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Trekking


Riccioli d’oro: alla scoperta di Francavilla Fontana

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Francavilla Fontana

LOCALITÀ DI ARRIVO

Francavilla Fontana

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore

 

L’ITINERARIO RICCIOLI D’ORO PER SCOPRIRE LE BELLEZZE DI FRANCAVILLA FONTANA

Arte, storia, tradizione, fede e mistero. L’itinerario Riccioli d’Oro farà scoprire al visitatore le bellezze storiche e architettoniche della città di Francavilla Fontana, centro elegante e ricco di testimonianze artistiche.

Spostandoci fuori dal centro abitato il turista sarà poi incantato dal paesaggio dominato da distese di ulivi monumentali, dai tipici muretti a secco e dalle antiche masserie, in parte ristrutturate e che oggi si presentano come bellissimi agriturismi e masserie didattiche. Dal silenzio dei vicoli storici al canto incessante delle cicale nelle caldi estati salentine, tutto questo è Francavilla Fontana, città d’Arte più antica del Salento.

Il viaggio alla scoperta del centro storico parte dal santuario della Santissima Maria della Croce al cui interno sono apprezzabili le decorazioni in legno e alcune tele del settecento, per poi proseguire nel centro della città. Lungo il tracciato troviamo la Seicentesca Porta del Carmine, una delle tre porte sopravvissute di quelle originariamente presenti, edificata tra il 1630 e il 1656, dagli Imperiali. Essi vollero dare una configurazione urbanistica moderna alla città, con un sistema di assi viari e di porte monumentali lungo Corso Roma, caratterizzato dalla presenza di numerosi palazzi nobiliari barocchi.

Passeggiando lungo le vie del centro storico, dove il tempo sembra si sia fermato, si rimane colpiti dalle chiese, dai palazzi nobiliari cinquecenteschi, dai bei vicoli e dalla magnifica piazza Giovanni XXIII, cuore del nucleo antico, sulla quale si erge imponente la Basilica Pontificia Minore – con la cupola più alta del Salento e il magnifico Palazzo degli Imperiali. Questi due monumenti rendono questa città un’autentica gemma che impreziosisce la Terra dei Messapi.

Il palazzo degli Imperiali, costruzione a metà tra una fortezza e un palazzo fatto erigere da Giovanni Antonio del Balzo Orsini verso il 1450 è possibile effettuare visite guidate con esperte guide turistiche che tra aneddoti, curiosità e leggende permetteranno di visitare gli ambienti interni adorni di magnifici affreschi e preziosissime decorazioni barocche, segni di uno straordinario passato. Nel centro storico vi è inoltre un piccolo museo della civiltà contadina (visitabile solo su prenotazione vista la natura privata della collezione), situato in un palazzetto d’epoca vicino al Palazzo degli Imperiali che, insieme alla chiesa di Santa Chiara, può rappresentare la soluzione ideale per trascorrere il tempo durante le ore di chiusura degli altri siti all’interno del circuito urbano.

Nella chiesa, dal bel pavimento maiolicato, sono infatti custodite le 9 statue dei Misteri in cartapesta policroma realizzate tra la fine del 700 e l’800, protagoniste della famosa Via Crucisdella Pasqua Francavillese,visibili anche in periodi lontani dalla Settimana Santa. La chiesa, oggi in stile neoclassico, venne ricostruita nel 1836, dopo l’abbattimento di un precedente edificio di culto (convento delle Clarisse) risalente al XVII secolo. Da qui, il venerdì santo, ha inizio la processione solenne dei misteri, uno dei riti più importanti della settimana santa. Le statue, una dopo l’altra, escono dalla chiesa accompagnate dalle diverse confraternite e dai crociferi: penitenti di diversa estrazione, che portano sulle spalle una pesantissima croce di legno “lu trau”e danno vita a una lunga sfilata silenziosa e ricca di pathos che si snoda tra i vari vicoli del centro storico.

Un percorso ricco e affascinante in cui il visitatore avrà anche l’occasione di entrare nelle piccole botteghe dove le statue in cartapesta prendono forma grazie all’abilità di maestri artigiani o assistere alla produzione dei confetti ricci, dolce simbolo di Francavilla Fontana, dalla forma bitorzoluta, a base di mandorle, zucchero, acqua e aromi naturali.

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323

 

Salento, Latiano: A passo lento fra gli ulivi

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Latiano

LOCALITÀ DI ARRIVO

Latiano

TEMPO DI PERCORRENZA

3 ore

 


UN ALTRO TERRITORIO DELL’ALTO SALENTO, RICCO DI TRADIZIONI E NATURA, SIAMO A LATIANO

Il territorio di Latiano, storicamente influenzato dalla vicinanza di Francavilla Fontana da una parte e da quella di Mesagne dall’altra, esercita il ruolo di cittadina di “passaggio”, non certo in termini riduttivi ma per indicare un ambiente che costituisce una sorta di “piccola bomboniera” in cui è possibile beneficiare del bellissimo paesaggio rurale caratterizzato da una campagna dolce ed antica. L’itinerario “A Passo lento fra gli Ulivi” ci permetterà di scoprire questo piccolo abitato che sorprende per le sue bellezze architettoniche e naturalistiche.

Si parte dall’ex Convento dei Domenicani, in Via Santa Margherita, attualmente polo museale contenente collezioni sulle arti e tradizioni di Puglia, sul vino, sulle stoffe e l’abbigliamento e che ospita uno degli Info Point della Terra dei Messapi; quest’ultimo costituisce un nodo della rete degli itinerari in cui ricevere informazioni e conoscere la cultura rurale del territorio.

Annesso all’ex convento, la Chiesa del S.S. Rosario, cappella risalente al XVI secolo, con volta di pianta quadrata è finemente decorata da affreschi raffiguranti i quattro evangelisti e l’Eterno Padre; al suo interno è custodita inoltre un’antica tela artistica. Continuando lungo la via, noteremo la Torre del Solise e la casa natale del Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, beatificato il 2 ottobre 1980 da Giovanni Paolo II. Poco più avanti si incrocia la centralissima Piazza Umberto I dove è possibile ammirare il settecentesco Palazzo Imperiale, detto Castello, risalente al XII secolo, che nel tempo si trasformò da fortezza a palazzo signorile.

A pochi metri dal Castello è possibile visitare il museo sulla storia della farmacia e la casa-museo Ribezzo–Petrosillo, al cui interno sono conservati una collezione di libri antichi e alcuni interessanti reperti messapici provenienti dal parco archeologico di “Muro Tenente”. Lungo le strade che ci conducono alla scoperta della storia della città il visitatore potrà fermarsi in una delle pasticcerie del luogo dove acquistare, rapito dal profumo, una confezione dolci di Pasta Reale, a base di morbida pasta di mandorla modellata in svariate forme. Conclusa la visita della bella cittadina, il viaggio continua alla scoperta del paesaggio rurale fuori dal centro abitato. Dirigendoci a Nord, tra distese di ulivi, troviamo una delle nove masserie didattiche del Gal Terra dei Messapi, la Masseria Marangiosa.

Importante Azienda agricola – casearia, a Marangiosa è possibile sostare e riposare in quanto al suo ingresso è ubicato una delle aree di sosta attrezzate della rete degli itinerari della Terra dei Messapi. Ancora più a nord di Masseria Marangiosa incontriamo poi il boschetto degli Scaracci. Cinto da muretti a secco, è caratterizzato dalla presenza di Querce da sughero (Quercussuber), che si ergono fra Lecci, Roverelle, una fitta macchia mediterranea del sottobosco, e alcune vore (aperture naturali nel terreno la cui funzione è quella di drenaggio delle acque piovane verso le falde sottostanti), le quali, pur costituendo una caratteristica fondamentale della geomorfologia territoriale, impongono al visitatore un’attenzione particolare durante la sua passeggiata nel bosco.

Dirigendoci invece in direzione Sud-Ovest incontriamo il Santuario di Maria S.S. di Cotrino, con l’antica chiesetta seicentesca che conserva un affresco miracoloso della Beata Vergine Maria mentre in direzione Est è possibile visitare il sito fortificato messapico “Muro Tenente” che prende il nome dalle due masserie ubicate nella zona. L’area è liberamente visitabile e permette di osservare un tratto, di quasi tre chilometri di estensione, dell’antica cinta muraria messapica. Al suo interno sono state rinvenute tracce delle fondamenta delle abitazioni, della necropoli e di un tratto di strada, dove sono ancora evidenti i solchi scavati dalle ruote dei carri, che si ipotizza facesse parte della antica Via Appia.

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
Fax: 0831735323

 

Cuore di Pietra, il centro storico di Mesagne

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Mesagne

LOCALITÀ DI ARRIVO

Mesagne

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore

 

NELL’ALTO SALENTO, MESAGNE RAPPRESENTA UNA TAPPA OBBLIGATA

Il Comune di Mesagne è caratterizzato dalla presenza di un centro storico dalle origini antiche e influenzato dalle tante culture di popoli che nei millenni si sono insediate nel paese pugliese.

Caratteristiche che si fondono tutte nel Castello Normanno Svevo e nelle vie limitrofe le quali racchiudono diversi aspetti storico-culturali: dall’insediamento messapico a quello romano passando per gli insediamenti rupestri; dall’impianto medievale del centro storico al pregio architettonico cinquecentesco passando per la modernità del barocco e di alcuni esempi ottonovecenteschi.

L’itinerario urbano permetterà una visita completa del centro storico di Mesagne, caratterizzato dalla particolare forma a “cuore” e da una struttura urbanistica compatta. Si parte dalla cinquecentesca e monumentale Porta Grande, principale testimonianza dell’antica cinta muraria, dalla quale si accede al nucleo storico. S’imbocca sulla destra Via Castello, nella quale si trovano i vecchi complessi cinquecenteschi dove oggi trovano spazio attività enogastronomiche e culturali, raggiungendo l’ingresso del Castello Normanno Svevo, il monumento più rappresentativo della città e che ospita il “Museo Ugo Granafei” con importanti reperti medievali, messapici e romani.

Il percorso all’interno del Castello, le cui origini si farebbero risalire al IX secolo, è un suggestivo viaggio fra storie e leggende. Accompagnati da guide esperte si apriranno le porte di una fortezza che conserva negli ambienti, negli affreschi e nelle bellissime porte dipinte con la tecnica del finto marmo, i segni di uno straordinario passato mentre le strette scale e gli ambienti sotterranei ci raccontano storie di combattimenti, di arcieri e soldati.

Dopo la visita al castello si procede verso la vicina cinquecentesca Piazza Orsini del Balzo, anticamente chiamata Piazza dei Principi, su cui si affacciano Palazzo Cavaliere e la chiesa di Sant’Anna, una delle più belle e armoniose chiese barocche del Salento. Attraverso un caratteristico e stretto passaggio si arriva in pochissimo tempo al sito archeologico di Vico Quercia. Qui importanti tracce archeologiche testimoniano la forte impronta lasciata dai Messapi. Continuando sulla via, si giunge alla Chiesa Matrice, di impianto barocco e ricca di pregevoli elementi artistici.

La chiesa si affaccia su piazza IV Novembre, chiamata anticamente Piazza Sedile o Piazza dei Nobili, testimone di importanti avvenimenti civili, religiosi e militari della Città. Sul lato opposto alla piazza del Sedile è situata la biblioteca comunale nel palazzo dell’Orologio risalente al 1867, con al suo interno oltre 30.000 volumi tra cui un incunabolo, ovvero uno dei primi esemplari di libro a stampa. In via Eugenio Santa Cesaria si può visitare il frantoio semi-ipogeo, testimonianza di quanto in passato fosse importante la produzione dell’olio.

All’interno si ammira un’antica macina alla calabrese, i resti di un torchio e un camino. Il frantoio oggi ospita un Info Point della Terra dei Messapi pensato come nodo della rete degli itinerari in cui ricevere informazioni e conoscere la cultura rurale del territorio. L’itinerario prosegue tra tipici vicoli e piazzette del centro storico giungendo a Porta Piccola, ultima tappa del nucleo antico prima di la chiesa barocca di Santa Maria in Betlem con accanto l’ex Convento dei Celestini, attuale palazzo di Città. Camminando lungo le mura esterne del centro storico si arriva in breve al Teatro Comunale, restaurato e funzionante ospita oggi numerose stagioni teatrali.

Quasi di fronte al Teatro si trova la monumentale Porta Nuova costruita per un migliore accesso dal centro abitato verso la parte di costruzione più recente della città e viceversa. Prima di imboccarla per rientrare nel nucleo storico antico si può visitare la vicina chiesa dei Domenicani e, poco distante, il Tempietto bizantino di San Lorenzo. La Città di Mesagne è inoltre meta ideale per quanti sono alla ricerca di sapori antichi. Nel centro storico, infatti, aprono le loro porte ai turisti trattorie e ristoranti che preparano piatti della tradizione contadina, vanto di una comunità che ha saputo credere nel futuro partendo dalla proprie radici.

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
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Terra dei Messapi: Sulle strade del vino

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Torchiarolo

LOCALITÀ DI ARRIVO

San Pancrazio Salentino

TEMPO DI PERCORRENZA

1 giorno

 

IL VINO, IDENTITA’ E TRADIZIONE PUGLIESE

Immaginate di avere di fronte una vigna che si estende per centinaia di ettari. Negroamaro, Malvasia Nera, Primitivo, uve che lavorate sapientemente dalle cantine locali regalano ogni anno vini apprezzati in tutto il mondo: il Salice Salentino, lo Squinzano e il Brindisi, tutti vini di origine controllata (DOC) che colorano di rosso la Dieta Mediterranea.

