Aree Protette della Città Metropolitana di Bari |
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PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA Il Parco nazionale dell'Alta Murgia, abbreviato
in PnAM, istituito nel 2004, è una area naturale protetta situata
in Puglia,
nelle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani. La
sede amministrativa del Parco è a Gravina in Puglia, in Via Firenze n. 10. L’ente Parco nazionale dell'Alta Murgia è stato istituito
mediante decreto dal Presidente della Repubblica il 10 marzo 2004. Fauna Nel parco nazionale alberga una buona varietà di fauna,
soprattutto di piccole e medie dimensioni, che possono trovare una discreta
gamma di alimenti in questo singolare e vasto ambiente, caratterizzato
dall'alternarsi di vaste distese erbose, formazioni rocciose, campi coltivati
e fitte selve. Altro fattore agevolante per gli animali è la presenza di
numerose grotte, anfratti e formazioni rocciose, che offrono loro rifugio. È
da far notare la mancanza di corsi d'acqua d'altronde un po' tipica di tutta
la Puglia. In passato era nota la presenza di lupi,
generalmente provenienti dall'Abruzzo o dalla più vicina Lucania in
cerca di greggi per sfamarsi, che in seguito al drastico aumento del numero
di cinghiali hanno
ricominciato a riaffacciarsi nel parco come attestano le documentazioni
fotografiche, gli avvistamenti e i diversi ritrovamenti di resti di animali
come pecore, volpi o cinghiali predati da questo cacciatore. Ultimamente
sembrano essere di stanza nel parco, con una popolazione ancora non ben
identificabile ma che si sta comunque riadattando ad un habitat dove vi erano
stati nel corso della seconda metà del ventesimo secolo solo sporadici
avvistamenti. Sembra che vengano proprio dalla murgia i lupi che stanno
tornando a riaffacciarsi e a cacciare nelle aree del Brindisino e del
Tarantino. (precisamente nelle aree di Ostuni e Martina Franca) Tra la popolazione di mammiferi si
attestano le seguenti specie: donnole, faine, istrici, lepri, scoiattoli,
piccoli roditori (quali
il moscardino, il ghiro, il topo quercino, il mustiolo, l'arvicola di Savi,
il topo selvatico) volpi e tassi. Di particolare interesse
naturalistico risultano i grossi e schivi gatti selvatici. Notevole anche la
presenza di diverse specie di chirotteri quali
il ferro di cavallo maggiore, il ferro di cavallo minore, il ferro di cavallo
mediterraneo, il miniottero, il vespertilio maggiore, il vespertilio di
Blyth. Tra i rettili possiamo annoverare, oltre alla
comunissima lucertola campestre ed alla testuggine
comune la presenza del ramarro,
del Geco di Kotschy e di vari serpenti,
tra cui la vipera, il cervone, il biacco, la biscia
dal collare e, particolare, il colubro
leopardino. Numerose sono invece le specie di uccelli presenti
nel parco, alcune di notevolissima importanza conservazionistica quali
la gallina prataiola e l'Occhione. Si
rinvengono poi varie specie di tordi,
di merli, il culbianco,
l'usignolo,
l'allocco,
il verzellino,
il pettirosso ma anche corvidi come il corvo
imperiale, la taccola e
la cornacchia grigia o la gazza. È possibile
anche ritrovare con una certa frequenza il picchio rosso e il picchio verde.
Varie specie selvatiche di columbidi sono
avvistabili, come il Colombo selvatico o la tortora selvatica e quella dal collare. Più notturni sono il barbagianni,
la civetta, l'allocco, il
gufo comune e l'assiolo. Inoltre si possono osservare anche la calandra, la
calandrella, la cappellaccia, il rigogolo, lo scricciolo, la capinera, la
tottavilla, la cesena, lo strillozzo, la cinciallegra, la cinciarella, la
cincia bigia, lo zigolo nero, il tordo bottaccio, il merlo, il fringuello, il
pettazzurro, e l'allodola. Non è rarissimo, in alcuni periodi, imbattersi nel fagiano, nell'allodola e
nella quaglia. Alti nel cielo dell'aspro territorio murgiano si incontrano
numerosi falconidi: il gheppio, il
nibbio bruno, il falco lanario e il falco
pellegrino, quest'ultima specie di aspetto simile al falco lanario.Di
importantissima presenza a livello europeo, quella del falco
grillaio, adattatosi all'ambiente urbano al punto di nidificare sui
campanili romanici e sugli edifici più alti dei centri storici e, proprio per
questo, ad alto rischio in questo contesto storico) ed anche un discreto
numero di poiane "infiltratesi". Sempre più
frequente è la presenza della grande aquila reale, avvistata in più zone del
parco. Più all'interno rispetto ai suoi areali più tipici. Presenti anche il
nibbio reale, il biancone, l'albanella minore, il falco di palude e il
lanario. Si può incontrare l'airone cenerino, il quale costruisce i suoi nidi a partire da febbraio lungo i torrenti. Le zone raramente allagate del parco, inoltre, ospitano la sosta di alcuni uccelli migratori, come la marzaiola e nei periodi di passo non è rarissimo avvistare qualche cicogna. Donnole Faina Ramarro Orientale Geco di Kotschy Colubro Leopardino Caudati Tritone Italiano Culbianco Allocco Taccola Columbidi |
Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto. Contatti Via Firenze, 10 70024 Gravina in Puglia (Ba) Telefono: +39.080.3262268 Il parco ha un'estensione di 68.033 ettari. Si estende
nella provincia di Barletta-Andria-Trani e
della città metropolitana di Bari, sulla parte più
elevata dell'Altopiano delle Murge di
Nord-Ovest. Coincide con una parte della più estesa Zona di Protezione Speciale istituita per proteggere la Steppa a Graminacee, habitat del Falco Grillaio. (Sito di Importanza Comunitaria). Tra le principali attrazioni del parco va annoverato Castel
del Monte, uno dei più famosi castelli dell'intero
meridione italiano e patrimonio dell'umanità. Il parco presenta attrazioni di diversi tipi: Il castello svevo di Gravina in Puglia; Il museo erbario di Ruvo
di Puglia Il parco comunale Robinson con l'annessa pineta di Gravina in Puglia; La pineta Galietti di Santeramo in Colle; Il bosco mesola di Cassano delle Murge; La pineta comunale Lagopetto di Grumo
Appula; la Foresta Mercadante nel
territorio di Cassano delle Murge e di Altamura, il Pulo di Altamura, rappresentante la più
grande dolina carsica del territorio; la grotta lamalunga, una cavità che ospita l'uomo
di Altamura; la valle dei dinosauri, dove nel 1999 sono state ritrovate orme
di dinosauri, ad Altamura; il Pulicchio di Gravina, una dolina carsica
molto estesa, a 10 km dall'abitato di Gravina in Puglia; la Grave di Faraualla, un profondo inghiottitoio
di origine carsica nel territorio di Gravina in Puglia; il parco Archeologico di Botromagno e Padre Eterno di Gravina in Puglia; la Necropoli di San Magno a Corato; la Grotta di Santa Maria degli Angeli a Cassano delle Murge; Particolari sono gli jazzi, costruzioni rupestri utilizzate durante i periodi di transumanza, frequenti soprattutto nel territorio di Andria, Gravina, Ruvo, Minervino e Spinazzola. Flora La vegetazione dell'Alta Murgia cambia a seconda della zona.
Quest'habitat è un susseguirsi di formazioni rocciose, fitti boschi e vaste
distese steppiche. In queste praterie rocciose ritroviamo alberi tipici della
vegetazione mediterranea quali il cipresso comune e il pino silvestre, oltre
ad aree più o meno estese di querceto. Nei boschi della murgia oggi si
ritrovano perlopiù esemplari di roverella, fragno,
la quercia spinosa, il leccio,
il cerro e il farnetto. In compenso sono molto diffuse specie
di erba bassa e media, come l'asfodelo e
la ferula. Il sottobosco è ricco di piante come il caprifoglio, il
biancospino, il pungitopo, il cisto e il mirto. Sulle rocce è facile trovare
le piante di cappero, coi loro bei fiori, oltre a piante aromatiche quali la
pianta del rosmarino e dell'origano. Nel parco crescono anche piante o
arbusti ad interesse alimentare, come l'asparago, il noce, il fico, il
mandorlo, il ramno, il nespolo, il prugnolo, il lampone e la mora
selvatica. Numerose i fiori quali la clematide, il ciclamino, la rosa canina, il gigaro e la rosa di San Giovanni e la peonia. Tra le specie fungine troviamo il fungo cardoncello e la gallinella, fungo commestibile dall'intenso colore giallo, oltre a numerose altre specie non commestibili. Roverella Fragno Quercia Leccio Cerro Farnetto Boschetto di Acquatetta Il Bosco di Acquatetta è un bosco artificiale situato tra i
comuni di Minervino Murge e Spinazzola.
Si trova incluso nel territorio del Parco nazionale dell'Alta Murgia e con i
suoi 1083 ettari è il più esteso della Provincia di Barletta-Andria-Trani,
nonché uno dei più grandi di Puglia. Nel bosco si è verificato uno sviluppo spontaneo di esemplari di roverella e di specie tipicamente mediterranee come la quercia spinosa o il leccio. I Progetti di Conservazione L'Ente Parco, in collaborazione con il Centro Studi
Naturalistici onlus sta realizzando uno studio di fattibilità per valutare la
possibilità di reintrodurre la Gallina prataiola (Tetrax
tetrax) nell'ambito del territorio delle Murge. |
PARCO NATURALE REGIONALE LAMA BALICE Il Parco naturale regionale Lama Balice è un'area
protetta di 504 ettari sita nella città metropolitana di Bari. L'area è stata identificata come parco naturale attrezzato il 24
marzo 1980.
