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mercoledì 1 dicembre 2021

Calderoni di San Giuseppe


Dopo il lungo inverno la vegetazione riprende il suo corso annuale. Occorre consumare tutto ciò che fa parte dell'annata agricola precedente per propiziare l'avvento del nuovo.

Nel mondo contadino l’origine della tradizione “du callareun” e “d la vemb a neuv” è certamente legata alla necessità di eliminare il vecchio per propiziare l’avvento del nuovo. La ritualità è molto antica e la si deve far risalire al primissimo e ancestrale periodo agricolo, nel quale la vita era strettamente legata alla natura, dalla quale non poteva assolutamente prescindere. Nell’antica “Peucetia”, in Grecia e Magna Grecia, si consideravano all’origine di tutte le cose i quattro elementi “Acqua – Aria – Terra - Fuoco”. Perché si potesse attuare un mutamento in natura o perché fosse possibile pensare a un prodotto della terra e alle sue modificazioni era essenziale la privazione. Di qui la opportunità, attraverso i “Callareun” e i “Vemba Neuv”, di consumare, privandosene, tutto ciò che era vecchio e faceva parte dell’annata precedente. Il fine era che la privazione si trasformasse in raccolto abbondante nella nuova stagione. E' interessante spiegare il significato di "Vemba neuv", cioè fiamma nuova. Il significante contiene l'augurio propiziatorio all'annata agricola successiva. L'aggettivo "Nuova" non era rivolto al passato o al presente, al momento cioè in cui la fiamma bruciava e consumava, ma al futuro e all'avvento. Le scintille verso il cielo, le cosiddette "omeomerie greche", ricomponevano il ciclo della natura, e a contatto con l'aria e con l'acqua (pioggia) il fuoco sosteneva la sua parte, a chiudere l'eterna azione di fecondare la Terra.

 Si tratta di una vera e propria esplosione di iniziative: 

1) da quelle degli Artigiani con le pagnotte di San Giuseppe e degli altarini sotto casa; 

2) a quelle della Confraternita di San Giuseppe e della Chiesa con le celebrazioni al Santo Patrono; 

3) con i "callarèun" spontanei del vicinato per aggregare e conversare intorno ai fuochi degustando vino primitivo e ceci e "fauv cuciv'l"; 

4) con la "vèmba néuv" dell'Arci a rinnovare con il fuoco l'anima contadina strettamente legata al Clima e alla Terra. In un tripudio di festa paesana che ci connota e ci entusiasma. 

La premiazione "du mègghje callarèun", valutato da una apposita Commissione presieduta dal Sindaco, darà visibilità e merito alla spontaneità e creatività rituale di questi stupendi momenti di aggregazione paesana.

"U callarèun g'ghent" conclude i festeggiamenti in onore del Santo Protettore di Sannicandro in anticipo della festa patronale.

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