Il campanile risale al 1731 ed è opera dell'architetto molfettese Pietro Magarelli. Negli anni 2005-2008 la Chiesa venne parzialmente restaurata su progetto dell'Architetto turese Giuseppe Giannini, in quella circostanza ha ritrovato l'epigrafe posta sul fianco del campanile che volge alla Piazza Silvio Orlandi, all'altezza dell'apertura quadrilobata, la prova dell'avvenuta costruzione del Campanile nel 1731.

 

Piazza Chiesa, 1 TURI
Telefono:
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Chiesa di San Rocco

 

La chiesa di San Rocco a Turi per la sua particolarità strutturale è stata a ragione dichiarata monumento nazionale. Essa rientra nelle chiese a due cupole pugliesi, perlopiù medievali. Il corpo di fabbrica è costituito da due ambienti coperti all'interno con volte a calotte emisferiche, di cui sono visibili all'esterno le eleganti coperture a piramidi, con croci terminali, raccordate al resto della fabbrica dai tiburi con cornici a denti di sega. Le stesse cornici ornano parte della struttura. Una particolarità del tetto è la copertura con le chiancarelle, tipica di tutta la Puglia di pietra, dove primeggiano i trulli. La semplice e lineare architettura è ingentilita da un bel portale rinascimentale terminante con un fine timpano. Ma è sul lato lungo che si conserva parte della vecchia entrata, dove su un architrave si legge la data 1507. Del portale rimane un protiro pensile con timpano con arco a sesto acuto. Qui forse c'era un dipinto o un bassorilievo. Sulla facciata svetta un tipico campanile a vela cuspidato a un fornice, aggiunto tra il XII e il XIII secolo mentre nel XVI secolo il portale fu spostato da ovest ad est. il dato interessante è che una struttura sacra medievale con due cupole in asse è concentrata nel comprensorio intorno a Turi. la dedicazione a san Rocco è successiva alla costruzione della chiesa, forse risale al XV secolo, considerando che il Santo insieme ad Oronzo, protettore della città era un taumaturgo a cui molti devoti rivolgevano leproprie suppliche. Il 25 aprile, la Chiesetta è al centro di una particolare processione detta del "passa passa".
 

TURI

Convento e Chiesa di Santa Chiara

La chiesa fu costruita nel 1623 per volontà dei fratelli Elia e Vittorio De Vittore. Tra la fine del 1948 e l'inizio del 1949 iniziarono dei lavori di restauro che furono condotti in maniera incauta tanto da provocare la caduta dell'intera volta, a seguito di un'abbondante nevicata. A questo punto intervenne la Sopraintendenza ai beni culturali che la restaurò in modo eccellente e la riaprì al culto nel dicembre del 1954. E' un ambiente rettangolare con volta a botte. In fondo alla navata vi è la pala dell'altare che rappresenta la morte di santa Chiarainserita in una ricca cornice marmorea policromata che si conclude in alto con un timpano tondeggiante, caratteristico del Settecento. La tela in basso a sinistra reca la firma di Carlo Amalfi, pittore campano noto come ritrattista, e la data 1771. Questa sembra essere l'unica opera dell'artista presenta in Puglia. È rappresentata la Santa sul letto di morte circondata da confratelli e consorelle tra i quali è facile riconoscere la sorella Agnese e il suo biografo, Tommaso da Celano, seduto con un libro aperto sulle gambe. In alto, su di una nuvola, ci sono le figure della Trinità che assistono alla morte. La tela appare in alto tagliata indicando che in principio era di forma rettangolare. Sulla volta vi è un dipinto raffigurante santa Chiara che mette in fuga i Saraceni dalla Chiesa di s. Damiano ad Assisi. L'opera fu gravemente danneggiata con la caduta della volta nel 1949 e si presenta come una copia modesta, realizzata dal pittore Fedele Fischietti, di una tela presente nella chiesa di s. Chiara a Napoli. Ai lati dell'altare maggiore, nelle prime nicchie ci sono due opere attribuite al pittore Samuele Tatulli: la Natività, caratterizzata dalla presenza di san Marco, e la Crocifissione, caratterizzata dalla presenza di san Giovanni.