Successivamente ricompresa nell'elenco delle aree protette regionali nel
1997, è diventato parco naturale regionale con la legge regionale del 5
giugno 2007.
L'area si estende nei comuni di Bari e Bitonto. La
sede del parco è a Bitonto, presso l'istituto Maria Cristina di Savoia. |
Bari, Bitonto. Contatti: Provinciale 156 – Aeroporto Palese – Bari Villa Framarino Telefono: (+39)0805774405 E-Mail: info@parcolamabalice.it Il parco regionale prende il nome dalla lama Balice che, con i
suoi 37 km di lunghezza costituisce una delle più lunghe lame presenti nella città metropolitana di Bari. La
lama si origina tra Ruvo
di Puglia e Corato e dopo aver attraversato il territorio del
comune di Bitonto termina a nord della città di Bari, presso
il quartiere Fesca. Il torrente che vi scorre era un tempo chiamato Tiflis:
normalmente in secca, in occasione di precipitazioni più abbondanti si gonfia
per l'apporto di acqua piovana. Il toponimo Balice è invece
riconducibile al latino medievale "baligium" cioè valle, come la
lama è indicata già in un documento del Libro Rosso di Bitonto in
cui si legge "baligium qua igitur Barium" ovvero "valle
attraverso la quale si giunge a Bari". Alcuni tratti della lama sono bassi e sinuosi, mentre altri sono
ripidi e presentano una stratificazione rocciosa notevole. La natura carsica del
territorio è evidente per la presenza di numerose cavità naturali alle quali
si aggiunsero le caverne scavate dall'uomo, che hanno restituito resti di
epoca protostorica. Tutto il bacino di Lama Balice è caratterizzato da casali
medievali, chiese e masserie. Al suo interno è situata Villa Framarino,
un'antica masseria, che dopo i recenti restauri è diventata sede del primo
centro di documentazione barese sulla conservazione della natura. La lama, area di sosta per l'avifauna, presenta tratti coltivati
e altri che mantengono l'originaria macchia mediterranea (querce coccifere, lecci, fragni,
arbusti). La lama riveste importanza anche a livello storico. Vi sono delle
grotte, le cosiddette "grotte di Chianchiarello", che rappresentano
delle testimonianze sulla vita paleolitica della città. |
Aree Protette della Provincia di Foggia |
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Per ottenere informazioni o prenotare visite guidate, è possibile
contattare l'Ufficio territoriale per la biodiversità di Foresta
Umbra: Telefono: + 39 0884560944 E-Mail: utb.forestaumbra@pec.corpoforestale.it |
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PARCO NAZIONALE DEL GARGANO Il Parco nazionale del Gargano è un'area naturale protetta istituita dalla legge n. 394 del 6 dicembre 1991. Si trova in Puglia e precisamente nell'estrema parte nord-orientale, spesso definita "Sperone d'Italia". Il territorio (118.144 ha) è sito interamente in Provincia di Foggia. L'Ente Parco Nazionale del Gargano ha sede a Monte Sant'Angelo. GEOGRAFIA Territorio Si estende per 118.144 ettari (è una delle aree protette
italiane più estese). Fanno parte del parco le quattro isole
Tremiti (riserva marina). All'interno del parco si trova la Foresta
Umbra. Il Gargano è costituito in prevalenza da rocce sedimentarie, calcari e dolomie,
risalenti al Cretacico e al Giurassico, per lo più stratificate e interessate
dal fenomeno di dissoluzione carsica. Fa eccezione la Punta Pietre Nere,
massa di scure rocce vulcaniche risalenti al Triassico,
affioranti sulla spiaggia di Lesina. Il fenomeno carsico, prodotto
dall'azione dell'acqua e dell'anidride carbonica sulle rocce calcaree ha
"scolpito" in vari modi il paesaggio. Lungo tutto il margine del blocco calcareo sono presenti grandi
solchi erosivi che, con andamento radiale, si dirigono verso il mare o la
Capitanata. Si tratta di forre rocciose (ricollegabili al fenomeno delle
"valli secche" o "valloni"), provocate dall'erosione
meccanica e carsica. Carsismo Tra le innumerevoli manifestazioni del carsismo ci sono le oltre
4000 doline che costellano il territorio
garganico, conche chiuse prodotte dal crollo della volta di grotte
sotterranee e dall'azione d'erosione delle acque che comunicano con la falda
idrica sottostante. La dolina
Pozzatina, profonda più di 100 metri e con un diametro di circa 500, è la
più grande d'Europa. Al processo di carsificazione superficiale sono
riconducibili gli innumerevoli campi solcati, rocce affioranti segnate dal
ruscellamento delle acque piovane. Al processo di carsificazione profonda è
invece riconducibile l'esistenza di più di 600 grotte molte delle quali
d'interesse archeologico (abitate dal Paleolitico all'Età del Bronzo). A
queste si aggiungono le 128 grotte marine, originate dapprima come fenomeni
sotterranei e successivamente messe a nudo per effetto della demolizione del
calcare per opera del moto ondoso. Fino al Settecento era presente anche un
lago carsico, ma poi gli ostacoli al deflusso furono fatti saltare con
esplosivo e l'alveo si è completamente prosciugato. Per quanto riguarda la permeabilità si distinguono: ·
Rocce permeabili per carsismo dovuto
principalmente al fenomeno carsico iniziato dalle fessure dei calcari
organogeni bianchi irregolarmente stratificati e a fratture subverticali. ·
Rocce a permeabilità mista per
fessurazione e carsismo che si manifesta nelle dolomie e calcari dolomitici
grigi con selci. I terreni del Gargano, originatisi dalla degradazione di rocce
calcaree, sono: ·
suoli bruni, ad alto contenuto
umido, su substrato dolomitico e calcari paleogenici (soprattutto nella parte
medio-alta della foresta). Corrispondono alle cosiddette terre brune
mediterranee della foresta mesofila con profilo A-B-C dove l'orizzonte A
possiede humus di tipo molliforme ed il B mostra un sensibile arricchimento
di argilla; ·
suoli rossi mediterranei
decalcificati, con un sottile orizzonte A ed un potente orizzonte B a
struttura poliedrica, che si riscontrano nella parte più bassa. Idrografia Sul promontorio
garganico è del tutto assente l'ambiente fluviale e non esiste un vero e
proprio reticolo idrografico superficiale. Fa eccezione una piccola area a
Nord, dove si concentrano i pochi corsi d'acqua di limitata lunghezza e
portata, per lo più immissari delle lagune di Lesina e Varano, due specchi
d'acqua salmastra con una superficie totale di circa 11.000 ha. L'idrografia sotterranea, invece, è molto ricca: la grande
diffusione di fenomeni carsici provoca l'infiltrazione immediata dei 3/4
delle precipitazioni. La distribuzione di rocce a diverso grado e tipo di
permeabilità, determina la presenza di due ben distinti sistemi acquiferi dei
quali l'uno (falda principale) occupa l'intero promontorio e l'altro (falda
secondaria) è circoscritto alla zona di Vico e Ischitella.
Fanno parte del Parco due lagune situate nella parte
nord-occidentale e un piccolo lago nel settore sud: ·
il lago
di Lesina, lungo 24,4 km e largo 2.4 km, ha un perimetro di quasi
50 km ed è a tutti gli effetti una laguna. È diviso in due bacini:
uno minore su cui si affaccia l'omonima città di Lesina e
uno più lungo detto Sacca Orientale. Le sponde lagunari sono leggermente
inclinate, il fondo è tendenzialmente melmoso e regolare, conferendo una
profondità media di 70 cm (è in assoluto la laguna meno profonda); il lago
di Varano è il più grande dell'Italia meridionale (60,5 km²).
Di forma tendenzialmente trapezoidale, è separato dal mare da una lingua di
terra lunga 10 km l'Isola). È alimentato da numerose sorgenti subacquee di
acqua dolce che scaturiscono dalle vicine montagne di Cagnano
Varano. Celebre per la pesca delle anguille, anticamente il lago doveva essere
un'insenatura la cui imboccatura venne chiusa da una forte bufera di mare che
sommerse la città di Varano. il lago Salso (5,5 km²), situato presso
Manfredonia e alimentato dal fiume
Cervaro, si caratterizza invece
per le sue acque dolci. L'area lacustre, per la sua grande rilevanza nel
campo della biodiversità è parte dell'Oasi
Lago Salso, gestita in collaborazione con WWF Italia. |
PROVINCIA DI FOGGIA l Parco interessa 18 comuni distribuiti nella provincia di Foggia: insulari: Isole
Tremiti costieri: Mattinata, Peschici, Rodi
Garganico, Manfredonia, Vieste interni con importanti frazioni costiere (indicate tra
parentesi): Ischitella (Foce Varano), Vico
del Gargano (San Menaio), Lesina (Marina
di Lesina), San Nicandro Garganico (Torre Mileto), Cagnano Varano (Capojale) interni e pedemontani: Apricena, Carpino, Monte Sant'Angelo, Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Serracapriola Flora Nel Parco Nazionale del Gargano si ritrovano habitat unici nel
loro genere: dalle fitte ed estese foreste alla macchia mediterranea, dai grandi altopiani
carsici alle ripide falesie sul
mare, con grotte, valli boscose che scendono verso il mare, lagune costiere,
colline e pianure steppose (come le Paludi di Federico II). La flora risulta, dunque,
molto varia e particolare: si contano circa 2.200 specie botaniche (circa il
35% della flora nazionale). Grazie alle condizioni climatiche
particolari e ai venti settentrionali che si caricano di umidità, sul
promontorio garganico cadono circa 1300 mm. di acqua sotto forma di pioggia.