Inizia il nostro viaggio nella valle delle cantine alla scoperta delle testimonianze messapiche, dalle cappelle votive e chiese rurali senza dimenticare le aree umide ed i piccoli boschi. L’itinerario parte dal Comune posto più ad est della Terra dei Messapi, il comune di Torchiarolo. Dopo aver visitato il piccolo centro storico, il percorso ciclabile (percorribile anche a piedi e in auto) si dirige verso la chiesa della Madonna delle Grazie, posta ad un bivio lungo la strada comunale che conduce a Lido Presepe e Torre San Gennaro.

Nei pressi della chiesa, si trova Torre Bartoli, che insieme a Torre Lo Muccio, rappresenta un classico esempio di masseria-torre da cui si avvistavano i nemici provenienti dal mare. A causa della sua vicinanza con l’adriatico, Torchiarolo fu esposta, a più riprese, incursioni Turche. Continuando il nostro percorso nell’agro di Torchiarolo arriveremo agevolmente al santuario della Madonna di Galeano, ubicato in mezzo a grandi estensioni di uliveti, dove la religiosità del luogo sacro sembra fondersi con la natura circostante, costruendo una perfetta sintesi dei sensi umani con lo spirito.

Proseguendo in direzione nord, lasciandoci alle spalle il centro abitato, attraverseremo sentieri rurali passando da Masseria Piutri, (una delle nove Masserie Didattiche della Terra dei Messapi) e, da Masseria Pisciani (l’agriturismo più a est della Terra dei Messapi). Chiudiamo l’anello turistico nella zona nord di Torchiarolo visitando Valesio, dove sono venute alla luce i resti di antiche terme romane e le cinta murarie; nel sito insiste Masseria Grande, edificio rurale che ospita, al suo interno, uno degli Info Point della Terra dei Messapi.

Valesio è un sito archeologico a cielo aperto e visitabile liberamente. Poche centinaia di metri a nord inizia il Bosco Tramazzone – Cerano, importante Sito di Interesse Comunitario (SIC) caratterizzato da una fitta Lecceta e da interessanti esemplari di Roverella e macchia mediterranea. Gli amanti della fotografia troveranno pane per i loro denti grazie alla ricca fauna e la tante specie floreali; Per gli esperti della mountain bike, Cerano offre sentieri immersi nella vegetazione, ricchi di ostacoli naturali, che vi condurranno fino alle dune sabbiose della costa adriatica sulla quale il bosco si affaccia. E’ inutile ricordare il massimo rispetto per l’ambiente circostante e la necessità di indossare tutte le precauzioni per la sicurezza personale, come il casco, in testa ben allacciato, le protezioni per le articolazioni e una buona dose di prudenza.

Attraversando paesaggi caratterizzati da grandi estensioni di vigneti e uliveti. La strada ciclabile ci conduce a San Pietro Vernotico Città in cui è cresciuto il grande cantautore italiano, Domenico Modugno. Qui le botteghe artigianali, gli stabilimenti oleari e le cantine ci ricordano i colori e i suoni che hanno ispirato Modugno nella scrittura delle sue prime opere. In questo percorso cantine e oleifici, vocati per tradizione all’accoglienza turistica, vi faranno visitare i locali dove avviene annualmente la trasformazione dell’uva e delle olive in vino e olio; potrete acquistare la vostra bottiglia direttamente in azienda dopo aver degustato i vari blend disponibili.

Attraversando le vie di San Pietro Vernotico passerete certamente nella centralissima Piazza del Popolo, dove Mimì (così veniva chiamato Domenico Modugno dai suoi compaesani) amava suonare e passare il tempo con gli amici. Nella stessa piazza troverete a pochi passi l’uno dall’altra, il Palazzo dell’orologio, ex Municipio Comunale e oggi in parte Info Point della Terra dei Messapi, la chiesa matrice, risalente al 1400, la possente Torre Baronale, conosciuta anche come Torre Quadrata.

Lasciandovi piazza del popolo alle spalle e imboccando via S. Pietro arriverete alla chiesa dedicata al Santo Patrono della città. Nel tragitto noterete le caratteristiche case dette acannizzu, ultimi esemplari di un’architettura urbana dello scorso secolo realizzata con materiali poveri e semplici. La copertura di queste case era realizzata con travi massicce in legno (murali) ricoperte di canne intrecciate tra loro e ricoperte (incannucciate) con malta e paglia. Anche Campo di Mare rientra nell’agro di San Pietro Vernotico, incantevole località balneare caratterizzata da costoni argillosi e dalla presenza quasi costante del vento di tramontana, che la rende un luogo piacevolmente ventilato e ideale per gli amanti degli sport nautici a vela.

Attraversato il Comune di Mr. Volare, prendiamo un buon pacco di friselle (friseddhre in dialetto) o taralli da uno dei forni locali e avviciniamoci alla “Città del Vino”, Cellino San Marco. Il contesto rurale in quest’area è caratterizzato prevalentemente da estesi vigneti per la produzione vinicola. Rimangono, tuttavia, alcune interessanti aree boschive, resti dell’antica Foresta Oritana che ricopriva in passato gran parte del territorio della provincia di Brindisi, come il Bosco Li Veli, ubicato vicino a Villa Neviera lungo la SP 77 in direzione Guagnano. Seguendo la SP51, in direzione delle Tenute Carrisi, si giunge al Bosco di Curtipetrizzi (Bosco Aurito), area interessante anche per le caratteristiche recensioni con muretti in pietra asecco presenti nella zona. Cellino ha preso il nome nel corso degli ultimi decenni di “Città del vino” ed è riconosciuta porto ideale per l’enoturista che dopo una breve escursione nella cittadina può assetare la sua “sete” nelle apprezzate cantine locali, degustare le pietanze tipiche in uno degli agriturismi della zona o rilassarsi in percorsi wellness immersi tra gli ulivi.

Il viaggio nella “Valle del Negroamaro”, riprende verso sud-ovest fino ad arrivare a San Donaci dove entreremo nel più antico luogo di culto della Storia del Salento, San Miserino, il tutto rimanendo all’interno del “Limitone dei Greci”, confine immaginario tra i territori bizantini e quelli dei longobardi che divideva idealmente queste terre. Anche qui il paesaggio continua ad essere caratterizzato da vigne e percorrendo la pista ciclabile che dal centro abitato conduce a nord, noteremo una cupola che si erge dal terreno agricolo circostante. Siamo in prossimità del tempietto di San Miserino. Costruito in pietra probabilmente nel VI secolo a.c., è considerato da alcuni studiosi il luogo di culto paleocristiano più antico di tutta la penisola salentina. Dal tempietto torniamo indietro sul sentiero ciclabile e proseguiamo in direzione sud verso il centro abitato.

Qui numerose cantine vinicole apriranno le loro sale per visite guidate e degustazioni. Tra di esse la Cantina Cooperativa di San Donaci è lo stabilimento vitivinicolo di tipo cooperativo più antico della provincia di Brindisi la quale, oltre a vantare un’eccellente qualità produttiva, presenta una suggestiva bottaia ricavata nelle vecchie cisterne sotterranee. Sul versante opposto di San Donaci incontreremo un suggestivo acquitrino stagionale, denominato Li Paduli, che ospita numerose specie di avifauna e importante luogo di ricerca micro-biologica universitario.

Percorrendo il sentiero sterrato che taglia in due l’area umida, percorrerete un tratto di strada in comune con un altro itinerario turistico, “Il limitone dei Greci”. Per continuare a scoprire il territorio e quindi la fine dell’itinerario “Messapi di Vino” vi rimandiamo al prossimo paragrafo. Ma intanto vi anticipiamo che San Pancrazio Salentino, ultima tappa di questo percorso nell’enologia della Terra dei Messapi, è il Comune più vicino alla costa Ionica di tutti e otto i Comuni del Gruppo di Azione Locale e ospita molteplici punti di notevole interesse storico – archeologico.

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
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La Via Appia verso Brindisi

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Mesagne

LOCALITÀ DI ARRIVO

Francavilla Fontana

TEMPO DI PERCORRENZA

5 ore

 

ALLA SCOPERTA DELLA PUGLIA PERCORRENDO L’APPIA ANTICA

Un percorso immaginario lungo l’ultimo tratto di quella che è stata definita la “Regina Viarum” tra Brindisi e Roma”.

L’itinerario coinvolge tre Comuni (Mesagne, Latiano e Francavilla Fontana) ed è possibile iniziare a percorrerlo sia dal confine orientale che da quello occidentale della Terra dei Messapi. Noi simuleremo l’arrivo nella Terra dei Messapi dai più vicini scambi intermodali (porto, aereoporto e stazione ferroviaria) di cui è dotata la vicinissima (12 Km) Brindisi. Per questo motivo il nostro viaggio partirà da Mesagne. Dopo una visita al centro, per il cui dettaglio si rimanda al percorso “Mesagne: Cuore di Pietra”, si imbocca la SP45 per Latiano, si svolta a sinistra e si prosegue su una strada con segnaletica cicloturistica che conduce al Parco archeologico di Muro Tenente. Il sito posto al confine tra i Comuni di Mesagne e di Latiano costituisce un’importante testimonianza della permanenza delle civiltà messapiche nel Salento, formando un sistema coordinato con Oria, Manduria e Torchiarlo (Valesio). Le sue mura monumentali si estendono per oltre due chilometri e mezzo racchiudendo una cittadina di cultura messapica la cui estensione è di circa 50 ettari. Guide esperte vi condurranno alla scoperta dei ritrovamenti che si trovano in quest’area, quali il sistema abitativo e i corredi del rituale funerario, i quartieri periferici e le grandi fortificazioni.

Di seguito il percorso conduce a Latiano (di cui abbiamo già esposto le caratteristiche nell’itinerario precedente “A passo lento fra gli ulivi”). Giunti nella città dei Musei e del Beato Bartolo Longo si può visitare il centro storico, il Palazzo Imperiale (Castello) e i Musei cittadini. Da qui si può proseguire lungo la via Appia in direzione Francavilla Fontana oppure verso Nord (presso il cimitero) in direzione di Ceglie Messapica.

Seguendo la via Appia a circa un chilometro dal centro abitato, all’interno di un bosco di ulivi, si incontra il Santuario della Madonna di Cotrino, con l’antica chiesetta seicentesca e il monastero dei Padri Cistercensiche ospita un punto vendita di prodotti e manufatti realizzati dagli stessi monaci. Spostandoci verso nord-ovest in direzione di Ceglie Messapica, imbocchiamo la strada che costeggia il cimitero di Latiano attraversando bellissime distese di uliveti monumentali, muretti a secco e trulli. Passeggiando, meglio se in bicicletta, in questi contesti bucolici nei pressi della masseria didattica Marangiosa, noteremo come i campi coltivati ad ulivo si alternino a terreni destinati alla produzione di foraggio.

Gli allevamenti zootecnici della zona costituiscono un elemento importantissimo per la produzione lattiero casearia locale. Tra le tante tipologie di formaggi ricordiamo, tanto per citarne uno, la “pampanella”, formaggio fresco che deve il suo nome al pampino o pampano (la foglia del fico) nel quale era tradizionalmente servita. Proseguendo dritto in direzione Nord, lungo la via principale sterrata, si arriva, dopo pochi chilometri, a San Vito dei Normanni.

Se, invece, si decide di tornare indietro, prima di arrivare alla masseria Marangiosa, si consiglia di svoltare a sinistra e attraverso una strada sterrata, che successivamente diventa asfaltata, è possibile visitare l’insediamento rupestre di Grottole e l’omonima masseria, che, sebbene di proprietà privata, conserva una grande quantità di strumenti ed attrezzi usati un tempo per il lavoro nei campi. Continuando il percorso in direzione Ovest si arriva a Francavilla Fontana (Riccioli d’oro). Qui sono tante le opportunità per scoprire il territorio, dove alle bellezze naturali si aggiungono le numerose strutture a secco realizzate dall’uomo, come muretti, specchie, i rulli e chiese rurali. Tutto frutto della ricerca nel corso dei secoli di qualcosa di molto raro, il senso del bello, che ha reso unica questa terra.

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
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Scoprire il Salento: Limitone dei Greci

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Mesagne

LOCALITÀ DI ARRIVO

San Pancrazio Salentino

TEMPO DI PERCORRENZA

4 ore

 

IL SALENTO È UNA TERRA RICCA DI TESORI DA SCOPRIRE 

Il limitone dei Greci, linea di confine tra Bizantini e Longobardi, è il nome scelto per immaginare l’itinerario che comprende, in una manciata di chilometri, tre comuni della Terra dei Messapi: Mesagne, San Donaci e San Pancrazio Salentino.

L’itinerario che attraversa il confine immaginario dal quale prende il nome, si snoda tra vigneti, uliveti ed estesi campi di grano. Questa passeggiata e farà conoscere al visitatore luoghi ricchi di storia e apprezzare la viticoltura locale dalle quale si ricava un vino dal colore rosso rubino intenso e dal profumo fruttato oggi apprezzato in tutto il mondo. Il percorso parte da Mesagne, città Messapica che potete scoprire leggendo l’itinerario “Cuore di Pietra”, in direzione Sud si prosegue su una strada con segnaletica cicloturistica.

