Riccioli d’oro: alla scoperta di
Francavilla Fontana
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Francavilla Fontana
LOCALITÀ DI ARRIVO
Francavilla Fontana
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore
L’ITINERARIO RICCIOLI D’ORO PER
SCOPRIRE LE BELLEZZE DI FRANCAVILLA FONTANA
Arte, storia, tradizione, fede e mistero. L’itinerario Riccioli
d’Oro farà scoprire al visitatore le bellezze storiche e architettoniche
della città di Francavilla Fontana, centro elegante e ricco di testimonianze
artistiche.
Spostandoci fuori dal centro abitato il turista sarà poi
incantato dal paesaggio dominato da distese di ulivi monumentali, dai
tipici muretti a secco e dalle antiche masserie, in parte
ristrutturate e che oggi si presentano come bellissimi agriturismi e
masserie didattiche. Dal silenzio dei vicoli storici al canto incessante
delle cicale nelle caldi estati salentine, tutto questo è Francavilla
Fontana, città d’Arte più antica del Salento.
Il viaggio alla
scoperta del centro storico parte dal santuario della
Santissima Maria della Croce al cui interno sono apprezzabili le
decorazioni in legno e alcune tele del settecento, per poi proseguire nel
centro della città. Lungo il tracciato troviamo la Seicentesca Porta del
Carmine, una delle tre porte sopravvissute di quelle originariamente
presenti, edificata tra il 1630 e il 1656, dagli Imperiali. Essi vollero dare
una configurazione urbanistica moderna alla città, con un sistema
di assi viari e di porte monumentali lungo Corso Roma, caratterizzato
dalla presenza di numerosi palazzi nobiliari barocchi.
Passeggiando
lungo le vie del centro storico, dove il tempo sembra si sia fermato, si
rimane colpiti dalle chiese, dai palazzi nobiliari cinquecenteschi, dai bei
vicoli e dalla magnifica piazza Giovanni XXIII, cuore del nucleo antico,
sulla quale si erge imponente la Basilica Pontificia Minore – con
la cupola più alta del Salento e il magnifico Palazzo degli Imperiali.
Questi due monumenti rendono questa città un’autentica gemma che
impreziosisce la Terra dei Messapi.
Il palazzo degli Imperiali, costruzione a metà tra una fortezza
e un palazzo fatto erigere da Giovanni Antonio del Balzo Orsini verso il
1450 è possibile effettuare visite guidate con esperte guide turistiche
che tra aneddoti, curiosità e leggende permetteranno di visitare gli ambienti
interni adorni di magnifici affreschi e preziosissime decorazioni barocche,
segni di uno straordinario passato. Nel centro storico vi è inoltre
un piccolo museo della civiltà contadina (visitabile solo su prenotazione
vista la natura privata della collezione), situato in un palazzetto d’epoca
vicino al Palazzo degli Imperiali che, insieme alla chiesa di
Santa Chiara, può rappresentare la soluzione ideale per trascorrere il tempo
durante le ore di chiusura degli altri siti all’interno del circuito urbano.
Nella chiesa, dal bel pavimento maiolicato, sono infatti
custodite le 9 statue dei Misteri in cartapesta policroma realizzate tra la
fine del 700 e l’800, protagoniste della famosa Via Crucisdella Pasqua
Francavillese,visibili anche in periodi lontani dalla Settimana Santa.
La chiesa, oggi in stile neoclassico, venne ricostruita nel 1836, dopo
l’abbattimento di un precedente edificio di culto (convento delle Clarisse)
risalente al XVII secolo. Da qui, il venerdì santo, ha inizio la processione
solenne dei misteri, uno dei riti più importanti della settimana
santa. Le statue, una dopo l’altra, escono dalla chiesa
accompagnate dalle diverse confraternite e dai crociferi: penitenti di
diversa estrazione, che portano sulle spalle una pesantissima croce di
legno “lu trau”e danno vita a una lunga sfilata silenziosa e ricca di pathos
che si snoda tra i vari vicoli del centro storico.
Un percorso
ricco e affascinante in cui il visitatore avrà anche l’occasione di entrare
nelle piccole botteghe dove le statue in cartapesta prendono forma grazie
all’abilità di maestri artigiani o assistere alla produzione dei confetti
ricci, dolce simbolo di Francavilla Fontana, dalla forma
bitorzoluta, a base di mandorle, zucchero, acqua e aromi naturali.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
|
Salento, Latiano: A passo lento fra
gli ulivi
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Latiano
LOCALITÀ DI ARRIVO
Latiano
TEMPO DI PERCORRENZA
3 ore
UN ALTRO TERRITORIO DELL’ALTO SALENTO,
RICCO DI TRADIZIONI E NATURA, SIAMO A LATIANO
Il territorio
di Latiano, storicamente influenzato dalla vicinanza di Francavilla Fontana
da una parte e da quella di Mesagne dall’altra, esercita il ruolo di
cittadina di “passaggio”, non certo in termini riduttivi ma per indicare un
ambiente che costituisce una sorta di “piccola bomboniera” in cui è possibile
beneficiare del bellissimo paesaggio rurale caratterizzato da una campagna
dolce ed antica. L’itinerario “A Passo lento fra gli Ulivi” ci
permetterà di scoprire questo piccolo abitato che sorprende per le sue
bellezze architettoniche e naturalistiche.
Si parte dall’ex Convento dei Domenicani, in Via Santa
Margherita, attualmente polo museale contenente collezioni sulle arti e
tradizioni di Puglia, sul vino, sulle stoffe e l’abbigliamento e che ospita
uno degli Info Point della Terra dei Messapi; quest’ultimo costituisce
un nodo della rete degli itinerari in cui ricevere informazioni e conoscere
la cultura rurale del territorio.
Annesso all’ex
convento, la Chiesa del S.S. Rosario, cappella risalente al XVI secolo,
con volta di pianta quadrata è finemente decorata da affreschi raffiguranti i
quattro evangelisti e l’Eterno Padre; al suo interno è custodita inoltre
un’antica tela artistica. Continuando lungo la via, noteremo la Torre
del Solise e la casa natale del Beato Bartolo Longo, fondatore
del Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, beatificato il 2
ottobre 1980 da Giovanni Paolo II. Poco più avanti si incrocia la
centralissima Piazza Umberto I dove è possibile ammirare il
settecentesco Palazzo Imperiale, detto Castello, risalente al XII
secolo, che nel tempo si trasformò da fortezza a palazzo signorile.
A pochi
metri dal Castello è possibile visitare il museo sulla storia della
farmacia e la casa-museo Ribezzo–Petrosillo, al cui interno sono
conservati una collezione di libri antichi e alcuni interessanti reperti
messapici provenienti dal parco archeologico di “Muro Tenente”. Lungo le
strade che ci conducono alla scoperta della storia della città il visitatore
potrà fermarsi in una delle pasticcerie del luogo dove acquistare, rapito dal
profumo, una confezione dolci di Pasta Reale, a base di morbida pasta di
mandorla modellata in svariate forme. Conclusa la visita della bella
cittadina, il viaggio continua alla scoperta del paesaggio rurale fuori dal
centro abitato. Dirigendoci a Nord, tra distese di ulivi, troviamo una delle
nove masserie didattiche del Gal Terra dei Messapi, la Masseria
Marangiosa.
Importante Azienda agricola – casearia,
a Marangiosa è possibile sostare e riposare in quanto al suo
ingresso è ubicato una delle aree di sosta attrezzate della rete degli
itinerari della Terra dei Messapi. Ancora più a nord di Masseria
Marangiosa incontriamo poi il boschetto degli Scaracci. Cinto da
muretti a secco, è caratterizzato dalla presenza di Querce da sughero
(Quercussuber), che si ergono fra Lecci, Roverelle, una fitta macchia
mediterranea del sottobosco, e alcune vore (aperture naturali nel terreno la
cui funzione è quella di drenaggio delle acque piovane verso le falde
sottostanti), le quali, pur costituendo una caratteristica fondamentale della
geomorfologia territoriale, impongono al visitatore un’attenzione particolare
durante la sua passeggiata nel bosco.
Dirigendoci invece in direzione Sud-Ovest incontriamo
il Santuario di Maria S.S. di Cotrino, con l’antica chiesetta
seicentesca che conserva un affresco miracoloso della Beata Vergine
Maria mentre in direzione Est è possibile visitare il sito
fortificato messapico “Muro Tenente” che prende il nome dalle due
masserie ubicate nella zona. L’area è liberamente visitabile e permette di osservare
un tratto, di quasi tre chilometri di estensione, dell’antica cinta muraria
messapica. Al suo interno sono state rinvenute tracce delle fondamenta delle
abitazioni, della necropoli e di un tratto di strada, dove sono ancora
evidenti i solchi scavati dalle ruote dei carri, che si ipotizza facesse
parte della antica Via Appia.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
|
Cuore di Pietra, il centro storico
di Mesagne
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Mesagne
LOCALITÀ DI ARRIVO
Mesagne
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore
NELL’ALTO SALENTO, MESAGNE
RAPPRESENTA UNA TAPPA OBBLIGATA
Il Comune di Mesagne è caratterizzato dalla presenza di un
centro storico dalle origini antiche e influenzato dalle tante culture di
popoli che nei millenni si sono insediate nel paese pugliese.
Caratteristiche
che si fondono tutte nel Castello Normanno Svevo e nelle vie
limitrofe le quali racchiudono diversi aspetti storico-culturali:
dall’insediamento messapico a quello romano passando per gli insediamenti
rupestri; dall’impianto medievale del centro storico al pregio
architettonico cinquecentesco passando per la modernità del
barocco e di alcuni esempi ottonovecenteschi.
L’itinerario urbano permetterà una visita completa
del centro storico di Mesagne, caratterizzato dalla
particolare forma a “cuore” e da una struttura urbanistica
compatta. Si parte dalla cinquecentesca e monumentale Porta Grande,
principale testimonianza dell’antica cinta muraria, dalla quale si accede al
nucleo storico. S’imbocca sulla destra Via Castello, nella quale si
trovano i vecchi complessi cinquecenteschi dove oggi trovano spazio attività
enogastronomiche e culturali, raggiungendo l’ingresso del Castello
Normanno Svevo, il monumento più rappresentativo della città e che
ospita il “Museo Ugo Granafei” con importanti reperti medievali,
messapici e romani.
Il percorso all’interno del Castello, le cui origini si
farebbero risalire al IX secolo, è un suggestivo viaggio fra storie e
leggende. Accompagnati da guide esperte si apriranno le porte di una fortezza
che conserva negli ambienti, negli affreschi e nelle bellissime porte dipinte
con la tecnica del finto marmo, i segni di uno straordinario passato mentre
le strette scale e gli ambienti sotterranei ci raccontano storie di combattimenti,
di arcieri e soldati.
Dopo la visita al castello si procede verso la vicina
cinquecentesca Piazza Orsini del Balzo, anticamente chiamata Piazza
dei Principi, su cui si affacciano Palazzo Cavaliere e
la chiesa di Sant’Anna, una delle più belle e armoniose chiese barocche
del Salento. Attraverso un caratteristico e stretto passaggio si arriva in
pochissimo tempo al sito archeologico di Vico Quercia. Qui importanti
tracce archeologiche testimoniano la forte impronta lasciata dai Messapi.
Continuando sulla via, si giunge alla Chiesa Matrice, di impianto
barocco e ricca di pregevoli elementi artistici.
La chiesa si affaccia su piazza IV Novembre, chiamata
anticamente Piazza Sedile o Piazza dei Nobili, testimone di importanti
avvenimenti civili, religiosi e militari della Città. Sul lato opposto alla
piazza del Sedile è situata la biblioteca comunale nel palazzo
dell’Orologio risalente al 1867, con al suo interno oltre 30.000 volumi
tra cui un incunabolo, ovvero uno dei primi esemplari di libro a stampa. In
via Eugenio Santa Cesaria si può visitare il frantoio semi-ipogeo,
testimonianza di quanto in passato fosse importante la produzione dell’olio.
All’interno si ammira un’antica macina alla calabrese, i resti
di un torchio e un camino. Il frantoio oggi ospita un Info Point della
Terra dei Messapi pensato come nodo della rete degli itinerari in cui
ricevere informazioni e conoscere la cultura rurale del territorio.
L’itinerario prosegue tra tipici vicoli e piazzette del centro storico
giungendo a Porta Piccola, ultima tappa del nucleo antico prima di la
chiesa barocca di Santa Maria in Betlem con accanto l’ex
Convento dei Celestini, attuale palazzo di Città. Camminando lungo le mura
esterne del centro storico si arriva in breve al Teatro
Comunale, restaurato e funzionante ospita oggi numerose stagioni
teatrali.
Quasi di fronte al Teatro si trova la monumentale Porta
Nuova costruita per un migliore accesso dal centro abitato verso la
parte di costruzione più recente della città e viceversa. Prima di imboccarla
per rientrare nel nucleo storico antico si può visitare la vicina chiesa
dei Domenicani e, poco distante, il Tempietto bizantino di San
Lorenzo. La Città di Mesagne è inoltre meta ideale per quanti sono
alla ricerca di sapori antichi. Nel centro storico, infatti, aprono le loro
porte ai turisti trattorie e ristoranti che preparano piatti della tradizione
contadina, vanto di una comunità che ha saputo credere nel futuro partendo
dalla proprie radici.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
|
Terra dei Messapi: Sulle strade del
vino
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Torchiarolo
LOCALITÀ DI ARRIVO
San Pancrazio Salentino
TEMPO DI PERCORRENZA
1 giorno
IL VINO, IDENTITA’ E TRADIZIONE
PUGLIESE
Immaginate di avere di fronte una vigna che si estende per
centinaia di ettari. Negroamaro, Malvasia Nera, Primitivo, uve che lavorate
sapientemente dalle cantine locali regalano ogni anno vini apprezzati in
tutto il mondo: il Salice Salentino, lo Squinzano e il Brindisi, tutti vini
di origine controllata (DOC) che colorano di rosso la Dieta Mediterranea.