Questo consente lo sviluppo di un microclima particolare in cui alcune essenze vegetali riescono a
vivere in condizioni non riscontrabili in altre parti d'Italia e del mondo:
faggete all'interno
e sul versante nord, pinete
di Pino d'Aleppo lungo le coste, grandi estensioni di macchia mediterranea, senza contare i querceti dove
abbondano cerri e lecci,
i boschi misti ricchi di ornelli, frassini, olmi, castagni, aceri, querce, faggi, ecc. Il sottobosco è popolato da numerose essenze: felci, rovi, rose
canine, ciclamini, funghi eduli e
velenosi, ecc. Sui pendii esposti al sole crescono i perastri,
i melastri,
i biancospini attorniati
da cespugli di lentisco, ginepro, timo, rovi, fichi d'India ed il particolare
"albero dei diavolo" (carrubo). Nella zona pedemontana la vegetazione cambia radicalmente e
predomina la steppa, ricca di fichi d'India, asfodeli, ferule, euforbie, iris;
in cui cresce un fungo molto particolare il Pleurotus eryngii. Il tutto è interrotto qua e
là da oliveti, mandorleti, vigneti e
campi di grano. Altri ambienti particolari del Gargano sono: le paludi di Federico II, zone
paludose di Frattarolo e dell'Oasi
Lago Salso, divise in due zone: una dove regnano sovrane la cannuccia palustre, la tifa, l'eucaliptus,
il giglio d'acqua e l'altra dove predomina
la flora
xerofila ovvero salicornie, giunchi, tamerici,
ecc; le Lagune costiere, caratterizzate
da un bosco intralitorale che cresce sulla sottile lingua di sabbia che li
divide dal mare (detta "isola") e in cui vegetano il Cisto di clusio e i
numerosi canneti che circondano le sponde. Nelle aree più interne del promontorio (foreste di Ischitella,
Manatecco, Ginestra, Sfilzi, Umbra, Bosco Quarto, Umereta delle Ripe)
sono distribuiti grandi boschi di faggi, lecci, cerri e,
a volte associati a farnetti, olmi, frassini. Altri boschi d'interesse naturalistico sono anche quelli
di Monte Sant'Angelo, di Monte Sacro (Mattinata),
di Spina Pulci (tra San Nicandro Garganico e Cagnano
Varano. Sulla costa dominano invece le pinete
di pino d'Aleppo, circa 7.000 ettari che si alternano alla macchia mediterranea, ricca di formazioni
a lentisco, fillirea, erica
multiflora e corbezzolo. Il Gargano può essere considerato un'isola biologica. La parte
più alta del promontorio, infatti, è stata isolata per un lunghissimo periodo
preistorico, causa, questa, di fenomeni come: endemismi, tra cui: la rarissima vedovina di Dalla porta (Scabiosa dallaportae), la campanula del Gargano (Campanula garganica), la santoreggia (Satureja fruticosa italica), il citiso (Cytisus decumbens), l'enula (Inula candida), il cisto di Clusio (Cistus clusii),rara specie osservabile sulle dune di Lesina, il fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea) e l'erba ghiacciola (Mesembryanthemum nodiflorum). Il macrosomatismo, crescita abnorme delle specie vegetali, come il carrubo di 13 metri di circonferenza, nel parco di Pugnochiuso a Vieste, e il leccio, alto 17 metri, con 5 metri di diametro, presso il convento dei Cappuccini a Vico del Gargano. Fauna Il Parco Nazionale del Gargano racchiude in poca estensione una
vasta biodiversità spaziando tra gli habitat più diversi che compongono la
natura del Mediterraneo. Queste caratteristiche delineano una considerevole
diversità di fauna. Nidificano nel Gargano circa 170 specie di uccelli (su
237 nidificanti in Italia). Nelle
foreste più interne vivono 5 specie di picchi: verde,
rosso maggiore, minore, mezzano e dorso bianco. |
PARCO NATURALE REGIONALE BOSCO INCORONATA Il Parco naturale regionale Bosco Incoronata è un'area naturale protetta istituita
nel 2006,
situata lungo il fiume Cervaro a circa 12 chilometri dalla
città di Foggia,
nel cuore del Tavoliere delle Puglie. Il Parco comprende, oltre il Bosco dell'Incoronata, parte del
Sito di Importanza Comunitaria proposto (pSIC) denominato "Valle del Cervaro - Bosco
dell'Incoronata" ricadente nel perimetro del comune di Foggia. Al suo
interno si erge il santuario della Madonna Incoronata, meta internazionale di
pellegrinaggi. |
PROVINCIA DI FOGGIA Contatti: Via A. Gramsci, 17 Foggia Telefono: +39 0881 814016 Flora e Vegetazione Il Bosco dell'Incoronata, negli ultimi anni, è oggetto di approfonditi studi tecnico-scientifici in merito alla redazione dell'inventario floristico, all'individuazione di specie rare e di notevole interesse floristico, alla caratterizzazione fitosociologica con l'aggiornamento della carta della vegetazione con il metodo sigmatista di Zurigo-Montpellier con studi pubblicati sulla rivista on-line Interdipendenze della Società di Etnosociologia e Ricerca Sociale (S.E.Ri.S). Notevole importanza ricopre anche la riscoperta della liquirizia nell'area interessata. La fauna è variegata. Specialmente l'avifauna costituita da meli, corvi, beccacce e gazze nonché da numerose specie di uccelli rapaci. Numerosi anche i rettili e i mammiferi come il cinghiale, il capriolo, il daino e lo scoiattolo. Recentemente sul Gargano è ricomparso, come anche sulle Murge, il lupo appenninico. Sul Gargano la popolazione di lupi è minore che sulle Murge, ma si è potuta accertare la presenza di alcuni nuclei stabili con cuccioli. Nel 2012 è stata rinvenuta una carcassa di lupo nelle vicinanze del bosco. |
RISERVA NATURALE FALASCONE La Riserva naturale Falascone è un'area naturale protetta della
regione Puglia istituita
nel 1971.
Occupa una superficie di 48,00 ha nella provincia di Foggia. |
FOGGIA |
RISERVA NATURALE DELLA FORESTA UMBRA La riserva naturale Foresta Umbra è un'area naturale protetta posta
all'interno del Parco Nazionale del Gargano. Si
estende nella zona centro-orientale del Gargano, a
circa 800 metri di altitudine. Il nome "umbra", deriva dal latino:
cupa, ombrosa, come allora, e come in parte oggi, appare. Dal 7 luglio 2017 le sue faggete vetuste sono entrate a far parte del
patrimonio UNESCO. Territorio Il territorio della riserva occupa un'area di circa 400 ettari. La
foresta è stata divisa in quattro zone più o meno concentriche: la zona A, la
zona B, la zona C e la zona D. Zona D: Questa zona è quella di maggior tolleranza dal punto di
vista ambientalistico, in quanto è la zona dei paesi compresi nella foresta nella zona C è interdetto l'ingresso ai veicoli a
motore pur essendo possibile circolare liberamente; la zona B comprende poi la parte più incontaminata
della Foresta Umbra, dove è severamente vietato produrre rumori molesti,
alzare la voce o avere comportamenti che possono essere percepiti in qualche
modo dalla popolazione animale; infine la zona A è il cuore nascosto della foresta, è
inaccessibile al pubblico e vi si riproduce la maggior parte degli animali. |
FOGGIA La Foresta Umbra si estende nei comuni di: Monte Sant'Angelo, Vieste, Vico del Gargano, Carpino, Peschici. Flora Floristicamente vi si possono distinguere tre zone: quella
superiore della faggeta (84% circa di faggi,
in misura minore aceri, carpini ecc.); quella intermedia della cerreta (cerri e
altre quercecirca
45%, faggi 21%, poi carpini, aceri, tigli ecc.) e
quella bassa del bosco mediterraneo con lecci e
specie minori. Lo scenario che la foresta offre in autunno è
spettacolare, quando le foglie degli alberi si tingono dei tipici colori. Zappino dello Scorzone Lo Zappino dello Scorzone è un albero monumentale di oltre 700 anni
situato nel territorio tra San Menaio e Peschici. Si
tratta di un pino d'Aleppo il cui tronco presenta una
circonferenza di circa 5 metri , ed un'altezza che supera i 20 metri. Insieme allo Zappino di don Francesco è considerato tra i pini d'Aleppo più grandi e antichi di'Italia. Tasso Diffuso nella foresta Umbra è l'albero del tasso (Taxus baccata). È un albero che preferisce vivere in solitudine dai suoi simili, in quanto le sue radici tendono a soffocare la vegetazione circostante. Il tasso è detto anche "albero della morte", poiché da esso si ricava un veleno mortale, la tassina, che ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e su alcuni animali; è mortale in quanto anche se ingerita in piccole quantità blocca la respirazione. Esiste una leggenda che vuole la tassina usata dal principe Federico II di Svevia per uccidere le sue amanti scomode. Nonostante l'elevata pericolosità, dalla tassina si ricava il farmaco tamoxifene. Il tasso ha un legno particolarmente elastico usato anticamente per la produzione degli archi. Fauna La Foresta Umbra ospita un grande numero di specie animali. Possiamo infatti trovare lepri, scoiattoli, fagiani e piccoli roditori oltre a cinghiali, caprioli, picchi e donnole. Nel folto è possibile anche avvistare il cervo. Comuni sono anche daini, volpi, tassi e gatti selvatici, questi ultimi predatori astuti e con abitudini elusive. Molte specie di uccelli tra le quali il corvo, la gazza, la capinera, l'usignolo, il pettirosso e il merlo. Numerosi sono i rapaci sia diurni come lo sparviero, il nibbio, l'astore e la poiana, sia notturni come il grande gufo reale,l'allocco, la civetta ed il barbagianni. Recentemente, alcune fototrappole, messe nelle zone più interne della foresta hanno dimostrato la presenza del lupo appenninico. Nelle foto scattate si intravede una coppia di lupi, della quale la femmina, ha le mammelle gonfie, segno che è nel periodo dell'allattamento e che sta allevando dei cuccioli. Il ritorno del lupo, non solo sul Gargano, ma ancora prima sulla Murgia barese può essere spiegato con l'efficacia delle misure di protezione attuate dallo Stato che stanno facendo aumentare la popolazione di lupo. Il più importante carnivoro italiano, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha recuperato i territori dai quali era stato eliminato nei due secoli precedenti, tornando a svolgere il suo prezioso ruolo di predatore al vertice della piramide trofica. I prodotti principali delle attività legate al bosco sono rappresentati dal legname, soprattutto di faggio. |
RISERVA NATURALE IL MONTE La Riserva naturale Il Monte è un'area naturale protetta della regione Puglia istituita nel 1982. Occupa una superficie di 129,73 ha nella provincia di Foggia. |
FOGGIA |
RISERVA NATURALE ISCHIETTA E CAPRINO La riserva naturale Ischitella e Carpino è un'area naturale protetta del Gargano in provincia di Foggia, Puglia. L'area della riserva è divenuta statale nel 1957 grazie
agli acquisti diretti della Azienda
di Stato per le foreste demaniali (ASFD) ed è divenuta ufficialmente
riserva naturale biogenetica statale nel 1977 Dal 2008 sono in corso interventi selvicolturali mirati
alla disetaneizzazione del soprassuolo e all'incremento della biodiversità. Occupa una superficie di circa 300 ha nella provincia di Foggia. La riserva prende
il nome dai comuni di Ischitella e di Carpino.