A circa un chilometro dal centro abitato bisogna imboccare una stradina sulla destra e al bivio successivo la strada sulla sinistra. Al bivio del chilometro 4.9 si prende ancora a sinistra e, dopo circa 500 metri si giunge all’attraversamento della SP 74 che collega Mesagne a San Pancrazio. Qui, nei pressi della Masseria Muro Maurizio, sono state rinvenute testimonianze di epoca messapica. All’altezza del chilometro 9 si attraversa la SP 51 Oria – Cellino San Marco e si continua dritto su strada sterrata, caratterizzata dalla presenza di alberi di eucalipto, che sfocia su un altro tratto asfaltato e ciclabile nei pressi del tempietto di San Miserino, considerato luogo di culto paleocristiano più antico del Salento. La struttura mostra ancora la tipica copertura a cupola, l’interno è circa due metri al di sotto del piano della campagna circostante ed è ancora possibile apprezzare tracce di un mosaico a tessere scure che decorava il pavimento. A San Donaci sono visibili alcune masserie: Masseria Monticello, Falco e Palazzo, alcune ancora discretamente conservate. Entrati a San Donaci non si può non visitare una delle tante cantine locali. Fatevi guidare dai nostri sommelier alla scoperta dei vini Di Origine Controllata (DOC) apprezzati in tutto il mondo come il Salice Salentino, lo Squinzano e il Brindisi, che colorano di rosso la Dieta Mediterranea. Il bicchiere di vino potrà essere gustato anche in uno dei tanti ristorantini tipici del luogo alcuni piatti tipici della tradizione contadina a base di legumi e ortaggi tra i quali vi consigliamo “ciceri e tria”, pasta fatta in casa, per metà bollita e per metà fritta, condita con ceci.


Provatela e non ve ne pentirete. Uscendo dall’abitato verso sud, lungo la strada che porta al cimitero dopo averlo oltrepassato e seguendo la strada sulla destra, un viottolo sterrato conduce alla zona de Li Paduli. Un’area bonificata nel 1922 e oggi ancora interessata da fenomeni di impaludamento nei periodi caratterizzati da persistenti e abbondanti piogge. Gli acquitrini che si formano sono importanti, dal punto di vista ecologico, perché consentono a diverse specie di volatili di sostare nei mesi di migrazione.

Il percorso prosegue in direzione ovest verso l’area archeologica Li Castelli, presso San Pancrazio Salentinoche gli studiosi indicano come sito messapico, successivamente colonizzato dai Romani e dove e possibile trovare un altro punto di sosta della rete degli itinerari della Terra dei Messapi. Sempre ad ovest del centro abitato a San Pancrazio, un luogo di culto isolato, legato alla tradizione monastica italo-greca, è la Grotta dell’Angelo ubicata all’interno dell’Agriturismo e masseria didattica Torre Vecchia in cui il visitatore può trovare vino, olio, ottimi formaggi di capra, salumi, conserve di frutta, carni e latticini.

Oggi la grotta è ricoperta da una struttura protettiva perché possa conservarsi insieme ai suoi affreschi, le tombe e tutti i beni culturali in essa contenuti. A circa 3.5 chilometri a nord-ovest del centro abitato, lungo la strada che conduce a Torre Santa Susanna, si giunge al santuario si Sant’Antonio alla macchia, costruito su un’antica cripta in cui era raffigurato il Santo. Qui vi potrete riposare prima di fare ritorno al luogo di partenza seguendo il sentiero indicato nell’itinerario che attraversa le campagne tra San Pancrazio Salentino e Mesagne. Sempre nei pressi del San tuario godrete di un paesaggio naturale incontaminato da osservare in relax presso l’area di sosta appartenente alla Rete degli Itinerari della Terra dei Messapi.

 

 

 

GAL TERRA DEI MESSAPI
Via Albricci 3, Mesagne (BRINDISI)
Telefono: 0831734929
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Apertura al pubblico dal Lunedì al Venerdì 9.00/12.30 – 15.30/18.30

 

 Itinerario naturalistico in Terra d’Arneo

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Porto Selvaggio

LOCALITÀ DI ARRIVO

Porto Cesareo

TEMPO DI PERCORRENZA

Variabile


IL SALENTO HA UN TERRITORIO CHE VA OLTRE LE NOTE SPIAGGE, CARATTERIZZATO DA ECOSISTEMI NATURALI VARI E RICCHI

L’itinerario proposto mette a sistema le preziose emergenze naturalistiche che insistono sul territorio della Terra d’Arneo, dove è presente una delle Aree Marine Protette più estese d’Italia e diversi Siti d’Importanza Comunitaria (SIC).

Nella prima parte si transita nel territorio del Parco Regionale Naturale di Porto Selvaggio e della Palude del Capitano, dove si trova una delle spiagge più belle d’Italia oltre alle grotte che hanno restituito reperti preistorici e pesci fossili.

La visita alla Palude del Capitano permette di ammirare particolari specie botaniche e il raro fenomeno carsico delle “spunnulate”, ovvero depressioni nel terreno con acque salmastre che creano piccoli bacini o laghetti, tra questi il più ampio denominato “Lago del Capitano”.

La successiva tappa porta a conoscere la penisola della Strea, una lingua di terra che fronteggia l’abitato di Porto Cesareo formando un’ampia laguna. E’ una delle zone centrali della Riserva Naturale Orientata Regionale della Palude del Conte e Duna Costiera, che vede la presenza di rare specie animali e vegetali.

Il lungo tratto di costa della Riserva Marina è caratterizzato dalla presenza di un sistema difensivo e di avvistamento di Torri Costiere fortificate erette tra il 1563 e il 1569 per difendere il territorio dagli assalti dei Turchi e Saraceni.

Una linea continua di fortificazioni che comunicavano tra loro visivamente tramite segnali: fumate di giorno, fuoco di notte o acusticamente mediante campane. Alcune di queste torri sono oggi visitabili ed adibite a sede di musei e centri studi.

La successiva tappa porta a conoscere la penisola della Strea, una lingua di terra che fronteggia l’abitato di Porto Cesareo formando un’ampia laguna. E’ una delle zone centrali della Riserva Naturale Orientata Regionale della Palude del Conte e Duna Costiera, che vede la presenza di rare specie animali e vegetali.

Il lungo tratto di costa della Riserva Marina è caratterizzato dalla presenza di un sistema difensivo e di avvistamento di Torri Costiere fortificate erette tra il 1563 e il 1569 per difendere il territorio dagli assalti dei Turchi e Saraceni.

Una linea continua di fortificazioni che comunicavano tra loro visivamente tramite segnali: fumate di giorno, fuoco di notte o acusticamente mediante campane. Alcune di queste torri sono oggi visitabili ed adibite a sede di musei e centri studi.

L’ultima tappa del viaggio riguarda le spunnulate di Torre Castigliane, a Porto Cesareo, doline di crollo all’interno delle quali si rinviene uno specchio d’acqua che materializza la falda idrica sotterranea.

Particolarmente interessante è la tipica vegetazione della macchia mediterranea che ricopre le spunnulate: lungo i bordi superiori l’asfodelo ramosus e l’urginea maritima, lungo le pareti lecci e mirto, sul fondo la flora è igrofila e acquatica come il giunco maritimus e il giunco acutus.


In Cammino con Maria, Il culto mariano nelle Serre Salentine

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Galatone

LOCALITÀ DI ARRIVO

Felline di Alista

TEMPO DI PERCORRENZA

Variabile

 

LE TERRE SALENTINE META DI PELLEGRINAGGIO 

Le Terre del Salento non sono solo mete per un turismo estivo e di massa, ma sono anche luoghi ricchi di mete di pellegrinaggio, in un territorio in cui molte e ricche sono le testimonianze della fede

L’itinerario è un nuovo cammino culturale, che ricalca in parte antichi percorsi di pellegrinaggio in cui Maria assume un ruolo centrale nella proiezione di valori, aspettative individuali e collettive, consuetudini, riti e modi di vita.

Toponimi urbani e rurali, chiese, cappelle, conventi, tradizioni secolari raccontano di una religiosità mariana ancora intensa, caratterizzata da una spiritualità viva e autentica.

L’itinerario attraversa le dolci rugosità delle Serre, tra terra e mare, tra filari interminabili di vigne e olivi e si articola intorno a tre luoghi rappresentativi della fede e della devozione locale, un tempo mete di continui pellegrinaggi.

L’identità e la memoria collettiva sono custodite nei “nodi mariani” della Casa del Pellegrino del Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone, della Madonna della Coltura di Parabita e della Vergine dei Fiumi di Racale.

In questi antichi luoghi, un allestimento ad hoc consente di riscoprire l’esperienza del cammino spirituale e di rivivere i momenti più significativi del culto mariano dei quattordici comuni del GAL Serre Salentine.

L’itinerario è suddiviso in tre tappe per una migliore fruizione del territorio, la prima tratta “In Cammino con Maria, da Galatone a Sannicola”, parte dal “nodo mariano” della Casa del Pellegrino del Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone e continua fra le “Madonne” della Neve di Neviano, delle Grazie di Collepasso, dell’Annunziata e di Monte Grappa di Tuglie, dirigendosi verso la Madonna delle Grazie di Sannicola.

Nella seconda “In cammino con Maria, da Gallipoli a Casarano”, si camminerà nell’entroterra ricalcando l’antico percorso dei pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca, passando dai paesaggi costieri a quelli rurali, dalle aree archeologiche ai gioielli d’arte, dall’archeologia industriale agli insediamenti rupestri.

Nell’ultima tratta “In cammino con Maria, da Melissano a Felline di Alliste”, i riti mariani assumono i caratteri della stagionalità: il passaggio dall’inverno alla primavera è segnato dalle locali solennità dedicate alla Vergine Madre.

 

GAL SERRE SALENTINE

Racale (LECCE)

Telefono: 0833.908988

 

Murgia: I tratturi sulle orme della transumanza

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Canosa di Puglia

LOCALITÀ DI ARRIVO

Spinazzola

 

SULLE ORME DELLA TRANSUMANZA, CAMMINANDO SUI TRATTURI DALLA PUGLIA ALL’ABRUZZO 

L’itinerario proposto è un viaggio alla scoperta dei siti più significativi del comprensorio del Gal Murgia Più, cinque percorsi per valorizzare il culto micaelico diffuso in questo territorio e il glorioso passato medioevale.

Gli itinerari toccano città accomunate da elementi paesaggistici e storici strettamente interconnessi tra loro: l’altopiano carsico delle Murge e la civiltà rupestre, le strade dei pellegrinaggi medioevali e della transumanza.

Si parte alla scoperta di Canosa di Puglia e dei suoi monumenti paleo-cristiani legati al vescovo Sabino il quale costruì una sorta di cinta difensiva sacra intorno alla città con la realizzazione a sud del Complesso di San Pietro, la sistemazione a nord del battistero di San Giovanni affiancato alla Chiesa di Santa Maria e, infine, la risistemazione nel suburbio a sud-est del Complesso martiriale dei Santi Cosma e damiano, oggi nota come di basilica di San Leucio.

La seconda tappa è Gravina in Puglia e le sue grotte, luoghi di antichi rifugi e abitazioni dai quali nacquero i quartieri Piaggio e Santovito. Si attraversano poi gli antichi tratturi pastorali e i luoghi di culto precristiano dedicati alla Madonna della Stella, la cripta rupestre del Padre Eterno, il complesso ipogeo delle Sette Camere, la cripta bizantina affrescata di San Vito Vecchio.

La passeggiata per Minervino Murge permette di scoprire la grotta dedicata alla dea Minerva, l’attuale grotta di San Michele e l’omonima Chiesa, la cattedrale della Madonna della Croce, il Santuario della Madonna del Sabato e lo spettacolare panorama del belvedere.

A Ruvo di Puglia si cammina alla volta delle significative collezioni conservate nel Museo Archeologico Nazionale Jatta e della tomba delle danzatrici della Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la sua cisterna romana, la cosidetta grotta di San Cleto, rinvenuta al di sotto dell’attuale Chiesa del Purgatorio.

L’itinerario termina con la visita a Poggiorsini e Spinazzola, la cui storia è legata alle vicende dei cavalieri gerosolimitani e alle famiglie feudatarie dei Carafa di Andria e degli Orsini di Gravina.

Spinazzola ha origine da una delle stazioni lungo la via Appia e si trova lungo il tragitto del Regio Tratturo Melfi-Castellaneta, principale asse della transumanza della zona, che ripercorreva l’antica via Appia sino a Taranto.