Inizia il nostro viaggio nella valle delle
cantine alla scoperta delle testimonianze messapiche, dalle cappelle votive
e chiese rurali senza dimenticare le aree umide ed i piccoli
boschi. L’itinerario parte dal Comune posto più ad est della Terra dei
Messapi, il comune di Torchiarolo. Dopo aver visitato il piccolo
centro storico, il percorso ciclabile (percorribile anche a piedi e in auto)
si dirige verso la chiesa della Madonna delle Grazie, posta ad un bivio
lungo la strada comunale che conduce a Lido Presepe e Torre San Gennaro.
Nei pressi della chiesa, si trova Torre Bartoli, che
insieme a Torre Lo Muccio, rappresenta un classico esempio di
masseria-torre da cui si avvistavano i nemici provenienti dal mare. A causa
della sua vicinanza con l’adriatico, Torchiarolo fu esposta, a più riprese,
incursioni Turche. Continuando il nostro percorso nell’agro di Torchiarolo arriveremo
agevolmente al santuario della Madonna di Galeano, ubicato in mezzo a grandi
estensioni di uliveti, dove la religiosità del luogo sacro sembra fondersi
con la natura circostante, costruendo una perfetta sintesi dei sensi umani
con lo spirito.
Proseguendo in direzione nord, lasciandoci alle spalle il centro
abitato, attraverseremo sentieri rurali passando da Masseria Piutri,
(una delle nove Masserie Didattiche della Terra dei Messapi) e,
da Masseria Pisciani (l’agriturismo più a est della Terra dei
Messapi). Chiudiamo l’anello turistico nella zona nord di Torchiarolo
visitando Valesio, dove sono venute alla luce i resti di antiche terme romane
e le cinta murarie; nel sito insiste Masseria Grande, edificio rurale
che ospita, al suo interno, uno degli Info Point della Terra dei Messapi.
Valesio è
un sito archeologico a cielo aperto e visitabile liberamente. Poche centinaia
di metri a nord inizia il Bosco Tramazzone – Cerano,
importante Sito di Interesse Comunitario (SIC) caratterizzato da
una fitta Lecceta e da interessanti esemplari di Roverella e
macchia mediterranea. Gli amanti della fotografia troveranno pane per i loro
denti grazie alla ricca fauna e la tante specie floreali; Per gli esperti
della mountain bike, Cerano offre sentieri immersi nella
vegetazione, ricchi di ostacoli naturali, che vi condurranno fino alle dune
sabbiose della costa adriatica sulla quale il bosco si affaccia. E’ inutile
ricordare il massimo rispetto per l’ambiente circostante e la necessità di
indossare tutte le precauzioni per la sicurezza personale, come il casco, in
testa ben allacciato, le protezioni per le articolazioni e una buona dose di
prudenza.
Attraversando paesaggi caratterizzati da grandi estensioni di
vigneti e uliveti. La strada ciclabile ci conduce a San Pietro
Vernotico Città in cui è cresciuto il grande cantautore italiano, Domenico Modugno.
Qui le botteghe artigianali, gli stabilimenti oleari e le cantine ci
ricordano i colori e i suoni che hanno ispirato Modugno nella
scrittura delle sue prime opere. In questo percorso cantine e oleifici,
vocati per tradizione all’accoglienza turistica, vi faranno visitare i locali
dove avviene annualmente la trasformazione dell’uva e delle olive in vino e
olio; potrete acquistare la vostra bottiglia direttamente in azienda dopo
aver degustato i vari blend disponibili.
Attraversando le vie di San Pietro Vernotico passerete
certamente nella centralissima Piazza del Popolo,
dove Mimì (così veniva chiamato Domenico Modugno dai suoi
compaesani) amava suonare e passare il tempo con gli amici. Nella stessa
piazza troverete a pochi passi l’uno dall’altra, il Palazzo
dell’orologio, ex Municipio Comunale e oggi in parte Info Point della
Terra dei Messapi, la chiesa matrice, risalente al 1400, la possente Torre
Baronale, conosciuta anche come Torre Quadrata.
Lasciandovi piazza del popolo alle spalle e imboccando via
S. Pietro arriverete alla chiesa dedicata al Santo Patrono della
città. Nel tragitto noterete le caratteristiche case dette acannizzu,
ultimi esemplari di un’architettura urbana dello scorso secolo realizzata con
materiali poveri e semplici. La copertura di queste case era realizzata con
travi massicce in legno (murali) ricoperte di canne intrecciate tra loro e
ricoperte (incannucciate) con malta e paglia. Anche Campo di
Mare rientra nell’agro di San Pietro Vernotico, incantevole località
balneare caratterizzata da costoni argillosi e dalla presenza quasi costante
del vento di tramontana, che la rende un luogo piacevolmente ventilato e ideale
per gli amanti degli sport nautici a vela.
Attraversato il Comune di Mr. Volare, prendiamo un buon
pacco di friselle (friseddhre in dialetto) o taralli da uno dei forni
locali e avviciniamoci alla “Città del Vino”, Cellino San Marco. Il
contesto rurale in quest’area è caratterizzato prevalentemente da estesi
vigneti per la produzione vinicola. Rimangono, tuttavia, alcune
interessanti aree boschive, resti dell’antica Foresta Oritana che
ricopriva in passato gran parte del territorio della provincia di Brindisi,
come il Bosco Li Veli, ubicato vicino a Villa Neviera lungo la
SP 77 in direzione Guagnano. Seguendo la SP51, in direzione delle Tenute Carrisi,
si giunge al Bosco di Curtipetrizzi (Bosco Aurito), area interessante
anche per le caratteristiche recensioni con muretti in pietra asecco presenti
nella zona. Cellino ha preso il nome nel corso degli ultimi decenni
di “Città del vino” ed è riconosciuta porto ideale per l’enoturista che dopo
una breve escursione nella cittadina può assetare la sua “sete” nelle
apprezzate cantine locali, degustare le pietanze tipiche in uno degli
agriturismi della zona o rilassarsi in percorsi wellness immersi tra gli
ulivi.
Il viaggio
nella “Valle del Negroamaro”, riprende verso sud-ovest fino ad
arrivare a San Donaci dove entreremo nel più antico luogo di culto
della Storia del Salento, San Miserino, il tutto rimanendo
all’interno del “Limitone dei Greci”, confine immaginario tra i territori
bizantini e quelli dei longobardi che divideva idealmente queste terre. Anche
qui il paesaggio continua ad essere caratterizzato da vigne e percorrendo la
pista ciclabile che dal centro abitato conduce a nord, noteremo una cupola
che si erge dal terreno agricolo circostante. Siamo in prossimità
del tempietto di San Miserino. Costruito in pietra probabilmente nel VI
secolo a.c., è considerato da alcuni studiosi il luogo di culto
paleocristiano più antico di tutta la penisola salentina. Dal tempietto
torniamo indietro sul sentiero ciclabile e proseguiamo in direzione sud verso
il centro abitato.
Qui numerose cantine vinicole apriranno le loro sale per visite
guidate e degustazioni. Tra di esse la Cantina Cooperativa di San Donaci
è lo stabilimento vitivinicolo di tipo cooperativo più antico
della provincia di Brindisi la quale, oltre a vantare un’eccellente
qualità produttiva, presenta una suggestiva bottaia ricavata nelle vecchie
cisterne sotterranee. Sul versante opposto di San
Donaci incontreremo un suggestivo acquitrino stagionale,
denominato Li Paduli, che ospita numerose specie di avifauna e
importante luogo di ricerca micro-biologica universitario.
Percorrendo il sentiero sterrato che taglia in due l’area umida,
percorrerete un tratto di strada in comune con un altro itinerario
turistico, “Il limitone dei Greci”. Per continuare a scoprire il
territorio e quindi la fine dell’itinerario “Messapi di Vino” vi
rimandiamo al prossimo paragrafo. Ma intanto vi anticipiamo che San
Pancrazio Salentino, ultima tappa di questo percorso nell’enologia
della Terra dei Messapi, è il Comune più vicino alla costa Ionica di
tutti e otto i Comuni del Gruppo di Azione Locale e ospita
molteplici punti di notevole interesse storico – archeologico.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
|
La Via Appia verso Brindisi
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Mesagne
LOCALITÀ DI ARRIVO
Francavilla Fontana
TEMPO DI PERCORRENZA
5 ore
ALLA SCOPERTA DELLA PUGLIA
PERCORRENDO L’APPIA ANTICA
Un percorso immaginario lungo l’ultimo tratto di quella che è
stata definita la “Regina Viarum” tra Brindisi e Roma”.
L’itinerario coinvolge tre Comuni (Mesagne,
Latiano e Francavilla Fontana) ed è possibile iniziare a percorrerlo sia dal
confine orientale che da quello occidentale della Terra dei Messapi. Noi
simuleremo l’arrivo nella Terra dei Messapi dai più vicini scambi intermodali
(porto, aereoporto e stazione ferroviaria) di cui è dotata la vicinissima (12
Km) Brindisi. Per questo motivo il nostro viaggio partirà da Mesagne.
Dopo una visita al centro, per il cui dettaglio si rimanda al
percorso “Mesagne: Cuore di Pietra”, si imbocca la SP45
per Latiano, si svolta a sinistra e si prosegue su una strada con
segnaletica cicloturistica che conduce al Parco archeologico di Muro
Tenente. Il sito posto al confine tra i Comuni di Mesagne e di
Latiano costituisce un’importante testimonianza della permanenza
delle civiltà messapiche nel Salento, formando un sistema
coordinato con Oria, Manduria e Torchiarlo (Valesio). Le sue mura
monumentali si estendono per oltre due chilometri e mezzo racchiudendo una
cittadina di cultura messapica la cui estensione è di circa 50 ettari. Guide
esperte vi condurranno alla scoperta dei ritrovamenti che si trovano in
quest’area, quali il sistema abitativo e i corredi del rituale funerario, i
quartieri periferici e le grandi fortificazioni.
Di seguito il percorso conduce a Latiano (di cui
abbiamo già esposto le caratteristiche nell’itinerario precedente “A passo
lento fra gli ulivi”). Giunti nella città dei Musei e del Beato Bartolo
Longo si può visitare il centro storico, il Palazzo Imperiale
(Castello) e i Musei cittadini. Da qui si può proseguire lungo
la via Appia in direzione Francavilla Fontana oppure verso Nord (presso il
cimitero) in direzione di Ceglie Messapica.
Seguendo la via Appia a circa un chilometro dal centro
abitato, all’interno di un bosco di ulivi, si incontra il Santuario
della Madonna di Cotrino, con l’antica chiesetta seicentesca e il monastero
dei Padri Cistercensiche ospita un punto vendita di prodotti e manufatti
realizzati dagli stessi monaci. Spostandoci verso nord-ovest in direzione
di Ceglie Messapica, imbocchiamo la strada che costeggia
il cimitero di Latiano attraversando bellissime distese di uliveti
monumentali, muretti a secco e trulli. Passeggiando, meglio se in bicicletta,
in questi contesti bucolici nei pressi della masseria didattica
Marangiosa, noteremo come i campi coltivati ad ulivo si alternino a terreni
destinati alla produzione di foraggio.
Gli allevamenti zootecnici della zona costituiscono un elemento
importantissimo per la produzione lattiero casearia locale. Tra le tante
tipologie di formaggi ricordiamo, tanto per citarne uno, la “pampanella”,
formaggio fresco che deve il suo nome
al pampino o pampano (la foglia del fico) nel quale era
tradizionalmente servita. Proseguendo dritto in direzione Nord, lungo la
via principale sterrata, si arriva, dopo pochi chilometri, a San Vito dei
Normanni.
Se, invece, si decide di tornare indietro, prima di arrivare
alla masseria Marangiosa, si consiglia di svoltare a sinistra e
attraverso una strada sterrata, che successivamente diventa asfaltata, è
possibile visitare l’insediamento rupestre di Grottole e l’omonima
masseria, che, sebbene di proprietà privata, conserva una grande quantità di
strumenti ed attrezzi usati un tempo per il lavoro nei campi. Continuando il
percorso in direzione Ovest si arriva a Francavilla Fontana (Riccioli
d’oro). Qui sono tante le opportunità per scoprire il territorio, dove alle
bellezze naturali si aggiungono le numerose strutture a secco realizzate
dall’uomo, come muretti, specchie, i rulli e chiese rurali. Tutto frutto
della ricerca nel corso dei secoli di qualcosa di molto raro, il senso del
bello, che ha reso unica questa terra.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
|
Scoprire il Salento: Limitone dei
Greci
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Mesagne
LOCALITÀ DI ARRIVO
San Pancrazio Salentino
TEMPO DI PERCORRENZA
4 ore
IL SALENTO È UNA TERRA RICCA DI
TESORI DA SCOPRIRE
Il limitone dei Greci, linea di confine tra Bizantini e
Longobardi, è il nome scelto per immaginare l’itinerario che comprende, in
una manciata di chilometri, tre comuni della Terra dei Messapi: Mesagne, San
Donaci e San Pancrazio Salentino.
L’itinerario che attraversa il confine immaginario dal quale
prende il nome, si snoda tra vigneti, uliveti ed estesi campi di grano.
Questa passeggiata e farà conoscere al visitatore luoghi ricchi di
storia e apprezzare la viticoltura locale dalle quale si
ricava un vino dal colore rosso rubino intenso e dal profumo fruttato oggi
apprezzato in tutto il mondo. Il percorso parte da Mesagne, città
Messapica che potete scoprire leggendo l’itinerario “Cuore di Pietra”,
in direzione Sud si prosegue su una strada con segnaletica cicloturistica.