Si trova all'interno del parco nazionale del Gargano. Il territorio presenta una orografia costituita
prevalentemente da valli e vallette (tra cui la valle Grande e la valle del
torrente romondato), orientate verso il Lago
di Varano a Ovest. Le pendici volte a nord-nord-est sono più
fresche e presentano un terreno molto fertile. Nella riserva scorre il torrente Romondato, che sfocia nel mare
Adriatico nel territorio di Rodi
Garganico. |
FOGGIA Rientrano nella riserva i comuni di: Carpino, borgo medievale, posto a sud del lago
di Varano sulla collina di Pastromele a 150 m s.l.m.. Ischitella, caratteristico borgo medievale, situato a pochi chilometri dalla foce del lago di Varano e posto su una collina a 300 m s.l.m. Flora La riserva naturale di Ischitella e Carpino è caratterizzata da
boschi di latifoglie, costituiti in maggior parte da faggi e in
misura minore da lecci. Sono presenti, inoltre, numerosi esemplari di cerro e farnetto.
Meno numerosi sono gli esemplari di carpini e tigli. Arbusti ed erbe risultano essere scarsi nelle zone dove
predomina il faggio, mentre risultano molto più abbondanti laddove sono
presenti altre specie. E’ costituita da: marruca, nocciolo, sanguinella, lantana,
lauro, corbezzolo, cisti, ginestre, alaterno, pungitopo, aprifoglio e felci. Grazie al particolare microclima di questa riserva, il faggio si spinge fino a quote basse quali quelle dei 250 m s.l.m.. Il punto più interessante della riserva naturale biogenetica di Ischitella e Carpino è la faggeta in località Coppa delle rose. Tale faggeta, una delle più interessanti della Capitanata, si trova ad una quota insolitamente bassa ed è costituita da piante monumentali (alte anche oltre 30 metri e con diametri di 60–70 cm), ben spaziate tra di loro e caratterizzate da fusti regolari e chiome ben raccolte in alto. La Riserva è raggiungibile da qualsiasi punto del tratto di ferrovia tra Ischitella e Carpino, ma lo è soprattutto percorrendo una strada comunale che, dopo aver attraversato il Vallone Grande, costeggia tutta la riserva. Attività Trekking,
buona parte dell'area è percorribile a piedi. Non sono tuttavia presenti
sentieri ben definiti. Tour in fuoristrada, percorrendo la strada comunale che raggiunge la riserva |
RISERVA NATURALE ISOLA DI VARANO Il lago di Varano è un lago pugliese appartenente per intero alla provincia di Foggia diviso tra i comuni di Cagnano Varano, Carpino ed Ischitella. Con una superficie di circa 60,5 km² risulta essere il
maggiore lago costiero italiano, oltre ad essere il settimo lago della penisola e
il più grande dell'Italia
meridionale. Situato sulla costa Nord del Gargano,
tradizionalmente è chiamato “lago”, quando, in realtà si tratta di una laguna. Scavato
nella massa calcarea garganica, tra il promontorio di Monte
d'Elio e la punta di Rodi
Garganico, ha forma vagamente trapezoidale che si estende per una
larghezza di circa 10 km, risultando incassato all'interno del
promontorio garganico per circa 7 km. Il suo perimetro misura circa 33 km, la sua superficie è
pari a 60,5 km² e la profondità delle acque varia da 2 a circa 5 metri
(con una media di 3 metri), a seconda dei luoghi, man mano che ci si
allontana dalla riva verso il centro del bacino. A Nord è separato dal mare Adriatico da
una strettissima linea di terra, chiamata “isola”, lunga circa 10 km e
larga 1 km, coperta di pini, eucalipti e
altre piante. Il lago è alimentato da due sorgenti sotterranee e comunica con
il mare Adriatico tramite due canali: la foce di Varano e la foce
di Capojale. Le acque del lago bagnano i territori comunali di Cagnano
Varano, Carpino e Ischitella,
anche se nessuno di questi comuni si affaccia direttamente sullo specchio
lacustre. Nel I
secolo d.C., secondo la documentazione di Plinio il Vecchio, al posto dell'attuale lago
esisteva solo un'insenatura (o un golfo) definito
dal naturalista latino “Seno Uriano”. La formazione di un cordone litoraneo, avvenuta ad opera delle
correnti marine e dei venti che hanno trasportato i detriti dai fiumi che
hanno foce nel medio Adriatico, ha chiuso quest'insenatura marina facendo
nascere in tal modo il "lago" di Varano. Secondo lo storico Squinabol la formazione del lago è databile dopo l'anno 1000. |
FOGGIA Sull'isola omonima del lago è presente la riserva naturale
statale Isola di Varano. Istituita nel 1977, è una riserva naturale integrale, e occupa
un'area di 145 ettari, all'interno del Parco nazionale del Gargano. Flora La flora acquatica comprende numerose ninfee
comuni e numerose canne di tutti i tipi: di palude, comuni.
Sulla terraferma intorno al lago, prevale la macchia mediterranea soprattutto,
insieme al salice piangente. La costa è coperta da pini
domestici, pini marittimi ed eucalipti. Fauna L'avifauna è
molto ricca, come in tutte le zone umide d'Italia:
numerosi cormorani (fino a 3000) vivono nella
Foce Capoiale. Sono numerosi anche gli svassi maggiori e gli smerghi
minori, un tipo di anatra che può raggiungere in volo orizzontale i
129 km/h. Altre anatre
presenti sono la folaga e altre anatre dei paesi nordici, che
passano qui l'inverno, come la moretta
grigia e il quattrocchi comune. Si osservano varie specie
di aironi,
tipici a tutte le zone umide italiane: l'airone
cinerino, l'airone rosso, la garzetta e
l'airone bianco maggiore, che può essere spesso
confuso con la garzetta. Molto semplicemente, l'airone bianco maggiore è più
grande della garzetta e, d'inverno, presenta il becco giallo invece che
quello nero della "cugina". |
RISERVA LAGO DI LESINA Nella parte orientale del lago
di Lesina si trova la Riserva naturale Lago di Lesina, un'area naturale protetta statale
istituita nel 1981.
La riserva occupa una superficie di 930,00 ha nella provincia di Foggia; è stata istituita come
area di ripopolamento animale. Nell'area è presente il Centro visite del Parco Nazionale del Gargano "Laguna di Lesina", gestito dalla Lipu. |
FOGGIA |
RISERVA LAGO SALSO L’Oasi Lago Salso è una area naturale protetta ubicata nei pressi di Manfredonia, in Puglia. Gestita dal WWF Italia, è costituita da 540 ettari di zona umida alimentata dal torrente Cervaro. L'area è classificata come Sito d'Importanza Comunitaria (SIC IT9110005) e come Zona di protezione Speciale (ZPS IT9110038). La bonifica del Lago Salso, cominciata a fine ottocento e poi soprattutto dagli anni trenta in poi ad opera del Consorzio di Bonifica della Capitanata, ha comportato delle modifiche strutturali di tutte le zone umide di Capitanata. Il lago Salso, originariamente vasto circa 4.000 ha, era
alimentato da canali provenienti dal Candelaro e
dal Cervaro e negli anni
cinquanta il Consorzio costruì le vasche di colmata. Verso la metà
degli anni
sessanta la Cassa per il Mezzogiorno, prosegui le
azioni di bonifica che causeranno la scomparsa di ambienti di grande
ricchezza dal punto di vista della biodiversità. Tali opere portarono alla
realizzazione di un'area arginata (valle) di circa 541 ha, che riceve le
acque soprattutto dal canale Roncone collegato direttamente al torrente
Cervaro, mentre il torrente Candelaro divide ad ovest tale area con la palude
di Frattarolo, un'area umida decisamente più salmastra e solo periodicamente
allagata. La valle è costituita da tre vasche arginate: da ovest verso est
troviamo Valle Alta, Valle di Mezzo e Valle Bassa o lago Salso (quest'ultima
porzione è più profonda rispetto alle altre due vasche). La profondità media
delle acque delle prime due vasche è, infatti, normalmente sotto il metro a
seconda del livello stagionale e delle esigenze gestionali, mentre il lago
Salso è compreso tra 50 e 150/170 cm. Con la perimetrazione del Parco nazionale del Gargano, nel 1992, nell'area non
è più ammessa l'attività venatoria, in quanto parte integrante del Parco,
ripartita tra zona 1 e zona 2. Entrambe le aree (agricola e valliva) rientrano attualmente nel
Parco Nazionale del Gargano istituito con G.U. n. 300 del 22/12/92. per un
totale di 1.041 ha, la parte agricola viene coltivata in biologico.