 

Via Sedile, 48 TURI

 

 

 

 

Chiesa e convento di San Giovanni Battista

La chiesa e il convento di san Giovanni Battista nascono intorno al 1580 fuori dalle mura di Turi per volere dei nuovi feudatari Moles. Questi essendo devoti dell'Ordine francescano speravano di far giungere i frati nel convento. Infatti il convento fu edificato accanto ad una cappella già esistente dove gli abitanti del paese veneravano una miracolosa immagine di san Giovanni, patrono della città. La chiesa è stata più volte modificata e ingrandita e gli ultimi lavori di restauro, terminati nel dicembre 2005, hanno riguardato principalmente la copertura della stessa. Anche l'antico campanile è stato oggetto d'intervento. È a vela, così come voleva la regola francescana, formato da due archetti in cui pendono le campane della prima metà del Settecento, mentre nell'archetto centrale posto sopra è collocata un'antica statua in pietra di san Giovanni Battista che dall'alto benedice e protegge la città di Turi. La chiesa ha una navata unica con cappelle situate sul lato destro ed altari disposti sulla parete sinistra. La tela dell'altare maggiore presenta al centro la Vergine seduta su un cuscino di nuvole con in braccio il Bambino che gioca con il piccolo san Giovanni Battista, al quale mostra un uccellino dalla testa rossastra. L'opera è del pittore romano Gaspare de Populo così come è scritto sul retro della tela stessa. In una cappella del lato destro vi è un Crocifisso con l'Eterno Padre, attribuito quasi con certezza a Stefano da Putignano o alla sua scuola. Il terzo altare sulla sinistra, partendo dall'ingresso principale, presenta la tela della Madonna del Rosario. E' un quadro di cui conosciamo con certezza solo la data di esecuzione, il 1595, indicata in basso a destra e che testimonia come questa tela sia la più antica di tutte quelle presenti nelle chiese turesi.

 

Via Giuseppe Massari, 1 TURI

Telefono: +39 0808916452

 

Chiesa della Madonna delle Grazie

Edificata a partire dal 1522 dai frati Gerolamini, presenta una semplice facciata arricchita da un magnifico portale, prove­niente dall’antica chiesa della congregazione, che fu distrutta dalle demolizioni effettuate per la spianata veneta di Borgo Pile. Il portale in pietra, decorato secondo il gusto lombardo della seconda metà del XV secolo, conserva i battenti in legno realizzati dal cremonese Filippo Morari, datati 1490.

L'interno a tre navate è fasto­samente decorato da stucchi e affreschi tra il tardo Manierismo ed il primo Barocco, circa 350 in totale. Fra i quadri che si conservano nella chiesa, pregevoli sono le opere di Pietro Rosa, Alessandro Maganza, Moretto, Francesco Maffei, Francesco Giugno. Sull’altare della cap­pella di fondo della navata sini­stra Crocifìsso ligneo dell'ini­zio del XV secolo.Un grazioso chiostro, con al centro una fontana adornata da una statua di Sante Calegari, collega la basilica al santuario, edificato dove si trovava l'anti­ca chiesa del XIII secolo dedi­cata alla Natività di Maria. L'aspetto attuale si deve alla ricostruzione neoquattrocente­sca dell'architetto Antonio Tagliaferri (1876) e agli affre­schi di Modesto Faustini e Cesare Bertolotti; sull’altare Natività di scuola foppesca.

 

TURI

Chiesa di San Domenico

La chiesa di San Domenico è stata costruita nel 1644.

Si presenta ad aula con cappelle laterali, nel fastoso interno si può ammirare il maestoso altare che raggiunge la volta. Sullo sfondo, si nota la tela che rappresenta San Domenico in adorazione della Vergine con colonne laterali. Ai lati, preziosi armadi pensili custodiscono le reliquie. Il pulpito, in legno intagliato, è policromo e dorato mentre la cantoria presenta un organo di Giuseppe Rubino. Una grande tela sul terzo altare, raffigurante l’apparizione della Vergine a San Leonardo. Di altissimo valore artistico sono le statue, di San Rocco, e San Pompilio Maria Pirotti. Era la chiesa del collegio dei Padri Scolopi che, nel XVIII secolo, s’impegnarono per debellare l’analfabetismo.