A circa un
chilometro dal centro abitato bisogna imboccare una stradina sulla destra e
al bivio successivo la strada sulla sinistra. Al bivio del chilometro 4.9 si
prende ancora a sinistra e, dopo circa 500 metri si giunge
all’attraversamento della SP 74 che collega Mesagne a San
Pancrazio. Qui, nei pressi della Masseria Muro Maurizio, sono state
rinvenute testimonianze di epoca messapica. All’altezza del chilometro 9 si
attraversa la SP 51 Oria – Cellino San Marco e si continua dritto
su strada sterrata, caratterizzata dalla presenza di alberi di eucalipto, che
sfocia su un altro tratto asfaltato e ciclabile nei pressi del tempietto
di San Miserino, considerato luogo di culto paleocristiano più antico
del Salento. La struttura mostra ancora la tipica copertura a cupola,
l’interno è circa due metri al di sotto del piano della campagna circostante
ed è ancora possibile apprezzare tracce di un mosaico a tessere scure che
decorava il pavimento. A San Donaci sono visibili alcune
masserie: Masseria Monticello, Falco e Palazzo, alcune ancora
discretamente conservate. Entrati a San Donaci non si può non visitare una
delle tante cantine locali. Fatevi guidare dai nostri sommelier alla scoperta
dei vini Di Origine Controllata (DOC) apprezzati in tutto il mondo come
il Salice Salentino, lo Squinzano e il Brindisi, che
colorano di rosso la Dieta Mediterranea. Il bicchiere di vino potrà essere
gustato anche in uno dei tanti ristorantini tipici del luogo alcuni piatti
tipici della tradizione contadina a base di legumi e ortaggi tra i quali vi
consigliamo “ciceri e tria”, pasta fatta in casa, per metà bollita e per metà
fritta, condita con ceci.
Provatela e non ve ne pentirete. Uscendo dall’abitato verso sud,
lungo la strada che porta al cimitero dopo averlo oltrepassato e seguendo la
strada sulla destra, un viottolo sterrato conduce alla zona de Li
Paduli. Un’area bonificata nel 1922 e oggi ancora interessata da fenomeni di
impaludamento nei periodi caratterizzati da persistenti e abbondanti piogge.
Gli acquitrini che si formano sono importanti, dal punto di vista ecologico,
perché consentono a diverse specie di volatili di sostare nei mesi di
migrazione.
Il percorso prosegue in direzione ovest verso l’area
archeologica Li Castelli, presso San Pancrazio Salentinoche gli studiosi
indicano come sito messapico, successivamente colonizzato dai
Romani e dove e possibile trovare un altro punto di sosta della rete
degli itinerari della Terra dei Messapi. Sempre ad ovest del centro abitato a
San Pancrazio, un luogo di culto isolato, legato alla tradizione monastica
italo-greca, è la Grotta dell’Angelo ubicata all’interno
dell’Agriturismo e masseria didattica Torre Vecchia in cui il visitatore può
trovare vino, olio, ottimi formaggi di capra, salumi, conserve di frutta,
carni e latticini.
Oggi la grotta è ricoperta da una struttura protettiva perché
possa conservarsi insieme ai suoi affreschi, le tombe e tutti i beni
culturali in essa contenuti. A circa 3.5 chilometri a nord-ovest del centro
abitato, lungo la strada che conduce a Torre Santa Susanna, si giunge al
santuario si Sant’Antonio alla macchia, costruito su un’antica cripta in
cui era raffigurato il Santo. Qui vi potrete riposare prima di fare ritorno
al luogo di partenza seguendo il sentiero indicato nell’itinerario che attraversa
le campagne tra San Pancrazio Salentino e Mesagne. Sempre nei
pressi del San tuario godrete di un paesaggio naturale incontaminato da
osservare in relax presso l’area di sosta appartenente alla Rete degli
Itinerari della Terra dei Messapi.
GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323
Apertura al pubblico dal Lunedì al Venerdì 9.00/12.30 –
15.30/18.30
|
Itinerario
naturalistico in Terra d’Arneo
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Porto Selvaggio
LOCALITÀ DI ARRIVO
Porto Cesareo
TEMPO DI PERCORRENZA
Variabile
IL SALENTO HA UN TERRITORIO CHE
VA OLTRE LE NOTE SPIAGGE, CARATTERIZZATO DA ECOSISTEMI NATURALI VARI E RICCHI
L’itinerario proposto mette a sistema le preziose emergenze
naturalistiche che insistono sul territorio della Terra d’Arneo, dove è
presente una delle Aree Marine Protette più estese d’Italia e diversi
Siti d’Importanza Comunitaria (SIC).
Nella prima
parte si transita nel territorio del Parco Regionale Naturale di Porto
Selvaggio e della Palude del Capitano, dove si trova una delle
spiagge più belle d’Italia oltre alle grotte che hanno restituito reperti
preistorici e pesci fossili.
La visita alla Palude del Capitano permette di
ammirare particolari specie botaniche e il raro fenomeno carsico delle
“spunnulate”, ovvero depressioni nel terreno con acque salmastre che creano
piccoli bacini o laghetti, tra questi il più ampio denominato “Lago del
Capitano”.
La successiva
tappa porta a conoscere la penisola della Strea, una lingua di terra che
fronteggia l’abitato di Porto Cesareo formando un’ampia laguna. E’
una delle zone centrali della Riserva Naturale Orientata Regionale della
Palude del Conte e Duna Costiera, che vede la presenza di rare specie animali
e vegetali.
Il lungo tratto di costa della Riserva Marina è
caratterizzato dalla presenza di un sistema difensivo e di avvistamento
di Torri Costiere fortificate erette tra il 1563 e il 1569 per
difendere il territorio dagli assalti dei Turchi e Saraceni.
Una linea continua di fortificazioni che comunicavano tra loro
visivamente tramite segnali: fumate di giorno, fuoco di notte o acusticamente
mediante campane. Alcune di queste torri sono oggi visitabili ed adibite a
sede di musei e centri studi.
La successiva tappa porta a conoscere la penisola
della Strea, una lingua di terra che fronteggia l’abitato di Porto
Cesareo formando un’ampia laguna. E’ una delle zone centrali della
Riserva Naturale Orientata Regionale della Palude del Conte e Duna Costiera,
che vede la presenza di rare specie animali e vegetali.
Il lungo tratto di costa della Riserva Marina è
caratterizzato dalla presenza di un sistema difensivo e di avvistamento
di Torri Costiere fortificate erette tra il 1563 e il 1569 per
difendere il territorio dagli assalti dei Turchi e Saraceni.
Una linea continua di fortificazioni che comunicavano tra loro
visivamente tramite segnali: fumate di giorno, fuoco di notte o acusticamente
mediante campane. Alcune di queste torri sono oggi visitabili ed adibite a
sede di musei e centri studi.
L’ultima tappa del viaggio riguarda le spunnulate di Torre
Castigliane, a Porto Cesareo, doline di crollo all’interno delle quali
si rinviene uno specchio d’acqua che materializza la falda idrica
sotterranea.
Particolarmente interessante è la tipica vegetazione della
macchia mediterranea che ricopre le spunnulate: lungo i bordi superiori
l’asfodelo ramosus e l’urginea maritima, lungo le pareti lecci e mirto, sul
fondo la flora è igrofila e acquatica come il giunco maritimus e il giunco
acutus.
|
In Cammino con Maria, Il culto
mariano nelle Serre Salentine
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Galatone
LOCALITÀ DI ARRIVO
Felline di Alista
TEMPO DI PERCORRENZA
Variabile
LE TERRE SALENTINE META DI
PELLEGRINAGGIO
Le Terre del Salento non sono solo mete per un turismo estivo e
di massa, ma sono anche luoghi ricchi di mete di pellegrinaggio, in un
territorio in cui molte e ricche sono le testimonianze della fede
L’itinerario è un nuovo cammino culturale, che ricalca in
parte antichi percorsi di pellegrinaggio in cui Maria assume un ruolo
centrale nella proiezione di valori, aspettative individuali e collettive,
consuetudini, riti e modi di vita.
Toponimi urbani e rurali, chiese, cappelle, conventi, tradizioni
secolari raccontano di una religiosità mariana ancora intensa, caratterizzata
da una spiritualità viva e autentica.
L’itinerario attraversa le dolci rugosità delle Serre, tra
terra e mare, tra filari interminabili di vigne e olivi e si articola intorno
a tre luoghi rappresentativi della fede e della devozione locale, un tempo
mete di continui pellegrinaggi.
L’identità e la
memoria collettiva sono custodite nei “nodi mariani” della Casa del
Pellegrino del Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone, della
Madonna della Coltura di Parabita e della Vergine dei Fiumi di Racale.
In questi antichi luoghi, un allestimento ad hoc consente di
riscoprire l’esperienza del cammino spirituale e di rivivere i momenti più
significativi del culto mariano dei quattordici comuni del GAL Serre
Salentine.
L’itinerario è suddiviso in tre tappe per una migliore
fruizione del territorio, la prima tratta “In Cammino con Maria, da Galatone
a Sannicola”, parte dal “nodo mariano” della Casa del Pellegrino del
Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone e continua fra le “Madonne”
della Neve di Neviano, delle Grazie di Collepasso, dell’Annunziata e di Monte
Grappa di Tuglie, dirigendosi verso la Madonna delle Grazie di Sannicola.
Nella seconda “In cammino con Maria, da Gallipoli a Casarano”,
si camminerà nell’entroterra ricalcando l’antico percorso dei pellegrini
diretti a Santa Maria di Leuca, passando dai paesaggi costieri a quelli rurali,
dalle aree archeologiche ai gioielli d’arte, dall’archeologia industriale
agli insediamenti rupestri.
Nell’ultima tratta “In cammino con Maria, da Melissano a Felline
di Alliste”, i riti mariani assumono i caratteri della stagionalità: il
passaggio dall’inverno alla primavera è segnato dalle locali solennità
dedicate alla Vergine Madre.
GAL SERRE SALENTINE
Racale (LECCE)
Telefono: 0833.908988
|
Murgia: I tratturi sulle orme della
transumanza
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Canosa di Puglia
LOCALITÀ DI ARRIVO
Spinazzola
SULLE ORME DELLA TRANSUMANZA, CAMMINANDO SUI TRATTURI DALLA
PUGLIA ALL’ABRUZZO
L’itinerario proposto è un viaggio alla scoperta dei siti più
significativi del comprensorio del Gal Murgia Più, cinque percorsi
per valorizzare il culto micaelico diffuso in questo territorio e il glorioso
passato medioevale.
Gli itinerari toccano città accomunate da elementi paesaggistici
e storici strettamente interconnessi tra loro: l’altopiano carsico delle
Murge e la civiltà rupestre, le strade dei pellegrinaggi medioevali e
della transumanza.
Si parte alla scoperta di Canosa di Puglia e dei suoi
monumenti paleo-cristiani legati al vescovo Sabino il quale costruì una sorta
di cinta difensiva sacra intorno alla città con la realizzazione a sud del
Complesso di San Pietro, la sistemazione a nord del battistero di San
Giovanni affiancato alla Chiesa di Santa Maria e, infine, la
risistemazione nel suburbio a sud-est del Complesso martiriale dei Santi
Cosma e damiano, oggi nota come di basilica di San Leucio.
La seconda tappa è Gravina in Puglia e le sue grotte,
luoghi di antichi rifugi e abitazioni dai quali nacquero i
quartieri Piaggio e Santovito. Si attraversano poi gli antichi
tratturi pastorali e i luoghi di culto precristiano dedicati
alla Madonna della Stella, la cripta rupestre del Padre Eterno, il
complesso ipogeo delle Sette Camere, la cripta bizantina affrescata di
San Vito Vecchio.
La passeggiata per Minervino Murge permette di
scoprire la grotta dedicata alla dea Minerva, l’attuale grotta di San
Michele e l’omonima Chiesa, la cattedrale della Madonna della
Croce, il Santuario della Madonna del Sabato e lo spettacolare
panorama del belvedere.
A Ruvo di Puglia si cammina alla volta delle
significative collezioni conservate nel Museo Archeologico Nazionale
Jatta e della tomba delle danzatrici della Cattedrale di Santa Maria
Assunta, con la sua cisterna romana, la cosidetta grotta di San Cleto,
rinvenuta al di sotto dell’attuale Chiesa del Purgatorio.
L’itinerario termina con la visita a Poggiorsini e
Spinazzola, la cui storia è legata alle vicende dei cavalieri gerosolimitani
e alle famiglie feudatarie dei Carafa di Andria e degli Orsini di Gravina.
Spinazzola ha origine da una delle stazioni lungo la via
Appia e si trova lungo il tragitto del Regio Tratturo Melfi-Castellaneta,
principale asse della transumanza della zona, che ripercorreva l’antica via
Appia sino a Taranto.
CANOSA DI PUGLIA (BARLETTA)
|
Il Cammino dell’Angelo o
dell’Arcangelo
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
San Severo (FG)
LOCALITÀ DI ARRIVO
Monte S’Angelo (FG)
TEMPO DI PERCORRENZA
Variabile
LAMBITO ANCHE DALLA VIA FRANCIGENA DEL
SUD, IL CAMMINO DELL’ANGELO PERMETTE DI SCOPRIRE UNA PUGLIA INEDITA
Nel territorio
più famoso della Puglia, si nascondono ancora bellezze e antichi scrigni
da scoprire. Quasi completamente circondato dalle mille sfumature di blu del
mar Adriatico, il Gargano è tra le mete pugliesi più ambite dai
turisti per le proprie vacanze, non solo per la natura selvaggia e
l’esplosione di colori e profumi dei suoi paesaggi, ma anche per la forte
cultura storica, le botteghe artigiane e le chiese e i monumenti che ne
caratterizzano i borghi. Proprio di qui passa, inoltre, la Via
Francigena del Sud, un ponte tra Oriente e Occidente che, attraverso i
tratturi percorsi dai pastori in periodo di transumanza, collega Brindisi a Roma.