 

CANOSA DI PUGLIA (BARLETTA)

 

Il Cammino dell’Angelo o dell’Arcangelo

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

San Severo (FG)

LOCALITÀ DI ARRIVO

Monte S’Angelo (FG)

TEMPO DI PERCORRENZA

Variabile

 


LAMBITO ANCHE DALLA VIA FRANCIGENA DEL SUD, IL CAMMINO DELL’ANGELO PERMETTE DI SCOPRIRE UNA PUGLIA INEDITA

Nel territorio più famoso della Puglia, si nascondono ancora bellezze e antichi scrigni da scoprire. Quasi completamente circondato dalle mille sfumature di blu del mar Adriatico, il Gargano è tra le mete pugliesi più ambite dai turisti per le proprie vacanze, non solo per la natura selvaggia e l’esplosione di colori e profumi dei suoi paesaggi, ma anche per la forte cultura storica, le botteghe artigiane e le chiese e i monumenti che ne caratterizzano i borghi. Proprio di qui passa, inoltre, la Via Francigena del Sud, un ponte tra Oriente e Occidente che, attraverso i tratturi percorsi dai pastori in periodo di transumanza, collega Brindisi a Roma. Sulla propria pelle si percepisce il respiro della Storia, percorrendo in particolare parte di un itinerario le cui origini risalgono al Medioevo, la Via Sacra Longobardorum, oggi conosciuta anche come Il Cammino dell’Angelo (o dell’Arcangelo), poiché univa la località di Moint Saint Michel in Francia al santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo. La grotta-santuario dedicata al “principe delle milizie celesti”, di immenso fascino e suggestione, si trova a pochi chilometri da Cagnano Varano e ogni anno accoglie numerosissimi fedeli provenienti da ogni parte d’Europa, in particolare per la festa dell’8 maggio, in cui si celebra l’apparizione dell’Arcangelo.

L’itinerario proposto nel territorio del Gargano, percorribile a piedi o in auto, vuole richiamare una tradizione risalente al periodo del Medioevo. Ancora oggi si può seguire un tratto dell’antico percorso che univa Mont Saint Michel in Francia al Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Sono tre le tappe dell’itinerario. Si comincia, in prossimità dello scomparso Casale di San Eleuterio, con la tratta che porta da San Severo a Stignano (nel comune di San Marco in Lamis) attraversando il tavoliere e addentrandosi nella montagna garganica attraverso la grande valle che taglia in due il promontorio. Nella seconda, da Stignano a S. Giovanni Rotondo, si segue la strada percorsa dai fedeli provenienti dal Tavoliere settentrionale, visitando la Valle di San Marco in Lamis che tocca il piccolo borgo di Stignano e il Santuario storicamente sede di una profonda devozione mariana.


Lasciata Stignano seguendo la vallata fino a S. Marco in Lamis, si giunge al Santuario del Convento di San Matteo, insediamento monastico fondato presumibilmente nel secolo VII dai Benedettini. Si può proseguire poi verso San Giovanni Rotondo e visitare i luoghi di San Pio da Pietrelcina, universalmente noto come Padre Pio, che richiama nella cittadina garganica fedeli da tutto il mondo. La terza tappa, Da San Giovanni Rotondo a Monte Sant’Angelo, porta a Pantano, sede di due insediamenti monastici benedettini del XII secolo, di cui si conservano i resti: S. Egidio e San Nicola al Pantano. Una volta giunti nella cittadina la via si biforcava: un tratto proseguiva per l’abbazia di Pulsano fino a Monte Sant’Angelo; l’altro, ancora oggi percorribile seguendo la strada statale, si inoltrava lungo il vallone di Carbonara per salire anch’esso, attraverso una ripida mulattiera, sulla montagna dell’Arcangelo.

  

La Green Road: La Via Francigena del Sud

Regione: PUGLIA

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Crispiano (TA)

LOCALITÀ DI ARRIVO

Grottaglie (TA)

TEMPO DI PERCORRENZA

Variabile

 

DOPO ROMA, LA VIA FRANCIGENA PROSEGUE VERSO SUD, FINO IN PUGLIA E LA SUA GREEN ROAD

“Green”, verde, è la parola chiave dell’idea di turismo proposta dagli abitanti del Gal Colline Joniche

Gli undici Comuni – Carosino, Crispiano, Faggiano, Grottaglie, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Pulsano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico e Statte – si prestano perfettamente ad essere cuore pulsante di quell’energia positiva che cattura lo spirito di chiunque conosca l’emozione di camminare in mezzo alla natura e di scoprire l’anima di un territorio lentamente. È da questa convinzione che è nata la “Green Road”, una straordinaria rete di sentieri che collega gli undici borghi del Gal, realizzata per offrire al visitatore un’immersione nella cultura dei suoi paesaggi nel pieno rispetto dell’ambiente e delle tradizioni.Un cammino attraverso un paesaggio ricco, una cultura rurale millenaria, autentica, e siti di particolare interesse artistico, archeologico e antropologico. La Green Road Francigena è un percorso di pellegrini, ma anche di commercio, miti e leggende, tratto identitario dell’archeologia rurale volto a promuovere i principi della Green Economy e del turismo sostenibile. Da Crispiano, terra delle Cento Masserie, l’itinerario si dipana fino a Grottaglie, paese delle ceramiche, attraverso i borghi rurali, i luoghi di culto, i siti archeologici, cantine e frantoi ipogei.


Il percorso, percorribile a piedi, bicicletta o a cavallo, è suddiviso in tre tappe. Si parte dalla Chiesa di S. Maria situata sul costone roccioso del “Vallone li Castelli”, percorrendo sentieri immersi nella natura tra le storiche e tradizionali masserie di Crispiano e la profumata macchia mediterranea delle colline Joniche, lungo la Green Road Francigena. In alternativa è possibile effettuare il percorso ricettività “100 masserie”: il percorso è fattibile a cavallo in sentieri anche non asfaltati che raggiungono luoghi naturali come parchi, aree archeologiche, gravine e dimore storiche. Dalla Masseria Francesca si raggiunge il fragneto del bosco delle Pianelle, dove è possibile ammirare, oltre alle splendide orchidee selvatiche, anche diverse specie di rapaci diurni. Lungo il percorso vengono effettuate diverse tappe presso le masserie per un ristoro a base di prodotti tipici locali. Nella seconda tappa si scoprirà la fiorente e tipica arte della produzione di ceramiche a Grottaglie. Dopo la visita del quartiere delle ceramiche si prosegue per il centro storico racchiuso tra due gravine di piccole dimensioni, la gravina di S. Elia a nord e quella di S. Giorgio a sud. L’itinerario termina con l’escursione naturalistica nella , insediamento delle prime civiltà rupestri. Il pellegrinaggio verso la Chiesa della Madonna della Mutata, chiude l’itinerario nella terza tappa e viene effettuato da diversi paesi del territorio una settimana dopo la Pasqua.

 

CRISIPANO (TARANTO)

Vie storiche in Puglia: Il cammino di Federico II

Regione: PUGLIA

CASTEL DEL MONTE (ANDRIA)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Castel del Monte

LOCALITÀ DI ARRIVO

Castel del Monte

TEMPO DI PERCORRENZA

Variabile

 

IL CAMMINO DI FEDERICO II, UNA VIA STORICA TRA STORIA E SAPORI

Guardare al passato per migliorare il futuro: è questo il “motto” dei Comuni di Andria e Corato, Gal Città di Castel del Monte, il cui territorio è ricco di eccellenze artigiane, enogastronomiche, culturali, paesaggistiche.


Negli ultimi anni ciascuno di questi settori è stato oggetto di una riscoperta a 360 gradi che ne ha valorizzato gli aspetti più esclusivi per farne il migliore punto di partenza per la nascita di nuove professioni e il rilancio di un’economia di tipo rurale. Poco distante dalla costa adriatica, a nord-ovest di Bari si sviluppa l’altopiano delle Murge, la cui parte più settentrionale è dominata dal Castel del Monte, un monumento unico al mondo per la sapiente mescolanza di raffinatezza e di potenza che lo caratterizza. Con i suoi 25 metri di altezza, rappresenta un manufatto imprendibile e indistruttibile che ancor oggi infonde nel visitatore un profondo senso di rispetto e riverenza, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

L’itinerario, percorribile a piedi in auto o a cavallo, si sviluppa intorno al famoso maniero di Federico II, circondato dalla campagna “murgiana” e dalle sue produzioni in campo agricolo, così come le città di Andria e Corato (a circa quarantacinque chilometri dal capoluogo di regione, Bari) con le loro eccellenze culinarie e i “boschi” di ulivi intorno a Castel del Monte. Tra i punti di forza del comparto enogastronomico, un ruolo di primo piano è occupato dalle produzioni vitivinicole di qualità, riconosciute dai marchi DOC. Autentica perla locale la produzione dell’olio extravergine d’oliva. Andria e Corato sono, infatti, la culla della pregiata “cultivar Coratina”, che da vita a un oro verde profumato e dal sapore intenso che si sposa perfettamente con i prodotti caseari della zona come le famose burrate di Andria, le mozzarelle e il canestrato. Tutti questi prodotti costituiscono gli ingredienti base della cucina che si può assaporare nelle strutture presenti lungo il percorso suggerito: dalle pendici di Castel del Monte, ai sentieri rurali del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il turista che arriva per la prima volta in questo lembo di Puglia, viene conquistato da paesaggi seducenti da attraversare a piedi, in bici o a cavallo, che riportano ancora i preziosi segni delle tradizioni secolaritramandate dagli uomini che l’hanno abitato: un mix di autenticità, storia, cultura e natura di ineguagliabile bellezza racchiuse intorno ai valori e ai significati tipici della Murgia pugliese. Il percorso che ruota intorno a Castel del Monte, parte dai borghi antichi di Andria e Corato proseguendo con le passeggiate “ristorate” dai sapori della cucina tipica regionale.

 

Trekking tra i trulli: Percorsi tra gli ulivi secolari in Puglia

Regione: PUGLIA

FOGLIARELLA (BRINDISI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Contrada Fogliarella

LOCALITÀ DI ARRIVO

Contrada Fogliarella

TEMPO DI PERCORRENZA

1.30 ore

 

LA PUGLIA È RICCA DI SENTIERI CHE PERMETTONO AL VIAGGIATORE DI IMMERGERSI TRA I SAPORI DELL’OLIO E DELLA CUCINA MEDITERRANEA

Fu la dea Atena, secondo i Greci, a piantare il primo ulivo sulla Terra. Un giorno il popolo delle piante si riunì per eleggere un re. All’unanimità fu scelto l’ulivo. Ma l’ulivo, pur lusingato del prestigioso incarico, rispose: “È troppo importante la missione che Dio mi ha assegnato per il bene dell’umanità perchè io posso impiegare il mio tempo nelle cure del governo”.

Tra mandorli, olivi, vigne, meleti e boschi, i panorami lungo questo itinerario sono davvero incantevoli e dal crinale delle colline si può osservare tutte le vallate circostanti. L’area è attraversata dalla linea ferrata della Sud-Est con numerosi caselli ferroviari e passaggi a livello, che collegano queste contrade al Salento e a Bari.
L’itinerario inizia dalla contrada Fogliarella, a 2 km dall’incrocio di Chiobbica (quadrivio SP 14 Ostuni-Martina con SP 16 Ceglie-Cisternino), dopo aver superato l’ex scuola rurale di Cavallerizza attorniata da alti pini. In cima ad una salita, troviamo un’ansa a destra della strada, detta “pozzo nuovo”, dove parcheggiare l’auto e proseguire in bici (o a piedi) in un passatoio sulla sinistra. Questo sterrato segna il limite di confine con il comune di Cisternino e costeggia la masseria Fogliarella. Arrivati sulla cima della collina (270 m), il panorama è davvero piacevole.

Dopo più di un chilometro, ad un incrocio a T, in corrispondenza di una lamina a destra entriamo in un bosco di fragno, e qui giriamo a sinistra. Seguiamo la sterrata tra numerose salite e discese, fino ad incrociare una strada asfaltata con un passaggio a livello in disuso della linea ferrata e giriamo a destra correndo parallelamente alla ferrovia. Lungo la strada sulla destra troviamo un bosco con radure dove è possibile fare una sosta all’ombra dei fragni. Proseguendo s’incontra sulla destra una cappella votiva e sulla sinistra un passaggio a livello: lo si supera per ritrovarsi in località Foggia Nuova.

Davanti a noi si staglia una vallata che termina con un canneto in corrispondenza del quale è presente una foggia. Proseguendo sempre per la strada asfaltata notiamo una costruzione molto particolare detta dialettalmente lu bauglio, in quanto richiama la forma di un baule, stretta e lunga e con copertura a schiena d’asino. Da questo fabbricato partono due strade, una sterrata e l’altra asfaltata: noi proseguiamo su quest’ultima per poi ritrovarci in una vallata al centro della quale è presente la masseria “Giovanni Fasano”, singolare per la presenza di coni di trulli in serie inseriti tra vigneti e spalliera.

Superata la masseria e giunti ad un bivio seguiamo la strada asfaltata sulla destra che ci porta sul crinale della collina; la salita è molto impegnativa per gli amanti della bicicletta ma ogni fatica sarà ripagata dalle visioni suggestive delle vallate circostanti. Giunti di fronte ad un’azienda zootecnica, la nostra strada si incrocia con altre due sterrate: svoltiamo a sinistra imboccando un piccolo passatoio, stretto e con mura in pietra spesse e alte, che costeggia sulla sinistra la masseria Carella, con una bella aia. Dopo alcune curve il muro diventa sempre più stretto ed è completamente coperto da edera; questo tratto termina incrociando un altro passatoio sterrato più largo.

Proseguiamo dritto costeggiando la vallata. Lasciati sulla sinistra vigneti e gruppi di trulli, si arriva a una foggia con una pila in pietra. Proseguiamo sulla strada sterrata fino a quando un noce e un fragno ci danno il benvenuto nel grande spiazzo della masseria Settarte; qui troviamo gruppi di trulli e costruzioni con tetto a pignon che si affacciano su questo piazzale, che presenta come spazio collettivo l’aia per la “pesatura” di cereali e leguminose. Incontrato un bivio si prosegue a sinistra fino ad intersecare la SP 14 Ostuni-Martina, dove giriamo a sinistra in direzione Ostuni.