 

Via XX Settembre, 11/A TURI

 

 

 

 

 

Chiesa di Sant'Oronzo detta Cappellone

La chiesa di Sant'Oronzo a Turi è stata costruita nel 1727 su una preesistente chiesa-grotta dedicata allo stesso santo. La tradizione vuole che Oronzo, nel 1658 quando la peste seminò lutti in “Terra di Bari”, sia apparso a una verginella indicandole la grotta dove i turesi avrebbero potuto venerarlo. Così fu e presto la grotta divenne un luogo sacro frequentato. Meno di un secolo dopo fu necessario costruire una nuova chiesa in grado di accogliere il gran numero di fedeli. Fu allora che la chiesa-grotta divenne la cripta del nuovo luogo sacro e l'accesso a essa fu garantito da una monumentale scala d'ingresso con cui si scende fino a 12 metri. La chiesa settecentesca, conosciuta anche come Cappellone di Sant'Oronzo, ha una forma quadrangolare con croce greca inscritta. Le navate sono coperte da volte a vela e a botte, mentre una calotta sferica copre il centro dell'edificio. Morbide linnee alleggeriscono la classica tripartizione della facciata: dal timpano arcuato si passa a linee concave sui corpi laterali che, per questo, assumono, con un po' di fantasia, la forma di simboliche ali. I recenti restauri hanno ripulito gli altari restituendo loro le linee e i decori barocchi. L'altare Maggiore, in pietra policromata, doveva un tempo fare mostra di un gruppo scultoreo litico, Sant'Oronzo fra due Angeli(1760), di artista locale che oggi invece si può ammirare sull'altare settecentesco in pietra della chiesa-grotta. Proprio dinanzi all'altare della cripta vi è un pavimento maiolicato, anch'esso settecentesco, con raffigurazioni di piante, fiori, animali, paesaggi e immagini umane, come il pellegrino. Sempre nella grotta fu trovato un coevo Crocifisso ligneo. Esso era malridotto per l'umidità e collocato nella cappella del Crocifisso in una nicchia. Oggi, restaurato, si può ammirare e venerare all'ingresso della grotta.

 

SP 122, TURI

Edicola votiva del Crocifisso

Originariamente ruotata di novanta gradi rispetto alla posizione attuale, è strutturata a tempietto, a sesto acuto con pilastri laterali, sormontato da lanternini ciechi alla sommità, è di gusto neogotico ottocentesco. Chiusa da una vetrata, a cui è anteposto preceduto da un cancelletto tipico in ferro battuto. All'interno vi è posta una croce in pietra. Venne restaurata negli anni =Ottanta del secolo scorso dal restauratore rutiglianese Lorenzo Gassi su progetto dell'architetto turese Giuseppe Giannini. A loro si devono, oltre quelli già descritti, gli interventi di protezione con muretto a secco, delle tegole marsigliesi soprastanti.

 

TURI

Grotta di Sant’Oronzo in turinese “De Sande Ronze”


La grotta naturale, situata appena fuori dall'abitato di Turi, è quella in cui secondo la tradizione Sant'Oronzo predicava e amministrava l'Eucaristia durante la sua persecuzione. Il suo ingresso fu dimenticato per molti secoli, anche se il fondo in cui giace la grotta mantenne comunque il toponimo "Sant'Oronzo". L'accesso fu rinvenuto durante la peste del regno napoletano del 1656-58, e tornò a essere un luogo di preghiera. Tuttavia la grotta, sita a quell'epoca in aperta campagna, lontana dall'abitato, doveva essere un luogo di difficile accesso per l'accresciuta folla di fedeli. Con le offerte fu così iniziata la costruzione di una grande chiesa al di sopra della sacra grotta, denominata Cappellone di Sant'Oronzo, che per superficie era la seconda chiesa di Turi dopo la matrice; attualmente è la terza, dopo la matrice e l'Ausiliatrice. Si dovette iniziare, come di legge nell'epigrafe posta sulla cornice, nel 1727 con la costruzione sul primitivo ingresso di un piccolo padiglione, oggi unico lucernario della grotta, esterno alla pianta della chiesa. Seguì la formazione di una monumentale scala d'ingresso alla grotta sottostante, con gradini in pietra finemente lavorata e balaustre in ferro battuto di ottima fattura, data A.D. 1728, come si legge in un'epigrafe posta sull'arco centrale frontalmente alla scala, dove la prima rampa è doppia e parallela e si conclude con una piccola cappella a tre cupole, al cui centro è posto un crocifisso di anonimo artista locale, databile al secolo XVIII, restaurato nell'anno 2000. La fabbrica della chiesa iniziò dunque nel 1727. La chiesa, isolata in piena campagna, costruita per volontà dei fedeli, bene di proprietà pubblica, doveva apparire in tutta la sua maestosità e teatralità, rispecchiando un periodo particolarmente ricco di vita religiosa e culturale a Turi. Il 26 aprile 1888, il sindaco di Turi, O. Giannini, con regolare convenzione, affida il servizio della chiesa al priore della confraternita di Sant'Oronzo, fondata nel 1792.