Sulla propria pelle si percepisce il respiro della Storia, percorrendo in
particolare parte di un itinerario le cui origini risalgono al Medioevo,
la Via Sacra Longobardorum, oggi conosciuta anche come Il Cammino
dell’Angelo (o dell’Arcangelo), poiché univa la località di Moint Saint
Michel in Francia al santuario di San Michele Arcangelo di Monte
Sant’Angelo. La grotta-santuario dedicata al “principe delle milizie
celesti”, di immenso fascino e suggestione, si trova a pochi chilometri da
Cagnano Varano e ogni anno accoglie numerosissimi fedeli provenienti da ogni
parte d’Europa, in particolare per la festa dell’8 maggio, in cui si celebra
l’apparizione dell’Arcangelo.
L’itinerario proposto nel territorio del Gargano,
percorribile a piedi o in auto, vuole richiamare una tradizione risalente al
periodo del Medioevo. Ancora oggi si può seguire un tratto dell’antico
percorso che univa Mont Saint Michel in Francia al Santuario
di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, riconosciuto Patrimonio
dell’Umanità dall’UNESCO. Sono tre le tappe dell’itinerario. Si comincia, in
prossimità dello scomparso Casale di San Eleuterio, con la tratta che
porta da San Severo a Stignano (nel comune di San Marco in Lamis)
attraversando il tavoliere e addentrandosi nella montagna garganica
attraverso la grande valle che taglia in due il promontorio. Nella seconda,
da Stignano a S. Giovanni Rotondo, si segue la strada percorsa dai fedeli
provenienti dal Tavoliere settentrionale, visitando la Valle di San
Marco in Lamis che tocca il piccolo borgo di Stignano e il
Santuario storicamente sede di una profonda devozione mariana.
Lasciata Stignano seguendo
la vallata fino a S. Marco in Lamis, si giunge al Santuario del
Convento di San Matteo, insediamento monastico fondato presumibilmente nel
secolo VII dai Benedettini. Si può proseguire poi verso San Giovanni Rotondo
e visitare i luoghi di San Pio da Pietrelcina, universalmente noto
come Padre Pio, che richiama nella cittadina garganica fedeli da
tutto il mondo. La terza tappa, Da San Giovanni
Rotondo a Monte Sant’Angelo, porta a Pantano, sede di due
insediamenti monastici benedettini del XII secolo, di cui si conservano i
resti: S. Egidio e San Nicola al Pantano. Una volta giunti nella cittadina la
via si biforcava: un tratto proseguiva per l’abbazia
di Pulsano fino a Monte Sant’Angelo; l’altro, ancora oggi
percorribile seguendo la strada statale, si inoltrava lungo il vallone di
Carbonara per salire anch’esso, attraverso una ripida mulattiera, sulla
montagna dell’Arcangelo.
|
La Green Road: La Via Francigena del
Sud
Regione: PUGLIA
LOCALITÀ DI PARTENZA
Crispiano (TA)
LOCALITÀ DI ARRIVO
Grottaglie (TA)
TEMPO DI PERCORRENZA
Variabile
DOPO ROMA, LA VIA FRANCIGENA
PROSEGUE VERSO SUD, FINO IN PUGLIA E LA SUA GREEN ROAD
“Green”, verde, è la parola chiave dell’idea di turismo proposta
dagli abitanti del Gal Colline Joniche
Gli undici Comuni – Carosino, Crispiano, Faggiano,
Grottaglie, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Pulsano, Roccaforzata, San
Giorgio Jonico e Statte – si prestano perfettamente ad essere cuore pulsante
di quell’energia positiva che cattura lo spirito di chiunque conosca
l’emozione di camminare in mezzo alla natura e di scoprire l’anima di un
territorio lentamente. È da questa convinzione che è nata la “Green
Road”, una straordinaria rete di sentieri che collega gli undici borghi
del Gal, realizzata per offrire al visitatore un’immersione nella
cultura dei suoi paesaggi nel pieno rispetto dell’ambiente e delle
tradizioni.Un cammino attraverso un paesaggio ricco, una cultura rurale
millenaria, autentica, e siti di particolare interesse artistico,
archeologico e antropologico. La Green Road Francigena è un
percorso di pellegrini, ma anche di commercio, miti e leggende, tratto
identitario dell’archeologia rurale volto a promuovere i principi
della Green Economy e del turismo sostenibile. Da Crispiano, terra
delle Cento Masserie, l’itinerario si dipana fino a Grottaglie,
paese delle ceramiche, attraverso i borghi rurali, i luoghi di culto, i siti
archeologici, cantine e frantoi ipogei.
Il percorso, percorribile a piedi, bicicletta o a cavallo, è
suddiviso in tre tappe. Si parte dalla Chiesa di S. Maria situata
sul costone roccioso del “Vallone li Castelli”, percorrendo sentieri immersi
nella natura tra le storiche e tradizionali masserie di Crispiano e
la profumata macchia mediterranea delle colline Joniche, lungo la Green Road Francigena. In alternativa è possibile
effettuare il percorso ricettività “100 masserie”: il percorso è fattibile a
cavallo in sentieri anche non asfaltati che raggiungono luoghi naturali come
parchi, aree archeologiche, gravine e dimore storiche. Dalla Masseria
Francesca si raggiunge il fragneto del bosco delle Pianelle, dove è
possibile ammirare, oltre alle splendide orchidee selvatiche, anche diverse
specie di rapaci diurni. Lungo il percorso vengono effettuate diverse tappe
presso le masserie per un ristoro a base di prodotti tipici locali.
Nella seconda tappa si scoprirà la fiorente e tipica arte della
produzione di ceramiche a Grottaglie. Dopo la visita del quartiere delle
ceramiche si prosegue per il centro storico racchiuso tra due gravine di piccole
dimensioni, la gravina di S. Elia a nord e quella di S. Giorgio a sud.
L’itinerario termina con l’escursione naturalistica nella , insediamento
delle prime civiltà rupestri. Il pellegrinaggio verso la Chiesa della
Madonna della Mutata, chiude l’itinerario nella terza tappa e viene
effettuato da diversi paesi del territorio una settimana dopo la Pasqua.
CRISIPANO (TARANTO)
|
Vie storiche in Puglia: Il cammino
di Federico II
Regione: PUGLIA
CASTEL DEL MONTE (ANDRIA)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Castel del Monte
LOCALITÀ DI ARRIVO
Castel del Monte
TEMPO DI PERCORRENZA
Variabile
IL CAMMINO DI FEDERICO II, UNA VIA
STORICA TRA STORIA E SAPORI
Guardare al passato per migliorare il futuro: è questo il
“motto” dei Comuni di Andria e Corato, Gal Città di Castel del Monte, il cui
territorio è ricco di eccellenze artigiane, enogastronomiche, culturali,
paesaggistiche.
Negli ultimi
anni ciascuno di questi settori è stato oggetto di una riscoperta a 360
gradi che ne ha valorizzato gli aspetti più esclusivi per farne il migliore
punto di partenza per la nascita di nuove professioni e il rilancio di
un’economia di tipo rurale. Poco distante dalla costa adriatica, a nord-ovest
di Bari si sviluppa l’altopiano delle Murge, la cui parte più
settentrionale è dominata dal Castel del Monte, un monumento unico al
mondo per la sapiente mescolanza di raffinatezza e di potenza che lo
caratterizza. Con i suoi 25 metri di altezza, rappresenta un manufatto
imprendibile e indistruttibile che ancor oggi infonde nel visitatore un
profondo senso di rispetto e riverenza, dichiarato dall’UNESCO
Patrimonio dell’Umanità.
L’itinerario,
percorribile a piedi in auto o a cavallo, si sviluppa intorno al
famoso maniero di Federico II, circondato dalla campagna “murgiana” e
dalle sue produzioni in campo agricolo, così come le città di Andria e Corato
(a circa quarantacinque chilometri dal capoluogo di regione, Bari) con le
loro eccellenze culinarie e i “boschi” di ulivi intorno a Castel del
Monte. Tra i punti di forza del comparto enogastronomico, un ruolo di primo
piano è occupato dalle produzioni vitivinicole di qualità, riconosciute dai
marchi DOC. Autentica perla locale la produzione dell’olio extravergine
d’oliva. Andria e Corato sono, infatti, la culla della pregiata
“cultivar Coratina”, che da vita a un oro verde profumato e dal sapore
intenso che si sposa perfettamente con i prodotti caseari della zona come le
famose burrate di Andria, le mozzarelle e il canestrato. Tutti questi
prodotti costituiscono gli ingredienti base della cucina che si può assaporare
nelle strutture presenti lungo il percorso suggerito: dalle pendici di Castel
del Monte, ai sentieri rurali del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia. Il turista che arriva per la prima volta in questo
lembo di Puglia, viene conquistato da paesaggi seducenti da attraversare a
piedi, in bici o a cavallo, che riportano ancora i preziosi segni
delle tradizioni secolaritramandate dagli uomini che l’hanno
abitato: un mix di autenticità, storia, cultura e natura di ineguagliabile
bellezza racchiuse intorno ai valori e ai significati tipici
della Murgia pugliese. Il percorso che ruota intorno a Castel del Monte,
parte dai borghi antichi di Andria e Corato proseguendo con le passeggiate
“ristorate” dai sapori della cucina tipica regionale.
|
Trekking tra i trulli: Percorsi tra
gli ulivi secolari in Puglia
Regione: PUGLIA
FOGLIARELLA (BRINDISI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Contrada Fogliarella
LOCALITÀ DI ARRIVO
Contrada Fogliarella
TEMPO DI PERCORRENZA
1.30 ore
LA PUGLIA È RICCA DI SENTIERI
CHE PERMETTONO AL VIAGGIATORE DI IMMERGERSI TRA I SAPORI DELL’OLIO E
DELLA CUCINA MEDITERRANEA
Fu la dea
Atena, secondo i Greci, a piantare il primo ulivo sulla Terra. Un giorno il
popolo delle piante si riunì per eleggere un re. All’unanimità fu scelto
l’ulivo. Ma l’ulivo, pur lusingato del prestigioso incarico, rispose: “È
troppo importante la missione che Dio mi ha assegnato per il bene
dell’umanità perchè io posso impiegare il mio tempo nelle cure del governo”.
Tra mandorli,
olivi, vigne, meleti e boschi, i panorami lungo questo itinerario
sono davvero incantevoli e dal crinale delle colline si può
osservare tutte le vallate circostanti. L’area è attraversata
dalla linea ferrata della Sud-Est con numerosi caselli ferroviari e
passaggi a livello, che collegano queste contrade al Salento e a Bari.
L’itinerario inizia dalla contrada Fogliarella, a 2
km dall’incrocio di Chiobbica (quadrivio SP 14 Ostuni-Martina con
SP 16 Ceglie-Cisternino), dopo aver superato l’ex scuola rurale di
Cavallerizza attorniata da alti pini. In cima ad una salita, troviamo
un’ansa a destra della strada, detta “pozzo nuovo”, dove parcheggiare l’auto
e proseguire in bici (o a piedi) in un passatoio sulla sinistra.
Questo sterrato segna il limite di confine con il comune di
Cisternino e costeggia la masseria Fogliarella. Arrivati sulla cima
della collina (270 m), il panorama è davvero piacevole.
Dopo più di un
chilometro, ad un incrocio a T, in corrispondenza di una lamina a destra entriamo
in un bosco di fragno, e qui giriamo a sinistra. Seguiamo la sterrata
tra numerose salite e discese, fino ad incrociare una strada asfaltata con
un passaggio a livello in disuso della linea ferrata e giriamo a
destra correndo parallelamente alla ferrovia. Lungo la strada sulla destra
troviamo un bosco con radure dove è possibile fare una sosta
all’ombra dei fragni. Proseguendo s’incontra sulla destra una cappella
votiva e sulla sinistra un passaggio a livello: lo si supera per
ritrovarsi in località Foggia Nuova.
Davanti a noi si staglia una vallata che termina
con un canneto in corrispondenza del quale è presente una
foggia. Proseguendo sempre per la strada asfaltata notiamo una
costruzione molto particolare detta dialettalmente lu bauglio, in
quanto richiama la forma di un baule, stretta e lunga e
con copertura a schiena d’asino. Da questo fabbricato partono due
strade, una sterrata e l’altra asfaltata: noi proseguiamo su quest’ultima per
poi ritrovarci in una vallata al centro della quale è presente
la masseria “Giovanni Fasano”, singolare per la presenza di coni di
trulli in serie inseriti tra vigneti e spalliera.
Superata la masseria e giunti ad un bivio seguiamo
la strada asfaltata sulla destra che ci porta sul crinale della
collina; la salita è molto impegnativa per gli amanti della
bicicletta ma ogni fatica sarà ripagata dalle visioni
suggestive delle vallate circostanti. Giunti di fronte
ad un’azienda zootecnica, la nostra strada si incrocia con altre
due sterrate: svoltiamo a sinistra imboccando un piccolo passatoio,
stretto e con mura in pietra spesse e alte, che costeggia sulla sinistra
la masseria Carella, con una bella aia. Dopo alcune curve il muro
diventa sempre più stretto ed è completamente coperto da edera; questo
tratto termina incrociando un altro passatoio sterrato più largo.