Si percorre la strada fino a trovare le indicazioni “Grotta di Figazzano” e li svoltiamo a sinistra. Presso la piazzetta della piccola borgata rurale, con bocciofila e la statua di Padre Pio, il panorama è davvero incantevole. Si prosegue imboccando una strada asfaltata a sinistra della piazzetta, fino a giungere in località Monte Rotto, dove troviamo un incrocio con una strada privata: giriamo a destra per poi scorgere un casello ferroviario con passaggio a livello color rosso, fino ad incontrare un incrocio e da li proseguire dritto. In cima alla collina si vedono innumerevoli coni di trulli raggruppati, sono quelli di masseria Satia piccola; la si oltrepassa e si prosegue sino a svoltare al primo passatoio sulla destra.

Il passatoio asfaltato attraversa seminativi e vigneti tra ripide salite e discese, fino a costeggiare un bosco di fragno. Troviamo un bivio e manteniamo la strada a sinistra. Sulla strada asfaltata si raggiunge il campanile retrostante la Chiesa di Cavallerizza. Ad uno spiazzo si nota a sinistra un vecchio stabilimento per la trasformazione delle uve ormai in disuso. Incrociamo la SP 16 Ceglie-Cisternino dove vigila su di noi una madonnina posta su una colonna, per avvisarci di prestare attenzione all’incrocio.

Toranati sulla provinciale per Cisternino ritroviamo sulla sinistra la scuola rurale di Cavallerizza. Dopo una leggera salita si passa vicino ad una cisterna sul lato destro della strada, in corrispondenza di un’ansa dove abbiamo parcheggiato la nostra auto.

 

MURGIA: Le Grandi Doline

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Altamura, via La Carrera

LOCALITÀ DI ARRIVO

Altamura, via La Carrera

TEMPO DI PERCORRENZA

5 ore

 

Pedalare nel territorio di Altamura e del vicino borgo di Santeramo è un po’ come sfogliare un compendio degli aspetti più caratteristici e affascinanti del territorio dell’Alta Murgia. Ci sono le stradine interminabili di campagna, un dedalo di “comunali esterne” dove c’è solo l’imbarazzo della scelta di dove ti puoi andare a perdere.


Attorno campi di grano e brughi, tessuti su un sottilissimo lenzuolo di terra rossa. È una tovaglia vecchia e sopra ci sono disseminate ovunque le briciole dei pasti dei titani, indigeste per gli uomini-contadini che da millenni le accumulano con pazienza e rassegnazione in lunghe file bianche, a confine e riparo loro campi. Ogni tanto c’è uno strappo nel lenzuolo (qui li chiamano gravine) e allora si vede la tavola di calcare sopra cui poggia il Tacco d’Italia. Sarà colpa dell’umidità del vicino mare, ma la mensa è cariata: ci sono buchi e grotte profonde, capaci di inghiottire interi laghi. Certi nostri antenati lì ci avevano fatto la casa. La sensibilità ecologica era quella che era, e ancor’oggi, dopo innumerevoli secoli, si trovano in giro le loro cianfrusaglie: amigdale, ceramiche e anche rare conchiglie, come quella ritrovata nell’impressionante voragine del Pulo di Altamura. Qualcuno ci lasciò pure le ossa, rotolando giù nel fondo di una grotta della contrada Lamalunga. Gli speleologi le rinvenirono nel 1993, svelando che fra i progenitori dei “Sapiens sapiens” c’era anche un misterioso “Uomo arcaico”, di cui nessuno ancora sapeva nulla.

Dal punto di partenza in via La Carrera ci si allontana da Altamura in direzione nordest, seguendo la strada che conduce in contrada Lamalunga dove è possibile visitare il Centro Visite dell’Uomo di Altamura. Proseguendo si giunge in prossimità del Pulo, una delle più spettacolari doline del territorio. Dopo un lungo percorso lungo le strade comunali Università, San Rocco, Corvo, Fiscale e Cerasuolo si arriva in località Casette di Castigliolo, un antico insediamento con cinta muraria di forma ellittica, il cui perimetro supera i 2 chilometri e l’altezza è di circa 2,5 metri. Dopo la visita a questo affascinante agglomerato ci si sposta verso l’area detta del Lago Mallarda. Qui, lungo la provinciale per Corato, si possono ammirare i gravi Tre Paduli e Gurlamanna, due doline. La dolina di Gurlamanna presenta al centro un “votano”, un pozzo di forma cilidrica è rivestito di pietre o tufo a secco. Rientrando verso Altamura lungo il tratturo Scannapecora è doveroso fermarsi un’ultima volta per visitare lo Jazzo lama di Nervi, tipica struttura rurale delle Murge. Gli jazzi sono rigorosamente rivolti verso sud con le “spalle” riparate dai venti di tramontana.

Trekking ad Altamura: Itinerario delle Chiese Rupestri

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Altamura, via La Carrara, parcheggio antistante lo stadio

LOCALITÀ DI ARRIVO

Altamura, via La Carrara, parcheggio antistante lo stadio

TEMPO DI PERCORRENZA

5 ore

 

È davvero una natura potente quella che domina le Murge e se questa forza riesce ad incutere un po’ di timore anche al turista di passaggio, figuriamoci quale doveva essere il sentimento di quegli uomini che nei secoli passati hanno voluto dare il nome di casa a questo territorio.

Forse è anche da questa “minaccia latente” (oltre che da quelle ben più reali rappresentate dalle bramosie di principi, baroni e mariuoli assortiti) che sono nate le architetture possenti delle masserie fortificate disseminate fra le contrade di Altamura e Santeramo. Forse questo stesso sentimento ha plasmato la geometria dei due borghi, con le case addossate le une alle altre a guardarsi le spalle e i claustri, spazi aperti dove tutto però è sotto il controllo dell’uomo, pure l’acqua che cade dal cielo, incanalata dal terreno scosceso della piazzetta verso le cisterne sotterranee, pronta all’uso in caso di assedio o siccità. A guardare lo splendido portale della Cattedrale d’Altamura e poi le geometrie dei palazzi nobiliari o i gioiosi affreschi delle chiese rupestri, però viene da pensare che ad aver generato tanta bellezza non sia paura, ma solo meraviglia e il senso della bellezza ispirato proprio dall’armonia della natura circostante.

Il primo degli elementi di interesse è l’insediamento altomedievale di San Michele La Rizza, nel centro urbano di Altamura, a breve distanza dal punto di partenza del percorso. Uscendo dal centro di Altamura lungo via Mura Megalitiche e poi per la SP18 si ci si porta presso Sant’Angelo di Curtaniello, un complesso rupestre medievale, nell’ambito del quale è considerevole la grotta dell’Angelo, nella quale è affrescato San Michele Arcangelo in vesti bizantine. Da qui, percorrendo la comunale esterna 77 Bovio l’itinerario raggiunge il villaggio altomedievale di Belmonte, un insediamento paleocristiano di probabile origine Longobarda.

La Contrada Corrente e la comunale esterna Fornello segnano il percorso verso la chiesa grotta di Sant’Angelo in Fornello e da qui alla Cava Pontrelli, luogo dell’eccezionale rinvenimento di circa 30.000 orme di dinosauri vissuti nel Cretaceo. L’alta concentrazione di orme fa di cava Pontrelli uno dei più importanti siti fossiliferi al mondo. Dalla cava il percorso riprende lungo la comunale 107 Barone che p orta presso l’interessante complesso della Masseria Jesce (tipico esempio delle masserie fortificate del XV secolo) sotto la quale si trova una cripta decorata da pregevoli affreschi. Risalendo verso Altamura lungo la SP41 si incontra la chiesa rupestre di San Giorgio di Carpentino, una piccola cappella di forma trapezoidale dove sono ancora visibili parti degli antichi affreschi. Prima di rientrare in paese si incontra un complesso sistema di grotte lungo il torrente Pisciulo a sudovest del promontorio “Murgia Catena”. Qui si possono osservare testimonianze abitative e funerarie dell’Età del Ferro.

 

Murgia: Jazzo Sant Angelo e le Quite

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

LOCALITÀ DI PARTENZA

Jazzo Sant Angelo

LOCALITÀ DI ARRIVO

le Quite

TEMPO DI PERCORRENZA

5 ore


Certo che la scienza, quando ci si mette, sa proprio essere priva di ogni poesia! Prendete ad esempio il termine “pseudosteppa” con cui i geografi definiscono l’ambiente naturale caratteristico dell’Alta Murgia. La prima cosa che ti viene in mente è una versione da discount della Siberia, con gli arbusti di compensato e le praterie di plastica… Invece è tutto il contrario. Di siberiano nelle Murge c’è solo la temperatura in qualche rara giornata invernale, quando il vento dei Balcani scavalca l’Adriatico e arriva a bussare alle porte dei borghi bianchi della Puglia. Il resto è sole mediterraneo, di quello che fa crescere il grano, asciuga i pozzi e riempie le botti di vino denso come il sangue.

Da via La Carrera si comincia la pedalata in direzione ovest lungo Contrada Fontanelle sino all’incrocio dove si imbocca verso sud Contrada Corrente, dove il fondo diviene sterrato. Nei pressi del passaggio a livello si prosegue sulla sinistra lungo Contrada Mazza di Corallo, avvicinandosi all’imponente mole della masseria Fornello, nei pressi della quale si trova la chiesa grotta di Sant’Angelo in Fornello, facente parte di un villaggio rupestre a carattere rurale, tipologia diffusa nella Puglia bizantina. Proseguendo lungo la comunale esterna Piano di San Nicola e poi per la comunale Lama di San Giacomo si raggiunge lo Jazzo Sant’Angelo, un complesso medievale costituito da alcuni corpi di fabbrica a piano terra e da grotte naturali con tracce di affreschi bizantineggianti.

L’ipogeo presenta una splendida architettura naturale in cui stalattiti e stalagmiti fungono da capitelli e colonnine delimitanti nicchie scavate nella roccia. Le pareti raccolgono elementi di probabile origine paleocristiana. La comunale esterna nr. 100 di Montefungale porta nella zona delle Quite, traduzione dialettale del termine quote, a indicare l’antico frazionamento agrario dell’area. Il ritorno verso Altamura avviene lungo la comunale esterna Alessandrello e la comunale 107 Barone.

ALTAMURA: Le eccellenze dell’artigianato

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Piazza Resistenza

LOCALITÀ DI ARRIVO

Piazza Saverio Marcadante

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore circa (escluse soste)

Oltre a chiese, palazzi nobiliari e monumenti, c’è un’altra splendida realtà nei borghi delle Terre di Murgia tutta da scoprire: muovendosi tra i vicoli dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle non è difficile imbattersi in tante piccole botteghe artigiane in cui si celebrano le tradizioni artistiche locali con gesti antichi, immutati da secoli, che danno vita a piccoli, autentici capolavori. Non è un caso che numerose personalità del mondo dell’arte pugliese siano originarie di queste terre. Un nome su tutti è Francesco Netti, santeramese di nascita, oggi considerato uno dei massimi esponenti della scuola pittorica pugliese e napoletana del XIX secolo.

 

Al giorno d’oggi orafi, pittori, scultori, restauratori, scalpellini e persino orologiai utilizzano sapientemente la loro esperienza per mantenere in vita le rispettive arti. Una passeggiata tra i vicoli alla scoperta dei laboratori artigianali può offrire al visitatore un motivo in più per capire la storia e per godere della bellezza di questi antichi borghi, in un viaggio che è durato secoli e che sembra destinato a non finire mai.

Da piazza Resistenza si procede in Corso Umberto I e, nei pressi del civico 110, a sinistra in via Griffi; al 32 troviamo Creanza Antichità, dove è possibile acquistare pezzi d’epoca, molti dei quali rappresentano la vita contadina dell’Alta Murgia.
Immettersi a sinistra in via S. Caterina. Al civico 8 troviamo la bottega de l ceramista Paolo Lorusso, che realizza ceramiche, terrecotte, maioliche e riproduzioni dei bassorilievi del portale della Cattedrale. La lavorazione è tradizionale ma le decorazioni hanno spesso taglio contemporaneo.Sempre in via S. Caterina, al civico 11, troviamo Creazione Orafe di Antonio e Nicola Moramarco, che creano e vendono pezzi fatti a mano, coniugando differenti tecniche orafe

Proseguire e girare a destra in Corso Federico II di Svevia. Arrivati in piazza Duomo, girare a sinistra su via Già Corte d’Appello. Al numero 33 troviamo la vetrina della restauratrice e ceramista Anna Dezio, in attività dal 1995. Nel 2009 apre il suo laboratorio recuperando un’antica stalla seicentesca con volte in pietra, una splendida mangiatoia e un pavimento in chianche di pietra locale.

 

Al civico 32 troviamo l’orafo Giuseppe Di Gesù, boliviano di Cochabamba, da anni trapiantato in Puglia. Realizza gioielli artigianali che fanno riferimento alla “memoria delle cose antiche”, ispirandosi alla cultura etrusca, maya, inca, attraverso una personale interpretazione.

