II primo documento della
presenza della Madonna di Torre, in località Sizzaro, è la carta di donazione
di Guido da Venosa del 1134, in cui il Barone normanno di San Nicandro di Bari
dona la chiesetta al monastero benedettino di Cava dei Tirreni.
E' composta da tre corpi
di fabbrica realizzati in epoche successive: uno nel 1134, quello centrale nel
1853 e il più recente nel 1882.
La planimetria evidenzia
una leggera dilatazione dell'abside ad est, le volte sono impostate a crociera
per i locali del 1134 e del 1853, a botte per quelli del 1882.
L'intero complesso,
giunto a noi trasformato e deturpato da interventi non opportuni, ha perso
molto del suo aspetto medioevale.
Lo Scalera ipotizza
che la chiesetta abbia risentito degli avvenimenti accaduti negli anni
1348-1349 tra cui l’invasione degli Ungari che rasero al suolo il villaggio di
Sizzaro e le scosse di terremoto.
Solo verso la fine del
XIV secolo alcuni fedeli rialzarono i muri, costruirono sulla parte opposta del
prospetto un altare dedicato al Padre Eterno e riposizionarono due lastre
lapidarie incise, incassandole sull’architrave della porta e proteggendole con
un arco di pietra.
Il portale d'ingresso
originario, con archivolto ogivale non era posto dove è attualmente, ma
sistemato esattamente sotto l'Immagine su zinco della Madonna con il Bambino,
con ai lati le due tavole epigrafiche.
All'interno, l'abside,
sistemata ad est, è illuminata da una monofora sulla parete a sud. Questa prima
struttura medioevale del manufatto presentava evidentemente una sola navata con
copertura a tegole, oggi la volta è protetta da un terrazzo.
La seconda parte della
struttura dell’edificio, risalente al 1853, come testimoniato da una targa
monolitica incisa sul portale d'entrata, è costituita da un corpo di fabbrica
aggiunto, di servizio alle necessità della Chiesa, con la disposizione
dell'altare a sud e la postazione dei devoti lungo tale asse.
Infine, l'ultima parte
strutturale è posizionata a nord ed è stata aggiunta nel 1882, come si legge in
una memoria lapidea incisa sulla porta di mezzogiorno, principalmente con la
funzione di sacrestia e deposito.
I segni esterni più
evidenti dell'antico decoro sono rappresentati da una epigrafe semigotica e
dall'arco ogivale.
L'epigrafe è stata realizzata con la tecnica d'incisione con i punti a traforo; presenta il sistema delle abbreviazioni ed è trascritta in versi leonini, tipici della Scuola Medica Salernitana5. E' attribuita al vescovo Romualdo Grisone di Bari, che l'avrebbe fatta apporre nell'anno 1308; secondo studi più recenti risulterebbe invece composta dai Benedettini in pieno periodo normanno su committenza dell'arcivescovo di Salerno Romualdo Guarnà, plenipotenziario del re Guglielmo il Malo.
Esattamente di fronte al
portale originale si trova l'antico catino absidale, che attualmente presenta
una immagine raffigurante il Padre Eterno o forse Mosè nell'atto di discendere
dal monte Sinai. Ai tempi degli studiosi Giuseppe Scalera e Giuseppe Chimienti
qui veniva descritto un affresco del “Pantocrator”, che occupava l'intera
nicchia con ai lati S. Elisabetta e S. Giovanni Battista.
L'immagine pantocratica
era rappresentata come torreggiante sulle nubi, col dito indice disteso e con
una legenda nella mano sinistra a forma di un libro aperto sul quale era
possibile leggere: " Ego sum lux mundi qui sequitur me non ambulat in
tenebris sed habebit lumen vitae" (Gv. 8,12), le parole che secondo
l'evangelista Giovanni pronunciò Gesù alle turbe dei fedeli che lo seguivano
nelle sue predicazioni. Nella descrizione pervenuta, è raffigurata l'immagine
del " Gesù Salvatore", tipica del XII secolo, di Colui cioè che
indica la " Via" della salvezza. In tutto il Regno di Sicilia la
Sacra Immagine era diffusa negli ipogei e nelle chiese, a Mottola come a
Gravina, con il Pantocratore più artisticamente importante a Monreale, dove
veniva chiamato " Il Padre Eterno di Monreale", forse per le
colossali dimensioni.
"Nella cappella di
S, Maria di Sizzaro vi sono due altarini, dedicati uno alla Madonna di Torre e
l'altro al Padre Eterno. Sul principio del secolo XIX si ammirava un bellissimo
affresco di S. Maria dipinto sul muro concavo di una nicchia, coperto da un
vetro istoriato. Probabilmente questo affresco rappresentava l'immagine più
antica della Madonna, ma in seguito deturpato e scolorito dal tempo e
dall'incuria dei devoti, andò disperso, ed in sua vece si fece ritrarre una
copia sopra un quadro di tela, che tuttora conservarsi, e si costuma portare in
processione nella celebrazione della festa della Madonna di Torre":
illustra queste verità la testimonianza di Giuseppe Scalera riportata in una
pubblicazione del 1899.
La committenza di una
devota famiglia ha sostenuto dunque una pia intuizione rivelatasi basilare e
assolutamente meritevole e degna di annoverarsi tra le azioni più belle nella
storia sociale e religiosa locale. Sulla proiezione di un'antica icona andata
perduta, la famiglia Mondelli commissionava l'Immagine della Madonna che si
venera ancora oggi a Torre il giorno di Pasquetta.
Santa Messa il Lunedì dell’Angelo.
MATERIALE VIDEO
Madonna di Torre 2019... "Evviva Maria/ Maria evviva/. Quando il sole è già lucente/ le colline e il mondo indora/. Quando a sera si scolora/ Ti saluta il mio pensier.../ Evviva Maria/ Maria evviva..."