Attualmente, l'Oasi Lago Salso, con il passaggio annuale di oltre 200 specie
di uccelli, rappresenta una delle zone umide più
importanti del bacino del mediterraneo. Come accennato sopra, il Parco nazionale del Gargano ha
acquisito nel 1999 l'attuale
Oasi di Lago Salso. In pochissimi mesi l'ente comincia ad attuare una serie
di interventi volti a valorizzare la palude, sita nei pressi di Manfredonia.
È stata avviata anche la costituzione di una società mista, costituita
dall'Ente Parco, dal comune di Manfredonia e da altre due società, che hanno
dato origine alla Oasi Lago Salso. La società voluta dal Comune di
Manfredonia e dal Ministero dell'Ambiente si pone come
obiettivo la rivalutazione della zona e dal punto di vista agricolo e dal
punto di vista naturalistico. Bisogna poi ricordare che la manutenzione della
palude di Lago Salso, hanno dato occupazione a cinquanta lavoratori ex
socialmente utili. Grazie alla convenzione con il "Centro Studi Naturalistici
onlus", affiliato alla Federazione Nazionale Pro Natura,
vengono svolte sia attività didattiche che di ricerca sulla fauna e sulla
flora dell'Oasi. Il Centro gestito della Lipu si occupa invece nello specifico della reintroduzione del Gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala). |
L'oasi è raggiungibile dalla SP 141 delle Saline, al km 7,200, FOGGIA L'oasi si può visitare grazie a barche elettriche per esplorare l'intera valle o torrette situate lungo un percorso di cinque chilometri. Flora La vegetazione è costituita in prevalenza da canneti (Phragmites australis) e tifa (Typha angustifolia). Nel periodo primaverile ed estivo fioriscono l'iris d'acqua (Iris pseudacorus) e la salcerella (Lythrum salicaria). Lungo gli argini crescono tipiche piante di acqua dolce: idrofite come il ranuncolo d'acqua (Ranunculus trichophyllus), l'utricularia (Utricularia australis) e piante da terreni paludosi come la suaeda. Fauna L'area
costituisce una zona umida di notevole interesse per la presenza
di diverse specie di uccelli; risulta essere il rifugio preferito di anatre: alzavole, fischioni, germani
reali, marzaiole, rare morette tabaccate e moriglioni,
e di altre specie di volatili, tra cui va segnalata la presenza di falchi
di palude, folaghe, gallinelle d'acqua, martin
pescatori, pendolini, svassi, gru e Cavalieri d'Italia. Sono presenti anche varie
specie di aironi (rossi e cinerini e
occasionalmente anche aironi
bianchi). Inoltre è stata creata una colonia protetta di gobbi rugginosi, uccelli a rischio
d'estinzione, presenti solo qui e in Veneto. Nel periodo autunnale e invernale è possibile osservare
gli storni,
il falco pellegrino e il falco
di palude. Tra gli animali più interessanti da citare le oche (di
passaggio), il falco pescatore, la spatola, il mignattaio,
il basettino,
l'aquila
anatraia, l'albanella reale, la cicogna
bianca, la cicogna nera, il fenicottero
rosa e la gru. Le acque limacciose offrono rifugio a pesci di acqua dolce
come cavedano, carpa, pesce
gatto e tinca. La presenza di rettili è costituita da esemplari di biacco, cervone, saettone a cui si aggiungono esemplari
di testuggine palustre, biscia dal collare e biscia tassellata. La fauna è caratterizzata anche dalla presenza di mammiferi
quali la donnola,
la faina, il tasso,
il riccio comune, il toporagno d'acqua, la volpe e
una volta anche la lontra. |
RISERVA NATURALE MASSERIA COMBATTENTI La riserva naturale Masseria Combattenti è un'area naturale protetta della regione Puglia istituita nel 1980. Occupa una superficie di 82 ha nella provincia di Foggia. |
FOGGIA |
RISERVA NATURALE MONTE BARONE La Riserva naturale Monte Barone è una riserva naturale statale istituita con Decreto Ministeriale nel 1977 che si sviluppa su parte del territorio della montagna omonima. La riserva si estende per una superficie di 124 ha nella provincia di Foggia. |
FOGGIA |
RISERVA NATURALE PALUDE DI FRATTAROLO La Riserva naturale Palude di Frattarolo è un'area naturale protetta della
regione Puglia istituita
nel 1980, si
trova nel territorio del Comune di Manfredonia. Occupa una superficie di 257 ha nella provincia di Foggia. |
FOGGIA Flora Sono presenti le tamerici, i salici tra le piante ad alto fusto,
mentre per le erbacee sono presenti nell'area rappresentanti del genere Cyperus (Zigolo), Scirpus (Lisca), Typha (Lisca
maggiore). Sono presenti anche specie di Salicornia dove il terreno è più consolidato e con più abbondanza di sali. Fauna Tra le specie che frequentano la Riserva sono presenti tra le
altre l'airone cenerino, il chiurlo,
il cavaliere d'Italia, la garzetta,
la spatola,
la sgarza ciuffetto, la gallinella d'acqua, la folaga, il mignattaio,
l'alzavola,
il mestolone,
la marzaiola,
la volpoca,
il tarabusino e
il falco di palude. Sono frequenti di passo le
oche. Proprio per la presenza di molte specie di uccelli, è un luogo
importante per la sosta e la nidificazione di uccelli. |
RISERVA NATURALE SFILIZI La riserva naturale Sfilzi è un'area naturale protetta della regione Puglia istituita nel 1971. Occupa una superficie di ha nella provincia di Foggia all'interno del Parco nazionale del Gargano. |
FOGGIA |
Aree Protette della Provincia di Barletta-Andria-Trani |
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RISERVA NATURALE SALINA DI MARGHERITA DI SAVOIA La riserva naturale Salina di Margherita di Savoia, è un'area naturale protetta della Puglia istituita
nel 1977.
Occupa una superficie di 3.871 hanella Provincia di Barletta-Andria-Trani. Confina
con altre due aree protette: la riserva naturale Il Monte e
la riserva naturale Masseria
Combattenti. Le sue saline (le Saléne in dialetto Salinaro) che si affacciano nell'Adriatico sono
le più grandi d'Europa e le seconde nel mondo. Riconosciute come zona umida di
valore internazionale (D.M. 30.05.1979) ai sensi della convenzione di Ramsar. È presente il Museo storico delle
Saline, sito in un vecchio magazzino del sale adiacente alla
cinquecentesca torre delle Saline. All'interno della riserva si trova anche l'Osservatorio
naturalistico "Salpi" in gestione alla Lipu. |
MARGHERITA DI SAVOIA Storia La presenza di saline naturali rese nota la località sin dai
tempi più antichi. Conosciute già nel terzo secolo d.C., la salina fu poi
utilizzata dai normanni. Sul finire del XVI e l'inizio del XVII secolo
cominciò o meglio si intensificò un movimento di ritorno da parte dei
salinari alle saline, sebbene la fiorente e fruttuosa industria salinara mai
cessò di esistere. Nel Settecento la Salina fu acquisita dai Borbone, e
chiamata Salina di Barletta, che la ritennero "la più preziosa
gemma della loro corona" e tornò, pertanto, ad una gestione pubblica.