Accedere a sinistra in via Madonna dei Martiri e procedere fino a piazza Martiri. Imboccare a sinistra via Laudati per poi girare a sinistra in via De Samuele Cagnazzi. Al civico 29 svoltare a destra in via Manfredi. Al 34 troviamo la bottega di Paola Creanza, che realizza creazioni artigianali solo e rigorosamente in tessuto. Tra questi predilige il cotone, il panno lenci, il feltro. Non manca la lavorazione del patchwork.

Proseguire in via Manfredi fino a immettersi in corso Federico II di Svevia. Svoltare a destra e poi a sinistra in via Luciani. Arrivati in fondo procedere lungo via Teatro Vecchio, fino a piazza Matteotti. Al civico 22-23 troviamo il laboratorio di Annibale Dambrosio, una bottega di restauro di apparati decorativi lignei, policromi e di vari altri generi. Ha fondato nel 2013 la Ati (Artigiani della tradizione italiana) San Francesco, che si occupa di restauro di beni mobili e immobili. Dell’Ati fanno parte anche gli artigiani Giuseppe Laquale e Francesco Lunare .

Da piazza Matteotti proseguire in via Melodia; al 27 troviamo l’orologiaio Vincenzo Lorusso, che esegue lavori di restauro di orologi antichi e riparazione di quelli moderni. Punto di riferimento ad Altamura, riceve clienti anche da altre città della Puglia e della Basilicata.

Oltre a chiese, palazzi nobiliari e monumenti, c’è un’altra splendida realtà nei borghi delle Terre di Murgia tutta da scoprire: muovendosi tra i vicoli dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle non è difficile imbattersi in tante piccole botteghe artigiane in cui si celebrano le tradizioni artistiche locali con gesti antichi, immutati da secoli, che danno vita a piccoli, autentici capolavori.

Non è un caso che numerose personalità del mondo dell’arte pugliese siano originarie di queste terre. Un nome su tutti è Francesco Netti, santeramese di nascita, oggi considerato uno dei massimi esponenti della scuola pittorica pugliese e napoletana del XIX secolo.

Al giorno d’oggi orafi, pittori, scultori, restauratori, scalpellini e persino orologiai utilizzano sapientemente la loro esperienza per mantenere in vita le rispettive arti. Una passeggiata tra i vicoli alla scoperta dei laboratori artigianali può offrire al visitatore un motivo in più per capire la storia e per godere della bellezza di questi antichi borghi, in un viaggio che è durato secoli e che sembra destinato a non finire mai.

Svoltare a destra in piazza Marconi. Al numero 31 troviamo il laboratorio di creazioni artistiche di Luciana Lorè, dove è possibile trovare oggetti creati a mano, dall’artigianato a vere e proprie opere d’arte (per info: tel. 349.3210669, www.lucianalore.it).

Da piazza Marconi imboccare via Solofrano; percorrerla fino a piazza S. Giovanni Battista. Proseguire lungo via Conservatorio del Carmine e svoltare a sinistra in via S. Lucia. Al 64 troviamo il laboratorio di creazioni in lana di Filippo Clemente, unico nel suo genere, dove è possibile trovare il feltro di lana autoctona. La lana, di pecora altamurana, leccese e gentile di Puglia, arriva nel suo laboratorio lavata, e qui viene cardata e poi o filata a mano oppure feltrata. Percorrere via Lavigna fino a piazza Mercadante nostro punto di arrivo.

 

MURGIA: Santeramo in colle

Regione: PUGLIA

SANTERAMO IN COLLE (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Santeramo in Colle, Piazza di Vagno

LOCALITÀ DI ARRIVO

Santeramo in Colle, largo Convento

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore, escluse le soste

 

Avventuriamoci alla scoperta degli stretti vicoli e delle case bianche dei centri storici di Altamura e Santeramo in Colle: se chiudiamo gli occhi e affiniamo il nostro udito, possiamo ascoltare gli echi della storia millenaria delle Murge, che continua ancora oggi a raccontarsi attraverso la solida pietra dei suoi borghi.

Armiamoci di zaino in spalla, scarpe comode e lasciamoci raccontare le mille vicissitudini di quest’angolo di Puglia, dove le vite e le storie di grandi uomini sono legate indissolubilmente a una terra schietta, solare e carica di amore per la tradizione, per l’arte, per il buon cibo. Siamo nelle Terre di Murgia: a darci il benvenuto, un sole che scalda la via e il cuore, due borghi eleganti e accoglienti, il profumo dei taralli e del pane buono appena sfornato.
Attraversare piazza Di Vagno e imboccare via Netti. Svoltare a destra in via Sant’Eligio. Al civico 33 troviamo la chiesetta di Sant’Eligio, del XIII secolo, originariamente dedicata ai Santi Efrem ed Erasmo. Sulla stessa via troviamo palazzo Netti, casa natale del pittore Francesco Netti, tra i massimi esponenti della pittura pugliese dell’Ottocento, e poi la casa natale di Bartolomeo Paradiso, scultore di fama internazionale. Sempre in via Sant’Eligio incontriamo palazzo Colonna, uno degli edifici più caratteristici del centro storico.

La struttura principale ha oltre duecento anni e ingloba una torre circolare che risale all’XI-XII secolo. Mantenendo la destra si imbocca via Amenduni e poi a sinistra via Toti fino a imbattersi nella chiesa del Carmine, fino al 1741 chiesa madre di Santeramo. Girare a sinistra in via Carmine, poi a destra fino a largo Piazzolla, dove troviamo la chiesa del Purgatorio. Imboccare via S. Antonio, dove incontriamo palazzo De Luca, per girare a destra in via Buonarroti, e ancora a destra in via Patroni Griffi De Laurentis, fino a trovare, in via Ladislao, l’ingresso di palazzo De Laurentis.
Alla fine della strada troviamo palazzo Sava, costituito da una parte adibita a abitazione, una cappella, un’ala utilizzata dai Padri Monfortiani e un giardino. Proseguire fino in piazza Garibaldi, dove troviamo il palazzo Marchesale, il più significativo monumento architettonico di Santeramo. Di fronte troviamo la chiesa matrice dedicata a S. Erasmo, costruita nel 1729 su un’antica cappella dedicata a Santa Maria della Lama. L’interno conserva opere di valore, mentre nell’archivio parrocchiale sono custodite pergamene e registri che vanno dal 1200 fino ad oggi. Al fianco destro della chiesa troviamo palazzo Disanto, in stile neo-classico.
Da piazza Garibaldi si svolta a destra per imboccare via Roma. Nei pressi del civico 75 troviamo la chiesa di S. Giuseppe. Proseguire fino a raggiungere piazza Simone. Qui troviamo il Palazzo Municipale, una massiccia costruzione, quasi cubica, inaugurata come sede del Comune nel 1865. Proseguire in via Roma, dove incontriamo la chiesa di S. Lucia, fino ad incrociare via Altamura, dove si trova la chiesa del SS. Crocifisso con annesso convento dei Padri Riformati. Dopo la soppressione degli ordini, i locali furono utilizzati come caserma dei Carabinieri, carcere, mattatoio comunale e canonica. L’arrivo è in largo Convento.

 

MURGIA: I Claustri di Altamura

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Altamura - Porta Bari

LOCALITÀ DI ARRIVO

Altamura - piazza Mercadante
TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore circa - escluse soste

 

Altamura è la città di Federico II di Svevia, “Puer Apuliae”, il ragazzo della Puglia, che la volle rifondare ed ergere a sua roccaforte. Sua fu anche la volontà di edificare quella Cattedrale dedicata all’Assunta, inconfondibile grazie alla maestosa facciata coronata dalle due torri campanarie, che è ancora oggi uno dei più nobili esempi del Romanico pugliese, fatto di forme raffinate che si fondono con elementi orientaleggianti.

Questa mescolanza di stili rappresenta l’incontro di culture diverse: Federico II qui, col chiaro intento di far crescere la città, concesse esenzioni fiscali a tutti, creando così una popolazione fatta dalle più svariate etnie e fedi religiose. Greci, latini, arabi, ebrei si ritrovarono così ad Altamura a formare una comunità tanto variegata quanto sorprendentemente armoniosa, e l’insolito reticolato stradale del centro storico tradisce proprio questa caratteristica.

A testimoniare la coesistenza di più comunità etniche e religiose, ad Altamura possiamo incontrare i “claustri”, piazzette del centro storico raggiungibili soltanto tramite uno stretto vicolo, delimitate dalle case che vi si affacciano e con il fondo del cortile lievemente inclinato verso l’interno per la raccolta delle acque piovane. Gli oltre duecento claustri di Altamura hanno tutti una propria storia, legata alle famiglie che qui hanno abitato nei secoli, e che merita sempre di essere raccontata.

Imperdibili i dettagli architettonici di scale e balconate in pietra e ferro battuto, le maschere apotropaiche, gli stemmi e le figure votive che adornano queste piazze in miniatura. La struttura tipica del claustro, arroccata intorno al cortile centrale è nata per scopi difensivi, ma ha ottenuto il risultato di creare conoscenza, amicizia, rispetto tra le famiglie.

Attraversare Porta Bari e immettersi in corso Federico II di Svevia. Girare a sinistra in via Laudati. Nei pressi del civico 10 immettersi in Arco Fratelli Festa. Scendere la rampa di scale e entrare in Claustro San Gennaro. Dopo la visita alla piazzetta, uscire e svoltare a sinistra, tornando in via Laudati. Girare a sinistra, nei pressi del civico 70, in Claustro Fratelli Salvatore. Uscendo prendere a sinistra, ritornando in via Laudati. Svoltare a destra in via S. Chiara e poi ancora a destra in Claustro Antodaro. Dopo la visita, uscire e proseguire a destra fino a incrociare via Già Corte d’Appello, quindi girare a sinistra. Raggiungere piazza Don Minzoni, imboccare a destra via S. Caterina e poi a sinistra via Fratelli Baldassarre. Dopo 40 metri svoltare a sinistra in via Forno Nuovo, poi a sinistra via Ruggiero e dopo pochi metri a destra Claustro Inferno.
Uscendo, girare a sinistra e poi a destra in via Forno Nuovo. Procedere per 20 metri circa e imboccare la strictula a sinistra. Avanzare fino a incrociare via S. Caterina, quindi girare a sinistra e subito dopo, nei pressi del civico 43, immettersi in Claustro Antonio Donato Cionno. Uscendo dirigersi a sinistra. Girare a sinistra in via Continisio. Avanzare per 20 metri fino a raggiungere a destra Claustro Giuseppe Nicola Altieri, dedicato a uno scultore locale. Uscendo svoltare a sinistra e procedere fino a incrociare via S. Caterina, girare a sinistra fino a incrociare corso Federico II di Svevia.

Procedere in via Santa Croce fino a incontrare via Falconi, quindi svoltare a sinistra. Entrare, nei pressi del civico 50, in Claustro Tradimento, che rimanda alla leggenda del “voltafaccia” di alcuni altamurani che avrebbe fatto capitolare la città ai Borboni nel 1799. Si possono notare mascheroni apotropaici, fiori e conchiglie sulle pareti di un’abitazione. Tornare indietro e svoltare a sinistra in via Falconi per poi avanzare in via S. Lucia. Nei pressi del civico 53 accedere a sinistra in Claustro Tricarico, che prende il nome dal proprietario di uno dei suoi palazzi, professore di medicina all’Università di Altamura nel XVIII secolo; nella corte interna si trovano i resti di un’antica macina. All’uscita riprendere a sinistra via S. Lucia. Al civico 41 si accede a sinistra in Claustro Giudecca, costituito da una piazza ramificata: visto dall’alto ricorda la Menorah ebraica, un candelabro con tre bracci, corrispondenti a tre piccoli vicoli ciechi che dipartono dalla piazzetta centrale. Questo claustro era abitato dalla comunità ebraica, tra le più presenti in Puglia; all’ingresso, in alto, una piccola cariatide denominata Sinagoga, dà il benvenuto a chi entra. Tornare indietro e girare a sinistra in via S. Lucia, fino a incrociare via Conservatorio Carmine, quindi svoltare a destra. Procedere fino a piazza S. Giovanni e poi a destra in via S. Gaetano fino a raggiungere, nei pressi del civico 19, Claustro Papa. Dopo la visita, svoltare a destra in via S. Gaetano. Avanzare fino a incrociare via Falconi, quindi prendere a sinistra. Al termine della strada immettersi a destra in Arco del Duomo, fino a giungere in corso Federico II di Svevia, e girare a sinistra per tornare a Porta Bari. L’arrivo è in piazza Mercadante.

 

ALTAMURA: Il Borgo Antico

Regione: PUGLIA

ALTAMURA (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Altamura, Porta Bari

LOCALITÀ DI ARRIVO

Altamura, Porta Bari

TEMPO DI PERCORRENZA

3 ore, soste escluse


Attraversare Porta Bari e immettersi su corso Federico II di Svevia. Subito a sinistra, al numero civico 6 troviamo palazzo Viti-De Angelis. Svoltare alla prima a sinistra in Via Leopoldo Laudati. Proseguire per 200 metri circa fino a raggiungere piazza Madonna dei Martiri. A sinistra troviamo la chiesa Madonna dei Martiri e accanto, al numero civico 13, la chiesa di San Liberatore. Imboccare Via Matteo Cristiani. A pochi metri, sulla destra, in Largo Niccolò Castelli n. 17, troviamo palazzo Castelli. Immettersi nuovamente su via Matteo Cristiani e proseguire diritto fino a raggiungere piazza Don Minzoni. Una volta qui, svoltare a sinistra su via Foggiali. Dopo pochi metri, sulla destra, al numero civico 9 troviamo l’ex Ospedale dei Pellegrini.