Proseguiamo dritto costeggiando la vallata. Lasciati sulla
sinistra vigneti e gruppi di trulli, si arriva a una foggia con una pila
in pietra. Proseguiamo sulla strada sterrata fino a quando un noce e un
fragno ci danno il benvenuto nel grande spiazzo della masseria
Settarte; qui troviamo gruppi di trulli e costruzioni con tetto a pignon che
si affacciano su questo piazzale, che presenta come spazio collettivo l’aia
per la “pesatura” di cereali e leguminose. Incontrato un bivio si prosegue a
sinistra fino ad intersecare la SP 14 Ostuni-Martina, dove giriamo a
sinistra in direzione Ostuni.
Si percorre la
strada fino a trovare le indicazioni “Grotta di Figazzano” e li svoltiamo a
sinistra. Presso la piazzetta della piccola borgata rurale, con bocciofila e
la statua di Padre Pio, il panorama è davvero incantevole. Si
prosegue imboccando una strada asfaltata a sinistra della piazzetta, fino a
giungere in località Monte Rotto, dove troviamo un incrocio con una
strada privata: giriamo a destra per poi scorgere un casello ferroviario con
passaggio a livello color rosso, fino ad incontrare un incrocio e da li
proseguire dritto. In cima alla collina si vedono innumerevoli coni di trulli
raggruppati, sono quelli di masseria Satia piccola; la si oltrepassa e
si prosegue sino a svoltare al primo passatoio sulla destra.
Il passatoio asfaltato attraversa seminativi e vigneti
tra ripide salite e discese, fino a costeggiare un bosco di fragno.
Troviamo un bivio e manteniamo la strada a sinistra. Sulla strada
asfaltata si raggiunge il campanile retrostante la Chiesa di
Cavallerizza. Ad uno spiazzo si nota a sinistra un vecchio
stabilimento per la trasformazione delle uve ormai in disuso.
Incrociamo la SP 16 Ceglie-Cisternino dove vigila su di noi una
madonnina posta su una colonna, per avvisarci di prestare attenzione
all’incrocio.
Toranati sulla provinciale per Cisternino ritroviamo
sulla sinistra la scuola rurale di Cavallerizza. Dopo una leggera salita
si passa vicino ad una cisterna sul lato destro della strada, in
corrispondenza di un’ansa dove abbiamo parcheggiato la nostra auto.
|
MURGIA: Le Grandi Doline
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Altamura, via La Carrera
LOCALITÀ DI ARRIVO
Altamura, via La Carrera
TEMPO DI PERCORRENZA
5 ore
Pedalare nel territorio di Altamura e del vicino borgo di
Santeramo è un po’ come sfogliare un compendio degli aspetti più
caratteristici e affascinanti del territorio dell’Alta Murgia. Ci sono le
stradine interminabili di campagna, un dedalo di “comunali esterne” dove c’è
solo l’imbarazzo della scelta di dove ti puoi andare a perdere.
Attorno campi
di grano e brughi, tessuti su un sottilissimo lenzuolo di terra rossa. È una
tovaglia vecchia e sopra ci sono disseminate ovunque le briciole dei pasti
dei titani, indigeste per gli uomini-contadini che da millenni le accumulano
con pazienza e rassegnazione in lunghe file bianche, a confine e riparo loro
campi. Ogni tanto c’è uno strappo nel lenzuolo (qui li chiamano gravine) e
allora si vede la tavola di calcare sopra cui poggia il Tacco d’Italia. Sarà
colpa dell’umidità del vicino mare, ma la mensa è cariata: ci sono buchi e
grotte profonde, capaci di inghiottire interi laghi. Certi nostri antenati lì
ci avevano fatto la casa. La sensibilità ecologica era quella che era, e
ancor’oggi, dopo innumerevoli secoli, si trovano in giro le loro
cianfrusaglie: amigdale, ceramiche e anche rare conchiglie, come quella
ritrovata nell’impressionante voragine del Pulo di Altamura. Qualcuno ci
lasciò pure le ossa, rotolando giù nel fondo di una grotta della contrada
Lamalunga. Gli speleologi le rinvenirono nel 1993, svelando che fra i
progenitori dei “Sapiens sapiens” c’era anche un misterioso “Uomo arcaico”,
di cui nessuno ancora sapeva nulla.
Dal punto di
partenza in via La Carrera ci si allontana da Altamura in direzione nordest,
seguendo la strada che conduce in contrada Lamalunga dove è possibile
visitare il Centro Visite dell’Uomo di Altamura. Proseguendo si giunge in
prossimità del Pulo, una delle più spettacolari doline del territorio. Dopo
un lungo percorso lungo le strade comunali Università, San Rocco, Corvo,
Fiscale e Cerasuolo si arriva in località Casette di Castigliolo, un antico
insediamento con cinta muraria di forma ellittica, il cui perimetro supera i
2 chilometri e l’altezza è di circa 2,5 metri. Dopo la visita a questo
affascinante agglomerato ci si sposta verso l’area detta del Lago Mallarda.
Qui, lungo la provinciale per Corato, si possono ammirare i gravi Tre Paduli e
Gurlamanna, due doline. La dolina di Gurlamanna presenta al centro un
“votano”, un pozzo di forma cilidrica è rivestito di pietre o tufo a secco.
Rientrando verso Altamura lungo il tratturo Scannapecora è doveroso fermarsi
un’ultima volta per visitare lo Jazzo lama di Nervi, tipica struttura rurale
delle Murge. Gli jazzi sono rigorosamente rivolti verso sud con le “spalle”
riparate dai venti di tramontana.
|
Trekking ad Altamura: Itinerario
delle Chiese Rupestri
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Altamura, via La Carrara, parcheggio antistante lo stadio
LOCALITÀ DI ARRIVO
Altamura, via La Carrara, parcheggio antistante lo stadio
TEMPO DI PERCORRENZA
5 ore
È davvero una natura potente quella che domina le Murge e se
questa forza riesce ad incutere un po’ di timore anche al turista di
passaggio, figuriamoci quale doveva essere il sentimento di quegli uomini che
nei secoli passati hanno voluto dare il nome di casa a questo territorio.
Forse è anche da questa “minaccia
latente” (oltre che da quelle ben più reali rappresentate dalle bramosie di
principi, baroni e mariuoli assortiti) che sono nate le architetture possenti
delle masserie fortificate disseminate fra le contrade di Altamura e
Santeramo. Forse questo stesso sentimento ha plasmato la geometria dei due
borghi, con le case addossate le une alle altre a guardarsi le spalle e i
claustri, spazi aperti dove tutto però è sotto il controllo dell’uomo, pure
l’acqua che cade dal cielo, incanalata dal terreno scosceso della piazzetta
verso le cisterne sotterranee, pronta all’uso in caso di assedio o siccità. A
guardare lo splendido portale della Cattedrale d’Altamura e poi le
geometrie dei palazzi nobiliari o i gioiosi affreschi delle chiese rupestri,
però viene da pensare che ad aver generato tanta bellezza non sia paura, ma
solo meraviglia e il senso della bellezza ispirato proprio dall’armonia della
natura circostante.
Il primo degli elementi di interesse
è l’insediamento altomedievale di San Michele La Rizza, nel centro
urbano di Altamura, a breve distanza dal punto di partenza del percorso.
Uscendo dal centro di Altamura lungo via Mura Megalitiche e poi per
la SP18 si ci si porta presso Sant’Angelo di Curtaniello, un
complesso rupestre medievale, nell’ambito del quale è considerevole
la grotta dell’Angelo, nella quale è affrescato San Michele
Arcangelo in vesti bizantine. Da qui, percorrendo la comunale esterna 77
Bovio l’itinerario raggiunge il villaggio altomedievale di Belmonte, un insediamento
paleocristiano di probabile origine Longobarda.
La Contrada Corrente e
la comunale esterna Fornello segnano il percorso verso la chiesa
grotta di Sant’Angelo in Fornello e da qui alla Cava Pontrelli, luogo
dell’eccezionale rinvenimento di circa 30.000 orme di dinosauri vissuti nel
Cretaceo. L’alta concentrazione di orme fa di cava Pontrelli uno dei più
importanti siti fossiliferi al mondo. Dalla cava il percorso riprende lungo
la comunale 107 Barone che p orta presso l’interessante complesso della
Masseria Jesce (tipico esempio delle masserie fortificate del XV secolo)
sotto la quale si trova una cripta decorata da pregevoli affreschi. Risalendo
verso Altamura lungo la SP41 si incontra la chiesa rupestre di San
Giorgio di Carpentino, una piccola cappella di forma trapezoidale dove sono
ancora visibili parti degli antichi affreschi. Prima di rientrare in paese si
incontra un complesso sistema di grotte lungo il torrente
Pisciulo a sudovest del promontorio “Murgia Catena”. Qui si possono
osservare testimonianze abitative e funerarie dell’Età del Ferro.
|
Murgia: Jazzo Sant Angelo e le Quite
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Jazzo Sant Angelo
LOCALITÀ DI ARRIVO
le Quite
TEMPO DI PERCORRENZA
5 ore
Certo che la scienza, quando ci si mette, sa proprio essere priva di ogni
poesia! Prendete ad esempio il termine “pseudosteppa” con cui i geografi
definiscono l’ambiente naturale caratteristico dell’Alta Murgia. La prima
cosa che ti viene in mente è una versione da discount della Siberia, con gli
arbusti di compensato e le praterie di plastica… Invece è tutto il contrario.
Di siberiano nelle Murge c’è solo la temperatura in qualche rara giornata
invernale, quando il vento dei Balcani scavalca l’Adriatico e arriva a
bussare alle porte dei borghi bianchi della Puglia. Il resto è sole
mediterraneo, di quello che fa crescere il grano, asciuga i pozzi e riempie
le botti di vino denso come il sangue.
Da via La Carrera si comincia la pedalata in direzione ovest
lungo Contrada Fontanelle sino all’incrocio dove si imbocca verso sud
Contrada Corrente, dove il fondo diviene sterrato. Nei pressi del passaggio a
livello si prosegue sulla sinistra lungo Contrada Mazza di Corallo,
avvicinandosi all’imponente mole della masseria Fornello, nei pressi della
quale si trova la chiesa grotta di Sant’Angelo in Fornello, facente parte di
un villaggio rupestre a carattere rurale, tipologia diffusa nella Puglia
bizantina. Proseguendo lungo la comunale esterna Piano di San Nicola e poi
per la comunale Lama di San Giacomo si raggiunge lo Jazzo Sant’Angelo, un
complesso medievale costituito da alcuni corpi di fabbrica a piano terra e da
grotte naturali con tracce di affreschi bizantineggianti.
L’ipogeo presenta una splendida architettura naturale in cui
stalattiti e stalagmiti fungono da capitelli e colonnine delimitanti nicchie
scavate nella roccia. Le pareti raccolgono elementi di probabile origine
paleocristiana. La comunale esterna nr. 100 di Montefungale porta nella zona
delle Quite, traduzione dialettale del termine quote, a indicare
l’antico frazionamento agrario dell’area. Il ritorno verso Altamura avviene
lungo la comunale esterna Alessandrello e la comunale 107 Barone.
|
ALTAMURA: Le eccellenze
dell’artigianato
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Piazza Resistenza
LOCALITÀ DI ARRIVO
Piazza Saverio Marcadante
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore circa (escluse soste)
Oltre a chiese, palazzi nobiliari e monumenti, c’è un’altra
splendida realtà nei borghi delle Terre di Murgia tutta da scoprire:
muovendosi tra i vicoli dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle
non è difficile imbattersi in tante piccole botteghe artigiane in cui si
celebrano le tradizioni artistiche locali con gesti antichi, immutati da
secoli, che danno vita a piccoli, autentici capolavori. Non è un caso
che numerose personalità del mondo dell’arte pugliese siano originarie di
queste terre. Un nome su tutti è Francesco Netti, santeramese di nascita,
oggi considerato uno dei massimi esponenti della scuola pittorica pugliese e
napoletana del XIX secolo.
Al giorno d’oggi orafi, pittori,
scultori, restauratori, scalpellini e persino orologiai utilizzano
sapientemente la loro esperienza per mantenere in vita le rispettive arti.
Una passeggiata tra i vicoli alla scoperta dei laboratori artigianali può
offrire al visitatore un motivo in più per capire la storia e per godere
della bellezza di questi antichi borghi, in un viaggio che è durato secoli e
che sembra destinato a non finire mai.
Da piazza Resistenza si procede in Corso Umberto I e, nei pressi
del civico 110, a sinistra in via Griffi; al 32 troviamo Creanza Antichità,
dove è possibile acquistare pezzi d’epoca, molti dei quali rappresentano la
vita contadina dell’Alta Murgia.
Immettersi a sinistra in via S. Caterina. Al civico 8 troviamo la bottega de l
ceramista Paolo Lorusso, che realizza ceramiche, terrecotte, maioliche e
riproduzioni dei bassorilievi del portale della Cattedrale. La lavorazione è
tradizionale ma le decorazioni hanno spesso taglio contemporaneo.Sempre in
via S. Caterina, al civico 11, troviamo Creazione Orafe di Antonio e Nicola
Moramarco, che creano e vendono pezzi fatti a mano, coniugando differenti
tecniche orafe
Proseguire e girare a destra in
Corso Federico II di Svevia. Arrivati in piazza Duomo, girare a sinistra su
via Già Corte d’Appello. Al numero 33 troviamo la vetrina della restauratrice
e ceramista Anna Dezio, in attività dal 1995. Nel 2009 apre il suo
laboratorio recuperando un’antica stalla seicentesca con volte in pietra, una
splendida mangiatoia e un pavimento in chianche di pietra locale.
Al civico 32 troviamo l’orafo Giuseppe Di Gesù, boliviano di
Cochabamba, da anni trapiantato in Puglia. Realizza gioielli artigianali che
fanno riferimento alla “memoria delle cose antiche”, ispirandosi alla cultura
etrusca, maya, inca, attraverso una personale interpretazione.