Nel 1754 vi fu l'ammodernamento e l'ampliamento delle Saline, avvenuto anche
con la creazione di nuove zone salanti, come quella denominata
della Regina. Dopo l'unità d'Italia, la popolazione salinara elesse una
propria amministrazione autonoma. Il toponimo del paese venne modificato nel
1879 in Margherita di Savoia, in onore
della regina consorte d'Italia, moglie di Umberto I. Nel Novecento vi fu una progressiva industrializzazione delle
saline. Negli anni '30 fu progettato un avveniristico magazzino da parte
di Pier Luigi Nervi. Passò poi ai Monopoli di Stato, dal 1994 ad AtiSale e nel
2003 alla Società Salapia Sale srl. Nel 2011 sono state
acquisite dal gruppo Semeraro-Sosalt di D'Alì Staiti. Oggi con i suoi 20 km di lunghezza e 5 km di
larghezza, con una produzione media annua di circa 5.500.000 quintali di
sale, è la prima d'Europa. |
Aree Protette della Provincia di Taranto |
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OASI PALUDE LA VELA La Palude "La Vela" è un'area naturale protetta di proprietà demaniale a valenza naturalistico-ambientale situata sulle sponde del Mar Piccolo. L'ambiente è prevalentemente di tipo palustre, con canneto e macchia mediterranea, ampi acquitrini e zone periodicamente sommerse. L'avifauna è caratterizzata da una colonia stanziale di aironi cinerini, ma durante i mesi invernali la popolazione aumenta sensibilmente per numero e per specie: si segnalano infatti gru, cicogne, fenicotteri, volpoche, falco pescatore. Altri uccelli sia lacustri quali cigni reali, germani reali, folaghe, gabbiani reali e cormorani sia boschivi quali corvi, gazze, picchi, scriccioli, ghiandaie e i numerosi uccelli rapaci ne fanno un luogo perfetto per il birdwatching. I rettili come la tartaruga palustre, il cervone e la vipera sono comuni così come gli anfibi. I mammiferi sono costituiti da esemplari di roditori quali il topo quercino, l'arvicola, gli scoiattoli e le istrici e da altri animali quali volpi, faine, tassi, ricci e cinghiali. La flora presenta ampi salicornieti, orchidee spontanee e pinete di pino d'Aleppo. L'oasi funge principalmente da centro di irradiamento dell'avifauna che colonizza gradatamente le aree circostanti, ed è gestita dal WWF di Taranto, che svolge attività di divulgazione, monitoraggio e anti-bracconaggio. |
TARANTO |
PARCO NATURALE TERRA DELLE GRAVINE Il parco naturale Terra delle Gravine è un'area
naturale protetta regionale istituito
in Puglia nel 2005 per tutelarne
il patrimonio paesaggistico e faunistico. Si estende nelle province di Brindisi e di Taranto, nella zona delle Murge. |
Elenco dei comuni del parco naturale delle Gravine: Provincia di Brindisi Villa Castelli Provincia di Taranto Crispiano Castellaneta Ginosa Grottaglie Laterza Martina Franca Massafra Montemesola Mottola Palagiano Palagianello San Marzano di San Giuseppe Statte Flora Sono presenti il leccio, il pino
d'aleppo, il corbezzolo, il frassino,
il carrubo,
l'acero selvatico
e l'asparago selvatico. Nelle gravine si possono trovare orchidee spontanee,
il caprifoglio, i ciclamini,
il biancospino, rose selvatiche,
il melograno, il cotogno e
il fico d'india. Fauna È possibile
incontrare parecchi rapaci di piccole dimensioni come il lanario,
il grillaio e
il gheppio,
ma anche il nibbio bruno, la poiana,
il biancone,
il capovaccaio (oggi molto raro) e
il gufo comune
e il gufo reale. Altri volatili presenti nelle gravine sono il corvo
imperiale, rondoni, barbagianni, civette, assiolo e
cinciallegre.
Di notte è facile trovarsi di fronte a pipistrelli di
varie specie quali rinolofi, vespertilii e miniotteri. Negli stagni presenti nelle Gravine sono presenti l'ululone dal ventre giallo, tipico delle
gravine dell'Italia
meridionale,
la rana
verde italiana, il tritone
italico, il rospo smeraldino, il rospo
comune, la raganella italiana. I mammiferi più comuni sono la lepre, la volpe,il riccio,
l'istrice,
il tasso, il cinghiale,
la faina, la donnola e
piccoli roditori come il moscardino e lo scoiattolo.
Presenti sporadicamente sulle Murge e sulle aree boschive circostanti anche
gruppi di lupi. Infatti oltre agli attacchi al patrimonio zootecnico e agli
avvistamenti infatti, nel 2009, è stato ritrovato non distante dalla strada
Santeramo-Laterza la carcassa di un giovane lupo, probabilmente investito da
qualche grosso veicolo. I rettili presenti sono la biscia dal collare, la natrice tassellata, il cervone, la vipera, il colubro leopardino, il biacco, il colubro liscio, la lucertola campestre, il ramarro, l'emidattilo verrucoso, la tarantola muraiola, la luscengola, la testuggine comune. Presenza comune è quella del "pugliese" geco di kotschy che nella tradizione popolare è chiamata lucertola m'bracidita o fracitana (lucertola marcia). |
RISERVA NATURALE MURGE ORIENTALI La Riserva naturale Murge Orientali è un'area naturale protetta della regione Puglia istituita nel 1972. Occupa una superficie di 733 ha nella provincia di Taranto |
TARANTO |
RISERVA NATURALE STORNARA La Riserva naturale statale Stornara è una area naturale protetta situata
tra Puglia e Basilicata,
sullo Ionio, ed è gestito dall'amministrazione
provinciale di Taranto. La riserva statale è stata istituita con decreto del Ministero dell'Ambiente del 1997, ed è il
risultato dell'unione di due riserve confinanti: la Riserva naturale
Stornara (1.456 ettari, istituita nel 1977 in provincia di Taranto) e la Riserva
naturale Marinella Stornara (45 ettari, istituita nel 1977 in provincia di Matera). Territorio La riserva si estende per 1.501 ettari nella
fascia costiera dell'Arco Ionico tarantino. Conserva alcune zone
umide, come il Lago Salinella. Lungo la costa, seppure non a
ridosso del mare, il paesaggio è scandito dalla presenza di alcune torri
costiere: Torre Mattoni e Torre Lato. |
Il territorio ricade nella parte occidentale della provincia jonica, ovvero nei comuni di Castellaneta, Ginosa, Massafra e Palagiano, e nel confinante comune di Bernalda nel materano. Flora Nella riserva viene tutelato il bosco costiero formato da una
pineta di pini d'Aleppo (Pinus
halepensis), una conifera tipicamente mediterranea. La flora costiera è quella tipica mediterranea: Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Rosmarinus officinalis, Juniperus phoenicea, Juniperus oxycedrus subsp. Macrocarpa, Phillyrea latifolia, Asparagus acutifolius, Lonicera implexa, Rhamnus alaternus, Smilax aspera, Rubia peregrina. Tra le piante rare, si segnala la presenza di Helianthemum sessiliflorum, Ophrys tarentina e Romulea rolli. Fauna Il nome "stornara" deriva dai numerosi storni (Sturnus
vulgaris) che vi migrano in inverno. Molte altre specie di uccelli
sono presenti nella riserva, si acquatici quali l'airone rosso e l'airone
cenerino, la beccaccia, il germano reale, la cicogna bianca, lo svasso e
l'oca selvatica. Molti gli uccelli boschivi quali il colombo selvatico, il
corvo, la gazza, il pettirosso, la capinera, il cuculo ed il picchio rosso. I
mammiferi più comuni sono sicuramente i roditori come la lepre, l'arvicola
campestre e il topo quercino e animali come la volpe, il riccio, l'istrice,
il tasso, il gatto selvatico ed il cinghiale. |
PARCO COMUNALE BOSCO DELLE PIANELLE La Riserva naturale regionale orientata Bosco delle
Pianelle (già Parco Comunale) è un bosco esteso per seicento ettari di
proprietà del comune di Martina
Franca in Provincia di Taranto. Questo bosco occupa buona parte del gradino murgiano sino
a Monte Fellone e Specchia Tarantina, oltre i bivi di Villa
Castelli, Crispiano e di Mottola, digrada
rapidamente verso la piana di Massafra. Agli inizi del Novecento si
rifugiarono qui molti briganti. |
MARTINA FRANCA Flora Luogo ricco di cavità carsiche, il popolamento floristico è
caratterizzato da fragno, roverella e lecceta d'alto
fusto. Il fragneto del bosco delle Pianelle è arricchito anche dalla
vegetazione delle rare piante della splendida peonia,
il carpino nero e la carpinella.