V

Chiesa di Ognissanti di Cuti



 

 

 

 

 

 

 

 

Tra i possedimenti della Basilica di S. Nicola, il monastero benedettino di Ognissanti di Cuti nella campagna di Valenzano (Bari), è stato certamente tra i più interessanti.
Fondato verso la metà dell’XI secolo dal monaco Eustazio, che ne fu poi l’abate, fu confermato nelle sue immunità dall’arcivescovo di Bari Ursone (lo stesso al tempo del quale avvenne la traslazione delle reliquie di S. Nicola) nel 1082. Anche il successore di Ursone, l’abate Elia, confermò l’autonomia del monastero. Anzi, scelse l’abate Eustazio come suo successore a rettore della Basilica di S. Nicola, stabilendo già alle origini un rapporto ideale fra la Basilica e il monastero benedettino.
La bolla del papa Pasquale II (9 settembre 1115) riconosceva che il monastero doveva la sua esistenza all’iniziativa di Eustazio (per tuam industriam fundatum et edificatum) e gli confermava i privilegi concessi dagli arcivescovi Ursone ed Elia. Da una successiva bolla del papa Lucio II (25 novembre 1144) si apprende che il monastero nel frattempo era entrato in possesso di altre chiese, quali S. Nicola del Pagliaio, S. Lorenzo, S. Procopio, S. Sebastiano, Santi Simone e Giuda. Quest’ultima nel 1286 fu data ai Padri Domenicani (che la tennero come convento di S. Domenico fino al 1809) in cambio di una loro chiesetta fuori le mura di Bari.
Il papa Alessandro III l’8 settembre 1173 affidava il monastero alle cure dell’arcivescovo di Bari, ma i monaci si ribellarono e non permisero che gli emissari baresi mettessero piede nel monastero. L’arcivescovo Rainaldo scomunicò i monaci, ma il papa lo invitò alla prudenza. Nel 1201 una schiera di baresi fece irruzione a mano armata occupando l’edificio sacro. Soltanto nel 1217, grazie alla mitezza di carattere dell’arcivescovo Andrea, il monastero riacquistò la sua libertà. Nuove tensioni si svilupparono per la pretesa sulle decime da parte dell’arcivescovo Marino Filangieri (lo stesso che scomunicò i canonici di S. Nicola).
La crisi si accentuò quando il papa francescano Nicola IV nel 1289 diede il monastero in commenda a Ruggero, arcivescovo di Santa Severina (Calabria). Sei anni dopo Ognissanti era ancora oggetto di scambio di favori tra il papa e il re di Napoli Carlo II d’Angiò. In data 11 luglio 1295, da Anagni il papa Bonifacio VIII, per dare lustro e rendite alla Basilica di S. Nicola, donava il suddetto monastero con tutte le sue proprietà alla Basilica di S. Nicola. Di conseguenza anche le pergamene di Ognissanti andarono ad incrementare il già ricco patrimonio archivistico della Basilica. Naturalmente, ridotto a fonte di guadagni per altri enti, Ognissanti continuò per secoli a produrre frutti della terra, ma dovette registrare una progressiva decadenza della vita spirituale. Ben presto scomparve la comunità e i canonici di S. Nicola si preoccuparono soltanto della gestione ecclesiastica della chiesa.
Nel 1737 il monastero fu smantellato per permettere la costruzione del Santuario della Madonna del Pozzo a Capurso. Non sembra che i canonici di San Nicola facessero alcunché per impedirne la fine, e il motivo fu forse il favore che il re Carlo III mostrava nei confronti della Madonna del Pozzo.
Oggi è rimasta soltanto la chiesa, gestita dai Domenicani, ai quali dal 1951 fu affidata la Basilica di S. Nicola. 