Accedere a sinistra in via Madonna dei Martiri e procedere fino
a piazza Martiri. Imboccare a sinistra via Laudati per poi girare a sinistra
in via De Samuele Cagnazzi. Al civico 29 svoltare a destra in via Manfredi.
Al 34 troviamo la bottega di Paola Creanza, che realizza creazioni
artigianali solo e rigorosamente in tessuto. Tra questi predilige il cotone,
il panno lenci, il feltro. Non manca la lavorazione del patchwork.
Proseguire in via Manfredi fino a
immettersi in corso Federico II di Svevia. Svoltare a destra e poi a sinistra
in via Luciani. Arrivati in fondo procedere lungo via Teatro Vecchio, fino a
piazza Matteotti. Al civico 22-23 troviamo il laboratorio di Annibale
Dambrosio, una bottega di restauro di apparati decorativi lignei, policromi e
di vari altri generi. Ha fondato nel 2013 la Ati (Artigiani della tradizione
italiana) San Francesco, che si occupa di restauro di beni mobili e immobili.
Dell’Ati fanno parte anche gli artigiani Giuseppe Laquale e Francesco
Lunare .
Da piazza Matteotti proseguire in
via Melodia; al 27 troviamo l’orologiaio Vincenzo Lorusso, che esegue lavori
di restauro di orologi antichi e riparazione di quelli moderni. Punto di
riferimento ad Altamura, riceve clienti anche da altre città della Puglia e
della Basilicata.
Oltre a chiese, palazzi nobiliari e monumenti, c’è un’altra
splendida realtà nei borghi delle Terre di Murgia tutta da scoprire:
muovendosi tra i vicoli dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle
non è difficile imbattersi in tante piccole botteghe artigiane in cui si
celebrano le tradizioni artistiche locali con gesti antichi, immutati da
secoli, che danno vita a piccoli, autentici capolavori.
Non è un caso che numerose personalità del mondo dell’arte
pugliese siano originarie di queste terre. Un nome su tutti è Francesco
Netti, santeramese di nascita, oggi considerato uno dei massimi esponenti
della scuola pittorica pugliese e napoletana del XIX secolo.
Al giorno d’oggi orafi, pittori, scultori, restauratori,
scalpellini e persino orologiai utilizzano sapientemente la loro esperienza
per mantenere in vita le rispettive arti. Una passeggiata tra i vicoli alla
scoperta dei laboratori artigianali può offrire al visitatore un motivo in
più per capire la storia e per godere della bellezza di questi antichi
borghi, in un viaggio che è durato secoli e che sembra destinato a non finire
mai.
Svoltare a destra in piazza Marconi.
Al numero 31 troviamo il laboratorio di creazioni artistiche di Luciana Lorè,
dove è possibile trovare oggetti creati a mano, dall’artigianato a vere e
proprie opere d’arte (per info: tel. 349.3210669, www.lucianalore.it).
Da piazza Marconi imboccare via Solofrano; percorrerla fino a
piazza S. Giovanni Battista. Proseguire lungo via Conservatorio del Carmine e
svoltare a sinistra in via S. Lucia. Al 64 troviamo il laboratorio di
creazioni in lana di Filippo Clemente, unico nel suo genere, dove è possibile
trovare il feltro di lana autoctona. La lana, di pecora altamurana, leccese e
gentile di Puglia, arriva nel suo laboratorio lavata, e qui viene cardata e
poi o filata a mano oppure feltrata. Percorrere via Lavigna fino a piazza
Mercadante nostro punto di arrivo.
|
MURGIA: Santeramo in colle
Regione: PUGLIA
SANTERAMO IN COLLE (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Santeramo in Colle, Piazza di Vagno
LOCALITÀ DI ARRIVO
Santeramo in Colle, largo Convento
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore, escluse le soste
Avventuriamoci alla scoperta degli stretti vicoli e delle case
bianche dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle: se chiudiamo gli
occhi e affiniamo il nostro udito, possiamo ascoltare gli echi della storia
millenaria delle Murge, che continua ancora oggi a raccontarsi attraverso la
solida pietra dei suoi borghi.
Armiamoci di zaino in spalla, scarpe comode e lasciamoci
raccontare le mille vicissitudini di quest’angolo di Puglia, dove le vite e
le storie di grandi uomini sono legate indissolubilmente a una terra
schietta, solare e carica di amore per la tradizione, per l’arte, per il buon
cibo. Siamo nelle Terre di Murgia: a darci il benvenuto, un sole che scalda
la via e il cuore, due borghi eleganti e accoglienti, il profumo dei taralli
e del pane buono appena sfornato.
Attraversare piazza Di Vagno e imboccare via Netti. Svoltare a destra in via
Sant’Eligio. Al civico 33 troviamo la chiesetta di Sant’Eligio, del XIII
secolo, originariamente dedicata ai Santi Efrem ed Erasmo. Sulla stessa via
troviamo palazzo Netti, casa natale del pittore Francesco Netti, tra i
massimi esponenti della pittura pugliese dell’Ottocento, e poi la casa natale
di Bartolomeo Paradiso, scultore di fama internazionale. Sempre in via
Sant’Eligio incontriamo palazzo Colonna, uno degli edifici più caratteristici
del centro storico.
La struttura principale ha oltre
duecento anni e ingloba una torre circolare che risale all’XI-XII secolo.
Mantenendo la destra si imbocca via Amenduni e poi a sinistra via Toti fino a
imbattersi nella chiesa del Carmine, fino al 1741 chiesa madre di Santeramo.
Girare a sinistra in via Carmine, poi a destra fino a largo Piazzolla, dove
troviamo la chiesa del Purgatorio. Imboccare via S. Antonio, dove incontriamo
palazzo De Luca, per girare a destra in via Buonarroti, e ancora a destra in
via Patroni Griffi De Laurentis, fino a trovare, in via Ladislao, l’ingresso
di palazzo De Laurentis.
Alla fine della strada troviamo palazzo Sava, costituito da una parte adibita
a abitazione, una cappella, un’ala utilizzata dai Padri Monfortiani e un
giardino. Proseguire fino in piazza Garibaldi, dove troviamo il palazzo
Marchesale, il più significativo monumento architettonico di Santeramo. Di
fronte troviamo la chiesa matrice dedicata a S. Erasmo, costruita nel 1729 su
un’antica cappella dedicata a Santa Maria della Lama. L’interno conserva
opere di valore, mentre nell’archivio parrocchiale sono custodite pergamene e
registri che vanno dal 1200 fino ad oggi. Al fianco destro della chiesa
troviamo palazzo Disanto, in stile neo-classico.
Da piazza Garibaldi si svolta a destra per imboccare via Roma. Nei pressi del
civico 75 troviamo la chiesa di S. Giuseppe. Proseguire fino a raggiungere
piazza Simone. Qui troviamo il Palazzo Municipale, una massiccia costruzione,
quasi cubica, inaugurata come sede del Comune nel 1865. Proseguire in via
Roma, dove incontriamo la chiesa di S. Lucia, fino ad incrociare via
Altamura, dove si trova la chiesa del SS. Crocifisso con annesso convento dei
Padri Riformati. Dopo la soppressione degli ordini, i locali furono
utilizzati come caserma dei Carabinieri, carcere, mattatoio comunale e
canonica. L’arrivo è in largo Convento.
|
MURGIA: I Claustri di Altamura
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Altamura - Porta Bari
LOCALITÀ DI ARRIVO
Altamura - piazza Mercadante
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore circa - escluse soste
Altamura è la città di Federico II di Svevia, “Puer Apuliae”, il
ragazzo della Puglia, che la volle rifondare ed ergere a sua roccaforte. Sua
fu anche la volontà di edificare quella Cattedrale dedicata all’Assunta,
inconfondibile grazie alla maestosa facciata coronata dalle due torri
campanarie, che è ancora oggi uno dei più nobili esempi del Romanico
pugliese, fatto di forme raffinate che si fondono con elementi orientaleggianti.
Questa mescolanza di stili rappresenta l’incontro di culture
diverse: Federico II qui, col chiaro intento di far crescere la città,
concesse esenzioni fiscali a tutti, creando così una popolazione fatta dalle
più svariate etnie e fedi religiose. Greci, latini, arabi, ebrei si
ritrovarono così ad Altamura a formare una comunità tanto variegata quanto
sorprendentemente armoniosa, e l’insolito reticolato stradale del centro
storico tradisce proprio questa caratteristica.
A testimoniare la coesistenza di più comunità etniche e
religiose, ad Altamura possiamo incontrare i “claustri”, piazzette
del centro storico raggiungibili soltanto tramite uno stretto vicolo,
delimitate dalle case che vi si affacciano e con il fondo del cortile lievemente
inclinato verso l’interno per la raccolta delle acque piovane. Gli oltre
duecento claustri di Altamura hanno tutti una propria storia, legata alle
famiglie che qui hanno abitato nei secoli, e che merita sempre di essere
raccontata.
Imperdibili i dettagli architettonici di scale e balconate in
pietra e ferro battuto, le maschere apotropaiche, gli stemmi e le figure
votive che adornano queste piazze in miniatura. La struttura tipica del
claustro, arroccata intorno al cortile centrale è nata per scopi difensivi, ma
ha ottenuto il risultato di creare conoscenza, amicizia, rispetto tra le
famiglie.
Attraversare Porta Bari e immettersi in corso Federico II
di Svevia. Girare a sinistra in via Laudati. Nei pressi del civico 10
immettersi in Arco Fratelli Festa. Scendere la rampa di scale e entrare in
Claustro San Gennaro. Dopo la visita alla piazzetta, uscire e svoltare a
sinistra, tornando in via Laudati. Girare a sinistra, nei pressi del civico
70, in Claustro Fratelli Salvatore. Uscendo prendere a sinistra, ritornando
in via Laudati. Svoltare a destra in via S. Chiara e poi ancora a destra in
Claustro Antodaro. Dopo la visita, uscire e proseguire a destra fino a
incrociare via Già Corte d’Appello, quindi girare a sinistra. Raggiungere
piazza Don Minzoni, imboccare a destra via S. Caterina e poi a sinistra via
Fratelli Baldassarre. Dopo 40 metri svoltare a sinistra in via Forno Nuovo,
poi a sinistra via Ruggiero e dopo pochi metri a destra Claustro Inferno.
Uscendo, girare a sinistra e poi a destra in via Forno Nuovo. Procedere per
20 metri circa e imboccare la strictula a sinistra. Avanzare fino a
incrociare via S. Caterina, quindi girare a sinistra e subito dopo, nei
pressi del civico 43, immettersi in Claustro Antonio Donato Cionno. Uscendo
dirigersi a sinistra. Girare a sinistra in via Continisio. Avanzare per 20
metri fino a raggiungere a destra Claustro Giuseppe Nicola Altieri, dedicato
a uno scultore locale. Uscendo svoltare a sinistra e procedere fino a
incrociare via S. Caterina, girare a sinistra fino a incrociare corso
Federico II di Svevia.
Procedere in via Santa Croce fino a incontrare via Falconi,
quindi svoltare a sinistra. Entrare, nei pressi del civico 50,
in Claustro Tradimento, che rimanda alla leggenda del “voltafaccia” di
alcuni altamurani che avrebbe fatto capitolare la città ai Borboni nel
1799. Si possono notare mascheroni apotropaici, fiori e conchiglie sulle
pareti di un’abitazione. Tornare indietro e svoltare a sinistra in via
Falconi per poi avanzare in via S. Lucia. Nei pressi del civico 53 accedere
a sinistra in Claustro Tricarico, che prende il nome dal proprietario di
uno dei suoi palazzi, professore di medicina all’Università di Altamura nel
XVIII secolo; nella corte interna si trovano i resti di un’antica macina.
All’uscita riprendere a sinistra via S. Lucia. Al civico 41 si accede a
sinistra in Claustro Giudecca, costituito da una piazza ramificata:
visto dall’alto ricorda la Menorah ebraica, un candelabro con tre
bracci, corrispondenti a tre piccoli vicoli ciechi che dipartono dalla piazzetta
centrale. Questo claustro era abitato dalla comunità ebraica, tra le più
presenti in Puglia; all’ingresso, in alto, una piccola cariatide denominata
Sinagoga, dà il benvenuto a chi entra. Tornare indietro e girare a sinistra
in via S. Lucia, fino a incrociare via Conservatorio
Carmine, quindi svoltare a destra. Procedere fino a piazza S.
Giovanni e poi a destra in via S. Gaetano fino a raggiungere,
nei pressi del civico 19, Claustro Papa. Dopo la visita, svoltare a destra
in via S. Gaetano. Avanzare fino a incrociare via Falconi, quindi
prendere a sinistra. Al termine della strada immettersi a destra in Arco del
Duomo, fino a giungere in corso Federico II di Svevia, e girare a
sinistra per tornare a Porta Bari. L’arrivo è in piazza Mercadante.
|
ALTAMURA: Il Borgo Antico
Regione: PUGLIA
ALTAMURA (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Altamura, Porta Bari
LOCALITÀ DI ARRIVO
Altamura, Porta Bari
TEMPO DI PERCORRENZA
3 ore, soste escluse
Attraversare Porta Bari e immettersi su corso Federico II di Svevia. Subito a
sinistra, al numero civico 6 troviamo palazzo Viti-De Angelis. Svoltare
alla prima a sinistra in Via Leopoldo Laudati. Proseguire per 200 metri circa
fino a raggiungere piazza Madonna dei Martiri. A sinistra troviamo
la chiesa Madonna dei Martiri e accanto, al numero civico 13,
la chiesa di San Liberatore. Imboccare Via Matteo Cristiani. A pochi
metri, sulla destra, in Largo Niccolò Castelli n. 17, troviamo palazzo
Castelli. Immettersi nuovamente su via Matteo Cristiani e proseguire diritto
fino a raggiungere piazza Don Minzoni. Una volta qui, svoltare a sinistra su
via Foggiali. Dopo pochi metri, sulla destra, al numero civico 9 troviamo
l’ex Ospedale dei Pellegrini.