Diverse le specie di orchidee selvatiche, di cui quelle
più diffuse appartengono al genere Orchis e si
possono osservare con maggiore frequenza in primavera. Le altre specie presenti sono: l'orniello, l'olmo campestre, il terebinto, il corbezzolo, il biancospino, il lentisco ed il pero selvatico. Fauna Molto ricca la fauna avicola: tra i rapaci diurni emerge la poiana con il suo lento volo planato. Tra i Falconidi vi è il gheppio. Non è difficile avvistare il raro sparviere. Tra i rapaci notturni, oltre la comune civetta, vanno segnalati l'allocco,il barbagianni, e soprattutto il gufo comune. Uccello estivo e nidificante è l'upupa, vero simbolo dei boschi di quercia, e soprattutto dei fragneti, che pare prediligere per le sue acrobazie aeree e per la cova. Ed è proprio nel ceduo di fragno, in particolare al confine tra questa ed i campi circostanti, che possiamo trovare alcuni Lanidi, come l'averla cinerina e l'averla capirossa. Uccelli stanzianti tutto l'anno sono la quaglia, il fagiano, la gazza, il corvo e il picchio rosso. Mammiferi tipici del bosco sono gli scoiattoli ed altri piccoli roditori quali il topo quercino, il ghiro ed il topo campestre, oltre a lepri e conigli selvatici. Altri mammiferi sono la volpe, il tasso, la faina, il gatto selvatico, il riccio, la puzzola, il cinghiale e l'istrice. Se si è fortunati è possibile anche avvistare qualche gruppo di daini. |
RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA DAL LITORALE TARANTINO
ORIENTALE La Riserva naturale regionale orientata del Litorale tarantino
orientale si sviluppa lungo il litorale e
nell'entroterra del comune di Manduria,
in provincia di Taranto. La riserva, istituita negli anni duemila su
di una superficie di 1113,22 ha, è stata inclusa nell'Elenco delle Aree
naturali protette italiane solo a partire dall'aggiornamento 2010. Nella riserva naturale orientata si inseriscono alcune oasi naturali e aree di interesse, in particolare si individuano due nuclei territoriali distinti: i boschi di Cuturi e Rosa Marina insieme alla Foce del Chidro, nell'entroterra, e un secondo nucleo, caratterizzato dalla vegetazione tipica di un ambiente costiero con forte salinità, costituito dalla Salina dei Monaci, dalle dune di Torre Colimena, dalla palude del Conte e relativa duna costiera. Salina dei Monaci e dune di Torre Colimena Situata nella parte ovest a Torre Colimena, originariamente era una depressione, ubicata alle spalle delle dune costiere e collegata al mare da un canale. Utilizzata per la raccolta di sale marino, almeno a partire del 1731, l'area divenne soggetta ad una lieve azione di bonifica antimalarica nel periodo 1940-1950, e subì un degrado ambientale durante il periodo 1960-1970, con la costruzione della litoranea jonica salentina. Oggi la strada è stata spostata poco più a nord dell'area e il vecchio tracciato della litoranea convertito a sentiero in legno. Nella parte nord della salina vi sono i resti dell'antica Torre delle Saline, con lo scopo di guardia del magazzino contenente il sale, il prezioso oro bianco. I monaci benedettini diedero il nome alla salina, i quali si stanziarono in un convento ed erano dediti allo sfruttamento dei depositi naturali del sale, del quale oggi rimane una cappella affrescata detta della Madonna del Carmelo. Palude del Conte e duna costiera Trattasi di un'area sita a est di Torre Colimena, formata da spiagge orlate da alte dune incontaminate, frequentate da pochissima gente data la difficoltà di accedervi, infatti esse sono raggiungibili mediante un piccolo sentiero aldilà del bacino del Conte, costruito con il fine di bonificare la zona dalle omonime paludi delle quali oggi resta un grande e folto canneto a cavallo tra le due province di Taranto e Lecce. |
MANDURIA Flora Tipica della salina dei Monaci è la presenza di salicornieti, costituiti da vegetali alofili. La macchia mediterranea è data dall'associazione di specie arbustive basse: Calicotome infesta, ginestra spinosa (Cistus creticus), Cistus salvifolius, Cistus monspeliensis, lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), fillirea (Phillyrea latifolia). Fauna La Salina dei Monaci, è un ottimo luogo per praticare il
birdwatching. È zona di sosta dei fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) durante le fasi di
migrazione. Altri uccelli migratori frequentano la zona come i germani reali,
gli storni, le gru, i cigni e le oche selvatiche. Presente anche il poco
comune cavaliere d'italia. Uccelli tipici della zona sono anche l'airone
rosso e l'airone bianco, l'avvoltoio capovaccaio, il picchio, il pettirosso,
il martin pescatore, la capinera, lo scricciolo, l'usignolo, la gazza, il
corvo ed il merlo. Molto ampia la gamma di specie di anfibi come la raganella
italiana, il rospo comune, e il tritone italico. I rettili più comuni invece
sono la tartaruga di terra e d'acqua dolce, la vipera di Laemann, la biscia
dal collare, il biacco, il cervone e il colubro leopardino. I mammiferi sono
anch'essi molto numerosi, soprattutto animali adattabili come lo scoiattolo,
il topo quercino e il topo campestre. Molto frequente il riccio, e la più
grande istrice, oltre a lepri, conigli selvatici, gatti selvatici, volpi,
tassi, faine e cinghiali. Molto numerosi sono anche le specie di uccelli
rapaci come il barbagianni, la civetta e il gufo comune, che agiscono di
notte, e la poiana, il falco pescatore, l'albanella, il nibbio bruno, il
biancone, il falcone pellegrino e il gheppio. |
Aree Protette della Provincia di Brindisi |
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RISERVA NATURALE STATALE TORRE GUACETO E RISERVA NATURALE MARINA TORRE GUACETO La Riserva naturale statale Torre Guaceto è una riserva
naturale statale situata sulla costa
adriatica dell'alto Salento, a pochi chilometri dai centri
di Carovigno e San Vito dei Normanni e 17 km da Brindisi. I
litorali carovignesi della riserva, le spiagge di Torre
Guaceto e Punta Penna Grossa, sono state premiate con l'insigne della Bandiera
Blu negli anni 2007, 2016 e 2017. Le prime azioni a tutela di Torre Guaceto risalgono
al 1970 quando
la marchesa Luisa Romanazzi Carducci dalla sua entrata nel direttivo
nazionale del WWF Italia, fece sì che l'associazione prendesse a
cuore questo territorio. Sventati negli anni successivi ipotesi di realizzazione di una centrale elettronucleare e di una lottizzazione a fini turistici, il 18 maggio 1981 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, visto il decreto del presidente della Repubblica del 13 marzo 1976 recepente la convenzione internazionale di Ramsar del 2 febbraio 1975, dichiara Torre Guaceto zona umida di interesse internazionale. Nel 1987 il WWF Italia, su incarico del Ministero della marina mercantile, realizza il piano di fattibilità per l'istituzione di una riserva marina a Torre Guaceto che diventa realtà il 4 dicembre 1991 con decreto ministeriale dello stesso ministero. L'area marina protetta è affidata alla capitaneria di porto di Brindisi. La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto si estende per
circa 1.200 ha presentando un fronte marino che si sviluppa per 8.000 m
L'area è configurata come un rettangolo più
o meno regolare, con una profondità media di 3.000 metri, attraversata e
divisa dalla strada
statale 379. I sistemi che si sviluppano a monte e a valle della strada
statale sono profondamente diversi. A monte permane un sistema agricolo
tipico della zona, posto in continuità con la copertura vegetale esterna alla
Riserva. A monte, infatti, permane un sistema agricolo tipico della zona
altosalentina, posto in grande continuità con la copertura vegetale esterna
alla riserva. Grandi oliveti secolari attentamente mantenuti divisione
degli appezzamenti e limitazione delle strade realizzate con muretti
a secco di pietra locale ed ancora negli oliveti, terreni rossi, non
coperti da vegetazione e non interessate da altre culture. La bonifica dei terreni (risalente al 1931) ne ha
determinato la regolarizzazione dei confini e della struttura viaria di
servizio, la divisione in piccole proprietà, la realizzazione di modesti
edifici colonici annessi (attualmente se ne contano circa centocinquanta).
L'immagine dell'area a monte della superstrada è dunque quella di un ambito
agricolo di bonifica, caratterizzato dalla presenza diffusa di oliveti,
seminativi ed ortaggi e perlopiù privo di ambiti naturalisticamente
qualificati, se non per piccoli appezzamenti marginali. Nell'area posta a valle della superstrada i terreni hanno una
connotazione più naturale. Qui sono riconoscibili due tratti principali. In
primo luogo, nella parte prossima al mare e per
circa metà della lunghezza della costa protetta della riserva vi è un
apparato dunale imponente,
concluso verso terra da una fitta macchia mediterranea. Una significativa varietà di ambiti diversificati si succedono
in questo tratto costiero per alcune centinaia di metri verso l'entroterra.
Al suo interno vi sono piccole zone umide che si formano durante e dopo le
piogge e che scompaiono nei periodi più caldi, ed alcune risorgive di acqua
dolce anch'esse stagionali. La successione spaziale spiaggia, duna, macchia mediterranea si conclude con
aree agricole (prevalentemente orticole) ed alcuni rimboschimenti di non
grande qualità. Il secondo
tratto costiero, che si sviluppa verso sud, non presenta né dune né spiaggia.
Si caratterizza come una costa bassa e rocciosa, con piccole spiaggette ed
una vegetazione che si spinge fin sulla linea di costa. La zona che si sviluppa alle spalle del promontorio della Torre
di Guaceto è stata interessata, in passato, da una bonifica dei terreni di
cui rimane traccia nei segni lasciati dai canali. Tale bonifica servì a far
defluire le acque che si accumulavano in questa zona a causa della ridotta
acclività del terreno e all'affioramento della falda di acqua dolce.