Svoltare nella prima a destra su via Ospedale Vecchio fino a raggiungere Via Trinità. Sulla sinistra troviamo lachiesa della Santissima Trinità. Di fronte, al numero civico 43, troviamo palazzo Griffi.

Proseguire a destra in Via Trinità fino a incrociare piazza Don Minzoni.

Svoltare a sinistra per Via S. Caterina. A 20 metri circa, sulla sinistra, in via Fratelli Baldassarre n. 1, troviamo palazzo Baldassarre. Tornare indietro e svoltare a sinistra proseguendo su via Santa Caterina.

Nei pressi del numero civico 58, imboccare a destra claustro Domenico Cinfio, al numero civico 8 troviamo la casa natale di Tommaso Fiore. Tornare indietro e immettersi a destra nuovamente su via Santa Caterina. Proseguire diritto per 200 metri circa fino a incrociare corso Federico II di Svevia. Svoltare a sinistra per corso Federico II di Svevia e a pochi metri, sulla destra, troviamo la chiesa di San Francesco da Paola.

Proseguire diritto, superando la chiesa, fino a raggiungere piazza Resistenza. A sinistra troviamo le antiche mura medievali con altorilievo della coscia di Pipino; a destra troviamo l’edificio dell’ex Monastero del Soccorso, ora sede del Gal Terre di Murgia. Mantenendo la destra, superando l’ex Monastero del Soccorso, svoltare nella prima a destra su via Giuseppe Garibaldi. Proseguire diritto fino a raggiungere piazza Saverio Mercadante. Qui troviamo il teatro Mercadante. Svoltare nella prima a destra su via Vincenzo Lavigna.

Proseguire diritto per 50 metri circa e svoltare a sinistra su via Santa Lucia. Proseguire diritto e nei pressi del numero civico 53, sulla sinistra, in Claustro Tricarico n. 20 troviamo palazzo Castelli. Tornare indietro e svoltare a sinistra imboccando nuovamente via Santa Lucia. Andare diritto e a pochi metri, a destra, al numero civico 18, troviamo palazzo Corradi-Terzetti. Proseguire diritto fino a incrociare via Conservatorio Carmine, quindi svoltare a sinistra. Dopo pochi metri, svoltare subito a destra in via Bisanzio Filo.

Proseguire per 100 metri circa fino a raggiungere a sinistra, al numero civico 31, palazzo Filo.

Superare palazzo Filo e svoltare nella prima a destra proseguendo Via Bisanzio Filo. Proseguire diritto fino a raggiungere piazza Guglielmo Marconi.

Oltrepassare la piazza fino a incrociare via Nicola Melodia, quindi svoltare a destra. Andare diritto fino a raggiungere piazza Duomo. Una volta quì, al numero civico 21, troviamo palazzo Melodia.

Sulla destra troviamo l’ingresso alla Cattedrale. Accanto alla Cattedrale troviamo il palazzo vescovile, mentre a sinistra la chiesa di San Michele al Corso. Ritornare in piazza Duomo, proseguire scendendo su corso Federico II di Svevia, a 50 metri circa troviamo frontalmente la chiesa di San Biagio, a destra la chiesa di san Nicola dei Greci. Di fronte, al numero civico 47, troviamo la casa natale di Francesco Saverio Mercadante. Proseguire diritto su corso Federico II di Svevia per far ritorno a Porta Bari.

 

Alberobello: un borgo da esplorare

Regione: PUGLIA

ALBEROBELLO (BARI)


LOCALITÀ DI PARTENZA

Piazza Lippolis

LOCALITÀ DI ARRIVO

Piazza Lippolis

TEMPO DI PERCORRENZA

1, 5 ore

 

Alberobello, circa 11.000 abitanti, è ormai una meta di interesse mondiale che deve la sua notorietà ai trulli, le caratteristiche costruzioni del suo nucleo storico che ne fanno uno dei paesi più originali d’Italia. Un primo vincolo paesistico per queste costruzioni è del 1930, ma è nel 1996 che l’UNESCO ha dichiarato i trulli di Alberobello Patrimonio mondiale dell’Umanità per la loro eccezionale tipologia, la loro continuità abitativa, sopravvivenza di una cultura costruttiva di origine preistorica.

La singolarità costruttiva dei trulli, casedde nel dialetto locale, è data dalla loro struttura conica, eretta sopra un basamento cilindrico, ottenuta sovrapponendo a secco, ovvero senza l’impiego di malte, gli uni agli altri, vari corsi di chiancarelle, le caratteristiche pietre sottili ottenute dalla roccia calcarea della regione, terminanti con pinnacoli decorativi dalle più svariate forme. Spesso i trulli sono personalizzati da originali simboli dipinti a calce sulle brune pietre del cono.

STORIA

Il territorio di Alberobello, l’antica Sylva Arboris Belli in ricordo dei grandi boschi di querce che un tempo lo ricoprivano, fu conteso a lungo, già nel Quattrocento, dai conti Acquaviva d’Aragona di Conversano ai feudi di Monopoli e Martina Franca. Finalmente all’inizio del XVII secolo un primo nucleo organizzato di abitazioni, completo di taverna, forno e mulino, sorse attorno a una residenza di caccia del feudatario Gian Girolamo II di Conversano (1600-1665), noto come il Guercio Di Puglia. La precarietà delle costruzioni, edificate a secco e quindi facili a essere smantellate in caso di controllo, espediente ideato da Gian Girolamo per evitare le imposte, era dovuta al divieto regio di erigere costruzioni stabili in quest’area boschiva: ogni nuovo centro abitato doveva essere autorizzato dal re di Spagna, con il conseguente pagamento dei tributi da parte del feudatario. Dallo sparuto numero di casedde si passò quindi a un piccolo borgo, i cui abitanti, però, continuarono a vivere nell’ombra, del tutto privi di diritti e tutele. Finalmente nel 1797 re Ferdinando IV riconobbe l’esistenza di un’autonoma comunità di Alberobello, concedendole le rappresentanze istituzionali, con relativi oneri fiscali.

La zona monumentale – la parte antica della città comprendente i rioni Monti e Aia piccola – fu sottoposta a tutela già nell’Ottocento, quando si cominciò a intuire che quelle povere abitazioni costituivano un valore culturale ed economico, visto che la loro fama attirava sempre nuovi visitatori, i cui resoconti di viaggio esaltavano la magia di questo paese di fiaba.

ITINERARIO DI VISITA

Alla sommità del Rione Monti, uno dei due principali nuclei a trullo di Alberobello, si trova la Chiesa di Sant’Antonio, costruita negli anni Venti del secolo scorso dal sacerdote Antonio Lippolis, grazie alle rimesse degli cittadini, emigrati nelle Americhe. La chiesa è un’opera tipicamente alberobellese, sia per i materiali che per la tecnica costruttiva; presenta, infatti, la peculiarità di essere edificata in forma di trullo, non solo la cupola maggiore, che raggiunge l’altezza di oltre 20 metri, ma anche i due trulli minori e il campanile. Da qui, da Piazza Lippolis, può avere inizio il percorso cittadino; nella vicina Via Isonzo c’è un’area picnic e un parcheggio dove si può lasciare l’auto. Superata Via Monte Pertica, dove ci sono dei bagni pubblici, ci si immerge subito nella magica atmosfera dei trulli, che fanno da corona festosa all’escursionista, già all’imbocco di Piazza D’Annunzio e poi, in discesa, per la gradinata Via Monte San Michele, con numerosi negozietti dove è possibile acquistare prodotti della gastronomia e dell’artigianato locale. Si scende, così, al fondo di quello che doveva essere un antico alveo torrentizio, le cui alte ripe sono costituite dai trulli del Rione Monti, e da quelli della dirimpettaia Aia Piccola. Di qui, da Largo Martellotta, piegando a destra, si raggiunge, all’inizio di Via Indipendenza, un’altra area a parcheggio; attraversato il basolato, di fianco ai bagni si imbocca un vialetto dei giardini pubblici che risale a tornanti fino alla sommità della salita, dove, attraverso uno stretto passaggio, si sbocca in Via Duca degli Abruzzi, prendendo a destra. Si è già nel Rione Aia Piccola, quello forse più caratteristico di Alberobello, che deve il nome a un’aia pubblica, sulla quale si svolgeva la trebbiatura. Lo si attraversa, così, in quello che sembra un allestimento di quinte scenografiche per una rappresentazione fiabesca; i trulli di Aia Piccola, del resto, sono stati scelti più volte come set cinematografico. Quinte non prive di vita, però, anzi. Qui quasi tutti i trulli, uniti a gruppi e affacciati sulle viuzze del rione, sono abitati: lo provano, sia il via vai delle persone che gli odori della cucina – il ragù, soprattutto – che si colgono all’ora di pranzo. Percorsa la strada in tutta la sua lunghezza si imbocca a sinistra in Via Cristoforo Colombo, lungo la quale s’incontra l’azienda Vinicola Masciulli; si torna così indietro fino a incontrare, ancora a sinistra, Via Galileo Galilei e poi a destra Via Verdi, completando in tal modo la conoscenza di questo singolare rione. Giunti in Piazza Mario Pagano ci si trova di fronte al Museo del Territorio, costituito da numerosi trulli comunicanti tra loro, che ospita varie mostre temporanee. Di qui, attraverso Piazza XXVII Maggio e la contigua Piazza del Popolo, si raggiunge Piazza Ferdinando IV, dove c’è Casa D’Amore, dal nome dell’antico proprietario, Francesco, che la eresse all’indomani dell’affrancamento di Alberobello, nel 1797, utilizzando per la prima volta la malta, fino ad allora bandita dalle disposizioni feudatarie. Ritornati in Piazza del Popolo si può raggiungere, in fondo alla vicina Piazza Gian Girolamo e di fianco alla Chiesa di Santa Lucia, già del SS. Sacramento, il Belvedere: una terrazza dalla quale si ha una vista d’assieme della zona monumentale. Tornati indietro, s’imbocca Corso Vittorio Emanuele e lo si percorre per quasi tutta la sua lunghezza. Prima di giungere alla Basilica dei Santi Medici, si prende a destra Via Trento e Trieste e la si segue fino a intersecare, al successivo incrocio, Via Monte Grappa, che si imbocca a sinistra. Ci si trova, ora, in un’altra area a trulli, che si sviluppano sia lungo la strada principale, che nelle vie circostanti. Si superano varie traverse, procedendo in leggera ascesa, fino a incontrare sulla sinistra, dove c’è una fontanella, Via Monte Calvario che si percorre sino al termine, giungendo, finalmente, di fronte alla Basilica dei Santi Medici Cosma e Damiano, in Piazza Curri, dal nome dell’architetto alberobellese, Antonio, che ne progettò il rifacimento in forme neo-classiche nel 1885, sulla precedente chiesa seicentesca. Alla sinistra della facciata della basilica si apre Via del Gesù che conduce in Piazza Sacramento, sulla quale si alza il Trullo Sovrano, a due piani, della seconda metà del Settecento, il più alto e ampio manufatto edificato con questa tecnica costruttiva. Eretto anch’esso da un sacerdote: Cataldo Perta, è aperto al pubblico e ospita attività culturali.


Ritornati indietro, all’imbocco della strada, si piega a destra per Via Olmo, che si abbandona subito a sinistra per Via Armando Diaz. Si scende, così, a intersecare Via Cesare Battisti; la si attraversa e si risale per un tratto Via Parini, fino a incontrare, sulla destra, Via Giosuè Carducci, che si segue in tutta la sua lunghezza, fino a giungere in Piazza Matteotti, prospiciente il Corso Vittorio Emanuele già percorso all’andata. Di qui si scende, per Via Tenente Cucci e la sua prosecuzione, Via Umberto, nuovamente in Largo Martellotta, dove, tra i numerosi negozi, ci si può affacciare alla ricerca di tipicità nella Panetteria dei Trulli. Di fronte si apre Via Sabotino, un’altra strada a gradini, che riconduce a Piazza D’Annunzio, prima della quale s’incontra il punto vendita dell’Azienda Olearia Intini. Poi, per Via Monte Pertica, si ritorna a Piazza Lippolis, concludendo così, il tracciato cittadino.

 

Palude del Capitano

Regione: PUGLIA

SANT’ISODORO (LECCE)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

S. Isidoro, località Frascone (m 5), Comune di Nardoò (LE)

LOCALITÀ DI ARRIVO

S. Isidoro, località Frascone (m 5), Comune di Nardò (LE)

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore circa

 

Inserita entro i confini del Parco Porto Selvaggio solo da pochi anni, la Palude del Capitano, una delle aree S.I.C. del Salento (Sito d’Interesse Comunitario), è separata dal mare da una scogliera bassa che si conclude, muovendo da sud verso nord, in una delle poche baie sabbiose del comune di Nardò. Entro i suoi confini vive rigogliosa una vegetazione interessante e spesso rara, frammista a tracce dell’uomo preistorico. Negli ultimi anni le indagini archeologiche hanno portato alla luce una villa romana e restituito alla comunità un antico unguentario colmo di monete d’argento, un vero tesoretto. In questo contesto archeologico e balneare, il fenomeno carsico ha sagomato numerosi specchi d’acqua dolce, localmente chiamati spundurate, ossia sprofondate; in altre parole, “doline di crollo”. In esse abita una fauna altrettanto interessante e particolare. La Palude del Capitano è un vero gioiello: la si può attraversare facilmente seguendo le piste sterrate che la solcano, soprattutto in periodi di bassa marea o comunque non dopo forti piogge. L’area intermedia tra il mare e la macchia è infatti una vera palude che quando la marea sale, o la pioggia scende, diventa impraticabile. Qui però non ci sono canne ma si trovano un mare di salicornia e ciuffi aguzzi di giunco. La palude è facilmente aggirabile, comunque, scegliendo l’itinerario che la abbraccia, partendo dal parcheggio del Frascone.