Svoltare nella prima a destra su via
Ospedale Vecchio fino a raggiungere Via Trinità. Sulla sinistra troviamo
lachiesa della Santissima Trinità. Di fronte, al numero civico 43,
troviamo palazzo Griffi.
Proseguire a destra in Via Trinità fino a incrociare piazza Don
Minzoni.
Svoltare a sinistra per Via S.
Caterina. A 20 metri circa, sulla sinistra, in via Fratelli Baldassarre n. 1,
troviamo palazzo Baldassarre. Tornare indietro e svoltare a sinistra
proseguendo su via Santa Caterina.
Nei pressi del numero civico 58, imboccare a destra claustro
Domenico Cinfio, al numero civico 8 troviamo la casa natale di Tommaso
Fiore. Tornare indietro e immettersi a destra nuovamente su via Santa
Caterina. Proseguire diritto per 200 metri circa fino a incrociare corso
Federico II di Svevia. Svoltare a sinistra per corso Federico II di Svevia e
a pochi metri, sulla destra, troviamo la chiesa di San Francesco da
Paola.
Proseguire diritto, superando la chiesa, fino a
raggiungere piazza Resistenza. A sinistra troviamo le antiche mura medievali
con altorilievo della coscia di Pipino; a destra troviamo
l’edificio dell’ex Monastero del Soccorso, ora sede del Gal Terre
di Murgia. Mantenendo la destra, superando l’ex Monastero del Soccorso,
svoltare nella prima a destra su via Giuseppe Garibaldi. Proseguire diritto
fino a raggiungere piazza Saverio Mercadante. Qui troviamo il teatro
Mercadante. Svoltare nella prima a destra su via Vincenzo Lavigna.
Proseguire diritto per 50 metri circa e svoltare a sinistra su
via Santa Lucia. Proseguire diritto e nei pressi del numero civico 53, sulla
sinistra, in Claustro Tricarico n. 20 troviamo palazzo Castelli. Tornare
indietro e svoltare a sinistra imboccando nuovamente via Santa Lucia. Andare
diritto e a pochi metri, a destra, al numero civico 18, troviamo palazzo
Corradi-Terzetti. Proseguire diritto fino a incrociare via Conservatorio
Carmine, quindi svoltare a sinistra. Dopo pochi metri, svoltare subito a
destra in via Bisanzio Filo.
Proseguire per 100 metri circa fino a raggiungere a sinistra, al
numero civico 31, palazzo Filo.
Superare palazzo Filo e svoltare nella prima a destra
proseguendo Via Bisanzio Filo. Proseguire diritto fino a raggiungere piazza
Guglielmo Marconi.
Oltrepassare la piazza fino a
incrociare via Nicola Melodia, quindi svoltare a destra. Andare diritto fino
a raggiungere piazza Duomo. Una volta quì, al numero civico 21,
troviamo palazzo Melodia.
Sulla destra troviamo l’ingresso alla Cattedrale. Accanto
alla Cattedrale troviamo il palazzo vescovile, mentre a sinistra
la chiesa di San Michele al Corso. Ritornare in piazza Duomo, proseguire
scendendo su corso Federico II di Svevia, a 50 metri circa troviamo
frontalmente la chiesa di San Biagio, a destra la chiesa di san
Nicola dei Greci. Di fronte, al numero civico 47, troviamo la casa natale
di Francesco Saverio Mercadante. Proseguire diritto su corso Federico II di
Svevia per far ritorno a Porta Bari.
|
Alberobello: un borgo da esplorare
Regione: PUGLIA
ALBEROBELLO (BARI)
LOCALITÀ DI
PARTENZA
Piazza Lippolis
LOCALITÀ DI ARRIVO
Piazza Lippolis
TEMPO DI PERCORRENZA
1, 5 ore
Alberobello, circa 11.000 abitanti, è ormai una meta di
interesse mondiale che deve la sua notorietà ai trulli, le caratteristiche
costruzioni del suo nucleo storico che ne fanno uno dei paesi più originali
d’Italia. Un primo vincolo paesistico per queste costruzioni è del 1930, ma è
nel 1996 che l’UNESCO ha dichiarato i trulli di Alberobello Patrimonio
mondiale dell’Umanità per la loro eccezionale tipologia, la loro
continuità abitativa, sopravvivenza di una cultura costruttiva di origine
preistorica.
La singolarità costruttiva dei trulli, casedde nel
dialetto locale, è data dalla loro struttura conica, eretta sopra un
basamento cilindrico, ottenuta sovrapponendo a secco, ovvero senza l’impiego
di malte, gli uni agli altri, vari corsi di chiancarelle, le
caratteristiche pietre sottili ottenute dalla roccia calcarea della regione,
terminanti con pinnacoli decorativi dalle più svariate forme. Spesso i trulli
sono personalizzati da originali simboli dipinti a calce sulle brune pietre
del cono.
STORIA
Il territorio
di Alberobello, l’antica Sylva Arboris Belli in ricordo dei grandi
boschi di querce che un tempo lo ricoprivano, fu conteso a lungo, già nel
Quattrocento, dai conti Acquaviva d’Aragona di Conversano ai feudi di
Monopoli e Martina Franca. Finalmente all’inizio del XVII secolo un primo
nucleo organizzato di abitazioni, completo di taverna, forno e mulino, sorse
attorno a una residenza di caccia del feudatario Gian Girolamo II di
Conversano (1600-1665), noto come il Guercio Di Puglia. La precarietà
delle costruzioni, edificate a secco e quindi facili a essere smantellate in
caso di controllo, espediente ideato da Gian Girolamo per evitare le imposte,
era dovuta al divieto regio di erigere costruzioni stabili in quest’area
boschiva: ogni nuovo centro abitato doveva essere autorizzato dal re di
Spagna, con il conseguente pagamento dei tributi da parte del feudatario.
Dallo sparuto numero di casedde si passò quindi a un piccolo borgo,
i cui abitanti, però, continuarono a vivere nell’ombra, del tutto privi di
diritti e tutele. Finalmente nel 1797 re Ferdinando IV riconobbe l’esistenza
di un’autonoma comunità di Alberobello, concedendole le rappresentanze
istituzionali, con relativi oneri fiscali.
La zona monumentale – la parte antica della città comprendente i
rioni Monti e Aia piccola – fu sottoposta a tutela già nell’Ottocento, quando
si cominciò a intuire che quelle povere abitazioni costituivano un valore
culturale ed economico, visto che la loro fama attirava sempre nuovi
visitatori, i cui resoconti di viaggio esaltavano la magia di questo paese di
fiaba.
ITINERARIO DI VISITA
Alla sommità
del Rione Monti, uno dei due principali nuclei a trullo di Alberobello, si
trova la Chiesa di Sant’Antonio, costruita negli anni Venti del secolo scorso
dal sacerdote Antonio Lippolis, grazie alle rimesse degli cittadini, emigrati
nelle Americhe. La chiesa è un’opera tipicamente alberobellese, sia per i
materiali che per la tecnica costruttiva; presenta, infatti, la peculiarità
di essere edificata in forma di trullo, non solo la cupola maggiore, che
raggiunge l’altezza di oltre 20 metri, ma anche i due trulli minori e il
campanile. Da qui, da Piazza Lippolis, può avere inizio il percorso
cittadino; nella vicina Via Isonzo c’è un’area picnic e un parcheggio dove si
può lasciare l’auto. Superata Via Monte Pertica, dove ci sono dei bagni
pubblici, ci si immerge subito nella magica atmosfera dei trulli, che fanno
da corona festosa all’escursionista, già all’imbocco di Piazza D’Annunzio e
poi, in discesa, per la gradinata Via Monte San Michele, con numerosi
negozietti dove è possibile acquistare prodotti della gastronomia e
dell’artigianato locale. Si scende, così, al fondo di quello che doveva
essere un antico alveo torrentizio, le cui alte ripe sono costituite dai
trulli del Rione Monti, e da quelli della dirimpettaia Aia Piccola. Di qui,
da Largo Martellotta, piegando a destra, si raggiunge, all’inizio di Via
Indipendenza, un’altra area a parcheggio; attraversato il basolato, di fianco
ai bagni si imbocca un vialetto dei giardini pubblici che risale a tornanti
fino alla sommità della salita, dove, attraverso uno stretto passaggio, si
sbocca in Via Duca degli Abruzzi, prendendo a destra. Si è già nel Rione Aia
Piccola, quello forse più caratteristico di Alberobello, che deve il nome a
un’aia pubblica, sulla quale si svolgeva la trebbiatura. Lo si attraversa,
così, in quello che sembra un allestimento di quinte scenografiche per una
rappresentazione fiabesca; i trulli di Aia Piccola, del resto, sono stati
scelti più volte come set cinematografico. Quinte non prive di vita, però,
anzi. Qui quasi tutti i trulli, uniti a gruppi e affacciati sulle viuzze del
rione, sono abitati: lo provano, sia il via vai delle persone che gli odori
della cucina – il ragù, soprattutto – che si colgono all’ora di pranzo.
Percorsa la strada in tutta la sua lunghezza si imbocca a sinistra in Via
Cristoforo Colombo, lungo la quale s’incontra l’azienda Vinicola Masciulli;
si torna così indietro fino a incontrare, ancora a sinistra, Via Galileo
Galilei e poi a destra Via Verdi, completando in tal modo la conoscenza di
questo singolare rione. Giunti in Piazza Mario Pagano ci si trova di fronte
al Museo del Territorio, costituito da numerosi trulli comunicanti tra loro,
che ospita varie mostre temporanee. Di qui, attraverso Piazza XXVII Maggio e
la contigua Piazza del Popolo, si raggiunge Piazza Ferdinando IV, dove c’è
Casa D’Amore, dal nome dell’antico proprietario, Francesco, che la eresse
all’indomani dell’affrancamento di Alberobello, nel 1797, utilizzando per la
prima volta la malta, fino ad allora bandita dalle disposizioni feudatarie.
Ritornati in Piazza del Popolo si può raggiungere, in fondo alla vicina
Piazza Gian Girolamo e di fianco alla Chiesa di Santa Lucia, già del SS.
Sacramento, il Belvedere: una terrazza dalla quale si ha una vista d’assieme
della zona monumentale. Tornati indietro, s’imbocca Corso Vittorio Emanuele e
lo si percorre per quasi tutta la sua lunghezza. Prima di giungere alla
Basilica dei Santi Medici, si prende a destra Via Trento e Trieste e la si
segue fino a intersecare, al successivo incrocio, Via Monte Grappa, che si
imbocca a sinistra. Ci si trova, ora, in un’altra area a trulli, che si
sviluppano sia lungo la strada principale, che nelle vie circostanti. Si
superano varie traverse, procedendo in leggera ascesa, fino a incontrare
sulla sinistra, dove c’è una fontanella, Via Monte Calvario che si percorre
sino al termine, giungendo, finalmente, di fronte alla Basilica dei Santi
Medici Cosma e Damiano, in Piazza Curri, dal nome dell’architetto
alberobellese, Antonio, che ne progettò il rifacimento in forme neo-classiche
nel 1885, sulla precedente chiesa seicentesca. Alla sinistra della facciata
della basilica si apre Via del Gesù che conduce in Piazza Sacramento, sulla
quale si alza il Trullo Sovrano, a due piani, della seconda metà del
Settecento, il più alto e ampio manufatto edificato con questa tecnica
costruttiva. Eretto anch’esso da un sacerdote: Cataldo Perta, è aperto al
pubblico e ospita attività culturali.
Ritornati
indietro, all’imbocco della strada, si piega a destra per Via Olmo, che si
abbandona subito a sinistra per Via Armando Diaz. Si scende, così, a
intersecare Via Cesare Battisti; la si attraversa e si risale per un tratto
Via Parini, fino a incontrare, sulla destra, Via Giosuè Carducci, che si
segue in tutta la sua lunghezza, fino a giungere in Piazza Matteotti,
prospiciente il Corso Vittorio Emanuele già percorso all’andata. Di qui si
scende, per Via Tenente Cucci e la sua prosecuzione, Via Umberto, nuovamente
in Largo Martellotta, dove, tra i numerosi negozi, ci si può affacciare alla
ricerca di tipicità nella Panetteria dei Trulli. Di fronte si apre Via
Sabotino, un’altra strada a gradini, che riconduce a Piazza D’Annunzio, prima
della quale s’incontra il punto vendita dell’Azienda Olearia Intini. Poi, per
Via Monte Pertica, si ritorna a Piazza Lippolis, concludendo così, il
tracciato cittadino.
|
Palude del Capitano
Regione: PUGLIA
SANT’ISODORO (LECCE)
LOCALITÀ DI PARTENZA
S. Isidoro, località Frascone (m 5), Comune di Nardoò (LE)
LOCALITÀ DI ARRIVO
S. Isidoro, località Frascone (m 5), Comune di Nardò (LE)
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore circa
Inserita entro i confini del Parco Porto
Selvaggio solo da pochi anni, la Palude del Capitano, una delle aree
S.I.C. del Salento (Sito d’Interesse Comunitario), è separata dal mare da una
scogliera bassa che si conclude, muovendo da sud verso nord, in una delle
poche baie sabbiose del comune di Nardò. Entro i suoi confini vive
rigogliosa una vegetazione interessante e spesso rara, frammista a tracce
dell’uomo preistorico. Negli ultimi anni le indagini archeologiche hanno
portato alla luce una villa romana e restituito alla comunità un antico
unguentario colmo di monete d’argento, un vero tesoretto. In questo contesto
archeologico e balneare, il fenomeno carsico ha sagomato numerosi specchi
d’acqua dolce, localmente chiamati spundurate, ossia sprofondate; in altre
parole, “doline di crollo”. In esse abita una fauna altrettanto interessante
e particolare. La Palude del Capitano è un vero gioiello: la si può
attraversare facilmente seguendo le piste sterrate che la solcano,
soprattutto in periodi di bassa marea o comunque non dopo forti piogge.