Ciononostante, una parte dell'area è sempre rimasta umida. Una volta abbandonato l'uso agricolo dei terreni bonificati, le
acque hanno nuovamente allagato interi settori, creando specchi d'acqua
permanenti. Successivamente la crescita dei canneti ha chiuso parzialmente
le superfici libere delle acque. Il sistema che n'è scaturito riviste un
grande interesse da punto di vista ambientale, essendo luogo di passo di
numerose specie di avifauna e, inoltre, essendo caratterizzato dalla
presenza costante di uccelli, anfibi ed insetti connessi
ai sistemi umidi. La parte di territorio posto a valle del tracciato della
superstrada è caratterizzata da una bassa densità insediativa: sulla costa si
trovano gli edifici di Punta Penna Grossa e di Torre di Guaceto, mentre
nell'immediato entroterra l'edificato è costituito dalla casa del guardiano
e, oltre la macchia da alcune case coloniche. Oltre ciò, sono presenti i ruderi delle strutture di un campeggio risalente
agli anni
ottanta attrezzatura da sempre inutilizzata e che, abbandonata
definitivamente all'azione distruttiva del tempo e degli agenti atmosferici,
è attualmente oggetto di atti di vandalismo che ne minano il già precario
stato di conservazione. |
BRINDISI, CAROVIGNO Flora La flora presente nell'area è caratterizzata dalla presenza dei
seguenti habitat giudicati
prioritari in base alla Direttiva Habitat 92/43/CE: Steppe salate
mediterranee a Limonium (Codice Natura
2000: 1510), con una copertura in percentuale sull'intero sito di 1,40 ha
(pari allo 0,57%) Dune costiere con Juniperus spp (Codice Natura 2000: 2250), con una copertura in percentuale sull'intero sito di 11,55 ha (pari al 4,70%) Fauna In quest'ambiente trovano rifugio animali diversi per caratteristiche
e abitudini. Sicuramente i più schivi e difficili da vedere sono i mammiferi notturni
come il tasso, la donnola o
la faina, che generalmente di giorno sono al sicuro
nelle loro tane scavate nel terreno, ben nascoste e mimetizzate nella
vegetazione. |
Parco naturale regionale Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo Il Parco naturale regionale Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo è un'area naturale protetta ubicata nell'Salento settentrionale, nel territorio dei comuni di Ostuni e Fasano, entrambi in provincia di Brindisi. È stato istituito con la legge regionale del 27 ottobre 2006, n. 31. La legge regionale statuisce che il Parco è suddiviso nelle
seguenti zone: zona 1, di rilevante valore naturalistico, paesaggistico e
storico culturale; zona 2, di valore naturalistico, paesaggistico e/o storico culturale, connotata fortemente dalla presenza di attività antropiche; |
OSTUNI, FASANO Esso presenta habitat e ambienti costieri di elevato interesse
naturalistico e paesaggistico, ed è rientrato nel progetto "Habitat
prioritari" istituito dalla Direttiiva n. 92/43/CEE. Presenta una
vegetazione alofila e numerose dune ricoperte da macchia mediterranea, particolare ginepri (Juniperus oxycedrus e Juniperus phoenicea), lecci e
garighe di Euphorbia spinosa. Vi sono inoltre zone umide
rappresentate dal Fiume Grande, il Fiume Piccolo e il Fiume Morello spesso
oggetto di sosta per l'avifauna acquatica migratoria. |
Oasi
di protezione dell'invaso artificiale e del parco del Cillarese L'oasi di protezione faunistica del Cillarese è un bacino
idrico artificiale situato alla periferia a
nord-ovest di Brindisi. In origine si trattava di una area paludosa che
nel 1980 è stata bonificata, grazie alla costruzione di un invaso artificiale,
realizzato con fondi della Cassa per il
Mezzogiorno, e trasformata in un bacino idrico per fornire acqua alle
industrie locali. Viene gestito dal consorzio SISRI che lo ritiene una
semplice "area a servizio di un impianto industriale". Nel giro di
pochi anni dalla realizzazione della diga, l'invaso è diventato
un habitat naturale per varie specie di uccelli acquatici
stanziali e meta per tanti uccelli migratori. L'intera zona ha una estensione di circa 170 ettari di cui circa
100 occupati dall'invaso, circondato da colture. Vi è anche il bosco del
Cillarese, un agglomerato di conifere. Le acque reflue del Cillarese sono
scaricate per mezzo di un canale, che prende lo stesso nome, nel Seno di Ponente. Ha una profondità di circa tre metri ed è alimentato dalle acque
bianche (e non solo) provenienti dai comuni della provincia ad ovest del capoluogo,
oltre che dalle costanti precipitazioni che avvengono nell'area. L'invaso è visibile da contrada Montenegro, vicino alla
postazione del ripetitore radio locale, posto sulla cima della
collina che costeggia la valle (attraversata dalla pista ciclabile). Altre
vedute si hanno dalla ferrovia in direzione Taranto o
ancor meglio da quella in direzione Bari, o dall'ospedale
di Brindisi Antonio
Perrino, soprattutto ai piani alti, dove si può notare l'estensione totale
del bacino della diga. |
BRINDISI, L'invaso è raggiungibile da alcune strade interne, sia
da contrada Montenegro, arrivando dalla strada statale 16 Adriatica, meglio
nota come provinciale per San Vito, o dalla strada
statale 379, per l'omonimo svincolo,
oppure dalla strada comunale Pittachi, in direzione Taranto-Lecce, seguendo il
cartello Consorzio SISRI. Attualmente l'area è sottoposta a vincolo naturalistico in
quanto "oasi di protezione della fauna" (DPGR n.376 del 6 agosto
1992). Il sito è stato inoltre dichiarato sito di interesse regionale
(SIR; codice IT9140012), nell'ambito del progetto realizzato dal Ministero dell'ambienteper censire
i biotopi che
rientrano nelle rete ecologica europea "Natura
2000", in applicazione della cosiddetta "Direttiva Habitat" (direttiva 92/43/CEE). L'area rientra tra le zone umide indicate
dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica in cui svolgere ogni anno il
censimento degli uccelli acquatici svernanti (codice zona:BR0501). È inoltre in corso una procedura per il riconoscimento dello status di parco urbano da parte del comune di Brindisi, ai sensi della L.R. n.19 del 1997 (“Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia”). Fauna L'area è divenuta nel tempo un'importante zona di svernamento e
nidificazione lungo le rotte migratorie di numerose specie di uccelli
acquatici tra cui la rara moretta tabaccata (Aythya
nyroca) ed altri Anatidi quali il moriglione (Aythya
ferina), il mestolone (Anas
clypeata), la folaga (Fulica atra). Altre specie segnalate sono la garzetta
(Egretta garzetta), l'airone cenerino (Ardea
cinerea), il tuffetto (Tachybaptus ruficollis) e lo svasso (Podiceps cristatus). Occasionalmente sono
stati osservati anche l'airone bianco maggiore (Casmerodius albus) e l'airone guardabuoi (Bubulcus
ibis). In primavera è inoltre spesso segnalata la presenza della gru (Grus grus) e della cicogna
bianca (Ciconia ciconia). Tra i rapaci vanno
infine segnalati il falco pescatore (Pandion haliaetus) e l'albanella minore (Circus
pygargus). Molti anfibi (rane, rospi, salamandre ecc) e rettili tra i
quali figurano la tartaruga palustre, il biacco, la biscia dal collare e il
colubro. Tra i mammiferi più comuni vi possono essere le volpi, le lepri, le
faine, i ricci e i cinghiali. |
PARCO NATURALE REGIONALE SALINA DI PUNTA DELLA CONTESSA Il parco naturale regionale Salina di Punta della
Contessa è un'oasi di protezione e zone di protezione speciale (ZPS)
di Brindisi compreso
tra capo di Torre Cavallo e punta della Contessa. L'area è caratterizzata da vasti bacini di acqua
dolce lungo la costa e da numerosi canali che scendono al mare raccogliendo
l'acqua
piovana. Questi bacini si trovano a una certa distanza dal mare separati
da dune non
particolarmente grandi che non riescono a ostacolare alcune mareggiate,
permettendo quindi all'acqua marina di raggiungere i bacini. L'oasi è molto importante da un punto di vista ornitologico soprattutto nel canale "Foggia di Rau" dove è possibile trovare anche la tartaruga Emys orbicularis, popolazione che, però, conosce negli ultimi decenni una decrescita demografica. |
BRINDISI |
RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA BOSCO DI CERANO La riserva naturale regionale orientata Bosco di
Cerano è una area naturale protetta della Puglia che
ricade nel territorio di Brindisi e San Pietro
Vernotico. Si estende su un territorio di circa 1300 ettari. |
SAN PIETRO VERNOTICO Flora Il bosco di Cerano (o "Tramazzone") presenta
un gran numero di specie arboree, la riserva occupa solo una porzione di
esso, nella parte costiera dove è riscontrabile una notevole presenza
di macchia mediterranea e leccete. Diffuse, grazie al particolare clima della zona, sono le piante igrofile (olmo campestre e carpino nero). In passato la vegetazione era molto più fitta ed estesa, ma negli ultimi secoli l'antropizzazione dell'area ha causato dapprima lo sviluppo dell'agricoltura e, negli ultimi decenni, della grande industria. Fauna Interessante da un punto di vista zoologico, è possibile trovare
molti roditori di
piccole dimensioni, tipici del bioma mediterraneo quali il coniglio, il topo
quercino, la lepre e il ghiro. Presenti esemplari di mammiferi carnivori
quali il tasso, la volpe, la faina, la puzzola e l'elusivo
gatto selvatico .Presenti anche il riccio,l'istrice, il cinghiale e alcuni gruppi
di daini. Vi sono inoltre una sessantina di specie di uccelli tra i quali l'occhiocotto,
il cardellino,
il fringuello,
la capinera,
l'usignolo).
Spesso è possibile trovare avifauna migratoria quali il germano reale, la gru
e la cicogna. Molte specie di rapaci diurni quali il biancone (che si nutre
di numerose specie di serpenti velenosi e non presenti nel bosco), la poiana,
il gheppio e il falcone pellegrino. Anche rapaci notturni come il gufo
comune, il barbagianni e la civetta. Spesso è avvistabile anche qualche
specie africana quale l'avvoltoio capovaccaio. |
RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA BOSCHI DI SANTA TERESA E
DEI LUCCI La Riserva naturale regionale orientata Boschi di Santa
Teresa e dei Lucci è una area naturale protetta di Brindisi composta
dai due boschi di cui porta il nome. Con la Direttiva comunitaria 92/43 CEE, è
stata inserita nell'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC). |
BRINDISI Flora La particolarità della riserva consiste nella presenza di bosco esteso
circa 25 ha di sughera (Quercus suber) specie molto rara in tutta la costa
adriatica dell'Italia,
a cui si aggiungono esemplari di leccio (Quercus
ilex), roverella (Quercus pubescens) e quercia vallonea (Quercus ithaburensis macrolepis). Il sottobosco presenta una rigogliosa macchia mediterranea con alcune specie che non si trovano nel resto del territorio salentino come l'Erica arborea, la rara erica pugliese (Erica manipuliflora) e il corbezzolo (Arbutus unedo). Fauna Tra gli animali presenti possiamo citare molti mammiferi tipici del bioma mediterraneo come i roditori quali l'istrice, la lepre, lo scoiattolo europeo, il ghiro e il topo campestre ed altri animali come il tasso (Meles meles), la volpe, il gatto selvatico, la donnola, la faina e il riccio. Tra i rettili, per citarne alcuni, vi sono il colubro leopardino (Elaphe situla), la bisci a dal collare, la vipera comune e la testuggine di terra. Tra gli anfibi vi sono la raganella italiana (Hyla intermedia) e il tritone italico. Numerose le specie di uccelli rapaci, sia diurni (falco pellegrino, poiana e gheppio) sia notturni (barbagianni, gufo comune, civetta). comuni anche la succiacapre (Caprimulgus europaeus). il picchio, la capinera, lo scricciolo, il merlo, il colombo selvatico, il corvo, il pettirosso e la cicogna bianca. Altri animali abbastanza comuni sono i cinghiali e, alle volte si possono vedere gruppi di daini. |