 

Via Garibaldi, VALENZANO

 

E’ una chiesa meravigliosa, nonostante le piccole dimensioni (mt 18,45 x 12,65). Essa appartiene alla categoria degli edifici a cupole in asse, i cui migliori esemplari in Puglia sono S. Benedetto di Conversano, S. Corrado di Molfetta e S. Francesco a Trani. Sintesi di romanico pugliese e di reminiscenze bizantine la chiesa di Ognissanti è un piccolo capolavoro nel suo genere. Già guardando la facciata principale ci si rende conto di stare dinanzi ad un monumento dell’XI secolo. Sia la fascia che corre lungo il portone centrale che l’ornamentazione dei rosoni è caratterizzata da un filare di palle a grani di rosario, che richiama ad esempio il portale di S. Marco dei Veneziani a Bari. Sempre sulla facciata si possono ammirare i resti del porticato a tre fornici (integro è però solo quello a destra, coperto a botte).
Le pareti di pietra calcarea sono squadrate e levigate, ma nella loro sobrietà non presentano alcuna decorazione, a parte le fasce che costeggiano i finestroni esterni. La parte posteriore, come ogni chiesa dell’epoca bizantina è costituita dalle tre absidi. Quella centrale è di dimensioni nettamente superiori (sia in larghezza che in altezza e profondità) rispetto alle due laterali.
Caratteristica è anche la tettoia, specie se vista da una certa distanza. In corrispondenza delle cupole e degli spioventi delle navate si ergono esternamente tre piramidi a base quadrata. Sono fatte di lamelle o chiancarelle disposte a gradini.
Entrando nell’edificio sacro non si può fare a meno di sentire il fascino di spiritualità che emanano quelle cupole che si succedono e si intrecciano, come pure le volte rampanti delle navate laterali.  Tutte queste particolarità rendono la chiesa di Ognissanti degna di essere visitata ed ammirata

Chiesa Parrocchia di San Rocco e dell'Addolorata

La chiesa di San Rocco patrono della città, chiesa matrice di Valenzano, si trova ai confini del centro storico del borgo. Edificata verso la fine del Cinquecento accanto ad una cappella minore, dalla quale prese il nome, si presenta con una struttura tipicamente romanica, con un tetto a due spioventi e un ampio rosone sulla facciata frontale.

La pianta dell'edificio misura 35,20 x 12,20 metri, con quattro cappelle che si aprono a destra ed altrettante a sinistra. Oggi la configurazione interna dell'edificio è diversa da quella originaria a causa di numerosi restauri effettuati tra l'Ottocento e il Novecento, con la costruzione del presbiterio, dell'altare maggiore e della torre campanaria, che non segue lo stile architettonico della chiesa. Accanto alla facciata, è posta la torre civica. E sede delle due confraternite di Valenzano. quella di San Rocco e quella dell'Addolorata. Inoltre conserva la reliquia di San Rocco e la reliquia della Croce di Gesù e il Crocifisso delle Missioni.

Amministra anche la lunghissima processione dei misteri con 49 statue.

 

VALENZANO

Convento Parrocchia di Santa Maria di San Luca

La chiesa di Santa Maria di San Luca, appartenente ai frati minori della Provincia Francescana di Puglia e Molise, è oggi la seconda chiesa cittadina per numero di frequentatori, dopo la chiesa matrice di San Rocco. Costruita, secondo la leggenda, sui resti di un'antica cappella peuceta per volere del fondatore Valentiniano, le vicende storiche della chiesa s'intrecciano con quelle di un'icona dipinta da san Luca, ad oggi presente all'interno della chiesa. La struttura, esempio di romanico pugliese, comprende una delle torri campanarie più alte della provincia (~70m).

Nella piazza antistante a tale chiesa si trova il Monumento all'emigrante che ricorda l'emigrazione dei valenzanesi nelle Americhe fra Ottocento e Novecento.

Si conserva il simulacro di Gesù Morto donato da una famiglia valenzanese che esce nella processione dei misteri nel Venerdì Santo.

Largo S. Francesco, 54 VALENZANO
Telefono:
+39 0804673621

E-Mail: mariasanluca.valenzano@arcidiocesibaribitonto

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