L’area intermedia tra il mare e la macchia è infatti una vera palude che
quando la marea sale, o la pioggia scende, diventa impraticabile. Qui però
non ci sono canne ma si trovano un mare di salicornia e ciuffi aguzzi di
giunco. La palude è facilmente aggirabile, comunque, scegliendo l’itinerario
che la abbraccia, partendo dal parcheggio del Frascone.
Da qui, lungo
una pista ottenuta pressando terra e pietrisco si arriva in breve prima alla
casetta del Capitano e quindi alla spundurata maggiore; alle spalle della
casetta del Capitano, muovendo verso sud e lasciando sul lato mare prima la
palude e poi una piccola macchia bassa, si raggiunge l’incrocio con un ampio
sentiero di terra rossa e roccia. Lo si imbocca girando a destra, verso il
mare e alcune casupole in pietra (furnieddhri). Seguendo la “via del Sale”,
un itinerario costiero usato un tempo nel traffico del sale marino, si
raggiungono la spiaggia e il parcheg- gio alle sue spalle. Lungo questa
traccia e tutte le altre di cui la Palude del Capitano è ricca, è facile
incontrare varie specie di Serapias e Ophris (O. apulica, O. neglecta, O.
bertolonii bertolonii, O. bombyliflora e O. lutea). Si consiglia di
percorrere questo itinerario di mattina presto. Il luogo, infatti, ospita
un’interessante avifauna e le prime ore del giorno consentono di aggiungere
alle orchidee anche avvistamenti di altra natura.
|
La traversata del Parco Porto
Selvaggio
Regione: PUGLIA
NARDO’ (LECCE)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Santa Caterina, località la Rotonda (m 8), Comune di Nardò
(LE)
LOCALITÀ DI ARRIVO
S. Isidoro, località Frascone (m 5)
TEMPO DI PERCORRENZA
6 ore circa
Piccole,
eleganti e colorate, le orchidee del parco punteggiano le garighe, le macchie
e la vasta pineta del primo parco naturale di puglia che, come dioniso, è
nato due volte e la cui biodiversità è frutto della lungimiranza e della
caparbietà degli uomini, ma anche del processo spontaneo di
rinaturalizzazione a cui assistiamo da alcuni decenni. L’itierario inzia con
la salita che conduce alla scalinata che dalla rotonda di Santa Caterina
porta alla Torre di Santa Maria dell’Alto e lungo la vecchia strada dei
baroni Fumarola, proprietari storici dell’area oggi protetta, possiamo fare i
primi incontri. Non è raro, infatti, trovare lungo questo tratto Anacamptis
morio. Giunti alla scalinata che conduce al mare, consigliamo di ignorare il
richiamo della discesa e di procedere lungo il muro di cinta della masseria
dove risiedevano i baroni. Qui, infatti, fioriscono numerose Ophrys bertolonii
bertolonii e Anacamptis papilionacea. Tralasciando nuovamente le discese al mare, si prosegue su un
vecchio selciato lungo un muretto a secco che separa la pineta da una bella
gariga. In questo tratto si possono vedere le belle Ophrys candica, O.
passionis e O. incubacea. Quando il selciato incontra a destra una scaletta
in pietra, che conduce nel parcheggio fuori dal parco, in località Cucchiara,
si svolta a sinistra lungo un’ampia traccia sterrata per raggiungere una
pista tagliafuoco. Il nostro itinerario prosegue svoltando a sinistra. Si
raggiunge in breve il mare e la baia di Porto Selvaggio, su cui si affaccia
la torre di Santa Maria dell’Alto e in cui sgorgano ghiacciate le acque oggi
ipogee del fiume che ha scavato la baia. Proseguiamo verso destra,
mantenendoci sulla traccia principale e girando a sinistra solo quando
l’alternativa è rientrare in pineta. Raggiungiamo così un’ampia zona aperta,
la piana della Lea. Si tratta di un antico campo coltivato che,
naturalizzandosi, sta accogliendo molte orchidee come Ophrys neglecta e
diverse specie di Serapias. Proseguendo sempre con il mare a sinistra si
raggiunge una bassa costa rocciosa molto aspra e poi, con una piccola salita,
il grande belvedere sulla cala di Uluzzo. Superiamo Uluzzo e i suoi tesori archeologici,
per entrare nella “terra di mezzo”. Risalendo la piccola altura a destra,
Serra Cicora, incontriamo Anacamptis pyramidalis, A. coriophora fragrans e
Ophrys sicula mentre più avanti, in località Cafari, Anacamptis collina e
Neotinea lactea. Arrivati alla Palude del Capitano ci
sorridono, insieme a orchidee già viste, tre specie non ancora incontrate:
Ophrys lutea, Ophrys apulica e Ophrys bombyli flora.
|
L’Oasi Naturalistica Barsento
Regione: PUGLIA
NOCI (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Strada Vicinale Barsento nei pressi della chiesa di S. Maria di
Barsento
LOCALITÀ DI ARRIVO
Strada Vicinale Barsento nei pressi della chiesa di S. Maria di
Barsento
TEMPO DI PERCORRENZA
1.40 ore
Il percorso parte dal piazzale antistante la piccola chiesa
tricuspide di S. Maria di Barsento, a cui ancora oggi non si è riusciti ad
assegnare la data di costruzione. E’ possibile posteggiare lungo il
vialetto o nel piazzale adiacente alla chiesa.
Dopo una visita alla chiesa ripercorrere il vialetto e
reimmettersi sulla Strada Vicinale Barsento a sinistra,
percorrendola in discesa per 350 metri. Svoltare a destra e percorrere
il largo sentiero in salita con fondo pietroso. Dopo poche decine di metri
sulla sinistra è segnalata la Grotta del Sapone con la sigla PU349, dove
ai tempi della Seconda Guerra Mondiale veniva prodotto il sapone.
Il percorso continua in salita e conduce a un piazzale molto ben
attrezzato; qui si può visitare “La grotta della
Madonna” referenziata PU350, legata a leggende e tradizioni locali.
Si giunge ad un cancelletto che può essere aperto e ci si immerge in una
stradina più stretta che taglia in due un ampio prato con possenti
alberi di Roverella.
Proseguire lungo lo sterrato in un paesaggio di ulivi
che porta alla strada asfaltata dove è presente sulla sinistra un gruppo
di trulli in ottimo stato. A questo punto del percorso ritornare
indietro per raggiungere di nuovo la chiesa barsentana. b
Il nostro lettore Fabio Luperini ci segnala
che i trulli che si incontrano lungo il percorso
sono visibili solo dall’esterno, perché di recente sono
stati acquistati e adibiti a residenza privata, la Chiesa
Barsentana è invece attualmente in fase di restauro e
quindi non sarà accessibile per qualche tempo.
|
Bosco Selva: un’escursione nel cuore
della Puglia
Regione: PUGLIA
SELVA DI FASANO (BRINDISI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Contrada Bosco Selva, Alberobello, nei pressi dell’area picnic
LOCALITÀ DI ARRIVO
Contrada Bosco Selva, Alberobello, nei pressi dell’area picnic
TEMPO DI PERCORRENZA
2 ore
Il facile
sentiero si immerge nella Oasi di Protezione della fauna e della flora del
Bosco Selva poco distante dal centro di Alberobello. L’Oasi, istituita nel
1985, si estende su un vasto querceto di fragno e di roverella.
Il percorso comincia all’incrocio di tre strade, adiacente
all’area attrezzata per bambini. Imboccare il sentiero che va verso l’area
picnic attraversando il varco tra i due muretti in pietra e inoltrarsi nel
sottobosco. Al primo bivio svoltare a sinistra in direzione del “Sentiero del
trullo” per poi immettersi verso destra sul “Sentiero del Pungitopo”.
La strada prosegue leggermente in salita per arrivare a un
bivio; seguire le indicazioni per il “Sentiero del cervone”. Dopo una discesa
pietrosa si svolta a sinistra sul “Sentiero del Canale”. All’incrocio alla
fine del sentiero svoltare a sinistra.
Si raggiunge un’intersezione di più sentieri, svoltare a
sinistra lungo la strada segnalata come “Sentiero del trullo”. In cima si
trovano sulla sinistra un magnifico trullo e poco distante una torre di
avvistamento per gli incendi. Si torna indietro fino all’incrocio principale
e si svolta a sinistra per il “Sentiero del Bosco Selva”. Si giunge a un’area
attrezzata per bambini che costituisce la fine del percorso.
|
Gioia del Colle: l’itinerario di San
Nicola di Genna
Regione: PUGLIA
CASTELLANA GROTTE (BARI)
LOCALITÀ DI PARTENZA
Castellana Grotte
LOCALITÀ DI ARRIVO
Castellana Grotte
TEMPO DI PERCORRENZA
1.45 ore
L’itinerario parte e termina dalla piccola chiesa di San Nicola di Genna nei
pressi di Gioia del Colle, per alcuni rifacimento della chiesetta Santa Maria
di Genna, nominata dal Papa Alessandro III nella bolla del 1180.
Arrivati all’incrocio della piccola chiesa bisogna seguire le
indicazioni stradali per Murgia dei Trulli e subito dopo ci si ritrova al
bivio che determina l’inizio e la fine della passeggiata. Proseguire verso
destra in direzione SC Foggia di Ghezza.
Al bivio si svolta a sinistra. Più avanti ignorare le varie
intersezioni e proseguire dritto fin quando la stradina asfaltata non vi
costringe a svoltare a sinistra. Al bivio sulla strada asfaltata si svolta a
sinistra e a un’altra biforcazione che affaccia su un trullo ancora a
sinistra.
Più avanti vi è
un ultimo bivio che potrebbe suscitare dubbi, infatti una volta lasciato un
casato rurale sulla sinistra bisogna imboccare la stradina a sinistra. A
pochi metri più avanti da quest’ultimo si può vedere sulla destra un piccolo
e grazioso trullo.
Proseguendo sulla strada principale dopo pochi minuti di cammino
ci si ritrova al bivio della partenza.
|
Martina Franca: Bosco Orimini
Regione: PUGLIA
Martina Franca: (TA)
Escursione nel Bosco Orimini di Martina Franca, tra leccio e
macchia mediterranea, all’interno del Parco Naturale Regionale “Terra delle
Gravine”.
La storia del Bosco degli Orimini si perde nella notte dei
tempi: risale agli antichi possedimenti della Famiglia Orimini che
si distinse nelle armi, nelle scienze, nelle dignità della Chiesa, nelle
illustri parentele contratte con le più nobili Famiglie del Regno di Napoli.
La denominazione del Bosco degli
Orimini trae origini dalla omonima Masseria nei pressi
di Crispiano. Questa era una costruzione fortificata con lunghe garitte
di forma circolare e comprendente molti trulli.
Il bosco si estende lungo i versanti e il fondo della gravina dell’Orimini
che in parte si percorrono attraversando un tratto con alberi di leccio
monumentali e roccia affiorante.
Il percorso continua fino alla Masseria Monti Basile, storica masseria dal
singolare prospetto quasi arabeggiante, collocata in posizione dominante
sulla piana tarantina. L’azienda si caratterizza per l’allevamento di
centinaia di capre, tra cui alcune razze autoctone pugliesi come la garganica
e la jonica, dalle quali si ottiene il latte direttamente trasformato in
masseria per la produzione di formaggi caprini e di latticini freschi. Ci si
muove poi lungo i sentieri frequentati dalle capre e tra le radure pascolate
dai cavalli murgesi per chiudere l’anello e fare ritorno alle auto.
|
Trekking: Le Grotte Di Dio, Il
Paradiso All’improvviso
Regione: PUGLIA
MOTTOLA (TA)
Visita guidata a pagamento
Il ticket include materiale informativo e guida autorizzata. Il
prezzo del ticket cambia in base al numero dei partecipanti. Ingresso
gratuito per i bambini di età inferiore a 10 anni
Info e Prenotazioni:
Telefono: (+39) 099 886 7640 – (+39) 3401056269
E-Mail: info@mottolaturismo.it
Libera la mente e il cuore, fai un respiro profondo, rilassati e
viaggia con noi a ritroso nel tempo. Immagina occhi grandi, sguardi severi,
gesti, santi, pellegrini, preghiere e canti, colori e sensazioni forti. È il
fascino senza tempo delle grotte di Dio
L’escursione agli insediamenti rupestri di Mottola ha inizio con
la suggestiva vista dall’alto della gravina e del villaggio
di Petruscio. La seconda tappa è rappresentata dalla chiesa
rupestre di San Nicola definita “la cappella sistina della civiltà
rupestre”, eccezionale per lo stato di conservazione degli affreschi e
stupefacente per la sua bellezza.
Si proseguirà poi
per Casalrotto alla scoperta del villaggio rupestre,
della chiesa su due livelli, un unicum dal punto di vista
architettonico, e del monastero benedettino in rupe di Sant’Angelo. Le
successive tappe sono costituite dalla chiesa rupestre di Santa
Margherita che affascina per la sua pianta irregolare e per il suo ricco
corredo pittorico, e dallachiesa di San Gregorio un vero gioiello con le
sue colonne quadrilobate di pregevole fattura architettonica. Prezioso il
maestoso Pantocrator dell’abside centrale, paragonato dagli studiosi al
Pantocratore del Duomo di Monreale in Sicilia.
E’ possibile scegliere tra il percorso completo di 3 ore e
quello ridotto di 2 ore.
|