Da qui, lungo una pista ottenuta pressando terra e pietrisco si arriva in breve prima alla casetta del Capitano e quindi alla spundurata maggiore; alle spalle della casetta del Capitano, muovendo verso sud e lasciando sul lato mare prima la palude e poi una piccola macchia bassa, si raggiunge l’incrocio con un ampio sentiero di terra rossa e roccia. Lo si imbocca girando a destra, verso il mare e alcune casupole in pietra (furnieddhri). Seguendo la “via del Sale”, un itinerario costiero usato un tempo nel traffico del sale marino, si raggiungono la spiaggia e il parcheg- gio alle sue spalle. Lungo questa traccia e tutte le altre di cui la Palude del Capitano è ricca, è facile incontrare varie specie di Serapias e Ophris (O. apulica, O. neglecta, O. bertolonii bertolonii, O. bombyliflora e O. lutea). Si consiglia di percorrere questo itinerario di mattina presto. Il luogo, infatti, ospita un’interessante avifauna e le prime ore del giorno consentono di aggiungere alle orchidee anche avvistamenti di altra natura.




 

La traversata del Parco Porto Selvaggio

Regione: PUGLIA

NARDO’ (LECCE)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Santa Caterina, località la Rotonda (m 8), Comune di Nardò (LE)

LOCALITÀ DI ARRIVO

S. Isidoro, località Frascone (m 5)

TEMPO DI PERCORRENZA

6 ore circa

 

Piccole, eleganti e colorate, le orchidee del parco punteggiano le garighe, le macchie e la vasta pineta del primo parco naturale di puglia che, come dioniso, è nato due volte e la cui biodiversità è frutto della lungimiranza e della caparbietà degli uomini, ma anche del processo spontaneo di rinaturalizzazione a cui assistiamo da alcuni decenni. L’itierario inzia con la salita che conduce alla scalinata che dalla rotonda di Santa Caterina porta alla Torre di Santa Maria dell’Alto e lungo la vecchia strada dei baroni Fumarola, proprietari storici dell’area oggi protetta, possiamo fare i primi incontri. Non è raro, infatti, trovare lungo questo tratto Anacamptis morio. Giunti alla scalinata che conduce al mare, consigliamo di ignorare il richiamo della discesa e di procedere lungo il muro di cinta della masseria dove risiedevano i baroni. Qui, infatti, fioriscono numerose Ophrys bertolonii bertolonii e Anacamptis papilionacea.

Tralasciando nuovamente le discese al mare, si prosegue su un vecchio selciato lungo un muretto a secco che separa la pineta da una bella gariga. In questo tratto si possono vedere le belle Ophrys candica, O. passionis e O. incubacea. Quando il selciato incontra a destra una scaletta in pietra, che conduce nel parcheggio fuori dal parco, in località Cucchiara, si svolta a sinistra lungo un’ampia traccia sterrata per raggiungere una pista tagliafuoco. Il nostro itinerario prosegue svoltando a sinistra. Si raggiunge in breve il mare e la baia di Porto Selvaggio, su cui si affaccia la torre di Santa Maria dell’Alto e in cui sgorgano ghiacciate le acque oggi ipogee del fiume che ha scavato la baia. Proseguiamo verso destra, mantenendoci sulla traccia principale e girando a sinistra solo quando l’alternativa è rientrare in pineta. Raggiungiamo così un’ampia zona aperta, la piana della Lea. Si tratta di un antico campo coltivato che, naturalizzandosi, sta accogliendo molte orchidee come Ophrys neglecta e diverse specie di Serapias. Proseguendo sempre con il mare a sinistra si raggiunge una bassa costa rocciosa molto aspra e poi, con una piccola salita, il grande belvedere sulla cala di Uluzzo. Superiamo Uluzzo e i suoi tesori archeologici, per entrare nella “terra di mezzo”. Risalendo la piccola altura a destra, Serra Cicora, incontriamo Anacamptis pyramidalis, A. coriophora fragrans e Ophrys sicula mentre più avanti, in località Cafari, Anacamptis collina e Neotinea lactea. Arrivati alla Palude del Capitano ci sorridono, insieme a orchidee già viste, tre specie non ancora incontrate: Ophrys lutea, Ophrys apulica e Ophrys bombyli flora.

 

L’Oasi Naturalistica Barsento

Regione: PUGLIA

NOCI (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Strada Vicinale Barsento nei pressi della chiesa di S. Maria di Barsento

LOCALITÀ DI ARRIVO

Strada Vicinale Barsento nei pressi della chiesa di S. Maria di Barsento

TEMPO DI PERCORRENZA

1.40 ore

Il percorso parte dal piazzale antistante la piccola chiesa tricuspide di S. Maria di Barsento, a cui ancora oggi non si è riusciti ad assegnare la data di costruzione. E’ possibile posteggiare lungo il vialetto o nel piazzale adiacente alla chiesa.

Dopo una visita alla chiesa ripercorrere il vialetto e reimmettersi sulla Strada Vicinale Barsento a sinistra, percorrendola in discesa per 350 metri. Svoltare a destra e percorrere il largo sentiero in salita con fondo pietroso. Dopo poche decine di metri sulla sinistra è segnalata la Grotta del Sapone con la sigla PU349, dove ai tempi della Seconda Guerra Mondiale veniva prodotto il sapone.

Il percorso continua in salita e conduce a un piazzale molto ben attrezzato; qui si può visitare “La grotta della Madonna” referenziata PU350, legata a leggende e tradizioni locali. Si giunge ad un cancelletto che può essere aperto e ci si immerge in una stradina più stretta che taglia in due un ampio prato con possenti alberi di Roverella.

Proseguire lungo lo sterrato in un paesaggio di ulivi che porta alla strada asfaltata dove è presente sulla sinistra un gruppo di trulli in ottimo stato. A questo punto del percorso ritornare indietro per raggiungere di nuovo la chiesa barsentana. b

Il nostro lettore Fabio Luperini ci segnala che i trulli che si incontrano lungo il percorso sono visibili solo dall’esterno, perché di recente sono stati acquistati e adibiti a residenza privata, la Chiesa Barsentana è invece attualmente in fase di restauro e quindi non sarà accessibile per qualche tempo.

 

Bosco Selva: un’escursione nel cuore della Puglia

Regione: PUGLIA

SELVA DI FASANO (BRINDISI)

LOCALITÀ DI PARTENZA

Contrada Bosco Selva, Alberobello, nei pressi dell’area picnic

LOCALITÀ DI ARRIVO

Contrada Bosco Selva, Alberobello, nei pressi dell’area picnic

TEMPO DI PERCORRENZA

2 ore

Il facile sentiero si immerge nella Oasi di Protezione della fauna e della flora del Bosco Selva poco distante dal centro di Alberobello. L’Oasi, istituita nel 1985, si estende su un vasto querceto di fragno e di roverella.

Il percorso comincia all’incrocio di tre strade, adiacente all’area attrezzata per bambini. Imboccare il sentiero che va verso l’area picnic attraversando il varco tra i due muretti in pietra e inoltrarsi nel sottobosco. Al primo bivio svoltare a sinistra in direzione del “Sentiero del trullo” per poi immettersi verso destra sul “Sentiero del Pungitopo”.

La strada prosegue leggermente in salita per arrivare a un bivio; seguire le indicazioni per il “Sentiero del cervone”. Dopo una discesa pietrosa si svolta a sinistra sul “Sentiero del Canale”. All’incrocio alla fine del sentiero svoltare a sinistra.

Si raggiunge un’intersezione di più sentieri, svoltare a sinistra lungo la strada segnalata come “Sentiero del trullo”. In cima si trovano sulla sinistra un magnifico trullo e poco distante una torre di avvistamento per gli incendi. Si torna indietro fino all’incrocio principale e si svolta a sinistra per il “Sentiero del Bosco Selva”. Si giunge a un’area attrezzata per bambini che costituisce la fine del percorso.

 

Gioia del Colle: l’itinerario di San Nicola di Genna

Regione: PUGLIA

CASTELLANA GROTTE (BARI)

 

LOCALITÀ DI PARTENZA

Castellana Grotte

LOCALITÀ DI ARRIVO

Castellana Grotte

TEMPO DI PERCORRENZA

1.45 ore

 L’itinerario parte e termina dalla piccola chiesa di San Nicola di Genna nei pressi di Gioia del Colle, per alcuni rifacimento della chiesetta Santa Maria di Genna, nominata dal Papa Alessandro III nella bolla del 1180.

Arrivati all’incrocio della piccola chiesa bisogna seguire le indicazioni stradali per Murgia dei Trulli e subito dopo ci si ritrova al bivio che determina l’inizio e la fine della passeggiata. Proseguire verso destra in direzione SC Foggia di Ghezza.

Al bivio si svolta a sinistra. Più avanti ignorare le varie intersezioni e proseguire dritto fin quando la stradina asfaltata non vi costringe a svoltare a sinistra. Al bivio sulla strada asfaltata si svolta a sinistra e a un’altra biforcazione che affaccia su un trullo ancora a sinistra.

Più avanti vi è un ultimo bivio che potrebbe suscitare dubbi, infatti una volta lasciato un casato rurale sulla sinistra bisogna imboccare la stradina a sinistra. A pochi metri più avanti da quest’ultimo si può vedere sulla destra un piccolo e grazioso trullo.

Proseguendo sulla strada principale dopo pochi minuti di cammino ci si ritrova al bivio della partenza.

 

Martina Franca: Bosco Orimini

Regione: PUGLIA

Martina Franca: (TA)

 

Escursione nel Bosco Orimini di Martina Franca, tra leccio e macchia mediterranea, all’interno del Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”.

La storia del Bosco degli Orimini si perde nella notte dei tempi: risale agli antichi possedimenti della Famiglia Orimini che si distinse nelle armi, nelle scienze, nelle dignità della Chiesa, nelle illustri parentele contratte con le più nobili Famiglie del Regno di Napoli.

La denominazione del Bosco degli Orimini trae origini dalla omonima Masseria nei pressi di Crispiano. Questa era una costruzione fortificata con lunghe garitte di forma circolare e comprendente molti trulli.
Il bosco si estende lungo i versanti e il fondo della gravina dell’Orimini che in parte si percorrono attraversando un tratto con alberi di leccio monumentali e roccia affiorante.
Il percorso continua fino alla Masseria Monti Basile, storica masseria dal singolare prospetto quasi arabeggiante, collocata in posizione dominante sulla piana tarantina. L’azienda si caratterizza per l’allevamento di centinaia di capre, tra cui alcune razze autoctone pugliesi come la garganica e la jonica, dalle quali si ottiene il latte direttamente trasformato in masseria per la produzione di formaggi caprini e di latticini freschi. Ci si muove poi lungo i sentieri frequentati dalle capre e tra le radure pascolate dai cavalli murgesi per chiudere l’anello e fare ritorno alle auto.

 

Trekking: Le Grotte Di Dio, Il Paradiso All’improvviso

Regione: PUGLIA

MOTTOLA (TA)

 

Visita guidata a pagamento

Il ticket include materiale informativo e guida autorizzata. Il prezzo del ticket cambia in base al numero dei partecipanti. Ingresso gratuito per i bambini di età inferiore a 10 anni

Info e Prenotazioni:

Telefono: (+39) 099 886 7640 – (+39) 3401056269
E-Mail: info@mottolaturismo.it

 

Libera la mente e il cuore, fai un respiro profondo, rilassati e viaggia con noi a ritroso nel tempo. Immagina occhi grandi, sguardi severi, gesti, santi, pellegrini, preghiere e canti, colori e sensazioni forti. È il fascino senza tempo delle grotte di Dio

L’escursione agli insediamenti rupestri di Mottola ha inizio con la suggestiva vista dall’alto della gravina e del villaggio di Petruscio. La seconda tappa è rappresentata dalla chiesa rupestre di San Nicola definita “la cappella sistina della civiltà rupestre”, eccezionale per lo stato di conservazione degli affreschi e stupefacente per la sua bellezza.

Si proseguirà poi per Casalrotto alla scoperta del villaggio rupestre, della chiesa su due livelli, un unicum dal punto di vista architettonico, e del monastero benedettino in rupe di Sant’Angelo. Le successive tappe sono costituite dalla chiesa rupestre di Santa Margherita che affascina per la sua pianta irregolare e per il suo ricco corredo pittorico, e dallachiesa di San Gregorio un vero gioiello con le sue colonne quadrilobate di pregevole fattura architettonica. Prezioso il maestoso Pantocrator dell’abside centrale, paragonato dagli studiosi al Pantocratore del Duomo di Monreale in Sicilia.

E’ possibile scegliere tra il percorso completo di 3 ore e quello ridotto di 2 ore.

 

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